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Dal dubbio alla conferma: l’Iron Beam e l’ombra sull’incidente di Raisi.


Come spesso accade quando scavo sotto la superficie delle notizie ufficiali, finisco per rincorrere le ipotesi più scomode e così, stamani, leggendo della piena operatività del sistema laser israeliano “Iron Beam“, non ho potuto fare a meno di ripensare ai miei post dello scorso anno, e a quel dubbio che in molti, avevano liquidato come un volo di fantasia.

Si era trattato davvero di un incidente, la caduta dell’elicottero del Presidente Ebrahim Raisi, o qualcosa di più? Allora parlavo di armi capaci di bloccare i sistemi elettrici di un velivolo senza lasciare traccia, di tecnologie segrete che potevano sembrare fantascienza. 

Oggi, quella fantascienza ha un nome, una potenza di 100 kilowatt, e un costo per colpo di pochi dollari. L’Iron Beam è l’incarnazione tangibile di quel “caso ipotetico” su cui avevo costruito le mie riflessioni.

Rileggendo i miei appunti, mi colpisce la fredda corrispondenza tra la mia ipotesi e le caratteristiche di questo sistema. Avevo immaginato un’arma a raggio laser in grado di accecare e bloccare l’intero impianto elettrico di un veicolo in volo, facendolo precipitare senza un Mayday e senza segni convenzionali di esplosivo. L’Iron Beam utilizza un fascio laser ad alta energia per distruggere droni, razzi e mortai in pochi secondi. Il punto cruciale è il suo funzionamento: non esplode un missile, ma concentra energia sul bersaglio fino a danneggiarlo strutturalmente o a neutralizzarne i sistemi.

È difficile non pensare che una tecnologia simile, in una configurazione diversa, possa essere impiegata per mandare in tilt i delicatissimi sistemi avionici di un elicottero e il fatto che una sua versione sia già stata usata in combattimento nell’ottobre 2024 dimostra che non era un progetto in laboratorio, ma uno strumento operativo e collaudato.

Il quadro si fa ancora più significativo considerando il contesto strategico. Israele ha sviluppato l’Iron Beam come risposta specifica ai droni iraniani, una minaccia persistente e difficile da intercettare. In questa corsa agli armamenti, un’arma laser efficace, precisa e a bassissimo costo rappresenta un cambiamento di paradigma. Ma mi chiedo, e chiedo a voi: quando una nazione sviluppa una capacità difensiva così avanzata e mirata, è così inconcepibile che la stessa tecnologia, o una sua variante, possa essere esplorata in scenari diversi? 

Tutto questo getta una luce sinistra su quanto accaduto mesi fa. La sequenza degli eventi si ricompone con una logica spietata. La morte improvvisa di Raisi, l’elicottero precipitato senza segnale, l’assenza di prove di un attacco convenzionale. Poi, le elezioni accelerate e l’ombra del Consiglio dei Guardiani. E ora, a coronamento, l’annuncio trionfante di un’arma laser che sembra uscita dalle pagine del mio primo post.

I media hanno trattato il caso Raisi e la mia ipotesi come due narrative separate. A me, che ho il sospetto di guardare dietro il sipario, viene chiesto di credere a una serie di coincidenze straordinarie. La tecnologia esiste, il movente politico esisteva, l’opportunità forse c’era. Eppure, la versione ufficiale rimane immutata: un tragico incidente.

Forse non sapremo mai la verità sull’incidente di maggio, fintanto che al governo c’è quella classe politica. La storia di queste guerre ombra è scritta su pagine che non ci saranno mai mostrate. Ma ciò che oggi è innegabile, è che le mie “fantasie” di allora erano meno fantasiose di quanto molti pensassero. L’Iron Beam è qui, è reale, e riscrive le regole dell’ingaggio.

La sua stessa esistenza conferma che il dubbio che ho sollevato non era infondato, ma fondato su una comprensione anticipata della direzione della tecnologia militare. Questo non prova nulla riguardo alla morte di Raisi, lo ammetto. Ma dimostra, al di là di ogni ragionevole dubbio, che il mondo in cui un simile evento potrebbe essere stato orchestrato non è il mondo della fantaspionaggio, ma il nostro. 

E questa consapevolezza è il primo passo per non farsi raccontare la realtà solo attraverso il comodo filtro dell'”incidente“. La verità è spesso diversa, e talvolta è nascosta in bella vista, nell’annuncio di una nuova, rivoluzionaria, arma da difesa

Droni russi in Polonia, Romania ed Estonia? O è solo l’ennesimo atto di una guerra mediatica per prepararci al conflitto che vogliono loro?


Si parla di droni russi in Polonia, e subito l’allarme sale, le sirene suonano, i telegiornali mostrano mappe con frecce rosse e volti preoccupati…

Ma siamo sicuri che si tratti davvero di un attacco, o piuttosto di un copione già scritto, recitato a beneficio di chi deve credere a una minaccia sempre pronta a materializzarsi?

Mi chiedo, e non per la prima volta, se non sia questa l’ennesima manovra orchestrata dai media e da certe “élite geopolitiche” per tenere alta la tensione, per spingerci verso un baratro che forse nessuno vuole, ma che qualcuno ha interesse a farci temere.

Perché ogni volta che sento parlare di droni russi al confine con la NATO, avverto un’inquietudine più profonda: quella di essere parte di un gioco più grande, dove le pedine siamo noi, e le regole le scrivono altri.

Non posso ignorare il sospetto che dietro queste narrazioni ci sia una regia invisibile, composta da poteri forti che muovono fili ben al di là dei nostri schermi. Non è paranoia, è semplice osservazione: quando un evento del genere accade, le reazioni sono sempre pronte, i commentatori all’unisono, le analisi già formulate ancor prima che i fatti siano chiariti. 

Sembra quasi che esista una tavola rotonda di decisionisti, seduti in stanze senza finestre, che decidono quando innalzare il livello di allerta, quando indicare il nemico, quando farci sentire in pericolo e così, mentre loro discutono, noi veniamo informati – o meglio, condizionati – a pensare in un certo modo, a reagire in un certo modo, a chiedere soluzioni che, guarda caso, rafforzano proprio chi quegli stessi poteri rappresenta.

Cosa c’è davvero dietro questi droni? Erano armati? No! Hanno colpito obiettivi strategici? No! Hanno causato vittime? Neanche una… eppure viene definita una “provocazione”, un test ai confini della guerra ibrida. Ma chi prova chi? La Russia sta mettendo alla prova la NATO, dicono. E allora perché non chiedersi anche se non sia vero il contrario? 

Forse è proprio questo il punto: creare una situazione ambigua, difficile da interpretare, dove ogni movimento possa essere letto come aggressione, dove ogni silenzio possa essere visto come debolezza, già… in questo clima, basta poco per accendere la miccia: un drone qui, un jamming del GPS là, un’esercitazione militare annunciata. Tutto diventa segnale, tutto diventa minaccia. E mentre Mosca viene indicata come artefice di ogni turbolenza, si dimentica che anche dall’altra parte ci sono manovre, pressioni, interessi strategici ben precisi.

Pensiamo al passato recente: quante volte abbiamo creduto a scenari poi smentiti dalla storia? L’Iraq, ancora una volta, con le armi di distruzione di massa mai trovate. La Siria, con gli attacchi chimici attribuiti ad Assad e mai provati oltre ogni ragionevole dubbio. Il Nord Stream, sabotato nel cuore del Mar Baltico, con tutti che puntavano il dito verso la Russia, finché giornalisti come Seymour Hersh hanno raccontato una verità molto diversa, scomoda, e immediatamente emarginata

Quante altre volte ci hanno usato il timore per giustificare l’aumento delle spese militari, il rafforzamento delle alleanze, la limitazione delle libertà interne? È un meccanismo noto: crea un nemico, diffondi la paura, offri la sicurezza in cambio dell’obbedienza!

E oggi, con l’esercitazione Zapad 2025 alle porte, con le truppe russe in movimento, con la Polonia che invoca l’articolo 4 della NATO, sento risuonare lo stesso copione, si alza la temperatura, si mobilitano gli aerei, si annuncia un “muro di droni” europeo, come se la difesa dovesse necessariamente significare escalation. E von der Leyen, nel suo discorso sull’Unione, ne approfitta per rilanciare un progetto di integrazione militare che, detto sinceramente, sembra più un salto verso l’inevitabile che una vera proposta politica. 

