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Se non ti ho… (If I ain’t got you…).


Oggi non ho voglia – come solitamente accade nel mio blog – di parlare di legalità, inchieste giudiziarie, arresti, truffe, raggiri e quant’altro apparso stamani nei quotidiani. No, oggi voglio parlare d’amore, quello vero, quello che resta per sempre e non finisce mai.

Ho ascoltato una canzone poco fa su TikTok, “If I Ain’t Got You” di Alicia Keys, cantata da una ragazza per le strade di New York – https://vm.tiktok.com/ZNRLjneaK/ – una di quelle che ti bloccano, sì… come un semaforo che scatta rosso all’improvviso. 

Le parole del testo, in inglese, mentre scorrevano intonate da una voce bellissima, mi hanno ricordato che esiste qualcosa di più profondo delle denunce, dei verbali, delle promesse non mantenute. Mi hanno fatto sentire, con una chiarezza dolorosa, quanto io sia lontano – anni luce – dalla maggior parte dei miei connazionali, dal loro modo di vivere così banale, per non dire superficiale.

Già… come dice quel testo, c’è chi vive per la fortuna, chi per la fama, chi per il potere o per il gioco, come se la vita fosse un tavolo da poker in cui ogni gesto è calcolato per vincere qualcosa di visibile, di misurabile, di esponibile.

C’è chi pensa che la ricchezza del cuore si possa sostituire con oggetti: l’ultimo modello di cellulare, un orologio firmato, un accessorio che urla status prima ancora di essere indossato, simboli esteriori di un successo che non ha mai chiesto permesso a nessuno prima di imporsi.

Eppure c’è un momento – lo conosciamo tutti, anche se spesso lo nascondiamo – in cui quel rumore si spegne. Ti ritrovi solo davanti allo specchio di una stanza silenziosa, e ti chiedi: quello che ho costruito ha davvero un cuore che batte?

Io ci sono già stato, dice la voce nella canzone. E quante volte l’abbiamo pensato anche noi, guardando fuori dal finestrino di un aereo o di un treno che corre verso chissà dove, mentre le città scorrono come fotogrammi di una storia che non ci appartiene più del tutto?

La vita può essere una noia terribile quando è fatta solo di superficie, quando ogni gesto è una recita, ogni parola un’arma da affilare, ogni incontro un’occasione per calcolarne il vantaggio. E invece basterebbe poco: uno sguardo sincero, un silenzio condiviso, la mano di qualcuno che non ti chiede cosa fai, ma semplicemente come stai.

C’è chi desidera anelli di diamanti, chi fiori a dozzine, chi una fontana che prometta eterna giovinezza,  come se la bellezza potesse stare dentro un contenitore di vetro, e non fosse invece il riflesso di un’anima che si sente riconosciuta.

Ma che ne faremmo del mondo, messo su un piatto d’argento, se non avessimo accanto qualcuno con cui dividerne il peso, la meraviglia, la fragilità? A cosa servirebbe tutta quella luce, se non ci fosse una persona capace di guardarci negli occhi e dirci: sei qui, e questo basta…

Perché alla fine, tutto quello che chiediamo – senza ammetterlo apertamente, per pudore o paura di sembrare ingenui – è di non essere soli nella nostra verità, di non dover fingere di essere invincibili, di poter dire non ce la faccio e trovare una mano tesa, invece di un consiglio già pronto.

E forse è proprio in questo gesto semplice, quotidiano, imperfetto, che l’amore smette di essere una parola da canzone e diventa qualcosa di vivo: una scelta, ripetuta ogni giorno, di restare presenti l’uno per l’altro, anche quando il mondo fuori brucia di fretta e di rabbia.

Alcune persone vogliono tutto. Ma io non voglio niente, se non sei tu.

Non per possesso, non per dipendenza, ma perché con te, persino il silenzio ha un senso e il tempo non è più qualcosa da inseguire, ma da attraversare insieme, passo dopo passo, senza fretta di arrivare.

