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Trump decide per tutti, sia per l’Ue che per l’Italia!

Ho scritto più volte che la politica internazionale, specie quella europea e ancor più quella italiana, conta quanto il due di coppa quando la briscola è a oro.

Vedrete infatti che né la Von der Leyen, né Zelensky, e men che mai i nostri referenti istituzionali (ahimè impreparati…), riusciranno a far sedere russi e ucraini a un tavolo per risolvere questo conflitto.

La ragione, al di là delle cazzate propinate dai Tg, sta in una decisione precisa del Presidente Trump.

Dopo l’incontro con Putin e le critiche ricevute dai leader europei per la loro esclusione dai colloqui in Alaska, egli ha scelto deliberatamente di mettersi da parte.

Sta soprassedendo, osservando con quale goffa inefficacia l’Ue stia gestendo una partita che è troppo grande per lei, sapendo bene che le sue politiche non porteranno a nulla. È solo questione di tempo!

Quando la situazione entrerà in stallo e tutti si piegheranno a supplicarlo, lui, come una prima donna, farà il suo ingresso trionfale per dettare una pace alle sue condizioni, e a quelle di Putin, già ampiamente concordate.

Chi non accetterà questa realtà ne subirà le conseguenze, perché il gioco è già fatto e l’Europa non è stata nemmeno consultata. È chiaro ormai che le decisioni finali non si prenderanno a Bruxelles o a Roma, ma altrove.

Urlavano sovranità, ora obbediscono agli USA. La Spagna no!

Già… prima delle elezioni, la coalizione urlava alla Sovranità! Ora, gli stessi che sono saliti al Governo, evidenziano comportamenti lacchè agli Usa! Sì… a differenza della Spagna, che – con i fatti – dimostra essere autonoma!

Difatti, la Spagna ha scelto di dire “no” agli F-35 statunitensi, e lo ha fatto con una motivazione che suona come un manifesto di sovranità. “Questione di principi”, ha dichiarato il ministero della Difesa, preferendo puntare su opzioni europee come l’Eurofighter e il Future Combat Air System.
Non è solo una scelta tecnica, ma politica, un segnale chiaro di indipendenza da Washington, soprattutto in un momento in cui gli Stati Uniti, sotto la guida di Trump, impongono alla NATO di alzare la spesa militare al 5% del Pil e minacciano dazi commerciali. Madrid non ci sta, e mentre altri Paesi – come ad esempio il nostro – si piegano, la Spagna dimostra di avere una schiena più dritta.

Il governo Sánchez ha approvato con riluttanza un aumento della spesa militare, ma solo fino al 2% del Pil, ben lontano dalle richieste americane. Una decisione che non è piaciuta a Trump, il quale ha risposto con minacce di ritorsioni economiche. Eppure, la Spagna non ha abbassato la testa, anzi, ha ribadito la sua volontà di ridurre la dipendenza dagli USA, anche in campo tecnologico, come dimostra la scelta di affidare a Huawei l’archivio delle intercettazioni giudiziarie. Un altro tassello di una strategia chiara: difendere la propria autonomia decisionale.

Certo, lo Stato maggiore spagnolo non nasconde le preoccupazioni. Senza gli F-35, la sostituzione degli Harrier AV8B entro il 2030 diventa un rompicapo. Le alternative europee sono ancora lontane dall’essere operative, e l’unica soluzione immediata sarebbe proprio il caccia americano. Ma Madrid sembra disposta ad accettare questo rischio pur di non sottostare alle pressioni di Washington. Il messaggio è chiaro: meglio una flotta aerea meno avanzata oggi che rinunciare alla propria sovranità domani.

Lockheed Martin ha provato a giocare la carta europea, sottolineando che gli F-35 sono assemblati in Italia, ma non è bastato. Per la Spagna, il problema non è la provenienza geografica del velivolo, ma la dipendenza strategica dagli USA.

E dopo le ultime uscite di Trump, che ha minacciato di far pagare il doppio a chi non si allinea, la posizione di Madrid appare ancora più significativa. E così… mentre altri governi cedono, la Spagna dimostra che esiste ancora un modo per resistere alle logiche del ricatto.

Ed allora – vorrei chiedere a tutti quei burattini che si presentano ogni giorno in Tv a raccontarci (quanto imparato a memoria), quasi fossero “pappagalli” o come li definiva la Fallaci “Cicale”: siamo stanchi di vedere quei vostri visi, ma soprattutto ci siamo rotti le palle di ascoltare – in una televisione nazionale – le solite caz…

Urlavano sovranità, ora obbediscono agli USA!

SIRIA: Una crisi che nessuno sa più come fermare…

La situazione in Siria continua a essere estremamente fragile, con una tensione che si è fatta – negli ultimi giorni – sempre più palpabile.

Le forze governative guidate dal presidente Ahmad Ḥusayn al-Sharaa si trovano sotto pressione, non solo per il crescente malcontento interno, ma anche per le pressioni esterne che temono un rapido peggioramento della crisi.

Israele ha infatti intensificato i suoi attacchi aerei, dichiarando di voler impedire una presunta “uccisione di massa” di drusi da parte delle forze leali al governo siriano.

Questo intervento, seppur motivato da una presunta difesa dei diritti umani, ha ulteriormente destabilizzato una regione già scossa da scontri violenti tra fazioni armate, tribù beduine e comunità druse, soprattutto nella provincia meridionale di Sweida. .

Le violenze registrate nelle ultime settimane hanno messo a dura prova la capacità del governo di al-Sharaa di mantenere il controllo su tutto il territorio nazionale. Il presidente aveva promesso di proteggere le minoranze settarie del Paese, ma gli eventi sembrano andare nella direzione opposta.

Dopo le uccisioni di massa di alawiti a marzo, ora sono i drusi a subire gravi violenze, alimentando timori di una spirale di vendette settarie. Nonostante le dichiarazioni ufficiali che ribadiscono l’impegno per l’unità nazionale, molti osservatori internazionali avanzano dubbi sulla reale volontà o capacità del governo di evitare una frammentazione del Paese.

L’ex ministro israeliano della Difesa, Ehud Barak, ha espresso apertamente le sue preoccupazioni in un’intervista a Beirut, sottolineando come il governo di al-Sharaa debba urgentemente rivedere il proprio approccio. Secondo Barak, solo un governo più inclusivo e veloce nell’integrare le minoranze potrà evitare il collasso istituzionale.

Ha anche sottolineato come al-Sharaa debba “maturare” e comprendere che il suo attuale stile di governo non è sostenibile. Le pressioni esterne si fanno sempre più forti: gli Stati Uniti, attraverso il loro inviato speciale Tom Barrack, hanno esortato il presidente a riconsiderare le sue politiche, avvertendo che un’eventuale frammentazione del Paese potrebbe portare alla perdita del sostegno internazionale.

Il ministro dell’Informazione siriano ha cercato di rassicurare l’opinione pubblica, dichiarando che l’unità geografica della Siria non è in discussione e respingendo le accuse secondo cui le forze governative sarebbero responsabili di crimini contro i civili drusi.

Ha suggerito che alcuni video circolati sui social network potrebbero essere stati manipolati e ha ipotizzato che alcuni attacchi fossero stati effettuati da militanti dell’ISIS travestiti da soldati governativi. Ha anche sottolineato che le forze siriane non sono entrate a Sweida, in quanto avevano accordi con Israele per evitare ulteriori escalation. Tuttavia, queste dichiarazioni sembrano non aver convinto né l’opinione pubblica né la comunità internazionale. .

Il cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti la scorsa settimana ha posto fine agli scontri più violenti, ma la situazione rimane instabile. Al-Sharaa, nel suo discorso televisivo, ha dichiarato che l’intervento israeliano ha spinto il Paese verso una fase estremamente pericolosa.

Israele di contro, per come abbiamo potuto vedere nei vari Tg, ha colpito diversi obiettivi strategici tra cui il quartier generale del ministero della Difesa a Damasco, giustificando le azioni come parte della sua missione di proteggere i drusi, una comunità che gode di uno status particolare all’interno dello Stato ebraico. Comprenderete come, questo coinvolgimento diretto di una potenza straniera ha aggiunto una ulteriore complessità ad una crisi già di suo intricata. .

Il rischio concreto è che la situazione in Siria possa inasprirsi, con conseguenze imprevedibili per l’intera regione. D’altronde la mancanza di un piano di successione, l’instabilità interna e le pressioni esterne, rendono il futuro del Paese estremamente incerto.

Gli Stati Uniti e altri attori internazionali stanno cercando di contenere il caos, ma senza un reale impegno da parte del governo siriano a riformarsi e a includere tutte le componenti della società, il rischio di una guerra civile resta alto.

Ma forse, la vera domanda non è tanto chi governerà la Siria, ma se quel Paese potrà ancora essere governato…

Hassad è scappato ma la tragedia siriana resta inalterata con oltre 50.000 sfollati ed una crisi umanitaria inasprita dai conflitti.

In Siria, con la fuga in Russia del presidente Bashar al-Assad, i combattimenti sono finalmente terminati, anche se l’ondata di sofferenza umana non si è ancira arrestata.

Infatti secondo l’ONU, sono oltre 50.000 le persone che erano state costrette ad abbandonare le proprie case e che adesso, in queste ore, stanno provando a rientrare…

Difatti va ricordato come prima della fuga del suo leader, le forze governative siriane, supportate dalla Russia, stavano ancora conducendo raid contro i ribelli filo-turchi, gli stessi che ora stanno per prendere il potere…

Dall’altro canto i raid israeliani e gli scontri tra gruppi rivali filo-turchi e filo-iraniani avevano non poco complicano uno scenario di per se frammentato e drammatico.

Questa ulteriore escalation ha portato peraltro ad una crisi umanitaria gravissima!!! 