Ma chi guadagna da tutto ciò? Chi trae vantaggio dal mantenere l’Europa in uno stato di perenne emergenza? Forse chi vive del conflitto, chi specula sulle armi, chi teme un continente unito non sotto il segno della pace, ma sotto il simbolo della guerra.

E poi c’è Trump, ovviamente… Perché anche lui fa parte dello spettacolo. Un post criptico, una telefonata, e subito si dice che dipende da lui se la crisi degenera. Come se il destino del mondo debba sempre passare attraverso un uomo solo, un personaggio mediatico, un attore consumato del teatro del potere. Ma non è forse questo il vero obiettivo? Ridurre le grandi questioni internazionali a duelli personali, a tweet, a gesti simbolici, mentre le strutture profonde del controllo proseguono indisturbate, fuori dalla vista?

Ho paura… sì, ma non dei droni. Ho paura del silenzio che accompagna certe verità. Ho paura della facilità con cui accettiamo versioni comode, della fretta con cui demonizziamo chi non controlliamo. E ho paura che, tra provocazioni reali e montate ad arte, tra informazioni e disinformazione, finiremo per perdere la capacità di distinguere, fino a quando non sarà troppo tardi. 

Perché se davvero stiamo andando verso un nuovo conflitto mondiale, non sarà annunciato da cannoni, ma da titoli urlati, da allarmi calibrati, da dubbi soffocati prima ancora di essere formulati…

Urlavano sovranità, ora obbediscono agli USA. La Spagna no!

Già… prima delle elezioni, la coalizione urlava alla Sovranità! Ora, gli stessi che sono saliti al Governo, evidenziano comportamenti lacchè agli Usa! Sì… a differenza della Spagna, che – con i fatti – dimostra essere autonoma!

Difatti, la Spagna ha scelto di dire “no” agli F-35 statunitensi, e lo ha fatto con una motivazione che suona come un manifesto di sovranità. “Questione di principi”, ha dichiarato il ministero della Difesa, preferendo puntare su opzioni europee come l’Eurofighter e il Future Combat Air System.
Non è solo una scelta tecnica, ma politica, un segnale chiaro di indipendenza da Washington, soprattutto in un momento in cui gli Stati Uniti, sotto la guida di Trump, impongono alla NATO di alzare la spesa militare al 5% del Pil e minacciano dazi commerciali. Madrid non ci sta, e mentre altri Paesi – come ad esempio il nostro – si piegano, la Spagna dimostra di avere una schiena più dritta.

Il governo Sánchez ha approvato con riluttanza un aumento della spesa militare, ma solo fino al 2% del Pil, ben lontano dalle richieste americane. Una decisione che non è piaciuta a Trump, il quale ha risposto con minacce di ritorsioni economiche. Eppure, la Spagna non ha abbassato la testa, anzi, ha ribadito la sua volontà di ridurre la dipendenza dagli USA, anche in campo tecnologico, come dimostra la scelta di affidare a Huawei l’archivio delle intercettazioni giudiziarie. Un altro tassello di una strategia chiara: difendere la propria autonomia decisionale.

Certo, lo Stato maggiore spagnolo non nasconde le preoccupazioni. Senza gli F-35, la sostituzione degli Harrier AV8B entro il 2030 diventa un rompicapo. Le alternative europee sono ancora lontane dall’essere operative, e l’unica soluzione immediata sarebbe proprio il caccia americano. Ma Madrid sembra disposta ad accettare questo rischio pur di non sottostare alle pressioni di Washington. Il messaggio è chiaro: meglio una flotta aerea meno avanzata oggi che rinunciare alla propria sovranità domani.

Lockheed Martin ha provato a giocare la carta europea, sottolineando che gli F-35 sono assemblati in Italia, ma non è bastato. Per la Spagna, il problema non è la provenienza geografica del velivolo, ma la dipendenza strategica dagli USA.

E dopo le ultime uscite di Trump, che ha minacciato di far pagare il doppio a chi non si allinea, la posizione di Madrid appare ancora più significativa. E così… mentre altri governi cedono, la Spagna dimostra che esiste ancora un modo per resistere alle logiche del ricatto.

Ed allora – vorrei chiedere a tutti quei burattini che si presentano ogni giorno in Tv a raccontarci (quanto imparato a memoria), quasi fossero “pappagalli” o come li definiva la Fallaci “Cicale”: siamo stanchi di vedere quei vostri visi, ma soprattutto ci siamo rotti le palle di ascoltare – in una televisione nazionale – le solite caz…

Urlavano sovranità, ora obbediscono agli USA!

25 Novembre: la violenza fa male all'amore…

La città di Gravina di Catania, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ha organizzato un evento simbolico presso la Sala delle Arti “Emilio Greco”, dove cittadini, professionisti e istituzioni si sono riuniti per riflettere sul drammatico problema della violenza di genere. 
La serata, moderata dal giornalista Marco Lombardo, è stata arricchita da testimonianze come quella di Vera Squadrito, madre di Giordana Di Stefano, vittima di femminicidio, che ha portato un messaggio di dolore e speranza per un futuro senza violenza. 
Anche l’ex ispettore Salvo Troina e la dott.ssa Roberta Di Natale hanno contribuito a illustrare l’importanza della prevenzione e del sostegno alle donne vulnerabili, mentre i cantautori Miriam e Nino Di Mauro, insieme alla cantante e attrice Francesca Steli, hanno interpretato performance toccanti per sensibilizzare il pubblico.
Il femminicidio e la violenza di genere sono piaghe che richiedono una presa di coscienza collettiva e un impegno costante da parte di tutti: istituzioni, famiglie, scuole e comunità devono unirsi per promuovere la cultura del rispetto e della parità.
La violenza non è un fatto privato ma una questione sociale che riguarda ciascuno di noi: ogni vittima è una sconfitta per la comunità intera ed è solo attraverso un’azione congiunta che possiamo sperare di arginare questa emergenza. 
Ecco perché eventi come questi sono fondamentali per tenere viva la memoria delle vittime, sostenere le sopravvissute e ricordare che solo attraverso l’educazione e la prevenzione possiamo sperare di arginare questa emergenza e costruire un futuro senza violenza.
Un plauso quindi all’amministrazione comunale di Gravina di Catania e al suo sindaco Massimiliano Giammusso, ed ancora, al vicesindaco con delega ai Servizi sociali Claudio Nicolosi e all’assessore alle Pari opportunità Federica Ingaglio, che hanno confermato il proprio impegno, annunciando peraltro un prossimo appuntamento, il 27 febbraio, dedicato per l’appunto alla prevenzione e alla difesa delle donne. 
Ogni iniziativa in questa direzione rappresenta un passo importante verso una società in cui nessuna donna debba più temere per la propria vita e la propria libertà.
“Ogni donna strappata alla vita dalla violenza è una sconfitta per l’umanità intera; ricordare il suo nome è il primo passo per costruire un mondo in cui nessuna debba più temere di essere dimenticata”!!!

Israele prepara un'azione contro l'Iran!!!

Un’importante fonte della difesa israeliana ha dichiarato che esiste una concreta possibilità di un’azione militare contro il programma nucleare iraniano.

Le attuali condizioni, ha detto, rappresentano di fatto un’opportunità per colpire e disattivare gli impianti nucleari dell’Iran. 

Il Jerusalem Post ha aggiunto che a differenza del 2009, oggi c’è consenso tra le istituzioni israeliane sulla necessità di un’azione contro l’Iran.

Il ministro della Difesa israeliano Yisrael Katz l’11 novembre ha affermato che le condizioni per un attacco non sono mai state così favorevoli, un’opportunità per eliminare la minaccia nucleare iraniana e ottenere risultati non solo tramite la sicurezza ma anche la diplomazia.

Il 26 ottobre, Israele ha ordinato attacchi mirati a siti di produzione missilistica e di difesa aerea in Iran, e nel frattempo, Israele sta anche cercando sostegno globale per reintrodurre le sanzioni tramite il “meccanismo di snapback” dell’accordo nucleare del 2015, con l’obiettivo di limitare il programma nucleare iraniano.

