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La confisca c’è, l’indagato pure. Ma chi ha permesso che accadesse? Quando lo strumento della legalità si incaglia nel suo stesso meccanismo.


C’è un’impresa, confiscata da anni, che è riuscita a muoversi come se nulla fosse cambiato.

C’è ora un processo, con richieste di condanne pesanti, e un pubblico ministero che si presenta in persona, segno che la materia non è secondaria, né accidentale.

C’è un nome che non serve citare, perché non è di quello che si tratta: quello che conta è che l’impresa abbia continuato a funzionare dopo la confisca, nonostante la confisca, quasi grazie alla confisca, se è vero che chi la doveva custodire ne è diventato parte attiva.

C’è un amministratore giudiziario oggi indagato per concorso esterno e peculato aggravato, e questo da solo basterebbe a far suonare un campanello: uno solo, ma forte.  

Eppure il punto non è neanche lui, già… il punto è che qualcuno, all’interno del Tribunale – non di Messina, bensì di Catania – avrebbe potuto, anzi avrebbe dovuto leggersi, una decina di anni fa, le segnalazioni che qualcun altro aveva depositato (per non voler aggiungere “protocollato) con cura, anche con timore, ma con la speranza che qualcosa cambiasse.

Non erano voci, non erano sospetti: erano documenti, date, firme, ma soprattutto circostanze concrete, inequivocabili.

Se qualcuno quei documenti li avesse letti e, soprattutto, li avesse presi sul serio, oggi non saremmo qui a sentire un Pm chiedere pene così alte per reati che, di fatto, potevano essere interrotti molto prima.

Chissà se, in questo momento, quel “qualcuno” – di cui si conosce nome e cognome, anche se non serve, in questa sede, scriverli – non stia controllando il telefono più del solito, non stia ripensando a scelte fatte o dovrei dire… non fatte, non stia misurando il rischio che la persona ora sotto processo, decida di parlare, non solo di ciò che ha fatto, ma di ciò che è stato permesso.

Non è fantasia, non è suggestione: è una possibilità che conoscono bene coloro che hanno seguito la vicenda fin dall’inizio, ne conoscono i passaggi, le omissioni, i silenzi che pesano più delle parole.

E forse –  per ora solo forse – c’è chi oggi, pur stando dentro le istituzioni, non sa più come muoversi: ogni passo rischia di incrinare non un singolo errore, ma un intero sistema fatto di sguardi bassi, di fascicoli chiusi in un cassetto, di silenzi scambiati per prudenza e di scelte giustificate come “opportunità”, ma che forse hanno radici più opache.

Chissà se una luce più insistente – quella, per dire, di un’inchiesta condotta con metodo e pazienza, lontana dal clamore ma vicina ai documenti – potrebbe finalmente illuminare quei meandri in cui la legalità si perde non per violenza, ma per omissione.

Non serve chissà quale rivelazione: a volte basta qualcuno disposto a voltare pagina, davvero, e a leggere fino in fondo.

C’è chi ieri ha parlato di estorsione, di violazione della pubblica custodia, di sottrazione di beni sequestrati – tutti reati gravissimi – e lo ha fatto con chiarezza, con rigore.

C’è chi ha confermato che l’impresa, nonostante la confisca, non ha mai smesso di operare sotto certe logiche…

C’è chi ha ascoltato, ieri, le arringhe della difesa, e chi ha notato l’assenza – significativa – di due parti civili che avrebbero dovuto esserci: l’Agenzia nazionale per i beni confiscati e il Comune. 

E c’è chi, leggendo tutto questo, non prova rabbia, non prova soddisfazione, ma un senso profondo di stanchezza morale: perché non è la prima volta, non sarà l’ultima… e ogni volta si ripete lo stesso schema. La denuncia arriva, qualcuno la riceve, nessuno la legge fino in fondo, oppure preferisce insabbiarla nell’ultimo cassetto.

Finché non è troppo tardi, fintanto che improvvisamente non diventa notizia, dopo che arriva un’inchiesta giudiziaria, un processo, sì… per ricordare ciò che un semplice atto di attenzione avrebbe potuto evitare.

Ma forse – mi viene ora da chiedere – andava bene così?

Confiscare sì, ma senza dimenticare chi ha pagato per farlo!


Da anni si parla di confisca come di qualcosa di simbolico, un gesto pubblico che rappresenta una sorta di rito laico della giustizia, in cui beni vengono sottratti a chi li ha accumulati con l’inganno, i raggiri, le truffe, ma anche le complicità silenziose di referenti istituzionali corrotti e di esponenti della classe politica, cui si aggiungono, in taluni casi, referenti criminali che, con metodi coercitivi, hanno alterato la libera concorrenza, il tutto per consegnare idealmente alla collettività – come se la restituzione fosse già avvenuta solo perché un cancello è stato riaperto e una targa cambiata – una società insediata al posto di un sistema criminale.

Ma, consentitemi di dire che tra quel simbolo e la vita reale c’è una distanza abissale, fatta di scartoffie, di silenzi burocratici, di procedure che avanzano con la lentezza di chi non ha fretta, di chi purtroppo ha paura o teme ritorsioni personali e familiari nel dover gestire quei beni, pur sapendo che non è lui a dover rischiare di non pagare l’affitto, di non poter curare i propri dipendenti, di dover spiegare ai propri cari perché il lavoro che credeva stabile è svanito insieme a tutti i benefici finora ricevuti.

Perché lui è lo “Stato”, ed è stato messo lì per gestire gli altrui beni, e poco importa se la procedura sia legittima o meno: saranno i successivi gradi di giudizio a stabilirlo. Il suo unico compito è fare in modo che quei beni vengano gestiti, e poco importa se l’impresa riuscirà ad andare avanti, perché fintanto che esiste qualcosa da prendere, da spartire, da affidare, ben vengano sequestri e confische: sono garanzia di attività per molti professionisti, ciascuno legato a filo diretto con quel Tribunale che si occupa della gestione di quei beni – mi riferisco a figure come magistrati, custodi giudiziari, amministratori nominati e via dicendo.

Abbiamo letto, in questi anni, quanto accaduto a Palermo con l’inchiesta sull’ex Presidente dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati, anche se va detto che l’ultima sentenza, del 19 ottobre scorso, della sesta sezione penale della Cassazione ha cancellato quasi una ventina di capi d’imputazione relativi a quel presunto Sistema, ovvero a quel giro di mazzette e favori legato all’affidamento delle amministrazioni giudiziarie dei beni confiscati alla mafia. Al momento è impossibile dare una risposta definitiva, perché mancano ancora le motivazioni della decisione della Suprema Corte, ma un dato è evidente: dei 74 capi d’imputazione inizialmente contestati all’ormai ex magistrato, ne sono sostanzialmente rimasti in piedi tre, per corruzione e concussione.

Permettetemi, tra l’altro, di aggiungere quanto ho letto stamani su un amministratore giudiziario coinvolto in un’inchiesta nella provincia di Messina, attualmente ai domiciliari con braccialetto elettronico, dopo che la Corte di Cassazione ha rigettato il suo ricorso, confermando il quadro indiziario e mantenendo invariata la misura cautelare.

Da quanto sopra emerge con chiarezza che la gestione da parte dei Tribunali dei beni sequestrati e successivamente confiscati è stata, di fatto, fallimentare sotto tutti i punti di vista: non sto qui a elencarli, sebbene li conosca perfettamente.

Difatti, proprio il sottoscritto – che ha denunciato, che ha insistito, che ha anticipato le spese per una procedura fallimentare che nessuno voleva avviare, perché, a dir di molti, tanto sarebbe finita male comunque – ancora oggi, incredibilmente (ma non sorprendentemente… in un sistema clientelare e mafioso), si ritrova in una posizione grottesca: sono un creditore privilegiato, sì, ma privilegiato solo sulla carta, perché quel riconoscimento non è riuscito finora a farmi ricevere quanto mi è dovuto – seppure è proprio grazie al sottoscritto che si è riusciti a recuperare quasi 500.000 euro tra fatture a suo tempo non pagate e beni venduti nel corso della procedura. 

A tal proposito però desidero rendere un doveroso plauso al curatore fallimentare, per il lavoro svolto fin qui: auspicando che porti a termine la sua attività con la stessa professionalità e correttezza dimostrate sino ad ora – tanto che, una volta conclusa la vicenda, farò in modo che il suo operato sia conosciuto, anche attraverso il mio blog, citando espressamente il nome dell’avvocato che sta seguendo la procedura. Mi sento di farlo perché, rispetto a quello che abbiamo purtroppo constatato negli anni – troppi suoi colleghi, infatti, hanno finito per lasciare alle spalle solo vuoti e silenzi, quando non qualcosa di peggio – questa volta la gestione appare diversa, concreta e soprattutto trasparente.

Desidero però riconoscere anche il ruolo che ho avuto personalmente in questa vicenda: senza la mia iniziativa, senza le denunce presentate a mie spese, senza la tenacia – solitaria, ma mai rassegnata – di chi ha scelto, da sempre, di non voltarsi dall’altra parte, è lecito affermare con certezza che molte di quelle confische non sarebbero neppure state avviate, molti di quei patrimoni sarebbero rimasti intoccati, e la maggior parte di quelle condanne non avrebbero avuto neppure un fascicolo d’archivio.

Va detto che la Cassazione, con la sentenza 37200 del 14 novembre scorso, ha provato a correggere un difetto strutturale: non basta che il credito nasca prima del sequestro, serve che sia accertato in tempi utili, e questo accertamento non può dipendere solo dalla rapidità di un avvocato o dalla disponibilità economica di un cittadino.

Ma la sentenza, per quanto importante, non risolve il problema di fondo, che non è giuridico, ma culturale: finché resterà implicito, in molti uffici, in molte stanze dove si decidono le destinazioni dei beni, che chi si espone è un ingenuo, che chi denuncia è un rompiscatole, che chi pretende giustizia è un problema da gestire più che un diritto da tutelare, allora non cambierà nulla, neanche con cento sentenze.

Perché la confisca, quando funziona davvero, non è solo la sottrazione di un bene, ma il riconoscimento di un torto, la restituzione di un’opportunità, la riammissione di una persona alla dignità di chi ha fatto la sua parte e merita di vederne il frutto.

Invece, ancora oggi, chi ha pagato di persona, chi ha rischiato sul serio, chi ha messo in gioco non solo la propria professione ma anche la propria credibilità, si sente dire che deve aspettare, che deve capire, che ci sono procedure, che bisogna rispettare le priorità, come se la priorità non fosse mai stata, fin dall’inizio, la sua voce, il suo coraggio, la sua scelta di non tacere.

E intanto i beni confiscati entrano in circuiti dove, talvolta, si annidano nuove forme di opacità: consulenze vengono affidate non per competenza ma per vicinanza, le liste dei beneficiari assomigliano più a un elenco di fedeltà che a un piano di riuso sociale, e chi ha denunciato si trova ad attendere invano – non perché non abbia diritto, ma perché, pur avendolo per primo, essendo stato l’unico e il solo ad esporsi in prima persona, viene scavalcato da chi ha atteso, da chi faceva parte — e poi si è celato — direttamente o indirettamente, di quell’orticello, e che dunque dovrebbe attendere, o quantomeno trovarsi in fondo alla fila, nell’equa suddivisione che tanto si invoca.

Non si tratta di dover veder riconosciuti meriti, ancor meno riconoscimenti pubblici – finora, per quanto compiuto, non ne ho mai ricevuti, a eccezione di qualche nota di merito che ricorre, quasi a ogni piè sospinto, nelle sentenze – ma si tratta, semplicemente, di essere coerenti: se lo Stato usa lo strumento della confisca per affermare che la legalità ha un valore reale, allora quel valore deve valere anche per chi ne è stato il primo custode, non solo per chi ne gestisce le conseguenze una volta che il rischio è passato.

Altrimenti, e lo sappiamo bene, la confisca resta propaganda, una cerimonia, un’immagine da cartolina, mentre la giustizia resta fuori, in attesa, con le tasche vuote e la pazienza logorata da cinque anni di silenzi che non sono casuali, ma strutturali.

Perché il vero fallimento, oggi – e lo confermano le sentenze del Tribunale – è quello del sistema che continua a premiare chi si muove dentro le sue maglie e a punire chi prova a rammendarle.

E ogni volta che un creditore come me rimane in attesa, non è solo una pratica in sospeso: è un segnale che arriva chiaro a chi vorrebbe fare lo stesso e si ferma un attimo prima, perché sa già come va a finire.

Forse, allora, la prossima riforma non riguarderà solo le tempistiche delle ammissioni al passivo, ma qualcosa di più delicato: la fiducia.

Perché quella che si è persa in cinque anni di attesa – e che nessuna sentenza, per quanto giusta, potrà mai restituire – è la fiducia in questo Stato e nelle sue Istituzioni. Ed è il motivo per cui non mi sento più di dover collaborare con chi richiede al sottoscritto informazioni, documenti protocollati, ma ahimè andati persi all’interno di quei palazzi: gli stessi documenti che, se invece di essere insabbiati nell’ultimo cassetto fossero stati portati alla luce, avrebbero reso inutili molte di quelle inchieste oggi condotte da talune procure nazionali.

Ma chissà… forse lo Stato – soprattutto chi lo rappresenta – non teme le voci, ma il loro contrario: vuole che quei pochi cittadini ancora onesti, col tempo, imparino a tacere. Già… proprio come tutti gli altri!

AMMINISTRATORE GIUDIZIARIO ARRESTATO

Il tema degli amministratori giudiziari è stato affrontato più volte su questo blog (e non solo), con particolare attenzione alle modalità attraverso cui alcune imprese sottoposte a sequestro o confisca sono state, di fatto, gestite senza soluzione di continuità dalle stesse organizzazioni cui erano state sottratte.

E infatti, il nuovo procuratore capo di Messina, Antonio D’Amato, si è distinto, a differenza di altri colleghi che negli anni sembravano aver “dormito” o addirittura “celato” esposti ufficialmente protocollati. 