Migliaia di famiglie, tra cui donne e bambini, sono senza cibo, medicine e rifugi sicuri. Gli stessi sfollati vivono in condizioni estreme: molti sono ammassati in campi improvvisati, privi di servizi essenziali o ancora intrappolati in zone di conflitto attivo e con il giungere dell’inverno e quindi del freddo aumentano esponenzialmente le sofferenze di chi ha già perso tutto.

Zone come Hama, Aleppo e la valle dell’Eufrate, già devastate dalla guerra, continuano ancora oggi ad essere bersaglio di bombardamenti, accentuando il dolore e il senso di abbandono di una popolazione già martoriata.

La Siria si sa… è un mosaico di interessi regionali e internazionali. La presenza infatti della Russia (e aggiungerei anche degli Stati Uniti) riflette la volontà di entrambe le potenze di mantenere un’influenza strategica nella regione, un elemento che rischia di acuire le tensioni globali tra Mosca e Washington. 

A ciò si aggiungono gli attacchi israeliani contro le infrastrutture legate all’Iran, alimentando il timore che il conflitto siriano possa ancora trasformarsi in un campo di battaglia per uno scontro più ampio tra i due Paesi…

Ripeto… la crisi siriana è soprattutto un dramma umano prima di essere una sfida geopolitica di portata globale!!!

Gli sfollamenti di massa richiedono ora una risposta umanitaria immediata e incisiva e non bastano i soli aiuti internazionali. 

Serve un impegno politico internazionale preciso per far ripartire uno Stato distrutto che, come abbiamo visto in questi lunghi anni, si alimenta principalmente di interessi stranieri, mentre è tempo che si restituisca a quel suo popolo una nuova e soprattutto definitiva, speranza di democrazia!!!

Rimuovete immediatamente Biden da quella poltrona, prima che ci trascini in una terza guerra mondiale!

Ho l’impressione che il Presidente uscente Biden, voglia rimanere ancora in auge continuando ad alzare il livello dello scontro… con la scusa di voler rafforzare le difese dell’Ucraina!!! 

Ha difatti autorizzato l’uso di missili americani contro obiettivi all’interno della Russia, ma non solo, dal suo govero è stata annunciata la fornitura di mine antiuomo all’Ucraina, dichiarando semplicemente che quest’ultimi hanno bisogno di strumenti che servano a rallentare gli invasori: “ce le hanno chieste e penso che sia una buona idea” ed ecco quindi l’invio di nuove armi all’Ucraina per un totale di 275 milioni di dollari. 

Da quanto sopra non posso che pensare che tutta questa situazione rifletta un contesto già deciso, dove ogni decisione sembra contribuire ad intensificare le tensioni, con potenziali rischi a lungo termine… 

Ad esempio, l’aumento del supporto militare occidentale all’Ucraina, in particolare con l’invio di armi e munizioni avanzate, rappresenta di fatto un’escalation che mette sotto pressione tutte le parti coinvolte, specialmente l’impiego di armamenti come le mine antiuomo, il cui uso – come sappiamo – è fortemente condannato a livello internazionale proprio per l’impatto devastante che determina sui civili, anche a distanza di anni dal conflitto. 

Una questione, questa delle mine molto dibattuta e, come riportato in questi giorni, ha già causato un numero considerevole di vittime civili e militari…

Peraltro sia l’Onu che le organizzazioni per i diritti umani hanno espresso molta preoccupazione per l’impiego di queste armi, sottolineando come il loro uso renda difficile la ricostruzione post-bellica e minacci la sicurezza delle comunità civili anche dopo la fine delle ostilità. 

Va detto inoltre che la posizione di Biden mostra un cambio di strategia rispetto al passato, pur sapendo che sia gli Stati Uniti che la Russia non aderiscono al Trattato di Ottawa, che come riportavo sopra proibisce l’uso delle mine antiuomo.

Quindi, il recente invio di missili Atacms e Storm Shadow, qualora confermato, evidenzierebbe una partecipazione diretta nel conflitto da parte dell’Occidente, complicando così ulteriormente la possibilità di una risoluzione pacifica. 

E dire che gli alleati europei, come il Regno Unito e la Francia, si stanno muovendo con cautela, se pur la pressione sembra aumentare su tutti i fronti, con un continuo aggiornamento delle risorse militari e una posizione che non sembra puntare alla de-escalation.

Certo, per quanto difficile sia ora il dialogo tra Ucraina e Russia ritengo sia essenziale sedersi ad un tavolo per trovare una qualche forma di negoziazione, come quella avvenuta in passato (ad esempio i negoziati di Minsk), gli stessi che potrebbero servire da modello di base, anche se con nuovi e importanti adattamenti.

L’importante comunque è limitare le azioni di un Presidente anziano 82′ enne che come abbiamo visto in questi mesi non ci sta più con la testa, ma soprattutto con il rischio che ogni sua azione ora intrapresa potrebbe ahimè ritorcersi contro noi tutti!!! 

Per favore quindi, rimuovete immediatamente Biden da quella poltrona, prima che ci trascini in una terza guerra mondiale!

Trump potrebbe anche contribuire a porre fine al conflitto in Ucraina, ma una soluzione non si realizzerà prima del 2026!

Sì… Donald Trump è ora il 47° Presidente degli Stati Uniti!

In molti si chiedono se riuscirà a mantenere le promesse della campagna elettorale, riuscendo a convincere l’amico Putin a sospendere la guerra in Ucraina.

Tuttavia, in queste riflessioni, si dimentica un elemento cruciale: gli Stati Uniti, per il governo di Mosca, rappresentano ancora una nazione ostile, direttamente coinvolta nel conflitto contro la Russia. 

Per questo motivo, non basta un cambio di Presidente per stravolgere gli obiettivi militari già stabiliti, come sospendere le operazioni significherebbe abbandonare lo “scopo” iniziale di questa guerra e tradire le promesse fatte al Presidente ucraino Zelens’kyj.

Abbandonare ora il popolo ucraino in guerra e rinunciare al sostegno internazionale precedentemente offerto potrebbe compromettere del tutto la politica di Zelens’kyj. 

Tale “dietrofront” infatti isolerebbe l’Ucraina e potrebbe portare al potere un nuovo leader, forse più incline a nuovi compromessi con la Russia pur di ottenere rapidamente la pace; quest’ultimo potrebbe difatti accordare le concessioni territoriali richieste da Putin, abbandonando definitivamente tutte quelle aspirazioni di una modernizzazione dell’alleanza e della sicurezza europea.

In effetti, quanto è stato compiuto finora ha rappresentato una vera provocazione che ha eroso la fiducia con l’ex partner russo, da cui — ricordiamo — dipendiamo ancora anche noi, sì… per gas e petrolio.

L’eventualità di impedire l’ingresso dell’Ucraina nella NATO rappresenterebbe quindi una minaccia non solo perché non porterebbe alla fine del conflitto, ma rischierebbe di allargarlo, coinvolgendo anche quei paesi confinanti. 

Non va dimenticato inoltre come alla fine della Guerra Fredda, l’Unione Sovietica ricevette più volte rassicurazioni da Stati Uniti e Germania, in particolare che la NATO non si sarebbe mai estesa oltre i confini della Germania riunificata.

Come sappiamo, però, quella promessa non fu rispettata: dopo l’implosione dell’Unione Sovietica, quasi tutti i paesi ex-comunisti aderirono alla NATO, spingendo i confini dell’Alleanza fino alla Russia, che percepì questa espansione come una grave umiliazione.

Negli anni, paesi come Albania, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Macedonia, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Ungheria sono entrati nella NATO e di recente, anche Finlandia e Svezia hanno presentato la propria candidatura, rinunciando alla neutralità; l’Ucraina stessa, già nel 2008, aveva avviato il processo di adesione.

Quindi, in questo scenario complicato, sperare che Trump possa ora “miracolosamente” risolvere la situazione appare irrealistico. 

Tuttavia, un cambiamento potrebbe essere possibile ma solo tramite concessioni territoriali e politiche significative per la sicurezza della Russia, compresa la revoca delle sanzioni internazionali. 

Ritengo quindi che solo con un’apertura economica — inclusa la ripresa delle importazioni ed esportazioni di beni essenziali, dai prodotti agricoli agli industriali — si potrebbe forse intravedere una via di uscita diplomatica, altrimenti una soluzione – vedrete –  non si realizzerà prima del 2026! 

Come previsto: Israele attacca l'Iran!!!

È finito il tempo in cui l’Iran ha fatto da regista senza scendere direttamente in quel “set” in cui sono ambientate le attuali azioni di guerra e restando così ad osservare gli altri, affinché svolgessero per essa le parte degli attori protagonisti…

E mentre loro sono rimasti in stallo ecco che Israele – come apertamente dichiarato – ha iniziato quella recrudescenza colpendo in Iran le strutture di produzione missilistica, circostanza quest’ultima che tutti attendevano, sia la comunità internazionale che la Repubblica islamica…

Quindi l’attacco non è da ritenersi una sorpresa, si tratta ora di vedere se l’Iran risponderà o meno a questo affronto e soprattutto quali suoi alleati scenderanno a difendere le sue ragioni, mi riferisco in particolare alla Cina (suo primo importatore di petrolio…) e la Russia (che potrebbe avere un interesse a distogliere l’attenzione dal conflitto in corso con l’Ucraina, dirigendo le attenzioni mondiali sul conflitto in medio oriente).

E quindi ci si chiede: cosa farà l’Iran? Risponderà all’attacco di Israele? Proverà ad alimentare un escalation del conflitto mettendo così a rischio i suoi impianti di produzione nucleare e riportare indietro di trent’anni i suoi programmi bellici? 

