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La mafia Imprenditoriale: Radici profonde, rami ovunque…

È evidente a tutti noi siciliani che gli insediamenti imprenditorial-mafiosi siano decisamente più radicati nella nostra regione rispetto al Nord Italia, non a caso, in Sicilia si contano circa 240 cosche con oltre 7.000 affiliati!!!

Per comprendere meglio l’impatto di questa presenza, basta confrontare questi numeri con quelli della ‘ndrangheta calabrese, oggi considerata la mafia più pericolosa: quest’ultima conta “solo” 160 cosche e circa 5.500 affiliati. 

È chiaro, dunque, quanto Cosa Nostra incida negativamente sul nostro territorio!!!

Va detto, però, che queste associazioni non si limitano a operare nei loro territori d’origine, al contrario, estendono le proprie attività criminali al Centro e al Nord Italia, stabilendo veri e propri “uffici di rappresentanza“. 

Queste, pur mascherati da realtà imprenditoriali legali sotto il profilo giuridico e amministrativo, spesso si trasformano in filiali operative, funzionali a riciclare il denaro proveniente dalla casa madre. In tal modo, riescono a far prosperare il loro business, incrementando a dismisura i profitti.

Non c’è settore dell’economia o della vita civile che sia immune da questa aggressività criminale, inoltre, la prassi consolidata delle imprese a partecipazione mafiosa ha portato molti imprenditori, un tempo onesti, ad adattarsi a queste dinamiche.

Pensare, però, che queste nuove formazioni mafiose siano semplicemente soggetti imprenditoriali è fuorviante. 

Un simile approccio rischia di ridurre la mafia a un insieme di comportamenti isolati, quando in realtà essa opera come una struttura ben definita e radicata, con modalità specifiche e una strategia chiara.

La responsabilità di questa situazione, così come del debole contrasto a essa, risiede principalmente nella mancata comprensione della fenomenologia mafiosa nella sua complessità. 

La politica, spesso, preferisce soprassedere per meri interessi personali, perpetuando un sistema basato sul “do ut des” e questo atteggiamento fa sì che molti scelgano di chiudere un occhio, partecipando indirettamente al sistema, piuttosto che impegnarsi nel contrasto alla mafia.

Riflessioni e perplessità sulle parole di Papa Francesco.

Forse è tempo che il Papa consideri il ritiro, come già fatto dal suo predecessore Ratzinger, anche se per ragioni diverse, probabilmente legate a circostanze poco chiare accadute durante il suo pontificato.

Già… ho l’impressione che ogni volta che Papa Francesco venga intervistato senza l’ausilio di note preparate, tenda a lasciarsi andare a dichiarazioni che sorprendono o lasciano interdetti molti di noi.

Credo che queste sue affermazioni siano influenzate da una condizione psico-fisica in declino, comune a molti della sua età, che lo porta ad esprimere il proprio pensiero in modo eccessivamente aperto. Questo si manifesta particolarmente in commenti fortemente critici e talvolta troppo schierati.

Un aspetto cruciale è che le sue parole non rappresentano il pensiero di un comune cittadino, bensì quello della massima autorità religiosa cristiana, con una responsabilità verso oltre 2,3 miliardi di fedeli. Ogni dichiarazione dovrebbe essere ponderata con estrema attenzione, per evitare interpretazioni gravi e conseguenze irreversibili.

Un esempio significativo è rappresentato dalle sue recenti dichiarazioni durante un incontro con un accademico iraniano. Sebbene siano state in seguito chiarite come riferite alle politiche del premier israeliano Netanyahu e non agli ebrei o allo Stato di Israele in generale, le sue parole hanno suscitato ampie critiche. Questo ha portato a contestazioni per il modo in cui ha affrontato il tema del massacro a Gaza.

Se è vero che il Papa ha diritto di esprimere il suo pensiero, non può farlo in modo da coinvolgere l’intera comunità cristiana. Criticare apertamente il mondo ebraico, Israele o il premier Netanyahu per presunti comportamenti criminali legati all’alto numero di vittime civili a Gaza è una scelta inopportuna. Non è compito del Papa assumere il ruolo di giudice del Tribunale del diritto internazionale.

Non è la prima volta che Francesco prende posizione sulla guerra tra Israele e Hamas, iniziata dopo il terribile attentato terroristico del 7 ottobre 2023. Le sue dichiarazioni, come l’invito a valutare se quanto accade nella Striscia possa essere definito “genocidio”, hanno scatenato reazioni dure, tra cui quelle dell’ambasciata israeliana presso la Santa Sede. La posizione ufficiale del Vaticano, ribadita dal segretario di Stato cardinale Pietro Parolin, è stata di condanna dell’antisemitismo, ma il dibattito resta acceso.

Poco prima di Natale, il Papa ha sottolineato la crudeltà dei bombardamenti che colpiscono anche i bambini, definendo tali azioni non guerra ma barbarie. Tuttavia, il suo incontro con l’accademico iraniano Abolhassan Navab, presidente dell’Università delle religioni, ha fornito ulteriori spunti polemici. Navab ha elogiato Francesco per il suo coraggio nel difendere il popolo palestinese e il Papa avrebbe risposto ribadendo l’assenza di problemi con il popolo ebraico, ma criticando duramente Netanyahu per il mancato rispetto delle leggi internazionali e soprattutto dei diritti umani.

Queste parole, per quanto possano riflettere un’opinione personale, sono problematiche nel contesto del ruolo che il Papa riveste e il loro peso è amplificato dalla posizione che occupa e dalle implicazioni che ogni sua dichiarazione può avere sulla scena internazionale.

Il post continua…

Il triangolo oscuro: intrecci tra criminalità, politica e istituzioni

La situazione attuale, analizzata attraverso il prisma delle relazioni tra criminalità organizzata, politica e istituzioni, presenta due scenari distinti ma profondamente intrecciati.

Il primo scenario mette in evidenza una frattura interna alla criminalità organizzata stessa. 

Già… da un lato, vi sono i capi detenuti, figure storiche che dal carcere cercano di mantenere la loro influenza attraverso strategie orientate a ottenere benefici legali, come sconti di pena e allentamenti delle rigide misure detentive. Il loro obiettivo non è soltanto personale: garantire il controllo delle proprie cosche e preservare il potere anche dall’interno del carcere rappresenta una forma di continuità del dominio. 

Dall’altro lato, vi è una nuova generazione, attiva sul territorio, che considera i detenuti come un ostacolo al consolidamento degli affari, specie in seguito ai danni reputazionali e operativi causati da azioni eclatanti del passato. Questa nuova leadership sembra preferire un approccio più silenzioso e meno esposto, concentrato sulla gestione economica e sulle alleanze strategiche. Non è escluso che questa frattura sia stata acuita da calcoli interni che hanno portato a tradimenti mirati per eliminare le figure ritenute scomode.

Il secondo scenario riguarda il rapporto tra la criminalità organizzata e alcuni settori delle istituzioni. 

Qui emergono tensioni legate a promesse politiche non mantenute, che avrebbero alimentato malumori tra i boss incarcerati. Tra queste promesse figurano questioni come l’abolizione di regimi detentivi particolarmente duri, la revisione di processi penali e modifiche legislative favorevoli. Le dichiarazioni di alcuni esponenti del crimine organizzato sembrano denunciare apertamente la percezione di essere stati strumentalizzati da settori della politica, utilizzati come merce di scambio durante momenti di campagna elettorale e poi abbandonati.

Tali dinamiche come ben sappiamo non sono nuove… 

Già in passato si è rilevato come la criminalità organizzata puntasse a instaurare nuovi equilibri politici ed economici, cercando interlocutori istituzionali che potessero garantire il ripristino di vecchie complicità o la creazione di nuovi legami strategici. La capacità di sfruttare trattative sotterranee con lo Stato, o almeno con alcune sue componenti, emerge come un tratto ricorrente nelle strategie di lungo periodo del crimine organizzato.

Un elemento significativo di questa complessa rete di relazioni è rappresentato dalle testimonianze di alcuni collaboratori di giustizia, il cui contenuto, spesso custodito con estrema segretezza, ha rivelato dettagli inquietanti sulle modalità di interazione tra politica, istituzioni e criminalità. Le implicazioni di tali rivelazioni sono di tale gravità che hanno richiesto, in alcuni casi, interventi ai massimi livelli istituzionali per discuterne la portata e le conseguenze.

Questa complessa trama di rapporti, fatta di alleanze temporanee, tradimenti e calcoli strategici, evidenzia quanto sia profonda e ramificata l’interconnessione tra politica, istituzioni e criminalità organizzata. 

Questa realtà, in cui alcuni esponenti politici e istituzionali scelgono di piegarsi ai voleri della criminalità organizzata per interessi personali, non può che suscitare in me una profonda amarezza. 

Sì… è desolante constatare come chi dovrebbe incarnare l’etica e il senso di giustizia si trasformi in complice di un sistema corrotto, svendendo il bene comune per tornaconto individuale. 

Ogni compromesso, ogni promessa tradita e ogni silenzio complice non fa altro che rafforzare un circolo vizioso che priva la società di fiducia nelle sue istituzioni. 

Già… un completo tradimento non solo della legge ma anche del popolo che quelle istituzioni dovrebbe poter considerare un baluardo contro ogni forma di sopraffazione!!!

La libertà di un Paese passa con il voto!

Purtroppo, nel nostro Paese, e in particolare nella mia regione, la Sicilia (ma potrei dire lo stesso per molte altre…), quel voto è diventato merce di scambio. Sì, principalmente per interessi personali!

Non dico che sia sbagliato esprimere una preferenza, ma quando ciò accade senza alcun senso di responsabilità o come mero atto di scambio, si finisce per tradire l’essenza stessa della democrazia. E allora, a che serve quella “X” nell’urna? A cosa porta, se non all’indifferenza generale verso i partiti, i candidati e, cosa ancora più grave, l’intero sistema Paese?

Si va avanti così, tra apatia e opportunismo, ignorando deliberatamente le conseguenze delle decisioni prese nei palazzi del potere. La politica diventa un campo sterile, dove tutto si riduce a un ciclo perverso: il cittadino baratta il proprio voto per un tornaconto personale, e in cambio alimenta un sistema corrotto che soffoca ogni possibilità di cambiamento.

Le cronache sono piene di scandali, inchieste e amministrazioni sciolte per infiltrazioni mafiose. È un copione tristemente noto: un “patto” elettorale tra candidati e criminalità organizzata, costruito sulla compravendita del consenso.