Se non ti ho con me, non ho niente in questo vasto mondo. Ed è questa – da sempre – la sola cosa di cui ho avuto bisogno.

Testo tradotto di: If I ain’t got you…

Se non ti ho… 

Alcune persone vivono per la fortuna,

alcune persone vivono solo per la fama,

alcune persone vivono per il potere, sì,

alcune persone vivono solo per giocare.

Alcune persone pensano

che le cose fisiche

definiscano ciò che è dentro

e io ci sono già stato,

che la vita è una noia,

così piena di superficialità.

Alcune persone vogliono tutto

Ma io non voglio niente

Se non sei tu, tesoro

Se non ti ho, tesoro

Alcune persone vogliono anelli di diamanti,

altre vogliono solo tutto

ma tutto non significa niente.

Se non ti ho, sì.

Alcune persone cercano una fontana

che promette eterna giovinezza.

Alcune persone hanno bisogno di tre dozzine di rose.

E questo è l’unico modo per dimostrare loro che le ami.

Dammi il mondo

su un piatto d’argento

e a cosa servirebbe?

Senza nessuno con cui condividerlo,

senza nessuno che si prenda veramente cura di me?

Alcune persone vogliono tutto

Ma io non voglio niente

Se non sei tu, tesoro

Se non ti ho, tesoro

Alcune persone vogliono anelli di diamanti,

altre vogliono solo tutto

ma tutto non significa niente

se non ho te, te, te

Alcune persone vogliono tutto

Ma io non voglio niente

Se non sei tu, tesoro

Se non ti ho, tesoro

Alcune persone vogliono anelli di diamanti,

altre vogliono solo tutto

ma tutto non significa niente.

Se non ti ho, sì.

Se non ti ho con me, tesoro

Oh, whoo-ooh

Non ho detto niente in questo vasto mondo, non significa niente

Se non ti ho con me..

L’impressione è che tutti in questo Paese siano all’arrembaggio!!!


Stamattina, seduto al bar di Sferro – una frazione del comune di Paternò, in provincia di Catania, a suo tempo un villaggio nato come alloggio per gli operai delle grandi opere pubbliche – con una tazza di cappuccino in mano ancora calda, ho lasciato che il brusio della sala mi portasse via con i pensieri, verso ricordi che credevo smarriti.

Poi, un gesto dell’amico che avevo invitato mi ha richiamato al presente. “E tu che ne pensi?”, mi ha chiesto. Così, voltandomi, ho agganciato i frammenti di quella conversazione e, quasi senza accorgermene, ho coinvolto nel discorso quel gruppo di suoi conoscenti.
Ripetevano: “L’impressione è che tutti in questo Paese siano all’arrembaggio!”. Quella frase, così cruda eppure carica di un senso quasi poetico, mi ha trafitto, già… come un arpione lanciato da chissà quale nave fantasma in mezzo a un mare in tempesta…

“Arrembaggio”, pensavo tra me, mentre ripetevo mentalmente la parola come se fosse un incantesimo arcaico. Ed ecco che subito mi sono apparsi davanti agli occhi i volti segnati dal sale e dalla crudeltà dei pirati dei grandi romanzi d’avventura: Long John Silver che ride beffardo ne “L’isola del tesoro” di Robert Louis Stevenson, oppure il Capitano Nemo, già… che domina gli abissi in “Ventimila leghe sotto i mari” di Jules Verne, o ancora, il feroce “Capitano Hook” di J.M. Barrie, sempre in bilico tra paura e vendetta, e per finire, i predatori senza patria che solcano gli oceani nel “Capitano Blood” di Rafael Sabatini. Uomini senza bandiera se non quella dell’avidità, pronti a salire sul ponte delle navi altrui con sciabole sguainate e occhi pieni di brama.

Eppure, ascoltando quei discorsi al bar, non si stava parlando di bottini sepolti su isole lontane né di mappe con la X rossa segnata su un punto, ma viceversa si faceva riferimento alle bollette che lievitano, ai posti di lavoro persi, alle promesse politiche svanite, sì… come schiuma tra le dita.

