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Confiscare sì, ma senza dimenticare chi ha pagato per farlo!


Da anni si parla di confisca come di qualcosa di simbolico, un gesto pubblico che rappresenta una sorta di rito laico della giustizia, in cui beni vengono sottratti a chi li ha accumulati con l’inganno, i raggiri, le truffe, ma anche le complicità silenziose di referenti istituzionali corrotti e di esponenti della classe politica, cui si aggiungono, in taluni casi, referenti criminali che, con metodi coercitivi, hanno alterato la libera concorrenza, il tutto per consegnare idealmente alla collettività – come se la restituzione fosse già avvenuta solo perché un cancello è stato riaperto e una targa cambiata – una società insediata al posto di un sistema criminale.

Ma, consentitemi di dire che tra quel simbolo e la vita reale c’è una distanza abissale, fatta di scartoffie, di silenzi burocratici, di procedure che avanzano con la lentezza di chi non ha fretta, di chi purtroppo ha paura o teme ritorsioni personali e familiari nel dover gestire quei beni, pur sapendo che non è lui a dover rischiare di non pagare l’affitto, di non poter curare i propri dipendenti, di dover spiegare ai propri cari perché il lavoro che credeva stabile è svanito insieme a tutti i benefici finora ricevuti.

Perché lui è lo “Stato”, ed è stato messo lì per gestire gli altrui beni, e poco importa se la procedura sia legittima o meno: saranno i successivi gradi di giudizio a stabilirlo. Il suo unico compito è fare in modo che quei beni vengano gestiti, e poco importa se l’impresa riuscirà ad andare avanti, perché fintanto che esiste qualcosa da prendere, da spartire, da affidare, ben vengano sequestri e confische: sono garanzia di attività per molti professionisti, ciascuno legato a filo diretto con quel Tribunale che si occupa della gestione di quei beni – mi riferisco a figure come magistrati, custodi giudiziari, amministratori nominati e via dicendo.

Abbiamo letto, in questi anni, quanto accaduto a Palermo con l’inchiesta sull’ex Presidente dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati, anche se va detto che l’ultima sentenza, del 19 ottobre scorso, della sesta sezione penale della Cassazione ha cancellato quasi una ventina di capi d’imputazione relativi a quel presunto Sistema, ovvero a quel giro di mazzette e favori legato all’affidamento delle amministrazioni giudiziarie dei beni confiscati alla mafia. Al momento è impossibile dare una risposta definitiva, perché mancano ancora le motivazioni della decisione della Suprema Corte, ma un dato è evidente: dei 74 capi d’imputazione inizialmente contestati all’ormai ex magistrato, ne sono sostanzialmente rimasti in piedi tre, per corruzione e concussione.

Permettetemi, tra l’altro, di aggiungere quanto ho letto stamani su un amministratore giudiziario coinvolto in un’inchiesta nella provincia di Messina, attualmente ai domiciliari con braccialetto elettronico, dopo che la Corte di Cassazione ha rigettato il suo ricorso, confermando il quadro indiziario e mantenendo invariata la misura cautelare.

Da quanto sopra emerge con chiarezza che la gestione da parte dei Tribunali dei beni sequestrati e successivamente confiscati è stata, di fatto, fallimentare sotto tutti i punti di vista: non sto qui a elencarli, sebbene li conosca perfettamente.

Difatti, proprio il sottoscritto – che ha denunciato, che ha insistito, che ha anticipato le spese per una procedura fallimentare che nessuno voleva avviare, perché, a dir di molti, tanto sarebbe finita male comunque – ancora oggi, incredibilmente (ma non sorprendentemente… in un sistema clientelare e mafioso), si ritrova in una posizione grottesca: sono un creditore privilegiato, sì, ma privilegiato solo sulla carta, perché quel riconoscimento non è riuscito finora a farmi ricevere quanto mi è dovuto – seppure è proprio grazie al sottoscritto che si è riusciti a recuperare quasi 500.000 euro tra fatture a suo tempo non pagate e beni venduti nel corso della procedura. 

A tal proposito però desidero rendere un doveroso plauso al curatore fallimentare, per il lavoro svolto fin qui: auspicando che porti a termine la sua attività con la stessa professionalità e correttezza dimostrate sino ad ora – tanto che, una volta conclusa la vicenda, farò in modo che il suo operato sia conosciuto, anche attraverso il mio blog, citando espressamente il nome dell’avvocato che sta seguendo la procedura. Mi sento di farlo perché, rispetto a quello che abbiamo purtroppo constatato negli anni – troppi suoi colleghi, infatti, hanno finito per lasciare alle spalle solo vuoti e silenzi, quando non qualcosa di peggio – questa volta la gestione appare diversa, concreta e soprattutto trasparente.

Desidero però riconoscere anche il ruolo che ho avuto personalmente in questa vicenda: senza la mia iniziativa, senza le denunce presentate a mie spese, senza la tenacia – solitaria, ma mai rassegnata – di chi ha scelto, da sempre, di non voltarsi dall’altra parte, è lecito affermare con certezza che molte di quelle confische non sarebbero neppure state avviate, molti di quei patrimoni sarebbero rimasti intoccati, e la maggior parte di quelle condanne non avrebbero avuto neppure un fascicolo d’archivio.

Va detto che la Cassazione, con la sentenza 37200 del 14 novembre scorso, ha provato a correggere un difetto strutturale: non basta che il credito nasca prima del sequestro, serve che sia accertato in tempi utili, e questo accertamento non può dipendere solo dalla rapidità di un avvocato o dalla disponibilità economica di un cittadino.

Ma la sentenza, per quanto importante, non risolve il problema di fondo, che non è giuridico, ma culturale: finché resterà implicito, in molti uffici, in molte stanze dove si decidono le destinazioni dei beni, che chi si espone è un ingenuo, che chi denuncia è un rompiscatole, che chi pretende giustizia è un problema da gestire più che un diritto da tutelare, allora non cambierà nulla, neanche con cento sentenze.

Perché la confisca, quando funziona davvero, non è solo la sottrazione di un bene, ma il riconoscimento di un torto, la restituzione di un’opportunità, la riammissione di una persona alla dignità di chi ha fatto la sua parte e merita di vederne il frutto.

Invece, ancora oggi, chi ha pagato di persona, chi ha rischiato sul serio, chi ha messo in gioco non solo la propria professione ma anche la propria credibilità, si sente dire che deve aspettare, che deve capire, che ci sono procedure, che bisogna rispettare le priorità, come se la priorità non fosse mai stata, fin dall’inizio, la sua voce, il suo coraggio, la sua scelta di non tacere.

E intanto i beni confiscati entrano in circuiti dove, talvolta, si annidano nuove forme di opacità: consulenze vengono affidate non per competenza ma per vicinanza, le liste dei beneficiari assomigliano più a un elenco di fedeltà che a un piano di riuso sociale, e chi ha denunciato si trova ad attendere invano – non perché non abbia diritto, ma perché, pur avendolo per primo, essendo stato l’unico e il solo ad esporsi in prima persona, viene scavalcato da chi ha atteso, da chi faceva parte — e poi si è celato — direttamente o indirettamente, di quell’orticello, e che dunque dovrebbe attendere, o quantomeno trovarsi in fondo alla fila, nell’equa suddivisione che tanto si invoca.

Non si tratta di dover veder riconosciuti meriti, ancor meno riconoscimenti pubblici – finora, per quanto compiuto, non ne ho mai ricevuti, a eccezione di qualche nota di merito che ricorre, quasi a ogni piè sospinto, nelle sentenze – ma si tratta, semplicemente, di essere coerenti: se lo Stato usa lo strumento della confisca per affermare che la legalità ha un valore reale, allora quel valore deve valere anche per chi ne è stato il primo custode, non solo per chi ne gestisce le conseguenze una volta che il rischio è passato.

Altrimenti, e lo sappiamo bene, la confisca resta propaganda, una cerimonia, un’immagine da cartolina, mentre la giustizia resta fuori, in attesa, con le tasche vuote e la pazienza logorata da cinque anni di silenzi che non sono casuali, ma strutturali.

Perché il vero fallimento, oggi – e lo confermano le sentenze del Tribunale – è quello del sistema che continua a premiare chi si muove dentro le sue maglie e a punire chi prova a rammendarle.

E ogni volta che un creditore come me rimane in attesa, non è solo una pratica in sospeso: è un segnale che arriva chiaro a chi vorrebbe fare lo stesso e si ferma un attimo prima, perché sa già come va a finire.

Forse, allora, la prossima riforma non riguarderà solo le tempistiche delle ammissioni al passivo, ma qualcosa di più delicato: la fiducia.

Perché quella che si è persa in cinque anni di attesa – e che nessuna sentenza, per quanto giusta, potrà mai restituire – è la fiducia in questo Stato e nelle sue Istituzioni. Ed è il motivo per cui non mi sento più di dover collaborare con chi richiede al sottoscritto informazioni, documenti protocollati, ma ahimè andati persi all’interno di quei palazzi: gli stessi documenti che, se invece di essere insabbiati nell’ultimo cassetto fossero stati portati alla luce, avrebbero reso inutili molte di quelle inchieste oggi condotte da talune procure nazionali.

Ma chissà… forse lo Stato – soprattutto chi lo rappresenta – non teme le voci, ma il loro contrario: vuole che quei pochi cittadini ancora onesti, col tempo, imparino a tacere. Già… proprio come tutti gli altri!

Straordinari di dolore: quando violare i contratti spezza le vite.


Oggi sento il bisogno di parlare di una questione che mi sta profondamente a cuore, e che purtroppo si ripete con una sconcertante regolarità…
Rifletto da tempo su come il mancato rispetto dei contratti, l’aumento indiscriminato delle ore lavorative e l’erosione delle tutele possano creare un terreno fertile per la tragedia.

Si tratta di un circolo vizioso che, ahimè, continua a mietere “vittime bianche”, ogni giorno, rendendo il lavoro non un luogo di dignità, ma di pericolo.

Mi torna altresì in mente – quanto ho sempre evidenziato nel mio blog – un’altra ambigua circostanza, una procedura che avrebbe dovuto essere un faro di trasparenza. ,

Per anni, ad esempio, ho denunciato il fatto che, nonostante fosse prevista dalla normativa, questa pratica fosse sistematicamente ignorata da molti Committenti, in particolare dai suoi dirigenti, come se le regole fossero optional e non prescrizioni vitali.

Eppure, finalmente, dopo tanto insistere, vedo finalmente un segnale di cambiamento, seppur a macchia di leopardo.
Ho constatato personalmente, negli ultimi mesi, che alcuni General Contractor, non tutti purtroppo, stanno iniziando a richiedere con serietà le liberatorie, accompagnate dai relativi bonifici, a tutte le maestranze coinvolte nelle catene d’appalto.

Un passo fondamentale, perché certifica il pagamento e il rispetto dei diritti di chi lavora, dall’appaltatrice principale fino all’ultimo subappaltatore o fornitore. Già… un riconoscimento formale che il lavoratore esiste, è stato retribuito, e non è un fantasma nel sistema.

Pensando a questo, non posso non ricordare quanto accaduto nella mia regione, dove la Fillea Cgil Sicilia ha sollevato il velo su irregolarità profonde negli appalti pubblici. Denunciavano accordi aziendali che, con un lessico calcolatamente edulcorato, trasformavano lo straordinario in “lavoro aggiuntivo”, retribuito forfettariamente e privato di ogni tutela indiretta e differita.

Una deroga silenziosa al contratto nazionale che svuota la dignità del lavoratore. Ma la risposta di taluni Enti (committenti) non è stata lineare, anzi in molte occasioni hanno preferito non affrontare il merito, ma girare lo sguardo, addirittura omettendo di coinvolgere il sindacato nelle comunicazioni successive.

Un comportamento che, ho letto, ha portato la vicenda davanti al Giudice del Lavoro per un presunto comportamento antisindacale!
Tutto questo mi fa pensare a una partita, sì… una partita in cui le regole sono chiare, ma chi dovrebbe arbitrare a volte sembra dimenticarsi di farlo, o addirittura scende in campo in modo maldestro negli ultimi minuti.

Noi, però, non possiamo essere spettatori passivi di questo gioco. Perché quando si gioca con i diritti e la sicurezza delle persone, l’unico gol che si segna è quello della negazione della vita stessa e ogni “vittima bianca” è una sconfitta per tutti noi.

Quanti morti servono prima che il governo impari a intervenire dove conta? Le procedure di sicurezza sono solo carta straccia.


Ogni giorno leggo, ahimè, numeri sempre più crescenti, sperando che finalmente qualcuno, da quei palazzi istituzionali, potesse comprendere la profondità dell’emergenza.

Debbo ammettere che, in tutti questi anni, mi sono sbagliato, già… perché mentre cercavo di analizzare quei dati e proponevo – anche in questo blog – una serie di possibili soluzioni, mi sono reso conto che la situazione reale, ahimè, è ancora più tragica e allarmante di quanto immaginassi.

Tutto quel fiume di carta, quelle montagne di documenti inutili servono a poco se, alla fine, manca del tutto la verifica sul campo, il controllo effettivo capace di impedire alle aziende di ricorrere a stratagemmi pur di strappare fino all’ultimo minuto di lavoro da persone ormai stremate.

Una stanchezza fisica che si trasforma in disattenzione, in un attimo di fatalità: la diretta conseguenza di una cultura del lavoro malata, dove la produttività viene prima della vita umana e le procedure di sicurezza sono viste come ostacoli da aggirare.

Dietro quei numeri, infatti, si nascondono le storie di chi paga il prezzo più alto: lavoratori più vulnerabili che affrontano rischi enormemente superiori, un divario inaccettabile che parla di sfruttamento e di una tutela minore per chi ha meno voce in capitolo.

È una strage silenziosa e selettiva, e la sua geografia è eloquente: alcune regioni del paese vivono in una perenne emergenza, sintomo di un problema radicato e di un sistema di controlli che evidentemente non funziona – o non arriva in modo uniforme.