Ricordo a chi di dovere che tali esposti dovrebbero ancora trovarsi negli archivi del Tribunale e quindi nella disponibilità dei sostituti procuratori che potrebbero ora, finalmente, riprenderli in mano…

Per cui, grazie alle investigazioni condotte attraverso intercettazioni, monitoraggi e, pare, con il contributo di un collaboratore di giustizia, si è scoperto che questa situazione era resa possibile, secondo l’accusa, dalla complicità di un amministratore giudiziario.

Come spesso ripeto, l’antimafia, in questi lunghi anni, è servita a molti, specialmente a coloro incaricati di gestire beni e imprese confiscate. 

Ricordo che parliamo di un patrimonio immenso, spesso a scapito delle imprese stesse e dei loro titolari, sottoposti a provvedimenti interdittivi.

Basti pensare al caso di un magistrato, allora presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, finito sotto processo insieme ad altri imputati. Secondo l’accusa, quel magistrato avrebbe gestito i beni confiscati alla mafia in modo clientelare, creando un vero e proprio “sistema“. Al suo fianco agivano fedelissimi, tra cui commercialisti, professori universitari, amministratori giudiziari, uomini in divisa e persino familiari. Secondo i PM nisseni, questo gruppo rappresentava il “cerchio magico” del presidente.

Ma d’altronde è sufficiente recarsi in alcuni uffici per notare come tra i collaboratori vi siano professionisti, dipendenti e altre figure legate, in qualità di familiari, parenti o amici, a referenti istituzionali. Ed è per questi motivi infatti che questi ultimi, abitualmente, affidano loro quegli incarichi di gestione e amministrazione.

Nel caso specifico, l’impresa in questione era già stata destinataria di diversi provvedimenti giudiziari di sequestro e confisca, divenuti definitivi dopo procedimenti penali e misure di prevenzione. Tuttavia, nonostante l’amministrazione giudiziaria, secondo l’inchiesta in corso, l’impresa continuava a essere gestita dagli stessi soggetti interdetti. Questo sarebbe stato reso possibile grazie alla complicità dell’amministratore giudiziario, completamente asservito.

L’attività investigativa ha permesso di ricostruire il modus operandi degli indagati, finalizzato alla creazione di illeciti guadagni grazie alla complicità dell’amministratore giudiziario. Per tali motivi, il Giudice per le Indagini Preliminari, su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Messina – Direzione Distrettuale Antimafia, ha applicato una misura restrittiva nei confronti dell’indagato.

Mi chiedevo – discutendo con un amico – come questa vicenda mettesse ora in evidenza un ulteriore paradosso: lo Stato, a seguito dell’arresto dell’amministratore giudiziario, si ritrova ora nella necessità di nominare un nuovo referente per la gestione dei beni sequestrati. Una situazione che non solo rappresenta un evidente fallimento del sistema, ma che getta un’ombra pesante sulle istituzioni, dimostrando come i loro stessi rappresentanti possano risultare altrettanto corrotti. La fiducia dei cittadini ne risulta gravemente compromessa, poiché ciò che dovrebbe essere garanzia di legalità si trasforma spesso in ulteriore occasione di abusi e malaffare!!!

Vien da ridere nel leggere quali misure sono state adottate contro i patrimoni mafiosi!!!

Permettetemi stamani di dare una onoreficenza allo Stato, sì… una medaglia per evidenziare il totale fallimento di una normativa la cui ispirazione doveva condurre ad una azione concreta nei confronti di tutti quei soggetti indiziati di reati di tipo mafioso!!!

Già… diamo questo premio a quei suoi referenti che con le loro azioni hanno creduto di ergersi a “paladini”, mentre nei fatti hanno evidenziato non solo collusioni, ma un incline dedizione nel voler gestire in maniera illegale quel patrimonio confiscato a loro affidato!!! 

Sì… perché una cosa dovevano attuare, assolvere alla loro funzione di mera prevenzione affinchè si potesse ripristinare – attraverso semplici procedimenti legali – quel patrimonio oggetto della misura patrimoniali di sequestro e/o confisca.

Si trattava quindi d’indirizzare verso nuove finalità e quindi diverse destinazioni quelle proprie funzioni, a compensazione del danno risarcitorio che proprio quelle società avevano arrecato di fatto all’economia nazionale, attraverso continue violazioni di mercato e/o di libera concorrenza.

Ed inveve nulla è stato fatto, anzi viceversa quel compito di “ripulitura” (e di totale ripristino della legalità) è stato disatteso, anche se la maggior parte di quei suoi referenti istituzionali sono andati propagandando tutt’altro (sì… attraverso commissioni e soprattutto in parecchi convegni “appositamente” organizzati), perché la verità è che nulla è stato realizzato per limitare quella presenza criminale e ancor meno è stato fatto per bloccare quelle sue influenze nel contesto dell’economia nazionale!!!

Ovviamente a pagarne le conseguenze siamo stati noi cittadini “perbene” – sono esclusi dal sottoscritto coloro che fanno parte di quel sistema “sanguisuga a cui non interessa nulla, in particolare di come vadano le cose nel loro Paese, sì…  a loro interessa soltanto una cosa, giungere a fine mese per fottersi quello stipendio pagato da noi contribuenti (senza mai – a differenza di come diceva Paolo (Borsellino) – chiedersi correttamente quanto nel frattempo l’abbiano meritato…) pur sapendo che è grazie a quella loro negligenza che ahimè noi tutti, subiamo quotidianamente il risultato di quella loro indolenza.

Vedasi difatti l’aumento delle forniture, la qualità dei prodotti e dei servizi, i danni creati all’occupazione in particolare quella giovanile, ed ancora, la mancata sicurezza del territorio con l’aumento sempre più costante della criminalità organizzata, con particolare riguardo alle misure sterili di contrasto poste in campo sia di natura penale, civile ed amministrativa, cui si somma in maniera diffusa quella generale corruzione!!!

Già… i provvedimenti adottati si sono dimostrati sterili o quantomeno poco concreti, tanto che poco o nulla è stato realizzato contro i patrimoni di quei soggetti appartenenti o referenti a quelle organizzazioni mafiose e difatti ad oggi ben il 99% di quelle imprese, a suo tempo confiscate, operano attraverso nuovi espedienti nel mercato legale, già… come nulla fosse, anzi ciascuna di esse negli anni ha di fatto accresciuto esponenzialmente, accrescendo la propria influenza territoriale.

Viene quindi spontaneo chiedersi: sarà stata colpa dell’inadegua capacità dello Stato oppure di quei suoi referenti, non soltanto “infedeli”, ma incompetenti? Oppure le responsabilità vanno ricercate negli strumenti messi a disposizione dell’autorità giudiziaria e quindi delle forze dell’ordine? Si è trattato di inesperienza nel gestire in maniera professionale quell’immenso patrimonio e quindi nel dover affrontare tutti i problemi ad esso connesi, non solo nella fase preventiva della misura patrimoniale di sequestro, ma anche in quella successiva di confisca? Sì… mi riferisco a tutte quelle implicazioni di carattere economico, finanziario ed occupazionale derivanti dalla gestione diretta dello Stato di quei beni produttivi che come abbiamo potuto osservare in questi lunghi anni, hanno esclusivamente accompagnato con la “manina” la maggior parte di quelle società “interdette”alla loro cessazione!!!

Ecco perché non posso far altro che ridere su quanto ahimè accaduto, perché questa vicenda rappresenta solo in parte il completo fallimento dello Stato, ma soprattutto di quei suoi rappresentanti politici, gli stessi che hanno nel tempo preferito astenersi a quella lotta contro la criminalità organizzata, pur di ricevere in cambio da essa non solo i voti per i propri referenti di partito, ma affinchè tutto continui a restare inalterato, già… così comè!!!

Sì… debbo proprio dirlo: meritate proprio una gran bella medaglia!!!

Ma se chi deve controllare non controlla e viceversa si rende colluso con le imprese escutrici di quegli appalti…

Già… se il più delle volte accade quanto riportato nel mio titolo d’apertura, come si pensa di voler andare avanti???
Ho letto stamani un post sulla messa in sicurezza di un tratto autostradale – la cui esecuzione dei lavori ha impiegato ben nove anni per essere ripristinata – ed ora “stranamente”, sì… al primo temporale, ha evidenziato tutti i propri difetti, allagandosi in entrambe le corsie di marcia… 
Ricordo che parliamo di un tratto autostradale già interessato nel 2015 da una frana che provocò il distacco di materiale dalla collina sovrastante…
Un altro post del 12 Luglio c.a. – riportato su “La sicilia” dichiarava: «Oggi – commenta Aricò – assistiamo al completamento dei lavori che garantiscono le necessarie condizioni di sicurezza in uno dei punti nevralgici della viabilità regionale, interrotta da diversi anni. Grazie ai fondi del Patto per lo sviluppo della Regione Siciliana siamo stati anche in grado, attraverso il Consorzio per le autostrade siciliane, di avviare sulla A18 una serie di interventi di messa in sicurezza che, in questi ultimi giorni, dopo tanti anni di disagi consentono di riportare il traffico alla normalità».
Come sempre però le parole non corrispondono ai fatti e ahimè quel tratto autostradale, ma potremmo fare un elenco di tutti i problemi attualmente presenti nell’isola, risulta nuovamente compromesso e noi automobilisti come solitamente accade, dobbiamo subirne le conseguenze!!!
Ed allora ritornando al mio titolo d’apertura: bisogna prendere provvedimenti nei confronti di tutti quegli incaricati alla direzione e quindi ai controlli e ove quei lavori eseguiti dovessero risultare successivamente difformi o quantomeno non in regole rispetto a quanto era stato correttamente riportato nel Capitolato speciale e negli esecutivi, beh… verificato quindi quantro sopra, bisognerà immediatamente intervenire allontanando – una volta e per tutte – quegli infedeli” professionisti e denunciando presso le autorità giudiziarie l’accaduto affinché si possa intervenire con provvedimenti personali (e/o anche familiari… sì perché solitamente le mazzette e le regalie ricevute vengono celate in acquisti intestati a quest’ultimi che vergognosamente si prestano a quella forma di corruzione e soprattutto di ricilaggio…) di sequestro e di confisca dei beni.

Pensare d’altronde di continuare così è del tutto impossibile, perché – come ripeto spesso – la maggior parte di quei “collusi” professionisti, dirigenti, politici e via discorrendo… provano a convicerci che anch’essi vorrebbero quel cambiamento, peccato poi che nei fatti, essi si comportano proprio come quei gattopardiani: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”!!!
 
Già… questo è da semrpe il loro motto: “tutto deve cambiare affinchè tutto resti come prima” e nel frattempo gli appalti vengono per l’ennesima volta ripristinati, ma ahimè… sempre a nostre spese!!!

Provo a spiegare in maniera semplice, in quali modi si sviluppa l'imprenditoria mafiosa…

Ed allora, partendo dall’attuale condizione e cioè che non esistono nella mia regione (ma credo che la regola valga anche per tutte le altre…) soggetti talmente abili dal saper sviluppare dal nulla “strabilianti e innovative” attività imprenditoriali a cui nessuno aveva pensato prima o altresì tralasciando di evidenziare in questa sede eventuali miei conterranei (di cui non ho mai sentito parlare) che in questi anni sono stati capaci di generare sviluppi economici/finanziari tali da poter alterare anche lo stato sociale di noi isolani, beh… ciò che resta è una mera manipolazione (poco chiara) del territorio, in ogni suo aspetto, già… attraverso quel sottomesso meccanismo clientelare/mafioso a cui si lega solitamente il degrado morale della nostra classe politico/dirigenziale!!!

Vediamo quindi in quali modi questi diciamo “eccezionali” soggetti (senza alcuna adeguata preparazione…) siano riusciti a creare dal nulla, processi finanziari che hanno permesso a quelle loro attività imprenditoriali di cresciere (in pochi anni) in maniera considerevole, sapendo (ciascuno di noi e ancor più le forze dell’ordine preposte, sì…. basta fare una semplice verifica bancaria e/o patrimoniale) di come questi pseudo “imprenditori”, non abbiano mai posseduto alcunché, neppure a livello familiare, quantomeno da consentirgli di investire – anche solo una parte di quel loro denaro – per inedite iniziative!!!

Ed allora, mancando quel presuposto fondamentale per poter iniziare una qualsivoglia attività idealizzata – mi riferisco alla disponibilità di denaro – ecco che provano a ricercare (sapendo a priori – viste le condizioni personali – di non aver alcun risultato…) quelle risorse finanziarie presso diversi Istituti di credito, ben sapendo che senza alcuna garanzia personale, quest’ultimi, non rilasciano neppure un fido di poche centinaia di euro!!!

Ecco quindi che questi naturali ostacoli conducono solitamente la maggior parte ad abbandonare quelle velleità imprenditoriali, ma c’è chi viceversa non si da per vinto e pervaso dalla propria fiducia, rivolge ora quella ricerca di capitale verso (ahimè) taluni soggetti di cui si è avuto conoscenza, ben sapendo che quest’ultimi siano fortemente legati a certi ambienti criminali…

Permettetemi di precisare che questa ultima opportunità non può esser compiutà da chiunque, non tutti infatti possono usufruire di quelle risorse finanziarie di provenienza illecita, perché bisogna innanzitutto appartenere a quell’associazione o quantomeno dimostrare di volerne fare parte condividendone le azioni…

Parliamo d’altronde di soggetti che hanno già accettato di voler perseguire taluni obiettivi specifici, in particolare quelli criminosi e quindi chi prova a entrare in quel “giro d’affari” sa bene che quanto gli verrà consegnato per esser investito in quel nuovo businbess proviene da attività illegali, quali ad esempio, riciclaggio, estorsione, contraffazione, spaccio di stupefacenti, prostituzione, lavoro a nero, etc…

Per cui, chi inizia ad operare sostenuto da quel sistema illegale sa bene d’esser diventato complice di quel sistema criminale, infatti egli permette di riciclare risorse di provenienza illecità, immettendole nei circuiti dell’economia legale e della finanza reale.