La metafora del pirata, però, calzava a pennello, perché oggi sembra che ognuno, in qualche modo, stia preparando la propria scialuppa per raggiungere la nave accanto, non per aiutare l’equipaggio, ma per portargli via tutto ciò che può.

È un periodo in cui rubare, aggirare, approfittare, appare spesso più intelligente che agire con onestà e chi rispetta le regole sembra destinato a rimanere indietro, mentre chi – viceversa – sa arruffianare, mentire, truccare i conti, viene ammirato come un nuovo eroe dei tempi moderni.

Ed ecco quindi che la nostra società è diventata un oceano infinito popolato da vascelli in fuga e da predatori in caccia, dove nessuno si fida del timoniere e neppure del compagno di cabina.

Ma allora cosa c’è dietro questa sensazione diffusa, quasi viscerale, di vivere in un’era di saccheggio generalizzato? È davvero l’avidità umana a essersi improvvisamente moltiplicata, oppure è la paura a guidare questi comportamenti?

Chissà… forse la colpa è da ricercarsi in questo futuro incerto, quando ogni giorno da quei Tg giungono nuove notizie su conflitti, stragi, crisi, precarietà, ingiustizia, e quindi l’istinto primario prende il sopravvento: sopravvivere a tutti i costi, anche a costo di dover calpestare il nostro vicino, in fondo, se credi che il mondo stia per affondare, perché non provare a salvare almeno il tuo baule?

E così, lentamente, ci si convince che anche gli altri stiano facendo lo stesso, e allora diventa giusto farlo per primo, sì… prima degli altri! Ed è così che nasce una sorta di corsa al ribasso morale, dove l’etica viene considerata un peso inutile da abbandonare sul ponte per correre più veloce.

Mi chiedo però se questa visione sia davvero fedele alla realtà o se invece non sia il frutto di un racconto collettivo che si autoalimenta. Perché è innegabile che esistano casi eclatanti di corruzione, di speculazione, di furto delle nostre risorse pubbliche, ma possiamo dire con certezza che “tutti” siano ormai diventati “pirati”?

O forse è solo che i veri predatori, quelli rumorosi e spregiudicati, occupano tutta la scena, mentre la maggior parte della gente continua a lavorare in silenzio, a pagare le tasse, ad aiutare il vicino di casa, a tenere insieme i cocci senza fare titoli sui giornali? La percezione dell’arrembaggio generalizzato potrebbe essere amplificata dai media, dal web, dai discorsi nei bar appunto, fino a trasformarsi in una narrazione dominante, capace di plasmare il nostro sguardo sulla realtà, anche quando non corrisponde interamente alla verità.

E allora mi torna in mente un’altra immagine, meno epica ma forse più necessaria: quella del marinaio stanco che, pur vedendo altre navi attaccate e saccheggiate, decide di non issare la bandiera nera, ma di continuare a navigare con la sua rotta, magari offrendo soccorso a chi galleggia tra i relitti.

Perché forse il vero atto di ribellione in un’epoca di arrembaggi non è difendere il proprio tesoro a colpi di moschetto, ma ricordare che il mare è grande abbastanza per tutti, e che viaggiare insieme, condividendo fatica e speranza, potrebbe essere l’unica via per evitare che nessuno affondi. Certo, il tesoro condiviso brillerà meno di quello accumulato da un solo uomo, ma sarà un tesoro che non richiede sangue, tradimento o rimorso.

Ecco, forse è proprio questo il mio dubbio: stiamo assistendo a un crollo del senso di comunità, a una rinuncia collettiva all’idea che il bene comune possa ancora avere valore? Oppure, dietro questa retorica dell’arrembaggio, si nasconde una voglia repressa di giustizia, di equilibrio, di riscatto?