I settori più colpiti sono noti da anni per la loro pericolosità, eppure sembra che poco o nulla cambi nelle dinamiche che portano a queste tragedie. È agghiacciante constatare l’aumento delle morti durante il semplice tragitto verso il lavoro: un logoramento che si estende ben oltre i cancelli dell’impresa.

Ciò che davvero mi fa arrabbiare, oltre alle vite spezzate, è la sensazione che tutta l’impalcatura normativa rischi di trasformarsi in un gigante burocratico dai piedi d’argilla. Si parla sempre di nuovi accordi e linee guida, ma tutto ciò non serve a nulla se manca il coraggio di andare a scovare e punire severamente quelle imprese che, per profitto, alimentano un sistema di illegalità e sfinimento.

Alla fine, dietro queste mie analisi si nasconde una verità scomoda che forse nessuno vuole realmente affrontare: molto spesso, la sicurezza viene sacrificata sull’altare del risparmio. O chissà, magari perché il sistema viene costantemente “oliati” da chi di dovere, e così tutto finisce per passare in secondo piano.

Lo ripeto: serve una strategia totalmente diversa da quella finora messa in campo – da chi, tra l’altro, seduto da sempre in quelle poltrone, non sa neppure cosa significhi lavorare, sporcarsi le mani, né tantomeno comprendere quali meccanismi adottare per far finire, o quantomeno ridurre a un banale incidente (che, naturalmente, può sempre capitare), tutto questo.

Serve qualcosa che vada oltre la preparazione di documenti sterili e poco verificabili, visto che la maggior parte di essi si basa su vere e proprie autocertificazioni.

Manca, invece, il controllo serio. E soprattutto manca la volontà di far crescere una cultura del lavoro che ponga la dignità della persona al centro. Perché finché continueremo a contare i morti invece di proteggere i vivi, ogni numero sarà soltanto una sterile confessione della nostra indifferenza.

Continuo a ripetermi, ma le mie parole restano come l’eco delle stragi dimenticate!


Scusate se mi ripeto, ma sono costretto a farlo.

Già… osservo che, dopo quanto ho scritto alcuni giorni fa – quando avevo implorato il Presidente Mattarella di intervenire per riprendere i parlamenti e obbligarli, una volta per tutte, a finirla con questi continui attacchi mediatici prima che qualcuno possa dare inizio a una nuova rivoluzione sociale: http://nicola-costanzo.blogspot.com/2025/09/presidente-mattarella-intervenga.html – poco o nulla sia cambiato nel clima degli scontri verbali.

Vorrei precisare inoltre che non mi è mai importato nulla di schierarmi politicamente, oggi, tuttavia, osservando la politica nazionale – da sinistra a destra, passando per il centro – constato come essa stia alimentando una pericolosa recrudescenza verbale che, ahimè, potrebbe rivoltarsi contro tutti noi.

Credo infatti che, continuando su questa strada, si rischi di sfociare in condizioni sociali imprevedibili e potenzialmente violente, simili a quelle che stanno lacerando altri paesi. L’unico risultato sarà alimentare mostri che credevamo sopiti.

Per questo invoco tutti i nostri politici, e mi riferisco in particolare ai nostri governanti, ad abbassare immediatamente la tensione sociale e a occuparsi finalmente di ciò per cui sono stati eletti.

Ecco, è proprio per questo, che impegno tutte le mie forze per dire: non possiamo più permettere che il confronto si trasformi in una raffica di insulti, dove l’unica verità è quella urlata più forte, e l’unico risultato è spegnere la speranza di un dialogo vero.

I nostri rappresentanti devono ricordare che il loro compito è servire il paese, non dividerlo!

E allora mi permetto di ricordare loro chi è già caduto sotto il peso di quelle parole, le stesse di oggi, che ahimè si sono poi trasformate in proiettili e bombe. È un monito che nessuno oggi può permettersi di ignorare e per farlo, elenco di seguito tutti coloro che, ahimè – proprio a causa di quelle parole – sono morti.

1969

27 febbraio: morte di Domenico Congedo.

9 aprile: morte di Carmine Citro e Teresa Ricciardi.

27 ottobre: morte di Cesare Pardini.

19 novembre: morte di Antonio Annarumma.

12 dicembre: strage di piazza Fontana (17 civili uccisi).

15 dicembre: Giuseppe Pinelli trovato in fin di vita sotto la finestra del 4º piano della questura di Milano.

1970

1º maggio: morte di Ugo Venturini.

22 luglio: strage di Gioia Tauro (6 civili uccisi).

Luglio 1970 – febbraio 1971: moti di Reggio (3 civili e 2 agenti uccisi).

12 dicembre: morte di Saverio Saltarelli.

1971

7 gennaio: morte dell’operaio Gianfranco Carminati, nell’Incendio della Pirelli-Bicocca.

16 gennaio: morte di Antonio Bellotti.

4 febbraio: morte di Giuseppe Malacaria.

26 marzo: morte di Alessandro Floris.

7 aprile: morte di Domenico Centola.

13 giugno: morte di Michele Guareschi.

1972

21 gennaio: morte di Vincenzo De Waure.

14 marzo: morte di Giuseppe Tavecchio.

17 maggio: morte di Luigi Calabresi.

31 maggio: strage di Peteano (3 carabinieri uccisi).

7 luglio: morte di Carlo Falvella.

25 agosto: morte di Mariano Lupo.

27 novembre: morte di Fiore Mete.

1973

30 gennaio: morte di Roberto Franceschi.

12 aprile: Giovedì nero di Milano: uccisione dell’agente di polizia Antonio Marino.

16 aprile: rogo di Primavalle Fratelli Mattei (2 civili uccisi).

17 maggio: strage della Questura di Milano (3 civili e 1 poliziotto uccisi).

8 luglio: morte di Adriano Salvini.

31 luglio: morte di Giuseppe Santostefano.

17 dicembre: strage di Fiumicino (34 morti).

1974

10 maggio: rivolta del carcere di Alessandria 6 morti: (2 detenuti Dibona e Concu, 2 poliziotti Gaeta e Cantiello, 1 medico del carcere Gandolfi, 1 assistente sociale Giarola e il professore del carcere Campi).

19 maggio: morte di Silvio Ferrari.

28 maggio: strage di piazza della Loggia (8 civili uccisi).

30 maggio: morte di Giancarlo Esposti.

17 giugno: morte di Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola.

25 giugno: morte di Vittorio Ingria.

4 agosto: strage dell’Italicus (12 civili uccisi).

8 settembre: morte di Fabrizio Ceruso.

15 ottobre: morte di Felice Maritano.

20 ottobre: morte di Sergio Adelchi Argada.

29 ottobre: morte di Luca Mantini e Sergio Romeo.

20 novembre: morte di Fanny Dallari.

5 dicembre: morte di Andrea Lombardini.

11 dicembre: morte di Zunno Minotti.

1975

24 gennaio: morte di Giovanni Ceravolo e Leonardo Falco (2 agenti di polizia).

28 febbraio: morte di Miki Mantakas.

14 aprile: morte di Carlo Saronio.

16 aprile: morte di Claudio Varalli.

17 aprile: morte di Giannino Zibecchi, Tonino Miccichè e Rodolfo Boschi.

29 aprile: morte di Sergio Ramelli.

17 maggio: morte di Gennaro Costantino.

25 maggio: morte di Alberto Brasili.

5 giugno: sequestro Gancia (morte dell’appuntato dei carabinieri Giovanni D’Alfonso e della brigatista Margherita Cagol).

12 giugno: morte di Alceste Campanile.

21 giugno: morte di Iolanda Palladino.

8 luglio: morte di Annamaria Mantini.

4 settembre: morte di Antonio Niedda.

22 ottobre: morte di Armando Femiano, Giuseppe Lombardi e Gianni Mussi (Strage di Querceta).

29 ottobre: morte di Mario Zicchieri.

30 ottobre: morte di Antonio Corrado.

2 novembre: morte di Pier Paolo Pasolini.

22 novembre: morte di Pietro Bruno.

1976

27 gennaio: strage di Alcamo Marina (2 carabinieri uccisi).

15 marzo: morte di Mario Marotta.

7 aprile: morte di Mario Salvi.

27 aprile: morte di Gaetano Amoroso.

29 aprile: morte di Enrico Pedenovi.

28 maggio: morte di Luigi Di Rosa.

8 giugno: morte di Francesco Coco.

10 luglio: morte di Vittorio Occorsio.

1º settembre: morte di Francesco Cusano.

5 settembre: morte di Pierantonio Castelnuovo.

14 dicembre: morte di Prisco Palumbo e Martino Zichitella.

15 dicembre: arresto di Walter Alasia (2 poliziotti e 1 terrorista uccisi).

16 dicembre: bomba di Piazzale Arnaldo (1 civile ucciso).

1977

19 febbraio: morte di Lino Ghedini.

11 marzo: morte di Francesco Lorusso.

12 marzo: morte di Giuseppe Ciotta.

22 marzo: morte di Claudio Graziosi e Angelo Cerrai.

21 aprile: morte di Settimio Passamonti.

28 aprile: morte di Fulvio Croce.

12 maggio: morte di Giorgiana Masi.

14 maggio: morte di Antonio Custra.

1º luglio: morte di Antonio Lo Muscio.

8 luglio: morte di Mauro Amati.

18 luglio: morte di Romano Tognini.

4 agosto: morte di Attilio Alfredo Di Napoli e Aldo Marin Pinones.

29 settembre: morte di Elena Pacinelli.

30 settembre: morte di Walter Rossi.

3 ottobre: morte di Roberto Crescenzio.

28 novembre: morte di Benedetto Petrone.

29 novembre: morte di Carlo Casalegno.

28 dicembre: morte di Angelo Pistolesi.

1978

4 gennaio: morte di Carmine De Rosa, dirigente dello stabilimento Fiat di Cassino.

7 gennaio: strage di Acca Larentia (2 militanti uccisi) e morte di Stefano Recchioni (durante gli scontri immediatamente successivi).

20 gennaio: morte di Fausto Dionisi.

7 febbraio: morte di Gianfranco Spighi.

14 febbraio: morte di Riccardo Palma e Franco Battagliarin.

28 febbraio: morte di Roberto Scialabba.

6 marzo: morte di Franco Anselmi.

10 marzo: morte di Rosario Berardi.

16 marzo: agguato di via Fani (5 agenti della scorta di Aldo Moro uccisi).

18 marzo: morte di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci.

11 aprile: morte di Lorenzo Cotugno.

20 aprile: morte di Francesco Di Cataldo.

4 maggio: morte di Roberto Rigobello.

9 maggio: morte di Aldo Moro.

6 giugno: morte di Antonio Santoro.

21 giugno: morte di Antonio Esposito.

28 settembre: morte di Pietro Coggiola, capo officina nello Stabilimento Lancia di Chivasso e Ivo Zini.

6 ottobre: morte di Claudio Miccoli.

10 ottobre: morte di Girolamo Tartaglione.

11 ottobre: morte di Alfredo Paolella.

4 novembre: morte di Maurizio Tucci.

8 novembre: strage di Patrica (uccisi il magistrato Fedele Calvosa, il suo autista, un agente di scorta e un terrorista) e morte di Giampietro Grandi.

27 novembre: morte di Saaudi Vaturi.

15 dicembre: morte di Salvatore Lanza e Salvatore Porceddu, agenti di Pubblica Sicurezza, e di Enrico Donati, ucciso per un errore di persona.

1979

10 gennaio: morte di Alberto Giaquinto e Stefano Cecchetti.

19 gennaio: morte di Giuseppe Lorusso.

24 gennaio: morte di Guido Rossa.

29 gennaio: morte di Emilio Alessandrini.

16 febbraio: morte di Lino Sabbadin e Pierluigi Torregiani.

23 febbraio: morte di Rosario Scalia.

28 febbraio: scontro a fuoco del bar dell’Angelo (2 terroristi uccisi: Barbara Azzaroni e Matteo Caggegi).

9 marzo: agguato della bottiglieria di Via Millio e morte accidentale di Emanuele Iurilli.

13 marzo: morte di Giuseppe Gurrieri.

20 marzo: morte di Mino Pecorelli.

29 marzo: morte di Italo Schettini.

19 aprile: morte di Andrea Campagna e Ciro Principessa.

3 maggio: attacco alla sede regionale DC di piazza Nicosia (2 poliziotti uccisi).

16 giugno: morte di Francesco Cecchin.

11 luglio: morte di Bartolomeo Mana e Antonio Varisco.

18 luglio: morte di Carmine Civitate.

21 settembre: morte di Carlo Ghiglieno.

9 ottobre: morte di Roberto Cavallaro.

9 novembre: morte di Michele Granato.

21 novembre: morte di Vittorio Battaglini e Mario Tosa.

27 novembre: morte di Domenico Taverna.

7 dicembre: morte di Mariano Romiti.

14 dicembre: morte di Roberto Pautasso.

17 dicembre: morte di Antonio Leandri.

1980

25 gennaio: strage di Via Riboli (2 carabinieri uccisi).

29 gennaio: morte di Sergio Gori.

31 gennaio: morte di Carlo Ala.

5 febbraio: morte di Paolo Paoletti.

6 febbraio: morte di Maurizio Arnesano.

7 febbraio: morte di William Waccher.

12 febbraio: morte di Vittorio Bachelet.

22 febbraio: morte di Valerio Verbano.

25 febbraio: morte di Iolanda Rozzi.

10 marzo: morte di Luigi Allegretti.

12 marzo: morte di Angelo Mancia e Martino Traversa.

16 marzo: morte di Nicola Giacumbi.

18 marzo: morte di Girolamo Minervini.

19 marzo: omicidio di Guido Galli.

28 marzo: irruzione di via Fracchia (4 terroristi uccisi).

10 aprile: morte di Giuseppe Pisciuneri.

12 maggio: morte di Alfredo Albanese.

19 maggio: morte di Pino Amato.

28 maggio: morte di Francesco Evangelista e Walter Tobagi.

3 giugno: morte di Antonio Chionna.

19 giugno: morte di Pasquale Viele.

23 giugno: morte di Mario Amato.

2 luglio: morte di Ugo Benazzi.

