Continuando il discorso che porto avanti da mesi sul blog, mi sono imbattuto in una nota su una pagina Instagram che ha catturato subito la mia attenzione e da cui ho tratto spunto per questa riflessione.
La notizia confermava, con dati incontrovertibili, ciò di cui si parla da tempo: il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato e, con ogni probabilità, il più caldo degli ultimi 125.000 anni. Non si tratta di un semplice numero, ma di un segnale profondo emerso dal sesto rapporto sullo “Stato del Clima”.
Mi colpisce sempre pensare a come questi parametri vitali del pianeta — 22 su 35 ormai a rischio (nel post di domani ne parlerò più nel dettaglio) — non siano più fredde statistiche, ma sintomi visibili di un’accelerazione della crisi climatica. Dagli oceani che si surriscaldano alle foreste divorate dalle fiamme, la percepiamo ormai come un rumore di fondo alla nostra esistenza.
Ascoltando Johan Rockström, si comprende che molti di questi indicatori hanno da tempo superato ogni soglia storica. Non si può allora non riflettere sulla natura interconnessa dei rischi che affrontiamo: dall’indebolimento delle correnti oceaniche alla fragilità delle risorse idriche. È un monito che va ben oltre l’allarme ambientale: ci parla della salute stessa dei sistemi che ci permettono di vivere.
Eppure, mentre la realtà fisica del pianeta ci parla con un linguaggio diretto e implacabile, la nostra risposta collettiva sembra annaspare in un paradosso stridente. Gli “Accordi di Parigi” fissano obiettivi vincolanti, ma di fatto non prevedono sanzioni, affidandosi unicamente alla buona volontà degli Stati.
Questo meccanismo è visibile anche nel nostro paese, dove i piani vengono aggiornati senza che i ritardi comportino conseguenze reali. Si rivela così un conflitto profondo tra sovranità nazionale e urgenza globale: non esistono tribunali internazionali capaci di imporre tagli alle emissioni, ma solo un dialogo tra pari, un osservarsi a vicenda mentre la situazione precipita.
È affascinante e, al tempo stesso, angosciante notare come, nonostante il collasso dei parametri climatici, l’interesse mondiale per il tema stia crescendo. Forse la spinta non viene più solo dalla coscienza morale, ma dagli incentivi economici che stanno inclinando l’ago della bilancia verso la cosiddetta transizione ecologica, trasformandola da dovere etico a calcolo strategico.
Forse è proprio in questa frizione — tra la lentezza della politica e la nascita di nuovi interessi — che si sta scrivendo il nostro futuro. E forse è qui che si conferma un meccanismo ricorrente: le istituzioni, nazionali e internazionali, sembrano più concentrate nel coltivare un “interesse” economico e finanziario che nel monitorare con serietà gli indicatori chiave — quei “vital signs” che dovrebbero misurare lo stato reale del sistema climatico e il progresso effettivo verso il suo recupero.
Buonasera a tutti, proseguo stasera l’approfondimento con il Dott. Alfio Grassi, dopo avervi lasciati con una rivelazione che ha scosso le fondamenta di ciò che abbiamo sempre dato per scontato: i dati sulle temperature record in Sicilia non sono solo – secondo il geologo – discutibili, ma potrebbero essere il frutto di un sistema malato, fatto di incuria, omissioni e forse anche di una sorta di complicità silenziosa tra chi produce i dati e chi dovrebbe controllarli.
Nel precedente post, vi ho riportato le prime due risposte del Dott. Grassi, dove emergeva con chiarezza come la stazione SIAS di Floridia, quella stessa che registrò il clamoroso 48,8°C considerato per mesi il record europeo, fosse collocata in condizioni tecnicamente inaccettabili: schermo solare danneggiato, esposizione diretta ai raggi solari, vicinanza ad asfalto surriscaldato, ventilazione alterata da alberi circostanti. Eppure, quel dato è stato accolto, diffuso, utilizzato come prova scientifica di un clima impazzito.
Ma ora andiamo oltre, perché ciò che viene fuori dalle domande successive non riguarda più un semplice errore tecnico isolato, bensì un fenomeno molto più ampio, sistematico, che mina alla base l’attendibilità di un intero sistema di monitoraggio climatico regionale, e forse nazionale.
La terza domanda che ho posto riguardava le segnalazioni formali: se il Dott. Grassi avesse denunciato le anomalie agli enti preposti e quale risposta avesse ricevuto. La sua risposta è stata netta, precisa, e soprattutto documentata: Certamente, ho segnalato allo stesso SIAS il malfunzionamento della stazione di Floridia trasmettendo un dettagliato report sulle prove e cause della sovrastima sistemica; sono andato anche personalmente a riferire al Dirigente Generale dell’Assessorato all’Agricoltura, ma non solo: ho scritto a tutti gli Enti nazionali e internazionali competenti in meteorologia (Aeronautica Militare, Laboratorio Metrologico INRiM, WMO), ma nessuno ha mai dato riscontro ai miei accertamenti tecnici. E le ripeto: a supporto della mia tesi ho anche trasmesso un documento tecnico sulle clamorose risultanze degli studi condotti dal sottoscritto e la relativa documentazione fotografica attestante le palesi difformità strumentali e di localizzazione della stazione SIAS di Floridia.
Viene spontaneo dire: “tutto ciò è alquanto strano”. Già… nessuno che risponde, non una nota, non un’accusa, non un controllo incrociato, non una rettifica. Si… so bene che quanto riportato accade spesso nella mia terra, già… nella mia meravigliosa Sicilia, non so… sarà colpa di quell’intrinseca idea mentale conosciuta come “omertà”, difficilissima da sradicare, ma in questo caso i silenzi riguardano tutti, già… da Nord a Sud! Solo silenzi… sì, ma parliamo di silenzi che non sembrano frutto di disattenzioni, ma di calcolo…
E quando un professionista serio, preparato, mette nero su bianco prove tecniche inconfutabili e nessun ente reagisce, ecco che non siamo più di fronte a un problema di trasparenza, ma a qualcosa di più grave: la normalizzazione della disinformazione e la salvaguardia della poltrona.
Ed è a questo punto che non potevo non chiedermi – e non chiedergli – se quanto scoperto a Floridia fosse un caso isolato o parte di un quadro più ampio. E qui, la risposta alla quarta domanda spalanca una porta su un panorama ancora più inquietante.
Il Dott. Grassi mi conferma che le anomalie non riguardano solo Floridia, ma molte altre stazioni della rete SIAS: i miei studi sono stati estesi anche ad altre stazioni SIAS e non solo. Nel corso degli anni ho potuto constatare che molte stazioni non sono a norma, per difetto di strumentazione, per mancata manutenzione, per infelice posizionamento. Per la rete SIAS, oltre alla stazione di Floridia, ho riscontrato che anche le stazioni di Mineo, Mazzarrone, Noto, Lentini, Francofonte, Paternò, Augusta – ne cito solo alcune – non rispettano i requisiti minimi di conformità. Stessa cosa ho potuto constatare per la rete della Protezione Civile e persino per qualche stazione gestita dall’Aeronautica Militare.
Ed ancora: Ci tengo a precisare che di per sé la misurazione della temperatura in qualsiasi ambiente è sempre legittima, ma una cosa è usare i dati per un’utilità amatoriale o per scopi privatistici, altra cosa è attribuire al dato rilevato una valenza meteo-climatica. In quest’ultimo caso, il dato deve essere verificato e studiato nel rispetto di rigidi protocolli di convalida e ufficialità, e i requisiti strumentali e di localizzazione devono essere pienamente soddisfatti. In assenza dei quali, il dato va scartato.
Quanto sopra – tiene a precisare il Dott. Grassi – non significa che ogni singola misurazione sia falsa, ma che molti dati vengono raccolti in condizioni che violano i protocolli internazionali, rendendo quindi quei valori inutilizzabili per finalità climatologiche ufficiali. Eppure, stranamente, quegli stessi dati vengono regolarmente citati nei bollettini, nei comunicati stampa, nelle campagne mediatiche sul cambiamento climatico.
Perché – permettetemi di aggiungere da profano – esiste una differenza abissale tra rilevare una temperatura per uso privato e farne un dato scientifico ufficiale. Comprenderete certamente che nel primo caso tutto è lecito, mentre nel secondo servono conformità, verifica, validazione. E quando queste mancano, non si tratta di semplici imprecisioni: si tratta di legittimare un falso.
Mi sorgono allora alcune domande, le stesse che molti di voi si staranno ponendo: quanti dei “record” che ci vengono annunciati con toni apocalittici sono davvero tali? Quanti sono gonfiati da errori strumentali, da ubicazioni sbagliate, da stazioni isolate in mezzo all’asfalto, circondate da cemento e traffico? E soprattutto: chi decide quali dati vengono presi in considerazione e quali vengono ignorati?
Il quadro che emerge non è quello di un complotto, forse, ma di un sistema che preferisce la narrazione allo scrutinio, il sensazionalismo alla precisione. Un sistema che, pur di alimentare una certa visione del clima, accetta dati fragili, li amplifica, li celebra, mentre chi osa metterli in discussione viene emarginato, ignorato, cancellato con il silenzio.
E mentre scrivo, penso a quanta fiducia riponiamo nei numeri, nei grafici, nei bollettini ufficiali, pensando ad essi come oggettivi, neutri, incontrovertibili. Ma se dietro quei numeri c’è incuria, indifferenza, o addirittura volontà di non vedere, allora non stiamo parlando solo di meteorologia: stiamo parlando di qualcos’altro.
E forse, proprio come il sole che il Dott. Grassi ha citato nella nostra conversazione, la verità prima o poi riesce a filtrare, anche attraverso le crepe dello schermo solare di una stazione malconcia.
Ed allora – come dice spesso mia figlia Alessia: “grazie al mio fiuto da profiler e/o investigatore” – sarà forse merito al fatto che, in questi lunghi anni, frequentando uffici delle Procure, la Dia, la Gdf, le sezioni di polizia giudiziaria a seguito delle mie denunce, sto iniziando a comprendere – come molti di voi – cosa vi sia davvero dietro quel record di temperatura di 48,8°C registrato a Siracusa l’11 agosto 2021, che fu ufficialmente convalidato, in prima battuta, dopo un attento esame.
Ma ciò che in pochi sanno, ed emerge da documenti ufficiali, è che l’indagine metrologica alla base di quella convalida è stata condotta nell’ambito del progetto “Climate Reference Station (CRS-EMPIR)”.
Di questo parlerò nel prossimo e ultimo appuntamento, insieme alle conclusioni e alle ultime rivelazioni emerse dall’intervista con il Dott. Grassi.
Restate quindi connessi, perché questa storia non finisce qui…
facendo seguito alla nostra piacevole conversazione telefonica, Le invio in allegato, come da Sua richiesta, il documento contenente le domande che avevo preparato per il nostro incontro previsto per la fine di questa settimana.
Questo anticipo Le consentirà di valutare gli argomenti con il giusto tempo a disposizione.
Qualora riuscisse a inviarmi le Sue risposte prima del nostro colloquio, mi sarebbe di grande aiuto per preparare al meglio la successiva discussione e per verificare la completezza delle sue risposte rispetto alle esigenze informative dei miei lettori.
Resto a Sua disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento.
RingraziandoLa per la disponibilità, Le porgo i miei più cordiali saluti.
Nicola Costanzo (Vedasi quanto segue)
Risposta:
Buongiorno, la ringrazio dell’interessamento. Le invierò a breve le mie risposte che potranno essere approfondite in sede di intervista. Le preannuncio che la questione è spinosa e piuttosto inquietante.
Distinti saluti
Alfio Grassi
Allegato alla comunicazione inviata:
Egregio Dott. Alfio Grassi,
la ringrazio innanzitutto per avermi risposto con così poco preavviso, ma come le ho anticipato telefonicamente (durante le sue vacanze), le notizie riportate nel web – a causa dei suoi interventi – sulla gestione poco chiara nella verifica delle temperature in Sicilia, hanno suscitato in molti lettori parecchie domande che finora non hanno trovato risposte.
Mi consenta altresì di ribadire che l’eventuale post che – da queste mie domande – potrei pubblicare nel sito web, è costruito sulle Sue dichiarazioni pubbliche e sulla Sua volontà di assumersi ogni responsabilità giuridica per le risposte fornite. Come ha evidenziato nella Sua comunicazione alla Regione Sicilia, le conseguenze di dichiarazioni inesatte o diffamatorie possono essere serie, e il Suo impegno a fornire documentazione a supporto delle Sue tesi è un elemento chiave per garantire integrità e credibilità.
Resto quindi in attesa di un celere incontro, certo che il Suo contributo sarà fondamentale per chiarire un caso che investe temi sensibili come l’affidabilità dei dati climatici, la trasparenza delle istituzioni e il ruolo dei professionisti nella vigilanza ambientale.
Le domande che ho preparato sono finalizzate a comprendere le motivazioni alla base dello studio e dell’analisi di queste temperature nella nostra isola.
I° Domanda: Occupazione del caso del presunto record e tempistiche
Dott. Grassi, desidero sapere come mai Lei si sta occupando di questo presunto record e soprattutto da quando.
La Sua expertise in ambito geologico e ambientale La rende un interlocutore privilegiato per questioni legate all’accuratezza dei dati climatici e alle loro implicazioni tecniche e normative. So che, in qualità di geologo e rappresentante del Consorzio della Pietra Lavica dell’Etna, Lei ha maturato una significativa esperienza nella critica verso le procedure di valutazione ambientale, come evidenziato nella Sua lettera alla Regione Sicilia. Questo impegno prosegue da anni, con particolare intensità a partire dalle delibere regionali del 2021 che hanno coinvolto la Commissione Tecnica Specialistica (CTS). La mia curiosità è quindi: quando ha deciso di applicare questa attenzione al caso specifico delle temperature registrate dalla stazione SIAS di Floridia, e qual è stato l’evento scatenante che L’ha spinta a investigare questo presunto record?
II° Domanda: Scoperta delle non conformità della stazione SIAS di Floridia
Quando ha scoperto per la prima volta che la stazione SIAS di Floridia non era a norma?
Le anomalie nelle stazioni meteorologiche possono compromettere l’integrità dei dati climatici, con ripercussioni sulle politiche ambientali e sulla credibilità scientifica. Dal Suo storico di impegno per la trasparenza nelle procedure tecniche , emerge una sensibilità particolare verso la qualità dei dati e le irregolarità nei processi di valutazione. Nel caso specifico di Floridia, è noto che le stazioni devono rispettare rigorosi standard per evitare distorsioni nelle misurazioni, come l’assenza di fonti di calore artificiali o ostacoli fisici che alterino i dati . Desidero quindi sapere quando e come ha identificato le prime irregolarità in questa stazione, e se ha condotto un’analisi comparativa con standard internazionali o linee guida nazionali.