Quel denaro infatti inizia a realizzare i primi profitti e allora una parte di esso, viene ora investito in nuove acquisizioni, in particolare di beni immobili come capannoni, negozi, uffici, terreni, etc… ma non solo, anche particolari investimenti sono tenuti in considerazione, mi rifersco alla gestione e alla vendita di beni preziosi, come metalli, monete e diamanti… 

Ed allora, quell’impresa (di cui ripeto nessuno sapeva nulla…) inizia improvvisamente a compiere passi di crescita importanti nell’economia locale, ma non solo, essa si espande anche in altre regioni e in settori diversi, il tutto a scapito della concorrenza leale, i cui antagonisti difatti, vengono – anche in modi coercitivi – eliminati dal mercato!!!

Tra l’altro, nessuno deve provare a bloccare la crescita di quel nuovo asset imprenditoriale, perché tutti ormai sanno che dietro quell’improvvisata “testa di legno” vi è di fatto il reale proprietario, cioè il “boss” che ha sborsato il denaro per dare inizio all’attività, la stesso che poi, al momento opportuno si riprenderà , relegando a semplice subalterno quel inesperto “imprenditore” che però nel frattempo è passato da una condizione d’indigenza ad uno stato sociale più confortevole…

Ne frattempo quel boss avrà dato vita ad altre nuove imprese, tutte collegate tra esse, già… come “scatole cinesi”, affinchè si possa permettere al nuovo gruppo di celare l’enorme espansione, rendendo sempre più occulti gli investimenti del capitale circolante… 

E sì… perché uno dei principali sforzi che deve compiere quel gruppo di imprese (per sfuggire ai controlli) è rappresentato dalla mimetizzazione degli investimenti, affinchè le forze dell’ordine – preposte a quelle verifiche – abbiano difficoltà a risalire alle origini illecite.. sin dalla loro iniziale movimentazione e difatti quanto opportunamente compiuto in maniera celata, grazie al contributo di professionisti esperti del settore, rende (successivamente) difficoltoso il controllo agli organi giudiziari, gli stessi che solo successivamente procederanno con i noti provvedimenti giudiziari di sequestro e/o confisca!!!

E’ questo il motivo che lega entrambi quei poteri; già… imprenditori e mafiosi uniti in quell’unico scopo determinato dal calcolo utilitaristico, preferendo altresì di non generare conflitti che potrebbe compromettere quel tornaconto economico per entrambi…

Sono certo che ora avete intuito come alla base della formazione di molte nostre imprese (che definirei a partecipazione mafiosa…) vi siano motivazioni di potere; mi riferisco ai meccanismi di controllo non solo dei mercati locali ma anche del territorio; già… perché attraverso quella posizione economica conquistata, si è permesso ad uno pseudo imprenditore (ma soprattutto al suo socio occulto…) di indirizzare (quando – gentilmente – richiesto) quella propria influenza, verso i referenti di quel potere politico/istituzionale i quali – ahimè – evidenziano in ogni loro circostanza, di esser disposti a offrire qualcosa in cambio pur di ricevere quel pacchetto (preparato appositamente) di preferenze elettorali… 

Cosa aggiungere, per il resto in quesa terra non cambia nulla…

Solite briciole ai cittadini per i voti concessi, qualche posto di lavoro in cambio di una loro sottomissione, sottosviluppo e criminalità ovunque si guardi, ed ancora, disoccupazione e sfruttamento della manodopera, ma soprattutto ciò che da maggiormente fastidio è quell’obbligata subalternizzazione del governo nazionale (già perchè di quello regionale non si sente neppur parlare, se non epr cazz…) a progetti di sviluppo capitalistico, sì… finalizzati – come da oltre 60′ anni accade – agli interessi delle imprese del Nord e a tutte quelle imprese (illegali) che sono state volontariamente in questi anni create,  permettendo di generare quegli inevitabili baratti tra tutti i potere posti in campo: politico/imprenditoriale e mafioso!!!

L'ennesima condanna per un amministratore condominiale!!!

Un nuovo amministratore di condominio è stato condannato per aver fatto sparire 40mila euro dal conto dedicato!!!

Riprendo quindi per l’ennesima volta una vicenda condominale a cui è seguita una condanna a tre mesi di carcere (pena sospesa), per un amministratore di condominio di Perugia, posto alla sbarra con l’accusa d’aver fatto sparire 43 mila euro versati dai condomini e di avere lasciato quest’ultimi in gravi difficoltà, sia per quanto concerne i lavori di manutenzione mai effettuati, ma soprattutto per il pagamento delle fatture relative agli spazi comuni.

Secondo la versione dell’imputato, quel denaro era servito per anticipare alcune spese, in attesa del versamento delle quote condominiali. 

Stando viceversa a quanto denunciato dai residenti, l’amministratore si sarebbe appropriato di quelle somme anche attraverso pagamenti che sarebbero risultati gonfiati…

Cosa aggiungere, fintanto che il governo nazionale non si batte in maniera seria affinché vengano tutelati i condòmini e si riconosca quindi a loro il diritto di essere informati per ottenere un’amministrazione condominiale chiara, diventa difficile per chiunque far valere i minimi principi di trasparenza, ma soprattutto senza le giuste leggi, si scoraggia quanti hanno il coraggio di far valere le proprie ragioni presso le autorità competenti e quindi nei Tribunali; quest’ultimi difatti, evidenziano tempi d’attesa lunghissimi e costrimngendo i cittadini a sostenere costi elevati, fanno in modo che si disincentivi il proseguio di quella verità, anche ai più coracei sostenitori della legalita!!! 

Quindi, bisogna fare presto e fare in modo che tutti gli amministratori di condominio che si sono resi con le loro azioni, veri e propri farabbutti, paghino in prima persona con la detenzione e soprattutto che intervenga un provvedimento di confisca per tutti i beni intestati ad egli, a familiari/parenti, ed anche ad eventuali “prestanome”!!!

Retrofront sul caso Saguto…

Dopo quanto pubblicato ieri, la Procura generale di Caltanissetta ha ritenuto esecutiva una parte della sentenza emessa ieri dalla Cassazione, che però aveva disposto il rinvio di una parte delle condanne, disponendo un nuovo processo d’appello.

La guardia di finanza quindi su ordine della Procura generale di Caltanissetta, ha arrestato e portato al carcere Pagliarelli l’ex giudice Silvana Saguto ed il marito…

Ho letto sul web che in base alle prime informazioni disponibili, i magistrati nisseni avrebbero ritenuto definitiva e quindi esecutiva una parte della condanna della coppia, che supera i 4 anni e che dunque determina la reclusione. 

All’ex giudice Saguto erano stati inflitti in secondo grado 8 anni e 10 mesi mentre al marito 6 anni e 2 mesi, più o meno eguali le condanne per gli altri imputati…

Ovviamente gli ordini di esecuzione hanno sorpreso tutti, compresi gli stessi difensori, perché gli imputati avrebbero potuto essere arrestati già ieri pomeriggio, subito dopo la lettura della sentenza, dopo cioè aver preso visione del complesso dispositivo emesso dalla Suprema Corte, che disponeva comunque per alcuni capi d’imputazione un nuovo processo…

Quindi, sembrava sfumata quantomeno la possibilità che qualcuno finisse in carcere, viceversa la Procura generale di Caltanissetta ha considerato definitiva una parte delle condanne per corruzione, per le quali la pena era stata quindi già determinata.

Ed ecco quindi il colpo di scena, che ha portato all’arresto dell’ex giudice Saguto e di suo marito…

Permettetemi un pensiero, la vicenda beni confiscati in generale, ha rappresentato – lo dico per esperienza diretta – il più grande fallimento dello Stato!!! D’altronde se si esaminassero in dettaglio tutti i procedimenti compiuti in altre realtà non solo regionali, ma anche nazionali, emergerebbe come quel sistema fosse in se corruttivo, clientelare, basato prettamente sulla nozione mercantile di “dare ed avere” e sono pochi i giudici a non aver beneficiato di quella gestione, di quei loro amici incaricati come “amministratori giudiziari”, ma aggiungerei anche molti di quei soggetti “interdetti”, che di fatto, grazie a quegli uomini e donne dello Stato, hanno potuto godere di una gestione di sequestro e/o confisca alquanto ridicola!!!

La Saguto ha rappresentato eventualmente la punta dell’Iceberg, ma la montagna che sta sotto di essa è ancora lì, unita, tutta intera e non prova minimamente a liquefarsi!!!

Infiltrazioni nell’economia legale e nella pubblica amministrazione…

“Un quadro criminale quello presente in Emilia Romagna che conferma il consolidarsi della strategia di infiltrazione nell’economia legale e nei gangli della Pubblica Amministrazione da parte delle organizzazioni mafiose“: E’ quanto si legge sulla Relazione semestrale della DIA – Direzione Investigativa Antimafia – presentata dal Ministro dell’Interno e relativa ai fenomeni di criminalità organizzata di tipo mafioso…

Secondo la DIA, si confermerebbe la presenza di soggetti collegati alla criminalità organizzata calabrese e siciliana, difatti, la Corte di Cassazione ha confermato, rendendolo esecutivo, il decreto di confisca emesso a suo tempo dalla Corte di Appello di Bologna, ad alcune società per un patrimonio del valore di circa 10 milioni di euro, riconducibile a soggetti contigui a famiglia della mafia e della ‘ndrangheta, comprendente 9 imprese, di cui alcune di trasporti, turistiche, immobiliari, e attinenti a rapporti finanziari. 

La confisca ha interessato beni situati nelle regione dell’Emilia, per reati di trasferimento fraudolento di valori ed operativi nel riciclaggio e nei settori illeciti delle truffe, ai danni di società di forniture, assicurativi, etc., utilizzando anche l’esercizio abusivo del credito e l’intestazione fittizia di beni.


PARTE SECONDA: La crescita esponenziale di molte imprese siciliane è dovuta principalmente al reinvestimento di denaro della criminalità organizzata!!!

Quindi, continuando con quanto riportato ieri, è evidente come il passaggio di trasformazione di quelle imprese mafiose, nasce principalmente dalla necessità di rendere sempre più occulti gli investimenti dei capitali. 

Già… perché affinché non si determinino da parte della magistratura quei provvedimenti di sequestro e/o confisca, giudiziaria bisogna fare in modo che i capitali riciclati subiscano una mimetizzazione, affinché alle forze di polizia, siano impedite dal risalire alle origini illecite di quel denaro di provenienza illegale… 
Ora si comprendono i motivi che spingono quei membri di cosa nostra a celarsi dietro a prestanome, gli stessi che operano affinché si attui quell’efficace controllo del territorio…
Ecco quindi l’imprenditore “d’origine controllata e garantita”, una testa di legno che non avendo subito alcun procedimento civile o penale, rappresenta il perfetto burattino da manovrare, d’altronde parliamo di persone incompetenti, soggetti che non sapendo fare altro si accontentano di un misero stipendio: già, come ho scritto alcuni mesi fa, se solo comprendessero quanto sia fondamentale quel proprio ruolo, potrebbero chiedere un compenso più alto, quantomeno da dirigenti, d’altronde nel “giorno del giudizio” se conservate bene, quelle somme, potranno permettere ai propri familiari di vivere agiatamente…

Ma ritornando ai veri “pupari”, sì… a quegli imprenditori collusi con cosa nostra, beh… l’interesse utilitaristico fa in modo che tra le parti non vi siano mai conflitti: già… il denaro prima di tutto!!!

Un vero e proprio compromesso tra le parti, tra chi per crescere ha bisogno di quel denaro e chi viceversa per poterlo immettere in modo legale nel mercato (nazionale e/o internazionale), ha necessità di quell’impresa. 
D’altronde non va mai dimenticato come dietro ciascuna attività, vi siano i costi di mantenimento delle famiglie degli affiliati, molti dei quali attualmente rinchiusi presso i penitenziari, motivo per cui qualcuno deve sempre provvedere…
  

Certo, lo Stato ogni tanto riesce a limitare quel potere commerciale e finanziario, ma per un’impresa che viene interdetta, altre cento ne nascono immediatamente e quindi il giro economico di quel sistema illegale rimane di fatto inalterato e “cosanostra” rimane, se pur colpita, sempre in piedi, continuando a controllare gran parte del settore dell’economia e della vita civile e se ogni tanto, qualcosa inizia a metterla in discussione, vi è sempre un modo, anche con l’uso della forza, di far rientrare quell’eventuale pericolo!!!

  

Distrutte le scritture contabili per impedire la ricostruzione dei beni e così sottrarli ai creditori in vista del fallimento!!!

Mi è stato chiesto di riproporre una vicenda giudiziaria che ha visto una società occultare le proprie scritture contabili, per impedire la ricostruzione dei beni e così sottrarli ai creditori in vista del fallimento!!!

E’ dire che la vicenda è eguale ad una analoga dal sottoscritto denunciata proprio lo scorso anno, un sistema talmente banale che è incredibile come ancora oggi si perdano anni in inchieste giudiziarie, processi, giudizi, rinvii, etc… sapendo bene quali sono i motivi di quelle ingannevoli sottrazioni … 

A volte ho come l’impressione che all’interno di quei tribunali non vi siano dei magistrati, ma fruttivendoli, gelatai, macellai, perché sono così evidenti le richieste dei pubblici ministeri ( individui non certo di parte, in quanto operano esclusivamente per nome e conto dello Stato di diritto e quindi se sono lì è solo e soltanto per far emergere tutto il malaffare compiuto abitualmente, esercitando di fatto quel potere loro concesso, in nome di quell’unica verità e soprattutto per una giustizia equa…), eppure nei vari procedimenti, si assiste ahimè… ad un altalenante ribaltone nei vari gradi di giudizio!!!

Ora qualcuno ha finalmente compreso che si trattava di “bancarotta fraudolenta in concorso”, ed allora ecco venir indagati non solo i titolari (reali), ma anche tutti gli amministratori unici della società che nel corso degli anni si erano succeduti, fino al condurla quell’impresa in fallimento; ciascuno di essi ora è stato indagato per aver concorso insieme ad altri soci, nella distruzione dei libri e delle scritture contabili, in modo da aver creato un danno ai creditori che non hanno più potuto così aggredire i beni di quella società…

Una giustizia che dimostra con queste continue vicende le proprie falle nel sistema, in particolare a non essere difesi sono proprio le persone oneste, in particolare i creditori, ordinari che privilegiati, come ad esempio i lavoratori, che si ritrovano ad attendere anni ed anni provvedimenti che dovrebbero essere “automatici” e che invece, grazie a sistemi truffaldini, a procedure legali attuate dai soliti azzeccagarbugli, ma anche per sterili interventi compiuti da quei nominati curatori fallimentari, mi riferisco in particolare a taluni che operano nella provincia di Catania, non si giunge mai ad una celere soluzione o quantomeno ad una sua definizione!!!

