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Dai roghi di Alessandria ai missili di oggi: la cultura sempre sotto attacco.

Si racconta che Hitler abbia ordinato di risparmiare Oxford dai bombardamenti, forse per il suo valore come faro di conoscenza, forse perché sognava di farne il cuore del suo dominio europeo.
Quel che è certo è che, in quell’occasione, la guerra sembrò inchinarsi, seppur per un momento, davanti al peso sacro della cultura.

Oggi, invece, i missili non distinguono più tra caserme e biblioteche, tra soldati e studenti, tra laboratori e trincee. Volano ciechi, distruggono senza guardare, e quando colpiscono, è sempre la civiltà a perdere.

Proprio come Oxford, il “Weizmann Institute of Science di Rehovot” era un tempio del sapere, un luogo dove menti brillanti lavoravano alla frontiera della scienza: matematica, fisica, biologia, intelligenza artificiale.

Ma in questa guerra, nessun sapere è innocente. Le stesse scoperte che avrebbero potuto curare malattie o esplorare le stelle sono state piegate alla logica delle armi, trasformate in droni, laser, sistemi di difesa. E così, quando l’Iran ha risposto agli attacchi israeliani, ha preso di mira proprio quel simbolo, perché oggi la cultura non si protegge più, si usa come bersaglio.

Pochi ne hanno parlato. Le immagini dei danni sono svanite nel silenzio dei governi, come se la distruzione di un centro di ricerca fosse un dettaglio trascurabile, un effetto collaterale accettabile. Eppure, ogni volta che un missile cade su una biblioteca, un museo, un’università, è l’umanità intera a perdere qualcosa. Non solo muri e libri, ma secoli di progresso, di domande, di scoperte.

Forse è questo il paradosso più amaro: in un’epoca in cui la conoscenza è più accessibile che mai, continuiamo a bruciarla!

Già… siamo tornati ai tempi in cui il sapere era merce rara, custodita da pochi, negata ai molti. Solo che oggi non servono roghi o editti, basta un missile. E mentre le macerie fumano, ci illudiamo ancora di stare combattendo una guerra, quando in realtà stiamo solo scavando la nostra ignoranza!

La corruzione: il male invisibile che permea tutto!

La corruzione è percepita come un fenomeno diffusissimo, in particolare nei grandi appalti pubblici, dove sembra essere una presenza storica e radicata. Ma non si ferma lì: investe i concorsi pubblici, la gestione delle carriere, e persino settori essenziali come la sanità e l’istruzione universitaria.

Per molti cittadini, è quasi una necessità: un “male utile” per ottenere servizi o avanzare in ambiti dominati da favoritismi e scorciatoie. Questa percezione non solo alimenta sfiducia e disillusione verso le istituzioni, ma normalizza la corruzione stessa, facendola sembrare inevitabile, un pezzo inscindibile della nostra vita pubblica e privata.

È qui che si nasconde il vero pericolo: accettare la corruzione come parte integrante della società significa rinunciare a combatterla. La consideriamo endemica, quasi genetica, quando in realtà essa prospera grazie all’indifferenza, all’omissione e, a volte, alla complicità.

E mentre il fenomeno cresce, cala la partecipazione attiva dei cittadini. Le piazze si svuotano. Le denunce diminuiscono. Sempre più persone vedono il whistleblowing non come un dovere civico, ma come un rischio personale e professionale. E così il silenzio diventa complice.

Pochi sono i coraggiosi che denunciano, che credono ancora nella giustizia e si impegnano a fare il proprio dovere. E difatti a dimostrazione di quanto detto, dove sono tutti gli altri? Già… ditemi, chi sono questi eroi che tanto parlano ma che poi di fatto sr rendono silenziosi? Sì… chi sono quei cittadini, politici, imprenditori o anche dirigenti e funzionari che alzano la voce contro la corruzione? Fatemi i loro nomi perché io non ne conosco!!!

La verità è amara: questo sistema corrotto fa comodo a troppi. È un male che non solo tolleriamo, ma a cui partecipiamo, attivamente o passivamente, affinché nulla cambi.

Ma possiamo davvero accettarlo? È così che vogliamo vivere, in una società che si arrende al marcio?

È tempo di guardarsi allo specchio e chiedervi se volete continuare ad essere ancora parte del problema o della soluzione. 

Il cambiamento parte da noi, dalla nostra volontà di dire “basta” e di agire, anche con piccoli gesti, per costruire un futuro libero da questa piaga.