2 agosto: strage di Bologna (85 civili uccisi).

11 agosto: morte di Ippolito Cortellessa e Pietro Cuzzoli.

2 settembre: morte di Maurizio Di Leo.

9 settembre: morte di Francesco Mangiameli.

24 settembre: morte di Alberto Contestabile.

5 ottobre: morte di Nanni De Angelis.

27 ottobre: rivolta del supercarcere di Nuoro (2 detenuti uccisi).

12 novembre: morte di Renato Briano.

13 novembre: morte di Arnaldo Genoino e Claudio Pallone.

26 novembre: morte di Ezio Lucarelli.

28 novembre: morte di Giuseppe Filippo e Manfredo Mazzanti.

1º dicembre: morte di Giuseppe Furci.

11 dicembre: morte di Walter Pezzoli e Roberto Serafini.

18 dicembre: morte di Alfio Zappalà.

31 dicembre: morte di Enrico Riziero Galvaligi.

1981

10 gennaio: morte di Luca Perucci.

5 febbraio: morte di Enea Codotto e Luigi Maronese.

17 febbraio: morte di Luigi Marangoni.

7 aprile: morte di Raffaele Cinotti.

13 aprile: morte di Ermanno Buzzi.

27 aprile: rapimento di Ciro Cirillo (1 autista e 1 poliziotto uccisi).

3 giugno: morte di Antonino Frasca.

10 giugno: morte di Nicola Zidda.

19 giugno: morte di Sebastiano Vinci.

5 luglio: morte di Luigi Carluccio e Giuseppe Taliercio.

31 luglio: morte di Giuseppe De Luca.

3 agosto: morte di Roberto Peci.

6 agosto: morte di Santo Lanzafame.

18 settembre: morte di Francesco Rucci.

30 settembre: morte di Marco Pizzari.

19 ottobre: morte di Carlo Buonantuono e Vincenzo Tumminello, agenti Digos di Milano ad opera dei NAR.

21 ottobre: morte di Ciriaco Di Roma e Francesco Straullu.

13 novembre: morte di Eleno Viscardi.

5 dicembre: ferimento di Ciro Capobianco, agente di Polizia, che morirà dopo due giorni.

5 dicembre: morte di Alessandro Alibrandi.

6 dicembre: morte di Romano Radici.

7 dicembre: morte di Ciro Capobianco.

10 dicembre: morte di Giorgio Soldati.

1982

3 gennaio: morte di Angelo Furlan.

21 gennaio: scontro di Monteroni d’Arbia (2 carabinieri e 1 terrorista uccisi).

5 marzo: morte di Alessandro Caravillani.

1º aprile: morte di Aldo Semerari.

27 aprile: morte di Danilo Abbruciati.

27 aprile: morte di Raffaele Delcogliano e Aldo Iermano.

6 maggio: morte di Giuseppe Rapesta.

24 maggio: morte di Umberto Catabiani.

24 giugno: morte di Antonio Galluzzo.

8 luglio: morte di Mauro Mennucci.

15 luglio: morte di Antonio Ammaturo e Pasquale Paola.

16 luglio: morte di Valerio Renzi.

23 luglio: morte di Stefano Ferrari.

27 luglio: morte di Ennio Di Rocco.

10 agosto: morte di Carmine Palladino.

9 ottobre: morte di Stefano Gaj Taché.

21 ottobre: morte di Sebastiano D’Alleo e Antonio Pedio.

1983

9 febbraio: morte di Paolo Di Nella.

1984

28 settembre: morte di Antonio Chichiarelli.

14 dicembre: morte di Antonio Gustini e Laura Bartolini.

23 dicembre: strage del Rapido 904 (16 civili uccisi).

Papa Leone XIV, non ripetere gli errori dei tuoi predecessori!

Secondo il sottoscritto, quanto affermato dal rabbino Eliezer Simcha Weisz è corretto, perché non si dovrebbe mai fare differenza tra popolazioni che, purtroppo, oggi soffrono per motivi diversi, ma ugualmente devastanti.
Chi subisce le conseguenze della violenza non può essere diviso in categorie, né tanto meno dimenticato, come sembra aver fatto Papa Leone XIV equiparando le vittime di Gaza a quelle ucraine senza riconoscere le specificità morali e storiche di ciascun conflitto.

Già… questo non può essere il messaggio che ci si aspetterebbe dal “vicario di Cristo”, il quale dovrebbe invece operare con maggiore discernimento, evitando di appiattire realtà complesse in una generica condanna della sofferenza.

Ha perfettamente ragione il rabbino Weisz (membro del Gran Rabbinato d’Israele), quando ha espresso il suo disappunto in una lettera al Papa, sottolineando come l’equiparazione tra le vittime palestinesi e quelle ucraine, senza alcun riferimento agli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, abbia ferito profondamente la comunità ebraica: “Tutte le persone che soffrono meritano preghiere, ma non tutte le sofferenze sono causate dalle stesse mani”, ha ribadito Weisz, criticando una narrazione che ignora le responsabilità di Hamas nel conflitto e la legittima difesa di Israele.

Questa non è la prima volta che Weisz contesta le posizioni del Vaticano. Già a gennaio aveva accusato Papa Francesco di alimentare l’antisemitismo moderno attraverso un approccio sbilanciato, equiparando una democrazia come Israele a un’organizzazione terroristica come Hamas. “Avete tracciato una falsa equivalenza morale”, scriveva allora, denunciando una distorsione della realtà che rischia di riaccendere antichi pregiudizi.

Dietro queste dichiarazioni e gli incontri che seguiranno, però, si nasconde una questione più ampia: la spartizione del mondo e dei territori che interessano alle grandi potenze. Il dialogo tra Vaticano e leader religiosi ebraici non è solo una questione teologica, ma un riflesso di dinamiche geopolitiche in cui le sofferenze delle popolazioni diventano meri strumenti di negoziazione.

Quando il Papa incontra rappresentanti del regime iraniano, che apertamente invoca la distruzione di Israele, o quando accoglie presepe con simboli palestinesi, invia messaggi che vanno ben oltre la spiritualità, toccando nervi scoperti della politica internazionale.

Il rischio è che, in questo gioco di equilibri, le vittime reali vengano dimenticate, ridotte a numeri in una contabilità di guerra…

E così, mentre i leader discutono di alleanze e confini, migliaia di civili continuano a morire, e la loro sofferenza viene strumentalizzata per giustificare ulteriore violenza.

Ecco, forse, invece di cercare colpevoli o stabilire gerarchie del dolore, sarebbe più utile chiedersi come fermare tutto questo prima che sia troppo tardi. Ma ho l’impressione che chi oggi potrebbe rappresentare la differenza, costituendo di per sé la parte sana e moralmente giusta, preferisca – come scrivevo alcuni mesi fa nel mio articolo “Il potere di un gesto: da Ponzio Pilato…” link: https://nicola-costanzo.blogspot.com/2025/06/il-potere-di-un-gesto-da-ponzio-pilato.html – proseguire con quelle stesse azioni, sì… con quel lavarsi le mani.

Perché quando il male avanza e i potenti tacciono, non è mai per ignoranza. È per calcolo. E la storia, purtroppo, ci insegna che questo calcolo lo pagano sempre gli innocenti!

Basta prenderci per il culo! Gaza non è un ‘danno collaterale’, è un massacro!

Le strade di Gaza sono ancora macchiate di sangue, mentre il mondo sembra voltarsi dall’altra parte.

Oggi il bilancio delle vittime si è aggravato ancora, con decine di persone uccise mentre attendevano un sacco di farina, un po’ d’acqua, un gesto di sopravvivenza. Trenta morti, sessanta feriti, numeri che si aggiungono a una lista già troppo lunga, mentre i corpi giacciono abbandonati sull’asfalto, testimoni muti di una tragedia che non conosce tregua. Poco lontano, altri due civili sono stati uccisi da un bombardamento, vicino a un centro di assistenza che dovrebbe essere un rifugio, non un bersaglio.
Dal 7 ottobre a oggi, i numeri sono diventati una litania straziante: 58.000 morti, 150.000 feriti, 900 persone uccise mentre cercavano cibo, 6.000 feriti nella disperata lotta per un pasto. Ma il vero orrore non è solo nei proiettili o nelle bombe, è nella fame che si allarga come un’ombra silenziosa. Un milione di bambini rischia di morire di stenti, mentre il cibo viene bloccato, mentre gli aiuti vengono distrutti, mentre il mondo discute, tergiversa, guarda altrove.

Eppure, qualcuno continua a parlare di “danni collaterali”, di obiettivi militari, di necessità strategiche. Ma come si può definire “collaterale” la morte di un bambino che non ha mai impugnato un fucile? Come si può giustificare l’assedio di un intero popolo, colpevole solo di essere nato dalla parte sbagliata del confine? Gaza non è un campo di battaglia, è una prigione a cielo aperto, dove i civili sono intrappolati tra due fuochi: da un lato, i raid che non distinguono tra militari e famiglie in fuga, dall’altro, le milizie che li usano come scudi, condannandoli a una morte certa.

Ma questa non è una guerra tra due fazioni, è una strage di innocenti. I palestinesi non hanno scelto questo conflitto, lo subiscono, giorno dopo giorno, senza via di fuga. Se cercano di scappare, vengono colpiti. Se restano, muoiono di fame. Se alzano la voce, vengono zittiti. E mentre i potenti del mondo discutono di alleanze, di equilibri geopolitici, di interessi economici, Gaza affonda in un bagno di sangue che potrebbe essere fermato, se solo ci fosse la volontà di farlo.

È ora di smetterla con le scuse, con i giochi di potere, con la complicità del silenzio. Gli Stati devono agire, non con dichiarazioni di facciata, ma con azioni concrete, con sanzioni, con pressioni reali, con la ferma decisione che nessuna strategia militare può giustificare la morte di migliaia di civili. Perché se oggi è Gaza a bruciare, domani potrebbe essere un’altra città, un altro popolo, un’altra generazione sacrificata sull’altare della guerra. Il tempo delle mezze misure è finito. Gaza non può più aspettare.

SIRIA: Medio Oriente in fiamme: il conflitto si espande, mentre la tregua resta un’illusione.

Per il secondo giorno consecutivo, i cieli di Sweida sono solcati da droni israeliani, mentre la cittadina siriana brucia ancora tra gli scontri tra drusi, beduini e forze governative.

Le dichiarazioni ufficiali parlano di “monitoraggio” e “preparazione a diversi scenari”, ma intanto i raid non si fermano, e il bilancio delle vittime cresce senza sosta.

E così, mentre dodici paesi annunciano un embargo sulle armi, segnando una svolta nella pressione internazionale, l’esercito siriano inizia a ritirarsi da Suweida.

Ma è una tregua fragile, interrotta dal boato degli attacchi israeliani a Damasco, che come abbiamo visto ieri, hanno colpito persino il palazzo presidenziale.

Sono oltre duecentocinquanta i morti in pochi giorni, e il confine tra Israele e Siria è diventato un caos di profughi e miliziani, con drusi che attraversano in entrambe le direzioni, disperati.

Le condanne si moltiplicano, dall’Iran all’Unione Europea, mentre gli Stati Uniti cercano di mediare una de-escalation che sembra essere sempre più lontana.

A Sweida, i leader drusi negano qualsiasi accordo con il governo, e la violenza continua a mietere vittime. Si parla di oltre trecento morti, in una spirale di odio settario che nessun cessate il fuoco riesce a fermare.

Ed allora Israele ha iniziato a spostare una parte delle sue truppe dislocate su Gaza verso il confine siriano, rafforzando così la propria presenza militare mentre i missili continuano a colpire obiettivi strategici.

“Non attraversate il confine”, avvertono le autorità israeliane ai drusi, ma come potete immaginare, la disperazione è più forte degli ordini. Intanto, l’Ue chiede il rispetto della sovranità siriana, ma le parole sembrano vuote, già… gettate al vento, mentre le immagini di distruzione che arrivano da Sweida e Damasco sono concrete.

Niente si placa e ancor meno si ferma.

Il conflitto che il Presidente Trump aveva annunciato come agli sgoccioli, si sta viceversa ( per come avevo anticipato) sempre di più estendendo, coinvolgendo nuovi territori, nuove comunità e ahimè nuove vittime.

E così mentre tutti i leader parlano di “pace”, di “transizione”, di “soluzioni”, il Medio Oriente brucia, ancora una volta, senza vederne più la fine…

Tratta di esseri umani: un crimine inaccettabile, soprattutto nel 2025!

La tratta di esseri umani priva le vittime di dignità, libertà e diritti fondamentali. In Europa si contano almeno 15.000 vittime, ma il numero reale è probabilmente molto più alto. 

Le donne e le ragazze sono le più colpite dallo sfruttamento sessuale, mentre gli uomini subiscono principalmente il lavoro forzato. I minori, soprattutto migranti non accompagnati, e persone vulnerabili come individui LGBTIQ, con disabilità o appartenenti a minoranze etniche, sono particolarmente esposti a questo crimine.

I trafficanti approfittano delle disuguaglianze sociali e della povertà, aggravate dalla pandemia. Per contrastarli, la strategia dell’UE punta su prevenzione, protezione delle vittime e pene più severe. 

Tra le misure previste: criminalizzazione dell’uso dei servizi offerti dalle vittime, contrasto allo sfruttamento lavorativo e campagne informative. Fondamentale è anche il supporto psicologico e sociale per il reinserimento delle vittime.

Serve un’adeguata formazione per forze dell’ordine, operatori sanitari e pubblici ufficiali, affinché le vittime possano denunciare senza paura. 

Inoltre, la cooperazione con i Paesi di origine e transito delle vittime è cruciale per garantire protezione e assistenza.

Perchè fermare la tratta di esseri umani non è solo un dovere morale, ma una battaglia per la giustizia e i diritti umani.

Un Mistero nei cieli: L’abbattimento dell’aereo in Kazakistan cosa nasconde?

L’incidente aereo in Kazakistan sta sollevando molte domande e alimentando dubbi su una possibile verità che finora si è cercato di tenere celata….

