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Se questo è esser genitori: già… si comprende il perché accadono ogni giorno tragedie come quelle che purtoppo andiamo vivendo!!!

Esser genitori è una cosa difficile, forse rappresenta una di quelle situazioni che solo pochi riescono a mettere in pratica…

Sì… perché non si tratta semplicemente di volerli i figli e quindi cercare di metterli al mondo, per questo (più o meno) siamo bravi tutti, il problema è farli crescere in maniera moralmente sana, cercando di far privilegiare sempre quei principi morali con cui dovranno tutta la vita condividere…

Quindi si tratta di creare quei presupposti affinché un soggetto non oltrepassi quella corretta razionalità per far emergere una personalità istintiva, irrazionale o per meglio far comprendere, una pazzia che soltanto un folle può evidenziare!!!

Non so dirvi se questa sia insita nel soggetto, se si tratta di un qualche Dna che si ha ancor prima di nascere, certamente qualcosa in quell’ambiente familiare non funziona o quantomeno non ha mai funzionato e a leggere certe notizie mi convinco che sia proprio così!!!

Sento giustificare alcuni genitori su quanto compiuto dai propri figli, parliamo ad esempio di un omicidio efferato compiuto con oltre settanta coltellate nei confronti di una ragazzina ed incredibilmente i propri genitori giustificano quell’azione inumana, anche se va detto che gli animali nella loro ferocia non attuano mai comportamenti sadici come quelli compiuti da certi barbari!!!

Si vorrebbe tra l’altro paragonare quella crudeltà con le azioni compiute dai mafiosi o da qualche terrorista, la chiamano “debolezza“, uno stato d’animo che va a sommarsi con tutti gli altri “femminicidi” compiuti in questo nostro Paese…

Si prova in quel colloquio a minimizzare quel crimine commesso dal figlio, evidenziando in quel comportamento una mancanza di lucidità, quasi vi fosse una personalità bipolare che ne abbia preso il sopravvento e che la parte sana (vorrei conoscere dove questa si trovi in quell’individuo) sia viceversa responsabili e abbia motivo di ricevere quella giusta comprensione…

Sapete come penso dopo aver letto quella intercettazione pubblicata sul web che se una situazione come quella fosse capitata ad un genitore “mafioso, criminale, terrorista”, beh… non credo proprio che quei “genitori” (se così si potessero definire…)  avrebbero ancora un figlio con cui andare a dialogare, ma siccome dall’altra parte vi è una famiglia perbene, con dei genitori sani… ecco questo è il risultato!!!

D’altronde leggendo l’intercettazione il messaggio che passa da quei cosiddetti “genitori” (in generale…non solo quindi per quel loro figlio…) è che chiunque commetta in questo Paese un reato (e parliamo di un omicidio…), prima o poi potrà beneficiare di tutta una serie di riduzioni della pena, a cui poi si sommeranno benefici per buona condotta, permessi di libera uscita, già… per lo studio, per andare al lavoro, per giungere anche ad una libertà condizionale…

Ma in un tutto ciò la giustizia dov’é??? Come sanno bene i miei lettori vi sono circostanze – proprio come quella sopra rappresentata – che mi convincono sempre di più a restare fedele a quel principio del “Contrappasso”!!!

In mancanza della prova e dell’espletamento di tutte le procedure amministrative, le terre e rocce da scavo, da qualsiasi luogo provengano, sono rifiuti, e non sottoprodotti!!!

Credo che uno dei più semplici e banali raggiri a cui stiamo assistendo, in maniera tra l’altro veramente palese, è proprio la gestione delle terre e rocce da scavo!!!

Come ripeto spesso in questo mio blog, la criminalità organizzata non è più composta – come accadeva ai suoi albori – da umili pastori ignoranti, che ahimè si fronteggiavano per una pecora o per un pezzo di terreno su cui pascolare…

Oggi chi comanda in quella struttura piramidale è per lo più preparato e sa benissimo come dietro quell’attività ambientale si muove un business da milioni e milioni di euro, e sono questi i motivi che spingono quell’organizzazione a non farsi trovare impreparata, ma soprattutto, a eludere tutte quelle richieste normative, facendo sì dal non restare coinvolti in inchieste giudiziarie da parte della magistratura e controlli delle forze dell’ordine…

D’altronde in un periodo di emergenza sanitaria e con un governo nazionale pronto ad immetere nel Paese ingenti somme pubbliche, atraverso quel cosiddetto Pnrr “Piano nazionale di ripresa e resilienza“, pensate forse che a quei miliardi di euro, quell’associazione criminale non abbia pensato???