III° Domanda: Segnalazione delle anomalie agli Enti preposti e risposte ricevute
Ha mai segnalato queste anomalie agli Enti preposti al controllo della stazione e cosa le hanno risposto?
Un aspetto cruciale della Sua indagine riguarda le azioni intraprese verso le autorità competenti. In passato, Lei ha denunciato pubblicamente le criticità della CTS regionale, sottolineando come le segnalazioni formali siano spesso ignorate o accolte con indifferenza . Questo pattern si è ripetuto per Floridia? Desidero conoscere nel dettaglio:
• A quali Enti ha rivolto le Sue segnalazioni (es. ARTA Sicilia, Servizio VIA-VAS, o altri organismi di controllo).
• Quali risposte ha ricevuto, se ha ottenuto risposte formali o se ha incontrato un muro di silenzio.
• Se ha documentato tutto ciò per garantire tracciabilità e responsabilità legale.
Inoltre, la trasparenza nelle comunicazioni con gli Enti è essenziale per evitare che simili negligenze possano ripetersi in futuro.
IV° Domanda: Estensione delle anomalie ad altre stazioni della rete SIAS
Ha rilevato altre anomalie nelle altre stazioni della rete SIAS?
La coerenza dei dati attraverso una rete di stazioni è fondamentale per l’affidabilità delle rilevazioni climatiche. Alterazioni in multiple stazioni potrebbero indicare un problema sistemico, non solo locale. Dal Suo lavoro con il Consorzio della Pietra Lavica, Lei ha spesso evidenziato come le irregolarità nelle procedure tecniche siano spesso diffuse e non isolate . Pertanto, mi chiedo se ha esteso la Sua indagine ad altre stazioni SIAS in Sicilia o altrove, e se ha riscontrato pattern simili di non conformità. In particolare, sarei interessato a sapere:
• Quali altre stazioni ha esaminato e con quali metodologie.
• Se le anomalie riscontrate sono omogenee o variano a seconda del contesto ambientale o amministrativo.
• Come queste eventuali scoperte si collegano alle Sue critiche più ampie verso la gestione tecnico-ambientale regionale.
V° Domanda: Motivazioni personali e sostegno economico delle indagini
Perché lei fa tutto questo e soprattutto chi sostiene le sue spese?
La Sua dedizione a casi come quello di Floridia solleva naturalmente interrogativi sulle Sue motivazioni e sul supporto materiale che riceve. Come professionista, Lei ha sempre agito con autonomia, denunciando conflitti di interesse e opacità nelle procedure pubbliche . Tuttavia, per chiarire ogni dubbio, è importante comprendere:
• Cosa La spinge a investire tempo e risorse in queste indagini (es. tutela della professione, interesse scientifico, impatto ambientale).
• Se riceve finanziamenti da enti pubblici, privati o associazioni di categoria per portare avanti queste attività.
• Come gestisce i potenziali conflitti tra il Suo ruolo di geologo e le Sue battaglie civiche.
La trasparenza su questi aspetti rafforzerebbe la credibilità delle Sue denunce e sottolineerebbe la Sua assunzione di responsabilità giuridica per le dichiarazioni rese.
VI° Domanda: Interpretazione delle cause dietro il falso record e le temperature alterate
Cosa pensa che ci sia dietro questo falso record e la registrazione “alterata” di queste temperature?
Questa è forse la domanda più cruciale, poiché tocca il cuore delle implicazioni etiche, scientifiche e giuridiche del caso. Alterazioni di dati climatici possono avere motivazioni diverse: dalla negligenza tecnica a interessi specifici volti a influenzare politiche ambientali o narrative pubbliche. Dal Suo passato di critica verso la CTS , emerge una sfiducia verso organi tecnici che operano con opacità e metodi discutibili. Allo stesso modo, in ambito climatico, è noto che distorsioni nei dati possono derivare da errori strumentali, mancata manutenzione delle stazioni, o persino manipolazioni intenzionali . Nel caso di Floridia, quali fattori ritiene siano all’opera? Per esempio:
• Interessi economici o politici legati a certi risultati climatici.
• Incompetenza tecnica o mancanza di controlli adeguati.
• Un contesto sistemico che tollera irregolarità nelle procedure ambientali.
La Sua opinione è cruciale per inquadrare il caso in un panorama più ampio di trasparenza e responsabilità scientifica.
Dott. Grassi, nel ringraziarla per la Sua disponibilità e attenzione, mi scuso anticipatamente se, nel formulare queste domande, le sarò sembrato diffidente e quindi sospettoso, ma vorrei evitare di dare l’impressione di volermi schierare dalla sua parte o quella dei suoi colleghi.
C’è un silenzio strano che accompagna certi autocarri… già sono carichi di qualcosa chiamato “rifiuto”, pericolo e non…
Già…. nessuno li vuole nel proprio Comune, e allora vengono diretti chissà dove, con documenti che forse non quadrano. Ma tanto si sa: nessuno controllerà davvero.
Sì, sembra tutto regolare, tutto in ordine, eppure, dietro quelle procedure si nasconde un movimento furtivo, un percorso che sa come evitare gli sguardi indiscreti.
Dietro ogni bidone, ogni tonnellata di materiale, ogni discarica – autorizzata o no – c’è un giro di soldi che fa invidia ai principali indici mondiali. E non parlo di pochi euro, ma di milioni. Milioni che si muovono tra le pieghe di un sistema che, sulla carta, dovrebbe proteggerci, ma che in realtà, costantemente, ci tradisce.
Il rifiuto, in fondo, è solo un errore di prospettiva. Per qualcuno è immondizia; per altri, è materia prima. E quando quella materia prima non ha un prezzo stabilito, quando il suo valore dipende da chi la smaltisce, da chi la ricicla, o da chi, ancor peggio, la brucia o la seppellisce illegalmente… ecco che diventa terreno fertile per chi sa muoversi nell’ombra.
Non importa di cosa si tratti. L’importante è che qualcuno paghi per farla sparire. E chi riesce a farla sparire – anche se lo fa male, anche se la nasconde in un campo invece che in un impianto autorizzato – intasca. E ahimè, intasca bene!
Ecco così che nascono le discariche abusive, scavate nel terreno come fossero tombe per la dignità di un territorio. Ecco sorgere falsi impianti di riciclaggio, dove il materiale non viene mai lavorato, ma solo accumulato, per poi sparire di nuovo o essere rivenduto per riempimenti, colmate, e via discorrendo. E così, mentre sulle carte tutto risulta trasformato, rigenerato, reinserito nel ciclo produttivo… quel materiale misteriosamente svanisce.
Per far ciò, nascono società fantasma: niente autocarri, niente dipendenti, men che meno stabilimenti. Eppure emettono fatture, mensilmente, appoggiandosi ad autorizzazioni ottenute con nomi prestati, documenti taroccati e, soprattutto, funzionari compiacenti.
E così, mentre questo sistema marcio gira, l’ambiente si ammala, l’acqua si inquina, l’aria diventa veleno. E nessuno alza la voce. Sì, perché qualcuno, da qualche parte, sta guadagnando troppo. E non ha alcuna intenzione di fermarsi.
Eppure, il problema non è solo di chi smaltisce il rifiuto, è di chi decide cosa farne, e soprattutto di come si controlla la sua tracciabilità. Perché dietro ogni tonnellata di rifiuto c’è un appalto, una gara, una commessa che può valere milioni e milioni di euro. E quando i controlli sono deboli, quando chi dovrebbe vigilare chiude un occhio – anzi, tutti e due – allora il crimine organizzato capisce in fretta che gestire i rifiuti è più redditizio della cocaina.
Senza confini, senza rischi di sequestri, con coperture legali che durano anni. Basta un autocarro, un terreno isolato, uno stabilimento interdetto. Gli si aggiunga un funzionario corrotto… ed ecco, il gioco è fatto. Il rifiuto non è più un problema ambientale: diventa un prodotto. E come ogni prodotto, ha un prezzo. Solo che quel prezzo lo paghiamo noi, in salute, con un paesaggio contaminato: suolo, acqua, aria avvelenati. Non solo: la dispersione di sostanze tossiche rende il territorio inadatto all’agricoltura, creando effetti devastanti sugli ecosistemi.
Ma forse la cosa più amara è che tutto questo accade mentre parliamo di economia circolare, di sostenibilità, di transizione ecologica. Belle parole, progetti ambiziosi. E soprattutto, finanziamenti europei. Fondi ricevuti per il riciclo, incentivi incassati per le energie pulite. Ingenti somme di denaro che finiscono nelle tasche di chi ha imparato a falsificare – persino la coscienza.
Perché il rifiuto, se ben gestito, potrebbe davvero diventare risorsa. Potrebbe ridurre l’inquinamento, creare lavoro vero, alimentare nuove industrie. Ma quando il sistema è infetto, quando la trasparenza è un optional, allora anche la speranza si trasforma in merce di scambio.
E allora, “ca’ non si jetta nenti” diventa una frase amara, ironica, quasi beffarda. Perché in realtà si getta tutto: la legalità, la responsabilità, e soprattutto il futuro!
Si tiene solo il guadagno. Sporco, silenzioso, continuo. Fino a quando qualcuno non deciderà che quell’autocarro illegale non deve più circolare per le nostre strade. Fino a quando qualcuno – onesto e incorruttibile – capirà che il rifiuto non è un affare, ma un dovere.
Perché se quel dovere non inizieremo a rispettarlo, tra un po’ di anni… lo pagheremo tutti. In particolare i nostri figli. E i nostri nipoti.
La gestione dei rifiuti rappresenta, oggi più che mai, uno dei settori più appetibili e preoccupanti sotto il profilo dell’illegalità, sì… un vero e proprio “banchetto” imbandito, a cui ovviamente la criminalità organizzata non ha potuto resistere, già… per ovvie ragioni di profitto. E quindi, in questi anni, ci hanno messo le mani sopra, costruendo un sistema “velato” fatto di imprese affiliate o quantomeno compiacenti, perfettamente oliato, per compiere ogni tipo di operazione fraudolenta.
Questo meccanismo perfetto funziona grazie anche ad una rete di collusioni che spesso include chi, per quieto vivere, per interesse o per pura negligenza, si astiene dal verificare scrupolosamente quei previsti documenti, accettando in tal modo quei predisposti formulari, con un’acquiescenza che sa più di “complicità” che di distrazione.
Forse – ed è questo il dubbio più amaro – perché anche loro fanno parte di quel malaffare, di quel circuito che permette a troppe imprese di intascare migliaia e migliaia di euro in maniera del tutto illegale, avvelenando il territorio e il mercato.
Proprio in questo contesto già torbido, dal 9 agosto 2025, è entrato in vigore il decreto n. 116/2025, che ha cambiato in maniera significativa le regole del gioco. Le nuove norme, sulla carta, mirano a colpire duramente le illegalità con sanzioni così severe da poter mettere in ginocchio intere aziende.
Ma viene da chiedersi se questo inasprimento punitivo sia davvero finalizzato a ripulire il settore o se, in un modo perverso, rischi di alimentare ancora di più il giro d’affari illecito, spingendo gli operatori disonesti a trovare stratagemmi sempre più sofisticati per eludere i controlli, magari corrompendo chi quei controlli dovrebbe farli.
Il punto focale è l’iscrizione all’Albo nazionale dei gestori ambientali, che non è più una mera formalità ma un requisito essenziale, con sanzioni che vanno dalla sospensione dell’attività alla cancellazione con divieto di reiscrizione per due anni, il che equivale a una condanna a morte per un’impresa.
Le conseguenze si fanno ancor più personali e gravi quando si parla di documenti. Omissioni o errori nella compilazione di registri e formulari non sono più tollerati e si pagano con multe salatissime, mentre i conducenti rischiano la sospensione della patente.
Il trasporto di rifiuti pericolosi senza la corretta documentazione diventa addirittura un reato che prevede fino a tre anni di carcere e la confisca del mezzo. È proprio qui che il sospetto si fa più forte: tutta questa trafila burocratica, così rigida e punitiva, non potrebbe essere sfruttata proprio da quel sistema criminale per creare un mercato parallelo di documenti falsi impeccabili, venduti a peso d’oro a chi vuole evitare la galera, arricchendo ancor di più le stesse organizzazioni che il decreto vorrebbe combattere?
Il decreto ha anche inasprito le pene per il trasporto illegale, portando la reclusione fino a cinque anni, e ha esteso le sanzioni persino a comportamenti prima considerati banali, come gettare un mozzicone di sigaretta dal finestrino, rendendo ogni azione potenzialmente sanzionabile attraverso un controllo telecamere sempre più pervasivo.
Il messaggio ufficiale è chiaro: mettersi in regola o essere spazzati via!
Quindi la domanda che rimane, insistente e provocatoria, è: chi trarrà il vero vantaggio da questa selva di regole? Forse proprio coloro che, dall’ombra, offrono la “protezione” per navigarvi dentro, sì… garantendo formulari compilati “a dovere” per qualcuno che – di fatto – non ha poi alcuna intenzione di verificare, perpetuando così quel circolo vizioso di illeciti e corruzione, iniziato da decenni e che sembra non finire mai…
Il messaggio ufficiale – come ormai consuetudine da questo governo nazionale, “persuasivo e propagandistico” – è di compiere una pulizia esemplare (sì come la riforma realizzata sulla “giustizia”…). Ma è un’ironia amara, perché è proprio questo business sporco – grazie alle montagne di denaro che genera – ad offrire loro, la migliore opportunità di ripulirsi. Perché, con quei soldi, si può comprare tutto: il silenzio, i documenti, la distrazione di chi controlla e soprattutto il consenso dei miei connazionali!
Quel denaro è un sapone così potente e profumato che, chi dovrebbe vigilare, impregnato fino al midollo da quelle banconote profumate, non riesce più a vedere lo sporco che ha sotto gli occhi. Resta talmente abbagliato dal lucente riflesso del “sapone” che, ahimè, non distingue più il rifiuto dalla tangente.
Sì… alla fine, l’unica cosa che viene veramente lavata via, è la loro vista!
Il recente intervento dei Carabinieri del Noe (Nucleo Operativo Ecologico) nelle province di Taranto, Matera e Cosenza ha riportato all’attenzione un problema che affligge da sempre il nostro Paese e, in particolare, la mia amata Sicilia: lo smaltimento illecito dei rifiuti, speciali e non.
L’operazione ha portato all’arresto di nove persone e al sequestro di oltre 4.000 tonnellate di rifiuti abbandonati in capannoni dismessi e aree agricole.
Un’ennesima conferma di come il traffico illecito di rifiuti sia un fenomeno strutturato e organizzato, spesso gestito da vere e proprie associazioni criminali.
Ma questo caso non è solo la prova della gravità del problema ambientale in Italia. È anche l’occasione per riflettere sulle differenze di approccio tra le varie regioni nel contrastare questi reati.