Le immagini ora disponibili nei social mostrano segni evidenti che potrebbero indicare un abbattimento dell’aereo, piuttosto che un semplice incidente tecnico o umano. 

Ci sono diversi multipli visibili sulla fusoliera dell’aereo, che sembrano compatibili con impatti di proiettili o esplosioni mirate. 

Questo dettaglio, sorprendentemente, non è stato in queste ore affrontato dai notiziari principali.

Già… nelle dichiarazioni ufficiali si è parlato esclusivamente del bilancio delle vittime e del nimero dei sopravvissuti che secondo la procura generale dell’Azerbaigian varia da ora in ora, con all’incirca  32 superstiti, mentre il ministero kazako delle emergenze ne conta soltanto 29. 

Anche il numero totale delle persone a bordo è stato rivisto più volte, passando da 67 a 69, inclusi 5 membri dell’equipaggio. 

Fino ad ora, le autorità hanno recuperato solo 4 corpi dal luogo dello schianto. 

Ovviamente questa incertezza nei numeri e nei fatti contribuisce ancor più ad alimentare i sospetti e quindi il mistero attorno all’accaduto.

La vera domanda che mi pongo è: chi c’era su quel volo che avrebbe potuto essere un obiettivo sensibile? Quali interessi avrebbero potuto giustificare un’azione così drastica? Se l’aereo è stato abbattuto, chi aveva interesse ad eliminare qualcuno a bordo?

È evidente che qualcosa di molto più complesso si nasconde dietro questo disastro e vedrete che nei prossimi giorni scopriremo il nome e/o i nomi di coloro che dovevano essere eliminati!!!

Le immagini, combinate con le incongruenze nei resoconti ufficiali, suggeriscono senza alcun dubbio che non si tratta di un semplice incidente. 

La comunità internazionale e i media indipendenti devono indagare a fondo per chiarire cosa è realmente successo e portare alla luce la verità.

Questo incidente mette in luce il drammatico scenario di un mondo in conflitto diffuso, dove i cittadini diventano inconsapevolmente pedine di giochi più grandi. 

È giusto perire così, senza possibilità di scelta, solo perché qualcuno ha deciso?

La verità è che non possiamo accontentarci di risposte vaghe o di insabbiamenti. 

Meritiamo risposte chiare, trasparenti e giustizia per le vittime. 

Sebbene non sia detto che queste risposte arriveranno facilmente, il tentativo di celare tutto non durerà a lungo: la verità, prima o poi, emergerà.

Non ci resta quindi che aspettare, consapevoli che dietro ogni mistero vi è una complessa rete di interessi.

Per il bene delle vittime e della giustizia, è nostro dovere continuare a fare domande e pretendere risposte.

Massacro ad Islamabad!!!

Non avevo sentito nulla nei Tg nazionali l’altra sera riguardo a ciò che stava accadendo in Pakistan, eppure la situazione a Islamabad – secondo il sottoscritto – meritava grande attenzione.
Mi riferisco al (eventuale) massacro avvenuto tra i sostenitori dell’ex primo ministro Imran Khan e l’attuale governo.
Sì… perché la vicenda mi è stata segnalata da una lettrice della mia pagina su “Bsky”, Sofia PTI, che ha condiviso una foto straziante accompagnata da un articolo che documentava la brutalità degli eventi. 
Le immagini infatti mostravano manifestanti morti, vittime del fuoco diretto delle forze di sicurezza nazionali.
Il bilancio delle vittime continua a salire man mano che emergono nuove prove, gettando una luce  inquietante sull’uso sproporzionato della forza contro civili disarmati. I dimostranti hanno definito questo episodio un caso tragico di “terrorismo di Stato“, un’accusa che sottolinea il clima di repressione politica in atto.
La protesta, avvenuta nel cuore della capitale pakistana, era volta a chiedere la scarcerazione di Imran Khan, arrestato in circostanze controverse. Tuttavia, le autorità hanno risposto con una repressione brutale: colpi d’arma da fuoco hanno riecheggiato per tutta la notte, veicoli danneggiati e parabrezza distrutti hanno lasciato il segno del caos. Secondo quanto riportato dalla televisione di Stato PTV, “la zona è stata ripulita dal male e dagli anarchici” – una dichiarazione che alimenta ulteriori interrogativi sulla narrativa ufficiale.
Il ministro dell’Interno, Mohsin Naqvi, ha annunciato che le scuole riapriranno e che Internet sarà ripristinato giovedì, ma queste misure non cancellano il dolore e l’indignazione che aleggia tra i cittadini. La repressione ha disperso i manifestanti dal centro di Islamabad, ma non ha fermato il dibattito sui diritti civili e sullo stato della democrazia in Pakistan.
Sulla piattaforma Bsky, l’utente @hu-you.bsky.social ha condiviso un commento poetico e denso di significato:
O patria delle tre strade di Nisar, dove nessuno dovrebbe camminare a testa alta… Chi vuole andare avanti senza guardare, cammina senza perdere corpo e anima. Legati e liberati, siamo il popolo di querelanti, giudici, e avvocati. Ma chi ci giudicherà?
Queste parole evocano il sentimento di impotenza e frustrazione di una popolazione che sente di essere stata tradita dalle istituzioni.
Questo tragico episodio evidenzia ancora una volta la fragilità della democrazia in Pakistan e il costo umano di un sistema che sembra sempre più incline alla repressione violenta. 
Resta solo da vedere se e come la comunità internazionale reagirà a questa situazione drammatica!!!

25 Novembre: la violenza fa male all'amore…

La città di Gravina di Catania, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ha organizzato un evento simbolico presso la Sala delle Arti “Emilio Greco”, dove cittadini, professionisti e istituzioni si sono riuniti per riflettere sul drammatico problema della violenza di genere. 
La serata, moderata dal giornalista Marco Lombardo, è stata arricchita da testimonianze come quella di Vera Squadrito, madre di Giordana Di Stefano, vittima di femminicidio, che ha portato un messaggio di dolore e speranza per un futuro senza violenza. 
Anche l’ex ispettore Salvo Troina e la dott.ssa Roberta Di Natale hanno contribuito a illustrare l’importanza della prevenzione e del sostegno alle donne vulnerabili, mentre i cantautori Miriam e Nino Di Mauro, insieme alla cantante e attrice Francesca Steli, hanno interpretato performance toccanti per sensibilizzare il pubblico.
Il femminicidio e la violenza di genere sono piaghe che richiedono una presa di coscienza collettiva e un impegno costante da parte di tutti: istituzioni, famiglie, scuole e comunità devono unirsi per promuovere la cultura del rispetto e della parità.
La violenza non è un fatto privato ma una questione sociale che riguarda ciascuno di noi: ogni vittima è una sconfitta per la comunità intera ed è solo attraverso un’azione congiunta che possiamo sperare di arginare questa emergenza. 
Ecco perché eventi come questi sono fondamentali per tenere viva la memoria delle vittime, sostenere le sopravvissute e ricordare che solo attraverso l’educazione e la prevenzione possiamo sperare di arginare questa emergenza e costruire un futuro senza violenza.
Un plauso quindi all’amministrazione comunale di Gravina di Catania e al suo sindaco Massimiliano Giammusso, ed ancora, al vicesindaco con delega ai Servizi sociali Claudio Nicolosi e all’assessore alle Pari opportunità Federica Ingaglio, che hanno confermato il proprio impegno, annunciando peraltro un prossimo appuntamento, il 27 febbraio, dedicato per l’appunto alla prevenzione e alla difesa delle donne. 
Ogni iniziativa in questa direzione rappresenta un passo importante verso una società in cui nessuna donna debba più temere per la propria vita e la propria libertà.
“Ogni donna strappata alla vita dalla violenza è una sconfitta per l’umanità intera; ricordare il suo nome è il primo passo per costruire un mondo in cui nessuna debba più temere di essere dimenticata”!!!

Sindaco e Assessorato alla viabilità: dov'è la sicurezza in quegli svincoli di "Fontanarossa"???

Non solo gli automobilisti, ma anche i motociclisti mettono a rischio la propria vita nel percorrere quegli svincoli della tangenziale che conducono all’Aeroporto “INTERNAZIONALE” Vincenzo Bellini (un post de “La Sicilia” del 22 c.m. riportava: “Vergognoso definire internazionale l’aeroporto di Catania” – link: https://www.lasicilia.it/lo-dico/vergognoso-definire-internazionale-laeroporto-di-catania-2211475/).

Non so quanti tra voi in quest’ultimi anni si sono recati in Aeroporto, beh… se lo avete fatto vi sarete certamente accorti delle condizioni (già… a dir poco vergognose…)  di quel tratto di strada e non mi riferisco alla sola mancata sicurezza della visibilità, ma anche alla mancata manutenzione dei guardrail e del verde presente ai margini della carreggiata (per modo di dire… ormai secco e a causa di qualche incendio “bruciato”…), cui si somma anche il rischio della cenere caduta in questi giorni…

Iniziamo comunque parlando del più grave dei problemi, che – se non sistemato – può determinare gravi rischi agli automobilisti…

Mi riferisco alla mancata illuminazione: di notte… il buio assoluto non permette di far intravvedere l’ingresso di quello svincolo o quantomeno, quando ci si accorge di esso è ormai troppo tardi per immettercisi…

Il rischio difatti è quello di finire contro il guardrail posto a separazione tra l’ingresso della rampa e la carreggiata a proseguo della tangenziale.

D’altronde non si capisce come sia possibile che ben tre torri faro (nuovissime), capaci con quei suoi fari alogeni e/o led d’illuminare tutta l’area, risultino (ritengo da almeno due anni ) non funzionanti!!!

Mi chiedo, ma com’è possibile che nessuno intervenga, perché nessuno in questa terra riscontra mai i problemi che viceversa il sottoscritto verifica, evidenzia e ahimè solitamente denuncia??? 

Già… i miei connazionali dove sono, cosa fanno, perché mai rivolgono i propri pensieri esclusivamente al proprio orticello e se ne fottono di quanto accade intorno a loro???

Mi chiedo: perché si girano dall’altro lato facendo in modo di non vedere il problema, non è questa la loro città, quella nella quale da sempre vivono e che un giorno continuerà a esserlo per i propri familiari???

Perchè quindi comportarsi così??? Sì… mi dispiace dover costatare questi loro comportamenti, insensibili e soprattutto apatici che fanno sì che tutto proceda per come viene, senza che venga evidenziata una qualche reazione e ancor meno una iniziativa volta a cambiare questo stato di cose…

Parlare poi d’iniziativa, di rispetto della cosa pubblica, del volersi riappropriare della vita sociale, dellla volontà di giungere a una condizioni minima per poter vivere in maniera serena, beh… sono tutte azioni che non vengono mai intraprese, perché si aspetta sempre che sia altri a fare il primo passo…  

Ed allora come faccio spesso da questo blog, scrivo di un problema cui sono venuto a conoscenza ed auspico che qualcuno ne prenda nota; posso d’altronde confermare come proprio nei giorni scorsi, l’Assessorato Regionale delle Infrastrutture e della Mobilità, ha dato evidenza di aver ascoltato talune mie richieste: difatti pochi giorni dopo aver pubblicato il mio post, si è intervenuti per ripristinare quei tratti di strada segnalati, certamente pericolosi…

Ora auspico che lo stesso accada per quegli svincoli (pericolosissimi) per “Fontanarossa”; d’altronde ho potuto verificare come il Sindaco Trantino, quando chiamato dal sottoscritto per la metropolitana, ha dato celerità alle richieste di alcuni miei lettori e quindi non posso che auspicare che anche questa volta, nei tempi tecnici necessari per organizzarsi e compiere quei lavori, si provvederà a realizzare quanto necessario (tra l’altro parliamo di un periodo che vedrà proprio quella zona incrementarsi, sì… a causa dei turisti che stanno giungendo in migliaia nell’isola…)

Sono sicuro che leggendo questo post – i responsabili di quell’Assessorato per la viabilità – si daranno da fare per risolvere il problema e sarò felice quindi di poter scrivere – subito dopo aver saputo che i lavori sono stati effettuati – dando risalto in maniera positiva della capacità organizzativa dei suoi  referenti comunali, gli stessi che in tante circostanze hanno evidenziato, con dedisione e professionalità, di riuscire a risolvere gran parte delle nostre consuete difficoltà… 

Concordo con Borsellino (fratello): quelle manifestazioni per la legalità sono soltanto una passarella!!!

Il 19 luglio tra pochi giorni si cercherà con l’ennesima commemorazione, di ricordare quella strage commessa nel 1992 in via D’Amelio!!! 

Parliamo del vile attentato di stampo terroristico-mafioso avvenuto all’altezza del numero civico 19 di via Mariano D’Amelio a Palermo in cui morirono non solo il magistrato Paolo Borsellino, ma anche cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina; si salvo soltanto l’agente Antonino Vullo che al momento dell’esplosione stava parcheggiando una delle auto della scorta…

Permettetemi di ricordare come ancora oggi, dopo ben 32 anni, non si conoscono mandanti e seppur gli esecutori di quella strage furono considerati affiliati a cosa nostra, stranamente l’ex boss Totò Riina, non diede mai alcuna giustificazione ai responsabili della cupola, difatti lo stesso Roberto Scarpinato (Procuratore Generale di Palermo) riprendendo quella vicenda dichiarò: “C’è una grandissima anomalia nell’esecuzione di questa strage, che è l’improvvisa accelerazione. E’ irrazionale se si pensa agli interessi di Cosa nostra. Quando Riina lo comunica ad alcuni capi di Cosa nostra questi rimangono sorpresi e non riescono a capirlo. Totò Riina non dà spiegazioni e taglia corto: mi assumo la responsabilità. Raffaele Gangi, quando esce da quella riunione, dice: questo è pazzo. Cangemi dice ‘a quel punto ho capito che doveva rispondere a qualche altro e quella strage doveva essere eseguita per motivi che andavano al di là di Cosa nostra’”.