Alcuni critici però avvertono che, pur se danneggiato, l’Iran potrebbe ricostruire le sue strutture, aumentando il rischio di un’ulteriore escalation…

Oltre il Direttore generale sono indagati altri 18 soggetti…

Continuando quanto riportato l’altro ieri sull’arresto per corruzione del dg di Sogei oltre 18 indagati, ecco che l’inchiesta si allarga e si parla di un “articolato sistema corruttivo con diversi protagonisti e con ramificazioni sia all’interno del ministero della Difesa, sia in Sogei e sia, infine, al ministero dell’Interno“!!!

Difatti, è il quadro che emerge dagli atti dell’indagine della Procura di Roma, in cui si contesta anche il reato di turbativa d’asta che ha portato all’arresto in flagranza di reato del direttore generale della società in house del Mef, fermato nella serata di lunedì dagli uomini della Guardia di Finanza mentre intascava una mazzetta da 15 mila euro!!!

Denaro, chiuso in una busta che il manager aveva appena ricevuto da un imprenditore, anch’egli arrestato…

Nel registro degli indagati sono iscritte complessivamente 18 persone, mentre sono 14 sono le società coinvolte…

Una maxi indagine del pool di pm che si occupano dei reati nella pubblica amministrazione che chiama in causa anche il “referente in Italia di Elon Musk”, in particolare l’appalto sul sistema satellitare Starlink creato dal tycoon statunitense, quest’ultimo difatti sarebbe accusato di avere avuto notizie riservate sull’operazione. 

Persino un documento riservato della Farnesina consegnatogli da un militare della Marina, indagato ora per corruzione, “avente ad oggetto – scrivono i pm- la valutazione del progetto finalizzato all’impiego con scopi militari prima e dual use dopo, delle tecnologie satellitari fornite dall’azienda americana Space X”.

In cambio l’ufficiale aveva strappato la promessa della stipula di alcuni contratti e al riguardo la Farnesina ha  precisato che non si tratterebbe di un documento “riservato” secondo la classificazione di legge della documentazione “riservata” e “segreta”., ma dovrebbe trattarsi di un documento interno, un elenco di necessità espresse dal ministero (il numero delle ambasciate e consolati) da collegare al sistema se eventualmente fosse andata avanti la procedura. 

I magistrati hanno disposto una serie di perquisizioni nel procedimento che punta a scandagliare diverse “procedure di appalto/affidamento in materia di informatica e telecomunicazioni, bandite da Sogei Spa., dal ministero dell’Interno -Dipartimento della Pubblica Sicurezza, dal ministero della Difesa e dallo Stato Maggiore della Difesa”.

Tra le società interessate dalle perquisizioni, svolte dai nuclei Polizia economico finanziaria e Valutario, figurano anche Digital Value Spa e Olidata Spa. Ad uno dei Dirigenti, che si trova agli arresti domiciliari ed è stato interrogato dai pm, viene contestato il reato di corruzione perché con “più azioni del medesimo disegno criminoso – è detto nel capo di imputazione – indebitamente riceveva in più occasioni, per l’esercizio delle sue funzioni, somme di denaro” da un imprenditore.

In particolare “a fronte di una serie di contratti stipulati con Sogei” per un valore complessivo di oltre 100 milioni di euro, il manager “riceveva somme di denaro non quantificate, ma da intendersi nell’ordine di decine di migliaia di euro – continua il capo di imputazione – con frequenza di circa due volte al mese dal novembre del 2023”.

Incontri “monitorati” anche attraverso intercettazioni. Dai colloqui carpiti dagli investigatori delle utenze in uso all’imprenditore arrestato lunedì sono “emersi i contatti e gli incontri avuti con l’ufficiale della Marina accusato di avere dato documenti riservati, successivamente identificato come un Capitano di fregata della Marina Militare…

Già “dai primi incontri emergeva che il militare, al fine di svolgere il proprio ruolo nell’ambito di una fornitura, ha avanzato richieste di compensi nonché – è detto in una informativa citata nel decreto di perquisizione- l’assunzione di una persona da parte di una delle imprese gestite dall’imprenditore”. 

“Nell’apprendere del progetto volto all’acquisizione da parte del Governo del sistema satellitare (Starlink ndr) realizzato e fornito da un noto gruppo statunitense – cristallizzano i finanzieri – approfitta dello svolgimento di una riunione sul tema per agganciare e contattare successivamente il referente italiano del Gruppo statunitense” a cui rende noto delle notizie “riservate in ordine a decisione assunte nel corso di riunioni ministeriali”.

Sembra di essere in una Spy story di Tom Clancy, già… con tutti questi intrecci di governo e militari, si potrebbe realizare un bel thriller o anche chissà, una nuova serie televisiva, peccato però che quanto sta accadendo a poco d’irreale, bensi fa parte della sicurezza del nostro Paese!!! 

Mi piace osservare come la maggior parte dei miei conterranei sia disponibile a perdonare taluni imputati a seguito di una sentenze di assoluzione…

Già… osservo spesso con quanta celerità taluni miei conterranei si precipitano a congratularsi verso le sedi di quegli amici e/o conoscenti ahimè “imputati”, nel momento in cui hanno avuto notizia che il giudice ha pronunciato sentenza di assoluzione…

Eccoli quindi, tutti in fila, già… genuflessi a quel esponente politico, dirigente, imprenditore, funzionario, etc., finalmente “assolto”…

Ciascuno di loro prova in modo benevolo a confortare quell’individuo, esprimendo in maniera premurosa la propria convinzione, già… che si è trattato di un errore giudiziario!!! 

Il giudizio espresso dalla maggioranza dei presenti è che la giustizia non sempre è perfetta, anzi il più delle volte sbaglia, ed è il motivo per cui quanto accaduto a causa di quell’inchiesta giudiziaria, debba esser ora sollecitamente eliminato, sì… come si fa’ con un cancellino da lavagna – a conferma che quelle attività d’indagine – compiute dal pubblico ministero – fossero errate!!!

Ci si dimentica o forse si preferisce far finta di non sapere che un giudice può pronunciare sentenza di assoluzione anche quando manca o è insufficiente o è contraddittoria la prova che il fatto sussiste, che l’imputato lo abbia commesso, che il fatto costituisce reato o che il reato è stato commesso da persona imputabile!!!

Difatti, l’impossibilità di giungere ad un accertamento della colpevolezza conduce alla pronuncia di una formula che corrisponde a un accertamento positivo dell’innocenza e ciò discende dall’esigenza di annunciare la causa dell’assoluzione nel dispositivo.

Ad esempio, se vi è la prova che il fatto è stato commesso in presenza di una causa di giustificazione o di una causa personale di non punibilità ovvero vi è dubbio sull’esistenza delle stesse, il giudice pronuncia sentenza di assoluzione!!!

Infatti con questa formula il giudice dichiara che il fatto addebitato all’imputato è stato compiuto proprio da lui, tuttavia il fatto non può essere considerato un illecito penale e da qui il “non costituisce reato“, perché manca l’elemento soggettivo (dolo, colpa o preterintenzione).

Cosa voglio dire, che vi è differenza sostanziale tra un imputato che non ha commesso il reato o non è previsto dalla legge come reato e viceversa chi il reato lo ha commesso e poi per le ragioni più svariate (e grazie a certi stratagemmi…) non può essere condannato e quindi viene assolto!!! 

Ecco perché soltanto la formula “il fatto non sussiste” e/o ”l’imputato non ha commesso il fatto” stabilisce l’assoluzione più ampia che nega in maniera chiara il presupposto storico dell’accusa, tutto il resto viceversa può essere equiparato a una insufficienza di prove a carico dell’imputato e quindi non si è esenti da colpe!!!