L’Iran è stato informato da Israele che se risponderà all’attacco ricevuto verrà colpito da un’ondata d’attacchi sul suo territorio e se la circostanza riportata in queste ore da molti media e cioè che l’attacco compiuto dalle forze israeliane è stato condotto senza alcuna intercettazione da terra, portando alla distruzione di basi militari, sistemi di difesa aerea e missilistica (forse solo due militari israeliani sono rimasti uccisi nell’azione aerea), beh… ritengo sia opportuno rivedere talune ambizioni velleitarie che potrebbero di fatto dimostrarsi inferiori alle reali capacità fin quì evidenziate.  

Ovviamente dal mondo intero si chiede di fermare l’escalation, in particolare gli USA per nome del suo portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, Sean Savett, ha esortato l’Iran a smettere d’attaccare Israele per interrompere il ciclo di violenza: “Esortiamo l’Iran a cessare i suoi attacchi contro Israele in modo che questo ciclo di combattimenti possa concludersi senza ulteriore escalation”.

Ritengo che vi sia un solo modo per terminare questo conflitto ed è quello di creare un nuovo Stato indipendente Palestinese ed un territorio smilitarizzato a nord d’Israele nel Libano meridionale, controllato e protetto dalle sole forze internazionali dell’UNIFIL che non permetta in quell’area ad alcun gruppo armato di accrescere e minacciiare Israele, ed in questo proprio l’Iran potrebbe rappresentare “l’ago della bilancia“, affinché tutti possano finalmente convivere in pace.

Certo… quanto sopra rappresenta una situazione più facile a dirsi che a mettersi in pratica, ma se non si comincia, non si andrà da nessuna parte.

Vedremo in questi mesi cosa accadrà e speriamo in bene…

Né Biden e neppure gli alleati potranno fermare la guerra in medio oriente!!!

Sono tutte cazz…. quelle che ci vengono raccontate nei Tg nazionali ed internazionali!!!

Lo sanno bene i Capi di Stato e di governo di tutti i Paesi del mondo che questa guerra si concluderà solo dopo che Israele avrà espulso dalla striscia di Gaza tutti i palestinesi, ma non solo, proverà a includere in maniera permanente quei territori del Libano a sud del fiume Litani!!!

Parliamo di un’area – quest’ultima – che da anni, ma soprattutto negli ultimi mesi, il gruppo armato degli Hezbollah ha preso come base per inviare missili nel nord di Israele, ma non solo, dal governo di Netanyahu si è affermato che questo gruppo militare abbia trasformato quei villaggi libanesi in vere e propie basi militari, sì… adiacenti alla “Linea blu“ occupata finora dalle forze “UNIFIL” (inviate dall’ONU per il mantenimento della pace in Libano) e da cui quindi poter sferrare i loro attacchi contro le comunità settentrionali di Israele… 

Prevedo sin d’ora quindi come potrà essere tra qualche anno la situazione geografica di quell’area e vedrete, poco o nulla potranno fare paesi come Usa, Germania, Gran Bretagna, Francia e ancor meno noi Italia che contiamo come nazione – se pur ritengo ottimo l’impegno profuso dal nostro Ministro degli Esteri, Antonio Tajani – quanto il due di coppe, quando la briscola è a bastoni!!!

Difatti, non si tratta più di riportare a casa quei poveri ostaggi israeliani, essi ormai fanno parte di quel cosiddetto “danno collaterale” che si è deciso di subire per raggiungere il proprio scopo e cioè inglobare in maniera radicale quei territori posti al confine con lo Stato d’Israele, per evitare una volta per tutte, la ripresa di nuove ripercussioni militari.

Vedrete, le popolazioni civili espulse – da quei territori che a breve verranno definitivamente occupati dall’esercito israeliano – saranno costrette a fuggire dalle loro case per cercare rifugio all’estero, sapendo di dover iniziare a vivere in una condizione disagiata e di emergenza!!!

Ovviamente – come sempre accade in questi casi – i sistemi di protezione se pur fragili e incerti proveranno ad assistere i rifugiati, per come abbiamo visto in questi anni, come d’altronde l’impatto con le comunità ospitanti non risulterà per nulla facile e soprattutto i finanziamenti umanitari che giungeranno non potranno tenere il passo con le esigenze di quelle migliaia di profughi.

La verità è che gran parte del mondo intero preferisce “lavarsi la coscienza” (non solo per quanto sta accadendo in quell’area…) inviando a quelle popolazioni disperate, cibo, vestiario, medicinali e quant’altro possa necessitare, l’importante (per tutti…) è non dover affrontare in maniera diretta il problema!!!

Permettetemi di aggiungere che nell’affermare quanto sopra non faccio alcuna distinsione tra Paesie, perché in questa sede prendo di mira anche i paesi arabi “ricchi” che finora hanno preferito esclusivamente sostenere il costo economico richiesto (quello militare dei gruppi come Hamas, Hezbollah, Huthi ed anche dall’Iran…) senza però rischiare di rimanere implicati in un conflitto armato, del quale – come si è visto – si è preferito restare fuori!!!

Come ho scritto all’inizio del post: tutto il resto sono cazz…!!!

Se dovessi scieglere il prossimo Presidente USA??? Tra Trump e la Harris, avrei certamente molti dubbi!!!

Che dire… uno l’abbiamo conosciuto come Presidente degli Usa, l’altra viceversa rappresenta una novità nella politica mondiale…
Ttra l’altro vorrei precisare come la Harris sia stata scelta – visti i tempi ristretti – senza doversi confrontare con i suoi antagononisti di partito.

Certo, la Sig.ra Harris è favorita da un punto di vista sociale, essendo la prima donna che può ambire alla poltrona di Presidente, ma non solo, rappresenta la prima afroamericana/asioamericana a prestare giuramento, ma non solo, è stata la prima donna a diventare procuratrice generale della California!!!

Quindi tutto si può dire di lei tranne che non sia professionalmente preparata, ma se oggi prova a sfidare ufficialmente Donald Trump lo si deve principalmente a causa del  ritiro di Joe Biden e grazie al fatto che il giorno successivo in cui si era assicurata la nomina in pectore, i delegati vinti da Joe Biden nelle primarie popolari avesero dediso di ritirarsi, esprimendo di fatto supporto alla Harris, a differenza dell’unico candidato che poteva (forse) dare un po’ di fastidio, mi riferisco a Tim Walz, problema che però è stato risolto, avendolo ufficialmente candidato alla vicepresidenza.

Quindi della Harris dal punto di vista politico non sappiamo nulla, se non quanto dichiarato durante il dibattito presidenziale contro Donald Trump, ma è in particolar la questione estera che mi lascia alquanto perplesso…

Mi riferisco non solo ai due conflitti Israelo/Palestinese e Russo/Ucraino, ma anche alla situazione che sta per sfociare in Iran a cui va sommata la guerra commerciale con la Cina. 

Sì… entrambi parlando durante la sfida televisiva sono stati un pò vaghi, entrambi difatti hanno ribadito il diritto di Israele a difendersi, ma nessuno dei due ha espresso una possibile soluzione al problema palestinese, come eguale considerazione è stata fatta per l’Ucraina senza fornire mai dettagli su come poter raggiungere la pace con la Russia!!!

Ecco quindi che a poco meno di due mesi dal voto, non sono sicuro su chi tra i due sia da preferire… 

Già… perchè viceversa di Trump sappiamo abbastanza e sicuramente prevedo con egli sarà più facile giungere ad una negoziazione con la Russia, d’altronde va ricordato come egli è rappresenti l’unico presidente in cinquant’anni a non aver iniziato nuove guerre e soprattutto – a differenza di quanti molti nostri giornalisti ripetono in maniera errata – non si è dimostrato debole, già… come il suo predecessore Barak Obama che dopo esser intervenuto in maniera indiretta in Siria, Libia, Iraq e Afghanistan e dopo aver bombardaton Yemen, Somalia e Pakistan, ha lasciato che i poveri cittadini inermi di quei Paesi si ritrovassero ahimè abbandonati, giàsoli a dover affrontare una situazione che si sta dimostrando antidemocratica e soprattutto tirannica!!!

L’uno o l’altra??? Ma avendo visto quanto inconcludenti siano stati in questi cinquant’anni i presidenti degli Usa, uno più o uno meno, non farà certamente la differenza!!!

Afyon Oppio…

 

Stasera non ho intenzione di scrivere perché sto guardando un film bellissimo, intitolato “Afyon Oppio” e tratta di un mafioso americano che si trasferisce in Europa e si immerge nel pericoloso e misterioso mondo della produzione di eroina….

E’ riproposto in maniera integrale su youtube al seguente link https://www.youtube.com/watch?v=iKsiWY2nr5Y e vi è una scena iniziale che riguarda un funerale che rispecchia un periodo non poi così distante…

Vi consiglio di vederlo…      

 

Stasera non ho intenzione di scrivere perché sto guardando un film bellissimo, intitolato “Afyon Oppio” e tratta di un mafioso americano che si trasferisce in Europa e si immerge nel pericoloso e misterioso mondo della produzione di eroina….

E’ riproposto in maniera integrale su youtube al seguente link https://www.youtube.com/watch?v=iKsiWY2nr5Y e vi è una scena iniziale che riguarda un funerale che rispecchia un periodo non poi così distante…

Vi consiglio di vederlo…      

La Germania si prepara al "IV Reich!".

Alcuni sostenitori delle teorie del complotto vedono ora in questa nuova ascesa dell’ultradestra Afd un possibile ritorno a quella ideologia di estrema destra che ha avuto la propria massima diffusione in Europa nella prima metà del XX secolo e si caratterizzo per una visione nazionalista del socialismo radicale, populista, statalista, collettivista, razzista e totalitaria. 