Ma d’altronde abbiamo compreso tutti come ad uccidere il giudice Borsellino siano stati alcuni apparati dello Stato, gli stessi che erano in combutta con cosa nostra e che – avendo paura di esser stati scoperti a causa dell’interesse del magistrato per quei collegamenti politico/mafiosi sullo scambio di voto e nello spartimento degli appalti – non hanno permesso al giudice di salvarsi…

Già… perché va ricordato come il giudice Borsellino era a conoscenza dell’arrivo nel capoluogo di un grosso carico di esplosivo per essere utilizzato appositamente contro di lui e difatti, venti giorni prima dell’attentato, aveva chiesto alla Questura di disporre la rimozione dei veicoli nella zona antistante l’abitazione della madre. Ma la domanda – stranamente – rimase inevasa: immagino la carriera brillante  che avrà comiuto quel funzionario – responsabile della sicurezza del giudice Borsellino – per non aver messo in pratica quanto richiesto…

Come sappiamo la bomba venne radiocomandata a distanza, si sospetta che il detonatore che ha provocato l’esplosione sia stato azionato dal Castello Utveggio e comunque dopo l’attentato, l’agenda rossa che il giudice portava sempre con sè e dove annotava i dati delle indagini, non venne più ritrovata, in quanto venne fatta sparire dal luogo dell’attentato.

Come ho sempre ripetuto, non penso proprio che il giudice Borsellino fosse uno sprovveduto e sono certo che una copia dell’agenda sia stata conservata presso una cassetta di sicurezza, per esser a disposizione dei familiari, ma comprendo perfettamente come questa – per protezione familiare – non possa venir pubblicata, quantomeno non ora, ma sono certo che appena vi saranno le condizioni di salvaguardia, quelle copie fotostatiche verranno fuori ed allora inizieremo a riscrivere 30 anni della storia di questo Paese e di tutte quelle sue vergognose collusioni politico/mafiose ed imprenditoriali, con elencati i nomi di quei collusi e corrotti infedeli referenti!!!

Ecco perché non concordo con la maggior parte di quelle commemorazioni, perchè nulla è stato fatto realmente dallo Stato per eliminare in tutti questi anni la mafia dal nostro territorio, attraverso leggi mirate e soprattutto una politica seria di contrasto, che potrei viceversa paragonare per delicatezza all’acqua di rosa!!!

Viceversa – come solitamente accade – si è soltanto chiacchierato inutilmente!!!

D’altronde con non osservare quei gesti banali compiuti dai nostri referenti istituzionali, sempre lì a inchinare la testa dinnanzi a quelle ghirlande, a toccarle in maniera commovente quesi sis entisse su di essi il peso di quel lutto, ed infine quel baciare il nastro a striscie con i colori i della nostra nazione quasi a voler diventare un tutt’uno con essi… 

Ma poi… il nulla, tutto procede nello stesso modo da sempre e tutti loro, sì questi nostri politici restano lì in combutta con quel sistema criminale, lo stesso che foraggia con i loro voti quelle belle poltrone di cui non vogliono far a meno!!!!

Già… chiedetevi perché nessuno di essi, abbia mai proprosto una legge, per far concludere il proprio mandato dopo una legislazione!!!

Sì… perché tutta una buffionata, difatti basterebbero soltanto sei mesi per far scomparire per sempre la mafia e i mafiosi dalla Sicilia… se solo volessero farlo, ma chi d’altronde dovrebbe compiere ciò, forse coloro che finora hanno stretto un patto di collaborazione – basti osservare le campagne elettorali compiute negli anni – con quei referenti criminali???

Dice bene il fratello del giudice, Salvatore Borsellino: “Evidentemente una scelta di campo… quell’evento non ha nulla a che vedere né con le manifestazioni organizzate per il 19 luglio dalla Casa di Paolo e neppure con quanto è successo il 23 maggio: già… una parata per personaggi istituzionali, anche reduci da condanne penali per contiguità alla mafia, per amministratori eletti grazie all’appoggio della mafia, mai rifiutato, e per chi vuole addossare soltanto alla mafia le responsabilità delle stragi”.

Già… come non esser d’accordo!!!

Conflitto russo-ucraino: quanti altri morti dobbiamo contare prima di veder raggiungere una tregua???

Nessuno discute sul fatto che la Russia abbia invaso l’Ucraina per dar seguito a quanto iniziato nel 2014, ma il conflitto in corso presenta ora diverse sfacciattature ed è difficile comprenderne le cause e soprattutto le soluzioni, se non ci si pone tutti al di sopra delle parti…   
E quindi le parti in causa nel pensare di raggiungere una definitiva tregua, dovranno ripartire d’accapo, comprendere cosa ha portato a questa guerra e cosa ora si può fare per fermarla!!!
Certamente non si può pensare, per come molti Stati pensano e cioè di voler attaccare militarmente la Russia, perché questa folle soluzione non farà altro che allargare il conflitto, provocando centinaia di migliaia di morti…
Quindi se si vuole giungere ad una tregua, soprattutto in tempi brevi, bisogna sedersi ed accettare le richieste di entrambi!!!
Da un lato l’Ucraina può tornare indietro sui propri passi, rendendosi neutrale e quindi non influenzata da imposizioni egemoniche della Nato, in particolare di alcuni suo membri predominanti; dall’altro la Russia potrà rivalutare di restituire una parte dei territori attualmente conquistati, mi riferisco a quelle aree che dal suo confine giungono alla penisola della Crimea, quest’ultima tra l’altro, dopo un periodo concordato, potrà esser riconsegnata alla stessa Ucraina…
D’altronde, voler pensare che attraverso il ricevimento degli armamenti dei paesi NATO e/o dell’UE, si possa ribaltare il conflitto in corso è da sciocchi, anche perchè abbiamo visto quanto poco o nulla si sia ottenuto, la linea del fronte è rimasta in questi mesi inalterata…
I due contendenti sono in stallo o quantomeno la Russia sta semplicemente fortificando quanto ha già conquistato e mi riferisco alla totalità dell’Ucraina sud-orientale.
Viceversa attraverso una tregua si potrà pensare di utilizzare i miliardi di euro destinati agli armamenti per ricostruire un territorio attualmente distrutto: in questo l’Ue potrà fare la sua parte, ma non solo, anche i paesi appartenenti alla Nato, supportati dalla stessa Russia e con il supporto della Cina, potranno aiutare l’Ucraina a riprendersi in breve tempo…
Sì… quanto riportato sembra un’utopia, ma se non si comincia sin d’ora a pensare ad una soluzione pacifica, tra qualche anno vedrete non ci sarà altro da fare, sì… se non contare le vittime di un conlitto divenuto ahimè “mondiale”!!! 

La nostra vita finisce quando diventiamo silenziosi sulle cose che contano!!!

C’è un’isola che si è formata improvvisamente nel Mediterraneo dinnanzi a quel territorio palestinese…

Se la si guarda da lontano, sembra che abbia la forma di un uomo che non trova pace con se stesso, già… è come se riflettesse su tutti i fallimenti commessi!!!

Debbo forse credere che quella sua inaspettata presenza serva a far comprendere agli uomini di aver perso la  speranza e di come questo mondo stia evidenziando d’esser totalmente estraneo ai problemi delle popolazioni attualmente in conflitto o sottoposte a dittatura, già… come se vi fosse negli uomini un vuoto interiore che fa sì da dedicarci a manifestazioni o programmi televisi (il più delle volte effimeri…), dimenticando viceversa quanto poco e buono sia rimasto di noi…

Difatti, osservo ovunque indifferenza, già… nessuno sforzo se non quel minimo contrasto ad uno stato di fatto, è come se si accettasse consapevolmente che qualsivoglia nostro sforzo rappresenti solo qualcosa di vano!!!

Nessun dubbio, nessuna lotta e ancor meno si vuol sentire l’altrui dolore, già… si preferisce far trascorrere le giornate come se quanto stia accadando laggiù, sia lontano da noi, già… che non ci riguardi affatto!!! 

Forse si è deciso di non pensare, l’indifferenza ha avuto il sopravvento e chissà se non sia il reale motivo per cui abbiamo chiuso gli occhi o quantomeno ci siamo girati dall’altra parte, sì…per non ascoltare le grida e il dolore di quelle donne, anziani e bambini…

Restiamo in attesa che quel grido di dolore passi e ci lasci, d’altronde crediamo che non dipenda da noi, sapendo bene che la nostra attuale condizione di benessere non verrà certamente influenzata da quegli avvenimenti, perchè tutto è stato dai piano alti deciso e noi tutti ci siamo posti nell’indenne condizione che ci fa dire: non possiamo far altro che rassegnarci a questo stato di cose!!!

La verità è che non vogliamo vedere al di là di noi stessi, siamo così indifferenti agli altri che abbiamo dimenticato i veri valori, manchiamo totalmente di empatia, sì… di quella considerazione che dovremmo avere nei confronti degli altri, in particolare di chi sta soffrendo e di quanto potremmo fare noi con le nostre azioni e non facciamo, perchè preferiamo soprassedere, dimenticando che le sofferenze altrui sono anche le nostre ed è ciò che deve spingere ciascuno di noi ad intervenire e proteggere chi è oggi in difficoltà, per alleviare quelle atroci sofferenze.

Perché… per rispettare i nostri simili è fondamentale essere fedeli alla vita, alla libertà, alla salute, alle idee, ai costumi e alle religioni altrui professate, eliminando qualsivoglia concetto di superiorità e di inferiorità, in particolare quando queste vengono messe in pratica in maniera violenta e coercitiva!!!

D’altronde, i più grandi crimini nel mondo non sono commessi da persone che infrangono le regole, ma da persone che seguono le regole ed è gente che esegue gli ordini, bombarda e distrugge villaggi!!!

La nostra vita finisce quando diventiamo silenziosi sulle cose che contano!!!

C’è un’isola che si è formata improvvisamente nel Mar Mediterraneo dinnanzi a quel territorio palestinese…
Se la si guarda da lontano ha la forma di un uomo che non trova pace, già… è come se riflettesse su tutti i fallimenti commessi!!!
Debbo forse credere che quella sua presenza debba far comprendere agli uomini di aver perso la  speranza, che questo mondo stia evidenziando d’esser estraneo ai…

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Sig. Costanzo: vede… noi non dobbiare lottare contro la Mafia, perchè noi siamo la mafia!!!

Mi chiedo spesso dov’è sia in questa mia terra la società civile…

D’altronde osservo quotidianamente come la maggior parte di essa non s’indigna minimamente su quanto abitualmente accada…
Sì… ho l’impressione che essi per farsi “sentire”, attendano esclusivamente quelle commemorazioni, già… le giornate della memoria e dell’impegno in ricordo delle innocenti vittime delle mafie, chissa… forse per pulirsi la coscienza, già… visto che poi, per il resto dell’anno, fanno in modo che non vi sia nulla per cui lamentarsi.
Tra l’altro vorrei ricordare ai miei conterranei che questa loro terra, già…la Sicilia, rappresenta il luogo in assoluto più adeguato per commemorare tutte quelle vittime di mafia, dal momento che proprio quell’associazione criminale ha commesso, per ogni giorno dei 365 giorni dell’anno, un omicidio a dimostrazione – per chi non lo sapesse – che quell’associazione criminale non si è risparmiata di commettere quei crimini mai… neppure un giorno!!!
  
Ora quindi, far finta o non evidenziare consapevolmente che la mafia sia presente ovunque e qualcosa d’ipocrito e aggiungerei meschino, sapendo come essa viceversa influenzi costanemente attraverso quel potere economico e finanziaro, ogni aspetto della nostra vita sociale!!!
Ha detto bene Papa Giovanni Paolo II, quando denunciando il crimine mafioso, definì in parte giustamente i siciliani: “Popolo che ama la vita, oppresso da una civiltà della morte”, ma forse ha dimenticato di completare la frase dicendo: “e che continua con il proprio sostegno a sostenere quei suoi carnefici“!!!
Abbiamo visto tra l’altro come durante l’arresto del defunto boss, Matteo Messina Denaro, vi sia stata una limitata esultanza per un arresto così eccellente, già… da parte di quei suoi acquisiti “compaesani” e difatti solo dopo alcuni giorni, quando tutti i media/social si erano scatenati contro quel paese adottivo del boss stragista, improvvisamente si è deciso di scendere in piazza!!!
La verità è che il cammino è ancora lungo, in quanto per sopraffare sconfiggere questa diffusa illegalità c’è bisogno di mettere in campo impegno e costanza e soprattutto una decisa collaborazione dei cittadini; ma fintanto che quest’ultimi continuano a girarsi dall’altra lato, fino a quando ciascuno evidenzia di salvaguardare il proprio orticello a scapito del futuro della collettività, beh… quel sistema collaudato “mafia”, continuerà a prosperare e soprattutto ad estendere ogni tentacolo nella società civile!!!
D’altronde ditemi, con una politica che non prevede alcun ricambio generazionale o quantomeno l’interscambiabilità di quei ruoli, già… con quelle “famiglie” che da sempre si trasmettono – quasi fosse un codice genetico – quelle poltrone, ditemi come si pensa di voler cambiare questa terra??? 
Peraltro abbiamo visto proprio in questi giorni nei Tg nazionali, che per sole 50 euro i cittadini vendano la propria dignità per un voto elettorale; basta una semplice busta di supermercato basta per farsi comprare, ma d’altronde i siciliani da sempre vivono questa loro isola, barattando quella loro pusillanime presenza col profitto, sì… tutto è ridotto ad esser merce di scambio!!!
Perchè combattere la mafia vuol dire lottare, creare una vera democrazia, la stessa che non permetta più disuguaglianze, ma che al contrario contrasti, corruzione e illegalità; è tempo di credere nuovamente nello Stato e nella giustizia, senza delegittimare la magistratura insinuando il sospetto di una giurisdizione deviata e provando così con l’aiuto di tutti a realizzare una società libera e slegata dalla mafia, che garantisca quei diritti fondamentali come lavoro, studio, casa, ma soprattutto che ridia nuovamente dignità e libertà alle persone. 
Quanto sopra rappresenta un sogno, sì… il mio!!! Certo forse un giorno si realizzerà, in quel momento sicuramente non sarò più tra voi, perché credo che i giovani sapranno fare la differenza, d’altronde è di loro il futuro (noi siamo il passato…), un avvenire che si dimostra per ciascuno di loro, ahimè incerto!!!
D’altro canto, auspicare un improvviso cambiamento da parte di decrepiti genitori e/o di miei coetanei, è una chimera!!! 
Essi infatti hanno alimentato nel corso di questi lunghi anni quel contagio e sono certo che se potessero finalmente liberarsi da quelle catene, già… se solo per un istante avessero il coraggio di dire ciò che realmente pensano di questo colluso e corrotto sistema, sono certo che al mio desiderio di cambiamento, essi controbbatterebbero senza alcuna indecisione, con il titolo d’apertura: Sig. Costanzo: vede… noi non dobbiare lottare contro la Mafia, perchè noi siamo la mafia!!! D’atronde a noi…è andata bene così, quindi, perché cambiare…

Il problema arabo-israeliano parte da lontano – Seconda parte.