State pure certi che d’infiltrazioni ecomafiose siamo pieni e sono opere che dovrebbero servire – quando effettivamente completate – alla transizione ecologica del paese: impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e di riciclo dei rifiuti, opere ferroviarie e portuali, depuratori, impianti eolici, fotovoltaici, interventi di rigenerazione urbana, infrastrutture digitali, sono soltanto alcuni esempi…

Ecco perché diventa fondamentale che gli organi di vigilanza e le forze dell’ordine alzino al massimo il livello di controllo, ma anche la politica deve fare la propria parte, in particolare con nuove leggi preventive che tutelino l’ambiente e garantiscono la salute dei cittadini…

Ecco il motico per cui è importante valutare quei cantieri che realizzano rilevanti produzioni di rifiuti, terre e rocce da scavo, alcune di queste potenzialmente inquinate, effettuando in maniera dettagliata quei monitoraggi ai fini preventivi e soprattutto repressivi…

Perchè se da un lato è necesssario far ripartire il Paese, dall’altro questa ripresa non può condurre ad una trasformazione ambientale negativa, dove la criminalità organizzata può espandere il proprio impero illegale e grazie alla complicità ed alla connivenza di una rete di colletti bianchi, grigi e quant’altro, può continuare a ampliare i propri tentacoli …

Il business dell’ecomafia è qualcosa che minaccia gravemente il futuro del nostro Paese, in quanto sottrae risorse preziose all’economia legale, falsa il mercato e la competizione, ed impedisce un reale sviluppo economico e sociale del territorio, il tutto a totale beneficio di quelle associazioni criminali!!!

Ecco perch’é finito il tempo di far finta di non sapere o di non vedere, perché chi non vede lo fa solo perché non vuol vedere e gli fa comodo far finta di non sapere, così potrà continuare a incrementare – a nero – le proprie tasche, fingendo di essere un funzionario integerrimo e soprattutto una persona perbene… 

Ma è solo questione di giorni, il suo nome e cognome è già in un elenco, già… fa parte della prossima inchiesta  giudiziaria che a breve verra annunciata e a quel punto vedrete, non ci sarà più cosa fare o dove nascondersi…  

Scusate ma non sono d'accordo. Mafiosi per poter godere della protezione dello Stato, bisogna pentirsi prima di essere catturati!

Giovanni Brusca lascia il carcere, grazie a una legge che consente ai mafiosi che collaborano con la giustizia di ottenere benefici, ad iniziare dagli sconti di pena…

Una legge voluta dal giudice Falcone e se la normativa può essere considerata cinica e opportunistica, essa ha portato a importanti risultati, soprattutto ha chiarito molte di quelle pagine vuote di cui non si sapeva nulla…

Ma allora tutto si riduce ad un mero ragionamento opportunistico, tra costi e ricavi, e seppur ne comprendo in pieno i vantaggi del criminale nel tentare di riacquistare la propria libertà, viceversa non ne comprendo i reali vantaggi che lo Stato riceve ai fini processuali…

Come d’altronde non sono minimamente convinto del suo pentimento o che questo individuo abbia di fatto raccontato tutto, già… chissà se si è riservati di raccontare circostanze che avrebbero potuto tirare in ballo noti politici, gli stessi che poi negli anni, hanno sì, affinché si giungesse oggi a quella scarcerazione…

Ecco perché non sono convinto di quel pentimento, certo non ho elementi per poterlo escludere, ma come ripete spesso mia moglie, “chi nasce quadrato, non muore tondo“, ma certamente quanto in questi anni ha raccontato agli inquirenti, ha sicuramente portato a condanne eccellenti, a cui lo Stato forse non sarebbe mai giunto!!!