La criminalità utilizza metodi ormai collaudati: dal pagamento in contanti per ogni voto garantito, allo scambio in natura, come buoni spesa o favori lavorativi. A questo si aggiungono le pressioni esercitate da chi, con il ruolo di datore di lavoro, impone ai propri dipendenti una preferenza elettorale in cambio della promessa di sicurezza occupazionale.

È chiaro che il cosiddetto “voto di scambio” rappresenta un reato grave, codificato come scambio elettorale politico-mafioso, punito con pene dai 4 ai 10 anni di reclusione. Ma quanti candidati temono davvero questa legge? Quanti si preoccupano delle conseguenze? Pochi, pochissimi. Perché, in fondo, sanno di agire in un contesto dove la complicità e l’omertà garantiscono l’impunità.

Ed allora come possiamo invertire questa rotta?

Già… se vogliamo davvero spezzare questo circolo vizioso, servono non solo azioni concrete, ma un profondo cambio di mentalità:

Ad esempio, bisogna ripartire con l’educazione civica e la sensibilizzazione: Le scuole devono tornare a essere il luogo dove si educa al valore del voto come strumento di partecipazione e cambiamento. Solo cittadini consapevoli possono rifiutare le logiche corrotte.

Ed ancora è necessaria più trasparenza e soprattutto un corretto monitoraggio; ad esempio si possono rafforzare i controlli durante le campagne elettorali e garantire la trasparenza nei finanziamenti ai candidati e ai partiti.

Implementare eventuali sistemi di segnalazione anonima sia per chi subisce pressioni, ma anche per chi viene intimidito, affinchè quel voto risulti libero da coercizioni e grazie a questi nuovi meccanismi si riesca a proteggere gli eventuali denuncianti.

Ed ancora, pene più severe e certe, perché non basta che il reato esista soltanto nel codice penale e poi come vediamo spesso nessuno paga!!! E tempo che le pene vengano applicate con rigore, afficnhè la società civile possa esser pronta a chiedere conto ai responsabili.

Ed infine è necessario incentivare la partecipazione attiva!!! La politica non deve essere percepita come un mondo distante o corrotto, ma come uno strumento nelle mani dei cittadini. Favorire una maggiore partecipazione ai processi decisionali, attraverso piattaforme digitali o incontri pubblici, solo così si può far riscoprire il senso di appartenenza.

In definitiva, il voto non è solo un diritto: è un dovere morale verso noi stessi e le generazioni future.

Se continueremo a svenderlo al migliore offerente, tradiremo ogni speranza di riscatto per la nostra terra. Solo con un impegno collettivo e una rinascita della coscienza civile potremo davvero riconquistare quella libertà che oggi appare sempre più compromessa.

GIUSTIZIA ED EQUITÀ: 📢 Per favore, leggi con attenzione questo messaggio importante.

Se condividi questi valori, aiutaci a diffonderlo condividendolo con quante più persone possibile.

La nostra voce unita può fare la differenza per promuovere trasparenza, correttezza e rispetto delle regole per tutti, senza privilegi.

Chiedo a ciascuno di voi di inoltrare questo messaggio a quante più persone possibile, per organizzarci e dare una risposta collettiva al termine di questa iniziativa.

L’obiettivo è quello di: sensibilizzare il Paese e preparare il terreno per una legge di iniziativa popolare.

Ecco i punti principali della proposta:

Retribuzione trasparente e limitata nel tempo: deputati e senatori saranno pagati solo durante il loro mandato.

Pensione equa per tutti: deputati e senatori contribuiranno al sistema previdenziale generale, come tutti i cittadini. Il fondo pensionistico del Parlamento sarà trasferito alla previdenza sociale.

Stop agli aumenti autogestiti: deputati e senatori non potranno votare i propri aumenti di stipendio.

Leggi uguali per tutti: deputati e senatori saranno soggetti alle stesse leggi degli altri cittadini.

Mandati limitati: il Parlamento non sarà più una professione. I parlamentari potranno essere eletti per un massimo di 3 legislature.

Riduzione della politica inutile: tagliare del 30% il numero di politici (consiglieri comunali, provinciali, regionali, deputati e senatori) ed eliminare enti inutili o duplicati.

Meno consulenti, meno sprechi: ridurre del 50% il numero di consulenti negli uffici politici e limitare le loro retribuzioni.

Pensioni di reversibilità eque: i benefici saranno destinati solo al coniuge superstite, come previsto per tutti i cittadini.

Il momento di agire è adesso!

Correggiamo gli abusi e riportiamo l’equità nelle istituzioni.

📢 Diffondi questo messaggio!

Se ogni destinatario lo inoltra a 20 persone, in soli 3 giorni potremo raggiungere una vasta rete di cittadini.

Nota: se non condividi questo messaggio, sentiti libero di ignorarlo. Nessuno ti obbliga. Ma se sei d’accordo, fai la tua parte!

Grazie!

L'assassinio di Piersanti Mattarella: Un mistero lungo 45 anni.

Sono passati ben 45 anni da quel 6 gennaio del 1980, e ancora oggi non si sa con certezza chi sia stato ad assassinare Piersanti Mattarella.

È vero, secondo le ultime indagini, ad agire furono Antonino Madonia, figlio di Francesco e membro di una delle famiglie mafiose più potenti, insieme a Giuseppe Lucchese. Tuttavia, in questi lunghi anni, entrambi, pur condannati e in carcere per decine di omicidi, non hanno mai rivelato nulla.

E allora, si ricorre nuovamente alle testimonianze di decine di pentiti. Ma quanti di loro sono realmente a conoscenza di ciò che accadde quel giorno? E soprattutto, quale movente spinse eventualmente la cupola corleonese ad assassinare il Presidente della Regione? Questo resta un mistero.

D’altronde, occorre ricordare che il giudice Falcone stava esplorando una pista diversa: quella neofascista, con Giuseppe Valerio Fioravanti e Gilberto Cavallini, due esponenti dei Nar poi assolti.

Io stesso ho sempre nutrito qualche dubbio su questo assassinio. Perché colpire un uomo della Democrazia Cristiana, il cui padre era stato un importante esponente politico, tanto da essere stato cinque volte ministro tra gli anni Cinquanta e Sessanta? Perché la mafia, che in seguito è emerso essere legata a doppio filo proprio con il Partito Democristiano, avrebbe deciso di uccidere Piersanti Mattarella? Parliamo di un partito i cui uomini, come i fratelli Salvo o Vito Ciancimino — già assessore e poi sindaco di Palermo — avevano stretti rapporti con Cosa Nostra. E non dimentichiamo Giulio Andreotti, che secondo Tommaso Buscetta, il pentito le cui rivelazioni avevano mandato in carcere numerosi mafiosi, rappresentava il punto di connessione tra mafia e politica.

Ora, dopo quasi mezzo secolo, si cerca di realizzare un identikit per dare un volto a uno dei due assassini. Si parla dell’“uomo dagli occhi di ghiaccio”, riconosciuto come il sicario che sparò al Presidente Mattarella.

Non so… vedo più ombre che luci in questa vicenda. Ma in fondo, siamo in un Paese dove la verità spesso viene ostacolata. E questo accade anche perché, nel cercarla, si rischia di svelare realtà scomode. Troppe volte, invece di fare luce, si è tentato di insabbiare azioni e comportamenti ignobili compiuti da uomini dello Stato, corrotti e asserviti ai poteri della mafia e della massoneria.

Non ci resta che esprimere il nostro cordoglio e commemorare quel giorno terribile, con la speranza di non dover più vivere anni bui come quelli che hanno costretto il nostro Paese a soccombere a una schiera di delinquenti.
Questo è accaduto solo perché non si è avuto il coraggio di combattere quando si doveva!!!

Cosa sta accadendo in Siria e quanto sincere sono le dichiarazioni del suo leader?

Mentre gran parte del mondo sembra entusiasta per l’attuale governo siriano, io nutro forti dubbi riguardo alla sincerità delle dichiarazioni del leader Ahmad al-Shara, precedentemente noto come Abu Mohammed al-Jolani. 

Non posso fare a meno di pensare che dietro le sue belle parole si celi l’intenzione di ripristinare un modello di governo simile a quello dell’Afghanistan sotto i “Talebani”.

A differenza di Papa Francesco, che si è mostrato ottimista nel recepire i segnali di apertura verso la comunità cristiana, io sono convinto che le azioni intraprese siano semplicemente una facciata per guadagnare tempo e rinforzarsi militarmente, riprendendo poi atteggiamenti che hanno già caratterizzato il passato di questo leader.

L’obiettivo non dovrebbe limitarsi a evitare conflitti militari o ideologici, ma a promuovere un concetto di democrazia più inclusivo e rispettoso… 

Certo, non possiamo aspettarci un modello ideale nell’immediato, ma almeno un sistema simile a quello della Turchia, che consenta alle donne di vivere con dignità e senza coercizioni, rappresenterebbe un progresso rispetto alla realtà attuale. 

Tuttavia, la mia sensazione è che il nuovo governo stia solo cercando di stabilire le condizioni minime per la sopravvivenza, sfruttando gli aiuti internazionali.

Difatti, questa prospettiva si riflette nelle recenti dichiarazioni del ministro degli Esteri siriano, Asaad Hassan al-Shaibani; durante una visita in Qatar, ha chiesto agli Stati Uniti di revocare le sanzioni, definendole un ostacolo alla ripresa del Paese devastato dalla guerra. Secondo al-Shaibani, “le sanzioni rappresentano una barriera per il popolo siriano, impedendo lo sviluppo e la creazione di partnership con altri Paesi”. Ha ribadito che l’appello a eliminare queste misure non è più legato al regime di Bashar al-Assad, ma è ormai una necessità per la popolazione civile.

Anche il primo ministro del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, ha riaffermato il sostegno del suo Paese all’unità, alla sovranità e all’indipendenza della Siria. Ed è in questo contesto che i ministri degli Esteri di Francia e Germania hanno incontrato al-Shara a Damasco. Tuttavia l’incontro è stato segnato da polemiche: al-Shara ha stretto la mano al ministro francese, ma ha salutato la collega tedesca, Annalena Baerbock, con un gesto del cuore, citando una rigida interpretazione delle regole del Corano.

Di una cosa sono certo: è fondamentale valutare concretamente l’evoluzione politica di questa dirigenza e verificare se alle promesse seguiranno azioni concrete. 