Ed allora, rivolgendomi ai tanti lacchè di cui ho saputo esser stati presenti in talune feste, riunioni, cene e poi fanno di tutto per evitare che qualche immagini pubblicate sui social evidenzino quella  loro presenza, beh… vorrei dir loro che quando ossequiano quei soggetti ahimè ancora “imputati”, quando in maniera celere ci si è recati in quei ricevimenti – senza esser stati personalmente invitati – per incontrare, abbracciare, ecco fatelo senza eludere quei selfie e quindi non esitate per paura di venir scoperti, rischiando quindi che qualcuno possa rinfacciarvi quel “rapporto” d’interesse…

Ma d’altronde comprendo bene quanto sia, per molti di voi, difficile allontanarsi da quegli individui, sì… gli stessi che da sempre hanno foraggiato quella struttura clientelare, corrotta e collusa, la stessa che apertamente criticate, ma con cui finora avete convissuto e beneficiato… 

E quindi perché rinnegare ciò che si è stati o ciò che si è!!! Quindi, nel proteggere e difendere quel vostro intimo referente, sarebbe opportuno quantomeno che non andaste in giro a dire che si è trattato di un errore giudiziario o ancor peggio che quel vostro amico/conoscente “imputato” è una persona perbene, perché lo sappiamo tutti che non è così, già… anche se c’è stato un verdetto di assoluzione!!! 

La cultura passa dalla legalità e non bisogna possedere una toga e/o una divisa per darne prova!!!

Avrei dovuto scrivere stasera sul “Comune di Ropolano Terme“, ma ho promesso ad uno degli addetti con cui ho parlato telefonicamente che avrei atteso un loro risposta prima di raccontare nel mio blog quanto di spiacevole è accaduto…

Quindi ora, nel non affrontare appositamente quella fastidiosa vicenda, prendo in esame un argomento fondamentale, quello che fa comprendere come questo nostro Paese – ricordo uno Stato che evidenza quotidianamente un livello altissimo di corruzione e una totale mancanza di cultura della legalità – manchi di quella necessaria formazione per sviluppare cittadini consapevoli; difatti, la maggior parte dei miei connazionali è talmente abituata a vedere lo Stato quasi fosse una parte a se, distante da loro, già… come un qualcosa di estraneo a cui essi non appartengono e ciò diventa più evidente quando essi si trovano a dover rispettare gli obblighi previsti…  

Ho sempre creduto che il tema della legalità appartenga a noi cittadini sin dalla nascita ed è fondamentale ai genitori far comprendere ai loro bimbi questa cultura, la stessa che poi crescendo si dovrà promuivere e non mi riferisco a quella personale scolastica, certamente fondamentale, come imparare la nostra lingua, la storia, la geografia, etc, no…  ciò che voglio dire e che la legalità è importante perché insegna a rispettare gli altri, attraverso le regole ed il rispetto delle leggi.

Difatti, se tutti imparassimo il valore della legalità, il mondo diventerebbe non solo più civile, ma la società stessa sarebbe più giusta ed equa e difatti, senza corruzione e malaffare, anche la criminalità organizzata scomparirebbe!!!

Ecco perché non mi meraviglio più quando accadono situazioni come quella di cui parlerò forse domani, già… perché ormai lo Stato attraverso i suoi dipendenti – mi riferisco a quelli solitamente preposti ad inviare sanzioni o quant’altro a livello fiscale – sono talmente convinti di rivolgersi ad uno dei tanti loro connazionali che di “cultura della legalità” non sanno neppure dell’esistenza, che pensano immediatamente, già senza alcun indugio, che si possa fare di tutta un’erba un fascio!!!

Ed allora, permettetemi di dire: cari amici, prima di poter soltanto pensare a cambiarsi i vestiti con altri, sì come il sottoscritto, come dice quel proverbio: “acqua sotto il ponte ne deve passare”!!!

Vorrei tra l’altro aggiungere – riprendendo un tema toccato dal magistrato Giuseppe Ayala nell’inserto di fine anno del quotidiano “La Sicilia” intitolato “Uno nessuno centomila” e riproposto nello specifico dal generale dell’Arma (già a capo di Ros e Dia) Giuseppe Governale e cioè che la cultura è legalità e conta come una divisa o una toga – che ci sono cittadini che non hanno alcuna toga e ancor meno possiedono una divisa, ma operano da sempre in maniera coerente e soprattutto palese, tra l’altro senza alcun tornaconto personale, già… neppure quello di poter percepire uno stipendio da parte dei contribuenti, eppure sono sempre lì a fare il proprio dovere e non solo, fanno anche ciò che altri – solitamente collusi o ricattabili per non aggiungere “omertosi” – non fanno!!!

D’altronde come ripeto spesso, è facile parlare di legalità quando si è protetti da una divisa o da una toga, certamente più difficile esporsi personalmente, sapendo di non aver nessuno dietro a proteggerti, il più delle volte neppure lo Stato!!!

E difatti… vorrei contarli tutte quegli esposti presentati personalmente da quei soggetti di cui sopra, sarei curioso di sapere in quanti processi ciascuno di essi è coinvolto a titolo personale, sì… vorrei conoscerlo quel dato, ma forse è meglio lasciar perdere!!!

Comunque, ciò che volevo dire è che quando un cittadino è corretto e rispetta la cultura della legalità, sa bene di doverla mettere in pratica sempre e non occasionalmente o quando fa comodo!!!

Faccio alcuni esempi; si osservi a quando si tratti di onorare le imposte fiscali, quando vi sono presso alcuni enti di riscossione cartelle a debito a nostro nome, oppure quando giungono a casa avvisi di accertamento come multe stradali (parlo ovviamente di quelle corrette e non certo di quelle erroneamente inviate da taluni Comuni per far cassa… senza verificare se poi quelle stesse siano state già ottemperate nei pagamenti  e quindi non vi è alcuna ragione plausibile nel provare ad accreditare ulteriori sanzioni per ritardi, se non l’incompetenza di quegli addetti, incapaci di accertare che quella sanzione sia stata pagata entro i termini di legge e cioè nei cinque giorni previsti…) e quant’altro…

D’altronde, come dicevo sopra, in questo Paese si è così convinti che sismo tutti eguali che si pensa agli altri con la propria testa, quasi fossimo simili!!! 

Sì… è quella loro natura a parlare per loro, la stessa che ogni giorno si chiedei: può esser mai che qualcuno sia così corretto e quindi migliore di noi??? E poi perché a differenza nostra, egli possieda quella cultura di legalità così intrinseca???

Difatti è proprio questa la ragione che tanto fastidio dà alla maggior parte dei miei connazionali e rappresenta la stessa motivazione che in questi anni ha fatto comprendere al sottoscritto che, per la sola ragione d’aver fatto la cosa giusta, si è stati ahimé odiati!!! 

C'è timore che il conflitto si allarghi? Ma la paura prevale…

Ora, molti di quei paesi arabi – da sempre ostili ad Israele – potrebbero pensare in maniera errata che il loro “nemico numero 1″ possa trovarsi in una condizione di estrema fragilità e che forse sarebbe il caso di sostenere Hamas e quindi attaccarla…

Credo che questo pensiero, potrebbe rappresentare per loro, il più grande errore… perchè si ritroverebbe a dover subire situazioni ancora più nefaste, vedasi quelle dell’ultima volta con la guerra dei sei giorni…

E difatti, osservando quanto sta accadendo, scopriamo come Paesi come Giordania, Egitto, Libano, ed anche ciò che resta della Siria, stanno in questo momento riflettendo in maniera ponderata sui rischi che un’eventuale entrata in guerra potrebbe  rappresentare…

Anche paesi come l’Iran si tengono alla larga, si vede dalla loro prima dichiarazione nella qual hanno smentito le frasi di sostegno ad hamas… ma anche altri paesi, attuali grandi fornitori di petrolio, si stanno muovendo con estrema cautela, provando a stringere inediti rapporti e dando forma a collaborazioni diplomatiche nuove…

Abbiamo letto della storica telefonata storica, tra il principe saudita Mohammed bin Salman e il presidente iraniano Ebrahim Raisi, i Xue più potenti rappresentanti del mondo sciita e del mondo sunnita, un accordo voluto fortemente dalla Cina, per un nuovo medio oriente più stabile e meno conflittuale…