D’altronde non bisogna dimenticare come esistono vari scritti al riguardo che hanno anticipato quali azioni e strategie politiche potrebbero un giorno far nuovamente avverare questa distopia…

Anche da noi – a causa delle continue notizie di cronaca riportate dai Tg a modello “propaganda” – si sta iniziando a generare quel sentimento di antisemitismo verso ciò che è diverso, in particolare nei confronti degli extracomunitari, ma anche nei confronti del popolo israeliano, con l’attenuante della guerra in corso contro Hamas e di conseguenza verso quelle azioni violente commesse nei confronti dei Palestinesi, costretti ora ad allontanarsi dalla “Striscia di Gaza”.

Peraltro, analoga circostanza è accaduta la settimana scorsa in Gran Bretagna, ma potrei continuare con quanto espresso negli Usa da uno dei contendenti durante un comizio per le elezioni presidenziali oppure potrei ricordare come in Francia, tutti i partiti, si sono uniti per non rischiare una eventuale vittoria della destra e quindi di Marine Le Pen!!!   

Ma ditemi, la circostanza per cui sia nuovamente la Germania ha dare lo spunto per quel ritorno al potere dell’ultradestra, già… a questa nuova forma di nazismo, perché dovrebbe meravigliarci??? Essa infatti ha perduto due guerre mondiali ma è ancora quì in Europa a rappresentare lo Stato predominante nell’Unione Europea, tanto che la loro stessa politica nazionalista di questi ultimi anni è stata definita dagli euroscettici come la “Politica del Quarto Reich“!!!

E quindi,  mentre i partiti di governo subiscono una pesante sconfitta, ecco che incredibilmente l’ultradestra tedesca Afd ottiene una vittoria schiacciante nelle elezioni regionali in Turingia, ed è testa a testa in Sassonia!!!

Siamo pronti ad assumere la responsabilità di Governo“, è quanto ha dichiarato il leader dell’ultradestra Björn Höcke; quest’ultimo infatti avrebbe intenzione di invitare gli altri partiti a dei colloqui per la formazione di un esecutivo regionale, d’altronde ha spiegato: È buona tradizione che il partito più forte inviti gli altri ai colloqui dopo una elezione!!! 

Peraltro, chi accusa l’UE di complotti mondiali (o quantomeno di debolezza e/o fragilità interna) trova ora, nei movimenti euroscettici, non soltanto un odio contro quell’entità, ma un vero e proprio scetticismo nei suoi confronti, già… una diffidenza in quelle politiche economiche attuate e nelle azioni intrapprese per l’immigrazione e le relazioni interculturali…

E’ difatti partendo dall’osservazione di quelle sterili e poco chiare politiche, che si sta consentendo a tutti quei movimenti di ultradestra di crescere, generare, gli stessi che presentano questa attuale democrazia come una forza destabilizzante poiché pone il potere nelle mani delle minoranze etniche, le stesse che tendono ad indebolire sempre più l’Europa e quindi, di conseguenza, gli Stati nazionali!!!

Il linguaggio di oggi è similare a quello a suo tempo riportato nel “Mein Kampf” da Adolf Hitler: «Se la nostra classe intellettuale non avesse ricevuto un’educazione così raffinata, e avesse imparato la boxe, si sarebbe impedito ai lenoni, ai disertori e a una tale gentaglia di fare una rivoluzione in Germania. Poiché la rivoluzione fu vittoriosa non per gli atti arditi, forti, coraggiosi di quelli che la facevano, ma per la vile, commiserevole indecisione di quelli che dirigevano lo Stato, e ne avevano la responsabilità.»

Del resto, il problema principale èda prendere in considerazione è quello che la storia non riesce a insegnarci nulla!!! 

L’attuale crisi mondiale dimostra per l’appunto come essa si ripeta in maniera costante, già… ma d’altra parte nessuno sembra interessarsi a comprenderla, in particolare i giovani che preferiscono farsi – diversamente dallo studiare e/o approfondire quanto ahimè finora accaduto – condizionare da tutti quegli incompetenti individui, sì… impreparati politici presi a modello di quei loro idoli, anch’essi profondamente ignoranti, comunemente chiamati “influencer“!!!

Diceva Noam Chomsky: L’istruzione non è memorizzare che Hitler ha ucciso sei milioni di Ebrei! L’istruzione è capire come è stato possibile che milioni di persone comuni fossero convinte che fosse necessario farlo. L’istruzione è anche imparare a riconoscere i segni della storia, se si ripete!

Alì Kamenei, fossi al suo posto ci penserei due volte ad attaccare Israele!!!

Per fortuna che c’è il nuovo Presidente iraniano Masoud Pezeshkian a convincere l’ayatollah Ali Khamenei (85 anni) a rinviare l’attacco contro Israele.

Comprendo perfettamente quali motivi spingano l’attuale leader supremo a voler rispondere all’uccisione dello scorso luglio del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ma il rischio che si potrebbe correre con un nuovo attacco, è simile a quello che condotto al conflitto in corso nella “Striscia di Gaza”.

Già… aver creduto in una azione folle, in quell’attacco violento programmato dai miliziani di Hamas che -come abbiamo assistito- ha portato ai numerosi sequestri di civili; sì… hanno pensato senza aver previsto anticipatamente quali esiti avrebbe condotto quell’errata operazione militare, la stessa (ne sono fortemente convinto) che era già prevista e segnalata dall’intelligence istaeliana al governo, che infatti ha atteso che si compiesse quell’attacco, affinchè si potesse giungere al progetto previsto e cioè di liberare tutti i territori israeliani dalla presenza araba!!!

Ed ora sto ascoltando in Tv di come l’ayatollah Khamenei ,vorrebbe rispondere contro Israele con una rappresaglia , dimenticando o chissà… non tenendo conto di quanto Israele e soprattutto gli Usa, stanno progettando un conflitto contro quel Paese…

Ed ora egli vorrebbe promuovere questo “auspicato” desiderio dei suoi avversari, convinto che attraverso i suoi missili e droni, potrà dare inizio ad un conflitto anti-sionista che dovrebbe espandersi a macchia d’olio…

Beh, penso che non appena quella rappresaglia inizierà, in sei giorni – già come quanto accaduto nel 1967 – l’Iran si ritroverà con tutte le proprie strutture militari distrutte, con gli impianti nucleari colpiti in maniera decisa (se pur quest’ultimi siano stati posti in questi ultimi anni ancor più sottoterra, proprio per evitare di restare colpiti dai raid missilistici…) e tutto ciò porterà non solo ad una disfatta politico e internazionale, ma anche al rischio di una caduta del regime…

D’altronde questa personale analisi rappresenta quanto di fatto vuole tutto il Medio Oriente e cioè contenere l’egemonia iraniana; non va dimenticato come lo stesso Netanyahu, dopo l’incontro con i rappresentanti di Egitto e Giordania, aveva annunciato che la minaccia strategica iraniana costituisce il principale problema nella regione, portando, per la prima volta dalla fondazione di Israele, ad un’intesa arabo-israeliana.

Quanto sopra inoltre riflette un’altra intesa, quella tra israeliani e americani, dal momento che anche dagli Usa viene espresso come la sconfitta dell’Iran sia la sua priorità assoluta nella regione e difatti, la maggior parte dei paesi arabi ad oggi, non hanno ancora chiarito la propria posizione nel conflitto tra Iran e Israele!!!

Difatti, le possibilità degli arabi variano tra neutralità, alleanza con Israele, e coesistenza con Iran e Israele…

Ora, sebbene ciascuna di queste posizioni danneggino gli interessi dei paesi arabi, sembrerebbe però che i loro governanti non abbiano molta scelta, d’altronde il rischio sarebbe quello di rimanere coinvolti dal conflitto, senza aver la certezza di prevedere quali conseguenze negative si potrebbero ahimè determinare.

Sono quindi questi i motivi che mi spingono a suggerire all’Ayatollah Kamenei ed anche al Presidente Pezeshkian di pensarci bene, già… più e più volte, prima di attaccare Israele, sì… per non doversene pentire!!!

 

Accordo di pace mediante il trattato di Abramo??? Non credo sia la giusta soluzione…

Gli accordi prendono il nome dal patriarca Abramo, considerato un profeta da entrambe le religioni dell’ebraismo e dell’islam, e difatti condiviso dai popoli ebraico ed arabo (tramite Isacco ed Ismaele), ma permettetemi di aggiungere, anche dal nostro cristianesimo…

Parliamo di un accordo raggiunto il 13Agosto del 2020,  derivante da una dichiarazione congiunta tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti che ha segnato l’inizio delle relazioni tra un Paese arabo e Israele dopo quelle formalizzate con l’Egitto nel 1979 e con la Giordania nel 1994. 
Gli accordi di Abramo firmati il 15 settembre 2020 presso la casa binaca a Washinton ha visto la firma dei ministri degli esteri degli Emirati Arabi Uniti, del ministro degli esteri del Bahrein, del presidente degli Stati Uniti e del primo ministro israeliano, l’attuale Benjamin Netanyahu…
Con l’accordo si sanciva la normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Israele e Bahrain, ovvero una dichiarazione di pace e relazioni diplomatiche, si puntava inoltre ad un trattato di pace che prevedesse una piena normalizzazione tra gli Emirati Arabi Uniti e lo Stato di Israele, i quali si impegnano nell’instaurare pace, prosperità e sicurezza nella regione mediorientale.
Tuttavia, l’accordo firmato non teneva conto e soprattutto non specificava a quale porzione di territori ci si riferiva, in particolare nulla era stato redatto sulla questione palestinese e quindi su quei territori occupati da Israele, nonostante le condanne già ricevute dalla comunità internazionale.
E difatti, il mancato riconoscimento di quei territori, mi riferisco alla Cisgiordania, Gerusalemme est e la Striscia di Gaza, considerati – come riportavo sopra – una violazione internazionale, hanno alimentato ancor più quel sentimento di odio da parte dei paesi arabi nei confronti degli israeliani, tanto d’aver imposto a tutti gli Stati di matrice musulmana di astenersi a manifestazioni di riconoscimento internazionale nei confronti di quello Stato israeliano!!!
Ecco quindi il reale motivo che ha portato finora a sabotare qualsivoglia accordo di pace e non vi sarà – vedrete – alcuna tregua che obbligerà Israele alla restituzione dei territori occupati, anzi, il nuovo conflitto in corso, porterà alla totale annessione di quei territori attualmente coivolti nelle operazioni militari. 
Perchè soltanto attraverso la costituzione di un nuovo Stato e di un’area destinata a cuscinetto (sotto il controllo dell’Onu), si potrà giungere ad una celere soluzione, altrimenti il conflitto non potrà che continuare e ahimè allargarsi… 

Prepariamoci ad una inflazione e stagnazione dei mercati!!!