Se ciò non accadrà, sarà necessario pensare a soluzioni diverse. La popolazione civile, ancora presente in Siria, ha bisogno di ritrovare non solo unità d’intenti per il bene comune, ma soprattutto una serenità che manca da oltre mezzo secolo.

La corruzione: il male invisibile che permea tutto!

La corruzione è percepita come un fenomeno diffusissimo, in particolare nei grandi appalti pubblici, dove sembra essere una presenza storica e radicata. Ma non si ferma lì: investe i concorsi pubblici, la gestione delle carriere, e persino settori essenziali come la sanità e l’istruzione universitaria.

Per molti cittadini, è quasi una necessità: un “male utile” per ottenere servizi o avanzare in ambiti dominati da favoritismi e scorciatoie. Questa percezione non solo alimenta sfiducia e disillusione verso le istituzioni, ma normalizza la corruzione stessa, facendola sembrare inevitabile, un pezzo inscindibile della nostra vita pubblica e privata.

È qui che si nasconde il vero pericolo: accettare la corruzione come parte integrante della società significa rinunciare a combatterla. La consideriamo endemica, quasi genetica, quando in realtà essa prospera grazie all’indifferenza, all’omissione e, a volte, alla complicità.

E mentre il fenomeno cresce, cala la partecipazione attiva dei cittadini. Le piazze si svuotano. Le denunce diminuiscono. Sempre più persone vedono il whistleblowing non come un dovere civico, ma come un rischio personale e professionale. E così il silenzio diventa complice.

Pochi sono i coraggiosi che denunciano, che credono ancora nella giustizia e si impegnano a fare il proprio dovere. E difatti a dimostrazione di quanto detto, dove sono tutti gli altri? Già… ditemi, chi sono questi eroi che tanto parlano ma che poi di fatto sr rendono silenziosi? Sì… chi sono quei cittadini, politici, imprenditori o anche dirigenti e funzionari che alzano la voce contro la corruzione? Fatemi i loro nomi perché io non ne conosco!!!

La verità è amara: questo sistema corrotto fa comodo a troppi. È un male che non solo tolleriamo, ma a cui partecipiamo, attivamente o passivamente, affinché nulla cambi.

Ma possiamo davvero accettarlo? È così che vogliamo vivere, in una società che si arrende al marcio?

È tempo di guardarsi allo specchio e chiedervi se volete continuare ad essere ancora parte del problema o della soluzione. 

Il cambiamento parte da noi, dalla nostra volontà di dire “basta” e di agire, anche con piccoli gesti, per costruire un futuro libero da questa piaga.

Ponte sullo Stretto: un'opera epocale o il preludio di una bancarotta?

Dietro il clamore mediatico e le promesse di sviluppo, ho la sensazione che si nasconda un dubbio inquietante…
Già… quest’opera mastodontica sembra servire più agli interessi di pochi che al bene comune, ma non solo, la sua mancata realizzazione – dovuta a eventuali decisioni del governo – potrebbe celare un secondo fine, sì… ancora più sinistro: proteggere ad esempio un eventuale tracollo societario.

Le inchieste giornalistiche e le denunce politiche hanno finora portato alla luce ombre sempre più inquietanti: procedure poco trasparenti, intrecci tra politica e affari, criminalità organizzata ed ancora, vecchi protagonisti di scandali passati che tornano pericolosamente al centro della scena.

Nel frattempo, i costi lievitano senza controllo, mentre i dati sull’impatto ambientale e sociale vengono sistematicamente “aggiustati” per adattarsi alla narrativa ufficiale.

Ai cittadini, dunque, non resta che assistere, spettatori di un’opera apparentemente inutile, progettata per arricchire pochi a spese di molti.

E allora, la domanda sorge spontanea: non sarà che dietro la facciata di questa infrastruttura epocale si nasconde l’ennesima bancarotta programmata?

Sì, perché non siamo di fronte alla solita strategia per drenare fondi pubblici o coprire errori di gestione e malaffare. Questa volta, la mancata realizzazione del progetto potrebbe diventare un comodo pretesto per giustificare un’eventuale bancarotta pilotata.

E chi pagherà il prezzo di questo disastro? Non i grandi protagonisti di questa vicenda, ma le imprese affidatarie, subappaltatori e fornitori. Una strage economica preparata a tavolino, un “delitto” che rischia di trascinare nel baratro interi settori produttivi.

Ecco perché è fondamentale aprire gli occhi e riflettere. 

E quindi a chi oggi si fida ciecamente delle promesse dei ministri, a chi si dice orgoglioso di far parte di questo progetto, è necessario chiedere: siete certi che dietro questa grande opera non si celi una decisione già presa nelle stanze del potere? Una decisione che non mira al bene comune, ma che potrebbe trasformarsi nel più grande buco finanziario della storia recente, capace di spingere il Paese verso una recessione devastante.

Perché, diciamolo chiaramente: il futuro dello Stretto è stato già deciso: e non prevede la costruzione di un ponte!!!

Politica e Dinastie: Spezzare le catene del nepotismo per un futuro di merito.

La politica, quando funziona come dovrebbe, è uno strumento potente per il bene comune.

Tuttavia, è doloroso constatare come troppo spesso essa diventi un terreno fertile per generazioni intere, ciascuna di esse sterile e incompetente.

Parlo di padri, fratelli, figli… sì, intere dinastie che prosperano grazie alla politica, ma che non hanno mai apportato alcun contributo concreto al progresso del Paese!

Questi individui inadeguati non conoscono il merito, non sanno cosa significhi conquistare un risultato con fatica e sacrificio. Hanno sempre vissuto in maniera agiata, beneficiando di privilegi che derivano non tanto dalle loro capacità, quanto dalla loro appartenenza.

Sono il prodotto di un sistema che ha da sempre premiato circostanze come connivenze, raccomandazioni, favoritismi, compromessi… Mi riferisco a tutti quei legami con enti pubblici, associazioni, ordini, fondazioni, logge, e mai a quelle competenze indispensabili. Così, noi cittadini paghiamo il prezzo delle loro carenze.

Alcuni di loro hanno approfittato di gravi circostanze: per esempio, molti hanno fatto carriera grazie alla morte di un familiare per mano della mafia o della criminalità organizzata (la stessa che, grazie allo scambio di voti, ha poi permesso ai loro discendenti di rimanere al potere). Un cinico sfruttamento del dolore e del sacrificio che rende la situazione ancora più amara.

E mentre loro godono di stipendi, vantaggi e potere, la collettività affronta sfide sempre più dure: un sistema sanitario in crisi, un’istruzione trascurata, infrastrutture che crollano, e opportunità per i giovani che si riducono drasticamente.

La verità è che queste generazioni non solo non costruiscono, ma sottraggono risorse preziose che potrebbero migliorare la vita di tutti noi.

È giunto il momento di rifiutare la politica come rendita di posizione, un comodo rifugio per chi non è in grado di contribuire realmente.

È tempo di scendere in piazza, anche per chi, attualmente sovvenzionato da quel sistema che attraverso le briciole ha comprato il loro immobilismo, ha il dovere di alzarsi!

Dobbiamo chiedere responsabilità, trasparenza e merito. Solo così possiamo sperare in un futuro in cui chi governa lo faccia per il bene di tutti, e non solo per il proprio tornaconto.

È tempo di spezzare queste catene di favoritismi e inefficienze, prendere esempio da Paesi più democratici, e pretendere il cambiamento necessario. Il futuro non può più essere affidato a chi si aggrappa al passato, senza offrire nulla di nuovo!

Hassad è scappato ma la tragedia siriana resta inalterata con oltre 50.000 sfollati ed una crisi umanitaria inasprita dai conflitti.

In Siria, con la fuga in Russia del presidente Bashar al-Assad, i combattimenti sono finalmente terminati, anche se l’ondata di sofferenza umana non si è ancira arrestata.

Infatti secondo l’ONU, sono oltre 50.000 le persone che erano state costrette ad abbandonare le proprie case e che adesso, in queste ore, stanno provando a rientrare…

Difatti va ricordato come prima della fuga del suo leader, le forze governative siriane, supportate dalla Russia, stavano ancora conducendo raid contro i ribelli filo-turchi, gli stessi che ora stanno per prendere il potere…

Dall’altro canto i raid israeliani e gli scontri tra gruppi rivali filo-turchi e filo-iraniani avevano non poco complicano uno scenario di per se frammentato e drammatico.

Questa ulteriore escalation ha portato peraltro ad una crisi umanitaria gravissima!!! 

Migliaia di famiglie, tra cui donne e bambini, sono senza cibo, medicine e rifugi sicuri. Gli stessi sfollati vivono in condizioni estreme: molti sono ammassati in campi improvvisati, privi di servizi essenziali o ancora intrappolati in zone di conflitto attivo e con il giungere dell’inverno e quindi del freddo aumentano esponenzialmente le sofferenze di chi ha già perso tutto.

Zone come Hama, Aleppo e la valle dell’Eufrate, già devastate dalla guerra, continuano ancora oggi ad essere bersaglio di bombardamenti, accentuando il dolore e il senso di abbandono di una popolazione già martoriata.

La Siria si sa… è un mosaico di interessi regionali e internazionali. La presenza infatti della Russia (e aggiungerei anche degli Stati Uniti) riflette la volontà di entrambe le potenze di mantenere un’influenza strategica nella regione, un elemento che rischia di acuire le tensioni globali tra Mosca e Washington. 

A ciò si aggiungono gli attacchi israeliani contro le infrastrutture legate all’Iran, alimentando il timore che il conflitto siriano possa ancora trasformarsi in un campo di battaglia per uno scontro più ampio tra i due Paesi…

Ripeto… la crisi siriana è soprattutto un dramma umano prima di essere una sfida geopolitica di portata globale!!!

Gli sfollamenti di massa richiedono ora una risposta umanitaria immediata e incisiva e non bastano i soli aiuti internazionali. 

Serve un impegno politico internazionale preciso per far ripartire uno Stato distrutto che, come abbiamo visto in questi lunghi anni, si alimenta principalmente di interessi stranieri, mentre è tempo che si restituisca a quel suo popolo una nuova e soprattutto definitiva, speranza di democrazia!!!

Ma basta!!! Ogni giorno leggiamo di truffe alla Stato, fatture false, evasione Iva!!! Già… ma cosa si può fare per cambiare questo indegno trend?