I due Paesi, fautori di un percorso di normalizzazione che ha riscontrato e riscontra tuttora numerose difficoltà – dovute alle profonde discrepanze presenti tra i due mondi religiosi che Iran e Arabia si portano dietro, ma anche alle visioni differenti sulla politica regionale – ora sembrano aver trovato un importante punto di incontro, un obiettivo comune: la protezione della causa palestinese. Nella chiamata di 45 minuti bin Salman e Raisi hanno parlato della “necessità di porre fine ai crimini di guerra contro la Palestina“. I due paesi, Iran e Arabia Saudita, proveranno ora a garantire i diritti dei palestinesi, ma soprattutto cercheranno di fermare l’aggressione e gli attacchi di Israele e quindi dell’odiato regime sionista… 

Vedrete… mai dichiarandolo apertamente, ma sostenendo finanziariamente quei gruppi come Hamas, Hezbollah e OLP o chiunque abbia necessità dal punto di vista logistico e militare, per combattere Israele in quei territori occupati, ma forse non solo in quelli…

Il conflitto sta per espandersi e credo che in pochi potranno limitarlo, non certo in tempi brevi e soprattutto, non prima che una grossa fetta di quei territori, un tempo occupati dai palestinesi, verranno annessi definitivamente ad Israele…

Ed infine, se qualcuno pensa che Israele possa essere un giorno sottomessa, dimentica che essi – anche se non è mai stato dichiarato ufficialmente dal governo di Tel Aviv – sono in possesso delle testate nucleari, se ne stimano almeno un centinaio e quindi ditemi, chi mai oggi potrebbe pensare realmente ad un attacco definitivo??? 

Certo, ora la guerra si protrarra per un bel po’ di anni, a noi tutti sembrerà qualcosa che non ci appartiene, lontano, ma non sarà così, verremo vivceversa coinvolti in pieno!!! Già… prepariamoci ad un lungo e arduo periodo di crisi!!!

Nessun colpevole: tutti assolti!!!

È arrivato oggi pomeriggio il verdetto del processo per i lavori di messa in sicurezza eseguiti sulla carreggiata dell’autostrada A18 dopo la frana di Letojanni dell’ottobre 2015, che secondo la Procura della Repubblica di Messina furono pagati troppo, con costi gonfiati, ed eseguiti male. 

La Prima sezione penale del Tribunale di Messina, presieduta dalla giudice Maria Eugenia Grimaldi con a latere Francesco Torre e Francesca Capone, ha assolto i sei imputati da tutti i reati contestati dalla Procura, facendo così crollare il castello accusatorio che nel 2020 diede il via al dibattimento dopo l’inchiesta avviata nel 2017 che portò l’anno dopo all’applicazione di misure cautelari per due dirigenti del Consorzio per le autostrade siciliane e un imprenditore. 

Il Tribunale ha assolto l’allora direttore generale del Cas S.P., l’ex dirigente dell’area tecnica G.S., l’imprenditore F.M., il geometra A.S., allora responsabile del Cas per la sicurezza delle strade, l’ingegnere F.C. e il geologo G.T., questi ultimi nella qualità di progettisti dei lavori scelti dall’impresa, dai sei capi di accusa con la formula “perché il fatto non è previsto dalla legge come reato”, mentre per tutti gli altri “perché il fatto non sussiste”. 

I reati contestati andavano dal disastro ambientale al peculato, dal falso in atto pubblico all’abuso d’ufficio, fino all’inadempimento in pubbliche forniture. 

A fine gennaio il pubblico ministero Francesca Bonanzinga aveva chiesto la condanna a 7 anni e 10 mesi di reclusione per “…………….”. 7 anni per “……….”, 6 anni e 10 mesi per “…………..”, 5 anni per “……………..”. 

I sei sono stati difesi dagli avvocati “…”.

L’accusa contestava una serie di comportamenti illeciti durante la la fase di progettazione e quella di esecuzione degli interventi di messa in sicurezza dell’area, nonché la realizzazione di una barriera di contenimento del movimento franoso giudicata totalmente inadeguata rispetto al livello di rischio idrogeologico. 

Secondo la Procura i due dirigenti del Cas avevano omesso di esercitare qualsivoglia tipo di controllo nei confronti della ditta incaricata dell’esecuzione dei lavori, sostenendo in luogo di quest’ultima le spese di progettazione dei lavori e permettendo una ingiustificata lievitazione dei costi dell’opera, senza impedire che la realizzazione dei lavori venisse eseguita in maniera inadeguata, con modalità diverse da quelle indicate nel prezziario Anas, tanto che il 25 novembre 2016 si verificò lo sfondamento della protezione con colamento di materiale sciolto misto a detriti e rotolamento a valle di blocchi di diversa pezzatura, che finirono sulla corsia destinata alla circolazione, a causa dell’inadeguatezza della rete, come attestato dal Genio civile il 6 dicembre 2016. 

In sostanza gli inquirenti sostenevano che il Cas avesse consegnato all’impresa “………….” un mandato in bianco senza fornire alcuna indicazione sul tipo di lavori da effettuare e sui costi da sostenere, abdicando a vagliare l’idoneità dell’intera opera ad assicurare effettivamente la messa in sicurezza del tratto autostradale. 

Tesi che non hanno retto in giudizio. 

Tra sessanta giorni si conosceranno le motivazioni della sentenza.

potete trovate l’articolo completo di Andrea Rifatto, pubblicato nella pagina web di Sikilynews al link: https://www.sikilynews.it/cronaca/frana-di-letojanni-sei-assolti-per-i-lavori-di-messa-in-sicurezza-cadono-tutte-le-accuse/16343.

I magistrati e la paura di spiegarsi…

Alcuni giorni fa ho letto un articolo su una rivista specializzata sulla giustizia scritto da Luigi Ferrarella che mi aveva particolarmente interessato e che qui brevemente riassumo… 

È quasi una rivoluzione il cambio di mentalità della magistratura nell’approccio alla comunicazione come una parte – e un dovere – del proprio lavoro, e particolarmente azzeccata (tra le proposte concrete) appare l’idea di una “informazione provvisoria” che subito renda più comprensibili i dispositivi delle sentenze. 

Ma il rifiuto della rilevanza penale quale unico parametro per la liceità di una cronaca giornalistica di fatti giudiziari, e l’identificazione nel giornalista dell’unico soggetto legittimato a operare a priori la valutazione di cosa si debba intendere per notizia di “interesse pubblico”, restano per un giornalista i punti non negoziabili che rischiano di entrare in tensione con il metodo “ufficio stampa”, suggerito agli uffici giudiziari dalle “linee guida Csm” nel momento in cui esse perdono l’occasione per aprire invece a un accesso diretto e trasparente del giornalista a tutti gli atti non più segreti posti man mano in evidenza alle parti.

Le “linee guida per l’organizzazione degli uffici giudiziari ai fini di una corretta comunicazione istituzionale” adottate dal plenum del Csm, si sono premurate di precisare che le auspicate prassi applicative tendenzialmente uniformi su tutto il territorio nazionale, con l’indicazione di ciò che gli uffici giudiziari possono e debbono (o non debbono) fare e, di conseguenza, ciò che gli organi di informazione, e più in generale i cittadini, possono attendersi da questa attività, riguardano ovviamente gli uffici giudiziari e non costituiscono in alcun modo prescrizioni rivolte ai giornalisti e ai giornali su che cosa sia lecito o anche solo opportuno pubblicare. 

Non va peraltro trascurato che merita apprezzamento la sfida azzardata dal Csm, in quanto tenta di conciliare esigenze oggettivamente confliggenti (la presunzione di non colpevolezza, il diritto di informare e ricevere informazioni, il diritto ad un giusto processo, il diritto di difesa, l’efficacia e riservatezza delle indagini, il diritto alla vita privata, il principio di trasparenza nella pubblica amministrazione); contingenti interessi fisiologicamente agli antipodi (l’opinione pubblica vuole sapere fatti che noi non gli si possono dire nella fase delle indagini preliminari, come  non vuole sapere fatti che gli si vuole dire quando invece a dirlo sono le sentenze…). 