In alcune zone del Paese, come quelle coinvolte in questa operazione, le forze dell’ordine e le procure dimostrano una capacità di intervento tempestiva ed efficace. In altre viceversa, come ad esempio la Sicilia, il fenomeno sembra affrontato, con minore incisività.
Troppe volte infatti, chi cerca di denunciare, si scontra con un apparato burocratico che, anziché proteggere, ostacola e ancor più scoraggia…. E così, chi con coraggio prova a fare la cosa giusta finisce per trovarsi solo, esposto a rischi e difficoltà.
All’estero, in Paesi come gli Stati Uniti, chi denuncia non solo è tutelato, ma può anche beneficiare di incentivi (economici) proporzionali al danno svelato: fino al 30% del valore recuperato, con cifre che possono arrivare a milioni di dollari.
In Italia, invece, accade proprio l’opposto. Chi denuncia si ritrova spesso invischiato in procedimenti giudiziari interminabili, affronta rinvii infiniti e deve sostenere di tasca propria tutti i costi: viaggi, avvocati e soprattutto tempo perso. Tutto questo per aver fatto il proprio dovere di cittadino, senza alcun interesse personale, ma solo per difendere il bene comune.
Tornando quindi alla questione principale, la gestione illecita dei rifiuti segue un copione noto: i rifiuti “spariscono” nel nulla, smaltiti illegalmente per evitare i costi di un trattamento regolare.
Questo sistema, da interessi finanziari illeciti, non solo devasta l’ecosistema, ma mette a rischio la salute pubblica e rafforza circuiti criminali che prosperano a scapito di tutti noi.
In Sicilia, il fenomeno è particolarmente diffuso, ma operazioni come quella in Puglia o in Campania sono alquanto rare. D’altronde, basti osservare tutte le testate di cronaca nel web per costatare come – in questi ultimi anni – le inchieste per questa tipologia di reato, si siano contate sulle punta di una mano…
Già… parliamo d’indagini che spesso si arenano di fronte a una rete di complicità e omertà che rende difficile individuare e perseguire i responsabili, in particolare quando quei soggetti sono fortemente legati alla criminalità organizzata o evidenziano di godere di protezioni politiche e ahimè, anche istituzionali…
Questo divario nell’efficacia dei controlli solleva un interrogativo: perché non adottare un approccio uniforme e coordinato su scala nazionale?
L’operazione dei Carabinieri del Noe, coordinata dalla Procura di Lecce, dimostra che contrastare il fenomeno è possibile, ma perché sia davvero efficace servono interventi costanti, non azioni sporadiche. È necessaria una strategia nazionale che rafforzi i controlli, aumenti le risorse per la tutela ambientale e, soprattutto, protegga e incentivi chi ha il coraggio di denunciare.
Lo smaltimento illecito dei rifiuti non è solo una questione ambientale: è un’emergenza sociale ed economica che richiede un impegno concreto da parte di tutte le istituzioni.
La Sicilia, come altre regioni del Sud Italia, non può più permettersi di restare indietro in questa battaglia. È tempo di agire con la stessa determinazione dimostrata dai Carabinieri del Noe, per garantire un futuro più sostenibile e giusto per tutti.
Con il nuovo anno alle porte, accogliamo il 2025 con entusiasmo e speranza.
Già perché quanto sta per compiersi non è solo un cambio di calendario, ma un invito a credere in un futuro migliore, a sognare un mondo più sereno e privo di conflitti.
Immaginiamo la fine delle guerre, di quelle che dividono popoli e distruggono vite. Aspiriamo quindi ad un mondo dove i giovani possano guardare al domani con fiducia, liberi dalle paure legate a repressioni, dittature o conflitti inter-religiosi.
Già… un mondo dove non vi siano rischi di guerre civili, ma solo la promessa di pace e cooperazione.
Il 2025 deve essere anche l’anno della consapevolezza ambientale.
È urgente che i governi di tutto il mondo agiscano in maniera celere e con decisione per contrastare i cambiamenti climatici e preservare l’equilibrio naturale. Non si tratta semplicemente di tutelare il clima, ma anche di garantire che le risorse agricole e gli allevamenti, fondamentali per la nostra sopravvivenza, non siano compromessi.
La natura è il nostro partner più prezioso, e dobbiamo rispettarla e proteggerla!!!
È giunto il momento per tutta l’umanità di fare un passo indietro, di riconoscere che il nostro compito su questa terra non è quello di distruggere, ma di costruire e migliorare.
La tecnologia, che tanto ha trasformato le nostre vite, deve essere messa al servizio della natura, non contro di essa.
Ecco perché il 2025 può diventare l’anno in cui scegliamo di agire con responsabilità, solidarietà e rispetto per il pianeta e per le generazioni future.
Insieme, possiamo creare una civiltà capace di rifiorire, dove il progresso si sposa con la sostenibilità, e la speranza diventa la forza motrice di ogni nostro gesto.
Quindi… ben venga questo 2025! Che sia l’inizio di un viaggio verso un futuro luminoso e condiviso.
Dietro il clamore mediatico e le promesse di sviluppo, ho la sensazione che si nasconda un dubbio inquietante…
Già… quest’opera mastodontica sembra servire più agli interessi di pochi che al bene comune, ma non solo, la sua mancata realizzazione – dovuta a eventuali decisioni del governo – potrebbe celare un secondo fine, sì… ancora più sinistro: proteggere ad esempio un eventuale tracollo societario.
Le inchieste giornalistiche e le denunce politiche hanno finora portato alla luce ombre sempre più inquietanti: procedure poco trasparenti, intrecci tra politica e affari, criminalità organizzata ed ancora, vecchi protagonisti di scandali passati che tornano pericolosamente al centro della scena.
Nel frattempo, i costi lievitano senza controllo, mentre i dati sull’impatto ambientale e sociale vengono sistematicamente “aggiustati” per adattarsi alla narrativa ufficiale.
Ai cittadini, dunque, non resta che assistere, spettatori di un’opera apparentemente inutile, progettata per arricchire pochi a spese di molti.
E allora, la domanda sorge spontanea: non sarà che dietro la facciata di questa infrastruttura epocale si nasconde l’ennesima bancarotta programmata?
Sì, perché non siamo di fronte alla solita strategia per drenare fondi pubblici o coprire errori di gestione e malaffare. Questa volta, la mancata realizzazione del progetto potrebbe diventare un comodo pretesto per giustificare un’eventuale bancarotta pilotata.
E chi pagherà il prezzo di questo disastro? Non i grandi protagonisti di questa vicenda, ma le imprese affidatarie, subappaltatori e fornitori. Una strage economica preparata a tavolino, un “delitto” che rischia di trascinare nel baratro interi settori produttivi.
Ecco perché è fondamentale aprire gli occhi e riflettere.
E quindi a chi oggi si fida ciecamente delle promesse dei ministri, a chi si dice orgoglioso di far parte di questo progetto, è necessario chiedere: siete certi che dietro questa grande opera non si celi una decisione già presa nelle stanze del potere?Una decisione che non mira al bene comune, ma che potrebbe trasformarsi nel più grande buco finanziario della storia recente, capace di spingere il Paese verso una recessione devastante.
Perché, diciamolo chiaramente: il futuro dello Stretto è stato già deciso: e non prevede la costruzione di un ponte!!!
Sono felice di sentirlo dire dal Presidente della Regione Sicilia, Renato Schifati, al termine della cerimonia per l’insediamento dei due nuovi componenti della squadra di governo regionale..
Il Presidente ha altresì aggiunto: “Si lavora in piena serenità e siamo fermamente determinati ad andare avanti nell’attuazione del nostro programma“.
Ecco quindi insediati i nuovi assessori regionali Giusy Savarino (Territorio e Ambiente) e Salvatore Barbagallo (Agricoltura).
Proseguendo – il governatore siciliano – ha detto: “La nostra scommessa adesso è vincere i tempi lunghi delle regole procedurali. Abbiamo un rapporto ottimale con il governo nazionale e le risorse per combattere emergenze come siccità e incendi non mancano, dobbiamo fare in modo che le procedure impediscano la realizzazione delle opere per la salvaguardia dei siciliani e la crescita economica”.
Inoltre il Presidente dopo esser interventuto sui principali temi che hanno attraversato l’isola durante l’estate, vedasi l’emergenza idrica, i rifiuti e gli incendi, ha tenuto a precisare che “chiusa la vicenda dei nuovi assessori, con calma affronteremo anche l’argomento della vicepresidenza della Regione, che è un ruolo più politico che operativo“…
Ho letto che Barbagallo, professore ordinario di Idraulica agraria e sistemazioni idraulico-forestali all’università di Catania, prende il posto di Luca Sammartino e avrà la delega di assessore all’Agricoltura, sviluppo rurale e pesca mediterranea. Savarino, avvocato e deputato regionale, già presidente della Commissione parlamentare “Ambiente” dell’Ars, subentra a Elena Pagana e si occuperà di Territorio e ambiente.
Dopo quanto ho scritto in questi anni sulle problematiche evidenziate dalla “C.T.S.” non posso che essere lieto di scoprire che ci sia stato un cambiamento con la nuova nomina data all’Assessore Savarino per il “Territorio e Ambiente“.
Parliamo di un settore fondamentale per l’economia dell’isola in quanto oltre a riunire in se un vasto bacino d’imprese e di conseguenza d’occupati, esso però ahimè suscita l’interesse anche di quegli ambienti fortemente legati alla criminalità organizzata e ciò costituisce un grave problema da doversi affrontare in maniera seria e non certo per come è stato fatto finora, in maniera certamente impercettibile!!!
Diventa quindi di fondamentale importanza effettuare in maniera accurata tutti quei necessari controlli per verificare se quelle imprese possano realmente essere iscritte nella “White List”, ma non solo, esse debbono realmente possedere quei necessari requisiti di legalità, non solo sulla carta, perché sappiamo bene come basti poco per preparare la documentazione richiesta in modo accurato, affinchè si possano bypassare quei cosiddetti “controlli”, circostanze tra l’altro quest’ultime confermate successivamente, sì… dalle verifiche ispettive compiute dal Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri!!!.
Auspico quindi che l’Assessore Savarino inizi a dare evidenza di quei processi di trasparenza per ridurre tutte l’emergenze e le criticità di cui sicuramente sarà stata informata (eventualmente può contattarmi e sarò lieto di farle un resoconto).
Infatti, nell’osservare l’immagine allegata si può comprendere come tutto il territorio sia coperto da una qualche attività che richiede una autorizzazioni ambientale da parte della Commissione specialistica a cui competono tutte quelle attività istruttorie, pareri tecnico-consultivi e tecnico-giuridici in tema di provvedimenti ambientali, autorizzazioni comprenderete necessarie per il rispetto dell’ambiente e soprattutto della legalità.
Assesore, confidando quindi nel lavoro accurato e competente del suo staff non posso che sperare che ciò diventi (quando la documentazione presentata risulta essere completa e conforme alla normativa vigente) – ancor più celere, sì… in modo da poter fornire una risposta tempestiva a tutti quei fiduciosi imprenditori e di conseguenza debbo aggiungere a quei loro tecnici professiosti che tanto si adoperano affinchè le richieste presentate trovino da parte di quel Comitato parere favorevole, per inziare, continuare o riprendere le attività dei loro clienti.
I controlli di forestali e degli ispettori della Regione hanno svolto delle ricognizioni usando sia l’elicottero dei carabinieri che i droni, ed è così che si è pervenuti ai sigilli per due cave risulate abusive.
Dagli accertamenti è emerso che le due cave risultavano in esercizio e sarebbero state sfruttate in assenza dell’autorizzazione previste.
Per cui, effettuati i dovuti controlli, sono stati sequestrati tutti i macchinari presenti e anche i rifiuti da estrazione.
Come riportato sopra, il risultato dell’operazione è stato determinato attraverso la cooperazione fra i carabinieri forestali ed il Nucleo di vigilanza ambientale regionale, riguardante proprio il controllo sulle attività estrattive.
Il blitz dei militari condotto in collaborazione dei funzionari della Regione, è stato realizzato in un’area caratterizzata da vaste estensioni a formare un importante comprensorio per l’attività estrattiva.
Sono così scattati i sigilli nelle aree: una di 1,70 ettari di superficie per 12-18 metri di profondità e l’altra di 0,80 ettari per 12 metri di scavo.
Sono stati altresi sequestrati i rifiuti da estrazione accantonati sul posto, macchine tagliablocchi, un autocarro e un’ulteriore superficie, di circa 100 metri quadri dov’era stata allestita una discarica di rifiuti speciali (fresato di asfalto, materiale da demolizioni edili, tubi in plastica fuori uso).
Come sempre accade in questi casi sono stati indagati il proprietario delle aree e i due amministratori della società di gestione delle attività, per aver violato la “legge-cornice” sulla gestione dei rifiuti da attività estrattive e di gestione di rifiuti non autorizzata da attività estrattiva (inquinamento ambientale in zona sottoposta a vincolo paesaggistico), mancata nomina del direttore responsabile di cava e mancata presentazione del DSS (documento di salute e sicurezza) ed anche del documento sulla stabilità dei fronti, così come prescritto dalla legge 624/1996, relativa aalla sicurezza e salute dei lavoratori nell’esercizio di attività estrattive.
Alla fine comunque vi è quantomeno una nota positiva e cioè che la vicenda sopra riportata non ha riguardato la nostra Regione, bensi essa fa riferimento ad un’altra… sempre del Sud, precisamente la Puglia.
C’è un motivo quindi perchè ho voluto scrivere questo post ed è quello di far comprendere (a chi ovviamente ha voglia di ascoltare poiché si sa… non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire) che ormai i controlli – di queste peculiari attività, come per l’appunto quella estrattiva e/o la gestione dei rifiuti – si stanno sempre più perfezionando, sì… attraverso metodologie e tecniche innovative e quindi (forse) è venuto il tempo di seguire quel detto che dice: è meglio fermarsi e tornare indietro, che continuare con il mal cominciato cammino!!!
Esser genitori è una cosa difficile, forse rappresenta una di quelle situazioni che solo pochi riescono a mettere in pratica…
Sì… perché non si tratta semplicemente di volerli i figli e quindi cercare di metterli al mondo, per questo (più o meno) siamo bravi tutti, il problema è farli crescere in maniera moralmente sana, cercando di far privilegiare sempre quei principi morali con cui dovranno tutta la vita condividere…
Quindi si tratta di creare quei presupposti affinché un soggetto non oltrepassi quella corretta razionalità per far emergere una personalità istintiva, irrazionale o per meglio far comprendere, una pazzia che soltanto un folle può evidenziare!!!
Non so dirvi se questa sia insita nel soggetto, se si tratta di un qualche Dna che si ha ancor prima di nascere, certamente qualcosa in quell’ambiente familiare non funziona o quantomeno non ha mai funzionato e a leggere certe notizie mi convinco che sia proprio così!!!