Sappiamo bene che per cambiare il trend dell’evasione fiscale e delle truffe in questo Paese è necessaria una combinazione di misure che agiscano sia sull’aspetto preventivo che su quello punitivo…

Difatti, la questione delle truffe fiscali in Italia è un problema complesso e ben radicato che richiede ahimè approcci sistemici e innovativi. 

Le misure punitive come arresti, sequestri e confische sono sì necessari, ma, come osserviamo abitualmente, non sembrano essere sufficienti a risolvere il problema.

Già… per ottenere un sistema fiscale più inviolabile e stringente, si dovrebbero adottare tutta una serie di accorgimenti utili tra cui alcune riforme. 

Ad esempio… si potrebbe iniziare con una semplificazione Fiscale!!!

Mi riferisco innanzitutto ad una riduzione della burocrazia; le procedure fiscali complicate incoraggiano il più delle volte all’evasione e/o alla manipolazione dei conti, viceversa, un sistema fiscale più semplice e trasparente potrebbe di gran lunga ridurre le possibilità di frodi.

Tuttavia, è necessaria una riforma delle Aliquote: rendere il sistema più chiaro potrebbe ridurre l’incentivo all’evasione. 

Molte imprese e soprattutto tantissimi cittadini sono tentati di evadere a causa di percepite ingiustizie o inefficienze del sistema attuale (circostanze quest’ultime che in taluni casi potrebbero anche risultare esser corrette…).

Si potrebbe altresì procedere con degli incentivi per l’adeguamento volontario; il governo ad esempio potrebbe fornire incentivi (come agevolazioni fiscali, accesso a bandi o altre forme di assistenza) per le aziende e/o per i cittadini che dimostrano essere corretti nei pagamenti.

Buove forme di sgravi fiscali e/o di riduzione delle sanzioni potrebbero aiutare molti contribuenti a dichiararsi spontaneamente irregolari, ritornando così a pagare anche grazie a modalità rateali…

Bisogna migliorare le tecnologie di monitoraggio, perché quelle finora utilizzate si sono dimostrate obsolete!!!

La tecnologia “blockchain” potrebbe essere usata per monitorare le transazioni in modo più efficiente e trasparente; registrare infatti le transazioni su una “blockchain” potrebbe rendere estremamente difficile manipolare e quindi falsificare i dati.

Anche l’uso della intelligenza artificiale può aiutare a identificare schemi anomali e frodi in tempo reale, grazie alla possibilità di poter analizzare grandi quantità di dati in breve tempo…

Ed ancora, sanzioni più severe e proporzionate alla gravità dell’evasione potrebbero (forse… si sà… quando uno è ladro… è ladro…) fungere da deterrente, e quindi pene più alte per grandi evasioni e pene minori per evasioni di bassa entità!!!

Licenziamenti in tronco per chi partecipa in qualità di funzionario pubblico a quei raggiri e divieto di operare con la Pubblica Amministrazione per tutte quelle imprese che risultano essere coinvolte in frodi fiscali, per un  periodo non inferiore ai 5 anni.

Ed infine, c’è bisogno di trasmettere una diversa cultura della legalità: rafforzare la formazione fiscale tra i cittadini coinvolgendo le associaioni di categoria, ma anche le scuole, può servire a sensibilizzare tutti, offrendo un investimento a lungo termine e facendo comprendere così ai giovani, l’importanza del rispetto delle norme tributarie.

Certo so bene che per implementare queste misure ci vuole innanzitutto la convinzione di mutare in maniera concreta questo stato di fatto, perché cambiare richiederebbe non solo uno sforzo politico da parte di chi ci governa,  ma evidenzierebbe in maniera certa, che si vuole compiere – non con chiacchiere ma con i fatti – un importante passo avanti per questo immorale Paese!!!

Pertanto, per invertire il trend dell’evasione fiscale e delle truffe, è necessaria – come ho riportato sopra – una combinazione di misure che agiscano sia sul piano preventivo che su quello punitivo, oltre a promuovere una maggiore consapevolezza e collaborazione tra cittadini e Stato. 

Quest’ultima, come evidenziato nelle recenti elezioni regionali, si è progressivamente indebolita perché la maggior parte dei miei connazionali hanno perso la speranza che qualcosa possa ormai cambiare in modo positivo…

E dire che proprio la speranza dei cittadini è la scintilla che accende il cambiamento: solo uniti, possiamo trasformare lo Stato in ciò che sogniamo!!!

Vien da ridere nel leggere quali misure sono state adottate contro i patrimoni mafiosi!!!

Permettetemi stamani di dare una onoreficenza allo Stato, sì… una medaglia per evidenziare il totale fallimento di una normativa la cui ispirazione doveva condurre ad una azione concreta nei confronti di tutti quei soggetti indiziati di reati di tipo mafioso!!!

Già… diamo questo premio a quei suoi referenti che con le loro azioni hanno creduto di ergersi a “paladini”, mentre nei fatti hanno evidenziato non solo collusioni, ma un incline dedizione nel voler gestire in maniera illegale quel patrimonio confiscato a loro affidato!!! 

Sì… perché una cosa dovevano attuare, assolvere alla loro funzione di mera prevenzione affinchè si potesse ripristinare – attraverso semplici procedimenti legali – quel patrimonio oggetto della misura patrimoniali di sequestro e/o confisca.

Si trattava quindi d’indirizzare verso nuove finalità e quindi diverse destinazioni quelle proprie funzioni, a compensazione del danno risarcitorio che proprio quelle società avevano arrecato di fatto all’economia nazionale, attraverso continue violazioni di mercato e/o di libera concorrenza.

Ed inveve nulla è stato fatto, anzi viceversa quel compito di “ripulitura” (e di totale ripristino della legalità) è stato disatteso, anche se la maggior parte di quei suoi referenti istituzionali sono andati propagandando tutt’altro (sì… attraverso commissioni e soprattutto in parecchi convegni “appositamente” organizzati), perché la verità è che nulla è stato realizzato per limitare quella presenza criminale e ancor meno è stato fatto per bloccare quelle sue influenze nel contesto dell’economia nazionale!!!

Ovviamente a pagarne le conseguenze siamo stati noi cittadini “perbene” – sono esclusi dal sottoscritto coloro che fanno parte di quel sistema “sanguisuga a cui non interessa nulla, in particolare di come vadano le cose nel loro Paese, sì…  a loro interessa soltanto una cosa, giungere a fine mese per fottersi quello stipendio pagato da noi contribuenti (senza mai – a differenza di come diceva Paolo (Borsellino) – chiedersi correttamente quanto nel frattempo l’abbiano meritato…) pur sapendo che è grazie a quella loro negligenza che ahimè noi tutti, subiamo quotidianamente il risultato di quella loro indolenza.

Vedasi difatti l’aumento delle forniture, la qualità dei prodotti e dei servizi, i danni creati all’occupazione in particolare quella giovanile, ed ancora, la mancata sicurezza del territorio con l’aumento sempre più costante della criminalità organizzata, con particolare riguardo alle misure sterili di contrasto poste in campo sia di natura penale, civile ed amministrativa, cui si somma in maniera diffusa quella generale corruzione!!!

Già… i provvedimenti adottati si sono dimostrati sterili o quantomeno poco concreti, tanto che poco o nulla è stato realizzato contro i patrimoni di quei soggetti appartenenti o referenti a quelle organizzazioni mafiose e difatti ad oggi ben il 99% di quelle imprese, a suo tempo confiscate, operano attraverso nuovi espedienti nel mercato legale, già… come nulla fosse, anzi ciascuna di esse negli anni ha di fatto accresciuto esponenzialmente, accrescendo la propria influenza territoriale.

Viene quindi spontaneo chiedersi: sarà stata colpa dell’inadegua capacità dello Stato oppure di quei suoi referenti, non soltanto “infedeli”, ma incompetenti? Oppure le responsabilità vanno ricercate negli strumenti messi a disposizione dell’autorità giudiziaria e quindi delle forze dell’ordine? Si è trattato di inesperienza nel gestire in maniera professionale quell’immenso patrimonio e quindi nel dover affrontare tutti i problemi ad esso connesi, non solo nella fase preventiva della misura patrimoniale di sequestro, ma anche in quella successiva di confisca? Sì… mi riferisco a tutte quelle implicazioni di carattere economico, finanziario ed occupazionale derivanti dalla gestione diretta dello Stato di quei beni produttivi che come abbiamo potuto osservare in questi lunghi anni, hanno esclusivamente accompagnato con la “manina” la maggior parte di quelle società “interdette”alla loro cessazione!!!

Ecco perché non posso far altro che ridere su quanto ahimè accaduto, perché questa vicenda rappresenta solo in parte il completo fallimento dello Stato, ma soprattutto di quei suoi rappresentanti politici, gli stessi che hanno nel tempo preferito astenersi a quella lotta contro la criminalità organizzata, pur di ricevere in cambio da essa non solo i voti per i propri referenti di partito, ma affinchè tutto continui a restare inalterato, già… così comè!!!

Sì… debbo proprio dirlo: meritate proprio una gran bella medaglia!!!

Medioriente: solo chi non possiede un'adeguata competenza, può pensare di risolvere il problema con un banale colloquio!!!

Bisogna conoscere la storia di quel territorio, per poter comprendere perché si è arrivati oggi a questo punto!!!

Innanzitutto bisogna ripartire da una questione e cioè la creazione di una nazione che non esisteva, quantomeno non nel periodo storico che stiamo da poche generazioni vivendo…

Per la popolazione ebraica non esisteva alcuno Stato fino al 14 maggio 1948, quando il primo ministro David Ben Gurion proclamò ufficialmente la nascita dello Stato d’Israele!!!

Era più di duemila anni che quel popolo vagava per il mondo senza che mai alcuna comunità internazionale riconoscesse loro quel promesso territorio, già…  così esaltato in quel noto libro bibblico. 

La stessa circostanza però andrebbe fatta per il popolo palestinese, in quanto anch’essi – per che come abbiamo visto nel corso di questi secoli – sono stati ahimè esposti a continue dominazioni…

Da ciò possiamo comprendere quanto difficile sia per entrambi la costruzione di due Stati, ma non solo, bisogna fare in modo che queste due entità convivano tra loro in modo pacifico, ma nel far ciò ci si dimentica che l’esistenza di uno, mi riferisco allo Stato Israeliano, ha comportato (per l’altro popolo) di essere nel proprio territorio estranei, in quanto improvvisamente inglobati in quella emergente nazione ebraica, se pur, come riportato sopra, in quel preciso periodo non esisteva alcuna entità di nazione che identificasse come Stato il popolo palestinese.