Sono certamente tempistiche incompatibili, tanto che proprio questa sfasatura di temi tra giustizia e suo racconto è tra le prime cause della disaffezione e dei pregiudizi dei cittadini…

Si comprendono da quanto sopra le opposte priorità nei rispettivi codici professionali, matrici dell’insofferenza dei magistrati per le brutali semplificazioni dei media, ma anche per la difficoltà oggettiva dei giornalisti nel dover tradurre in messaggi comprensibili al pubblico gli istituti e le parole di marcato contenuto tecnico degli operatori del diritto…

Il senso dell'onore é il coraggio!!! Ma ahimè… è da troppo tempo che non se ne vede più!!!

Come sappiamo l’onore può assumere diversi significati a seconda delle culture e/o dei territori ove essa si manifesti. 

Abbiamo visto tra l’altro come l’onore venga spesso associato alla virtù dei forti, al coraggio e alla capacità di perseguire con i propri ideali quei valori morali di eguaglianza e democrazia, nonostante le difficoltà poste in campo a causa di chi esercita costantemente pressanti influenze negative al fine d’imporre proprie regole di vita, per ottenere quanto essi vogliono a tutti i costi…  

Ritengo comunque che l’importanza dell’onore sia negli anni andata scemando, sí… diminuita, certamente rispetto al passato e ciò si evince dalla mancanza di coraggio nella società civile, in particolare in quei suoi comportamenti, sia individuali che collettivi…. 

D’altronde pensare che l’onore possa in taluni soggetti determinare coraggio è qualcosa di errato, non sempre accade, anzi solitamente si verifica propriamente il contrario, non esiste infatti alcuna correlazione che promuova benessere a giustizia, per il raggiungimento di una società più equa e rispettosa dei diritti altrui, infatti, vediamo come abitualmente si viene a manifestare quasi sempre un’esigua solidarietà o ancor peggio una mancanza di empatia… 

Auspicare quindi che in questo Paese i cittadini possano per una volta provare a difendere i propri diritti o contrastare le ingiustizie presenti, è qualcosa certamente di meraviglioso, ma utopistico, quanto appena espresso infatti non appartiene al nostro e quindi, mancando di fatto di queste cinbesse esperienze, sarà impossibile alla maggior parte di essi, che un qualche gene del coraggio, risvegli in loro la capacità di agire con determinazione!!!

D’altro canto va detto, le condizioni imposte dai governi con le loro politiche, mettono a dura prova la capacità di lottare per i propri diritti o per portare avanti quelle giuste idee e sono proprio queste condizioni che determinano nei cittadini le tante paure, le stesse che impediscono di agire in modo coraggioso e proattivo.

Ma si sa, il coraggio non è una virtù innata, essa potrà se voluta, esser coltivata attraverso l’esperienza e con una continua ricerca di quei valori morali, unici principi fondamentali per divenire finalmente audaci. 

Solo in questo modo potremmo creare una cultura unica, solidale e rispettosa nei confronti degli altri e sarà grazie a quel possibile cambiamento che vedremo emergere quella forza interiore e soprattutto quel coraggio, da troppo tempo oppresso e reso muto!!!

Quale criminalità organizzata, oggi? Struttura e attività – nuove strategie di intervento a contrasto.

Avrei voluto esserci, ma il lavoro mi ha condotto quest’anno ad essere lontano dalla mia Catania, anche se quotidianamente seguo quanto accade non solo nel capoluogo etneo, bensì in tutta la regione… 

Tra l’altro, il convegno di cui sto per parlarvi, organizzato dalla associazione “Alfredo Agosta” di cui mi pregio di aderire, è stato realizzato presso lo stesso Istituto che frequentavo quand’ero adolescente, già… quell’Istituto Tecnico Superiore Statale: “G.B. Vaccarini”.

Sono passati parecchi anni da quando mi diplomai in quel lontano 1985 e credo che se oggi ho potuto fare affidamento su certi principi, come per l’appunto quelli della legalità (che mi vedono da anni impegnato in prima linea…), molto lo si deve principalmente agli insegnamenti ricevuti allora da quella scuola e dai suoi professori, che ricordo ancora con affetto…   

E’ difatti fondamentale provare in ogni circostanza a trasmettere ai nostri giovani quella cultura della legalità, che dovrà essere principio fondamentale della loro vita e a cui crescendo, non dovranno mai rinunciare.

Il tema del convegno è stato: Quale criminalità organizzata, oggi? Struttura e attività – nuove strategie di intervento a contrasto”.

Ad aprire i lavori è stato il Dirigente Scolastico Prof.ssa Salvina Gemmellaro, la quale si è soffermata sull’importanza di affrontare unitamente ai ragazzi temi sulla legalità e sulla criminalità organizzata.

Presenti tra i relatori, il Sostituto Procuratore della Repubblica Dott.ssa Antonella Barrera, che ha evidenziato come la mafia si autoalimenta con i propri comportamenti illeciti (estorsioni, sostanze stupefacenti, appalti ecc…) e proseguendo conversando con i ragazzi, si è soffermata sull’importanza non solo di credere, ma soprattutto di trasmettere quella cultura di liceità, parola che è stata più volte ripetuta durante il convegno.

L’Associazione Nazionale Antimafia Alfredo Agosta, rappresentata dal segretario Alessandro Patanè, ha portato i saluti istituzionali del Presidente Ing. Carmelo La Rosa, spiegando come l’Associazione  si muova sul territorio e quali compiti si prefigga di ottenere; ad egli, è seguito successivamente l’Avv. Antonio Cannavaro collaboratore esterno dell’Associazione, che ha illustrato ai ragazzi l’importanza della denuncia, ma anche del diritto di difesa.

Era presente altresì il dott. Giuseppe, figlio del Maresciallo Alfredo Agosta, che ha raccontato ai ragazzi della sua vita personale, d’altro canto comprendere come vivere senza un padre non sia per nulla facile, soprattutto quando lo si è perso in quel modo così crudele, vittima di quella brutalità umana o per meglio definirla: “inumanità” chiamata “mafia”!!!

Giuseppe Agosta esordisce comunque con parole pregevoli che trasmettono a quei giovani presenti la speranza, un messaggio importante quello cioè che nella vita si può sempre scegliere e decidere dove stare e soprattutto con chi: “nella mia disgrazia sono stato fortunato, perché ho avuto alle spalle una grande madre e una famiglia ovvero l’Arma dei Carabinieri”.

E importante sempre e in ogni circostanza far comprendere a quei discenti cosa li attenderà fuori dalla scuola, quanto il loro essere onesti, prima con se stessi, sarà di grandissima importanza, in quanto primo passo per migliorare non solo essi, ma anche il Paese in cui credono!!!

Questi giovani devono comprendere che è da loro che passerà il futuro, essi potranno rappresentare con le loro scelte la differenza, ma nel far ciò non dovranno mai piegarsi o aver paura o patire le pressioni dell’ambiente circostante, perché quest’ultime con il passar del tempo ci saranno e faranno in modo da condizionare qualsivoglia loro decisione, provando ad esercitare su di essi pressioni con metodi coercitivi, pur di raggiungere quelle volute azioni disoneste… 

Ed è per queste motivazioni che essi in questa loro crescita dovranno scegliere, cioè… rendersi conto che non potranno mai essere onesti verso gli altri, se prima non lo saranno in fondo con se stessi!!!

Ed allora, mi permetto di condividere il pensiero di un uomo che posandomi da fanciullo la mano sul mio capo mi disse: non importa quanto tu sarai buono o monello, l’importante è che tu nella vita sia sempre onesto!!! Era… il Presidente Aldo Moro.

Nel salutare quindi, lascio quest’ultimo messaggio a modello eredità, confidando che attraverso di esso, si possa orientare se stessi verso quei naturali principi di giustizia e legalità, gli stessi che faranno in modo da sostenervi e affrontare la vita in maniera dignitosa, per come avvenuto al sottoscritto. 

Diceva Sigmund Freud: “Essere completamente onesti con sé stessi è un buon esercizio, ma esserlo con gli altri, sarà musica per le loro orecchie”.

  

Come avevo previsto, ecco i primi "gilet" di protesta del nostro Paese!!!