Un Parlamento ignorante è un pericolo per il paese nel suo insieme!!! Quindi, non votate più per l'ignoranza e per una volta siate dignitosi: fate la cosa giusta!!!

Ho ricevuto stamani un link di un intervento parlamentare pubblicato sulla piattaforma di video sharing cinese conosciuta come TikTok: https://vm.tiktok.com/ZGeXtM8B5/

Osservando quel video non sapevo se ridere o piangere, ma ho subito rinunciato a scrivere – con riferimento all’incidente che ha provocato la morte del Presidente iraniano Ebrahim Raisi ma soprattutto l’eventuali responsabilità che hanno, secondo il sottoscritto, condotto a quel disastro – e mi sono preso questo giorno per affrontare un problema grave che attanaglia da sempre il nostro Paese: l’ignoranza!!! 

Nell’iniziare a scrivere su questo argomento mi sono ricordato quanto avevo letto alcuni anni fa, ed allora nel ricercare quel documento, ho deciso di riproporlo, perchè rappresenta esattamente quanto avrei voluto dirvi oggi e cioè che “prevale l’idea che persone senza istruzione o senza alcuna esperienza lavorativa siano perfettamente in grado di gestire un Paese di sessanta milioni di abitanti”!!!

E difatti… “ci siamo assuefatti a un linguaggio sgangherato, all’ignoranza confusa per spontaneità e vicinanza al popolo (…), ci hanno fatto credere che con l’ignoranza al potere si potesse trovare una scorciatoia e dare un colpo alle élite, agli intellettuali e ai poteri forti”

Inizia così Irene Tinagli nel suo libro “La grande ignoranza”.

Raramente un libro è arrivato così tempestivamente sul mercato come questo: è sufficiente fare 15’ di zapping fra i telegiornali per sentire una candidata alla presidenza della regione Abruzzo affermare che il suo risultato deludente è dovuto al fatto che “clientelismo e ignoranza hanno avuto la migliore” (presumibilmente intendeva dire “hanno avuto la meglio”). 

Cambiando canale, si intercetta la dichiarazione del presidente del Consiglio che afferma: “In quanto presidente della Repubblica, io sono il garante dell’unità nazionale” (di solito, agli esami, gli studenti di diritto o di scienza politica che non distinguono le due cariche vengono bocciati). 

Originale anche la lettera che il vicepresidente del Consiglio ha scritto al quotidiano francese Le Monde per ribadire il suo attaccamento alla “millenaria tradizione democratica” della Francia. 

Una tradizione, quindi, che non nascerebbe nel 1789 ma che invece comprenderebbe Luigi XVI, il Re Sole Luigi XIV, Carlo VIII (quello che invase l’Italia nel 1494) risalendo nei secoli fino a Carlo Magno…

Il post scritto da Fabrizio Tonello che vi consiglio di leggere per intero su –https://ilbolive.unipd.it/it/news/democrazia-ammalata-ignoranza  continua con una frase bellissima: un elettorato ignorante rappresenta un pericolo non solo per i votanti ignoranti stessi, ma per il paese nel suo insieme!!!

Infatti… se dovessimo riprendere tutte le frasi quotidianamente pronunciate da molti Parlamentari, beh… credo che queste potrebbero esser raccolte in un voluminoso tomo, già… che supererebbe di gran lunga quello stesso libro divertente, pubblicato sulle barzellette di Francesco Totti!!! 

Nessuno resta indietro!!!

Studenti universitari a sostegno degli alunni più “fragili” delle elementari che, non avendo potuto fruire al meglio della didattica a distanza nel corso del 2020, si trovano oggi in uno stato di svantaggio educativo, a rischio dispersione scolastica. 

È appena partito e si intitola “Nessuno resta indietro”. 

Percorsi per il recupero e il potenziamento in Sicilia» il progetto voluto dal governo Musumeci e finanziato con 221 mila euro dall’assessorato regionale all’Istruzione e alla Formazione professionale, realizzato in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale e con il Dipartimento di Scienze psicologiche, pedagogiche, esercizio fisico e formazione dell’Università di Palermo (diretto da Gioacchino Lavanco), esteso anche all’Università Kore di Enna.

L’azione di tutorato e di sostegno all’apprendimento si propone di mettere a punto un modello sostenibile, con strategie e strumenti innovativi di recupero e potenziamento, applicabile nel periodo di emergenza sanitaria, per contrastare gli effetti a breve e a lungo termine della chiusura delle scuole e dell’attuale ripartenza sui bambini in difficoltà, ma utilizzabile anche dopo la pandemia.