Consiglio a quest’ultimi un link che tratta in generale, quali sono gli strumenti processuali a disposizione del curatore fallimentare per realizzare attivo funzionale al soddisfacimento dei creditori concorsuali:  https://ilsocietario.it/multimedia/le-azioni-di-responsabilit-del-curatore-nel-fallimento

Amministratore giudiziario condannato per aver rubato denaro ad una ditta "sequestrata"!!!

Ma guarda che notizia… 

Incredibile vero, già… nessuno mai potrebbe credere a fatti come quelli descritti nel titolo di apertura.

Infatti, come potrebbe mai venirci in mente che un soggetto scelto dalle Istituzioni per la gestione di una di quelle società sottoposte a provvedimento di sequestro o di confisca, possa pensare di mettersi in tasca del denaro, addirittura quasi 100.000 euro…

Ma no…  non può essere, queste cose si vedono soltanto nei film e non certo possono accadere in questo nostro Paese, già… così “immacolato”, che evidenzia quotidianamente tutta la sua rettitudine, legittimità, giustezza, ma che dico, di più: una costante correttezza nei valori!!!

Peraltro cosa aggiungere su quei suoi referenti, come si potrà tranquillamente costatare, scelti in maniera del tutto casuale, ma soprattutto per l’alto livello professionale e non per come in molti vanno abitualmente sostenendo – permettetemi di aggiungere, senza alcun reale  fondamento – di essere soltanto dei semplici “raccomandati” di quella casta, ma quanto detto si sa… è soltanto invidia, d’altronde basti osservare in quale modi svolgono il proprio operato, in maniera scrupolosa, trasparente, ma che dico… cristallina, ed ancora, mostrando il proprio impegno con temerarietà, senza mai piegarsi ad alcun compromesso o ancor meno evidenziando cedimenti, dinnanzi soprattutto (perché questi ahimè vi sono…) a cogenti pressioni esterne!!! 

Ora (incredibilmente) leggo di una inchiesta coordinata dalla procura di Palermo (che per competenza territoriale aveva trasmesso gli atti ai colleghi di Trapani) – su di un Amministratore giudiziario che avrebbe fatto sparire dalle casse di una società da egli amministrata (ricordo… per nome/conto dello Stato) un bel pò di denaro!!!
Certo, ora che emersa l’appropriazione ha spiegato agli inquirenti che si è trattato di un momento disagevole, pieno di tribolazioni, direi quasi particolare doloroso, d’altronde ditemi, chi al suo posto, dinnanzi a tante difficoltà non avrebbe fatto altrettanto???

Sarà forse colpa dei social o di questi tempi, già… in cui tutti veniamo sottoposti a prove dure che richiedono il dover apparire per ciò che non si è, ancor peggio sfoggiando ricchezza che non si possiede, sarà che queste motivazioni determinano quel forte stress che attanaglia costantemente la maggior parte degli uomini, chissà forse quella necessità di possedere è dovuta ad una donna troppa esigente o anche a figli pretenziosi che non si accontentano mai di nulla, comunque sono certo che la maggior parte di voi, in cuor suo, potrà comprenderne le motivazioni… 

E sì, perché non è giusto ora tirare la pietra su quel soggetto, d’altronde ditemi, non è ciò che fa quotidianamente la maggior parte dei nostri connazionali (certo, chi più, chi meno…), il tutto compiuto in maniera celata e grazie a quella loro posizione, quasi sempre un incarico pubblico su cui hanno avuto la fortuna (e ahimè da allora la “presunzione”…) di stare, si sa… senza alcun merito, certamente non per aver superato un esame in un qualche qualche concorso pubblico, eppure quest’ultimi, direi “ipocritamente” (come se potessero in coscienza farlo…), sì… quando le cose accadono agli altri, si dimenticano quanto viene compiuto volontariamente (e aggiungerei illegalmente) ogni giorno da loro!!!

Non c’è bisogno quindi di essere “amministratori giudiziari” per rubare, non si tratta ne di circostanze  o ancor meno di chissà quale incarico ricevuto, è soltanto una questione di dignità, di voler essere o non essere ladri, già di essere onesti con gli altri, con questo loro Paese, ma soprattutto – permettetemi – con se stessi!!!

Ed allora facciamo un gioco: alzi la mano chi tra voi si sente di essere veramente onesto??? 

Ah… questa sì che è una vera sorpresa: avete avuto quantomeno l’onestà di tenere la mano abbassata…  

Confisca dei beni??? Il solo parlarne mi fa venir il voltastomaco, d'altronde basta leggersi quanto accaduto al sottoscritto!!!

Purtroppo ci sono situazioni delle quali – se non ci è trovati dentro – non le si può capire… 

Mi piace osservare come molti nel nostro Paese si lavano la bocca, sì… quando si parla di sequestrare e quindi confiscare quei beni che appartengono alla mafia o alla criminalità organizzata…

Ma poi, dopo aver proceduto giudizialmente, sì… dopo aver espletato quel cosiddetto passaggio di consegne che dal privato passa allo Stato, cosa avviene??? 

Lo abbiamo visto tutti con la vicenda “Saguto”, ma quella – a differenza di quanto si è voluto far credere – non rappresentava l’eccezione, no… lasciatemelo dire: era la regola!!! Ma si sa a pagare come sempre accade in questo Paese, è soltanto uno ed uno solo, il resto, già… gli altri (come ratti) scappano quando la barca affonda!!!    

Ma poi permettetemi di aggiungere, in concreto cosa si fa di quei beni, cosa si riesce a realizzare per la comunità, abbiamo contato le molte imprese e le miriadi attività commerciali che appena confiscate chiudono bottega, ma vorrei altresì aggiungere, parlando sempre di beni immobiliari, cosa si realizza grazie ad esse, già… quelle note associazioni di legalità con quei beni loro assegnati cosa fanno, come riescono a trasformarli da semplici edifici e/o fabbricati sterili in attività sociali, culturali o anche produttive e quelle poche che riescono a partire e quindi a concretizzare in maniera fattiva quel provvedimento di sequestro o confisca, dopo quando terminano (quasi sempre in maniera disastrosa…) quel loro periodo promozionale, evento immagino presentato durante l’inaugurazione con tanto di banda e uomini delle Istituzioni poste al seguito e poi? Per non offendere quei meritevoli volontari che tanto ci avevano creduto in quel progetto, preferisco soprassedere…

D’altronde, se contiamo i numeri sappiamo bene quanto questi siano esigui, come d’altronde si è compreso che quelle confische rappresentino in se, un vero e proprio fallimento, non solo per lo Stato, ma per tutta la collettività!!!

Sì… perdonatemi, ma non sono in vena di fare – come molti pseudo giornalisti di questo nostro Paese, il “lacchè” (tra l’altro chi mi conosce sa bene che quell’immagine non mi si addice…), perché il vero messaggio che viceversa andrebbe trasmesso è quello reale, l’unico peraltro e non quello fantasioso, ideato esclusivamente per supportare la causa del sequestro dei beni!!! 

Difatti, a conferma di quanto sopra, basti prendere ad esempio alcune confische riproposte in questi giorni; ci si inorgoglisce in tutte le trasmissioni Tv vedendo che fine ha fatto residenza in Palermo di quell’ex capo di cosa nostra trasformata ora in caserma militare!!! Ma perché non si dice la verità e cioè che quella era l’unica destinazione possibile che si poteva realizzare, considerato che la maggior parte di quelle associazioni di legalità, a iniziarsi dai loro Presidente, associati e anche semplici iscritti, hanno preferito non mettersi in mostra dichiarando di voler gestire essi quella villetta, sì… sapendo di rischiare la propria vita, ma manifestando palesemente di sapersi scontrare con ciò che rappresentava quel “padrino” (ormai defunto) e di conseguenza quella associazione a delinquere, ma permettetemi di aggiungere che eguale circostanza potrebbe essere rivolta per quanti viceversa sono ancora in vita, ma a quanto vedo, a  nessuno viene in mente d’intraprendere una tale azione!!!

Ecco perché la maggior parte di quei sequestri o confische non conduce a nulla, anzi no a qualcosa serve, già…  foraggia una grossa fetta di quel sistema istituzionale, uomini e donne posti lì attraverso quegli incarichi assegnati, per sostenere non solo se stessi, ma parecchi loro colleghi e esterni professionisti, scelti ovviamente in maniera alternata e casuale, sì… tra i loro più intimi amici!!!  

Mi viene da ridere, già… per non dover piangere, ma quella che sto per raccontare è l’ennesima conferma del fallimento di questo Stato!!!

Già… questa storia coinvolge proprio il sottoscritto, sì… per retribuzioni mai percepite dallo Stato, sì… perché l’impresa nella quale operavo “INCOTER SPA” è stata nel 2010 sequestrata e poi nel 2012 confiscata, con tanto di articoli pubblicati sul web e in varie testate di quotidiani, peccato però che appena insediatosi, l’amministratore giudiziario, si è dimenticato un passaggio fondamentale e cioè che egli per nome e conto dello Stato, da quel preciso momento, incarnava con quel suo incaricato, la figura di datore di lavoro!!!

Permettetemi di aggiungere come il sottoscritto, affinché ricevesse quanto gli spettava (10 mensilità oltre il TFR), ha dovuto procedere per le vie legali (comprenderete quindi la beffa anche per i costi sostenuti…) e soltanto così, dopo che è stato emesso finalmente il provvedimento giudiziale di “dichiarazione di fallimento” (son passati nel frattempo quasi due anni…) ha potuto accedere (insieme a molti altri dipendenti) a quel “Fondo di Garanzia” che mi ha permesso, in qualità di creditore privilegiato, di ricevere quantomeno una minima parte di quelle somme dovute…

State pensando che sia finita, no… manca la ciliegina sulla torta o dovrei dire l’ultima sberla da parte di questo Stato iniquo e di quei suoi sottoposti: l’Agenzia delle Entrate di Catania proprio alcuni mesi fa, siamo a fine 2022, mi richiede – pur avendo il sottoscritto provveduto a consegnare i documenti ufficiali ricevuti da parte del Tribunale di Catania e dell’attuale Curatore fallimentare – le tasse su quelle somme mai riscosse!!!  

Premetto che la vicenda della confisca si è conclusa nel lontano 2016 e che d’allora ad oggi il sottoscritto è in attesa di vedere l’ottimo operato del nominato “Curatore Fallimentare”, che da quanto ho potuto sapere tramite dei colleghi, ha proceduto ad alcune vendite immobiliari: l’auspico personale quindi è quello che si possa procedere in maniera celere a quel definitivo piano di riparto (su questa vicenda, un po’ stanco della situazione, avevo iniziato a preparare un post, prima di dover dar seguito a quanto previsto dalla normativa “Cartabia”…). 

Questo è il Paese in cui viviamo, già… una vergogna, diciamolo con il suo nome, uno schifo, eppure c’è chi come il sottoscritto continua a fare il proprio dovere, perché come ripeto spesso, solo chi si piega ha paura e soffre, il sottoscritto viceversa preferisce combattere e andare avanti con la testa alta per la sua strada, senza piegarsi a compromessi o imposizioni, perché alla fine è soltanto così che si vince!!!  

Ovviamente in questo mio post ho parlato esclusivamente di talune circostanze ma sappiamo bene come di fatto esista una condizione opposta, quella che negli anni ha condotto molti soggetti ad essere assolti, oppure di terzi mai indagati o ancor peggio di eredi ignari e, da ultimo, ne ho parlato proprio alcuni mesi fa in un mio post “vittime di mafia” e cioè, di imprenditori costretti a pagare il pizzo e la cui impresa è stata ahimè sequestrata!!!

La verità è che la lotta al crimine attraverso i sequestri prima e le confische dopo, fa muovere un business finanziario di oltre 5 miliardi!!! 

Lascio a ciascuno di voi ogni riflessione, di una cosa comunque resto convinto, non è sostenendo in questo modo la confisca che si protegge l’economia dalle infiltrazioni criminali, questa è soltanto una retorica da dare in pasto agli italiani, sì a tutti quegli sciocchi che credono ancora che l’asino voli!!!

E’ tempo quindi che s’intervenga in maniera seria e si finisca una volta e per sempre, di distribuire quella ricchezza nelle mani deli soliti noti, sì… di quelle caste ed associazioni, ma soprattutto di quei rinomati burocrati pubblici!!!

Non solo azioni, ma anche la cultura dell’antimafia deve essere tramandata!

Oltre alle azioni concrete, è essenziale trasmettere la cultura dell’antimafia. Questo il cuore del messaggio dell’evento “Il ruolo e l’impegno della Guardia di Finanza nel contrasto alla Mafia”, svoltosi al Savoia Hotel Regency di Bologna. 

L’incontro ha visto la partecipazione dei massimi rappresentanti dell’Autorità giudiziaria e delle forze dell’ordine locali, ed è stato dedicato ai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza e a una selezione di studenti liceali e universitari. Fra i presenti, anche un giornalista che da oltre trent’anni si occupa di criminalità organizzata.

Il Procuratore generale della Corte d’Appello di Bologna ha sottolineato l’importanza del lavoro della Guardia di Finanza: “Il ruolo della GdF è cruciale. 

Per anni, è stata l’unica forza in grado di condurre indagini patrimoniali di alto livello, fondamentali nel contrasto alle mafie. Oggi anche altre forze dell’ordine sono specializzate, ma la GdF ha una peculiarità: si occupa di reati finanziari e di infiltrazioni mafiose nell’economia.”

Ha anche approfondito il tema delle mafie in Emilia-Romagna, spiegando come le infiltrazioni risalgano a trent’anni fa e siano ormai radicate nel tessuto economico: “Le mafie oggi sono perfettamente inserite nelle imprese. All’inizio le imprese sono sane, ma spesso cedono di fronte alle difficoltà economiche e accolgono l’aiuto delle mafie, che si sono sempre più professionalizzate. Si avvalgono di professionisti come geometri, avvocati, architetti, ingegneri. La confisca dei patrimoni è il momento cruciale, quando la magistratura capisce di aver colto nel segno. Colpire il patrimonio mafioso è il modo più efficace per neutralizzare la criminalità.”