Ovviamente un ignaro osservatore a prima vista potrebbe osservare come il diritto all’esistenza di una, precluda di fatto l’esistenza dell’altra, mentre qualcun’altro potrebbe presumere che solo con la cancellazione di una delle due parti, si potrebbe giungere finalmente a un assetto che riporti ordine e pace. 

Ed è ciò che sta accadendo in quel territorio da oltre mezzo secolo e cioè che non vi è un solo palestinese che vuol riconoscere la presenza d’Israele, in quanto ritiene quella sua presenza edl tutto intrusa!!!

Ecco perché ritengo che non vi sarà alcuna soluzione diplomatica che potrà nell’immediato risolvere questo problema, perché nessuno, né gli israeliani e ancor meno i palestinesi, vogliono convivere rinunciando alla propria identità di nazione autonoma e difatti avrete modo di vedere che, neppure l’eventuale creazione di due Stati limitrofi e indipendenti, porterà in quell’area una pace definitiva o come in molti confidano una possibile collaborazione… 

Non vi è alcuna risoluzione politica a questo dilemma ed una sua alternativa è talmente complessa da realizzarsi che difficilmente, seppur i propositi positivi internazionale posti in campo, si potrà risolvere in maniera celere la questione. 

Sì… mi dispiace dirlo, ma non credo che vi possano essere negoziati internazionali che porteranno ad una pace, anche perché gli interlocutori non sono dei semplici cittadini che provano a trovare una soluzione pacifica, bensì da entrambe le parti sono i militari a comandare, in particolare sono proprio alcune formazioni militari a non avere alcuna intenzione di trovare un accordo in quanto di essi (mi riferisco ad esempio alle milizie di Hamas ed Hezbollah) sono volontariamente lì per combattere e distruggere Israele e fintanto che resterà un solo ebreo in quel territorio, la loro missione di lotta armata andrà avanti, possa anche dover passare un altro secolo!!! 

Perché così è stato sin dal dopoguerra e così sarà per sempre!!!

Certo vorrei (come molti di voi) esprimere parole diverse, auspicare che improvvisamente questo conflitto possa terminare e comprendo quanto sia più agevole fantasticare una soluzione pacifica che continuare ad assistere ad una guerra ingiustificabile…

Ma auspicare che – dopo quanto accaduto a Gaza e nel sud del Libano – si possa ritornare come prima, è non voler ammettere la realtà o far finta – ipocritamente – che si possa arrivare a un disarmo celere in tutta quell’area mediorientale!!!

Difatti, pensare che Israele sospenda il proprio attacco è voler favoleggiare che quei contrari gruppi militari decidano improvvisamente di disarmarsi per giungere a una tregua; tutti sanno che un’eventuale pace “provvisoria” servirebbe esclusivamente a far riarmare le parti in causa, un breve sospensione che porterà nuovamente tra qualche anno ad un nuovo conflitto!!!

Ecco perché preannuncio che questa situazione non porterà a nulla di buono, anzi viceversa penso che entrambi le parti potrebbero restare coinvolti in un conflitto talmente grave che alla fine tutti potrebbero pentirsi di aver solo cominciato, sì… una lotta che si potrebbe concludere ahimè con una preoccupante profezia e cioè la distruzione di entrambi i popoli!!!

Scriveva Geremia: «Ridurrò Gerusalemme un cumulo di rovine, rifugio di sciacalli; le città di Giuda ridurrò alla desolazione, senza abitanti. Chi è tanto saggio da comprendere questo? A chi la bocca del Signore ha parlato perché lo annunzi? Perché il paese è devastato, desolato come un deserto senza passanti?… Come siamo rovinati, come profondamente confusi, poiché dobbiamo abbandonare il paese, lasciare le nostre abitazioni. Udite, dunque, o donne, la parola del Signore; i vostri orecchi accolgano la parola della sua bocca. Insegnate alle vostre figlie il lamento, l’una all’altra un canto di lutto: La morte è entrata per le nostre finestre, si è introdotta nei nostri palazzi, abbattendo i fanciulli nella via e i giovani nelle piazze. I cadaveri degli uomini giacciono – dice il Signore – come letame sui campi, come covoni dietro il mietitore e nessuno li raccoglierà».


Se dovessi scieglere il prossimo Presidente USA??? Tra Trump e la Harris, avrei certamente molti dubbi!!!

Che dire… uno l’abbiamo conosciuto come Presidente degli Usa, l’altra viceversa rappresenta una novità nella politica mondiale…
Ttra l’altro vorrei precisare come la Harris sia stata scelta – visti i tempi ristretti – senza doversi confrontare con i suoi antagononisti di partito.

Certo, la Sig.ra Harris è favorita da un punto di vista sociale, essendo la prima donna che può ambire alla poltrona di Presidente, ma non solo, rappresenta la prima afroamericana/asioamericana a prestare giuramento, ma non solo, è stata la prima donna a diventare procuratrice generale della California!!!

Quindi tutto si può dire di lei tranne che non sia professionalmente preparata, ma se oggi prova a sfidare ufficialmente Donald Trump lo si deve principalmente a causa del  ritiro di Joe Biden e grazie al fatto che il giorno successivo in cui si era assicurata la nomina in pectore, i delegati vinti da Joe Biden nelle primarie popolari avesero dediso di ritirarsi, esprimendo di fatto supporto alla Harris, a differenza dell’unico candidato che poteva (forse) dare un po’ di fastidio, mi riferisco a Tim Walz, problema che però è stato risolto, avendolo ufficialmente candidato alla vicepresidenza.

Quindi della Harris dal punto di vista politico non sappiamo nulla, se non quanto dichiarato durante il dibattito presidenziale contro Donald Trump, ma è in particolar la questione estera che mi lascia alquanto perplesso…

Mi riferisco non solo ai due conflitti Israelo/Palestinese e Russo/Ucraino, ma anche alla situazione che sta per sfociare in Iran a cui va sommata la guerra commerciale con la Cina. 

Sì… entrambi parlando durante la sfida televisiva sono stati un pò vaghi, entrambi difatti hanno ribadito il diritto di Israele a difendersi, ma nessuno dei due ha espresso una possibile soluzione al problema palestinese, come eguale considerazione è stata fatta per l’Ucraina senza fornire mai dettagli su come poter raggiungere la pace con la Russia!!!

Ecco quindi che a poco meno di due mesi dal voto, non sono sicuro su chi tra i due sia da preferire… 

Già… perchè viceversa di Trump sappiamo abbastanza e sicuramente prevedo con egli sarà più facile giungere ad una negoziazione con la Russia, d’altronde va ricordato come egli è rappresenti l’unico presidente in cinquant’anni a non aver iniziato nuove guerre e soprattutto – a differenza di quanti molti nostri giornalisti ripetono in maniera errata – non si è dimostrato debole, già… come il suo predecessore Barak Obama che dopo esser intervenuto in maniera indiretta in Siria, Libia, Iraq e Afghanistan e dopo aver bombardaton Yemen, Somalia e Pakistan, ha lasciato che i poveri cittadini inermi di quei Paesi si ritrovassero ahimè abbandonati, giàsoli a dover affrontare una situazione che si sta dimostrando antidemocratica e soprattutto tirannica!!!

L’uno o l’altra??? Ma avendo visto quanto inconcludenti siano stati in questi cinquant’anni i presidenti degli Usa, uno più o uno meno, non farà certamente la differenza!!!

Cambio di guardia al Comando provinciale dei carabinieri di Messina.

Sembra da alcuni mesi che qualcosa di positivo stia sopravenendo in quella città di Messina.

Abbiamo letto ad esempio delle nomine nel Tribunale e/o di quelle nella Procura ed ora da alcuni giorni, ecco alla guida del Comando provinciale dei carabinieri di Messina assegnato il Colonnello Lucio Arcidiacono, lo stesso che ha permesso (lo scorso anno) la cattura del boss Matteo Messina Denaro.

Certamente una persona professionale e preparata, d’altronde proviene dal ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) che lotta contro la criminalità organizzata e il terrorismo.

Ha inoltre rivestito i suoi incarichi in città note per l’alta pericolosità, come Roma, Napoli, ma anche siciliane come Catania e Palermo, per cui ritengo conosca bene la nostra isola ed il suo territorio a cui dovrà ora dedicarsi, già… in particolare questo di Messina che sappiamo bene esser irto di ostacoli.

Se posso permettermi un consiglio, chiederei al Colonnello di stare particolaremente attento, perché l’ambiente peloritano è totalmente diverso da tutti gli altri con cui ha finora convissuto, perché quì il maggiore rischio è rappresentato da certi ambienti privilegiati, gli stessi che vedrà proveranno ad accerchiarlo, mi riferisco a quello politico, imprenditoriale, ma anche istituzionale, dove sono molti i soggetti fortemente connessi alla “Massoneria“!!!

E fondamentale quindi riuscire a non snaturare la propria figura e porre sin da subito un netto rifiuto a possibili richieste di allontanarsi dai propri valori; sarà quindi fondamentale continuare – per come ha sempre fatto – agendo in maniera serena per il bene primario dello Stato e dei suoi cittadini.

Ho potuto difatti scoprire in quest’ultimi anni come quella città – a diiferenza di altre nell’isola – sostenga gli accordi (celati) tra i suoi uomini d’affari, politici, amministratori locali e soprattutto massoni e mafiosi, e difatti in questo luogo ciascuno di essi trova quel luogo perfetto per determinare i migliori accordi d’accomodamento…

Perché vede Colonnello in quell’area peloritana sono molti i “colletti bianchi” che si sono dimostrati legati a taluni ambienti (ex nobiliari/borghesi), fortemente allacciati a organizzazioni criminali…

D’altronde a dirlo sono le numerose inchieste giudiziarie condotte per reati contro la pubblica amministrazione, corruzione, concussione e quant’altro, una situazione chiaramente drammatica e forse in contrapposizione con quanto Le è stato riferito prima di proporle quest’incarico.

Sono certo comunque che Lei saprà individuare in tempi celeri tutti  gli attori appartenenti a quel mondo di mezzo, punto d’incontro illegale tra interessi della politica, imprenditoria e della criminalità organizzata!!! 