L’unica differenza con quelli francesi è il colore… dal giallo all’arancione!!!
A protestare sono gli agricoltori della Puglia, in particolare i rappresentanti delle organizzazioni di categoria Cia, Confagricoltura, Legacoop, Confcooperative, Agci, che ieri sono per le strade di Bari in segno di protesta, indossando i “gilet” arancioni’ e dichiarando lo stato di agitazione…
I problemi sono quelli a difesa del settore, tra cui i danni provocati dalle gelate, l’emergenza xylella e la gestione delle misure del programma di sviluppo rurale…
I rappresentanti pugliesi del mondo rurale, hanno scelto per la protesta d’indossare dei gilet simili a quelli gialli utilizzati per le proteste in Francia, come simbolo della lotta a difesa del settore…
Per il momento non si tratta di una vera e propria occupazione, sono lì in attesa di risposte dal Ministero e fintanto che non le riceveranno, resteranno in piazza…
Il motivo d’aver scelto il colore arancione è da ricercarsi con l’uso che solitamente si ha nei casi di allerta meteo e proprio l’agricoltura – non solo quella pugliese – soffre più di altre categorie i cambiamenti climatici, ma soprattutto evidenzia un territorio disastrato che non garantisce, non solo alcuna salvaguardia per i cittadini, ma crea gravi alle infrastrutture pubbliche (strade, linee ferroviarie, elettriche, sistema idrico) a cui sommano ingenti danni a tutte quelle attività economiche e produttive, per un settore quello dell’agricoltura, trainante dell’economia di quella regione…
Certo siamo soltanto all’inizio e per fortuna la contestazione risulta essere contenuta…
Ma come la storia insegna, vi sono delle circostanze “anomale” che si sa come iniziano, ma non si sa mai come finiscono!!!
Speriamo che questa, non sia una di quelle…

Hai ricevuto una cartella esattoriale??? Ecco alcuni modi per contestare quella richiesta di pagamento!!!

Avete ricevuto una cartella di pagamento ed ora, prima di pagare, vorresti sapere se c’è qualche errore, oppure qualche motivo per potersi opporre…

Non è la prima volta che quelle cartelle dimostrino d’avere qualche difetto di forma o errori di procedura, spesso commessi dall’Agente di riscossione…
Il semplice fatto, peraltro, che la competenza per l’esazione dei tributi sia passata dal primo luglio 2017, da Equitalia ad Agenzia Entrate Riscossione, non ha modificato le possibili difese che il contribuente aveva…
In parole povere significa che i vecchi motivi di impugnazione contro le richieste di pagamento, possono essere oggi riutilizzati e quindi vi starete chiedendo quali metodologie è possibile adottare…
I motivi di opposizione, a differenza di quanto si potrebbe pensare sono molteplici e quindi in questa prima parte ne affronteremo solo alcuni, 
Prima quindi di passare a valutare quali sono i singoli motivi da utilizzare per contestare una cartella di pagamento, dobbiamo precisare una questione che il più delle volte viene ignorata. 
Quando arriva la cartella esattoriale il contribuente è già stato allertato della morosità che lo interessa (e se non lo è stato, si tratta di un motivo di impugnazione, come vedremo a breve). 
Quanto sopra significa che ha già ricevuto un atto con l’intimazione di pagamento da parte dell’ente titolare del credito (Agenzia Entrate, Inps, Comune, Regione, ecc.). 
Dunque, egli non può, con l’opposizione alla cartella, rimettere in discussione i vizi del precedente atto come, ad esempio, l’esistenza del debito, la sua entità, la legittimazione passiva a pagare (il fatto cioè che l’atto dovesse essere indirizzato a un’altra persona). 
Il contribuente può solo contestare tutti gli errori commessi dall’amministrazione dopo l’invio del primo avviso di pagamento, errori che di solito riguardano il rispetto dei tempi (decadenza e prescrizione), la stampa della cartella esattoriale o la sua notifica. 
Del resto, se così non fosse, vorrebbe dire che la notifica della cartella riaprirebbe i termini per impugnare l’atto di accertamento, impugnazione che, invece, ha dei tempi categorici e prefissati dalla legge.
La seconda cosa importante da sapere è che con Agenzia Entrate Riscossione non sono possibili accordi a saldo e stralcio o altre intese che non siano già disciplinate dalla legge e valide per tutti.
Diversamente si avvallerebbero trattamenti di favore di un contribuente rispetto ad altri a seconda della maggiore o minore accondiscendenza del singolo ufficio o funzionario. 
Dunque, se hai ricevuto un avviso di pagamento non credere che, andando allo sportello o parlando con il dirigente, potrai trovare un’intesa. 
Tutto ciò che ti è consentito fare è: fare ricorso al giudice; chiedere la sospensione automatica (vedremo che, per questa, ci sono termini e condizioni per poter procedere); presentare un’istanza per l’annullamento della cartella in autotutela; chiedere una rateazione (in tal modo pagherai a rate, con un piano di dilazione che, di norma, è a 72 rate e che non richiede di dover dimostrare la propria incapacità economica); oppure… infine, pagare!!!
Quando parliamo di eccezioni contro la cartella di pagamento intendiamo dire tutte le possibili contestazioni che, nell’atto di ricorso, vengono sollevate davanti al giudice affinché questi annulli l’atto dell’esattore. 
Uno stesso ricorso può contenere svariate eccezioni in modo che, se una di queste dovesse essere rigettata dal tribunale, ci sarebbero ugualmente le altre su cui confidare. 
Di solito, più eccezioni si hanno “nel proprio arco”, più possibilità ci sono per difendersi da Agenzia Entrate Riscossione…
A differenza a quanto spesso si crede, il ricorso non sospende l’esecuzione forzata; questo vuol dire che, se la causa dura a lungo, l’Agenzia di riscossione può, nel frattempo, procedere ugualmente al pignoramento. 
Anzi, per quanto riguarda gli avvisi di accertamento notificati per imposte dirette, Irap ed Iva è previsto l’obbligo di versare un terzo delle sole imposte pretese, oltre interessi, in pendenza del primo grado di giudizio.
Proviamo quindi a sospendere la cartella di pagamento…
In verità, la prima cosa a cui si pensa nel momento in cui si riceve una cartella di pagamento, è tentare di “bloccarla” ossia di sospendere la sua efficacia e, quindi, la possibilità che ha l’esattore di effettuare un pignoramento nel frattempo in cui si ricercano i soldi o magari si ragiona se fare opposizione o meno. 

Se la cartella viene sospesa, infatti, Agenzia Entrate Riscossione non può eseguire né pignoramenti, né fermi auto, né ipoteche. 

Insomma, l’esecuzione forzata esattoriale viene bloccata in attesa di una decisione definitiva sulla legittimità della cartella stessa.
Per sospendere una cartella di pagamento, l’avvocato tradizionale ti dirà che c’è bisogno di un ricorso al giudice e che sarà quest’ultimo, alla prima udienza, a decidere se bloccare o meno l’efficacia esecutiva della cartella. 
Ciò è corretto, ma non è l’unico rimedio… ne esiste un altro, sicuramente più efficace, veloce e soprattutto economico, ed è quello concesso dalla legge di stabilità del 2013 e s.m.i..
Tale possibilità, che va comunemente sotto il nome di “istanza cartelle pazze“, consente di bloccare ogni mossa di Agenzia Entrate Riscossione su segnalazione, da parte del contribuente, di una presunta irregolarità della cartella di pagamento. 
In questo frangente, l’esattore è tenuto a verificare la regolarità della pretesa di pagamento consultandosi con l’ente creditore; e se, entro 220 giorni, il contribuente non riceve risposta, la cartella si considera annullata definitivamente. 
Insomma, al contribuente basta chiedere la sospensione della cartella presentando, allo sportello di Agenzia Entrate Riscossione o, in via telematica, tramite il suo sito, una semplice istanza con il cosiddetto modello “SL1”. 
A questo punto tutto si blocca: l’esattore non può fare pignoramenti, non può iscrivere ipoteche, non può bloccare l’auto, in attesa di decidere sull’istanza. 
Il silenzio per oltre 220 giorni si considera accoglimento della contestazione e quindi la cartella non va più pagata.
Il tutto ovviamente… senza spendere un euro e senza bisogno di rivolgersi ai propri legali (penso che qualcuno di essi, in questo momento, mi vorrebbe uccidere… ah, sì… deve comunque mettersi in fila…)!!! 
L’unico handicap di questa procedura è che deve essere attivata entro 60 giorni dalla notifica della cartella; funziona solo per determinate (e poche) contestazioni e non per tutte. 
In particolare i casi in cui è possibile presentare l’istanza di sospensione automatica contro la cartella di pagamento sono i seguenti: prescrizione o decadenza del diritto alla riscossione verificata prima della notifica della cartella stessa; avvenuto pagamento del debito prima della notifica della cartella; precedente sgravio del tributo o della sanzione emesso dall’ente titolare del credito; annullamento o sospensione da parte del giudice o di un’autorità amministrativa, della richiesta di pagamento poi reiterata nella cartella.
Ecco, quanto sopra rappresenta una prima procedura per opporsi a quelle richieste di pagamento… nei prossimi post, esamineremo ulteriori possibilità  con i quali ci si potrà opporre a quelle cartelle esattoriali…
Ovviamente ci tengo a precisare che quanto sopra riportato, ha il semplice scopo di evidenziare alcune modalità per difendersi da eventuali procedure inesatte commesse da quegli enti di riscossione e non certamente, per creare falsi presupposti per rifiutarsi di pagare, quanto realmente dovuto!!!