Mi piace pensare che dentro ognuno di noi ci sia ancora un po’ di capitano onesto, confinato in un angolo della coscienza, che osserva la tempesta e si chiede se non sia il caso di cambiare rotta, non per paura del nemico, ma per amore della nave, per rispetto del mare, e per non dimenticare che, alla fine, nessun pirata è mai stato felice del suo tesoro…

Buona vigilia di Natale…

Oggi 24 Dicembre si festeggia un giorno speciale, in particolare per coloro che professano la fede cristiana, questo giorno infatti segna l’attesa del Natale e quindi della nascita di Gesù…

Va ricordato però che questa data rappresenti, ancor prima dell’era cristiana un momento importante e cioè il solstizio d’inverno, il giorno più corto dell’anno, un momento che in se costituisce un senso di rinnovamento…

Comunque… la vigilia di Natale è ora divenuta per molti un momento di calore e di vicinanza, un occasione per riunirsi in famiglia e condividere momenti di gioia e di gratitudine, preparando pasti a base di pesce in onore di quella tradizione religiosa che prescriveva l’astinenza dalla carne il giorno prima di una festa religiosa importante…

La vigilia inoltre è un momento rilevante per i media, in questo giorno infatti si condividono milioni e milioni di frasi, immagini, video, tutti legati dallo stesso comune desiderio e cioè esprimere gioia e felicità…

Certo dice bene Papa Francesco:  “Non confondiamo la festa con il consumismo. Si può, e come cristiani si deve, festeggiare in semplicità, senza sprechi e condividendo con chi manca del necessario o chi manca di compagnia”.

Ed ancora, un passaggio del Angelus: “Siamo vicini ai nostri fratelli e sorelle che soffrono per la guerra. Pensiamo alla Palestina, a Israele e all’Ucraina, pensiamo anche a coloro che soffrono per la miseria, la fame, le schiavitù – aggiunge il pontefice – Dio, che ha preso per sé un cuore umano, infonda umanità nel cuore degli uomini; in particolare saluto la delegazione dei cittadini italiani che vivono in territori ufficialmente riconosciuti come molto contaminati e che da tempo ne attendono la bonifica. Esprimo solidarietà a queste popolazioni e auspico che la loro voce sia ascoltata”. 

D’altronde in questo momento storico così difficile è importante ricordare coloro che nel mondo stanno soffrendo a seguito di persecuzioni e/o restrizioni, per motivi politici, culturali e religiosi; facciamo quindi che il prossimo 2024 non sia un anno di violenza, ma bensì, determini quel profondo cambiamento di evoluzione verso il bene, indispensabile occasione di miglioramento rispetto a ciò che siamo. 

Pensiamo quindi ad oggi non come un giorno di generosità o di condivisione dei regali, bensì come un momento importante per provare a migliorare noi stessi e quanto appartiene al sociale, servirà a farci riflettere sull’anno trascorso e a guardare con speranza a quello che sta per entrare…