Anche una docente universitaria ha parlato dell’importanza di diffondere la cultura dell’antimafia: “È fondamentale che i giovani conoscano la storia, la struttura e le dinamiche della criminalità organizzata. Solo conoscendo il nemico possiamo combatterlo.” 

La docente ha anche analizzato la presenza delle mafie sul territorio emiliano-romagnolo, evidenziando la complicità di certa imprenditoria attratta dai facili guadagni: “Questa criminalità non è immune dalla violenza, come intimidazioni o incendi. E non dimentichiamo che i mafiosi non sono imprenditori, sono criminali, e continuano a esserlo anche quando entrano nelle grandi aziende. 

Questo intacca l’economia, la rende più fragile. In un contesto mafioso, gli imprenditori sani non investono e fuggono via. La ‘ndrangheta, ad esempio, ha trasformato la Calabria in una terra abbandonata. 

Non pensiamo che questo non ci riguardi, perché se non combattiamo la mafia, non ci sarà lavoro.

La mafia non è cambiata, ma è camaleontica, come il camaleonte che cambia pelle ma rimane sempre lo stesso. Conoscere le sue diverse manifestazioni ci permette di riconoscerla e combatterla.

La Nasa ha comunicato che dalla stazione spaziale europea fosse visibile in Sicilia una cava abusiva…

La ISS è una stazione spaziale in orbita terrestre bassa (Altezza orbitale: 408 km – Velocità in orbita: 7,66 km/s -Velocità massima: 28.000 km/h) dedicata alla ricerca scientifica e gestita come progetto congiunto da cinque diverse agenzie spaziali…

Ed allora proprio alcuni mesi fa, la stazione spaziale europea passando al di sopra della nostra regione, precisamente nella Sicilia Orientale, ha riscontrato in mezzo ad un’area vegetale una sorta di irregolarità, con una evidente rimozione di vegetazione e alberi, ma soprattutto con l’asportazione rilevante di terreno e la creazione di terrazzamenti con rampe di accesso…

Gli scienziati dell’ISS a questo punto hanno deciso di verificare ulteriormente quanto fosse accaduto o se qualche processo naturale avesse mutato quel territorio e se quanto ora quanto costatato, fosse già così negli anni passati… 

Dall’analisi dettagliata delle passate osservazioni è stato possibile rilevare come la riduzione della superficie vegetativa fosse andata negli anni aumentando e le immagini messi ora a confronto, presentavano evidenti pericoli ambientali, quest’ultimi legati anche a possibili rischi di frane,  ecco perché fosse necessario immediatamente segnalare quanto osservato a terra…

Ed è ciò che è successo, tanto che appena saputa l’informazione da parte della Nasa, si è proceduto a effettuare un’attività ispettiva in quell’area… 

Naturalmente scherzo, ma le violazioni ambientali portate ora alla luce erano così evidenti che resto basito nel non riuscire a comprendere come una circostanza così lampante, non fosse stata in questi anni vista da nessuno, in particolare proprio da quanti sono incaricati a quei controlli…  

Già, ci si meraviglia sempre, eppure tutti ormai sappiamo bene come dietro quelle disattenzioni si celino possibilmente meccanismi perversi, funzionari compiacenti, assunzioni, promozioni, etc…  e nel frattempo il danno prodotto non è esclusivamente ambientale, bensì… anche e soprattutto quello erariale, un giro di denaro che non viene dichiarato e che determina evasione, che elude di fatto il mancato pagamento degli oneri previsti nelle casse pubbliche, ma non solo, essendo quel materiale inerte scavato, venduto e/o utilizzato per la miscelazione della produzione di conglomerati vari, crea una concorrenza sleale con l’alterazione di un mercato libero.

Ora come sempre accade in questi casi, l’area di cava abusiva è stata sottoposta a sequestro preventivo unitamente ai mezzi d’opera presenti, ma come avevo scritto in un mio ultimo post sull’argomento: per la prossima confisca… iniziate a contare i giorni!!!

Ed ora quindi, nella speranza di non dover attendere un nuovo passaggio sulla nostra isola da parte della Stazione spaziale, auspico che qualcuno all’interno di quegli Enti preposti (escluse ovviamente le forze dell’ordine e il gruppo NOE che per fortuna – almeno loro – svolgono quel loro compito perfettamente…), contribuisca finalmente a realizzare in maniera seria quanto di propria competenza, d’altronde posso già anticipare che a breve vi saranno nuovi controlli e questa volta potrebbero riguardare anche Voi!!!

 

Già… la chiamano "informazione antimafia interdittiva"!!!

Ho letto in questi giorni un articolo sul web https://catania.meridionews.it/articolo/97216/lavori-pubblici-interdittiva-al-consorzio-dei-capizzi-prefettura-di-catania-informa-le-stazioni-appaltanti/ che faceva riferimento ad una società colpita da una informazione antimafia interdittiva… 

Sapete ormai come la penso su questi provvedimenti giudiziari, sulla gestione che viene attuata attraverso i Tribunali e cosa dire di quei nominati amministratori giudiziari… 

Già… in questo momento non vorrei trovarmi nella situazione di quei referenti societari e ancor meno al posto di quei suoi dipendenti, immaginando sin d’ora cosa andrà ad accadere a ciascuno di essi ed in particolare a quei numerosi cantieri aperti!!!

Certo abbiamo visto come il settore dei lavori pubblici sia stato di recente sottoposto alla lente d’ingrandimento delle forze dell’ordine, in particolare le indagini dei giorni scorsi hanno portato all’arresto di alcuni funzionari pubblici accusati d’aver preteso mazzette in cambio di favori…    

Ma d’altronde, se dovessimo analizzare in maniera particolareggiata molte di quelle stazioni appaltanti, scopriremo certamente come sin dall’espletamento delle gare d’appalto, vi sia qualcosa che non vada per il verso giusto…  

Diversamente –nel caso di cui sopra– l’attenzione degli organi giudiziari si è posta sull’esistenza o per meglio dire sul tentativo d’infiltrazione da parte della criminalità organizzata…

Certo…. quando leggo questa particolare frase, non so se ridere o piangere!!!

Sì… ho come l’impressione che a volte ci si comporti come il cosiddetto “cornuto”, tutti sanno che la moglie ha l’amante, molti ne conoscono il nome e il cognome, eppure l’unico a non saper nulla è proprio il marito: ma sarà poi vero oppure, non sarà che per non affrontare il problema preferisce continuare fare il finto tonto???

E quì è la stessa cosa… 

Difatti, se dovessimo mettere sotto sequestro e/o confisca tutte le imprese che sono in odor di mafia o che possiedono al loro interno – anche solo saltuariamente – qualcuno che possa avere rapporti diretti o indiretti con quell’organizzazione criminale o quantomeno che si faccia passare per un importante “affiliato” di essa, beh… credo che il 75% delle nostre imprese potrebbero finire  sotto amministrazione controllata!!! 

Ma d’altronde (come ripeto spesso…) basterebbe seguire i soldi, quella cosiddetta “sperequazione finanziaria”, analizzando i bilanci societari, non quelli attuali, ma quelli iniziali, quelli di quando si è partiti, osservare come negli anni vi sia stata quella crescita esponenziale, raggiunta (ambiguamente) in così breve tempo…

Certo, comprendo bene che ci voglia tempo e personale, ma soprattutto ritengo ci voglia volontà per andare fino in fondo e difatti è questa la reale motivazione che da sempre manca in questa terra, non per nulla si parla di mafia da oltre mezzo secolo e ditemi cos’è successo???  

Nulla… siamo sempre qui a parlarne, contiamo gli arresti di quei suoi referenti, politici, impreditori, uomini delle istituzioni, quell’organizzazione determina la buona e la cattiva sorte di un territorio, già…  la mafia ahimè esiste, controlla, dirige, obbliga e impone con la forza i suoi ordini, ma in molti fanno finta che non sia così!!!  

Infine, ho letto che è stato presentato un ricorso sui motivi che hanno portato all’emissione della misura restrittiva; auspico quantomeno che la contestazione non riguardi in alcun modo quei suoi dipendenti che hanno avuto piccoli problemi con la legge o alcuni loro fornitori, perchè sarebbe imbarazzante per non dire terribile continuare a colpire chi ha già pagato per i propri errori e debba ancora venire discriminato; eguale considerazione va fatta per quei fornitori, tra l’altro iscritti alla White list, già… vorrei ricordare come quest’ultima iscrizione prefettizia abbia proprio come scopo quello di rendere più efficaci i controlli antimafia, in particolare con riferimento a quelle attività imprenditoriali considerate più a rischio per quanto riguarda per l’appunto le infiltrazioni di carattere mafioso…

Sì… qualcosa mi sfugge!!! 

Lettera aperta: "Sono pochi ma per fortuna ci sono"!!!

Ogni tanto ho il piacere di pubblicare qualche “lettera aperta” inviata al sottoscritto tramite questo blog, poiché le circostanze che vengono descritte, rappresentano situazioni di vita che ciascuno di noi può avere, direttamente o anche indirettamente, vissuto…
Ecco perché mi sembra giusto dare voce ad episodi che fanno riflettere, perché ci fanno comprendere come non sempre, i professionisti a cui lo Stato si affida, dimostrano essere individui integerrimi, ma bensì si scoprono essere “collusi” con un sistema affaristico, che punta esclusivamente ad avere un proprio tornaconto personale…
La vicenda qui descritta, rappresenta uno di quei casi e sarebbe bene che tutte forze “buone” legate alle istituzioni, prendessero spunto da questi episodi, per comprendere al meglio dove bisogna intervenire e soprattutto adottare quelle necessarie azioni di contrasto, affinché situazioni incresciose come questa di seguito raccontata, non abbiano a ripetersi… 
Infine, ritengo indispensabile che lo Stato (quello come dico sempre con la “S” maiuscola…), s’adoperi affinché tutti quei soggetti, che abbiano mostrato comportamenti ambigui, corruttivi e certamente fraudolenti, concludano immediatamente quella loro collaborazione (e non solo), avendo d’altronde evidenziato comportamenti sleali in quella loro libera professione…
Vi lascio quindi alla lettura della lettera:
“Egregio Dott. Costanzo, 
mi sovviene un episodio accaduto tempo fa in una società di trasporti sequestrata dalla Stato per infiltrazioni mafiose. 
Accadeva che l’amministratore nominato da un Tribunale anziché perseguire una rigida condotta improntata al rispetto delle regole e della legalità si prodigava a delle connivenze che avevano l’effetto di favorire e foraggiare i soggetti per i quali era sopravvenuta l’esigenza da parte dello Stato di attuare delle misure di sequestro delle quote societarie, a danno ovviamente della stessa società e degli inermi dipendenti (per la verità non tutti) che si prodigavano nel far sopravvivere la società da un incombente fallimento. 
Pensi proprio che sdegno ha provato il sottoscritto nell’assistere a tale scempio etico-professionale da parte di un uomo dello stato! 
Comunque le voglio dare un messaggio di speranza: anche se pochi, vi sono rappresentanti dello Stato che non si lasceranno mai piegare dal virus criminale-mafioso che ha contagiato la nostra comunità e, soprattutto, ci sono anonimi cittadini che non si lasceranno mai condizionare dal marcio insito in alcuni soggetti della nostra Società.
Non si fermi Dott. Costanzo, la prego… non si arrenda mai!!!

Finalmente… il "Codice antimafia" diventa legge!!!


Non sembra vero, ma dopo tanto “inutile” discutere, il codice antimafia è diventato legge!!!