Da un po’ di tempo mi sono dato allo studio del trading e osservando l’andamento generale del mercato azionario e soprattutto i fattori che influenzano i prezzi delle azioni, ho scoperto come le quotazioni delle borse mondiali subiscano a seconda della crescita o meno di alcuni parametri, quelle variazioni di mercato a cui assistiamo; tra i fattori che influenzano in maniera considerevole la crescita economica di uno Stato vi sono: i tassi di interesse, l’inflazione, la disoccupazione, la crescita economica, ma anche la liquidità immessa dalle banche centrali, il clima politico e le condizioni sociali di un paese.

Ecco perché ritengo che a breve, tutti gli stati, potranno ritrovarsi con un periodo buio di “stagflazione“!!! 

In economia, con il termine stagflazione (combinazione dei termini stagnazione ed inflazione) si indica la situazione nella quale sono contemporaneamente presenti nello stesso mercato sia un aumento generale dei prezzi (inflazione), sia una mancanza di crescita dell’economia in termini reali (stagnazione).

In pratica, inflazione e stagnazione economica decretano una crescita zero del Prodotto interno lordo (Pil), con evidenti conseguenze anche sul debito pubblico del Paese.

Difatti, basti osservare i recenti dati economici riportati negli Usa per comprendere come l’inflazione  non stia in questi mesi rallentando, ed il rischio nel breve periodo, potrebbe determinare un declivio pericoloso, già… verso la stagflazione, cui seguirebbe un periodo prolungato d’alta inflazione!!!

Questa visione negativa è certamente in contrasto con molte le attuali previsioni di mercato che hanno – contrariamente al sottoscritto – pronosticato in maniera ottimisticamente come l’inflazione negli Usa si starebbe gradualmente diminuendo, portando così l’economia a crescere…

Ma se si osserva quanto realmente sta accadendo in quella nazione (e di come quindi ciò potrebbe riflettersi da noi in Europa), scopriamo come i i livelli dei prezzi negli Stati Uniti stiano sempre più aumentando a cui si è accompagnata un crescente disoccupazione, che sta determinando una debole crescita economica!!!

Potremmo paragonare l’attuale contesto attuale con quello degli anni 70′, una stagflazione che potrebbe ripetersi e che potrebbe quindi spingere gli investitori a deviare quei loro capitali dalle azioni agli asset a reddito fisso, per ottenere rendimenti più elevati.

Difatti il rischio è che fattori come i deficit fiscali, l’incremento della spesa pubblica, l’incerta evoluzione politica interna, gli elevati tassi d’interesse, la crisi energetica, l’involuzioni commerciali e soprattutto le tensioni geopolitiche, aggraveranno certamente i rischi in quel paese verso l’inflazione!!!

Prepariamo quindi, perché dopo aver superato la crisi pandemica, quanto potrebbe giungere entro l’anno, potrebbe di fatto destabilizzare tutta l’economia mondiale, creando una crisi economica e finanziaria con conseguenze devastanti, ad iniziarsi dalla perdita di potere d’acquisto, dalla mancanza di liquidità e dalla difficoltà di accesso ai finanziamenti!!! 

Non è che la tomba di Gesù è stata trovata e appositamente non rivelata???

Sì… sarebbe qualcosa di sconvolgente!!! 
Credo difatti che se il sepolcro del Cristo fosse stato in questi  anni ritrovato, cadrebbe uno dei principi fondamentali su cui è fondata la fede cristiana, per l’appunto la “risurrezione“!!!

Partiamo dall’inizio…

Sono secoli che in quelle terre si scava – in particolare da quando la popolazione ebraica, dopo la seconda guerra mondiale, ha deciso di far ritorno e stabilirsi definitivamente in quella regione che, secondo il Tanakh e la Bibbia, fu promessa da Dio ai discendenti di Abramo – il tutto per realizzare nuove costruzioni ed infrastrutture, necessarie dopo il 1948, anno di fondazione dello Stato d’Israele…

Come dicevo, in questi decenni, sono stati ritrovati, durante i lavori di scavo, migliaia e migliaia di urne/ossario, quasi tutte tumulate in maniera simile, difatti – come pochi di voi certamente sapranno, durante il periodo in cui visse Gesù, all’incirca 2000 anni fa, la sepoltura veniva eseguita in due fasi ben contraddistinte compiute nel corso dell’anno…

Difatti, il defunto che era da poco venuto a mancare veniva innanzitutto trasportato in un locale per essere lavato, quindi veniva unto e cosparso di olii e fragranze per poi essere quindi avvolto in un lenzuolo funebre; il corpo quindi veniva portato e deposto all’interno di una nicchia scavata nella roccia, il cosiddetto “loculus“, affinché il corpo iniziasse ad essiccarsi e decomporsi… 

Dopo circa un anno, i familiari accompagnati dagli addetti all’inumazione, ritornavano in quel luogo per riaprire il sepolcro e raccogliere i resti delle ossa, i quali venivano deposti all’interno di un’urna di pietra, su cui abitualmente di lato, veniva inciso il nome del defunto e nel caso in cui l’urna fosse già stata utilizzata in precedenza per altri defunti, si aggiungeva semplicemente il nome a quelli già presenti…

Questa quindi era la tipologia di ossario utilizzata nei pressi di Gerusalemme ai tempi di Gesù e difatti le urne riportate alla luce a seguito di scavi archeologici o edili, evidenziano tutti la stessa similitudine; le ossa infine dopo il ritrovamento, vengono a sua volta raccolte per essere consegnate alla comunità ortodossa ebraica, la quale s’incarica di seppellirle nuovamente…

Ora come tutti sappiamo, Gesù fu posto disteso in un sepolcro avvolto in un sudario, poi leggendo i vangeli “ufficiali” è stato evidenziato di come all’interno di quella tomba il corpo non fosse più presente e quindi s’iniziò a parlare (non certo subito) di “resurrezione” – circostanza di cui parlerò in maniera più dettagliata nei miei prossimi post – e comunque, di questa particolare circostanza siamo tutti d’accordo, d’altronde il corpo non fu mai ritrovato!!!

E così passano gli anni, i secoli si sovrappongono l’un l’altro e la religione cristiana cresce, si diffonde nel mondo conosciuto, diventa religione di stato per i romani e via discorrendo fino ad arrivare ai giorni nostri; con essa si sviluppa la sua chiesa e i suoi dogmi divengono parte integrante di quell’insegnamento… 

Tutto potrebbe continuerebbe in maniera idilliaca fintanto che le cose restassero immutate, ma ecco che improvvisamente qualcosa è accaduto!!!

Siamo intorno all’anno duemila e durante dei lavori di scavo è emerso che una delle tombe sulle quali si stava operando era stata da poche ore depredata, sicuramente  da qualche tombarolo; mi permetto di ricordare che in Israele esiste una task forse armata per vigilare e proteggere le opere dell’antichità e l’eventuale profanazione di un millenario sepolcro viene condannato come crimine e punito da leggi severe.

Comunque… la tomba non era stata del tutto profanata, ma solo il livello più in alto presentava qualche danno; pian piano quindi che passano le ore e in presenza delle autorità israeliane gli archeologi intervenuti procedettero nei lavori all’interno di quel sito funebre per comprendere in maniera più dettagliata quanto ci fosse sottoterra per scoprire di lì a poco di come quella tomba risultasse posta su più livelli, precisamente vi erano tre camere sovrapposte e al livello più profondo, la presenza di una nicchia scavata nella roccia con dei resti umani…

Ora, riprendendo quanto sopra anticipato, in questa circostanza qualcosa immediatamente stupisce gli archeologi, sì perché non vi è alcun contenitore contenente ossa, sì… questa volta all’interno di quel “loculos” non si presenta la consueta urna (solitamente rettangolare lunga 50cm e alta 30cm, sufficiente per contenere la lunghezza di un femore e l’altezza di un teschio…), no questa volta in tutta la sua lunghezza vi è uno scheletro intero, ancora avvolto nel suo sudario!!!

E’ il primo e unico caso di inumazione diversa da tutti gli altri, ovviamente per fugare ogni dubbio fu deciso di datare quelle ossa con il test del “carbonio-14“, l’unico in grado scientificamente di poter confermare i dubbi che ormai iniziavano a circolare anche tra gli addetti ai lavori e difatti pochi giorni dopo, un campione di quel sudario era in viaggio per gli Usa, presso uno dei più importanti laboratori mondiali di spettrometria, (parliamo della stessa struttura che esaminò la “Sacra Sindone”, datandola nel periodo medievale tra il 1200 e il 1300…).