Comunque, anche nel caso in cui si siano ottenuti reali benefici da quel pseudo “pentimento“, il sottoscritto ritiene che nulla cambi moralmente in quei criminali, neppure il tempo trascorso all’interno di quei penitenziari!!!

D’altronde per un soggetto che si è assunto più di 150 omicidi tra cui il piccolo Di Matteo, non posso credere che all’interno di esso si sia conservata quantomeno una piccola parte buona, già… mi riferisco a quella morale!!!

Ecco perché sono in molti a parlare di  “Vergogna di Stato”, perché con questo metodo è facile essere per un periodo criminali e poi quando catturati dimostrarsi “pentiti”!!!

Non condivido nulla di questa doppia possibilità, sì… è come se essi sapessero a priori che esiste in ogni circostanza una doppia occasione, quella criminale e quella da uomini liberi!!!

Lungi da me pensare di poter anche lontanamente condividere quel pensiero criminale o qualsivoglia atto che possa minimamente ispirarsi a quei comportamenti coercitivi, ma viceversa mi sento  di potervi dire, che conoscendo la mia razionalità, difficilmente mi sarei mai pentito se avessi deciso nel corso della mia vita di fare il criminale e sicuramente ne avrei pagato le conseguenze!!!    

Ecco perché non posso credere che Brusca sia oggi pentito nel suo animo, anzi penso proprio il contrario e chissà se tra qualche anno non scopriremo quanto sia stato capace di prenderci tutti per i fondelli, se non noi… certamente questo cosiddetto “Stato quaraquaquà“!!!

E quindi, la legge va riformata! 

Mafiosi per poter godere quindi della protezione dello Stato, bisogna pentirsi prima d’essere catturati, altrimenti è troppo facile così…

Combattere la Mafia: "Sì… un gradino alla volta"!!!

La mafia va combattuta un gradino alla volta… 
Già… bisogna studiarla per comprendere come debellarla, perché solo cosi, approfondendo i suoi particolari interessi e quelle sue infiltrazioni sociali, si potrà un giorno sconfiggerla…
D’altronde -come ripeto sempre- quell’associazione criminale, con il passare degli anni, si va espandendo… cambia i suoi programmi, investe in nuovi settori, penetra in quei settori attivi e legali dell’economia sana, infiltra i suoi uomini nella politica e corrompe gli uomini delle istituzioni…
In questi ultimi anni, avendo compreso che in questa terra (ma non solo, potrei dire in tutto il meridione) le potenzialità finanziarie sono ridotte ai minimi termini, ecco che ci si è trasferiti verso realtà ben più produttive a iniziare dal noto “Nord-Est”… 
A dimostrazione di quanto sopra vedasi l’ultima inchiesta della Dda di Venezia che ha portato all’arresto di oltre 50 persone, sospettate di aver permesso di gettare le basi nel litorale di Jesolo, a due passi da Venezia, occupando di fatto un’interesse che un tempo era di dominio della “Mala del Brenta“, di Felice Maniero.
La mafia ha compreso che a differenza dei nostri territori “poveri” il nord Italia possiede tutte quelle caratteristiche di “lavatrice“, per ripulire i suoi capitali di provenienza illecita…
Ecco quindi procedere con l’acquisizione di quelle attività che incassano ogni giorno contanti…
Ristoranti, bar, supermercati, esercizi commerciali, per passare quindi con l’acquisizione di cave, terreni e quant’altro, a cui seguono imprese “limpide” di nuova costituzione “attestate“, dedite in particolare agli appalti pubblici, quali movimenti terra, ripristini idrogeologici, costruzioni d’infrastrutture, lavori stradali e gestione rifiuti…
Ovviamente non poteva mancare oltre a ciò, il il traffico sempre fiorente di droga e prostituzione… 
Ma non solo, ho letto che in taluni casi, si è passati anche al business del “turismo”, grazie alle migliaia di ospiti che ogni giorno giungono sulla città lagunare in pullman, a cui vengono offerti servizi, quali ad esempio i vaporetti per le isole… 
Non esistono più confini e difatti il nord Italia (insieme ad altre realtà internazionali), è diventata (per queste associazioni criminali), nuova terra di conquista e futura residenza per i propri associati e familiari…
Un territorio esteso con cui fare affari, ma soprattutto nel quale investire, anche personalmente, favorendo cioè a seconda delle circostanze (ma soprattutto grazie a quel loro potere economico e finanziario), quei candidati politici ben conosciuti in quel loro territorio e che adesso son divenuti loro amici…  
La mafia ha messo le mani ovunque, acquistando terreni, industrie, società di costruzioni, attività commerciali ed anche proprietà immobiliari, ma soprattutto sta fornendo quel supporto elettorale a chi lo chiede… e sono gli stessi referenti di quei partiti del nord, che ora – vedrete a breve cosa accadrà – puntano a conquistare il Sud!!!