Sì… la Camera ha approvato il ddl di modifica al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione…
Erano presenti in 394 in 28 si sono astenuti (chissà perchè…) mentre gli altri 366 hanno votato…
Certo vedere che soltanto 259 erano favorevoli mentre 107 hanno votato contro, fa comprendere quanta pulizia ci sia ancora da fare, a cominciare proprio da quel palazzo!!!
D’altronde se qualcuno ancora tra essi, preferisce non comprendere quanto sia importante per il nostro paese, contrastare non solo la criminalità organizzata, ma anche tutti quegli uomini dai colletti “grigi”, che garantiscono in questo paese, corruzione e collusioni, debbo pensare che forse hanno interessi personali affinché nulla cambi… 
Dopo gli errori gravi commessi dalle nostre istituzioni, nella gestione dei beni sequestrati, con l’adozione di  misure di prevenzione, personali e patrimoniali, che abbiamo visto quanto inconcludenti siano state, si è deciso di cambiare pagina…  
La nuova riforma infatti, punta a velocizzare le misure di prevenzione patrimoniale, rendendo più trasparenti le scelte degli amministratori giudiziari, ridisegnando l’Agenzia per i beni sequestrati e includendo soprattutto – è questa l’importante novità – tutti quei soggetti che si macchiano di reati di corruzioni, circostanza quest’ultima che impegna il governo a rivedere quella nota equiparazione tra mafioso e corrotto…
Rosy Bindi (Presidente della Commissione Antimafia) ha commentato “È un regalo al Paese“, mentre il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha parlato di una svolta che fornisce in primo luogo trasparenza ed anche nuovi strumenti contro la mafia, garantendo inoltre coloro che sono stati sottoposti a misure di prevenzione. 
Lo stesso ministro ha scritto nella sua pagina social: “Una buona notizia per la lotta alla criminalità organizzata e per lo Stato di diritto; da oggi ci sono più strumenti per combattere la mafia, più trasparenza nella gestione dei beni confiscati, più garanzie per chi è sottoposto a misure di prevenzione”. 
Ora, sono tutti soddisfatti, dalle associazioni di legalità, ai sindacati, da quelle organizzazioni antiracket e antiusura, che vedono nell’approvazione della riforma “un atto di responsabilità politica importante, un deciso passo migliorativo nell’azione di prevenzione e di contrasto alle mafie e alla corruzione. Fenomeni che minacciano da troppo tempo la nostra democrazia, la nostra sicurezza e che sottraggono ingenti risorse alla collettività, impedendo uno sviluppo economico e sociale, sano e diffuso, in tutto il nostro Paese“. 
Tralascio quanti hanno dimostrato sentimenti di avversione per questo testo, che era stato difatti in tutti modi contrastato sin dal novembre 2015, quando aveva ricevuto alla Camera il suo primo via libera, ed era stato successivamente il 6 luglio bloccato al Senato in seconda lettura… passando definitivamente in terza lettura alla Camera senza subire modifiche, per concludere il suo iter e diventare legge…
I numeri dicono che sono ben 20 mila i beni confiscati alle mafie (tra terreni, aziende e immobili) tramite sequestro preventivo, di cui fanno parte circa 3.000 società…
Un patrimonio immenso di quasi 30 miliardi, ma di cui è stato dimostrato, attraverso quella gestione amministrata … come oltre il 90% di quelle società, giungono in fallimento!!! 
Per quanto concerne le novità, la legge estende i possibili destinatari di quelle misure di prevenzione, non solo a chi si è prestato a fare il prestanome o aiutando i latitanti di associazioni mafiosa a delinquere, ma inserisce anche tutti coloro che commettono reati contro la pubblica amministrazione, come peculato, corruzione (ma solo nel caso di reato associativo) anche in atti giudiziari e concussione!!!
Ancor più importante è l’applicazione di un ulteriore controllo e cioè l’accertamento del patrimonio dell’autore del reato, soprattutto se questo risulta sproporzionato rispetto al reddito o se il condannato non è in grado giustificare la provenienza di quei beni… 
Per cui, anche se non viene applicato il provvedimento di “confisca”, si potrà procedere con l’amministrazione giudiziaria e il controllo giudiziario. 
La confisca diviene obbligatoria anche per alcuni reati, quali quelli ambientali o di auto-riciclaggio, vere e proprie attività dell’ecomafie e della criminalità organizzata…
Il provvedimento si applicherà anche in caso di amnistia, prescrizione o morte, di chi l’ha subita…
L’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali è resa inoltre ancor più celere, prevedendo per questi reati una “trattazione prioritaria”; verranno cioè istituiti nei Tribunali dei capoluogo (sedi di Corte d’Appello), sezioni o collegi specializzati per trattare in via esclusiva tali procedimenti… 
Viene introdotto inoltre, l’Istituto del controllo giudiziario delle aziende in caso di pericolo concreto di infiltrazioni mafiose: controllo previsto per un periodo che va da uno a 3 anni e può essere chiesto volontariamente dalle stesse imprese.
Si passa quindi alla fine di quel clientelismo e parentopoli… 
Viene stabilita una maggiore trasparenza nella scelta degli amministratori giudiziari (che abbiamo visto negli anni, essere stati in molte occasioni, veri e propri prestanome compiacenti di coloro che avevano subito i provvedimenti interdittivi… oppure erano imparentati con i giudici delegati o con quanti facevano parte di quel cerchio magico…), scegliendo coloro che hanno dimostrazione durante la loro esperienza, non solo di avere quelle necessarie e idonee competenze professionali, ma soprattutto, garantire quella necessaria indipendenza morale…
Inoltre è fondamentale che le nomine prevedano la “rotazione negli incarichi“, affinché non si determinino quei presupposti di naturale confidenza, per come in questi anni si è visto.. ed è accaduto!!!
Per cui… la nuova norma prevede che l’incarico non potrà essere dato a parenti, né a “conviventi e commensali abituali” del magistrato che lo conferisce…. si cerca di evitare l’ennesima brutta figura, commessa nel Tribunale di Palermo e non solo… 
L’hanno infatti chiamata “norma Saguto”, riprendendo il nome dell’ex Presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale del capoluogo siciliano, sospesa e indagata per corruzione… 
Sembra inoltre che il governo è delegato a disciplinare un regime di incompatibilità da estendere ai curatori fallimentari: stop a chi ha parentela, affinità, convivenza o assidua frequentazione con uno qualunque dei magistrati dell’ufficio giudiziario che conferisce l’incarico…
Infine, il problema della gestione e la salvaguardia delle commesse e dei posti di lavoro…
Per favorire la continuità delle aziende sequestrate nasce un fondo da 10 milioni di euro l’anno, per aiutare quelle aziende a proseguire le proprie attività…
Gli imprenditori del settore matureranno, dopo un anno di collaborazione, un diritto di prelazione in caso di vendita o affitto dell’azienda con la possibilità di un supporto tecnico gratuito. 
Grandi novità a breve ci saranno a breve anche sulla segnalazione di banche colluse con la malavita…
A conclusione, viene riorganizzata l’Agenzia Nazionale per i Beni Confiscati.
La sede centrale sarà a Roma e avrà un direttore che si occuperà dell’amministrazione dei beni dopo la confisca di secondo grado; verranno ridefiniti i compiti, potenziata l’attività di acquisizione dati e il ruolo in fase di sequestro con l’obiettivo di consentire un’assegnazione provvisoria di beni e aziende, che l’Agenzia può anche destinare beni e aziende direttamente a enti territoriali e associazioni.
Non sembra vero, ma forse questo nostro Stato ha deciso di cominciare a fare vedere i muscoli ed era ora…, dopo anni e anni trascorsi in maniera sterili (direi per lo più “inconcludenti”…), soprattutto dopo aver fallito nella scelta di quei propri uomini e donne…
Chissà, forse finalmente, grazie a questa norma, possiamo iniziare a credere che in breve tempo, si potrà vedere limitato quel sistema corruttivo e soprattutto quel potere economico/clientelare di quella nota organizzazione criminale!!!

Finalmente… il "Codice antimafia" diventa legge!!!


Non sembra vero, ma dopo tanto “inutile” discutere, il codice antimafia è diventato legge!!!

Sì… la Camera ha approvato il ddl di modifica al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione…
Erano presenti in 394 in 28 si sono astenuti (chissà perchè…) mentre gli altri 366 hanno votato…
Certo vedere che soltanto 259 erano favorevoli mentre 107 hanno votato contro, fa comprendere quanta pulizia ci sia ancora da fare, a cominciare proprio da quel palazzo!!!
D’altronde se qualcuno ancora tra essi, preferisce non comprendere quanto sia importante per il nostro paese, contrastare non solo la criminalità organizzata, ma anche tutti quegli uomini dai colletti “grigi”, che garantiscono in questo paese, corruzione e collusioni, debbo pensare che forse hanno interessi personali affinché nulla cambi… 
Dopo gli errori gravi commessi dalle nostre istituzioni, nella gestione dei beni sequestrati, con l’adozione di  misure di prevenzione, personali e patrimoniali, che abbiamo visto quanto inconcludenti siano state, si è deciso di cambiare pagina…  
La nuova riforma infatti, punta a velocizzare le misure di prevenzione patrimoniale, rendendo più trasparenti le scelte degli amministratori giudiziari, ridisegnando l’Agenzia per i beni sequestrati e includendo soprattutto – è questa l’importante novità – tutti quei soggetti che si macchiano di reati di corruzioni, circostanza quest’ultima che impegna il governo a rivedere quella nota equiparazione tra mafioso e corrotto…
Rosy Bindi (Presidente della Commissione Antimafia) ha commentato “È un regalo al Paese“, mentre il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha parlato di una svolta che fornisce in primo luogo trasparenza ed anche nuovi strumenti contro la mafia, garantendo inoltre coloro che sono stati sottoposti a misure di prevenzione. 
Lo stesso ministro ha scritto nella sua pagina social: “Una buona notizia per la lotta alla criminalità organizzata e per lo Stato di diritto; da oggi ci sono più strumenti per combattere la mafia, più trasparenza nella gestione dei beni confiscati, più garanzie per chi è sottoposto a misure di prevenzione”. 
Ora, sono tutti soddisfatti, dalle associazioni di legalità, ai sindacati, da quelle organizzazioni antiracket e antiusura, che vedono nell’approvazione della riforma “un atto di responsabilità politica importante, un deciso passo migliorativo nell’azione di prevenzione e di contrasto alle mafie e alla corruzione. Fenomeni che minacciano da troppo tempo la nostra democrazia, la nostra sicurezza e che sottraggono ingenti risorse alla collettività, impedendo uno sviluppo economico e sociale, sano e diffuso, in tutto il nostro Paese“. 
Tralascio quanti hanno dimostrato sentimenti di avversione per questo testo, che era stato difatti in tutti modi contrastato sin dal novembre 2015, quando aveva ricevuto alla Camera il suo primo via libera, ed era stato successivamente il 6 luglio bloccato al Senato in seconda lettura… passando definitivamente in terza lettura alla Camera senza subire modifiche, per concludere il suo iter e diventare legge…
I numeri dicono che sono ben 20 mila i beni confiscati alle mafie (tra terreni, aziende e immobili) tramite sequestro preventivo, di cui fanno parte circa 3.000 società…
Un patrimonio immenso di quasi 30 miliardi, ma di cui è stato dimostrato, attraverso quella gestione amministrata … come oltre il 90% di quelle società, giungono in fallimento!!! 
Per quanto concerne le novità, la legge estende i possibili destinatari di quelle misure di prevenzione, non solo a chi si è prestato a fare il prestanome o aiutando i latitanti di associazioni mafiosa a delinquere, ma inserisce anche tutti coloro che commettono reati contro la pubblica amministrazione, come peculato, corruzione (ma solo nel caso di reato associativo) anche in atti giudiziari e concussione!!!
Ancor più importante è l’applicazione di un ulteriore controllo e cioè l’accertamento del patrimonio dell’autore del reato, soprattutto se questo risulta sproporzionato rispetto al reddito o se il condannato non è in grado giustificare la provenienza di quei beni… 
Per cui, anche se non viene applicato il provvedimento di “confisca”, si potrà procedere con l’amministrazione giudiziaria e il controllo giudiziario. 
La confisca diviene obbligatoria anche per alcuni reati, quali quelli ambientali o di auto-riciclaggio, vere e proprie attività dell’ecomafie e della criminalità organizzata…
Il provvedimento si applicherà anche in caso di amnistia, prescrizione o morte, di chi l’ha subita…
L’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali è resa inoltre ancor più celere, prevedendo per questi reati una “trattazione prioritaria”; verranno cioè istituiti nei Tribunali dei capoluogo (sedi di Corte d’Appello), sezioni o collegi specializzati per trattare in via esclusiva tali procedimenti… 
Viene introdotto inoltre, l’Istituto del controllo giudiziario delle aziende in caso di pericolo concreto di infiltrazioni mafiose: controllo previsto per un periodo che va da uno a 3 anni e può essere chiesto volontariamente dalle stesse imprese.
Si passa quindi alla fine di quel clientelismo e parentopoli… 
Viene stabilita una maggiore trasparenza nella scelta degli amministratori giudiziari (che abbiamo visto negli anni, essere stati in molte occasioni, veri e propri prestanome compiacenti di coloro che avevano subito i provvedimenti interdittivi… oppure erano imparentati con i giudici delegati o con quanti facevano parte di quel cerchio magico…), scegliendo coloro che hanno dimostrazione durante la loro esperienza, non solo di avere quelle necessarie e idonee competenze professionali, ma soprattutto, garantire quella necessaria indipendenza morale…
Inoltre è fondamentale che le nomine prevedano la “rotazione negli incarichi“, affinché non si determinino quei presupposti di naturale confidenza, per come in questi anni si è visto.. ed è accaduto!!!
Per cui… la nuova norma prevede che l’incarico non potrà essere dato a parenti, né a “conviventi e commensali abituali” del magistrato che lo conferisce…. si cerca di evitare l’ennesima brutta figura, commessa nel Tribunale di Palermo e non solo… 
L’hanno infatti chiamata “norma Saguto”, riprendendo il nome dell’ex Presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale del capoluogo siciliano, sospesa e indagata per corruzione… 
Sembra inoltre che il governo è delegato a disciplinare un regime di incompatibilità da estendere ai curatori fallimentari: stop a chi ha parentela, affinità, convivenza o assidua frequentazione con uno qualunque dei magistrati dell’ufficio giudiziario che conferisce l’incarico…
Infine, il problema della gestione e la salvaguardia delle commesse e dei posti di lavoro…
Per favorire la continuità delle aziende sequestrate nasce un fondo da 10 milioni di euro l’anno, per aiutare quelle aziende a proseguire le proprie attività…
Gli imprenditori del settore matureranno, dopo un anno di collaborazione, un diritto di prelazione in caso di vendita o affitto dell’azienda con la possibilità di un supporto tecnico gratuito. 
Grandi novità a breve ci saranno a breve anche sulla segnalazione di banche colluse con la malavita…
A conclusione, viene riorganizzata l’Agenzia Nazionale per i Beni Confiscati.
La sede centrale sarà a Roma e avrà un direttore che si occuperà dell’amministrazione dei beni dopo la confisca di secondo grado; verranno ridefiniti i compiti, potenziata l’attività di acquisizione dati e il ruolo in fase di sequestro con l’obiettivo di consentire un’assegnazione provvisoria di beni e aziende, che l’Agenzia può anche destinare beni e aziende direttamente a enti territoriali e associazioni.
Non sembra vero, ma forse questo nostro Stato ha deciso di cominciare a fare vedere i muscoli ed era ora…, dopo anni e anni trascorsi in maniera sterili (direi per lo più “inconcludenti”…), soprattutto dopo aver fallito nella scelta di quei propri uomini e donne…
Chissà, forse finalmente, grazie a questa norma, possiamo iniziare a credere che in breve tempo, si potrà vedere limitato quel sistema corruttivo e soprattutto quel potere economico/clientelare di quella nota organizzazione criminale!!!

Un "Codice Antimafia" tra mille ostruzionismi… alla faccia della legalità: Il nostro è un paese d'ipocriti!!!