Sento giustificare alcuni genitori su quanto compiuto dai propri figli, parliamo ad esempio di un omicidio efferato compiuto con oltre settanta coltellate nei confronti di una ragazzina ed incredibilmente i propri genitori giustificano quell’azione inumana, anche se va detto che gli animali nella loro ferocia non attuano mai comportamenti sadici come quelli compiuti da certi barbari!!!
Si vorrebbe tra l’altro paragonare quella crudeltà con le azioni compiute dai mafiosi o da qualche terrorista, la chiamano “debolezza“, uno stato d’animo che va a sommarsi con tutti gli altri “femminicidi” compiuti in questo nostro Paese…
Si prova in quel colloquio a minimizzare quel crimine commesso dal figlio, evidenziando in quel comportamento una mancanza di lucidità, quasi vi fosse una personalità bipolare che ne abbia preso il sopravvento e che la parte sana (vorrei conoscere dove questa si trovi in quell’individuo) sia viceversa responsabili e abbia motivo di ricevere quella giusta comprensione…
Sapete come penso dopo aver letto quella intercettazione pubblicata sul web che se una situazione come quella fosse capitata ad un genitore “mafioso, criminale, terrorista”, beh… non credo proprio che quei “genitori” (se così si potessero definire…) avrebbero ancora un figlio con cui andare a dialogare, ma siccome dall’altra parte vi è una famiglia perbene, con dei genitori sani… ecco questo è il risultato!!!
D’altronde leggendo l’intercettazione il messaggio che passa da quei cosiddetti “genitori” (in generale…non solo quindi per quel loro figlio…) è che chiunque commetta in questo Paese un reato (e parliamo di un omicidio…), prima o poi potrà beneficiare di tutta una serie di riduzioni della pena, a cui poi si sommeranno benefici per buona condotta, permessi di libera uscita, già… per lo studio, per andare al lavoro, per giungere anche ad una libertà condizionale…
Ma in un tutto ciò la giustizia dov’é??? Come sanno bene i miei lettori vi sono circostanze – proprio come quella sopra rappresentata – che mi convincono sempre di più a restare fedele a quel principio del “Contrappasso”!!!
Ed ora che si dovrebbe dare il via ai lavori per la realizzazione dell’attraversamento stabile tra Sicilia e Calabria, ecco che improvvisamente leggo di una nuova inchiesta giudiziaria che conferma quanto da sempre indicato dal sottoscritto, mi riferisco ai controlli compiuti per le interdittive antimafia e a quelle procedure richieste dalle Prefetture indicate come “White-list”.
Sono anni che ne parlo, d’altronde basti leggersi alcuni miei post:
– 3 ottobre 2014: White & Black List…
– 4 dicembre 2015: Prevenire, proteggere e punire!!!
– 22 novembre 2019: White list??? Sì… “white”, ma solo sulla carta!!!
– 7 agosto 2020: White list: Ricordo male o tra i settori a rischio d’infiltrazioni mafiose vi è anche il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti???
– 30 settembre 2020: Qualcosa in quella White list non funziona: già… se sei certificato, devi dimostrare ogni anno la tua idoneità, mentre se si è in attesa, no!!!
– 1 ottobre 2020: Nuove direttive per quei settori a rischio infiltrazioni mafiosa…
– 2 dicembre 2021: Già… la chiamano “informazione antimafia interdittiva”!!!
– 22 maggio 2022: L’ombra della guardiania: un mondo sommerso che sopravvive grazie ad un inefficace controllo istituzionale!
– 14 marzo 2024: La Sicilia, seconda per provvedimenti interdittivi!!!
– 16 giugno 2024: Infiltrazioni mafiose e imprenditoria, camminano a doppio binario!!!
– 16 ottobre 2020: Già… sembra incredibile, eppure il malaffare si rivela proprio in quei settori che si pensano essere regolari!!!
Mafia, fondi del PNRR, professionisti vari tra cui, ingegneri, architetti, geologi, tecnici, ed ancora, avvocati, commercialisti, ma anche dipendenti pubblici “infedeli”, tra cui dirigenti, funzionari ed anche politici, fanno parte di quel pacchietto necessario affinchè l’illegalità possa trionfare …
Come ripeto spesso: insegui il denaro e trovi il malaffare!!!
Ho letto stamani un articolo pubblicato su una pagina web siciliana che descriveva in maniera perfetta le modalità su come aggirare quelle interdittive antimafia e soprattutto la facilità con cui certi noti “General Contractor” hanno permesso –attraverso quei loro incaricati alla verifica dei protocolli di legalità– l’ingresso nei propri appalti ad imprese e fornitori certamente discutibili…
Qualcuno potrebbe chiedersi quali siano le motivazioni che determinano – nella maggior parte dei casi – il voler inserire all’interno di quegli appalti un così “ambiguo” assortimento d’imprese: beh… il sottoscritto se interpellato potrebbe mettere per iscritto un elenco con tutta una serie di ragioni… ma d’altronde posso aggiungere in questa sede che c’è stato un tempo in cui, chi di dovere, è stato informato!!! Mi riferisco ai cosiddetti CEO (Chief Executive Officer) di talune Holding e difatti, molto dopo quella presa d’atto è stato attenzionato: sì… per riportare all’interno di quelle loro affiliate e non solo, tutte quelle previste procedure di “legalità”, ma anche di sicurezza, qualità e ambiente!!!
Vi è un motivo se ho deciso di scrivere questo post e dipende principalmente dall’aver costatato come molte delle attività illegali che vengono abitualmente compiute nella mia isola, sono fortemente concatenate con l’aumento della temperatura…
Difatti, affinchè certi meccanismi irregolari possano venir realizzati in maniera pacata, c’è bisogno che quanti sono addetti a quei controlli non siano presenti quando questi accadono o quantomeno, che durante quelle ore di caldo afoso si dedichino a fare tutt’altro…
Nello scrivere ora questo post, mi sono ricordato di un episodio emerso dopo aver arrestato il capo di cosa nostra, Totò Riina, quando egli – se pur a quel tempo latitante – circolava liberamente nella sua Palermo, già… tra le 12.30 e le 14.30 (dell’orario non sono sicuro, ma più o meno dovrebbe esser questo…) nel momento in cui veniva compiuto il cambio di guardia da parte delle forze dell’ordine…
E qui è la stessa cosa, i controlli da verificare quotidianamente – a causa dell’aumento spropositato della temperatura – conduce molti di quei soggetti, mi riferisco a funzionari, ispettori, responsabili della tutela del territorio, dell’ambiente e della sicurezza nei luoghi di lavoro, a starsene comodamente in ufficio, già… con l’aria condizionata.
D’altronde perché rischiare che quel calore estremo possa creare loro gravi problemi di salute, sì perchè rischiare uno stress da calore o un eventuale lesioni dovute ad affaticamento che peratro come sappiamo determinare spossatezza, mancanza di concentrazione, scarsa capacità decisionale ed altri fattori???
Sappiamo tutti come l’aumento delle temperature causino debilitazione e difatti sono molti i lavoratori a rischio, in particolare quanti quotidianamente sono coinvolti nei servizi di emergenza o chi deve operare all’aperto, ed è a causa di ciò che esiste l’obbligo di sospendere le attività o modificare gli orari durante quei periodi di alta temperatura.
Quindi, alla luce degli scenari provocati da quel cambiamento climatico, ecco che viceversa, tutta una serie di soggetti, già di loro predisposti a compiere attività fraudolente, trovano ora grazie a quel ignaro “complice naturale”, la possibilità di mettere in pratica quei meccanismi illegali, che vengono svolti alla luce del sole (se… osservati), ma ciò è possibile nel momento in cui si compiono quei cosiddetti “controlli del territorio“, altrimenti quelle attività fraudolente si “eclissano” già… a causa di quegli omessi controlli…
Ecco perché gli effetti della temperatura su quei soggetti truffaldini sono come una manna dal cielo, perché grazie a quelle condizioni meteorologico avverse, essi possono salvaguardarsi da eventuali rischi di accertamenti e soprattutto possono mettere in pratica tutte quelle modalità certamente contrarie alle normative vigenti (non che questo possa possa costituire per essi una forma di deterrente, d’altronde alle nostre leggi questi soggetti neppure ci pensano, anzi se ne fottono…) e che potrebbero costringere quelle loro società a dover adottare modifiche strutturali, che farebbero però perder tempo e denaro…
Quindi… ben venga quel caldo a 45-50°, già… proprio come riportava la canzone di Renzo Arbore: meno siamo… e meglio stiamo!!!
Ogni tanto mi tornano in memoria alcuni post scritti e dei quali mi aspettavo di ricevere (come solitamente avviene quando denuncio da questo blog qualcosa che ritengo essere non proprio conforme alle regole sociali di civile convivenza, legalità e quant’altro…) un celere riscontro!!!
Certo, come ripeto spesso, bisogna saper passare dalla parole ai fatti e su questo punto penso che il sottoscritto abbia poco da recriminarsi, visto l’esiguo spazio ormai rimasto su dove porre gli esposti fin qui presentati in questi lunghi anni, molti dei quali debbo dire hanno avuto quella giusta attenzione ed altri viceversa ahimè sono rimasti inevasi e celati all’opinione pubblica (chissà… forse debbo pensare per ragioni di pura convenienza, visti i nomi autorevoli segnalati), ma che potranno come diceva Primo Levi esser riportati alla luce in qualunque momento: “La memoria è uno strumento molto strano, uno strumento che può restituire, come il mare, dei brandelli, dei rottami, magari a distanza di anni”.
D’altronde si sa quanto si scrive si riporta in vita la memoria, non altro quindi che la peculiare coerenza di ciascuno di noi e che rappresenta la nostra stessa ragion di vivere, quell’incontaminato sentimento messo in pratica attraverso le azioni, poiché senza di esse non siamo nulla!!!
Purtroppo la memoria ci presenta non sempre ciò che scegliamo, ma ciò che altri vorrebbero farci dimenticare e stranamente, è proprio quel pensiero a imprimersi sempre più vivamente dentro noi, tanto che diventa difficile dimenticarlo!!!
Ed allora tra questi miei pensieri mi sono ricordato di una formale richiesta di audizione inviata al Presidente del CTS, Dott. Avv. G. Armao, da parte del Presidente del “Consorzio della Pietra Lavica dell’Etna” Dott. Alfio Grassi per nome/conto delle associazioni di categoria tra cui quella da egli rappresentata “Consorzio della Pietra Lavica dell’Etna” e “CONSICAV” insieme a “CNA Sicilia” – vedasi link: https://nicola-costanzo.blogspot.com/2023/11/cts-inviata-al-presidente-g-armao-una.html
Come ho scritto nel mio titolo d’apertura, andando a ricercare eventuali notizie sul web di quell’incontro non ho trovato nulla, eppure, dalla comunicazione inviata dal Dott. Grassi si faceva riferimento a “disfunzioni della Commissione Tecnica Specialistica del “Servizio 1 VIAVAS dell’ARTA SICILIA” in violazione dei principi regolamentari e normativi a cui spetterebbe l’obbligo di attenersi”.
Ritenevo quindi, osservando quanto fosse stato riportato nella missiva, che la minima reazione compiuta da parte di quell’Ufficio sarebbe stato di contattare immediatamente quelle Associazioni di categoria per comprendere in maniera dettagliata a quali anomalie essi facessero riferimento e soprattutto conoscere i nomi di quei possibili funzionari che avessero determinato quelle “disfunzioni“, ma da quanto ho potuto costatare e visto l’attuale silenzio generato, ho compreso che forse nessuno sia interessato a scoprirlo!!!
Proverò quindi nei prossimi giorni a contattare nuovamente il Dott. Grassi per conoscere se vi siano stati nuovi sviluppi di cui attualmente non sono a conoscenza e mi riprometto tra l’altro in quell’occasione di consigliare il Presidente del Consorzio – nel caso in cui quelle circostanze dovessero attenersi a fatti gravi – di denunciare quanto emerso presso le autorità competenti e nel contempo di rendere pubblici e quindi visibili quelle informazioni in Suo possesso (non chiedo ovviamente – anche se la circostanza non mi dispiacerebbe – di farlo attraverso questo mio “umile” Blog) in uno dei tanti siti noti del web.
Ho ricevuto dalla Svizzera da mio “fratello” Daniele un post, che mi permetto di condividere:
Da un anno sono possessore di una auto Full Electric di ultima generazione: una Peugeot E-208 con una batteria da 50 KWh.
Mi sono fatto convincere dalle fandonie raccontate sul fatto che le auto elettriche sarebbero molto più convenienti di quelle con motore termico.
Ebbene, posso dire con certezza, scontata sul mio portafogli, che le auto elettriche sono una colossale fregatura!!!
L’Unione Europea, non ho ben capito con quale logica e per quale interesse, spinge fortemente per la conversione totale della mobilità dal termico all’elettrico. I principali argomenti per convincere gli utenti a passare all’elettrico sono la scelta ecologica ed il risparmio.
Quanto alla valenza ecologica dei motori elettrici, non ho gli elementi per affermare se sussiste veramente ma ho seri dubbi anche in considerazione dell’enorme problema relativo allo smaltimento delle batterie esauste.
Per quanto riguarda invece la assoluta anti-economicità delle auto elettriche, e problema di non secondaria importanza, la loro faticosissima fruibilità, ebbene qui ho solo certezze, raggiunte dopo un anno di calvario, sia pratico che economico.
Innanzitutto voglio spendere una parola sulla indegna malafede speculativa rappresentata dal costo addebitato all’utente per la energia erogata dalle colonnine pubbliche.
A fronte di un costo medio della energia domestica pari ad € 0,52/KWh, ho dovuto riscontrare che per le ricariche alle colonnine pubbliche viene praticato un costo pari ad euro 0,89/KWh, ovvero quasi il doppio.
Riguardo poi alla non fruibilità delle auto elettriche, faccio presente che i motori elettrici di nuova generazione necessitano di batterie con una capacità di almeno 40kwh, che, a causa della rilevanza di tale capienza, necessitano di essere ricaricate quasi esclusivamente presso i punti di ricarica veloce visto che, con una ricarica lenta, per raggiungere il 100% ci vorrebbero almeno 14 ore.
Quindi il problema della scarsissima disponibilità di punti di ricarica pubblici viene enormemente acuito dalla necessità di accedere esclusivamente ai punti di ricarica veloce, che sono circa il 20% della totalità.
Da ciò deriva che se devi fare un viaggio, o ti prendi due giorni per fare 400 km oppure ti fermi almeno un paio di volte per ricaricare nelle postazioni di ricarica veloce, con una attesa per ogni ricarica di minimo un’ora (purtroppo anche la storia che con 20 minuti si raggiunge l’80% della ricarica è un’altra fandonia: ce ne vogliono almeno 40).