Circa mille studenti del corso di laurea magistrale in Scienze della formazione primaria dell’Ateneo di Palermo, coordinato da Alessandra La Marca, e 200 dello stesso corso di laurea magistrale di Enna, formati e supervisionati dai docenti tutor, svolgeranno il proprio tirocinio organizzando attività a distanza con piccoli gruppi di alunni a maggiore rischio di insuccesso scolastico. 

Verranno coinvolti in percorsi didattici mirati alunni fra i 5 e i 10 anni con svantaggio culturale, selezionati in 33 scuole primarie della provincia di Palermo e in 10 di altre province siciliane, per un totale di circa 70 mila ore di attività pomeridiana. 

Scuola-polo è l’istituto comprensivo Giovanni Falcone dello Zen di Palermo. 

Gli studenti universitari tirocinanti, che riceveranno una formazione specifica sulle finalità del progetto, interverranno con un approccio ludico a potenziare le competenze di base, migliorare le abilità linguistiche e di calcolo, di comprensione della lettura. 

Si prevede il coinvolgimento di 4 giovani laureati siciliani (3 a Palermo e 1 a Enna), che usufruiranno di una borsa di studio per nove mesi, per la progettazione e l’organizzazione delle attività, il monitoraggio e la valutazione finale.

Quando l’emergenza Covid-19 sarà superata, gli interventi con gli alunni “fragili” potranno essere realizzati anche in presenza.

“Riteniamo fondamentale e non rinviabile un’azione inter-istituzionale rivolta a sostenere il benessere psicofisico degli alunni e le competenze scolastiche in particolare di quegli studenti che, a causa dell’emergenza Covid-19, si stanno ritrovando in maggiore stato di difficoltà o con ritardi di apprendimento, spesso maturati a seguito del forzato e lungo ricorso alla didattica a distanza” ha sottolineato l’assessore regionale all’Istruzione e alla Formazione professionale, Roberto Lagalla. 

Abbiamo voluto cominciare dai più piccoli, che rischiano di rimanere indietro perché non sufficientemente supportati dall’ambiente familiare. 

Questi alunni avranno l’occasione di potenziare i loro apprendimenti con l’aiuto di studenti universitari, che vedranno come fratelli e sorelle maggiori».

Cosa dirò agli studenti???

Ci sono delle notizie che non possono essere ridimensionate, ma vanno grazie al web, riprese e pubblicate affinché si faccia comprendere a chi di dovere, che non si può fare sempre e comunque ciò che si vuole, ne va della nostra dignità di essere “Italiani” e di credere nella costituzione…
Il Presidente degli Stati Uniti d’America, Bill Clinton, è noto per il suo “forswearing”, l’atto con cui intenzionalmente ha giurato un falso o ancor meglio falsificato una affermazione per non dire la verità, sia essa verbali o per iscritto, ed è il motivo per il quale è stato accusato di “impeachment” e si è dovuto dimettere…
Qui di contro, nel nostro paese, un ministro in fase di giuramento sulla nostra Costituzione, omettendo di fatto una laurea mai posseduta… non fa altro che dichiarare il falso e prendere di fatto tutti noi… per il culo!!! 
Ho letto della lettera aperta inviata da Marco Pappalardo (docente di Lettere a Catania) al ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, che esprime perfettamente in ognuna di quelle parole, quel sentimento di disagio, per una vicenda che definirla, amara e vergognosa, è sicuramente poco: 
“Ministra Fedeli, potrebbe suggerirmi per favore in che modo dovrò spiegare ai miei alunni che Lei ha per anni dichiarato il falso, ha vantato un titolo che non aveva e non ha, ha cercato scuse invece di chiedere perdono e dimettersi? Potrebbe suggerirmi come fare a stimolare gli studenti all’onestà, alla trasparenza, alla giustizia, al senso civico quando Lei ha giurato sulla Costituzione sapendo di avere scritto sul curriculum qualcosa di non vero? In che modo sarò convincente con i maturandi, in occasione dei prossimi Esami di Stato, in merito alla fatica da fare, all’importanza del momento, al rispetto della Commissione, al valorizzare le prove che verranno dal Ministero, a non copiare di qua o di là, quando ci ha dato e ci dà tale esempio di immaturità e scorrettezza? 
Ho imparato che “chi è fedele nel poco, sarà fedele anche nel molto”, dunque mi permetta di avere timore – non per me ma per i miei carissimi studenti – se, in barba al suo cognome, io non posso riporre alcuna fiducia in Lei e nel suo futuro operato.
Non metto in dubbio che abbia esperienze di lungo corso nel sindacato e in politica, ma che valgono senza coerenza, credibilità e umiltà? Inoltre, non è bello neanche cercare di coprire il marcio con giri di parole e inventare errori, poiché tutti sappiamo il valore di un diploma di quel tipo (onorevolissimo per carità!) e quello di una laurea; possibile che proprio Lei non lo sappia? Già solo per questo dovrebbe essere bocciata! Ai miei studenti dico spesso che non per forza tutti devono ottenere un laurea per realizzare la propria vita e per fare qualcosa di buono per gli altri, e che non è necessario – a mio avviso – che un ministro debba essere laureato, poiché di laureati pericolosi ne conosco tantissimi, così come conosco diplomati di altissimo livello e competenza in ciò che fanno.