Colonnello Arcidiacono, Le auguro buon lavoro…

Provo a spiegare in maniera semplice, in quali modi si sviluppa l'imprenditoria mafiosa…

Ed allora, partendo dall’attuale condizione e cioè che non esistono nella mia regione (ma credo che la regola valga anche per tutte le altre…) soggetti talmente abili dal saper sviluppare dal nulla “strabilianti e innovative” attività imprenditoriali a cui nessuno aveva pensato prima o altresì tralasciando di evidenziare in questa sede eventuali miei conterranei (di cui non ho mai sentito parlare) che in questi anni sono stati capaci di generare sviluppi economici/finanziari tali da poter alterare anche lo stato sociale di noi isolani, beh… ciò che resta è una mera manipolazione (poco chiara) del territorio, in ogni suo aspetto, già… attraverso quel sottomesso meccanismo clientelare/mafioso a cui si lega solitamente il degrado morale della nostra classe politico/dirigenziale!!!

Vediamo quindi in quali modi questi diciamo “eccezionali” soggetti (senza alcuna adeguata preparazione…) siano riusciti a creare dal nulla, processi finanziari che hanno permesso a quelle loro attività imprenditoriali di cresciere (in pochi anni) in maniera considerevole, sapendo (ciascuno di noi e ancor più le forze dell’ordine preposte, sì…. basta fare una semplice verifica bancaria e/o patrimoniale) di come questi pseudo “imprenditori”, non abbiano mai posseduto alcunché, neppure a livello familiare, quantomeno da consentirgli di investire – anche solo una parte di quel loro denaro – per inedite iniziative!!!

Ed allora, mancando quel presuposto fondamentale per poter iniziare una qualsivoglia attività idealizzata – mi riferisco alla disponibilità di denaro – ecco che provano a ricercare (sapendo a priori – viste le condizioni personali – di non aver alcun risultato…) quelle risorse finanziarie presso diversi Istituti di credito, ben sapendo che senza alcuna garanzia personale, quest’ultimi, non rilasciano neppure un fido di poche centinaia di euro!!!

Ecco quindi che questi naturali ostacoli conducono solitamente la maggior parte ad abbandonare quelle velleità imprenditoriali, ma c’è chi viceversa non si da per vinto e pervaso dalla propria fiducia, rivolge ora quella ricerca di capitale verso (ahimè) taluni soggetti di cui si è avuto conoscenza, ben sapendo che quest’ultimi siano fortemente legati a certi ambienti criminali…

Permettetemi di precisare che questa ultima opportunità non può esser compiutà da chiunque, non tutti infatti possono usufruire di quelle risorse finanziarie di provenienza illecita, perché bisogna innanzitutto appartenere a quell’associazione o quantomeno dimostrare di volerne fare parte condividendone le azioni…

Parliamo d’altronde di soggetti che hanno già accettato di voler perseguire taluni obiettivi specifici, in particolare quelli criminosi e quindi chi prova a entrare in quel “giro d’affari” sa bene che quanto gli verrà consegnato per esser investito in quel nuovo businbess proviene da attività illegali, quali ad esempio, riciclaggio, estorsione, contraffazione, spaccio di stupefacenti, prostituzione, lavoro a nero, etc…

Per cui, chi inizia ad operare sostenuto da quel sistema illegale sa bene d’esser diventato complice di quel sistema criminale, infatti egli permette di riciclare risorse di provenienza illecità, immettendole nei circuiti dell’economia legale e della finanza reale.

Quel denaro infatti inizia a realizzare i primi profitti e allora una parte di esso, viene ora investito in nuove acquisizioni, in particolare di beni immobili come capannoni, negozi, uffici, terreni, etc… ma non solo, anche particolari investimenti sono tenuti in considerazione, mi rifersco alla gestione e alla vendita di beni preziosi, come metalli, monete e diamanti… 

Ed allora, quell’impresa (di cui ripeto nessuno sapeva nulla…) inizia improvvisamente a compiere passi di crescita importanti nell’economia locale, ma non solo, essa si espande anche in altre regioni e in settori diversi, il tutto a scapito della concorrenza leale, i cui antagonisti difatti, vengono – anche in modi coercitivi – eliminati dal mercato!!!

Tra l’altro, nessuno deve provare a bloccare la crescita di quel nuovo asset imprenditoriale, perché tutti ormai sanno che dietro quell’improvvisata “testa di legno” vi è di fatto il reale proprietario, cioè il “boss” che ha sborsato il denaro per dare inizio all’attività, la stesso che poi, al momento opportuno si riprenderà , relegando a semplice subalterno quel inesperto “imprenditore” che però nel frattempo è passato da una condizione d’indigenza ad uno stato sociale più confortevole…

Ne frattempo quel boss avrà dato vita ad altre nuove imprese, tutte collegate tra esse, già… come “scatole cinesi”, affinchè si possa permettere al nuovo gruppo di celare l’enorme espansione, rendendo sempre più occulti gli investimenti del capitale circolante… 

E sì… perché uno dei principali sforzi che deve compiere quel gruppo di imprese (per sfuggire ai controlli) è rappresentato dalla mimetizzazione degli investimenti, affinchè le forze dell’ordine – preposte a quelle verifiche – abbiano difficoltà a risalire alle origini illecite.. sin dalla loro iniziale movimentazione e difatti quanto opportunamente compiuto in maniera celata, grazie al contributo di professionisti esperti del settore, rende (successivamente) difficoltoso il controllo agli organi giudiziari, gli stessi che solo successivamente procederanno con i noti provvedimenti giudiziari di sequestro e/o confisca!!!

E’ questo il motivo che lega entrambi quei poteri; già… imprenditori e mafiosi uniti in quell’unico scopo determinato dal calcolo utilitaristico, preferendo altresì di non generare conflitti che potrebbe compromettere quel tornaconto economico per entrambi…

Sono certo che ora avete intuito come alla base della formazione di molte nostre imprese (che definirei a partecipazione mafiosa…) vi siano motivazioni di potere; mi riferisco ai meccanismi di controllo non solo dei mercati locali ma anche del territorio; già… perché attraverso quella posizione economica conquistata, si è permesso ad uno pseudo imprenditore (ma soprattutto al suo socio occulto…) di indirizzare (quando – gentilmente – richiesto) quella propria influenza, verso i referenti di quel potere politico/istituzionale i quali – ahimè – evidenziano in ogni loro circostanza, di esser disposti a offrire qualcosa in cambio pur di ricevere quel pacchetto (preparato appositamente) di preferenze elettorali… 

Cosa aggiungere, per il resto in quesa terra non cambia nulla…

Solite briciole ai cittadini per i voti concessi, qualche posto di lavoro in cambio di una loro sottomissione, sottosviluppo e criminalità ovunque si guardi, ed ancora, disoccupazione e sfruttamento della manodopera, ma soprattutto ciò che da maggiormente fastidio è quell’obbligata subalternizzazione del governo nazionale (già perchè di quello regionale non si sente neppur parlare, se non epr cazz…) a progetti di sviluppo capitalistico, sì… finalizzati – come da oltre 60′ anni accade – agli interessi delle imprese del Nord e a tutte quelle imprese (illegali) che sono state volontariamente in questi anni create,  permettendo di generare quegli inevitabili baratti tra tutti i potere posti in campo: politico/imprenditoriale e mafioso!!!

"Iddu, l'ultimo padrino"!!!

A meno di un anno dalla sua morte (25 Settembre) ecco che esce un film con interprete Elio Germano nel ruolo di Mattia Messina Denaro.

Il cast è costituito anche da Toni Servillo, nel ruolo di Catello, l’uomo che lo avrebbe cresciuto, un ex politico che uscito di prigione per mafia cerca di recuperare il tempo perduto, collaborando coi i servizi segreti per catturare l’ultimo grande latitante…

Il film diretto da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza si intitola “Iddu – L’ultimo padrino” e verrà tra qualche giorno presentato in Concorso a Venezia alla 81ª Mostra Internazionale del Cinema.

Il racconto inizia quando i servizi segreti chiedono a Catello aiuto per catturare il suo figlioccio Matteo Messina Denaro, ultimo grande latitante di mafia in circolazione e da lì inizia un racconto fantasioso che secondo il sottoscritto poco o nulla abbia con la realtà dei fatti…

Difatti, quel boss – per come stanno evidenziando le investigazioni delle forze dell’ordine – in questi anni ha potuto godere della massima libertà, sia attraverso una serie di soggetti che si sono offerti di prestargli la propria identità, ma non solo, egli ha avuto la protezioni da parte di uomini politici e istituzionali, che hanno garantito trent’anni di latitanza…

Infatti tutti ne parlavano, ma nessuno aveva intenzione di arrestarlo, per ovvie ragioni in quanto ago della bilancia di molte trattative, ma soprattutto garante di una pax territoriale e di quello scambio di voto richiesto da molti suoi amici politici… 

Sappiamo tutti che per Messina Denaro era giunta ormai la fine, i suoi medici gli avevano concesso meno di un anno ed egli – nelle condizioni di latitante – non avrebbe potuto mettere a posto e quindi ordinare quanto doveva in maniera celere compiere, in particolare recuperare quel rapporto con la figlia, certamente sua unica erede… 

Certo a pagarne le spese sono stati tutti coloro che si sono prestati in questi anni ad assecondarlo e da quanto stiamo leggendo la lista è molto lunga, ma ormai il suo tempo era giunto e qualcuno – già… proprio da quell’associazione criminale – in procinto delle nuove elezioni nazionali, ha deciso di venderlo per compiacere qualcuno appartenente a quella coalizione, affinché si evidenziasse a tutti noi cittadini che questo nuovo governo fosse diverso dai precedenti e la cattura del boss latitante da trent’anni ne era l’esempio…

Ci si dimentica che in quei lunghi trent’anni non è stata la “Sinistra” o il “M5Stelle” al governo, ma bensì proprio un partito il cui fondatore è stato condannato nel 2014 a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa (difatti… ne ha scontati 4 in carcere e uno ai domiciliari) essendo stato riconosciuto mediatore tra “Cosa Nostra e Silvio Berlusconi”!!!

Ma si sa… nei film si preferisce raccontare storie fantastiche invece che rappresentare in maniera coerente quanto realmente accaduto e allora accogliamo questa ulteriore pellicola cinematografica su quei padrino di “cosa nostra” come l’ennesima opera di fantasia…

Ma d’altronde si sa… tutto ciò che viene quotidianamente rappresentato in questo Paese non è altro che qualcosa d’immaginario e aggiungerei anche di utopistico, ma ai miei connazionali – ahimè – va bene così!!! 