Se passassero realmente quel loro tempo, a far sì… d’approvare i provvedimenti necessari per debellare questa corruzione ed illegalità tanto presente nel nostro paese, ecco, basterebbe veramente poco, per far fare quel salto di qualità verso una integrità, di cui oggi manca totalmente…
Sembra assurdo eppure è così!!! 
Già, anche solo per approvare una riforma indispensabile, qual’è quella del “Codice Antimafia”, si è dovuto ricorrere ad una votazione, passata nell’aula di Palazzo Madama, con il minimo dei voti e tra mille polemiche…
Sono stati 129 i voti a favore con 56 no e 30 astenuti… come dicevo sopra, il minimo storico per un voto al Senato, su un provvedimento così importante…
Viene da chiedersi il perché di questa disputa… ma soprattutto, visti ora i tempi tecnici necessari, la pausa estiva, il provvedimento che dovrà ritornare alla Camera per la terza lettura, nessuna data certa indicata… ecco, sono quasi certo di dire che alla fine… questa normativa, verrà arenata!!!
Se pensate difatti che vi sono ancora oggi, soggetti che ritengono il provvedimento “invotabile, intriso di neogiustizialismo e insopportabile”, comprenderete da voi, quanto questo paese, abbia poca voglia di cambiare pagina o di seguire principi di incorruttibilità e rettitudine…
La verità in concreto è che non si vogliono estendere  le misure di prevenzione come la confisca dei beni, anche ai corrotti e agli stalker…  
Il motivo è semplice… sì… comprenderete da voi stessi come questa riforma, mette a rischio il patrimonio di tutti i soggetti indagati per corruzione… di cui (come ben sappiamo) una grossa fetta, fa proprio parte di questa nostra classe politica, nominativi già accusati di corruzione in atti giudiziari che costituiscono l’80% dei nostri rappresentanti politici, presenti e passati… da quelli nazionali a quelli locali!!!
Ecco quindi qual’è la vera motivazione di quell’ostruzionismo, di quegli atteggiamenti “intimidatori”, sul perché la relazione, non sia mai giunta nelle mani del Presidente dell’Anac, Raffaele Cantone… sono tutte circostanze alquanto ambigue, in un paese enigmatico e oscuro, com’è quello nostro… in particolare quando si devono trattare temi come questi, dove vi è la presenza e l’ingerenza di quella gestione “mafiosa”…
Mi trovo concorde con chi ha osservato come sia triste vedere la politica “non serena” nel legiferare su questi temi, visto il suo frequente coinvolgimento in casi di corruzione…. ma ciò evidenzia come per l’appunto, nessuno o quantomeno la maggior parte dei nostri uomini di governo, non hanno mai avuto interesse in tanti anni, di portare avanti una lotta seria alla criminalità e alla corruzione… 
Ed è per questi motivi, che noi tutti, in particolare noi Siciliani, siamo qui a soffrire per una condizione sociale di malessere economico e di disagio morale… 
Sì… proprio perché nessuno tra quegli uomini al governo, ha mai voluto di fatto modificare quei perenne intreccio politico/mafiosi, basati principalmente sullo scambio di voti, sul malaffare e sulle collusioni… ed è il motivo per cui ancora oggi, comprensibilmente, la mafia… gongola!!!

"Confische spa" e quei suggerimenti espressi dall'Agenzia Beni Confiscati…

Confische s.p.a. – La ragnatela di imprese di mafia“, con questo titolo, l’amministratore giudiziario e consulente della procura di Palermo, Elio Collovà, ha descritto i suoi quasi trent’anni d’attività, durante i quali, ha amministrato decine di beni e di aziende confiscate alla mafia…

Se avete visto il video pubblicato dal sottoscritto nella giornata di ieri, sarete rimasti certamente annichiliti, in particolare quando si è evidenziata l’assoluta meraviglia, sui fatti accaduti a Caltanissetta, da parte della A.N.B.S.C. ( Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la destinazione dei Beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata) da parte del suo Direttore, Avv. Dott. Umberto Postiglione, che sembrava cadere (come diceva nel film Checco Zalone) dalle nubi…
La cosa d’altronde – come riportavo ieri- non mi meraviglia affatto, perché costituisce ormai l’andazzo di questo nostro paese… dove ciascuno s’interessa di fare il minimo indispensabile, l’importante però che a fine mese giunga lo stipendio e soprattutto che, quel proprio incarico, scorra senza impedimenti e senza creare ad altri, eventuali problemi…
Di quanto sopra il sottoscritto, ne ha prova certa!!!
Difatti, in data 07.05.2015, aveva segnalato a mezzo Pec, nota personale alla ASBCN sulla gestione “particolare” di alcuni amministratori giudiziari, alla quale era successivamente seguita una ulteriore trasmissione in data 18.09.2015 con la quale il sottoscritto ( allora “Direttore Tecnico” di una delle più importanti Imprese di costruzione Spa in provincia di Catania) offriva –a titolo gratuito- la propria candidatura, per collaborare nella gestione di società analoghe e cioè sottoposte a misure di prevenzione…
Bene in entrambi i casi, posso assicurarvi di non aver ricevuto alcuna risposta!!!
Ecco questo è quanto lo Stato chiede a ciascuno di noi… e cioè di collaborare, di non essere omertosi, di denunciare e via discorrendo… ma quando si compie quanto è corretto fare, ecco che l’impressione che si riceve… è quella che di voi se ne fottono, che quanto fatto da soltanto fastidio, ma soprattutto… ciò che resta, è che i problemi reali, restano proprio a chi ha avuto il coraggio di esporsi, unico su centomila… mentre loro, protetti in quella loro veste… già ognuno di loro, di quel particolare “club dei temerari”, non faranno mai parte!!! 

D’altronde lo Stato ha dimostrato di non essere pronto a gestire i miliardi confiscati ogni anno alle mafie…. ed il motivo è legato principalmente a quella mancata volontà di scrivere leggi in maniera chiare, sia sulla confisca che nella gestione amministrativa di quei beni confiscati…
Quanto si è evidenziato ha dimostrato come la gestione dei beni sia divenuta negli anni… un vero e proprio business, per quanti operano all’interno dei tribunali, degli uomini da esso nominati, di tutti quei consulenti legati a filo diretto con quel sistema che permette loro, d’ottenere tanti mandati e poi infine, una serie lunghissima di professionisti (amici, coniugi, figli e parenti vari…) che hanno ottenuto negli anni, incarichi milionari… alla faccia di quella lotta alla illegalità!!!
Quelle società sono diventate per quel “sistema antimafia” una vero affare… che ha puntato principalmente a svuotarle quelle aziende confiscate, rinunciando a priori a fare impresa e portando le stesse al fallimento…
Nei casi opposti, quando le società avevano capacità di realizzare profitti, ecco che allora quegli amministratori ( ovviamente aiutati da quanto avrebbero dovuto controllare… ) si sono trasformati improvvisamente in “business man”… uomini cioè capaci di darsi all’imprenditoria ( senza averla mai svolta…), i quali, attraverso efficaci stratagemmi, sono riusciti a “spogliare a Cristo per vestire a Maria”, il tutto con il consenso dello “stato” ( quello però… con la “s” minuscola…)!!!   

Ho letto negli anni, da parte di alcuni soggetti (che operano all’interno di quelle strutture), che nel concreto, manca la volontà politica di cambiarle questo stato di cose…
Ma viene spontaneo chiedervi: con un sistema come questo, che produce benessere per tutti… che motivo c’è di cambiarlo…??? Anzi, il motto che passa è: “facciamo in modo che le cose restino per sempre… per come sono”!!!

"Confische spa" e quei suggerimenti espressi dall'Agenzia Beni Confiscati…

Confische s.p.a. – La ragnatela di imprese di mafia“, con questo titolo, l’amministratore giudiziario e consulente della procura di Palermo, Elio Collovà, ha descritto i suoi quasi trent’anni d’attività, durante i quali, ha amministrato decine di beni e di aziende confiscate alla mafia…

Se avete visto il video pubblicato dal sottoscritto nella giornata di ieri, sarete rimasti certamente annichiliti, in particolare quando si è evidenziata l’assoluta meraviglia, sui fatti accaduti a Caltanissetta, da parte della A.N.B.S.C. ( Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la destinazione dei Beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata) da parte del suo Direttore, Avv. Dott. Umberto Postiglione, che sembrava cadere (come diceva nel film Checco Zalone) dalle nubi…
La cosa d’altronde – come riportavo ieri- non mi meraviglia affatto, perché costituisce ormai l’andazzo di questo nostro paese… dove ciascuno s’interessa di fare il minimo indispensabile, l’importante però che a fine mese giunga lo stipendio e soprattutto che, quel proprio incarico, scorra senza impedimenti e senza creare ad altri, eventuali problemi…
Di quanto sopra il sottoscritto, ne ha prova certa!!!
Difatti, in data 07.05.2015, aveva segnalato a mezzo Pec, nota personale alla ASBCN sulla gestione “particolare” di alcuni amministratori giudiziari, alla quale era successivamente seguita una ulteriore trasmissione in data 18.09.2015 con la quale il sottoscritto ( allora “Direttore Tecnico” di una delle più importanti Imprese di costruzione Spa in provincia di Catania) offriva –a titolo gratuito- la propria candidatura, per collaborare nella gestione di società analoghe e cioè sottoposte a misure di prevenzione…
Bene in entrambi i casi, posso assicurarvi di non aver ricevuto alcuna risposta!!!
Ecco questo è quanto lo Stato chiede a ciascuno di noi… e cioè di collaborare, di non essere omertosi, di denunciare e via discorrendo… ma quando si compie quanto è corretto fare, ecco che l’impressione che si riceve… è quella che di voi se ne fottono, che quanto fatto da soltanto fastidio, ma soprattutto… ciò che resta, è che i problemi reali, restano proprio a chi ha avuto il coraggio di esporsi, unico su centomila… mentre loro, protetti in quella loro veste… già ognuno di loro, di quel particolare “club dei temerari”, non faranno mai parte!!! 

D’altronde lo Stato ha dimostrato di non essere pronto a gestire i miliardi confiscati ogni anno alle mafie…. ed il motivo è legato principalmente a quella mancata volontà di scrivere leggi in maniera chiare, sia sulla confisca che nella gestione amministrativa di quei beni confiscati…
Quanto si è evidenziato ha dimostrato come la gestione dei beni sia divenuta negli anni… un vero e proprio business, per quanti operano all’interno dei tribunali, degli uomini da esso nominati, di tutti quei consulenti legati a filo diretto con quel sistema che permette loro, d’ottenere tanti mandati e poi infine, una serie lunghissima di professionisti (amici, coniugi, figli e parenti vari…) che hanno ottenuto negli anni, incarichi milionari… alla faccia di quella lotta alla illegalità!!!
Quelle società sono diventate per quel “sistema antimafia” una vero affare… che ha puntato principalmente a svuotarle quelle aziende confiscate, rinunciando a priori a fare impresa e portando le stesse al fallimento…
Nei casi opposti, quando le società avevano capacità di realizzare profitti, ecco che allora quegli amministratori ( ovviamente aiutati da quanto avrebbero dovuto controllare… ) si sono trasformati improvvisamente in “business man”… uomini cioè capaci di darsi all’imprenditoria ( senza averla mai svolta…), i quali, attraverso efficaci stratagemmi, sono riusciti a “spogliare a Cristo per vestire a Maria”, il tutto con il consenso dello “stato” ( quello però… con la “s” minuscola…)!!!   

Ho letto negli anni, da parte di alcuni soggetti (che operano all’interno di quelle strutture), che nel concreto, manca la volontà politica di cambiarle questo stato di cose…
Ma viene spontaneo chiedervi: con un sistema come questo, che produce benessere per tutti… che motivo c’è di cambiarlo…??? Anzi, il motto che passa è: “facciamo in modo che le cose restino per sempre… per come sono”!!!

Si cambia: basta con società "confiscate"… si passa finalmente alla "legalizzazione"!!!

Sono anni che vado riportato come, il sistema di prevenzione giudiziaria non abbia dato in fondo, quei frutti sperati…
In particolare ho ritenuto che a fare fallire il sistema dell’amministrazione controllata, siano stati proprio alcuni suoi uomini… che di fatto, sono venuti meno a quanto avrebbero dovuto compiere…

Ed allora forse oggi, avendo compreso quegli errori del passato, si sta iniziando a cambiare rotta, adottando finalmente un nuova metodologia, certamente più efficace…
Molto di questo merito ritengo, sia da attribuire per la prima volta a livello nazionale, proprio alla nostra Procura etnea…
E’ il caso della società Tecnis Spa, una grande realtà della nostra città, a cui il Tribunale di prevenzione di Catania, ha accolto per l’appunto la richiesta della Procura, disponendo la restituzione della società e dei beni della società, ai suoi proprietari, gli imprenditori Mimmo Costanzo e Concetto Bosco…
La nuova procedura prevede difatti che, la stessa viene “legalizzata”, limitando ogni operazione nei prossimi tre anni, per valori superiore ai 250 mila euro, i quali dovranno essere comunicati direttamente alla Questura e alla Guardia di Finanza…
Correttamente infatti i due Pm, Antonino Fanara e Agata Santonocito (gli stessi che negli ultimi anni sono stati interessati nel seguire i maggiori provvedimenti di sequestro e confisca nel nostra provincia), sono giunti alla conclusione che ad essere pericolosi, non sarebbero stati i due imprenditori, ma le loro aziende, molto desiderabili dalla mafia, a causa di tutti quegli appalti aggiudicati, nel corso degli anni…
Certamente il provvedimento di commissariamento prefettizio adottato a suo tempo per questa società, a differenza dei classici interdittivi compiuti con il sequestro delle quote societarie e la nomina degli amministratori giudiziari (che, come abbiamo potuto vedere in alcuni casi in questi anni, non sono stati perfettamente adeguati a quel loro incarico…), ha permesso alla “Tecnis Spa” di poter proseguire nelle attività, senza perdere così gli appalti in corso, ma soprattutto, salvaguardando tutti quei dipendenti e le loro famiglie che, grazie proprio a quel lavoro sopravvivono!!!
Ed è proprio questo il primo impegno che lo Stato deve saper fare per contrastare la criminalità organizzata: dare certezza di continuità, non soltanto lavorativa, ma soprattutto sociale, permettendo a chiunque di comprendere che è proprio grazie alle istituzioni e alle sue procedure legittime, che si può cercare tutti, di vivere in modo dignitoso, ma soprattutto onesto!!!

Decreto di sequestro a Catania, per gli Amministratori giudiziari!!!