Si aggiunga poi che sulla rete autostradale italiana i punti di ricarica veloce sono rarissimi, il che significa che ogni volta che si ha bisogno di ricaricare si deve uscire dall’autostrada e percorrere a volte diversi chilometri aggiuntivi per raggiungere la postazione.
In sostanza un viaggio che con un motore termico richiederebbe tre ore di percorrenza, con un motore elettrico, se si è fortunati a trovare le colonnine funzionanti e libere, se ne impiegano almeno sei!
Veniamo ora alla tanto sbandierata “economicità” delle auto elettriche.
Mettiamo a paragone una piccola utilitaria con batteria da 40kWh ed autonomia di 170 km (che è la reale autonomia su percorso extraurbano rispettando i limiti di velocità, alla faccia della autonomia di 350 km dichiarata dalla casa), con la stessa utilitaria con motore termico a benzina e Gpl:
A) un “pieno” di energia effettuato collegandosi ad una utenza domestica costa € 20,80 (€ 0,52 x 40kwh = € 20,80);
B) un “pieno” di energia effettuato collegandosi alle colonnine pubbliche costa € 35,60 (€ 0,89 x 40kwh = € 35,60);
C) un pieno di 40 litri di benzina costa € 74,40 (€ 1,86 x 40lt = € 74,40);
D) un pieno di 40 litri di Gpl costa € 29,44 (€ 0,736 x 40lt = € 29,44).
Nel paragone va considerato un “piccolo particolare”: con un pieno di energia si percorrono al massimo 170 km, mentre con un pieno di benzina si percorrono almeno 680 km (considerando un consumo medio di 17 km/l) e con un pieno di Gpl se ne percorrono 560 (calcolando un consumo di 14 km/l).
E qui casca l’asino:
– costo a km di una ricarica domestica = € 0,122 (€ 20,80 ÷ 170km = € 0,122)
– costo a km di una ricarica pubblica = € 0,217 (€ 35,60 ÷ 170km = € 0,209)
– costo a km di un pieno di benzina = € 0,109 (€ 74,40 ÷ 680km = € 0,109)
– costo a km di un pieno di Gpl = € 0,052 (€ 29,44 ÷ 560km = € 0,052).
Quindi, tirando le somme, un pieno di carica elettrica alla colonnina costa il quadruplo di un pieno di GPL.
Il tutto senza considerare che una auto elettrica costa il 30% in più rispetto ad una pari modello termica e che una auto termica può durare anche 15 anni mentre una auto elettrica all’esaurimento delle batterie o della garanzia sulle medesime(dopo non più di 8 anni) vale zero.
Alla faccia delle “scelte ecologiche” per le quali subiamo pressioni da anni: facile così, tanto paga Pantalone.
A questo punto si può giungere ad una sola conclusione: va bene il Green, il rispetto dell’ambiente, l’etica ambientalista, va bene tutto, ma non a spese nostre, non costringendoci a spendere il quadruplo e soprattutto, non speculandoci sopra!!!
La regola sul limite dei due mandati ha segnato la fine di una stagione politica, azzerando gran parte della classe dirigente storica di un Movimento che, appena pochi anni fa, prometteva di rivoluzionare la politica italiana. Molti esponenti che avevano fatto la storia di questa forza politica si ritrovano ora esclusi, costretti a lasciare le istituzioni e a tornare alle loro vite precedenti.
L’entusiasmo iniziale, che aveva portato un gruppo numeroso e variegato in Parlamento, si è trasformato in frammentazione e crisi interna. In pochi anni, il Movimento è passato da ambiziosi progetti di cambiamento a una realtà politica ridimensionata e spesso percepita come priva di una direzione chiara.
La decisione di applicare rigidamente la regola dei due mandati, un principio fondante, ha però sollevato critiche. Per molti, questa scelta ha comportato l’esclusione di figure esperte, che avevano accumulato un importante bagaglio di conoscenze politiche. Tuttavia, altri ritengono che il rispetto di questa norma rappresenti un segnale di coerenza e un modo per rinnovare la politica.
Ciò che rimane oggi è un panorama complesso: un movimento che si interroga sul proprio futuro, con diversi protagonisti che cercano di ritagliarsi nuovi ruoli, spesso in contrasto tra loro. Mentre alcuni puntano a ricostruire la forza politica dalle fondamenta, altri, più disillusi, abbandonano il progetto originale per cercare nuovi spazi politici.
Sul piano nazionale, il declino del Movimento sembra riflettere un cambio di clima tra gli elettori. La promessa di un cambiamento radicale è stata rimpiazzata da un generale senso di disillusione, mentre il panorama politico si riorganizza attorno a nuovi equilibri e priorità. Tuttavia, il fermento sociale che aveva portato alla nascita del Movimento non è svanito: le frustrazioni, il malcontento e la domanda di maggiore trasparenza e giustizia restano vive, pronte a trovare nuovi sbocchi.
Il futuro è incerto, ma una cosa è chiara: quello che era nato come un esperimento politico rivoluzionario è ora a un bivio, e ciò che accadrà nei prossimi anni sarà decisivo per capire se questa esperienza potrà rigenerarsi o se sarà destinata a dissolversi del tutto.
Ho letto in questi giorni un articolo sull’esiguo numero di ispettori del lavoro presenti nell’isola e la necessità di realizzare un concorso pubblico per integrare quell’Ispettorato di nuove unità…
Beh… il sottoscritto ritiene che il vero problema non sia rappresentato dal numero degli addetti, auspicando così diriuscire ad eliminare definitivamente molti di quegli incidenti sul lavoro o ancor peggio le morti dei suoi addetti!!!
D’altronde utilizzare lo stesso principio vorrebbe dire che un numero importante di funzionari sarebbe un valido deterrente contro le continue segnalazioni di irregolarità nei cantieri o nelle imprese, già… è come dire che visto il numero corposo degli addetti alle forze dell’ordine, la mafia o per meglio dire la criminalità organizzata sia stata debellata…
Ed allora comprendiamo come il reale problema non sia rappresentato dal numero di ispettori da integrare, ma poi ditemi, chi sarebbero questo soggetti – molti dei quali non possiedono alcuna esperienza diretta sul campo – capaci di invertire questo stato di fatto???
Il sottoscritto ritiene che il cambiamento può avvenire solo con la formazione, perché sono le imprese e i loro datori di lavoro, in collaborazione con i propri Responsabili della sicurezza, preposti, addetti alle emergenze, che possono costituire un primo baluardo affinchè circostanze gravi come quelle che si sono presentate lo scorso anno, non abbiano più a doversi ripetere, perché come ripeto spesso, “il pesce puzza dalla testa” e se non si parte con l’intenzione che solo la formazione, l’informazione, l’addestramento, insieme alla consegna dei DPI e DPC, si possono limitare i rischi a cui sono quotidianamente coinvolti tutti i lavoratori…
Gli ispettori del lavoro servono a poco o quantomeno sono fondamentali per effettuare saltuariamente quei controlli, non necessariamente punitivi (o come si dice sanzionatori…), perché come riportavo sopra, c’è chi prima di loro deve effettuare quelle verifiche ed è l’impresa, con i suoi uomini, dipendenti e collaboratori ed anche, nel caso di appalti pubblici in particolare se di notevole importanza, i Committenti, gli Affidatari, che insieme ai propri rappresentanti per la sicurezza ( ma non solo, anche per l’ambiente e la qualità…), permettono insieme ai previsti Coordinatori della Sicurezza in fase di esecuzione, di fare in modo che tutto proceda non solo con quanto previsto dalla normativa vigente, ma sopratutto in totale sicurezza!!!
Quindi se in tutta l’isola vi sono soltanto 63 ispettori del lavoro, sì… saranno certamente esiguii, ma ritengo che per quanto debbano svolgere, possono anche bastare…
D’altronde ditemi, se ogni giorno ciascuno di essi effettuasse un controllo, a fine anno ne avrebbero eseguito ben 16.632, un numero certamente considerevole che sono certo fnora non è mai stato raggiunto…
Quindi vi prego prima di parlare, prima di scrivere articoli tanto per far aumentare il numero di visualizzazioni nelle proprie pagine web, consultatevi, tra l’altro sappiamo bene che trattasi siti finanziati da soggetti che hanno certamente interessi personali nel voler realizzare questi servizi e non solo per aumentare gli introiti delle pubblicità, ma soprattutto per utilizzare quel mezzo mediatico così influente affinché queste notizie facciano parlare l’opinione pubblica in particolare a favore dei loro amici, cui solitamente intervengono o a cui si rivolgono lodi, oppure viceversa per rivolgere critiche o disapprovazioni verso chi si schiera contro di essi…
Ecco quindi che prima di pensare a risolvere una questione così grave che da anni fa scorrere all’interno delle fabbriche o dei cantieri fiumi di sangue, bisognerebbe iniziare a pensare di trasformare la “moralità” di tutti i soggetti che operano in quei settori ma che non desiderano cambiare!!!
Già… mi riferisco a chi preferisce procedere nell’illegalità, ma anche purtroppo chi dovrebbe attuare queii controlli, ma si piegano – per come abbiamo abbiamo peraltro – ( basti ricordare quanto accaduto alcuni anni fa a seguito dell’inchieste giudiziaria che hanno visto coinvolti taluni dirigenti di quegli uffici ispettivi del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali) a quegli abituali metodi corruttivi e clientelari, fondamentali per alimentare il proprio orticello e/o quello dei propri familiari, già tra l’altro quest’ultimi casualmente inseriti proprio in quelle strutture che avrebbero dovuto essere controllate e che “stranamente” sono state vengono, per gli ovvi motivi di cui sopra, da sempre escluse!!!
Ecco perché nel pensare a quanto accade quotidianamente, mi è venuto in mente un film di qualche anno fa: vai avanti tu, che mi viene da ridere!!!
Ciò che avviene dietro quel business delle “forniture e servizi sensibili”, previste nei contratti d’appalto, pubblici o privati, in cui sono impegnate parecchie imprese, sembra essere per molti imprenditori qualcosa d’insolito, quasi fosse una novità per essi, il sapere che dietro quelle tipologie di lavorazioni o forniture, vi sia un protocollo da rispettare…
Mi riferisco ai trasporti di materiale a discarica, ed anche al trasporto per lo smaltimento di rifiuti; a seguire la fornitura e/o trasporto terra e materiali inerti; ma anche all’acquisizione, diretta o indiretta, di materiale da cava per inerti e materiale da cave di prestito per movimento terra e via discorrendo…
E’ veramente assurdo assistere per l’ennesima volta nella nostra regione alla individuazione di un’area estrattiva “abusiva”, ma dovrei aggiungere che quanto avviene sotto gli occhi di tutti, anche di noi cittadini è qualcosa di paradossale, già… ciò a cui a volte assisto, mi da come la sensazione che nessuno voglia vedere o quantomeno che faccia finta di non vedere!!!
Ovviamente mi riferisco a quanto operano come il sottoscritto in questo particolare ambiente lavorativo, non rivolgo le mie critiche alla sig.ra anziana che sta andando al mercato a fare la spesa o a quel giovane che si sta recando a scuola…
No… la mia critica è per tutti quelli che come il sottoscritto si occupano di controllo, di gestione cantieri, trasporti, cave, sicurezza nei luoghi di lavoro, qualità, ambiente, etc…
Sì tutti quei professionist che – come riportavo sopra – vedono e fanno finta di no vedere, eppure l’abuso è lì, proprio sotto i loro occhi, come riportavo in un precedente post: “L’elefante nella stanza“, ma forse il vero problema è che dietro quei silenzi omertosi, si cela un meccanismo corruttivo, clientelare e illegale che foraggia un sistema economico parallelo che fa comodo a molti!!!
Ed allora vediamo cos’è accaduto in queste ore…
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, nel corso di un controllo dei territori volto alla tutela dell’ambiente, hanno individuato lungo la strada provinciale nel Comune di Randazzo, un’estesa area estrattiva, in provincia di Catania, un’area estrattiva abusiva di roccia lavica pari a complessivi 17 mila metri quadrati!!!
L’attività ispettiva ha consentito di rilevare che nell’area era presente una voragine profonda circa 15 metri, all’interno della quale, al momento del sopralluogo, erano presenti massi in basalto già oggetto di lavorazione, pronti per essere utilizzati…
Ancora oggi mi meraviglio che con i sistemi informatici a disposizione, senza bisogno di muoversi da una scrivania, non si riesca ad individuare tutte queste aree abusive, così ben visibili dall’alto, ma per cercare si sa… bisogna volerlo e forse a nessuno interessa farlo!!!
Si va be… poi leggo le solite notizie i ìn cui si ringraziano tutti quegli enti preposti, ma sappiamo bene come queste coccarde, celano quanto negli anni non si sia fatto correttamente, altrimenti ditemi, perché in quest’anno sono state chiue un così alto numero di cave e discariche abusive???
Dov’erano quei signori mentre si distruggeva un patrimonio naturale e si consentiva di prelevare illecitamente, migliaia e migliaia di metri cubi di materiale lavico e non solo, ma riempendo successivamente quanto estratto con materiale di rifiuto o da discarica, ben sapendo a quale scempio ambientale si andava incontro…
Perfortuna comunque che esistono le forze dell’ordine che non solo controllano il territorio, ma consentono di limitare la distruzione del nostro patrimonio naturale, ma contrastano tutte quelle attività illegali che foraggiano la criminalità organizzata e le imrpese ad essa affiliate…
Infine, la Procura Distrettuale della Repubblica, ha provveduto al sequestro dell’intera area è il provvedimento è stato convalidato dal Giudice delle indagini preliminari presso il Tribunale di Catania!!!
Se qualcuno pensa comunque che siamo giunti alla fine di quei comportamenti illegali, mi dispiace deludervi, sì… forse sarà così per quest’anno, d’altronde manca solo un giorno alla fine del 2021, ma mi sento di potervi anticipare che non passerà qualche giorno del 2022 per ricevere nuove notizie su aree abusive e muovi sequestri effettuati!!!
Ecco… forse quest’ultimo messaggio dovrebbe più di qualunque altra cosa far riflettere se conviene proseguire con quel percorso “illegale” oppure decidere di fermarsi e continuare a vivere in modo onesto!!!
Il sottoscritto ovviamente esorta per la seconda scelta…
Mi chiedevo… quanti e quali sono i reati commessi in una cava operante con regolare autorizzazione???