Il mese di Luglio se ne andato ed ora raccogliamo le schifezze che si sono seminate!!!

In quanto associato ad ADUC (Associazione Diritti Utenti e Consumatori), mi permetto di condividere un post ricevuto che condivido pienamente…

Essendo Luglio il primo mese di vacanze “a tutto tondo”, sono venuti al pettine i problemi che la politica si è trascinata perché – destra o sinistra fanno poca differenza – giocava solo a prendersi più consensi elettorali. 

Le spiagge demaniali, occupate da balneari in modo illegale e non sottoposte a gara da parte dell’amministrazione centrale e locale, continuano a pagare affitti irrisori allo Stato, a chiedere cifre iperboliche per i servizi ai consumatori e ad impedire la concorrenza. 

I taxisti fanno altrettanto: bloccate di fatto le nuove licenze da parte dell’amministrazione centrale e quelle locali, la loro penuria e il loro costo continuano ad essere un disservizio in generale e una pessima presentazione per i turisti che a milioni affollano il nostro Paese. 

Ultimo “nodo” il tilt, che si preannuncia anche peggiore per agosto, del trasporto ferroviario (per capire, un solo esempio: nel 2009 sulla tratta Milano-Roma passavano in un anno 16.439 treni ad alta velocità, oggi, senza nessuna modifica strutturale, ne abbiamo 51.538). 

Che, per restare in materia trasporti va di pari passo con il trasporto aereo e i servizi aeroportuali, il cui “nodo” è di moltiplicazione dei voli, tariffe da rapina di compagnie fatte solo per fare soldi e che ignorano concetto e pratica di servizio di pubblica utilità… tutte lì su aeroporti che sono contenti di spartirsi le fette di guadagni. 

Treni e aerei le cui normative per lenire i disservizi ai passeggeri, si avvalgono di leggi fatte solo per trasformare i consumatori in elargitori di soldi senza diritti.

E questo elenco è solo quello dei trasporti… che  dire di una legge fatta per combattere le liste d’attesa sanitarie e che, enunciando una serie di principi, ci fa sapere che POI dovrà trovare i soldi per farlo. POI…

Insomma, Luglio, il mese in cui si raccolgono le schifezze che si sono seminate.

Vorrei ricordare come Aduc s’interessi principalmente d’intervenire sul piano esecutivo su parecchie circostanze come ad esempio:

* le multe dei Comuni per fare cassa (soprattutto autovelox) continuano ad arrivare e, impugnate davanti ad un giudice di pace, si riesce a lenire il prelievo di soldi delle vittime;

* continua ad essere necessaria l’informazione sulla fine del mercato tutelato dell’energia.  Diversi i nostri interventi sul nostro web e a livello mediatico.

* rimborsi da commercianti che hanno violato i contratti di acquisto;

* il mese appena trascorso è stato tragico per i trasporti, Siamo presenti in diversi momenti di informazione e stiamo assistendo molti passeggeri vittime di questa situazione.

* accordi per contese condominiali.

* attivo un servizio di recupero del mal-pagato per le rate di mutui nel periodo 2005-2008, che seguivano un tasso euribor ritenuto errato (troppi soldi) da Antitrust e Cassazione. La cosa non è semplice ma i legali Aduc sono al lavoro;

Ma non solo, ADUC è presente attraverso il piano informativo e di denuncia con articoli, editoriali, notizie pubblicate su http://www.aduc.it, Facebook/Meta e Twitter/X.

Quindi se vuoi prova a divenire socio; ricordo a tutti che l’associazione è no profit, basata sul volontariato e, per scelta, non prende finanziamenti pubblici e pubblicità, ma sopravvive solo grazie alle donazioni.

E' guerra fratricida all'interno della "Massoneria"

Sì… sembra che all’interno di quei “liberatori muratori italiani” sia in corso una lotta interna per prendere il potere…

Parliamo della principale associazione nazionale di massoneria, quel “Grande Oriente d’Italia” che da sempre fa parlare di sé e che sta provando a modificare le principali cariche poste a capo di quella piramide…

Non si tratta quindi di far fuori le vecchie fila o quantomeno di mandarle in pensione, qui il gioco si è fatto duro e a pagarne le spese sono principalmente gli avversari politici di ogni ordine e grado, già… da semplice apprendista a compagno e quindi maestro…

Ed allora ecco che si è provato ad attingere a fratelli iscritti ad altre obbedienze, circostanza che è espressamente vietata dall’articolo terzo della costituzione del GOI (Grande Oriente d’Italia), anche perché non si comprendere a quale ordine e quindi loggia, questi nuovi fratelli dovrebbero dare obbedienza, avendo giurato ad entrambi “fedeltà e devozione”, sì… durante quel cosiddetto “rito d’iniziazione“!!!

La verità è che gira parecchio denaro, grazie soprattutto al patrimonio fin qui accumulato e sul quale in molti vorrebbero mettere le mani e difatti, proprio alcuni anni fa, è stata costituita una “Fondazione” (onlus) con lo scopo di conferire gradualmente tutti gli immobili.

Parliamo di un patrimonio immobiliare stimato intorno ai trecento milioni di euro e chi non può gestirlo sta ricattando l’organizzazione passando con altre fazioni di confratelli, viceversa a goderne sono quanti rimasti, già… altri massoni di livello inferiore che ora – grazie alle epurazioni – sono stati elevati di grado!!!

Certo, in questi mesi si è provato a lavare i panni sporchi in casa, ma la situazione non è propriamente riuscita, anzi possiamo dire che sono molti quei grembiulini rimasti ora macchiati di sangue, sì… di quei loro fratelli, visto che hanno preferito il tradimento a quei principi di lealtà, fedeltà, onestà!!!

Ma d’altronde parliamo di soggetti non certo integri, la maggior parte di loro negli anni si è venduta al miglior offerente, dimostrandosi in tutto corrotta e quindi compromessa… 

Già… all’interno di quella loggia non vi è alcuna fedeltà, attaccamento, dedizione e ancora meno devozione per una realtà che evidenzia altro, parliamo di soggetti senza dignità, legati alla politica corrotta e deviata, ma non solo, questi soggetti hanno evidenziano aver legami anche con taluni affiliati del crimine organizzato e di gruppi terroristici…

Ho letto il mese scorso nel web un articolo dell’Espresso che faceva riferimento alla testimonianza di un professionista siciliano che dichiarava: La mentalità mafiosa è qua, dentro le colonne. È dentro le telefonate di minaccia, con cui si cerca di sapere chi c’è in una chat. È dentro quelle ispezioni che non hanno né capo né coda. Questa è mafia, fratelli, è mafia e abuso di determinate posizioni per incutere timore. I fratelli hanno paura e quanti messaggi devo continuare a leggere di fratelli che mi dicono “non vengo perché il giorno dopo mi tormenterebbero”, in Sicilia e in Calabria e non altrove. Parlando di accostamento mafia massoneria, che ci importa se si parla di masso mafia? L’istituzione va bene perché illuminiamo campetti di calcio. Questa vi assicuro è la realtà. È necessario ribadire che non avere condotto una ferma condanna del fenomeno mafioso con iniziative importanti ha alimentato l’uso di un termine che è un’offesa per tutti noi e di chi ci ha preceduto fra le colonne”!!!

Già…

Il Procuratore di Napoli, Nicola Gratteri spiega l'indegno problema della presenza dei cellulari nelle carceri!!!

Trovate il commento sulla pagina social di Tik Tok “antimafiaduemila” al link: https://www.tiktok.com/@antimafiaduemila/video/7389322510254279969?_r=1&_t=8oCceZVBJ6e

“Una situazione veramente drammatica” – dice il Procuratore – ” e non pensate che col palliativo di ieri risolviamo il problema delle carceri”.

È il commento tranciante fatto a Reggo Calabria dal procuratore capo di Napoli Nicola #Gratteri durante la presentazione del suo libro “Il grifone. Come la tecnologia sta cambiano il volto della ‘Ndrangheta”, scritto a quattro mani con il professore #AntonioNicaso. 

Il volume è stato presentato nei giorni scorsi assieme al procuratore di Reggio Calabria #GiovanniBombardieri e al procuratore aggiunto di Catania #SebastianoArdita, ai piedi del suggestivo Castello Aragonese.

“Voi dovete tenere presente che mediamente in ogni carcere sono 200 telefonini che funzionano – ha detto Gratteri -. Quando è scoppiato il problema dei cellulari in #carcere, è stata fatta una riunione alla Procura Nazionale dell’Antimafia in cui erano presenti tutte le procure distrettuali d’Italia. C’era anche il direttore Basentini con tutto il suo staff. E io dissi che era necessario compare un ‘jammer’ (disturbatore di frequenze, ndr) quantomeno per le carceri più grandi e in alta sicurezza. Dunque, Rebibbia, Milano Opera, ecc. MI dissero che non era possibile perché ‘se funziona il jammer come fa la polizia penitenziaria a comunicare?”

Eppure, ha spiegato il procuratore di Napoli, “in questo momento dal carcere si danno ordini di morte, si vende droga, si chiede l’estorsione. E non c’è indagine che noi facciamo per associazione di stampo mafioso, traffico di droga o altro dove poi non emerge che sentiamo 3, 4, 5, 10 telefonini che sono in carcere e comunicano con l’esterno. Questo è lo stato dell’arte”.

Ma d’altronde cosa vogliamo, con una politica che dimostra essere collusa con la criminalità organizzata, attraverso il ben noto la scambio di voti, cosa si può pretendere, se non quanto descritto dal nostro procuratore!!!

E un vero schifo e la circostanza peggiore è che a fare in modo che quanto sopra accada, sono proprio coloro che ci stanno governando, gli stessi che realizzano leggi per evitare di contrastare in maniera seria la criminalità e facendo in modo che quelle stesse leggi inconcludenti e sterili, possano poi esser da loro stessi utilizzate, per evitare di rimanere coinvolti in quelle inchieste giudiziarie, di cui ogni giorno andiamo ahimè udendo!!!

Non c'è indagine di mafia in cui non vi è dentro un pezzo di politica o di pubblica amministrazione!!!

E’ un vero schifo…

Già… la politica e la pubblica amministrazione rappresentano per questo Paese il più grave problema da risolvere, ma ahimè questa risoluzione non troverà con quei soggetto lì seduti, mai soluzione!!!