Finalmente, dopo alcune settimane arrivò la telefonata, cui segui a mezzo fax una relazione nella quale veniva riportato che il tessuto in questione oggetto d’analisi (la cui provenienza non era stata al laboratorio appositamente rivelata…) apparteneva alla prima metà del I secolo, confermando quindi di essere dello stesso periodo in cui era vissuto Gesù…

Gli scienziati quindi, dopo aver appreso le datazione di quel sudario, oggi conosciuto con il nome di “Akeldamà”, si dedicarono all’individuo avvolto su quel telo, scoprendo come egli fosse un uomo di età adulta e probabilmente di origine aristocratica…

Facendo quindi riferimento alla sepoltura descritta nel “Nuovo Testamento“, dove è stato riportato che il corpo di Gesù fu lavato, cosparso di olii e aromi, avvolto in un sudario composto da due pezze di lino e deposto in una tomba scavata nella roccia all’esterno delle mura vecchie della città di Gerusalemme, si osservò che anche l’uomo del sudario ora ritrovato coincidesse perfettamente a quella descrizione: già era vissuto e morto nello stesso periodo e chissà se come membro aristocratico poteva esser stato testimone degli eventi che condussero agli ultimi giorni del Nazzareno…

Ed allora, mancava un ultimo tassello per risolvere l’enigma e cioè scoprire se il corpo ritrovato fosse quello del Cristo oppure no e l’unico modo per riuscirci era effettuare da quelle ossa un test genetico del Dna!!! 

Vi starete chiedendo: con chi??? Semplice, con un suo diretto familiare…     

CONTINUA

Mar rosso a rischio chiusura: un piano per liberare lo stretto di "Bab el-Mandeb" …

Ha una larghezza complessiva di circa 30 km e separa lo Yemen (Ras Menheli) da Gibuti (Ras Siyyan) e rappresenta un punto nevralgico per lanciare raid contro le navi mercantili e militari…

Sono già 24 gli attacchi compiuti dagli Houthi contro le navi che stanno provando ad attraversare quel tratto del Mar Rosso e se continua così, l’escalation verso un conflitto armato nei confronti di Yemen e Iran è cosa certa…

Difatti, dopo gli USA anche una fonte interna del governo inglese ha riferito al Times che l’esercito del Regno Unito si sta preparando ad una serie di attacchi aerei contro le postazioni dei ribelli yemeniti, in coordinamento Stati Uniti e altri Paesi europei.

Da quanto si è appreso il piano prevede il lancio di missili gli contro obiettivi in mare e nei territori controllati dalle milizie filo-iraniane da parte della Raf o del cacciatorpediniere Hms Diamond che già a dicembre ha dimostrato le proprie capacità, avendo abbattuto alcuni droni dei ribelli. 

Prima di autorizzare l’operazione il governo britannico rilascerà una dichiarazione congiunta con Washington per intimare ai terroristi yemeniti di fermare quei loro attacchi e per non dover affrontare la forza militare congiunta in corso di preparazione…

D’altronde va ricordato come otto delle venti navi finora attaccate dai ribelli battevano bandiera del Regno Unito e avevano tra l’equipaggio cittadini britannici ed è il motivo per cui qualcosa in quello stretto dovrà essere posto in campo…

Nessuno ovviamente vuol dar via ad una nuova guerra, gli stessi Houthi puntano con la loro strategia a consolidare ed aumentare il loro favore da parte delle popolazioni arabe, facendo leva in particolare su quanto sta accadendo in Palestina, puntando contemporaneamente a ritagliarsi un ruolo quale membro di un’asse di resistenza, sostenuto celatamente dall’Iran. 

Quest’ultima infatti ha inviato in quelle aree antistanti lo Yemen il proprio cacciatorpediniere Alborz, il che potrebbe presagire a un ulteriore aumento della tensione già di suo abbastanza alta….

Ho già anticipato in questi mesi il rischio che il Mar Rosso potesse diventare a tutti gli effetti un nuovo fronte per Israele e per gli uomini di Hamas, che troverebbero ora nello Yemen e in quei loro sodali combattenti degli Houthi, nuove energie da utilizzare contro Israele e gli Usa…

Se qualcuno pensava ad una pace prossima, può lasciar perdere… il 2024 sarà un anno difficile e sicuramente la storia – ahimè – lo ricorderà alle future generazioni…

A rischio un nuovo conflitto, mentre la pressione della Comunità internazionale non si sta minimamente concretizzando!!!

Qualcuno sperava in un intervento armato da parte dell’alleanza araba, altri dopo l’attacco compiuto dalle forze militari di Hamas auspicano in un ritiro israeliano; ma quanto andrà ad accadere su quei territori non lascia dubbi…

Credo infatti – a differenza di quanto in molti riportano – che Israele non lascerà più quella striscia di Gaza, anzi vedrete, proverà a raderla al suolo completamente per poi annetterla ai suoi territori… 

Viceversa, le energie strategiche di Hamas, andranno con il passar del tempo scemando (si come per l’Ucraina…), poiché inizieranno a venir meno quei fondi che finora l’hanno sostenuta, sia internazionali che arabi…

Difatti, l’unico Stato che evidenzia avere ancora interessi affinché il conflitto prosegui è quello iraniano, ben sapendo quest’ultimo quale rischio potrebbe innescare è cioè quello di dare il via ad un conflitto mondiale, una condizione che già da anni proprio gli Usa, dopo le guerre in Afghanistan e Iraq, dimostrano di voler iniziare, in particolare per abbattere quell’attuale governo in carica…     

Ed infine, non dimentichiamo la comunità internazionale, che evidenzia quanto poco impatto abbia avuto finora nel mettere in difficoltà le parti in causa, in particolare il governo israeliano che al contrario ha dimostrato di voler andare per la propria strada senza alcun tentennamento!!!

Ho letto un passaggio riportato sul web di un professore (Goodman) israeliano durante una sua lezione: “Stiamo derubando un’altra nazione della sua libertà, e questo non è etico, non è ebraico e non è eppure sionista, perché il sionismo nasce dal principio dell’autodeterminazione dei popoli. L’Occupazione non è solo sbagliata e antidemocratica, prosegue, ma alla lunga finirà per diventare una minaccia strategica. Cosa succede se andiamo avanti con lo status quo nella Cisgiordania? Che con ogni probabilità l’Anp collasserà, e tre milioni di palestinesi saranno assorbiti in Israele e diventeremo uno Stato binazionale, già… uno Stato con due popolazioni ostili è di per sé pericoloso e ci ricorda Libano e Bosnia come esempi di un esperimento finito male”.

Certo, quanto sopra è realmente difficile da compiersi eppure lo stesso Goodman aveva proposto un più equo “status quo“, da realizzarsi in otto punti:

  1. garantire ai palestinesi libertà di movimento all’interno dell’Anp, costruendo strade che permettano di bypassare le aree a maggioranza ebraica, e dunque i checkpoint. 
  2. ampliare l’area A, quella dove i palestinesi hanno maggiore autonomia. 
  3. facilitare il movimento dei palestinesi verso l’estero. 
  4. facilitare l’ingresso in Israele per ragioni di lavoro. 
  5. allocare terreni dell’area C, quella a maggiore controllo israeliano, ad attività commerciali palestinesi. 
  6. nessuna espansione degli insediamenti, al di fuori dei grandi blocchi già a maggioranza ebraica.
  7. Sette: favorire il commercio internazionale.
  8. fine della gestione israeliana delle imposte palestinesi.

D’altronde, ridurre l’occupazione è necessario non solo per renderla più tollerabile ma soprattutto, per mantenerla reversibile…

Ovviamente il pensiero di Goodman non teneva conto di quanto accaduto ora con l’attacco di Hamas e delle dirette conseguenze che quell’azione ha provocato; difatti, quanto poteva a suo tempo rappresentare un’apertura di dialogo, forma di pluralismo e tolleranza, oggi ahimè quell’opportunità, si è allontanata definitivamente!!!

Quindi in attesa del 2024 – pur auspicando in cuor mio la fine del conflitto – non mi aspetto in tempi celeri che quanto sopra potrà accadere; sì… l’unica speranza ora è che quanto si sta verificando in quelle aree non porti ad estendersi, altrimenti le ripercussioni sulle popolazioni e sui territori stessi, saranno gravissimi, non solo per i paesi attualmente ostili, ma ritengo, anche per la maggior parte dei paesi nel mondo… 

Permettetemi di concludere con un pensiero: cerchiamo di vivere in pace, qualunque sia la nostra origine, la nostra fede, il colore della nostra pelle, la nostra lingua e le nostre tradizioni. Impariamo a tollerare e ad apprezzare le differenze. Rigettiamo con forza ogni forma di violenza e di sopraffazione, la peggiore delle quali è proprio la guerra!!!