Sicuramente la prima cosa che salta in mente è l’allargamento abusivo, sì… uno sconfinamento che potrebbe aver interessato anche aree con vincoli ambientali e paesaggistici…
D’altronde nel compiere questa analisi si potrebbe ritenere che chi fosse predisposti a quei controlli – sia chi avrebbe dovuto fare eseguire la perimetrazione, ma soprattutto chi avrebbe dovuto verificarla – sia di fatto mancato…
Già, in base a quest’ultima ipotesi, si potrebbe aggiungere che – a causa di quei funzionari “distratti” – altri reati siano stati perpetrati, ad esempio… l’abuso d’ufficio, falso in atto pubblico e deturpamento del territorio… D’altronde ai fini della corretta gestione del territorio e della prevenzione di fenomeni di dissesto idrogeologico, il progetto di coltivazione avrebbe dovuto prevedere interventi fondamentali che per come si è visto, in questi anni non sono stati compiuti…
Mi riferisco ad esempio, alla sistemazione finale dei luoghi di quelle aree estrattive, che a tutte le opere connesse, quali viabilità, discariche di servizio, ecc… oppure l’aver compromesso la stabilità dei versanti senza ricorrere ad opere di contenimento e cosa dire della mancata impermeabilizzazione superficiale del suolo, tale da consentire la ritenzione temporanea delle acque attraverso adeguate reti di regimazione e di drenaggio… mai viste!!! Non parliamo poi del recupero dell’assetto vegetativo mediante l’introduzione di specie autoctone e di arbusti nelle previsioni dei “Piani di assestamento”, per riportare nuovamente allo stato naturale quelle ex cave…
Da quanto sopra si comprende come dietro a quel semplice sfruttamento di cava vi sia un corposo lavoro per quegli addetti ai controlli, sia durante i processi di coltivazioni che successivamente nelle fasi di dismissione…
Viene da chiedersi quindi: ma chi sono e a chi fanno riferimento i funzionari addetti a quel settore cave???
Certamente al primo posto mi viene in mente l’Assessorato Regionale al Territorio ed Ambiente, quindi ritengo che il Distretto Minerario possa rappresentare un fondamentale punto di riferimento ed infine, ma non per importanza, metterei nella lista gli Uffici Tecnici…
D’altro canto è emerso come in alcune attività giudiziarie, certi consulenti tecnici abbiano partecipato in maniera diretta, vedasi ad esempio talune inchieste che hanno visto coinvolti i responsabili dei procedimenti della sezione urbanistica oppure quei dirigenti del servizio per le valutazione d’impatto ambientale, i quali avrebbero permesso il rilascio di autorizzazioni (illegittime), trasformando in questo modo, ampie porzioni di territorio tutelate dai vincoli ambientali e paesaggistici, affinché finissero con il risultare libere e quindi utilizzabili…
Riprendendo quindi l’analisi dei reati commessi durante le procedure di coltivazione (va precisato che in questa valutazione rientrano esclusivamente tutte quelle società estrattive in regola con i permessi, d’altronde quelle abusive si sa… operano in totale assenza di qualsivoglia autorizzazioni, violando quindi tutte le norme previste nella conduzione delle attività…) mi chiedo, quanti tra loro stanno operando in maniera lecita attraverso le necessarie certificazione ambientali oppure procedendo nei lavori con quanto previsto dall’art. 15 del D.Lgs.vo 81/08 integrato dall’art. 5 del D.Lgs.vo 624/94 relative alla sicurezza nelle attività estrattive??? Già…quanti tra loro??? Ed infine, cosa dire di tutte quelle procedure da adottarsi durante l’esecuzione dei lavori di coltivazione… mi riferisco ad esempio all’accantonamento del terreno vegetale, alla gestione dei materiali di scarto, alla regimazione delle acque meteoriche, alle cautele atte ad evitare la dispersione di polveri (come ad esempio l’ umidificazione dei piazzali e dei fronti o l’uso d’impianti di lavaggio delle ruote degli automezzi), come peraltro analoghi accorgimenti dovrebbero essere adottati al fine di limitare le emissioni acustiche, d’altronde il traffico di mezzi pesanti, indotto dall’attività estrattiva, dovrebbe essere gestito in modo tale da arrecare il minor disturbo possibile alla viabilità pubblica e soprattutto ai centri abitati adiacenti, concordando con l’Amministrazione Comunale i percorsi e gli orari di transito opportuni…
Da quanto sopra si comprende quanto lavoro c’è da fare … in abbondanza e per tutti!!! Sia per quanti operano all’interno di quelle cave, sia per coloro che dovrebbero verificare i necessari documenti prima del rilascio delle autorizzazioni, sia per coloro che dovranno successivamente effettuare le dovute verifiche… Ecco perché, se ciascuno di loro opera in maniera corretta, questo settore potrà continuare a rappresentare per la nostra isola una manna dal profondo della terra, altrimenti… saremo ancora qui a leggere (come da tempo avviene con puntuale regolarità) di nuove inchieste giudiziarie e purtroppo l’elenco dei reati, diventerà ahimè… ogni giorno più lungo!!!
Una cava estesa all’incirca 80.000 mq di sabbia marina in località Acate (RG), è stata sottoposta a sequestro dal Comando dei Carabinieri per la Tutela Ambientale, conosciuto ormai da tutti come “NOE”…
La circostanza più assurda – quantomeno per quanto concerne il sottoscritto – non è raffigurata dal leggere la serie di reati commessi da quella società e di conseguenza dal suo amministratore…
No… quanto compiuto d’altro canto, rientra in quelle abituali metodologie praticate dalla maggior parte delle società presenti nel nostro paese, difatti, ciò che maggiormente mi da fastidio è qualcos’altro… che se avrete la bontà di leggere, andrò a breve a spiegare!!!
Peraltro… a conferma di quanto sopra, vi è la conferma che risultiamo essere in graduatoria ai primi posti nel mondo, per evasione e corruzione!!!
Qui da noi infatti, vi è una certa predisposizione a commettere quegli illeciti, ciascuno – dal più piccolo al più grande – prova a celare quei propri profitti, operando il più delle volte in maniera abusiva…
La situazione più assurda, non è dovuta tanto a quella loro scaltrezza… no infatti, non dipende da una particolare dote personale o da chissà quale furbizia speciale che altri soggetti viceversa non possiedono…
No… nulla di tutto ciò, la loro… potremmo dire “fortuna” è casuale o meglio è legata al nostro territorio, dipende dall’incompetenza altrui o per essere più precisi, dal non svolgere con estrema professionalità il proprio incarico, basti vedere quei mancati accertamenti, quelle verifiche non compiute, cosa dire… per strafottenza o forse per timore, ed anche, per una propria diretta partecipazione, sì… a quel malaffare!!!
Ecco… questo è ciò che più di tutto mi da fastidio!!!
Scoprire come in queste occasioni, nessuno di quei funzionari abbia controllato quant’era di propria competenza, perché d’altronde di questo si tratta…
Qui non si discute di un camioncino di sabbia “rubato”… ma di una cava estesa 80mila metri quadrati e non può essere che nessuno di quei funzionari abbia notato nulla!!!
Per cui… sapere che il titolare di quell’azienda sia stato denunciato, credetemi sulla parola… non mi da alcuna soddisfazione, anzi tutt’altro… anche perché vorrei comprendere nello specifico i motivi che l’hanno spinto a compiere quelle azioni illegali, seppur premetto che ciascuna di quelle condotte non può essere in alcun modo giustificata…
Ma viceversa, ciò che il sottoscritto vorrebbe vedere come indagati, sono proprio quei responsabili seduti all’interno di quegli Enti pubblici, quanti tra quei dipendenti, nella qualità di funzionari e soprattutto di dirigenti… sapevano e non hanno fatto nulla; la conferma peraltro della loro negligenza è data da essi stessi, già… nel non aver mai riscontrato in tutti questi anni, alcuna violazioni in quelle cave!!!
Ora – grazie all’operato del Gruppo “NOE” – si è scoperto di come mancasse la denuncia d’inizio lavori, la nomina del direttore dei lavori (tra l’altro prevista per legge), la verifica dell’idoneità dei mezzi d’opera utilizzati per lo scavo ed il trasporto di quella “sabbia marina”, che mi auguro (ma questo rappresenta un altro aspetto inquietante e speriamo che nulla abbia a che fare con l’attuale inchiesta…) non sia stata utilizzata per la produzione di conglomerato cementizio…
Sì… perché vorrei sapere oggi da coloro che operano all’interno di quel Distretto minerario, com’è sia stato possibile che questa società esercitava la propria attività estrattiva, se pur sprovvista di regolare autorizzazione, in quanto la stessa fosse scaduta da quattro anni, senza che nessuno di loro abbia fatto mai le opportune verifiche???
Un consiglio… forse è il caso che il dirigente di quell’ufficio obblighi i suoi sottoposti a verificare le autorizzazioni fin qui rilasciate dall’Ente, controllando – una per una – quelle correttamente prorogate e quelle da tempo scadute, recandosi inoltre sul posto, per riscontrare se i lavori di coltivazione sono stati realmente sospesi oppure no!!!
Perché credetemi, mi sono stancato di descrivere questo settore… sono anni che ne parlo, sin da quando nessuno per timore ne evidenziava i problemi ed il sottoscritto di contro ne anticipava in questo suo blog i rischi ambientali e finanziari derivanti, ma soprattutto ne evidenziavo i pericolosi legami tra imprenditori e colletti bianchi, quest’ultimi alquanto disponibili, nel non compiere quei necessari controlli…
Già… mi auguro quantomeno che ora non si debba più leggere d’ulteriori inchieste giudiziarie compiute a seguito dei controlli del Gruppo militare del “NOE”, perché altrimenti tutto… sì proprio tutto, inizierebbe a diventare (per quegli addetti ai controlli in qualità di “pubblici ufficiali”) fortemente imbarazzante!!!
Attenzione… sì… attenzione, perché i prossimi nomi che desidero leggere tra gli indagati nella prossima inchiesta giudiziaria, non dovranno essere esclusivamente quelli dei titolari delle cave abusive… bensì di coloro che con il loro comportamento, hanno permesso che quanto finora evidenziato in quel settore delle cave, potesse avverarsi!!!
Ed è la ragione che m’accompagna a concludere questo post con un proverbio adeguato alla circostanza: A buon intenditore poche parole…
Già… a quanto sembra, l’imprenditore di Alcamo delle energie rinnovabili Vito Nicastri, ha deciso di collaborare con la giustizia!!!
L’inchiesta della Procura di Palermo, inizia a fare paura a molti, sia perché egli è ritenuto tra i finanziatori della latitanza di Matteo Messina Denaro, ma soprattutto per quei suoi collegamenti con il mondo della politica, tra Palermo e Roma!!!
L’inchiesta si sta allargando a macchia d’olio… non solo perché ha coinvolto l’ex sottosegretario della Lega Armando Siri, ma soprattutto perché sembra che stiano uscendo i nomi di alcuni assessori e dirigenti regionali della giunta Musumeci…
Il terremoto era stata già preannunciato dal sottoscritto… basta riguardarsi molti dei miei post, in particolare quando avevo scritto su quegli assessorati Energia e Ambiente e Territorio, che non mi convincevano minimamente…
Certo, ora che Nicastri ha deciso di collaborare, quanto avrà da dire rappresenterà un duro colpo sia per quel clan mafioso di Matteo Messina Denaro, ma soprattutto per quell’area da sempre definita “grigia”, dove gli interessi d’affari mafiosi s’incontrano con quelli della politica e dei colletti (amidati) bianchi…
L’indagine, come ormai consuetudine, ha svelato un giro di mazzette alla Regione siciliana….
Tangenti che sarebbero andate – secondo gli inquirenti – nelle tasche di diversi funzionari, affinché si potessero avere agevolazioni nei loro affari nel campo delle energie rinnovabili…
Ovviamente le mazzette sarebbero servite anche a stoppare i concorrenti… ed ora con le sue rivelazioni al vaglio dei magistrati, Nicastri potrebbe fare luce su quel giro di tangenti, che sarebbero andate anche ad altri soggetti non indagati, di cui finora non si è parlato, ma che a breve potrebbero essere chiamati per raccontare ai magistrati, cosa è realmente accaduto!!!
Un pensiero per quanti (ancora a piede libero) hanno partecipato a quelle collusioni ed ora a seguito delle attuali collaborazioni hanno fortemente paura di restare coinvolti (già… forse sarebbe meglio che si consegnassero alla giustizia…): E poi ti accorgi che il posto in cui ti sentivi più al sicuro era nell’instabilità di quel tremare!!!
“Oggi ho uno strano presentimento… già, è come se il tempo dei soprusi sia finito!!!
Sono convinto che a breve qualcuno – all’interno di quegli uffici pubblici – avrà un’amara sensazione, quella di sperimentare su se stesso, la violenta preoccupazione che si ha quando vi è in corso… un terremoto!!!
Se potrà consolare sappia che scappare… non servirà a nulla!!!”.
Comunque… la circostanza più incredibile è quella ricevuta nel mese di Marzo 2018 da un mio lettore “Matematico“, che secondo proprie fonti, aveva preannunciato un imminente “terremoto” nel settore cave, in particolare per alcuni colletti bianchi che operano all’interno di quelle amministrazioni regionali…
Ebbene, secondo quella segnalazione, emergeva uno spaccato inquietante sulla gestione del settore cave, pur sottolineando che la maggior parte degli esercenti e dei funzionari addetti ai controlli, risultavano essere ligi al proprio dovere e al rispetto delle normative previste e dei codici deontologici esistenti per la materia…
Il “Matematico” peraltro anticipava nella sua missiva che alcuni funzionari regionali, sarebbero stati colpiti da provvedimenti giudiziari, per aver realizzato, nell’esercizio delle proprie funzioni vantaggi patrimoniali, in contrasto con le norme di legge o di regolamento.
D’altronde si sa… il bene giuridico è tutelato dal buon andamento e dall’imparzialità della pubblica amministrazione, oltre che dalla trasparenza dell’azione amministrativa.
Lo stesso inoltre riferiva: “Sarebbe opportuno, che all’interno di quell’ufficio il funzionario responsabile venisse provvisoriamente allontanato, nelle more degli accertamenti giudiziari…
Altrettanto inquietante era quanto emergeva dal cosiddetto conflitto d’interesse, ovvero quando quei dipendenti pubblici – addetti al controllo delle cave – attraverso propri componenti familiari, gestivano affari commerciali con taluni esercenti di cave…
E’ come se un finanziere, fosse ordinato dal proprio superiore di controllare una attività commerciale, del quale il subordinato sa essere intestata al suocero del proprio figliolo… Nulla di male ovviamente, non è messa in discussione l’integerrima professionalità del finanziere, ma quantomeno egli sarebbe tenuto a segnalare il conflitto d’interesse al proprio superiore, perché se non lo facesse, sarebbe di fatto una grave omissione!!!
Comunque, come un sisma viene preceduto qualche giorno prima da piccole scosse telluriche premonitrici di un evento catastrofico, così quanto sta per accadere all’interno di quegli uffici, non rappresenterà una semplice scossa d’assestamento, ma bensì un terremoto di magnitudo 10!!!
Gli effetti sono imprevedibili come le violente scosse che seguiranno e difatti vedrete che quest’ultimi, avranno sviluppi di cui ancora non è in grado di valutarne gli esiti, ma qualcuno già – all’interno di quel settore – ipotizza uno squarcio talmente grande da inghiottire a breve un gran numero di soggetti, ritenuti fino a questo momento, irreprensibili e onesti!!!