La questione è che Lei – qualora non se ne fosse accorta – è il Ministro dell’Istruzione e dell’Università! Tutti, inoltre, devono poter accedere ai ruoli di governo, persino con la vecchia quinta elementare se persone di valore, però che siano vere, senza scheletri nel curriculum, senza sotterfugi. Secondo Lei, per cosa sarà ricordata nella storia della politica italiana? Con quale credibilità parlerà agli studenti che stupidi non sono? Sì, perché io non mi preoccupo per me, povero docente precario del Sud, temo per i continui cattivi maestri fuori dalla cattedra che la politica continua ad offrirci con ruoli di responsabilità. 

Coraggio, non inventi scuse come i ragazzi davanti ad un compito non svolto a casa, non scarichi su altri o altre questioni la sua responsabilità; il gender, il “sì” al referendum, la sua parte politica, non sono questi i problemi, si figuri! Le parole, sia quelle scritte che quelle cancellate, hanno un peso e lasciano il segno, nel suo caso molto negativo quando si nasconde la Verità. Cordiali saluti”.
Mi auguro che questa signora, ad inizio Anno, abbia presentato le proprie dimissioni!!!

Di padre in figlio…

Una delle questioni più interessanti che difficilmente troverete nel nostro paese pubblicate, è rappresentata dal passaggio generazionale tra padre e figli…