C'è timore che il conflitto si allarghi? Ma la paura prevale…

Ora, molti di quei paesi arabi – da sempre ostili ad Israele – potrebbero pensare in maniera errata che il loro “nemico numero 1″ possa trovarsi in una condizione di estrema fragilità e che forse sarebbe il caso di sostenere Hamas e quindi attaccarla…

Credo che questo pensiero, potrebbe rappresentare per loro, il più grande errore… perchè si ritroverebbe a dover subire situazioni ancora più nefaste, vedasi quelle dell’ultima volta con la guerra dei sei giorni…

E difatti, osservando quanto sta accadendo, scopriamo come Paesi come Giordania, Egitto, Libano, ed anche ciò che resta della Siria, stanno in questo momento riflettendo in maniera ponderata sui rischi che un’eventuale entrata in guerra potrebbe  rappresentare…

Anche paesi come l’Iran si tengono alla larga, si vede dalla loro prima dichiarazione nella qual hanno smentito le frasi di sostegno ad hamas… ma anche altri paesi, attuali grandi fornitori di petrolio, si stanno muovendo con estrema cautela, provando a stringere inediti rapporti e dando forma a collaborazioni diplomatiche nuove…

Abbiamo letto della storica telefonata storica, tra il principe saudita Mohammed bin Salman e il presidente iraniano Ebrahim Raisi, i Xue più potenti rappresentanti del mondo sciita e del mondo sunnita, un accordo voluto fortemente dalla Cina, per un nuovo medio oriente più stabile e meno conflittuale…

I due Paesi, fautori di un percorso di normalizzazione che ha riscontrato e riscontra tuttora numerose difficoltà – dovute alle profonde discrepanze presenti tra i due mondi religiosi che Iran e Arabia si portano dietro, ma anche alle visioni differenti sulla politica regionale – ora sembrano aver trovato un importante punto di incontro, un obiettivo comune: la protezione della causa palestinese. Nella chiamata di 45 minuti bin Salman e Raisi hanno parlato della “necessità di porre fine ai crimini di guerra contro la Palestina“. I due paesi, Iran e Arabia Saudita, proveranno ora a garantire i diritti dei palestinesi, ma soprattutto cercheranno di fermare l’aggressione e gli attacchi di Israele e quindi dell’odiato regime sionista… 

Vedrete… mai dichiarandolo apertamente, ma sostenendo finanziariamente quei gruppi come Hamas, Hezbollah e OLP o chiunque abbia necessità dal punto di vista logistico e militare, per combattere Israele in quei territori occupati, ma forse non solo in quelli…

Il conflitto sta per espandersi e credo che in pochi potranno limitarlo, non certo in tempi brevi e soprattutto, non prima che una grossa fetta di quei territori, un tempo occupati dai palestinesi, verranno annessi definitivamente ad Israele…

Ed infine, se qualcuno pensa che Israele possa essere un giorno sottomessa, dimentica che essi – anche se non è mai stato dichiarato ufficialmente dal governo di Tel Aviv – sono in possesso delle testate nucleari, se ne stimano almeno un centinaio e quindi ditemi, chi mai oggi potrebbe pensare realmente ad un attacco definitivo??? 

Certo, ora la guerra si protrarra per un bel po’ di anni, a noi tutti sembrerà qualcosa che non ci appartiene, lontano, ma non sarà così, verremo vivceversa coinvolti in pieno!!! Già… prepariamoci ad un lungo e arduo periodo di crisi!!!

USA: Il premier è un partner autorevole e il suo contributo importante per Italia e Ue"

Ma guarda un po’, proprio alcuni giorni fa scrivevo del rapporto di sudditanza del nostro paese, espresso in maniera particolare proprio dal nostro presidente del consiglio  nei confronti degli USA e di poche ore ecco che il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, appena ha saputo della notizia della crisi di governo ha immediatamente fatto sapere il proprio sostegno dell’amico alleato: “ho un profondo rispetto per il primo ministro Draghi, quindi ovviamente segue molto da vicino lo svolgersi avanti e indietro a Roma”. 

Le parole sono state riportate dal consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, nel giorno in cui proprio il presidente Biden era giunto a Gedda, in Arabia Saudita, con l’obiettivo di ripristinare le relazioni con il principe ereditario e governatore di fatto, Mohammed bin Salman (MbS) e ottenere il suo aiuto per abbassare i prezzi del petrolio (dopo i mesi di silenzio a causa del crudele assassinio del giornalista Jamal Khashoggi proprio nel consolato saudita di Istanbul); già… quanta ipocrisia dobbiamo osservare per un po’ di barili di greggio in più…

Ed ora ecco i messaggi di stima a cui si sono sommati anche quelli di altre figure importanti dell’Unione europea: “Mario Draghi è un partner autorevole nel contesto europeo e internazionale. Il suo contributo in questo difficile momento storico è importante per l’Italia e la Ue”!!!

Sono seguite anche le parole pronunciate dalla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola: “Con la guerra contro l’Ucraina che imperversa nel nostro Continente, l’aumento del costo della vita e la ripresa post Covid solo ai blocchi di partenza, abbiamo bisogno di stabilità politica in Europa. L’Italia è uno Stato membro importante e fondatore. Abbiamo bisogno che mantenga il suo ruolo di leadership all’interno dell’Unione europea, soprattutto in questi tempi difficili”. 

Ecco, in questo momento (se pur non dimentico quanto compiuto in quegli anni sotto il profilo illecito…) come non ricordare quel 10 ottobre del 1985, quando un altro presidente del Consiglio, Bettino Craxi, seppe dire di no agli americani: una decisione che non fu digerita e che portò alla fine politica di quel leader.

Sì… quella fu l’unica notte in cui l’Italia ebbe la forza di contrapporsi agli Usa!!!

Fine legislatura??? Speriamo…

L’hanno definito il governo di unità nazionale, ma a poco più di un anno da quel 17 febbraio 2021 – quando il presidente del Consiglio si è presentato in Parlamento per chiedere la fiducia di Camera e Senato – sono parecchie le promesse che l’ex presidente della Bce non ha mantenuto!!! 

Ecco perché sapere che (forse) stiamo giungendo alla fine della legislatura, a differenze di quanto pensano molti miei pavidi connazionali, beh… il sottoscritto auspica in un repentino cambiamento, anche se comprendo quanto poche siano le soluzioni alternative…    

D’altronde sappiamo bene come la politica sia qualcosa di vomitevole, in particolare sono proprio quei soggetti eletti a rappresentare il peggio per questo paese e non mi riferisco ad un partito in particolare o ad una coalizione di centro, sinistra o destra, perché per quanto mi riguarda sembrano essere tutti eguali, in particolare nel mettere in pratica quei loro comportamenti indecorosi!!!

Ed allora, dopo aver gettato al vento miliardi e miliardi di euro in elargizioni più o meno inutili e certamente costose, ma soprattutto queste non hanno minimante funzionato come misure di sostegno e ancor meno come ausilio all”inserimento di quel modo lavorativo che per molti resta ancora un’utopia!!!

Ma d’altronde ad un ex banchiere cosa può interessare, è stato posto lì da quei suoi amici del “Club” e da un “sistema” internazionale diretto in primis dagli Usa, il quale “consiglia” da sempre i nostri premier sulle politiche interne da adottarsi, ma soprattutto sulle decisioni estere, in particolare sugli interventi da mettere in atto senza che il Paese possa decidere se accettarle o meno, vedasi ad esempio quanto sta accadendo nel conflitto in corso…  

Ed allora è meglio che egli se ne torni a casa, già… a differenza di quanto ancora gli è stato accordato dal nostro Presidente Mattarella, anche lì… unica scelta per un nazione incapace di individuare idonei referenti per ricoprire quel ruolo così importante. 

Analizziamo quindi i problemi che questo “governo” non ha saputo affrontare.

Innanzitutto la pandemia, vedrete verso fine anno i numeri di contagio saranno nuovamente spropositati e chissà forse torneremo in lock-down…

Quindi il taglio dell’Irpef: promesse fatte e mai mantenute, sì per correttezza va detto che qualcosa è stato fatto attraverso la legge di Bilancio 2021, ma si è visto come ridurre da cinque a quattro il numero delle aliquote dell’imposta, modificando quindi il sistema delle detrazioni fiscali, ha permesso sì di ridurre la base di reddito su cui è calcolata l’imposta, ma il problema è che coloro che avranno i maggiori benefici da quel taglio, saranno proprio le fasce di reddito medio-alte, quelle cioè con redditi tra 42 mila e 54 mila euro lordi e quindi proprio coloro che potrebbero farne a meno….

Ma d’altronde ad effettuare la proposta di revisione dell’Irpef sono stati proprio i partiti di maggioranza, che previo un accordo, hanno deciso su quelle modifiche all’Irpef e questi ne sono i diretti risultati!!!

Non parliamo poi della gestione migranti e dei numeri che non sono stati più resi pubblici sugli sbarchi effettuati nelle nostre coste, a cui vanno sommati quanti stanno giungendo in questo momento dall’Ucraina e dagli Stati limitrofi, :a ricordato come tutti i tentativi di riforma del regolamento di Dublino non hanno raggiunto alcun risultato sperato. 

Potrei continuare ancora con altri fallimenti, in particolare quello del settore lavorativo o anche sui mancati investimenti esteri, la sanità è al collasso, la ricerca è ferma, il contrasto all’illegalità è del tutto inesistente, i progetti e le realizzazione soprattutto di opere per le energie rinnovabili non sono mai iniziate, a cui seguono gli appalti in corso fortemente in ritardo o sospesi, prezzi delle materie prime e delle forniture di olii e carburanti alle stelle e via discorrendo…    

Ora finalmente la maggioranza di quella cosiddetta “unità nazionale” sta per crollare e chi sta provando ancora a sostenere quel governo “fantoccio” andrà a breve a scomparire con esso…

Ho letto che Draghi ha ringraziato i suoi ministri: “Dobbiamo essere orgogliosi per il lavoro svolto“!!!

Minch…. ci vuole coraggio a pronunciare queste parole, ma d’altronde sono le stesse che ormai sento costantemente ripetersi, in particolare perché evidenziano il fallimento della politica e di quella mancata azione messa in campo…

Certo ora si proverà a confermare la fiducia e siccome nella politica ciascuno di quei soggetti proverà a salvaguardarsi la propria poltrona e di conseguenza i benefit immeritatamente incassati, purtroppo credo che dovremmo subire ancora per altri mesi questa ridicola condizione, ma d’altronde ditemi, guardandovi intorno, cosa vi è di serio in questo Paese??? 

Quell'amico di "cosa nostra"…

Pian piano emergono nuove notizie… 

Ho letto in questi giorni un articolo nel quale l’ex Presidente del Consiglio Giulio Andreotti, alcuni mesi prima che gli fosse consegnato un avviso di garanzia per concorso esterno da parte della Procura di Palermo, era stato considerato in un rapporto negli USA: “amico di cosa nostra”!!!