Come riportavo nel post di ieri, sebbene il conflitto costò agli israeliani ben l’1% della popolazione (quest’ultima già di suo esigua…), lo Stato d’Israele riuscì a sopravvivere al tentativo degli arabi di impedire la nascita di quello Stato, ed inoltre, a seguito di quelle guerre, essa si poté espandere ancor più di quanto le fosse stato assegnato dall’Assemblea delle Nazioni Unite!!!

Viceversa, la popolazione araba palestinese dopo la guerra fu costretta ad un esodo dai villaggi abitati verso gli stati limitrofi. 

Inoltre, in quello stesso periodo lo Stato israeliano impedì agli sfollati palestinesi di ritornare (di contro veniva incentivata nel mondo la politica d’immigrazione ebraica), espropriando tutte quele loro terre e dichiarandole di proprietà dello stato d’Israele!!!

Difatti, gli eventi che seguirono furono definiti dai palestinesi col termine arabo “nakba” e cioè catastrofe!!!

Difatti, soltanto 150 000 palestinesi rimasero in Israele, mentre la maggior parte, circa 750 000 fuggirono, trovando rifugio in Cisgiordania (280.000), nella Striscia di Gaza (200.000), in Giordania (70.000), in Libano (97.000), in Siria (75.000) e in Iraq (4 000).

La comunità arabo palestinese subì inoltre una forte lacerazione interna, anche per la circostanza che l’economie dei Paesi arabi confinanti fosse a quel tempo modesta, questi ultimi risultarono difatti incapaci di assorbire un così tale afflusso di rifugiati; tra l’altro, come riportavo sopra, Israele si oppose al rimpatrio dei profughi e quindi l’esilio di quei rifugiati divenne in quei campi profughi palestinesi, permanente!!!

Solo alla fine del 1949 l’ONU creò un’agenzia apposita per fornire assistenza e occupazione ai rifugiati palestinesi, la cosiddetta UNRWA. 

Nel contempo la catastrofe (al-Nakba) divenne ancor più estesa, seguita da un colpo di Stato in Siria in cui venne destituito il Presidente, quindi il re dell’Egitto seguì eguale sorte e nel frattempo, il re giordano Abdallah, venne assassinato, cui seguirono come vittime i primi ministri di Libano ed Egitto!!!  

Da quel momento, il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi e dei loro discendenti divenne uno dei temi più controversi del conflitto israelo-palestinese e seppur si provo negli anni seguenti a far crollare Israele, nulla, neppure i mezzi economici, politici e militari utilizzti riuscirono nell’intento.

E difatti, lo Stato d’Israele con il passar degli anni divenne viceversa ancor più robusto, non soltanto accrescendo la propria popolazione, ma migliorando le proprie difese militare, tanto che il suo esercito divenne in poco tempo, tra le prime 20 potenze mondiali militari.più organizzate al mondo. 

Sì… dalla dichiarazione di indipendenza del 14 maggio 1948, Israele ha continuato – e continua – ad espandere le proprie risorse militari, ma non solo,  già… perché non vanno dimenticate quelle nucleari che, nonostante il governo israeliano non abbia mai ammesso ufficialmente di possedere testate nucleari, secondo le stime internazionali, queste oscillano intorno alle centinaia!!!

Certo, la politica araba palestinese non ha mai smesso di lottare, d’altronde come hanno riportato in questi lunghi anni nei proclami i loro leader: “Bisogna riprendersi la Palestina, perché senza di essa, non c’è vita ma soprattutto dignità per gli arabi“!!!  

Pensare quindi che si possa giungere ora ad una pace è una speranza vana, d’altronde non ci potrà mai essere un negoziato tra Israele e Hamas, perchè le ragioni di sopravvivenza di una, dipendono dalla concreta eliminazione dell’altra e quindi – con queste premesse – nessuna trattativa e/o sforzo di mediazione potrà mai essere raggiunto!!!

Soltanto con un totale rinnovato cambiamento, sia politico che sociale, si potrà giungere forse ad un accordo tra le parti!!! 

Questo tra l’altro dovrà  prevedere la costituzione di un nuovo Stato Palestinese diverso dai territori nei quali si era finora vissuto, gli stessi che ora – a seguito dell’attacco di hamas – sono finiti nelle mani d’Israele!!!

Inoltre, tra i due stati confinanti, dovrà essere creata una fascia demilitarizzata, controllata dalle forze dell’ONU!!!

Altrimenti sarà tutto inutile e chi prospetta di possedere (da entrambi le parti) soluzioni alternative e/o proclama interventi militari, sa bene di dire una cazzata!!! 

Nessuno in questo momento può cambiare lo stato di fatto ed è soltanto attraverso il buon senso, ma soprattutto mettendo in campo equilibrio e rinunciando a voler eliminare l’altra parte contendente che si potrà giungere finalmente a quella desiderata pace secolare!!!

La Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia.

Dal 1961 ad oggi sono morte 1061 persone tra cui 115 ragazzi!!!

Bambini e adolescenti ammazzati dalla mafia, già da coloro che si definiscono “uomini d’onore“…

Quindi a morire non sono soltanto gli uomini delle forze dell’ordine e neppure magistrati, ancora meno preti, sindacalisti, uomini delle istituzioni, professionisti, imprenditori, giornalisti o ahimè anche quelle donne, madri, mogli e figlie che si ribellano ai propri familiari mafiosi… 

No… questa volta sono i bambini a pagare per le colpe dei padri oppure perché si trovavano causalmente lì a giocare o accanto ad un adulto che la criminalità aveva deciso di ammazzare!!!

La situazione più assurda è che quegli assassini, non ci hanno pensato un secondo a rimandare l’esecuzione sapendo bene che con quella loro azione, forse (ma di fatto quel dubbio… se solo l’avessero avuto…) un bimbo poteva restarne vittima!!!

Ma quelli se ne fottono dei bambini…

Potremmo chiamare quanto accaduto con il titolo di un film: “Il silenzio degli innocenti“; ancora oggi per molti di essi si attendono i nomi degli esecutori e soprattutto i mandanti!!!

In ricordo di ciascuno di essi è stato scelto un giorno importante, il primo giorno di primavera, il 21 marzo, deciso in quanto “simboleggia sia la rinascita, sia la vita“; l’inizio di un percorso di impegno e di speranza di lungo periodo, un momento nel quale, a causa dei conflitti in corso, non è garantito a questi fanciulli nulla, neppure quella semplice sopravvivenza…

Ho scritto in questi lunghi anni tantissimi post su queste giornate della memoria e vedrete come in alcuni casi non mi sia trovato d’accordo; il sottoscritto in questi trent’anni avrebbe voluto avere la sensazione che lo Stato fosse presente o quantomeno si dimostrasse più forte, certamente coeso contro quell’associazione criminale chiamata “cosanostra”, viceversa ho solo sentito belle parole, tante iniziative come proprio quelle di oggi, tantissime promesse, propaganda a non finire, ma nella sostanza – e potrei fare un elenco infinito di circostanze non compiute – tutto è rimasto sterile, facendo sì che negli anni la mafia abbia aumentato il proprio potere, non solo economico e finanziario, ma purtroppo sociale!!!

Sì… qualcuno vorrebbe illuderci con qualche arresto eccellente, ma la verità è che tutto è rimasto inalterato, chi comanda ora quell’associazione criminale è ancora seduto lì, ah… ricordo a chi di doverem che anche questo boss, come il suo predecessore, è di fatto “latitante” (speriamo quantomeno che questa volta non dobbiamo attendere altri trent’anni prima di giungere al suo arresto…) e la struttura che attualmente gestisce, è a tutt’oggi, rimasta inalterata!!!

Ma ormai da tempo ho capito che allo Stato fa comodo così, d’altronde il rischio è quello che realizzando una lotta seria verrebbero a saltare molte di quelle poltrone ed è questo il reale motivo per cui tutto alla fine così com’è!!! 

Comunque per oggi lasciamo andare, d’altronde non credo proprio che proprio stamani qualcuno si sia alzato in maniera volenterosa per fare una crociata contro la mafia ed arrestare un qualche noto criminale; già… con questa bella giornata…  lasciamo perdere e continuaiamo a goderci il profumo del mare e questo bel sole!!!    

Restando ancora nell'ambito dei controlli, vediamo quali documenti sono essenziali per evitare sanzioni!!!

Continuo a scrivere sul filone sicurezza e controlli nei luoghi di lavoro, intrapresi in questi giorni sul mio Blog…

Per prima cosa ritengo sia fondamentale far comprendere da chi è costituita la società, anche se quest’ultima dovesse raprpesentare un’impresa individuale e quindi, tralasciando tutte le problematiche legate a quelle cosiddette “Teste di legno” (già… se dovessimo prendere come spunto per quella verifica questa spinosa questione, il 70% delle nostre imprese potrebbero già chiudere…) la società deve possedere un “Organigramma Aziendale” (datato e sottoscritto dal Datore di lavoro), che evidenzi per l’appunto una visualizzazione chiara ed immediata della struttura organizzativa aziendale per comprendere i ruoli, i legami funzionali e gerarchici tra le persone, la divisione dei compiti e le responsabilità di chi lavora in azienda.

Seguono poi quei classici documenti aziendali come l’Iscrizione alla Camera di commercio, atto d’individuazione del Datore di lavoro, LUL (Libro unico del lavoro), dichiarazioni di conformità dell’impianto elettrico e verbali verifiche periodiche, eventuali atti di delega conferiti dal “Datore di lavoro” al “Dirigente”, contratti d’appalto e subappalto…

Continuando con i documenti previsti dalla normativa sugli adempimenti della Sicurezza:

DVR (Documento Valutazione Rischi) e aggiornamenti, libro dei cespiti, istruzioni d’uso e libretti di manutenzione, attestazione d’avvenuta formazione/informazione dei lavoratori, rappresentanti per la sicurezza, Rspp, nomina dei Responsabili del Servizio Prevenzione e Protezione dai rischi, nomina del Preposto e degli addetti alla gestione emergenza e pronto soccorso, nomina del rappresentante per la sicurezza, atto di nomina del medico competente,  giudizi d’idoneità sanitaria rilasciati dal medico competente, cartelle sanitarie dei lavoratori, esami tossicologici per tutti quei lavoratori addetti a mansioni che comportano particolari rischi per la sicurezza, l’incolumità e la salute di terzi (ad esempio gli autisti degli autocarri), inoltre il medico competente deve informare il datore di lavoro che tra le misure protettive risulta necessario “mettere a disposizione” dei lavoratori la vaccinazione antitetanica (questo trattamento sanitario che potrebbe sembrare un problema di facile soluzione è viceversa difficile da risolvere, in particolare in presenza di dipendenti che si rifiutano per motivi personali o perché appartenenti ad un’altra religione, la stessa che osserva il divieto di immetere nel corpo sostanze estranee che potrebbero contenere emoderivati infetti).  

Continuando, tra i documenti sulla sicurezza bisogna evidenziare: Verbale della riunione periodica, consegna tesserini di riconoscimento e copia dei documenti di riconoscimento di tutto il personale, consegna ai lavoratori dei DPI (è fondamentale l’atto di consegna controfirmato da parte del dipendente), consegna nei luoghi di lavoro dei DPC ed  eventuali schede tossicologiche e di sicurezza dei prodotti pericolosi utilizzati.

Da quanto sopra si comprende come la produzione cartacea dei documenti da possedere, anche per un’impresa di piccole dimensioni, può diventare notevole, ma vorrei precisare che l’aver svolto in maniera corretta il compito di aver messo in peidi quella documentazione richiesta non significa nulla, se poi quanto scritto su quei fogli non viene minimamente messo in pratica!!!

Mi riferisco a tutti quegli espedienti (ben noti a certi cosiddetti “prenditori”, che preferisco in questa sede non ripetere…) che determinano non solo difficoltà nell’attuare in maniera corretta la sicurezza nei luoghi di lavoro, ma producono altresì con quella loro negligenza, ripercussioni dolorose non solo ai propri lavoratori, ma anche ahimè a terzi, colpevoli di essere sicuramente nel posto giusto, ma ahimè nel momento sbagliato!!!

Il Silenzio degli innocenti!!! Quanti altre morti dobbiamo contare???

Sono oltre 180.000 le perdite dei russi nella guerra in Ucraina a cui si sommano all’incirca 40.000 ucraini; inoltre, nel solo medio oriente sono deceduti quasi 30.000 palestinesi e all’incirca 3.000 israeliani, sì… dal 7 Ottobre ad oggi.

Certamente questi dati sono sicuramente inferiori a quelli dichiarati, si sa… in questi casi, la propaganda politica non riporta mai i numeri reali dei militari caduti, viceversa è più facile avere dati certi sul numero dei civili caduti.

Una cosa è certa, oltre 250.000 persone nel 2024 non ci sono più e quanto sta ancora accadendo è un’offesa a Dio e a tutta l’umanità…

Tra l’altro a morire sono tutti, musulmani, ebrei, cristiani, già.. non vi è alcuna differenza, perché sotto quella terra si diventa eguali; d’altronde, considerata la deprecabile natura umana che dopo 75 anni di pace (per modo di dire… perché non vanno dimenticati tutte le guerre che dalla fine della seconda guerra mondiale hanno visto coinvolti in aspri conflitti nazioni intere, le quali hanno determinato milioni di morti…), era alquanto prevedibile che prima o poi la natura umana ritornasse a quella propria condizione naturale, sì… abietta!!!