Non meno di cinque giorni fa avevo scritto un post intitolato “Le cave laviche dell’Etna sotto il mirino degli accertamenti: : http://nicola-costanzo.blogspot.com/2019/02/le-cave-laviche-delletna-sotto-il.html e di oggi la notizia che il N.O.E. di Catania, i Carabinieri del Comando per la Tutela Ambientale – Nucleo Operativo Ecologico, dando seguito alle indagini avviate a seguito di un primo sequestro operato nel Comune di Nicolosi, hanno accertato che la società in esame, operasse sin 1998 senza alcuna autorizzazione valida per l’esecuzione delle attività estrattive. Come sempre non entro nelle risultanze degli accertamenti, d’altronde c’è chi lo fa – a mezzo web – sicuramente meglio di me… Quanto m’interessa evidenziare è voler comprendere come situazioni come questa appena emersa, sia stata possibile… Sì… è inconcepibile che per oltre vent’anni nessuno ha visto nulla ed allora mi chiedo: ma la cava non è vicina gli uffici degli Enti preposti ai controlli, mi riferisco al Parco dell’Etna e alla Forestale??? Sono sicuro che in linea d’aria stiamo parlando di una distanza all’incirca di un chilometro… D’altronde leggevo che la cava appena sequestrata, occupava un’area estesa, pari a circa sei ettari, con fronti di cava lati in alcuni punti anche 15/20 metri, quindi qualcuno di quei forestali o di quegli addetti al parco, avrebbero dovuto certamente vedere qualcosa, anche perché a quanto sembra, hanno avuto vent’anni per accorgersene… Ma non solo loro, perché mi dispiace dirlo, ma debbo altresì aggiungere quei dipendenti delle Polizia Municipale del Comune di Nicolosi ed anche le forze dell’ordine, che negli anni, saranno certamente passati da quelle parti (sicuramente centinaia di volte…) e se pur quei controlli non erano di loro competenza, avrebbero certamente potuto segnalare quanto erano venuto a conoscenza… Ed invece nulla… il silenzio prevale, l’omertà in quel circondario è assoluta!!! Per quanto mi riguarda, il vero problema non è costituito dalla quantificazione del materiale estratto abusivamente, quello fa parte di un disfacimento ambientale e soprattutto di un illecito amministrativo che ha portato negli anni, alla vendita di centinaia di migliaia di metri cubi di roccia lavica, destinata alla lavorazione, frantumata e commercializzazione… Già… un’area posta all’interno del perimetro del Parco Naturale dell’Etna, adiacente una cittadina meravigliosa, punto di passaggio obbligato per recarsi al nostro vulcano, ma incredibilmente nessuno ha visto nulla…
Neppure i cittadini o meglio quella parte di loro che nel corso degli anni, si sono sciacquati la bocca con teoremi di liceità a garanzia del proprio terremoto, dove alcuni di essi, se pur celati sotto cosiddette “associazioni di legalità”, non hanno mai presentato un solo esposto su questa o altre vicende… Ah… certo dimenticavo, nessuno aveva visto o sentito nulla, ne il rumore dei mezzi d’opera e neppure quegli autocarri che quotidianamente attraversavano (carichi di materiale lavico) il paese… Ma si sa… nessuno vede “l’elefante nella stanza“: http://nicola-costanzo.blogspot.com/2019/01/cave-abusive-nel-parco-delletna-sono.html Come diceva Antonio Castronuovo: “Destino del miope e dello sciocco: guardare ma non vedere”!!!
Alcuni giorni fa, parlando con alcuni amici, ci si chiedeva a cosa si dovesse attribuire, tutta questa diffusa illegalità…
La prima risposta data, è stata alla mancanza di valori!!! L’esigenza cioè di educare i giovani sin dall’adolescenza al senso di responsabilità, al rispetto degli altri e di ciò che rappresenta la cosa pubblica…
Quanto sopra difatti segna il primo passo per la crescita di un individuo e coinvolge innanzitutto le famiglie, perché sono le prime che devono trasmettere a quei ragazzi i giusti valori…
Seguono ovviamente la scuola e tutte quelle attività di formazione extra scolastiche, quelle cioè che legano nei momenti di svago i giovani, come le attività sportive oppure quelle svolte all’interno di associazioni culturali/religiose o di natura sociale…
Ciascuno di questi laboratori di vita, devono saper condurre alla formazione culturale e alla crescita di quell’individuo…
Perché se quell’adolescente diventato adulto ha fallito, se ora quei suoi comportamenti sono in conflitto con la società civile, ecco, la prima colpa di quel fallimento, va ricercata proprio in ciò che non ha funzionato…
D’altronde non si può pensare che un sistema di imposto durante la crescita dell’individuo, vada bene per chiunque…
Il conformismo si sa ha prodotto individui passivi, senza alcuna capacità di critica, soggetti incompetenti dal proporre iniziative proprie o alternative valide, ma dimostrano di crescere così… piegati all’obbedienza di tutti quei loro superiori, gli stessi che nel corso della loro vita incontreranno… che poi sono gli stessi individui che hanno creato questo sistema corrotto, e che pretendono da ciascuno di essi, di diventare col passar del tempo, sempre più complici di quell’apparato marcio, altrimenti si viene distrutti!!!
Il sistema è come ho scritto ieri “infetto” è quest’infezione ha colpito tutti, le famiglie, la scuola, il mondo del lavoro, sia quello pubblico che quello privato, lo sport, ecc… Tutti quegli strumenti hanno dimostrato d’aver fallito, perché “l’avere ha preso il sopravvento sull’essere”!!!
La verità (che nessuno poi vuole ammettere…) è che quel percorso formativo, quell’educazione alla legalità, non è mai iniziata!!!
Ecco quindi perché ci troviamo in un Paese nel quale l’ingiustizia è padrona, dove uno Stato dimostra sin dalle sue alte cariche di essere corrotto, un sistema sociale che manca di educazione alla legalità, dove la maggior parte della collettiva punta principalmente al proprio benessere sociale, un terra che dimostra di premiare la corruzione e che nei fatti incoraggia tutti quei fenomeni mafiosi, ed per ultimo, come non ricordare questa nostra nazione clientelare, che premia la sopraffazione a scapito della meritocrazia…
Ed allora perché ci continuiamo a prendere in giro parlando di “legalità”…
Per una volta, siamo onesti con noi stessi: nessuno la vuole, ancor meno quelli che si mettono sul pulpito nelle varie manifestazioni, si… perché ciascuno di essi, spera un giorno di poterne approfittare!!!
Ho ascoltato su Radio Radicale, la XIV edizione del premio “Ambiente e Legalità”, promosso da Legambiente e Libera…
A presentare e coordinare l’incontro, Enrico Fontana, direttore de “La Nuova Ecologia” e tra gli ospiti presenti vi sono, rappresentanti delle forze dell’ordine, presidenti di cooperative sociali, giornalisti, sindaci, amministratori locali, magistrati, tutte persone che si è pensato di premiare per l’impegno quotidiano profuso nello svolgere il proprio lavoro, facendo ciascuno (per quanto loro permesso…) il proprio dovere, dando un ampio contributo, affinché quel loro impegno condiviso per l’ambiente, per la tutela dell’ambiente e per la legalità, possa ricevere nel nostro paese, l’attenzione che merita…
Sì… – ripete correttamente il coordinatore – “l’attenzione che merita”, visto che si sta discutendo di salute delle persone, della qualità di vita, della sicurezza del paese, in maniera più ampia…
Durante il dibattito è intervenuto telefonicamente don Luigi Ciotti, presidente di Libera, che ha espresso il proprio pensiero a riguardo: “C’è bisogno di verità e di giustizia, ma ci sono tre parole che devono accompagnarci sempre: “Continuità, condivisione e corresponsabilità!!!!
Aggiungendo inoltre: “vi è bisogno di denunce serie, mai retoriche, va mostrato in ogni occasione il “coraggio”!!! Sì perché un’Italia fondata sulla corresponsabilità nella lotta alle mafie e alla corruzione, ha tanto bisogno di corresponsabilità”. Bisogna collaborare con le istituzioni (quando fanno le cose per bene…) e bisogna essere propositivi, anzi di più… essere un “pungolo” quando non fanno quello che devono fare, il coraggio passa della denuncia seria, attenta, documentata, mai retorica… mai demagogica!!! Ma, su questo punto, vorrei chiedere al mio Presidente Don Ciotti (dal momento che sono anche un suo iscritto): “Chi aiuta coloro che hanno avuto il coraggio di denunciare, di provare a far emergere quelle verità e soprattutto, cosa devono fare questi soggetti, quando trovano in quel loro percorso di giustizia, uomini corrotti o chissà forse incompetenti, che si ergono a profeti della giustizia ed ergono barriere affinché quelle denunce presentate vengono di fatto insabbiate??? E’ bello presentarsi a quelle manifestazioni, troppo comodo ricevere quelle giuste gratificazioni… Ma siamo sicuri che fra quei soggetti, vi siano individui meritevoli…??? In questi anni potrei fare un elenco di uomini e donne dello Stato che per l’impegno profuso meriterebbero il “nobel per la giustizia”, cosa che non potrei dire per altri, i quali viceversa, per quanto compiuto nel corso della loro esperienza professionale, non andrebbero gratificati neppure con una coccarda di cartone…
Personaggi che si sa essere stati collusi e corrotti, soggetti da “discarica”, gente che la giustizia la compiuta stando a guardare dalla finestra, mentre altri, quelli che le medaglie non le riceveranno mai, sono ogni giorni a combattere al posto loro, denunciando e facendo emergere tutte quelle continue truffe, raggiri, reati ambientali e quant’altro, dando così battaglia, non solo a quei disonesti, criminali, mafiosi, ecc… ma anche a quegli uomini delle “istituzioni” che hanno celato quanto loro fatto pervenire… Ed allora caro Don Ciotti… in questi casi, cosa si può fare??? Se mi permette, la vorrei suggerire io una soluzione: “Sputtanarli” nei media o nei social!!! Far emergere i nomi e cognomi di quei personaggi “sterili”, di quella gente posta in prima fila per ricevere i premi… ma poi nei fatti inconcludente!!! Presidenti di “Associazioni” di legalità o di contrasto alla criminalità dai nomi certamente attraenti, ma soltanto sulla carta, in quanto poi si dimostrano nei fatti… essere inefficaci per non dire inconcludenti!!! Basta quindi con tutte queste banali manifestazioni, con quegli incontri per promuovere o propagandare quelle associazioni o alcuni loro uomini… Iniziamo a fare le cose sul serio, ad esempio potremmo far funzionare la nostra amministrazione in modo più “trasparente”… e non come oggi, talmente trasparente che non la si riesce a vedere!!!
Porto un esempio di pochi giorni fa accaduto al sottoscritto: avevo necessita di comunicare telefonicamente o mezzo Pec con un “reparto operativo”, in quanto quello riportato nella loro pagina web ufficiale, era errato e analoga considerazione avevo dovuto costatare per quanto concerneva l’indirizzo Pec… Non domo… ho chiamato la Sede di Roma, dalla quale ho ricevuto un numero telefonico a cui purtroppo rispondeva esclusivamente un Fax; a quel punto ho chiamato nuovamente quel numero “romano” e mi è stato dato un altro numero, che veniva registrato dalla compagnia telefonica… come “inesistente”!!! Ho richiamato nuovamente, lamentandomi del disservizio e facendo presente che i numeri in precedenza ricevuti erano tutti inesatti e che di contro tale servizio, avrebbe dovuto essere operante 24 ore su 24, mentre al sottoscritto, quanto accaduto dava l’impressione di una farsa… Finalmente, dopo alcuni minuti, ho ricevuto quanto avevo necessità… Per cui, quando sento frasi come quella del convegno… “Prima la giustizia“, mi viene da chiedere: Sì… ma “prima” quando??? Perché ho l’impressione che nel frattempo, prima che essa giunga… siamo morti tutti!!!
Prima di iniziare con l’argomento, desidero fare una precisazione riguardante la differenza che vi è, quando si opera nel mercato privato ed in quello pubblico…
E sì… a differenza di quanto si possa pensare, la concorrenza tra le varie società del settore rifiuti, non è basata su processi organizzativi o su fattori logistici, bensì sul prezzo; difatti il mercato libero, viene in concreto destabilizzato da quelle particolari società legate al mondo della criminalità organizzata, che fanno di tutto per accaparrarsi significative quote di mercato…
Ecco il motivo per cui, quando il traffico riguarda rifiuti provenienti da privati, il prezzo dello smaltimento si riduce fino alla metà di quello di mercato, mentre, se l’attività ha come materia prima i rifiuti solidi urbani, il prezzo di smaltimento lievita in maniera esponenziale, tanto si sa… a pagare è lo Stato!!!
Ecco, è bastata una semplice declassificazione dei rifiuti, per fare in modo di evitare lo smaltimento in discarica e creare di conseguenza, un vero e proprio danno all’erario!!!
Potremmo definirli “rifiuti scomparsi”, sono quelli di cui non se ne conosce il destino, non solo attraverso l’uso di modalità illegali, ma il più delle volte, per mezzo di procedure che potremmo descrivere essere “legali”…
Una di queste ad esempio utilizza il cambio d’identità, ovvero il rifiuto muta le proprie caratteristiche, ma solo sulla carta… attraverso un meccanismo chiamato giro bolla; ecco quindi che un rifiuto pericoloso… diventa speciale, oppure grazie anche alla complicità di un laboratorio di analisi, se ne falsificano le caratteristiche fisico-tecniche… diventando così un prodotto di recupero!!!
Il tutto grazie a centri di stoccaggio, compostaggio o trattamento, autorizzati da procedure semplificate; l’importante è riuscire a far perdere le tracce del rifiuto prodotto e conferito a chi si è impegnato, formalmente, a smaltirlo nella legalità…
Quindi, la strada seguita per trasportare, intermediare e smaltire illecitamente i rifiuti è quella tipica della declassificazione dei rifiuti e la tecnica del “giro bolla”, da un centro di stoccaggio e trattamento ad un’altro, è quella che risulta più utilizzata…
Entrano in gioco, così, documentazioni di accompagnamento dei rifiuti che vengono falsificate e/o sostituite durante il trasporto.
Il “giro bolla” (o anche triangolazione), consiste nel far transitare i rifiuti solo in maniera cartacea, da uno stoccaggio ad un’altro, oppure attraverso impianti di recupero e/o di compostaggio con il fine di declassare la tipologia del rifiuto trattato e aggirare le normative previste.
Ecco quindi che, attraverso una rete articolata di faccendieri, analisti, chimici, impiegati e trasportatori, il rifiuto entra con la bolla del produttore e con un determinato codice in un centro di stoccaggio; successivamente con una nuova bolla dello stesso centro, il medesimo rifiuto, senza subire alcun trattamento ed in alcuni casi subendo solo la miscelazione con altri rifiuti, è inviato per lo smaltimento/recupero finale, ovviamente dopo aver cambiato “identità”.