Auguri a tutti…

Un algoritmo decide per noi…

Siete convinti di essere liberi, di poter decidere cosa osservare sul vostro smartphone e cosa no, quali video cliccare, quale notizie leggere, bene se pensavate tutto questo, stavate sbagliando!!!
Come ben sapete, quando aprite il web, la prima cosa di cui avete bisogno è il motore di ricerca, perché è lui che al posto nostro, trova i link necessari sui quali si parla dell’argomento di nostro interesse…
Sì… vi danno l’impressione che siete voi a decidere, ma non è così…  c’è una mente superiore che decide per noi tutti!!!
Detta così sembrerebbe, che vi è da qualche parte una presenza sovrannaturale che fa si che ciascuno di noi focalizzi la propria attenzione su alcune pagine web rispetto ad altre…
Non è proprio così, ma quanto avviene ci va molto vicino!!!
Difatti grazie ad alcuni studi sulla rete, ci si è accorti che molte di quelle nostre decisioni, vengono di fatto elaborate da un algoritmo…
Sì… da un software ed è lui che decide cosa farci vedere, cosa consigliarci, cosa mettere subito in prima posizione affinché quel link venga da voi immediatamente cliccato ed ancora mira attraverso una strategia scientifica di incuriosirvi, spingendovi ad esaminare una realtà distorta, affinché non vi concentriate sui reali problemi…
In quel vostro semplice navigare, non vi accorgete dei messaggi subliminali che nel frattempo vi sono passati, è dire che sono lì, sembrano innocenti, transitano senza disturbarvi, anche se nel frattempo ciascun di voi starà pensando che non siete voi gli ingenui capaci di cliccare su quel banner…
Ma che clicchiate o no, la funzione commerciale per la quale era stata realizzata ha avuto successo e mentre decidete sul da farsi, starete già condividendo con i vostri amici quanto avete appena letto!!!
Già, non fate altro che amplificare a dismisura quel propaganda, facendo corrispondere i vostri gusti “suggeriti” a quelli degli altri, che analogamente ripeteranno anch’essi quanto compiuto da chi prima di loro e via discorrendo…
Ecco quindi che quelle pagine, video, foto, iniziano a viaggiare all’infinito tra i vari social, affinché il messaggio possa venire alimentato, per uscire fuori da  quegli schemi prestabiliti, senza farci comprendere se quelle notizie che diffondiamo siano vere o “fake news”!!!
In un mondo “anonimo” e con il diffondersi di idee ripetute, si diventa ogni giorno di più, sempre più indefiniti, quasi fossimo dei “replicanti” di quei messaggi che mancano ineluttabilmente del nostro punto di vista…
Già… nessuna espressione, neppure un’emozione, ciascuno di noi ignaro “algoritmo” di quella strategia con cui i social impongono i loro contenuti…
Messaggi dozzinali dei quali potremmo fare a meno, ma di cui purtroppo – quasi fossimo sotto gli effetti di allucinogeni – non riusciamo più a distaccarci, mentre nel frattempo qualcuno al di sopra…ha deciso per noi!!!

Prima la giustizia!!! Per un’Italia fondata sulla corresponsabilità nella lotta alle mafie e alla corruzione.

Ho ascoltato su Radio Radicale, la XIV edizione del premio “Ambiente e Legalità”, promosso da Legambiente e Libera…

A presentare e coordinare l’incontro, Enrico Fontana, direttore de “La Nuova Ecologia” e tra gli ospiti presenti vi sono, rappresentanti delle forze dell’ordine, presidenti di cooperative sociali, giornalisti, sindaci, amministratori locali, magistrati, tutte persone che si è pensato di premiare per l’impegno quotidiano profuso nello svolgere il proprio lavoro, facendo ciascuno (per quanto loro permesso…) il proprio dovere, dando un ampio contributo, affinché quel loro impegno condiviso per l’ambiente, per la tutela dell’ambiente e per la legalità, possa ricevere nel nostro paese, l’attenzione che merita…
Sì…  – ripete correttamente il coordinatore – “l’attenzione che merita”, visto che si sta discutendo di salute delle persone, della qualità di vita, della sicurezza del paese, in maniera più ampia…
Durante il dibattito è intervenuto telefonicamente don Luigi Ciotti, presidente di Libera, che ha espresso il proprio pensiero a riguardo: “C’è bisogno di verità e di giustizia, ma ci sono tre parole che devono accompagnarci sempre: Continuità, condivisione e corresponsabilità!!!! 

Aggiungendo inoltre: “vi è bisogno di denunce serie, mai retoriche, va mostrato in ogni occasione il “coraggio”!!! Sì perché un’Italia fondata sulla corresponsabilità nella lotta alle mafie e alla corruzione, ha tanto bisogno di corresponsabilità”.
Bisogna collaborare con le istituzioni (quando fanno le cose per bene…) e bisogna essere propositivi, anzi di più… essere un “pungolo” quando non fanno quello che devono fare, il coraggio passa della denuncia seria, attenta, documentata, mai retorica… mai demagogica!!!
Ma, su questo punto, vorrei chiedere al mio Presidente Don Ciotti (dal momento che sono anche un suo iscritto): “Chi aiuta coloro che hanno avuto il coraggio di denunciare, di provare a far emergere quelle verità e soprattutto, cosa devono fare questi soggetti, quando trovano in quel loro percorso di giustizia, uomini corrotti o chissà forse incompetenti, che si ergono a profeti della giustizia ed ergono barriere affinché quelle denunce presentate vengono di fatto insabbiate???
E’ bello presentarsi a quelle manifestazioni, troppo comodo ricevere quelle giuste gratificazioni…
Ma siamo sicuri che fra quei soggetti, vi siano individui meritevoli…???
In questi anni potrei fare un elenco di uomini e donne dello Stato che per l’impegno profuso meriterebbero il “nobel per la giustizia”, cosa che non potrei dire per altri, i quali viceversa, per quanto compiuto nel corso della loro esperienza professionale, non andrebbero gratificati neppure con una coccarda di cartone…