Stasera, avrei voluto pubblicare la seconda parte di “Ecco… questa è la lista di quanti sono ricattabili“, ma avendo letto la notizia (pubblicata sui quasi tutti i nostri quotidiani on line), ed avendo a cuore questo argomento, ho preferito dirottare, su questa ultima notizia, la mia attenzione… 

Il provvedimento è stato emesso nei confronti di nove indagati, di cui tre, erano di fatto, amministratori giudiziari…
Il decreto di sequestro evidenzia il reato di bancarotta fraudolenta scaturito da condotte di distrazione, dissipazione e occultamento di risorse finanziarie della società Aligrup S.p.a., sottoposta sin dal 2001 ad amministrazione giudiziaria…
Non ho alcun interesse a ripetere quanto trovate perfettamente riportato nei quotidiani, bensì voglio riportare l’attenzione sulle condotte illecite contestate… dalle quali, si è potuto accertare come, la gestione di quegli amministratori giudiziari nominati dal Tribunale, operava sostanzialmente negli interessi della famiglia interdetta… appoggiando non solo le operazioni degli eventuali soci (che avevano subito il provvedimento interdittivo), ma operando in modo arbitrario, sulle società del gruppo imprenditoriale ad essi collegate… 
Abbiamo negli anni potuto verificare come in circostanze analoghe, questo tipo di società, siano state condotte con la manina… a quel naturale processo di liquidazione o indirizzate verso quel di concordato preventivo, il tutto eseguito, previo l’intervento di taluni amministratori (corrotti e compiacenti), nominati per l’appunto, per alterare appositamente i dati posti a bilancio negli anni. 
Sempre durante quei periodi, vi è la consapevolezza –da parte di quegli amministratori collusi– di procedere con la distrazione delle poste in essere, ma soprattutto, si rivolge quella propria attenzione, verso i restanti beni immobiliari, i quali permettono di realizzare una vendita finanziaria interessante in quanto il bene viene venduto (a qualche amico o conoscente) ad un prezzo irrisorio, rispetto al valore di mercato e la parte residua di quel valore reale… viene consegnata brevi mano in contanti… 
Ovviamente quanto sopra determina un depauperamento delle risorse economiche e la sparizione di quei beni patrimoniali delle società, a vantaggio esclusivamente di quanti sono di fatto interdetti o sotto la lente delle istituzioni…
Abbiamo già avuto modo di vedere, con il caso “Saguto” di Palermo, la connivenza di quegli amministratori giudiziari (nominati dal Tribunale) e di come, si è provveduto ad eseguire i sequestri (sui conti correnti, a deposito e nelle varie cassette di sicurezza), intestati ad essi o a propri familiari e comunque nella disponibilità di quegli indagati… ed ora, per l’ennesima volta… la storia si ripete anche qui da noi!!!
Bisogna dare atto alle procure di non fermarsi dinnanzi a fatti del genere che oltre ad essere gravi, condizionano il giudizio che ognuno di noi ha, nell’operato degli uomini e donne… scelti dalle nostre istituzioni.
Sono tempi duri quindi, per il “mestiere” di amministratore giudiziario, perché, oltre al rischio – in caso di comportamenti sleali – di non ricevere quel compenso maturato negli anni, si rischia, di restare esclusi (nei casi di fallimento…) da quei benefici che li faceva rientrare tra i cosiddetti “privilegiati” (come ad esempio per i dipendenti…)…
Inoltre, da quanto sopra, emerge il rischio, non solo di subire un provvedimento di sequestro e/o di confisca dei propri beni, ma di restare coinvolti (a seconda della gravità delle loro compiute azioni) in quei reati previsti dal nostro codice penale. quali ad esempio, l’associazione a delinquere o il concorso esterno in associazione mafiosa…
Sono certo che in questo momento, molti tra loro (di quella categoria) stanno tremando… e chissà se in questo momento, non stiano cercando di far sparire dai propri conti bancari, quanto in maniera disonesta avevano fin qui realizzato…
Riporto quanto avevo scritto nel post del 11 dicembre dello scorso anno: “diceva mio padre… i soldi rubati si piangono tutti… e sono ahimè… lacrime amare”!!!
Ho letto di un amministratore giudiziario (pentito) che rispondendo alle domande del Procuratore della Repubblica ha dichiarato: “Ho rubato, corrotto, ingannato, concusso e mentito”… ed il Pm, “La pianti di vantarsi e venga al dunque”…

Indovinate chi è il personaggio condannato a sei anni per corruzione… vi do un aiutino: Politico… anzi Senatore, Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Ambiente, passato dalla Democrazia Cristiana a Forza Italia, ed infine Presidente della Regione!!! Chi è???

Ma chi sarà mai questo personaggio???
Già, come può essere che un uomo, con così tanti incarichi Istituzionali, possa essere stato oggi condannato a sei anni per corruzione…
Ma ci sarà un errore… 
Un uomo che dal 1975 ad oggi, ha dedicato tutta la propria vita alla politica, rispettoso di quegli incarichi ricevuti,  come può essere che ora si trova coinvolto in inchieste su tangenti e mazzette nella sanità lombarda…
E dire… che ancora oggi, egli è il Presidente della Commissione Agricoltura e produzione agroalimentare del Senato della Repubblica!!!
Scusate, ma allora stiamo dicendo che questa autorità, mi ripeto, Politico dal 1975, Senatore della Repubblica con NCD, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Ambiente, dalla Democrazia Cristiana a Forza Italia, passando per l’Area Popolare di NCD-UDC e successivamente con il  Popolo della Libertà, per concludere infine con quattro legislature in qualità di Presidente della Regione Lombarda è stato condannato a 6 anni di carcere per corruzione!!!
Ma allora dobbiamo preoccuparci…
Se personaggi come Formigoni, con tutte le indennità economiche ricevute negli anni (quarant’anni) si ritrova ad essere condannati per corruzione… significa che al peggio non c’è mai fine!!!
Se così fosse, non si tratterebbe di essere ingordi, ma bensì di coltivare quella propria indole profondamente farabutta, da ladro, truffatore, aggiungerei da vero e proprio delinquente… e dire che però questi sono oggi i nostri rappresentanti… sì di questa nostra “Repubblica delle banane“!!!
Dopotutto cosa vogliamo aspettarci, guardate quanto appena accaduto con i nostri ministri, i quali sotto giuramento dichiarano d’essere laureati, quando non possiedono neppure un diploma, oppure avete letto quanto ha riferito il nostro ministro del lavoro (diplomato perito agrario), che critica i nostri giovani (ben più titolati e preparati…) che per ricercare una occupazione sono costretti ad andare all’estero, mentre di contro suo figlio, “casualmente”, è direttore di un settimanale delle “Coop” (riguardatevi i video sulle inchieste realizzate da report sulle Coop, presentate dalla Dott.ssa Gabanelli) che riceve circa mezzo milione di euro di contributi pubblici…
Potremmo continuare all’infinito…
Se difatti analizzassimo molti di quei “soggetti” (chiamarli “signori” sarebbe offensivo nei riguardi di chi realmente lo è…) che stanno lì seduti in quelle poltrone, sia nelle vesti di deputati, che nella “qualità” (vedasi poi quali qualità… ) di senatori, scopriremmo come, non sarebbe l’unico a compierle queste procedure truffaldine…
Ora comunque il tribunale ha disposto la confisca dei beni di questo “povero e indigentePOLITICO, che per sopravvivere, aveva necessità di circondarsi delle note procedure di malaffare, le stesse, che ormai, giorno per giorno, vengono evidenziate dalle procure nazionali…
I beni confiscati sommano a circa Sei milioni di euro (da ciò si comprende quanto fosse bisognoso…), in beni immobiliari (da Sanremo a Lecco ad Arzachena), quadri d’autore, box, terreni, uffici e negozi, oltre ad auto e conti correnti. 
Se poi, si prende in considerazione che, quanto confiscato, rappresenta di fatto il 10 % di quella parte visibile di patrimonio, il 90% è depositato presso i noti paradisi fiscali esteri, diviene comprensibile come alla fine questo tipo di soggetti (perché state certi che non è certamente l’unico di quella casta a rubare… ah… se solo parlasse, cadrebbero molti di quei suoi colleghi…) grazie a noti studi legali con “Avvocati di grido” (pagati solitamente a nero e molto profumatamente…), riusciranno a non far compiere mai, un solo giorno di carcere… ad ognuno di quei  soggetti!!! 
Questa d’altronde è quanto prevede la “giustizia” nel nostro paese… in particolare se considerate che questi individui, sono gli stessi, che si è deciso di scegliere – in tutti questi anni – per rappresentarvi!!!
Ed è principalmente per quest’ultima preferenza, che non so dirvi chi sia, tra una parte di Voi e loro… il  peggiore!!!

Lotta al malaffare: si corre ai ripari quando è ormai troppo tardi!!!

E’ necessario tener presente quanto solitamente avviene nel nostro Paese e cioè che si corre ai ripari… quando è ormai troppo tardi!!!
Se osserviamo a quali livelli sono giunte le mafie nelle nostri regioni e come abbiano saputo inserirsi in tutti quegli affari milionari… è evidente che qualcosa in quel sistema di prevenzione è venuto a mancare!!!
Ora molti tra voi diranno: si vabbè… caro Costanzo, non è che si può pensare sempre in maniera negativa,  dopotutto qualcosa di buono è stato fatto…
Sì… è vero, ma il problema è che si giunti sempre ad individuare quel sistema corruttivo, quando ormai gli avvenimenti… erano stati compiuti!!!
Per cui, a cosa serve arrivare a posteriori, quando cioè le collusioni sono state realizzate, quando ormai si è proceduto con la spartizione di quelle tangenti e le documentazioni incriminate sono state fatte sparire o quantomeno alterate, ed infine anche i suoi  truffatori sono riusciti a scappare all’estero e con i soldi percepiti, si stanno facendo seguire dal “noto” legale…  
Si parla tanto di controlli, ma se osserviamo il quadro normativo vigente, questo è compreso in quella semplice informativa antimafia, rappresentata dalla legge delega del 1994 nota con il numero 47…
Le Prefetture, hanno avuto così la possibilità di acquisire quelle necessarie informazioni, volte al cosiddetto accertamento d’infiltrazione mafiosa… all’interno di quegli organismi societari…
Ora vorrei dire… per aggirare quei controlli, basta costituire una società con due facce pulite e con il casellario giudiziario immacolato, senza carichi pendenti ed in regola con i propri adempimenti amministrativi, basterà inoltre passargli un’autovettura, uno stipendio ed il gioco è fatto… per ottenere quella informativa negativa antimafia!!!
Dopotutto come considerare quelle verifiche se non meramente ricognitive…
Sappiamo bene che, nello svolgimento di quei controlli, si esaminano esclusivamente i dati su eventuali provvedimenti giudiziari o misure cautelari, oppure si verifica se il soggetto è sottoposto a giudizio o sono in corso sentenze di condanna…
Quindi, se l’accertamento (sulla base di attività di indagine effettuata dagli organi inquirenti) risulta negativo, viene esclusa di fatto la possibile esistenza di elementi che presumerebbero tentativi di infiltrazione mafiosa… 
Ottenuto quindi quel cosiddetto “lasciapassare”… dalla prefettura, si potrà cominciare a ricevere quelle necessarie autorizzazioni per operare o concessioni varie, tra cui quelle relative ad esplosivi (per lo svolgimento di particolari attività…), nonché quei necessari titoli abilitativi alla conduzione di mezzi ed al trasporto di persone o cose…
Nel caso contrario e cioè quando la Prefettura emette i provvedimenti interdittivi, considerando quelle società come “infiltrate”… ecco che intervengono eventuali determinazioni, tra cui per esempio, i ben noti provvedimenti giudiziari, dai quali scaturiscono, sequestri e confische per tutte quelle società cosiddette “infiltrate” e con con la ben nota gestione amministrativa…
Se poi, successivamente a quanto sopra, si assiste a ciò che è avvenuto nel corso degli anni, mi riferisco ai continui ribaltamenti giudiziari, che hanno restituito ai legittimi proprietari le società interdette, ribaltando di fatto, tutti quelle pregiudizievoli espresse in precedenza…
Sorge quindi il dubbio che qualcosa forse in quei controlli non funzioni… perché se le procedure adottate in precedenza, vengono col passar del tempo… ribaltate, c’è da chiedersi se non sia il momento di cambiare qualcosa…
Infatti, considerando la lotta contro la mafia, che ha comportato –almeno qui da noi in Sicilia– migliaia di provvedimenti interdittivi, è strano dover giungere nel 2016 per comprendere come di contro, gli interessi di cosa nostra – grazie ad altre sue imprese associate – abbiano raccolto a se, la maggior parte degli appalti, in particolare quelle delle “grandi opere pubbliche”!!!
Ora, quanto sopra, è avvenuto principalmente a causa di un sistema di contrasto debole o quantomeno non adeguato, a differenza delle capacità messe in campo da quella criminalità organizzata, che nei fatti, si è aggiudicata quasi tutti gli appalti pubblici messi a disposizione dallo Stato…
Ritengo che l’errore fatto… sia dipeso dal non aver saputo concentrare in un’unica struttura, tutte quelle informazioni presenti nei vari gruppi d’interforze, mantenendo inoltre le stesse, costantemente aggiornate, per poter generare in maniera rapida, tutti quei provvedimenti di competenza… senza dover rischiare in un secondo tempo… la classica figuraccia…
E’ in questa ottica, che va migliorato il sistema di controllo, realizzando per esempio una banca dati che concentri l’elenco di quelle società sottoposte ai provvedimenti d’interdizione, i suoi soci, ed anche coloro che hanno negli anni gravitato intorno ad essa… in qualità di affiliati, associati o anche di semplici consulenti, per finire con coloro che, in qualità di responsabili o funzionari di enti delle PA, hanno permesso con le loro ignobili azioni, che quelle corruzioni potessero realizzarsi …
D’altronde… è in ciò che viene rappresenta la più grande mancanza istituzionale: l’inefficacia infatti della circolazione delle informazioni, ha permesso in questi anni, a tutte quelle società infiltrate dalla criminalità organizzata, di poter sfruttare tutte le lacune “donate” dallo Stato, permettendo così di operare indisturbatamente, in quasi tutti gli appalti pubblici.