Il punto è che da sempre l’uomo prova a distruggere quanto di buono ha provato a fare per progredire, come peraltro serve a poco riconsiderare gli eventi storici che hanno influenzato quei particolari conflitti e soprattutto i crimini che hanno determinato sul lascito morale…

Siamo sempre alle solite, insegnamenti ideologici, politici ma anche religiosi, hanno in questi anni indottrinato generazioni intere, in maniera spietata, già… affinché ciascuna delle parti si convincesse a prendere una posizione, ferma e decisa, contro quei loro stessi fratelli.

E difatti, se andiamo a leggere le posizioni di ciascuno di quei contendenti, possiamo scoprire come dietro quelle loro ragioni vi siano valide motivazioni, sia di carattere civile e/o sociale, territoriale, ma anche militare, mi riferisco ad esempio al voler proteggere i propri confini.

Il problema è che nel voler giudicare in maniera equa quanto si è verificato, se proviamo a riflettere su cosa porre in quella bilancia morale, ci accorgeremo che non basterà soltanto contare il numero delle vittime, si dovrà comprendere anche chi di fatto abbia beneficiato da quei conflitti, mi riferisco in termini di benefici economici e patrimoniali!!!

Difatti, basti osservare i numeri impietosi sopra riportati per evidenziare non soltanto il numero dei caduti e quindi con quelle morti l’espressione della privazione della vita in generale, ma altresì, vanno presi in considerazione le continue repressioni e le gravi ingiustizie compiute nei confronti dei più deboli, di chi è rimasto ancora in vita, intere popolazioni costrette ora a un esodo forzato per causa di azioni politiche nazionalistiche o anche a carattere fondamentalista.  

D’altronde se osservate bene, vi accorgerete che quei leader (violenti) sono simili tra loro; ciascuno di essi prova – in ogni modo possibile – di negare il diritto alla vita, perché ciò che più interessa maggiormente, è non dare alla controparte ed ai loro figli, alcuna opportunità di crescita e quindi un futuro sereno di pace e prosperità!!!

Come scriveva Albert Einstein:  Ad ogni sistema autocratico fondato sulla violenza fa sempre seguito la decadenza, perché la violenza attrae inevitabilmente. Il tempo ha dimostrato che a dei tiranni illustri succedono sempre dei mascalzoni.

E' sempre così: dopo che si contano le vittime, ecco che in questo paese si ricordano della Sicurezza sui luoghi di lavoro!!!

Il nostro è un paese composto principalmente da “ipocriti” che non fanno mai nulla di concreto, in particolare nel mettere in pratica gli incarichi per cui mensilmente vengono retribuiti, ma poi, quando accadono incidenti gravi come quello occorso ieri con il crollo di una struttura alle porte di Firenze per la realizzazione di un supermercato, ecco che improvvisamente tutti scendono in piazza!!!

Ascoltavo stamani il Tg1 che diceva come fossero in atto ora i controlli sul personale presente, sui contratti in essere di quei lavoratori, diretti o assunti dai subappaltatori, di tutte quelle procedure che la normativa di riferimento in materia di sicurezza sul lavoro (costituita dal D.Lgs. 81/2008 e s.m.i. legge), prevede, ma delle cui adempienze ci si ricorda solo quando si contano i morti!!!

Poi per il resto, la maggior parte di quei responsabili se ne fotte e mi riferisco a molti miei colleghi in qualità di Direttori dei lavori, CSE ed anche RSPP, cui si aggiungono purtroppo gli Ispettori del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale che come sappiamo rivestano funzione di ufficiali di polizia giudiziaria…

Ma stranamente, solo dopo che accadono gli incidenti, ecco che ci si preoccupa delle figure preposte alla sicurezza, mi riferisco ai preposti, agli addetti alle emergenze, ai responsabili delle imprese individuali e/o subappaltatrici, al rispetto dei contratti di lavoro, alla formazione prevista, ai piani di evacuazione e agli interventi di primo soccorso, etc…

La verità è che non c’è alcun controllo o quantomeno nella maggior parte dei luoghi di lavoro quanto dovrebbe essere “regola” diventa qualcosa di arbitrario e non mi riferisco al piccolo cantiere portato avanti da quel pseudo “imprenditore” che, se non avessero l’appoggio della criminalità organizzata, non saprebbero neppure disegnare uno zero con un bicchiere, ma non sono soltanto queste le “imprese” (tra l’altro da noi in Sicilia rappresentano la maggioranza…), perché vi sono anche alcuni “General Contractor” presenti nell’isola che non sono da meno,  mi riferisco a società che vengono costantemente esaltate a livello mediatico!!!

Il sottoscritto ad esempio, proprio alcuni anni fa, dopo aver inviato formale comunicazione, si è recato – a proprie spese – in nord Italia, presso la sede legale in una di queste importanti “Holding”, per evidenziare quanto stesse accadendo in quel loro cantiere e mettendo soprattutto a conoscenza su fatti gravi, in particolare proprio sulla sicurezza!!!

Al mio primo incontro – sì… perché successivamente ne sono seguiti altri – credevano che mi fossi recato lì, chissà… forse per come fanno tutti in questo nostro Paese di merd… già, per ottenere qualche beneficio personale oppure per incrementare quella propria posizione professionale; quando viceversa hanno compreso che il sottoscritto non era soggetto con cui mediare ed avendo altresì intuito che mi occupo da oltre trent’an8ni di sicurezza e da quasi 15 di legalità, ecco, avendo esaminato tutte le criticità indicate, tra l’altro permettetemi di evidenziare come in una di quelle riunioni, nel presentare le prove su quanto stesse accadendo, il solito raccomandato del cazz…, mi faceva notare che non mi era permesso effettuare foto in quei luoghi di lavoro e portava a giustificazione (di quella sua totale ignoranza) la cosiddetta “legge sulla privacy”; Beh… a quel punto ho confermato ad egli che se non fossero state prese da parte della Società, provvedimenti entro e non oltre 15 giorni, tutti i documenti in mio possesso, comprese le foto ed i video  realizzati, sarebbero state trasmessi alle autorità competenti e poi casomai sarei stato denunciato per il mancato rispetto della privacy!!! 

A questo punto, visti gli animi un po’ accesi, uno dei “capi” seduto a quel tavolo – la riunione tra l’altro veniva ripresa da una webcam – compresa la situazione e dopo essersi scusato per quel suo sottoposto, mi confermava che avrebbero sin da subito effettuato le opportune verifiche e nel caso in cui avessi avuto ragione, si sarebbero presi con immediatezza tutti i necessari provvedimenti!!!

Ovviamente comprenderete che non posso fare il nome della società, non per una questione personale, d’altronde dopo quella esperienza il sottoscritto si è dimesso, ma posso garantirvi che tutte le figure allora a capo di quel cantiere da me segnalate sono stati allontanate, come anche alcuni responsabili, ma non solo, a talune imprese affidatarie e/o subappaltatrici sono stati rescissi i contratti in essere. 

Quindi da quanto sopra si comprende che ciascuno deve fare la propria parte, altrimenti si è tutti responsabili di quelle morti che ormai ogni giorno si contano nei  luoghi di lavoro; infatti.. secondo l’Inail, sono quasi tre i morti al giorno nel contesto lavorativo!!!

Eppure di queste morti non se ne parla mai a cui tra l’altro andrebbero sommati tutti quegli incidenti che ogni giorno – pur avvenendo nei luoghi di lavoro come ad esempio nei cantieri – vengono dichiarati all’interno dei Pronto Soccorso da quegli stessi lavoratori (ahimè sottomessi ai loro illegali “datori di lavoro”) come incidenti, sì ma procurati durante l’esecuzione d’interventi presso le proprie residenze.  

Mi dispiace dirlo, ma il problema reale della sicurezza nei luoghi di lavoro ha un nome ben definito e si chiama: collusioni e mazzette!!! Perchè tutto il resta come cantava Califano: è noia!!!

Ma in questo Paese, chi paga effettivamente per i reati commessi???

Inizio questo post ricordando la consegna della laurea “post mortem” a Giulia Cecchettini, evidenziando inoltre come nel solo anno trascorso vi siano stati ben 323 omicidi, di cui 118 vittime di femminicidio!!!

Un dato assurdo considerato che la maggior parte di quelle donne hanno perso la vita per opera di chi diceva loro di amarle, come un familiare, un fidanzato e/o anche un semplice conoscente.

In altre parole, ogni tre omicidi in famiglia sono morte due donne!!!

Dovremmo meravigliaci??? Ma basta osservare semplicemente quanto accade quotidianamente in ogni aspetto della vita sociale, ovunque atti di violenza, ultimi quelli compiuti nelle scuole che evidenziano tutta una serie di atti di bullismo a cui proprio in queste ore sono seguite azioni violente da parte di genitori nei confronti di Presidi e Professori.

Si sommano altresì tutti quegli omicidi stradali compiuti il più delle volte da “youtuber” al volante di auto di grosse cilindrate, solitamente in stato di ebbrezza in quanto sotto influenza di sostanze alcoliche o ancor peggio… stupefacenti!!! 

E cosa dire di quelle azioni violente compiute nei luoghi di lavoro, ad esempio nei trasporti pubblici che vedono coinvolti autisti o addetti ai controlli di autobus, tram, metropolitane, ferrovie, ma anche taxi e servizi di noleggio con conducente…

Non parliamo poi delle violenza sessuali, atti di libidine, stupri di gruppo, atti carnali su minorenni, molestie e via discorrendo… 

Sono tutti delitti contro la persona, ma alla fine, viene spontaneo chiedersi: ma per quei reati commessi qualcuno paga??? Già… quanti sono realmente gli individui che scontano la pena??? Molti di essi infatti vengono “perdonati” dai magistrati per ragioni oscure, ma verrebbe da verificare quanti di quei soggetti si siano pentiti effettivamente e viceversa quanti usufruendo di genitori o familiari noti e benestanti, abbiano potuto godere di legali importanti per riuscire a farla franca???

E difatti, leggendo nei social molti di quei commenti pubblicati, ho potuto constatare la forte ostilità dei cittadini che sta crescendo sempre più, come l’avversione verso questo Stato che si dimostra indifferente, in particolare la contestazione è rivolta alla magistratura, che con le proprie decisioni, ha fatto in modo d’incrementare il livello di avversione nei confronti della giustizia, tanto da diventare ovunque palpabile e sono in molti infatti a pensare che – viste le pene irrisorie inflitte a quei criminali – è meglio farsi giustizia da se!!! 

Ho letto tra l’altro come molti lettori vorrebbero tornare alla vecchia “Legge del taglione“, quella famosa vendetta che diceva “Occhio per occhio, dente per dente” per riferirsi ad una azione concreta oltre che giusta e difatti, sono molti a voler passar sotto tortura tutti quei (accertati) colpevoli…

In particolare la loro attenzione si rivolge a quei soggetti incriminati di violenze di gruppo che, dopo esser stati arrestati, si dimostrano poco collaborativi con le Istituzioni; sì…  per quest’ultimi ho letto come la maggior parte userebbero su di essi la tortura dell’annegamento simulato, conosciuta come  “waterboarding“, affinché si sciogliesse loro la lingua!!!

Poi c’è chi scrive viceversa preferisce di colpirli per come hanno fatto con le loro povere vittime, assestando un paio di colpi all’addome, all’inguine, cui seguirebbe qualche calcio ben assestato in testa, altri ancora hanno proposto la castrazione o l’elettroshock!!!

Comprenderete da quanto sopra come ormai la maggior parte di quei commentatori social (il più delle volte anonimi o celati dietro nickname di fantasia), manifesti con parole dure, l’esaltazione a una giustizia personale che non tiene conto di processi o sentenze, ma che esprime in maniera chiara quel concetto del “far da se“!!!

Questi soggetti, che stanno diventando sempre più numerosi, se pur a parole stanno promuovendo se stessi nell’esser giustizieri, provando così a sostituirsi – quasi fossero stati investiti da una autorità “super partes” – alle forze di polizia, nuovi paladini a difesa dei cittadini che, con una stella di “sceriffo” posta sulla giacca, inizieranno quella necessaria “pulizia”!!!

In quale modo???, Semplice… conficcando a quei soggetti ritenuti “colpevoli” una pallottola in testa, per poi buttare i loro corpi “inutili” nella prima discarica!!!

Ovviamente nessuno di noi vuole che quanto sopra accada, ma osservando l’incremento di repulsione che sta accadendo e se il sistema giudiziario e detentivo continuerà a mostrarsi ancora così debole e ahimè corrotto, ritengo non ci vorrà molto per scoprire come in molti passeranno dalle parole ai fatti e allora sì che saranno guai per tutti!!!

Come funzionano le truffe legate al trading online e che possibilità si ha di recuperare il proprio credito???