Personaggi che si sa essere stati collusi e corrotti, soggetti da “discarica”, gente che la giustizia la compiuta stando a guardare dalla finestra, mentre altri, quelli che le medaglie non le riceveranno mai, sono ogni giorni a combattere al posto loro, denunciando e facendo emergere tutte quelle continue truffe, raggiri, reati ambientali e quant’altro, dando così battaglia, non solo a quei disonesti, criminali, mafiosi, ecc… ma anche a quegli uomini delle “istituzioni” che hanno celato quanto loro fatto pervenire…
Ed allora caro Don Ciotti… in questi casi, cosa si può fare???
Se mi permette, la vorrei suggerire io una soluzione: “Sputtanarli” nei media o nei social!!!
Far emergere i nomi e cognomi di quei personaggi “sterili”, di quella gente posta in prima fila per ricevere i premi… ma poi nei fatti inconcludente!!!
Presidenti di “Associazioni” di legalità o di contrasto alla criminalità dai nomi certamente attraenti, ma soltanto sulla carta, in quanto poi si dimostrano nei fatti… essere inefficaci per non dire inconcludenti!!!
Basta quindi con tutte queste banali manifestazioni, con quegli incontri per promuovere o propagandare quelle associazioni o alcuni loro uomini…
Iniziamo a fare le cose sul serio, ad esempio potremmo far funzionare la nostra amministrazione in modo più “trasparente”… e non come oggi, talmente trasparente che non la si riesce a vedere!!!

Porto un esempio di pochi giorni fa accaduto al sottoscritto: avevo necessita di comunicare telefonicamente o mezzo Pec con un “reparto operativo”, in quanto quello riportato nella loro pagina web ufficiale, era errato e analoga considerazione avevo dovuto costatare per quanto concerneva l’indirizzo Pec…
Non domo… ho chiamato la Sede di Roma, dalla quale ho ricevuto un numero telefonico a cui purtroppo rispondeva esclusivamente un Fax; a quel punto ho chiamato nuovamente quel numero “romano” e mi è stato dato un altro numero, che veniva registrato dalla compagnia telefonica… come “inesistente”!!!
Ho richiamato nuovamente, lamentandomi del disservizio e facendo presente che i numeri in precedenza ricevuti erano tutti inesatti e che di contro tale servizio, avrebbe dovuto essere operante 24 ore su 24, mentre al sottoscritto, quanto accaduto dava l’impressione di una farsa…
Finalmente, dopo alcuni minuti, ho ricevuto quanto avevo necessità…
Per cui, quando sento frasi come quella del convegno… “Prima la giustizia“, mi viene da chiedere: Sì… ma “prima” quando??? Perché ho l’impressione che nel frattempo, prima che essa giunga… siamo morti tutti!!!

Quanti amici hai su Facebook o Twitter???