O meglio, qualcosa ci sarebbe realmente che potrebbe far mutare questo stato di cose, ma ahimè si dovrebbe adottare un cambiamento radicale!!!

Mi riferisco a quello adottato da alcuni Stati “autoritari” che attraverso provvedimenti disciplinari e soprattutto politiche di controllo, hanno riportato legalità dove ormai da tempo quest’ultima non esisteva, certo il tutto a danno della perdita di libertà e democrazia!!!

Ma d’altronde di quale democrazia parliamo, dove da quel Parlamento si fanno le leggi ad personam, difatti vorrei ricordare come proprio questo nostro Paese presenti ha evidenziato possedere un sistema illegale ben collaudato, posto in campo da quell’ex Presidente del Consiglio che ha fatto sì che una frode elettorale abbia con il tempo goduto di una certa legittimità, cui è seguita una vera e propria stagnazione che ha provocato di fatto l’immobilismo dei cittadini, ed infine l’aumento della corruzione onnipresente fino ai massimi livelli, ha messo in crisi la base morale!!!

Permettetemi di riprendere una frase che ho letto alcuni anni fa e diceva: Cos’è la corruzione? La corruzione è l’abuso di potere pubblico per ottenere un beneficio personale! 

Comprenderete come questa spiegazione, seppur semplice e chiara, sembra escludere però la possibilità che esista una corruzione anche in un ambito privato, cosa certamente falsa se si considerano soprattutto i rapporti personali che molti politici hanno per l’appunto con taluni imprenditori (vedasi per ultime le inchieste liguri proprio di questi giorni…) e soprattutto ci si dimentica delle grandi imprese attualmente presenti nel nostro Paese, le quali certamente – in cambio di appalti – provvedono direttamente a foraggiare quel sistema politico, non solo finanziariamente, ma anche attraverso l’indottrimento delle preferenze, grazie al numero consistente di dipendenti addetti ai lavori…

Difatti, non per forza l’abuso di potere è collegato ad un beneficio personale, bensì potrebbe esserlo a quello di un determinato partito politico o a quello di conoscenti, amici e parenti, ed è proprio ciò che avviene costantemente in questo Paese, dove non esiste alcuna meritocrazia!!!

Parlare quindi di legalità, diritto, promozione della trasparenza nelle pubbliche amministrazioni, contrasto alla corruzione, etc., serve soltanto a prendere per il c… tutti noi!!!  

Scriveva Jean-Jacques Rousseau verso la fine del 1700: “Una società trasparente, in cui nessuna condotta privata può essere tenuta al coperto dallo sguardo dei cittadini, è un meccanismo cruciale per evitare intrighi destabilizzanti“!!!

Peccato che nessuno in questo Paese abbia mai letto un rigo di quel filosofo, scrittore e pedagogista, già… non saremmo giunti alle attuali condizioni!!!

Chi la giustizia impedisce, di giustizia perisce!!!

Sono parecchi i cittadini di questo Paese che auspicano di veder ridotti i tempi della giustizia!!!
Quanto sopra infatti costituisce ormai una priorità a cui non si può rinunciare, altrimenti il rischio che potrebbe determinarsi è quello di veder molti miei connazionali, non affidarsi più ai Tribunali, già… per risolvere i loro problemi.
D’altronde un sistema di giustizia – che dichiara di esser rispettoso dei principi costituzionali – deve saper tener conto di essere prima di tutto efficace e quindi celere, nel dare le giuste risposte a chi si rivolge ad esso…
Ecco perché diventa fondamentale per quegli uffici dimostrare la loro piena efficienza, già… soprattutto nel compiere quei propri servizi, perché il rapporto che lega i cittadini a quei palazzi di giustizia è dato principalmente dai risultati che si vanno ottenendo…
Non credo comunque che il reale problema della giustizia dipenda soltanto dalla sua funzionalità, forse perché ritengo che esista un problema diverso, già… politico che rallenta questo sistema e mi riferisco ai rapporti fra i poteri dello Stato e su chi vorrrebbe di fatto controllare quella magistratura…
Una situazione che può esser risolta solo se si realizza la precondizione politica della distensione dei rapporti e del rispetto delle istituzioni di garanzia che vanno tenute fuori in questo sistema bipolare da ogni lotta politica…
Un paese litigioso come il nostro certamente non aiuta a far funzionare correttamente la pubblica amministrazione e soprattutto non permette alle regole di diritto di poter primeggiare e quindi alla giustizia di compiere in tempi ragionevoli i propri compiti… 
E’ tempo quindi di assicurare nuova credibilità a quel sistema perché i cittadini hanno bisogno di affidarsi a qualcosa di concreto, sì… come la giustizia che se pur lenta, raggiunge sempre il proprio scopo e cioè quello di riportare legalità dove non c’è e dando fiducia a quelle aule di Tribunali perché al loro interno vi è contenuto tutto ciò che deve essere!!!
Ed è per i sopraddetti motivi che ancora oggi che ciascuno di noi rivolge con grande fiducia le proprie istanze, perché sa in cuor proprio di poter trovare nei suoi interpreti, l’unico modo legittimo per far valere le proprie ragioni!!!
E quindi, riprendendo quanto manifestato in gesti da quegli amici nella foto: “Vai Giustizia… non fermarti mai”!!!
 

Nel capoluogo etneo ha votato solo il 24,61%!!!

Già… a differenza del 75% dei miei conterranei – basti osservare la mia scheda –  non ho mai perso l’occasione di andare al voto!!!
Il bello è che proprio quel 75% rappresenta il siciliano medio, lo stesso che non fa altro che lamentarsi su quanto non vada nel proprio territorio, ma poi, in quell’unica occasione in cui potrebbe far valere le proprie ragioni, preferisce non votare, demandando quindi a quell’esiguo 25% di rappresentarlo…
Astensione” è questa la parola preferita dalla maggior parte dei siciliani e ciò non è dovuto – per come in molti vorrebbero farci credere – a causa di una chiara compromissione della fiducia dei cittadini, no… il vero problema è che, a una larga maggioranza di quei siciliani, questa situazione va più che bene, d’altronde sono gli stessi che poi elemosinano quanto possono racimolare per se stessi o per i propri cari, fottendone viceversa di questa sterile politica regionale, in particolare nel verificare l’utilizzo di quel denaro pubblico e quindi di quella mala-gestio delle risorse!!!
Poi c’è chi crede di non esser più in grado di incidere nella vita reale, ed è il motivo per cui non esiste più un’identità di voto politico o di appartenenza a quel determinato partito, ma ci si lascia influenzare nella scelta di quel candidato da fattori diversi, il più delle volte slegati anche dalle proprie ideologie…
Ma d’altronde passato l’esito elettorale, a nessuno più interessa della Sicilia e del suo voto…
Già… si può dire che già da mercoledì c.m. s’inizierà a parla di tutt’altro e difatti, vedrete… i miei conterranei – che già di loro evidenziano di non brillare per spirito di partecipazione – non s’interesseranno più di politica, sì… per i prossimi mesi!!! 

Anticorruzione e trasparenza nei contratti pubblici…

Il lavoro si concentra sull’analisi della corruzione all’interno della Pubblica Amministrazione (P.A.) e dei tentativi legislativi per contrastarla, con l’obiettivo di promuovere trasparenza e migliorare l’efficienza delle attività pubbliche. 

La corruzione viene intesa come qualsiasi comportamento che danneggia l’interesse pubblico, mettendo al primo posto un vantaggio personale a discapito del bene comune. 

Questo fenomeno è di grande rilevanza poiché mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, favorisce pratiche ingiuste e aumenta le disuguaglianze sociali, in particolare tra le classi più svantaggiate.

In tale contesto, la disciplina anticorruzione svolge un ruolo cruciale nel garantire la trasparenza delle azioni della P.A. e nel consentire ai cittadini di monitorare l’operato degli enti pubblici. 

È fondamentale che l’amministrazione sia percepita come “un’istituzione aperta”, in grado di fornire chiarezza e accesso alle informazioni, per evitare che l’opacità possa favorire il verificarsi di atti corruttivi. 

La mancanza di trasparenza aumenta la probabilità che i funzionari pubblici possano essere coinvolti in comportamenti illeciti che non solo danneggiano l’economia, ma compromettano anche la qualità dei servizi pubblici, ostacolando lo sviluppo di politiche sociali orientate al benessere collettivo.

Inoltre, la corruzione ha un impatto negativo sull’efficienza economica, poiché porta alla selezione di progetti e investimenti in base a logiche corruttive anziché al merito o alla reale utilità sociale. 

Ciò diminuisce la qualità delle risorse allocate, ostacolando lo sviluppo e la crescita, soprattutto nei settori che dovrebbero invece aiutare le classi più vulnerabili.

In questo scenario, l’adozione di politiche anticorruzione non si limita a una mera repressione dei comportamenti illegali, ma deve essere accompagnata da azioni che promuovano l’accesso alle informazioni, l’accountability e il controllo sociale.

Il concetto di “anticorruzione” si riferisce a tutte quelle attività, misure e strategie volte a contrastare i fenomeni di illegalità, agendo sulla prevenzione e sulla scoperta dei comportamenti illeciti che minano gli interessi collettivi. 

Al contrario, la “trasparenza” riguarda la chiarezza e l’accessibilità dell’operato della P.A., consentendo ai cittadini di conoscere e valutare le decisioni e le azioni delle istituzioni pubbliche. Sebbene i due termini vengano spesso usati insieme, è importante comprendere che, pur essendo complementari, ciascuno ha un significato autonomo: la trasparenza è la condizione che consente l’anticorruzione, ma non tutte le misure di anticorruzione sono necessariamente trasparenti.

Il legislatore ha cercato di rafforzare la trasparenza attraverso normative che obbligano le amministrazioni a rendere pubblici i dati relativi alle loro attività, trasformando la P.A. in una “casa di vetro”. 

L’obiettivo è ridurre al minimo il rischio di corruzione creando un sistema amministrativo dove l’opacità viene ridotta e ogni operazione è sottoposta a controllo. 

La lotta alla corruzione, quindi, non si limita a sanzionare i reati, ma implica un cambiamento culturale che deve scardinare pratiche ormai radicate nel modus operandi quotidiano della P.A., promuovendo un nuovo modello basato sull’etica, la trasparenza e la responsabilità.