Concludo questa serie di post sul trading online, riportando le tecniche utilizzate solitamente da quei possibili truffatori da cui dovere stare lontani:

L’adescamento: c’è generalmente una prima fase di adescamento della vittima, che avviene mediante pubblicità on line o attraverso contatti telefonici. Fin da principio gli operatori ti prometteranno miracoli finanziari a fronte di un piccolo investimento iniziale. L’importo richiesto generalmente si aggira attorno ai 250,00 euro da versare mediante bonifico bancario o carta di credito. La vittima ha il sospetto che possa trattarsi di una truffa, ma si lascia convincere dall’idea che nella peggiore delle ipotesi perderà giusto quel poco che ha investito
Il superamento della diffidenza: quasi con sorpresa, la vittima avrà idea di trovarsi innanzi ad operatori seri e corretti. Dopo il versamento iniziale, infatti, vedrà effettivamente che sul sito avrà un’area utente riservata, da cui risulterà il credito iniziale versato, generalmente accompagnato da un ulteriore credito bonus gentilmente offerta dalla piattaforma.
Il miracolo che si avvera: quando la macchina inizierà a funzionare i (finti) consulenti finanziari con maestria guideranno la vittima (che generalmente di mercati finanzia sa poco o nulla) a compiere le prime operazioni di mercato con la piccola liquidità messa a disposizione. A distanza di pochi giorni il miracolo finanziario inizialmente promesso e preannunciato si avvererà: tra operazioni di acquisto e operazioni di vendita, dietro gli abili consigli dei consulenti, la vittima vedrà che il proprio capitale si sarà raddoppiato o triplicato, con profitti dal 100% al 200%.
Il pentimento: vinta la diffidenza iniziale e scoperte le potenzialità della piattaforma, la vittima si pentirà di non aver puntato fin da subito una somma di danaro più consistente, da poter far raddoppiare o triplicare. Il passaggio naturale immediatamente successivo sarà, quindi, quello di incrementare i propri investimenti. Le cifre versate iniziano, quindi, a farsi via via più elevate, secondo la disponibilità di ciascuno. C’è chi decide di investire migliaia o decine di migliaia di euro, anche prelevando dai risparmi di una vita.
La ricchezza (virtuale) e le spese (reali): la ricchezza, tuttavia, comporta anche delle spese. Con questo ragionamento il consulente inviterà la vittima ad effettuare ulteriori esborsi per poter successivamente incassare il proprio danaro. Si arriva a questa fase, quanto l’operatore della piattaforma avrà compreso che la vittima non ha materialmente più nulla da poter dare. L’aneddotica per giustificare le ulteriori richieste di pagamento potrà essere piuttosto varia e fantasiosa: ci saranno tasse da pagare anticipatamente (non si sa bene in favore di quale paese estero), poi sarà il turno di commissioni bancarie per autorizzare il trasferimento del danaro, poi ancora il compenso per la piattaforma, e così fino a quando la vittima non avrà esaurito completamente ogni propria risorsa. La leva psicologica anche in questa fase gioca un ruolo fondamentale: la vittima si rende conto che probabilmente non rivedrà più il proprio danaro, ma ha investito talmente tanto da non avere null’altro da perdere e versare le ultime migliaia di euro è l’ultima speranza per salvarsi dalla bancarotta. Così si continua a pagare, a pagare e a pagare ancora.
Il tragico epilogo: le richieste di pagamento diventeranno incessanti fino ad essere materialmente insostenibili e la vittima si rassegnerà generalmente a non poter rientrare in possesso del proprio danaro, proprio per l’impossibilità di versarne altro, per pagare le spese. Alla fine il conto verrà probabilmente chiuso e non resterà più alcuna traccia né del capitale investito né dei rendimenti miracolosi ottenuti con le operazioni finanziarie.
Per cui, se sei stato truffato da una finta piattaforma di trading on line o se hai utilizzato uno strumento di pagamento tracciabile, allora potresti essere ancora in tempo per recuperare il tuo denaro.
Mi permetto quindi di consigliarvi questo sito posto a difesa dei consumatori, in particolare di chi è stato truffato da piattaforme di trading online: https://www.difesaconsumatori.com/truffato-dal-trading-on-line/?gad_source=1&gclid=CjwKCAiAtt2tBhBDEiwALZuhALGSLmalFATx0Lk8KZ-whZ9CnhSYdAUXKlhZ1KKCEauGTg06Ec1i2hoChFMQAvD_BwE

Anno 2024: ecco cosa prevedo!!!

Non c’è bisogno di disturbare “Nostradamus” per prevedere quanto potrebbe accadere in questo anno 2024…

Innanzitutto di una cosa sono certo, i conflitti mondiali in corso non si fermeranno, se pur prevedo verso la fine di Dicembre un possibile accordo di pace tra Russia e Ucraina.
Viceversa, per quanto riguarda il conflitto in corso tra Israele e Hamas, penso che quest’ultimo proseguirà senza alcuna indecisione da parte di entrambi, anzi prevedo l’apertura di nuovi fronti di guerra, in particolare nello Yemen, Iran, Libano e Siria…
Prevedo altresì nuove azioni intimidatorie della Corea del Nord nei confronti della “sorella” Corea del Sud ed ahimè anche in prossimità del Giappone…
La Cina viceversa proverà a condizionare le politiche di Taiwan, in particolare se le votazioni di questi giorni dovessero portare ad un leader indipendentista…
Altri paesi nel mondo saranno a rischio guerra civile, mi riferisco ad alcuni paesi africani come Nigeria, Congo, Etiopia, Somalia, Burkina Faso, Sudan dove all’altissimo tasso di povertà devono subire le condotte quotidiane di bande armate fondamentaliste, che hanno provocato finora migliaia di vittime tra uomini, donne e bambini.  
Vi è poi da considerare quanto sta accadendo in America latina e sud America, dove le piazze di Ecuador, Cile, Honduras, Nicaragua, Messico, Argentina e Bolivia si sono in queste anni infiammate, che potrebbero condurre improvvisamente a nuovi colpi di stato!!!
Ed ancora, alcuni noti gruppi terroristici obbligheranno quei ricchi paesi arabi a incentivare finanziariamente e militarmente quella loro lotta, nella cosiddetta “rivolta totale” che dovrebbe – secondo il loro programma – portare alla sollevazione di tutto il mondo arabo, prima contro Israele e successivamente nei confronti dell’occidente; d’altronde, se quelle loro richieste non venissero attuate, prevedo nuovi attentati che potrebbero devastare alcune di quelle ricche città degli emirati arabi, risaltate ultimamente per quei loro hotel lussuosi in altissimi grattacieli, centri commerciali, centri sportivi, etc… 
A causa di quanto sopra ci si deve aspettare aumenti esponenziali nei prezzi, in particolare in quelli del greggio e del gas che subiranno rincari esorbitanti i quali determineranno aumenti nei costi di energia ed il relativo crollo delle borse…
Anche i prodotti agricoli e quindi il consumo di alimenti, subirà notevoli aumenti e a causa di ciò, saranno molti i paesi nel mondo a subire ancor più la fame… , 
Per quanto riguarda alcuni uomini protagonisti tra i più influenti nel mondo, mi dispiace dirlo, ma prevedo che per Papa Francesco sia l’ultimo anno, come eguale contesto vedo per il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden; a rischio anche se nessuno ne parla, vedo il leader della Corea del nord, Kim Jong-un…
Volgendo quindi lo nostro sguardo verso possibili disastri ambientali, beh… prevedo ahimè un terremoto di grado superiore al 7° della scala Ritcher, tra i mesi di marzo/aprile in Malesia, a maggio/giugno in Indonesia ed a ottobre/novembre nelle Filippine; a rischio di un grande terremoto le isole del Giappone e lo Stato della California. 
Inoltre, a causa di una eruzione vulcanica nell’arcipelago delle Hawai, uno importante “tzunami” causerà gravi problemi e danni a navi e imbarcazioni nel pacifico; analoga circostanza colpirà lo stato dell’Islanda, che provocherà ripercussioni in tutto il nord della Scozia e della Norvegia.
Anche il Canada a causa del cambiamento climatico subirà alcune conseguenze: dalla Groenlandia prevedo il distacco di un iceberg che potrebbe andare ad impattare nelle coste di Terranova/Labrador…
  
Ed ancora, una nuova pandemia – meno virulenta rispetto al Covid” – colpirà alcuni Stati del terzo mondo e saranno quest’ultimi a subire le maggiori vittime, anche a causa di nuove carestie…
Per quanto concerne il clima – a causa dell’aumento della temperatura – il pianeta diverrà ancor più arido, mentre all’opposto in altri territori vi saranno grandi inondazioni, ma non solo, il leggero aumento del livello del mare, determinerà gravi problemi a molte città prospicienti il mare…
Ovviamente in cuor mio, vorrei che nulla di queste mie previsioni si verificasse, sì perché a differenza di quanto scritto vorrei vivere in un mondo unito in cui non esistono le disuguaglianze nel mondo, un posto quindi più equo in grado di eliminare il ritardo che intercorre tra il momento in cui un’innovazione arriva nei paesi ricchi e quello in cui raggiunge i paesi poveri, mi riferisco in particolare ai farmaci, il cui sviluppo richiede enormi investimenti. 
Auspico difatti che l’Ai (intelligenza artificiale) possa aiutarci a risolvere questi processi, aprendo le porte alle ricerche di cure per tutte quelle malattie che colpiscono le zone meno abbienti del nostro pianeta.
Ed infine, il problema del clima: non dobbiamo aspettarci che la terra reagisca alle nostre azioni negative, bisogna entrare quindi in una nuova era “verde””, in cui si pensi a piantare nuovi alberi, salvaguardare le foreste, proteggere gli oceani, migliorare l’efficienza energetica, optare per mezzi di trasporto sostenibili, ridurre l’uso della plastica, smaltire correttamente i rifiuti, seguire le tre “R” (ricicla, riutilizza e riduci), investire in fonti di energia rinnovabile, passare dagli allevamenti intensivi per la produzione di carne, uova e latticini a una maggiore alimentazione vegetale, ed infine, adottare accorgimenti “eco-friendly“, in particolare in quelle abitudini che incidono nei consumi. 

Per concludere, so bene che la saggezza consiste non solo nel vedere ciò che ci sta davanti al naso, ma anche nel prevedere ciò che potrebbe accaderci, ma come diceva Confucio: “Studia il passato, se vuoi prevedere il futuro”!!! Ed è proprio ciò che provo a fare…

Addio 2023: ben venga il 2024!!!

Non è stato un anno felice quello appena trascorso, non parlo personalmente, ma per quanto ho dovuto assistere…

Ho deciso allora di ricordare cosa non sia andato bene e ahimè sono troppe le circostanze che dovrò riportare…

Partendo dall’ultimo periodo, dal 7 ottobre 2023 l’organizzazione estremista palestinese Hamas ha deciso di attaccare Israele, uccidendo e prendendo in ostaggio centinaia di civili; come sappiamo ciò ha scatenato l’offensiva militare ancora in corso da parte di Israele che ha portato alla totale distruzione della striscia di Gaza, con oltre 20.000 morti e milioni di palestinesi espulsi dal territorio…

Poco prima, precisamente il 19 settembre 2023, lo Stato dell’Azerbaigian ha dato il via ad un’operazione militare contro il Nagorno-Karabakh, lo stato separatista situato in territorio azero, ma abitato per la maggior parte da persone di etnia armena; un conflitto di cui poco si è parlato nei media e che si è concluso con un bilancio di circa 30mila morti…

Ricordiamo le migliaia di profughi che stanno scappando dai paesi africani, molti dei quali attualmente coinvolti in guerre civili, difatti il 30 agosto in Gabon i militari hanno estromesso il presidente rieletto, Ali Bongo Ondimba, il 31 luglio in Sierra Leone la polizia ha arrestato un gruppo di alti ufficiali dell’esercito che stavano per rovesciare il presidente Maada Bio e il 27 luglio un gruppo di militari hanno preso il potere in Niger…
 
Vanno altresì richiamati alla memoria tutti i profughi dell’Ucraina, un territorio dove si sta ancora combattendo una guerra e che ha segnato un evento particolare, la morte del capo del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin; a quanto sopra si sommano gli esuli asiatici, ma non solo, anche quelli del centro e sud America, molti dei quali, durante quei viaggi della speranza, hanno perso la vita…
Non dimentichiamoci del clima, del riscaldamento globale, della deforestazione in Brasile, dell’iceberg più grande del mondo distaccatosi dall’Antartide, ed ancora, lo sversamento nell’oceano Pacifico di un milione di tonnellate di acqua contaminata da materiale radioattivo contenute nella centrale nucleare di Fukushima e gli incendi che nel periodo estivo hanno provocato migliaia di incendi giganteschi, gli stessi che hanno bruciato milioni di ettari e il decesso di migliaia di civili.
Il 2023 è stato anche un anno segnato da diverse catastrofi naturali, in particolare il 6 febbraio un terremoto di magnitudo 7.8 registrato in Turchia e in Siria ha provocato oltre 50mila vittime!!!
Abbiamo osservato come anche da noi si sia pagato il prezzo del cambiamento climatico con alluvioni, siccità, roghi, etc…
Ed infine, un pensiero particolare su quanto accaduto in questo nostro “civile” Paese, che ha contato nel 2023 ben 103 donne uccise; una serie costante di omicidi di donne da parte di partner, familiari, ma anche di persona conosciute e/o sconosciuta, tutti omicidi legati a un contesto con motivazione di genere…
A proposito di donne, il 2023 è stato anche un anno segnato dalle proteste delle donne in Iran, un Paese che punisce chi non indossa il velo e che non permette loro di accedere al proprio posto di lavoro, come a scuola o in ospedale. Una protesta che nonostante i pericoli e le restrizioni non si è mai assopita e continua a destabilizzare il regime, in particolare grazie alla sfida delle giovani generazioni, ragazzi e ragazze che chiedono a gran voce la piena libertà per tutte le donne iraniane, molte delle quali ancora barbaramente uccise…
Da quanto sopra avrete compreso come il 2023 non sia stato in fondo un anno di cui andare fieri, ben venga quindi questo 2024; auspico quindi che questo nuovo anno possa essere qualcosa di diverso e soprattutto migliore, già… quantomeno di cui andare fieri.
Concludo prendendo spunto da una frase che ho letto in queste ore sul web da parte di Greta Volpi: “E’ difficile non lasciarsi prendere dallo sconforto e pensare di essere troppo piccoli per cambiare un mondo così complesso. Nonostante questo, però, dobbiamo ricordarci che non siamo soli e soprattutto che non siamo solo individui, ma siamo una comunità ed è proprio la collettività che può portare un potente cambiamento. Io auguro a tutte e tutti di sentirsi parte di qualcosa di grande, come degli ingranaggi fondamentali di un sistema che porterà a migliorare il mondo, di aprire il proprio cuore alla consapevolezza e al dialogo, alla curiosità e alla profondità, rallentando un po’ i ritmi frenetici delle nostre vite e riconnettendosi a sé stessi, agli altri e alla natura.”

Per cui, Buon 2024 a tutti…