Sentenza Berlusconi: un paese… legato ad un verdetto!!!

Sono passati due millenni da quando il nostro paese iniziava ad essere governato da un unico uomo che riuniva in se il grande impero romano…
La storia si è ripetuta fino a giungere noi attraverso un dittatore, che sotto il nome del fascismo, teneva unito e sottometteva questo nostro paese alle sue volontà…
Oggi, in un contesto totalmente diverso, in un paese che dovrebbe aver raggiunto quella maturità, meglio conosciuta con il nome di democrazia, ecco che invece, ci ritroviamo ad assistere ad un processo, che a seconda del verdetto potrebbe portare a destabilizzare questo nostro già fragile sistema…
Cosa è cambiato quindi???
A cosa serve avere un paese diviso in tifoserie, una di centrosinistra, un’altra di centrodestra ed infine tutti coloro che sono la maggioranza che si oppongono ai due sistemi e che ormai sentitisi abbandonati da quanti li governano, preferiscono legittimamente astenersi al voto…
Se guardiamo i nostri ultimi quarant’anni, troviamo un sistema clientelare mafioso, che ha permesso al nostro paese di proseguire sulla base della corruzione, del malaffare, del clientelismo, dello scambio di voti, del business economico suddiviso in responsabilità, tra tutti i vari partiti… 
E’ questo ultimo ventennio, condizionato da un’uomo che si era presentato con il programma del miracolo italiano e di cui invece oggi ne raccogliamo lo sfacelo…, strano che nel contempo, le proprie società ed il suo patrimonio, si è elevato esponenzialmente di migliaia di volte…
Ora si cercherà di condizionarne il verdetto, il cosiddetto esercito di Silvio, vedrete che scenderà in piazza per difendere il proprio leader…, perché da noi, tutto deve essere ricondotto alla figura di un uomo, che dal suo trono possa influenzare e traghettare il proprio popolo verso una nuova speranza…
C’è chi parla di ragionevolezza, chi di annullare la sentenza, chi ancora ritiene che non vi sia alcun reato e chi pensa sia intollerabile soltanto giudicarlo…
Tutti tentano di volersi sostituire ai giudici, all’operato della magistratura, ognuno di loro, tenta di condizionarne l’esito, influenzando la sentenza attraverso l’azione di governo….
Ma poi di quale governo parliamo, di un governo che nessuno voleva, che nessuno ha scelto, di una combine organizzata a Montecitorio senza il consenso dei cittadini…
Qual’è il rischio??? Che il Pdl definitivamente vada a casa??? Che i propri uomini e donne ( ben inquadrati… ) finalmente comincino a cambiare mestiere e vadano finalmente a lavorare…, lavoro ovviamente permettendo!!!
Qual’è il rischio quello di non vedere le solite facce raccomandate??? Ditemi quindi cosa rischiamo??? Forse assistere al fallimento del nostro paese??? Quello sta già avvenendo da parecchi anni ormai e lo sfacelo è visibile in ogni settore…
Soltanto coloro che ancora si possono permettere di mettersi i prosciutti negli occhi, possono far finta di non vedere…, perché tutti gli altri ormai i prosciutti se li sono mangiati da un po’ ed i loro poveri occhi ormai, non hanno più la forza neanche di piangere…
Credo che possiamo ben dire di non essere giunti ad un bivio, ma al capolinea!!! 
Non c’è più niente da fare…
Soltanto dei poveri stolti possono ancora pensare di volerci continuare ad illudere…
Che epoca terribile quella in cui degli idioti… governano dei ciechi!!! 
William Shakespeare

Morire per la Patria…

Un soldato italiano muore.
Un soldato italiano mandato in una missione che non ci appartiene, per la quale non dobbiamo combattere,  una missione che di pace poco possiede in quanto questa è stata decisa da altri paesi, da una coalizione che per tutti ha deciso, sorretti da quella definita “giusta” lotta al terrorismo, che  ci ha portato prima in Iraq, poi in Afganistan e poi ancora in Libia e non sappiamo ancora come finirà nel Mali e/o in Siria…
Un soldato quindi, che credendo ciecamente in quello che faceva, rispettando gli ordini che gli sono stati imposti, ha perso la propria vita… per la propria Patria!!!
Un vuoto sentito da tutti i cittadini ed in particolare da coloro che ne rappresentano la maggioranza, quella camera nella quale veniva riferito sull’attentato che ahimè, ha portato via definitivamente il nostro Capitano Giuseppe la Rosa…
Un attentato vile, fatto ai nostri militari che sono soltanto lì per poter aiutare la popolazione civile, per difenderli dai soprusi e dalle violenze perpetrate da una parte di fondamentalisti, nei riguardi degli altri ed in particolare delle donne.
Ecco perché Giuseppe era li, ecco perché ancora in tanti sono li!!! 
Ma questo ai nostri deputati interessa poco, non è un argomento a cui sono interessati, anzi come si dice a Roma… “nun glie’ne può fregar de meno…“.
Ed ecco quindi che mentre il Ministro della Difesa, Mario Mauro riferiva in aula sull’attentato, la Camera era totalmente vuota!!!
Che schifo…, sono proprio come sono… cioè una continua delusione, una mancanza di rispetto, per quanti è sono ben 53 che dal 2004 ad oggi sono purtroppo “caduti”, ma soprattutto nei riguardi dei familiari delle vittime, di quanti hanno perso un figlio nel dover compiere il proprio dovere.
Ora ci raccontano che la missione deve continuare, almeno fino alla fine del 2014, certo, sarei curioso di conoscere quanti tra i figli dei nostri politici ( Senatori e Deputati ) abbiano fatto il militare e quanti tra questi siano mai andati in una qualche missione…
Loro stanno a casa ben protetti… mentre sono gli altri, quelli delle famiglie disagiate a dover partire, sono questi i giovani che non trovando alcuna occupazione si danno alla carriera militare, tentano quella crescita professionale ed economica, che in altri modi non gli è permessa…
Il nostro capitano, oggi promosso a maggiore, è stato ucciso due volte!!!
Non so quale dei due può ritenersi crudele, se l’attentatore che ha gettato la bomba oppure quanti con il loro disprezzo mostrano indifferenti quella insensibilità che come un abito su misura… gli appartiene.
In altri paesi, ben più civili e democratico del nostro, quanto accaduto nel nostro parlamento, sarebbe stato certamente condannato a gran voce, mentre da noi tutto è stato interrato e coperto…
Caro Giuseppe… grazie; grazie per ciò che hai fatto, per il tuo coraggio, grazie… perché attraverso te… mi sento rappresentato e degno di essere un buon Siciliano!!!
Mi dispiace pensare che oggi non ci sei, che non sei più tra noi, tutto ciò mi fa veramente stare male…
Ma c’è qualcosa che mi far star ancor più male ed è pensare che hai dedicato e perso la tua vita per questa “nostra” ingrata Patria!!!