Semplice vero… è dire che questa procedura è ben conosciuta da tutti, ma stranamente nessuno ne parla…
Un’altra tecniche di smaltimento (illecito) è quella di utilizzare cave dismesse o create appositamente in modo abusivo; si realizzano cioè buche di dimensioni rilevanti, dove vengono seppelliti i rifiuti, il tutto accuratamente ricoperto da uno strato di terreno vegetale, affinché si possa mascherare l’intervento compiuto e sul quale successivamente sarà possibile piantare anche alberi da frutto (e chissà se per quest’ultimo intervento, non si riescano ad ottenere anche i fondi comunitari…), così oltre alla truffa… anche la beffa!!!
Ed infine ecco alcuni modi, per far sparire o per meglio dire, per trasformare una parte di quei rifiuti: – lo smaltimento di rifiuti speciali derivanti da impianti di tritovagliatura dei rifiuti urbani, finiscono in ripristini ambientali;
– lo spandimento sul terreno di pseudo-fertilizzanti… provenienti da attività di compostaggio di fanghi non sottoposti ad alcun trattamento o comunque non idonei per le elevate concentrazioni di metalli pesanti;
– l’immissione in cicli produttivi, quali cementifici e/o fornaci per la produzione di laterizi, di fanghi industriali, polveri di abbattimento fumi, ceneri e scorie derivanti dalla lavorazione di metalli;
– l’impiego di rifiuti pericolosi in ripristini ambientali, in rilevati stradali o in riempimenti di cave trasformate in vere e proprie discariche.
Da quanto sopra possiamo evidenziare due fattori: da un lato la capacita organizzativa di un sistema illegale e dall’altro, l’inadeguatezza di un sistema di controllo!!!
La corruzione diffusa in questo settore e l’atteggiamento compiacente proprio di chi dovrebbe verificare quelle attività, ha permesso difatti la diffusione di tutte quelle sopra esposte pratiche illegali, assicurando non solo l’impunità a quegli imprenditori (il più delle volte semplici “prestanome” di quelle associazioni criminali), ma creando una sistematica violazione delle norme, che ha condotto all’assoluto spregio dell’ambiente e della salute dei cittadini!!!
Grazie all’utilizzo di semplici sistemi certamente efficaci e attraverso l’ausilio di funzionari e/o dirigenti corrotti, sono stati possibili realizzare ingenti profitti, che hanno più di tutto alimentato il business di quella criminalità organizzata!!!
Come sempre, in particolare nella nostra regione, siamo in presenza di un mix letale di anarchia, degrado ed illegalità, di fronte al quale purtroppo, prevalgono spesso da parte di alcuni uomini delle istituzioni e soprattutto dei cittadini, cinismo e indifferenza!!!
Si vorrei iniziare così questa mia missiva ad un Ente importante, perché esso tra le sue funzioni (per chi non lo sapesse), svolge tutta una serie di attività, quali ad esempio, la vigilanza e il controllo sull’applicazione delle leggi minerarie e l’applicazione di tutte quelle norme riguardanti la sicurezza e la salute dei lavoratori, di questo settore di competenza… Tra i suoi compiti vi sono difatti:
– ispezioni ordinarie e verifiche di impianti elettrici nelle cave, nelle attività extra-minerarie, nei permessi di ricerca e nelle concessioni minerarie;
– accertamenti di cave abusive;
– rilascio nulla osta esplosivi nelle cave, nelle attività extra-minerarie, nelle concessioni minerarie.
Inoltre l’Ente svolge anche adempimenti connessi ai compiti del Servizio, quali:
– istruttorie delle istanze per il rilascio di permessi di ricerca e concessioni di sostanze minerali di 1° categoria;
– controllo pagamento del canone annuo e superficiario, sui permessi di ricerca e concessioni minerarie;
– istruttoria istanze per il rilascio di autorizzazione per l’esercizio di attività di cava.
Da quanto sopra si comprende come questo settore, occupi un’interessante comparto nell’economia della nostra regione, sia per il sostanzioso giro economico che realizza, ma anche per il comparto occupazionale che concretizza, in virtù dell’indotto che le sue lavorazioni realizzano, ed infine, per quanto concerne i rifiuti, si occupa in termini di salute e salvaguardia dell’ambiente per i cittadini…
Ora… – sarà che ultimamente riesco ad anticipare quanto solitamente a breve potrebbe avverarsi sotto l’aspetto giudiziario – ma certamente, in questo particolare caso, mi è più facile prevedere una qualche inchiesta, a causa della materia messa in campo, che come ben sappiamo è nel mirino di quella associazione criminale, dedita ad accrescere la propria attenzione nei confronti di quei settori come l’estrazione e i rifiuti, in particolare di quelli speciali e pericolosi. Ho l’impressione (ma basti osservare la scarsa attenzione con il quale i media e il web danno notizie su questi argomenti) che vi sia una sorta di reticenza, e di conseguenza l’opinione pubblica, assegna a questo fenomeno (di grande portata, ma perfettamente ben celato), poca importanza… D’altronde, fateci caso… i rifiuti fanno notizia solo quando li troviamo disseminati per le strade, quando si ha difficoltà a smaltirli, quando i siti predisposti alla loro trattamento sono al collasso, oppure quando quegli aggregati sono parte integrante di un calcestruzzo depotenziato, ed è il motivo per cui difficilmente, questi vengono fatti emergere, quando la notizia riguarda traffici illeciti o discariche abusive… Un silenzio tombale… e vi assicuro che serve a poco, anzi direi a nulla, denunciare fatti gravi come quelli a volte individuati e portati a conoscenza delle autorità giudiziarie, poiché – per motivi che al sottoscritto sembrano assurdi – si preferisce solitamente insabbiare quelle attività compiute in maniera illegale… D’altronde se i dati indicano che in Italia, vengono smaltiti in maniera non corretta o del tutto illecita più di 100 milioni di tonnellate di rifiuti, si può comprendere l’importanza di quel giro d’affari che questo business produce, causando di fatto un danno all’erario quantificato in un migliaio di milioni di euro.
E’ evidente che di fronte a tali cifre, sono in molti a chiudere un occhio e forse anche due… e non c’è quindi da meravigliarsi se quelle associazioni di stampo mafioso, abbiano saputo negli anni infiltrare i propri imprenditori in questo settore, affinché potessero svolgere quanto necessario in un tessuto particolare difficile da controllare, grazie soprattutto alla disponibilità concessa loro, proprio da una parte di quei soggetti istituzionalmente preposti ai controlli di quelle coltivazioni di cave e della loro estrazione o della tutela del ciclo dei rifiuti , realizzando così gravi distorsioni non solo al mercato, ma anche alla libera concorrenza… Nei miei prossimi post, faro in modo di descrivere in maniera pratica, il “modus operandi” che alcuni imprenditori di questo settore adottano abitualmente… Resterete sorpresi dalla semplicità delle procedure e di come quotidianamente si riescono a compiere quei traffici illeciti, attraverso le crepe normative lasciate aperte loro, da questo sistema legislativo debole!!! Non pensiate inoltre che quanto sopra avvenga nel più totale buio della notte… No all’opposto… il tutto vine compiuto come si dice: “Alla luce del giorno“!!!
Ricordo una favola che da bambino mi leggeva spesso mia madre:
Un giorno un cane prendeva in giro le tartarughe perché erano lente…
Una tartaruga, che abitava lì vicino, avendo sentito quanto diceva, lo sfidò dicendogli: Facciamo una gara di corsa, chi arriva primo vince…
Il cane ovviamente accettò la proposta, pensando tra se e se… a quanto quella tartaruga fosse stupida…
Ed allora, posti entrambi nella griglia di partenza… partirono, ed il cane, che già dopo alcuni metri aveva un gran vantaggio, preso dall’entusiasmo, iniziò a ridere a crepapelle e più si allontanava, più si girava e rideva a guardare quel distacco, che andava aumentando sempre di più…
Correva e si girava, si girava e correva ancora più forte e ridendo ancora una volta, si girò a guardare quella tartaruga che ormai non si vedeva più…
Ma dopo qualche metro quel cane, nel rigirarsi nuovamente per osservare dove fosse finita la tartaruga, andò a sbattere contro un albero e svenne…
Quando – dopo alcune ore – si risvegliò ancora intontito, prese immediatamente a correre nuovamente verso l’arrivo e… man mano che si avvicinava all’arrivo, s’accorse che la sua sfidante era lì, seduta ad aspettarlo….
Lui sbalordito e con la lingua penzolante per lo sforzo compiuto, appena giunse anch’egli all’arrivo, si diresse verso la tartaruga e gli chiese: “Ma… ma… ma come hai fatto? Ero sicuro di vincere!!!
E lei: Sai, anche andare lenti ha i suoi vantaggi…
A volte, quando scrivo un post o segnalo qualche circostanza irregolare, ho come la sensazione che quanto da me segnalato, non giunga mai – quantomeno non in tempi celeri – a soluzione…
Ma poi stranamente accade il cosiddetto “miracolo“, ed allora ecco che quel pensiero negativo svanisce e tutto riprende nuovamente per il meglio, già intuisco che quanto avevo provato a compiere per far emergere quel problema, era servito a qualcosa…
Beh… la notizia che mi è stata riferita stamani e che quel dipendente descritto nel post è stato trasferito ad altra ufficio ed il suo incarico è stato affidato ad un altro funzionario che – sempre dalle informazioni ricevute – sembra essere una persona professionalmente corretta e soprattutto perbene!!!
Ed allora ho ripensato a quella favola ed a cosa mi volesse trasmettere (in morale) mia madre: “Chi va’ piano, va’ sano e va’ lontano…”!!!
Da quanto sopra si comprende come – per il sottoscritto – questo settore e soprattutto il suo indotto, abbiano costituito da sempre un motivo d’analisi e valutazione, in particolare ciò di cui sono stato attratto, riguarda le dinamiche e i processi produttivi, che attraverso quel dipartimento, si possono determinare, molte delle quali ho l’impressione, solitamente sfuggono alle scrupolose e soprattutto rigorose regole, imposte dalle normative vigenti…
In particolare, sono proprio quei suoi uomini a condizionarne il sistema…
Non mi riferisco agli abituali proprietari e/o a quegli imprenditori di cui ogni tanto si sente parlare, ma a tutti coloro che hanno in quel particolare settore dirette responsabilità di verifica e di controllo, a cominciare dai professionisti progettisti e direttori dei lavori, per giungere a coloro che hanno mansioni di funzionari e dirigenti di quelle PA…
Scoprire ogni qual volta – a seguito delle indagini compiute dalle procure nazionali – di quelle attività estrattive “abusive” oppure di quegli impianti di frantumazione non a norma, ed anche della produzione e vendita d’inerti con pagamenti in nero effettuati mediante denaro contante, per continuare con l’uso di molte cave dismesse per fini quali lo smaltimento illecito di rifiuti e con lo sversamento grave di liquami e prodotti pericolosi ad opera della criminalità organizzata, è di per se logorante…
Vanno inoltre ricordati, tutti quei mancati controlli nei luoghi ove si stanno effettuando lavori d’attività estrattiva, che determinano ahimè nei confronti di alcuni funzionari addetti a quelle verifiche accesi conflitti personali, seguite da minacce verbali e manifestazioni violente, da parte di alcuni esercenti, il più delle volte quest’ultimi… “abusivi”!!!
Ed infine, come non evidenziare quelle circostanze gravi che vedono, di volta in volta, la partecipazione di alcuni funzionari che in cambio di mazzette e favori personali e/o familiari, preferiscono chiudere un occhio ed anche l’altro, su tutte quelle procedure di controllo, facendo in modo che queste vengano approvate come fossero in regola oppure, quando ciò non è non possibile, fanno in modo che quegli accertamenti, vengono di fatto insabbiati…
D’altronde essi per primi devono fare in modo che non abbiano mai ad emergere eventuali riscontri negativi nei quali, quei loro soci (o meglio… dovrei chiamarli con il loro nome “complici”), potrebbero subire ripercussioni personali…
Va difatti ricordato, che proprio taluni professionisti, hanno ricevuto quell’incarico di direttori dei lavori, grazie alla solerte raccomandazione “coercitiva” di quel funzionario, che ha saputo imporre con il proprio “consiglio” a quegli esercenti, i quali, hanno preferito accettare, per non dover aver alcun tipo di problema nel corso della loro attività…
Ma oggi ho uno strano presentimento… già, è come se il tempo dei soprusi sia finito!!!
Sono convinto che a breve qualcuno all’interno di quegli uffici pubblici avrà un’amara sensazione, quella di sperimentare su se stesso, la violenta preoccupazione che si ha quando vi è in corso… un terremoto!!!
Se potrà consolare… sappia che scappare, non servirà a nulla!!!
“Egr. Sig. Costanzo, anche oggi, quel nostro funzionario dell’assessorato territorio ambiente non ha deluso.
Per l’ennesima volta, in giornata di ricevimento, il signor funzionario, era assente!!!
Ebbene si, sono diventato un veggente perché la sua assenza l’avevo prevista già con largo anticipo ed ero certo che oggi, avrei trovato la sua porta chiusa a chiave, sentendomi dite da un suo collega, come al solito: mi spiace ma il signore oggi è assente.
Chissà debbo pensare che probabilmente sarà stato colto da un malessere.
Già, peccato pero che quel malore non sia di fatto permanente!!!
Ma come le avevo in precedenza comunicato: non demordo!!
Qualcuno tra i suoi lettori si chiederà stupito: ma perché non chiama prima per confermare l’appuntamento???
Come mai non contatta telefonicamente quel funzionario?
Magari si risparmierebbe di fare tanti km inutili!!
Ebbene, vorrei rispondere a ciascuno di loro, se pur profondamente imbarazzato, provo a rispondere: non ci riesco! Non ne sono capace!! Ma come? Sì, non ci riesco, ma non perché non sappia usare il cellulare, ma solo perché il signore funzionario non risponde mai!
Anzi, per la verità, durante un precedente incontro fortuito, lui stesso mi ha riferito che non ha tempo per rispondere perché è sempre molto impegnato!!!
Bene, a questo punto mi arrendo, desisto, ammetto la sconfitta, ho fallito e quindi… quindi non mi aspetta che una sola strada, inizia la caccia, già quella caccia implacabile che avrà un solo obiettivo: Giustizia!!!
Mi permetta di aggiungere alla sua comunicazione, una nota personale: speriamo che non finisca come al solito… e cioè con una sanzione amministrativa o con quell’inconcludente richiamo da parte del proprio dirigente, che nel tempo, non riuscirà ad apportare a quel proprio dipartimento, alcun reale concreto e positivo cambiamento…