In particolare, ciò che viene comunemente evidenziato è la mancanza di capacità delle nuove generazioni a saper condividere quelle strategie preimpostate, modelli di garanzia di una vita passata che ha saputo negli anni realizzare amicizie e profitti…
Questo modo d’accettare quanto a suo tempo loro consegnato, non viene oggi sentito da alcuni giovani come una opportunità di crescita, ma viceversa, questa situazione viene considerata un fardello… qualcosa con cui ci si dovrà sempre confrontare e che darà modo di ricevere (proprio da parte di quei predecessori, ora divenuti anziani…) critiche continue per ahimè, dimostrate inettitudini…  
Tutti i genitori che si sono fatti da se o che ai tempi hanno ricevuto dal proprio genitore quegli studi professionali, imprese, etc. – tempi allora in cui le decisioni familiari non si discutevano, ma bisognava esclusivamente impegnarsi negli studi già prestabiliti, in quanto intrapresi a sua volta dalle precedenti generazioni, affinché si proseguisse verso quell’avviata gestione ed escludendo sin da subito, qualsivoglia improvviso e destabilizzante cambiamento – dopo aver proseguito negli anni in modo disciplinato quanto gli è stato consegnato, dovranno ora prepararsi ad accompagnare a loro volta i propri figli in quel percorso, restando ad osservare e facendo loro applicare quelle regole ferree imposte, alle quali essi non hanno mai eseguito cambiamenti o modifiche, quest’ultime viste come fastidiose innovazioni…     
Certo, parliamo di un periodo nel quale l’Italia viveva un periodo economico fiorente, non vi erano crisi e tutti i settori erano in forte espansione…
Il nome del fondatore, diventava a volte figura rappresentativa per la propria città o anche della nazione, diventando di fatto modello sociale che poteva familiare che poteva essere tramandato per generazioni, sì… da padre a figlio, ai nipoti e così discorrendo…
Quanto sopra ovviamente aveva un senso pratico, in particolare quando quegli eredi dimostravano di meritarsi la “creatura” fin lì realizzata, altrimenti in caso contrario (e non era la prima volta che accadeva), quando le capacità dei figli non venivano ampiamente dimostrate o vi era in corso un conflitto familiare, ecco che accadeva egoisticamente che il proprio genitore portasse con se quella propria creatura, già… a morire, come quel Mazzarò nella novella di Verga: “robba mia… robba mia… vientene con me”!!!
Ed è quindi che soltanto quando i figli decideranno di andare avanti con le sole forze, quando dimostreranno di possedere a tutti l’innato coraggio, si potrà giungerà ad avere nella vita sociale ottimi professionisti…
Altrimenti, come sta accadendo da due generazioni, ci siamo ritrovati ad avere centinaia di migliaia di “figli di papà” che non sanno far altro che godersi i patrimoni ereditati e che con il passare del tempo, avranno come obbiettivo finale quello di distruggerne quanto loro tramandato…
Come si vede una totale differenza, tra chi mantiene una determinata impronta e chi persegue nuove strade, a volte diverse, rispetto ai programmi familiarmente imposti…
Sicuramente, la propensione da parte di alcuni genitori ad incentivare il livello d’istruzione dei propri figli aumenta con l’aumentare del livello d’istruzione da essi raggiunto, di contro la probabilità che i figli acquisiscano un livello di istruzione eguale o più elevato, si riduce di molto, quanto il livello di istruzione scende oppure è molto basso..
Coloro che infatti possiedono un livello educativo medio/alto hanno la particolare propensione a motivare fortemente i propri figli affinché acquisiscano livelli d’istruzione elevati, stimolandoli inoltre ad una forte aspirazione al successo non solo scolastica, ma anche professionale…
E’ chiaro però come l’attuale situazione comporti una disparità tra le famiglie, sia economica che culturale, ma soprattutto con una concreta applicazione di quella necessaria meritocrazia, ecco che tutte quelle politiche sociali volte a ridurre le differenze di opportunità sociali, non otterranno alcun risultato perché saranno sempre meno coloro che, attraverso l’istruzione, potranno sperare in una scalata sociale…. 
Infatti, osservando alla lunga il settore occupazionale, possiamo scoprire come il figlio di un operaio… resterà nella maggior parte dei casi anch’egli operaio (senza nulla togliere ad un lavoro certamente dignitoso… non è questo a cui faccio riferimento…), mentre ad esempio, il figlio di un Avv. e/o di un Ing., avrà certamente quei necessari appoggi, familiari e non solo, per farlo giungere all’ambito titolo…
Analoga circostanza si è andata ripetendo nella maggior parte dei casi, per quelle figure rappresentative, istituzioni, delle forze dell’ordine, della politica, ma anche per quei posti pubblici o di enti similari, che son passati da padre a figlio…
Anche nello sport è accaduto ciò, specificatamente nel nostro Paese, dove ad esempio nel calcio, i padri hanno lasciato in eredità quella professione al proprio figlio e oggi ne vediamo in campo anche i nipoti, certo a vederli in quelle squadre blasonate… assomigliano a dei brocchi!!!
E’ evidente quindi come in questo nostro paese diventi impossibile pensare di crescere, perché vi sarà sempre qualcuno che ha pensato d’occupare quel posto da voi desiderato e non vorrà mollarlo, neanche a morire, anzi se pensate che soltanto così si potrà forse liberare… vi sbagliate, perché c’è pronto già un discendente a prenderlo!!!
Non vi sarà mai quindi un vero e proprio cambio generazionale delle posizioni, perché i padri (già non idonei…) proseguiranno ora attraverso quei loro figli, i quali (nella maggior parte dei casi anch’essi inadatti…) dimostreranno incapacità professionale, disgraziatamente proprio in quegli ambiti nei quali (purtroppo per noi…) ahimè sono stati destinati, ma non solo, dimostrazione tutta la loro inadeguatezza contribuendo a incrementare in maniera negativa questo nostro già debole sistema…
Comunque, in questi anni qualcosa di positivo – nei rapporti personali tra padri e figli – è stato compiuto, già… ora si è molto più uniti!!!
Infatti… secondo uno studio redatto, sembra che i genitori “siciliani” – rispetto al resto d’Italia – dedichino il doppio del proprio tempo a disposizione ai figli, la comparazione dei dati è stata realizzata valutando gli anni passati…
Già, gli esperti aggiungono però che quanto sopra riportato, sia dipeso da una nuova condizione sociale, che prende per l’appunto il nome di: “disoccupazione”!!!