Il documento riservato è del 19 giugno del 1992 ed era stato inviato dal Dipartimento di Stato americano ai diplomatici dei Paesi della Nato, alla Casa Bianca, alla CIA ed anche alla “FBI”…

In quel documento si analizzava come l’assassinio di Falcone, avesse di fatto allontanato definitivamente la possibilità al premier della Dc di diventare Presidente della Repubblica, proprio per via dei rapporti che il capo del governo intratteneva con alcune figure sospettate di essere in odore di mafia e ciò porto quindi come conseguenza all’elezione di Oscar Luigi Scalfaro alla Presidenza della Repubblica al posto suo.

Il rapporto è citato anche in un libro di Andrea Spiri “The end, 1992-1994. La fine della prima Repubblica negli archivi segreti americani”, ma d’altronde l’omicidio di Salvo Lima aveva ben evidenziato quali collegamenti vi fossero tra cosa nostra e gli uomini di  governo.

Da quanto sopra si possono intuire quali motivi abbiano condotto a quell’assassinio, è risulta evidente come il piano fosse stato perfettamente elaborato, in particolare grazie alle garanzie ricevute da parte di taluni soggetti che avrebbero assicurato che l’uccisione di quel uomo così vicino ad Andreotti, non avrebbe comportato disordini o problemi a quell’organizzazione criminale, ma viceversa, grazie proprio a quell’azione, si poteva prospettare un rivoluzionario cambiamento di uomini e partiti in quel palazzo di governo…

Il nuovo movimento politico, avrebbero concesso a quell’associazione importanti rassicurazione di crescita nel territorio e viceversa quest’ultima avrebbe garantito una diretta protezione…

Già… stava per insediarsi un nuova forza politica che godendo della presente reazione della società civile e dimostrando di voler abbattere quella politica nazionale dimostratasi corrotta e che stava per sgretolarsi, iniziava da quella situazione a trarne giovamento per la scalata al governo nazionale e per limitare qualsivoglia operazione di controllo da parte delle forse dell’ordine, che difatti negli anni successivi si sono dimostrate alquanto blande!!!

Viceversa, il nuovo connubio istauratosi andò sempre più fortificandosi e grazie a nuove leggi e soprattutto ai voti che negli anni andarono sempre più incrementandosi, spostandosi da quell’ex partito democristiano a questa nuova realtà.

Ha detto bene ieri in un post il Presidente Claudio Fava: “noi abbiamo bisogno di verità, se non ci interroghiamo sulla nostra storia e sulle verità che mancano rimarremo sempre un paese dimezzato, una democrazia sospesa”.

E se quanto sta accadendo in Ucraina fosse stato accuratamente predisposto: un video del 2014 preannunciava già allora quanto sta ora accadendo!!!

Ho ricevuto stasera dal mio caro amico Livio un post su whats-app con in allegato un video certamente sconvolgente realizzato dalla propaganda russa ed è datato: 2014.

Si parla della richiesta (interna alla.russia) di una azione per fermare le morti nel Donbass…

Viene ora spontaneo chiedersi: dove sono stati i nostri giornalisti in questi otto anni? 

Hanno discusso di tutto tranne di quei civili che secondo i russi venivano uccisi…

Nel video vi sono anche Obama e Poroshemko e si riporta di come gli Usa avessero bisogno di una guerra mondiale in quanto la loro fosse in crisi in quanto la loro economia presenta un debito di circa 17 trilioni (ora sembrano essere aumentati all’incirca a 28…) e soprattutto di un cattivo da incolpare di quel fallimento finanziario…

Viceversa si esorta la Russia a non entrare in guerra perchè avrebbe tutto da perdere; invita inoltre a non accusare Putin d’aver scaricato le regioni del sudest, tra cui il Donbass, ma chiedersi se sia veramente il caso di cadere nella trappola perfettamente organizzata.

Lascio a Voi qualsivoglia giudizio sul video, ritengo d’altronde che oggi l’unica cosa che può interessare tutti noi è che si giunga presto alla fine del conflitto e che ciascuno dei paesi oggi in competizione – e non mi riferisco alla Russia o all’Ucraina – cerchi di non innalzare ulteriormente i toni già abbastanza caldi e soprattutto che quei loro Presidenti si dedichino viceversa a trovare celermente una soluzione per giungere finalmente ad una tregua…  

Chissà, il vaccino sarà forse l'unica soluzione contro il "covid-19", ma qualcosa mi dice che non è così impeccabile…

Sapete bene come il sottoscritto non sia un “No-Vax” anzi tutt’altro, visto che da tempo ho effettuato la terza dose e pur avendo affidato la mia speranza a quel vaccino, non ho mai nutrito una grande fiducia sui suo reali benefici, anzi in talune circostanze, l’impressione ricevuta è che proprio quel vaccino sia stato causa di talune problematiche gravi che hanno condotto a ricoveri urgenti nei reparti ospedalieri intensivi e ahime anche a numerosi decessi …

Tra l’altro vorrei aggiungere come proprio in questi giorni, l’aumento dei contagi dimostra che il vaccino non sia per nulla perfetto in quanto, se pur ci è stato più volte ripetuto come esso limiti in maniera considerevole la gravità del virus, di contro non impedisce a quest’ultimo di diffondersi ed aggravare anche quanti credevano – grazie alle dosi di vaccino effettuate – di essere finalmente immuni…      

Ed allora, nella speranza che quanto andrò di seguito a riportare non faccia scoraggiare o ancor peggio intimorire coloro che come il sottoscritto hanno voluto in questi anni affidarsi ai vaccini, certamente la lettera che segue lascierà a molti di voi inquetanti interrogativi, per come ha fatto con il sottoscritto, proprio perché i dati esaminati da quegli informatori scientifici, prendono spunto da dati certi, poiché fanno riferimento a precisi controlli medici a cui i militari USA sono da sempre sottoposti.       

La lettera inizia così:

Il 24 gennaio 2022, ho tenuto una tavola rotonda con medici ed esperti medici di fama mondiale che hanno condiviso le loro prospettive sull’efficacia e sulla sicurezza del vaccino COVID-19 e sulla risposta generale alla pandemia. A quella tavola rotonda, ho sentito la testimonianza di Thomas Renz, un avvocato che rappresenta tre informatori del Dipartimento della Difesa (DoD), che ha rivelato informazioni riguardo a un drammatico aumento delle diagnosi mediche tra il personale militare. La preoccupazione è che questi aumenti possano essere correlati ai vaccini COVID-19 che i nostri militari e donne sono stati obbligati a prendere.

Sulla base dei dati del Defense Medical Epidemiology Database (DMED), Renz ha riferito che questi informatori hanno riscontrato un aumento significativo delle diagnosi registrate su DMED per aborti spontanei, cancro e molte altre condizioni mediche nel 2021 rispetto a una media di cinque anni dal 2016-2020 . Ad esempio, alla tavola rotonda Renz ha affermato che le diagnosi registrate per problemi neurologici sono aumentate di 10 volte da una media quinquennale di 82.000 a 863.000 nel 2021. 

Ci sono stati anche aumenti delle diagnosi registrate nel 2021 per le seguenti condizioni mediche:

Ipertensione: aumento del 2.181%.

Malattie del sistema nervoso: aumento del 1.048%.

Neoplasie maligne dell’esofago: aumento dell’894%.

Sclerosi multipla: aumento del 680%.

Neoplasie maligne degli organi digestivi: aumento del 624%.

Sindrome di Guillan-Barre: aumento del 551%.

Aumento del cancro al seno-4870

Demielinizzante – Aumento del 487%.

Tumori maligni della tiroide e di altre ghiandole endocrine: aumento del 474%.

Infertilità femminile -472% Aumento

Embolia polmonare: aumento del 468%.

Emicrania: aumento del 452%.

Aumento della disfunzione ovarica-437%

Cancro ai testicoli aumento del 369%.

Aumento della tachicardia del 302%.

Renz mi ha anche informato che alcuni dati DMED che mostravano diagnosi registrate di miocardite erano stati rimossi dal database. 

A seguito dell’accusa che i dati DMED fossero stati falsificati, il 24 gennaio ti ho immediatamente scritto chiedendoti di conservare tutti i documenti riferiti, relativi o segnalati a DMED.” Non ho ancora sentito se hai ottemperato a questa richiesta.

Alla tavola rotonda, Renz ha rivelato i nomi dei coraggiosi informatori che hanno scoperto queste informazioni in DMED: Drs. Samuel Sigoloff, Peter Chambers e Theresa Long. Qualsiasi azione di ritorsione intrapresa nei confronti di queste persone non sarà tollerata e sarà immediatamente indagata. 

Al fine di comprendere meglio cosa, in caso di consapevolezza, il DoD ha sulle lesioni da vaccino COVID-19 ai membri del servizio, chiedo di fornire le seguenti informazioni:

1. Il Dob è a conoscenza dell’aumento delle diagnosi registrate di aborti spontanei, cancro o altre condizioni mediche in DMED nel 2021 rispetto a una media quinquennale dal 2016 al 2020? In tal caso, spiegare quali azioni ha intrapreso DoD per indagare sulla causa principale dell’aumento di queste diagnosi.

2. Le diagnosi registrate di miocardite in DMED sono state rimosse dal database da gennaio 2021 a dicembre 2021? In tal caso, spiega perché e quando queste informazioni sono state rimosse e identifica chi le ha rimosse.

Si prega di fornire queste informazioni il prima possibile e non oltre il 15 febbraio 2022.

Grazie per la Vostra attenzione.

Lettera del senatore Johnson al Segretario della Difesa.