Sembra che ci sia gente “malata”, che non avendo un cazzo da fare… trascorre la propria giornata, invitando amici sui social network, in particolare su Facebook/Twitter…
Sperano in tal maniera, d’aumentare in modo esponenziale il numero di persone –a loro modo– “conosciute”…

Si viaggia in media d’invitare circa 500 persone al giorno, per giungere a circa 15.000 in un mese…
Numeri fuori di testa… perché di tutti questi – chissà forse – se ne conosce davvero soltanto un centinaio…
Così facendo, si sentono famosi, importanti, credono di aver raggiunto il successo… ma la verità in fondo… è che non li conosce nessuno!!!
Sono degli emeriti sconosciuti, non scrivono nulla, condividono di solito quanto fatto da altri, postano quasi sempre post inutili… e quando non sanno cosa aggiungere… ci fanno un resoconto fotografico della giornata appena trascorsa…
Esiste comunque un calcolo matematico che descrive quanti amici può davvero – nel corso della propria vita – avere un essere umano e la risposta sembra si aggiri intorno ai 150…
È questo il Numero di Dunbar: ovvero,  rappresenta il limite cognitivo teorico che concerne il numero di persone con cui un individuo è in grado di mantenere relazioni sociali stabili, ossia relazioni nelle quali un individuo conosce non solo l’identità di ciascuna persona ma come queste, si relazionano con ognuna delle altre…
Il numero è stato introdotto dall’antropologo britannico Robin Dunbar, il quale ha individuato una correlazione tra le dimensioni dell’encefalo dei primati e quelle dei gruppi sociali degli stessi. 
In seguito, applicò la sua teoria usando le dimensioni medie dell’encefalo umano e, evincendolo dai risultati degli studi sui primati, giunse alla conclusione che gli esseri umani sono in grado di mantenere solo 150 relazioni sociali stabili.
Quindi, in definitiva, questa rappresenta la quantità massima di persone che possono far parte del nostro emisfero emotivo, superare tale limite rappresenterebbe solo ed esclusivamente una perdita di tempo…
Per cui, alla fine, chi sono tutte le restanti persone con cui condividiamo i nostri pensieri, le nostre azioni quotidiane, le nostre emozioni, i passatempi, gli amici, le vacanze, i familiari, ecc… fino a giungere ad informazioni che sarebbero di esclusivo carattere personale e privato???
Anche perché a molti sfugge che, un preciso “osservatore”, visionando quanto da Voi pubblicato, può giungere a realizzare un profilo della Vs. persona, dell’abitazione nella quale vivete, del tenore di vita…
Ed ancora, quale auto possedete, quali e quanti oggetti vi sono in casa… e non parlo soltanto della vostra, ma anche quella dei vostri amici, dalle foto è possibile capire quali regali avete ricevuti, quali gioielli vi sono stati regalato dal Vs. partner, ed ancora se vivete da soli o in compagnia, se avete bisogno di un conforto, se siete felici o tristi, dove lavorate e quale professione svolgete, se siete alla ricerca di una storia sentimentale importante… o se volete soltanto divertirvi…
Non tutti coloro che vi osservano sono persone perbene… molti e sono i tanti -in particolare se non fanno realmente parte dei Vs. amici- possono essere dei lestofanti, fino a nascondersi tra essi dei veri e propri criminali, psicopatici, pedofili, ladri e purtroppo come abbiamo sentito in questi anni…anche assassini…
Cosa fare quindi… per difendersi???
Innanzitutto proteggere la propria privacy… non accettare inviti da sconosciuti, eliminare quanti vi contattano “stranamente” dopo anni in cui vi eravate persi… semplici conoscenti di cui poco sapete e che adesso “euforici” vi contattano…, insomma, una massa di gente di cui non sapete nulla…
Ed ancora, cercare di non pubblicare mai l’interno delle vs. abitazioni, di avvisare i vs. figli – abituati ormai ai continui e diffusi selfie – di non fotografare oggetti o parte della abitazione stessa…
Se non vi volete trovare ad avere successivamente dei grossi fastidi, se soprattutto volete evitare di ritrovarvi in situazioni difficili da gestire o con situazioni o rapporti equivoci, che inevitabilmente portano con sé tutta una serie di spiacevoli conseguenze… ecco prima di accettare una amicizia… bisogna innanzitutto iniziare a fare pulizia tra i propri contatti…
Si è vero… questo gesto comporta chissà forse qualche sacrificio, non sarete più così numericamente importanti, non scalerete più le classifiche generali dei social network, ma chissà forse un giorno, così facendo… mi ringrazierete!!!