La camorra fa schifo!!!

Ascoltavo stasera il Tg su Rai1, quando ho sentito il Ministro Costa pronunciare la frase: “La camorra fa scifo”!!!
A quella frase ho pensato: “e allora??? Vedi che novità…”!!!
D’altronde, mentre lo Stato pronuncia queste parole, il sottoscritto ripensa a tutte quelle frasi analoghe pronunciate negli anni scorsi, da altrettanti uomini delle istituzioni…
E la camorra cosa ha fatto… intimorita da quelle frasi pensate che sia stata ferma a guardare gli eventi, no… a continuato a fare quattrini con la propria organizzazione criminale, in particolare facendo affari con i rifiuti!!!
Il ministro dice correttamente: “fanno schifo anche i colletti bianchi che speculano sulla salute delle persone”, ma dimentica che sono stati principalmente molti di quei suoi precedenti colleghi a sfilare nei convegni in nome della lotta alla camorra, per poi successivamente sedersi a tavola con quei camorristi, per stringere accordi elettorali…
Come si fa a dimenticare che molti degli uomini eletti in quel territorio, sono stati eletti con i voti della camorra??? 
Credere che la camorra sia ancora costituita da quattro scugnizzi a modello “Gomorra” è una follia!!!
Quell’associazione criminale si comporta oggi come una holding, studia a tavolino i vari sviluppi del territorio, muove le proprie pedine, promuove quei suoi uomini, investe nel territorio, crea lavoro e consenso sociale, ed infine avvicina le associazioni di legalità esistenti per continuare i propri interessi, la sua è una vera e propria strategia…
E’ finito il tempo di quelle famiglie malavitose, ora c’è una metodologia da portare avanti, e ciascuna di esse, deve sottostare a quell’impostazione generale…
Certo, la camorra fa schifo, ma ciò che fa maggiormente più schifo, sono tutte le persone che presentandosi come perbene, con quelle facce pulite e le mani sporche dalle mazzette incassate, partecipano ogni giorno a quegli affari criminali e corruttivi, che determinano nel territorio un grave inquinamento che avvelena non solo l’ambiente, ma soprattutto i suoi cittadini…
Sì… l’hanno definita la “terra dei fuochi“, sono vent’anni che sento parlare di contrasto alla camorra, di realizzare quegli interventi necessari per ripristinare quei territori inquinato da liquami chimici e quant’altro, per combattere i roghi provocati da quella regia delinquenziale…
Non può essere che siamo ancora qui a palarne, non può essere che non sia cambiato nulla in tutti questi anni, che siamo ancora qui a contare gli incendi provocati, non uno, due, tre, quattro cinque… no, ormai non si contano più quegli compiuti, senza che mai nessuno abbia fatto qualcosa!!!
Potete non condividere quanto sto per dire, ma in questi incendi il sottoscritto vede soltanto una cosa, il fallimento dello Stato o per meglio dire, di una parte di quei suoi uomini!!!
Nel frattempo che a Roma si chiacchiera, la camorra continua a controllare il business dei rifiuti, incassa milioni di euro con quell’emergenza eterna, procede a rimuovere tutte quelle “ecoballe” (dopo che lo Stato ha pagato per realizzarle), ed infine inizia a dedicarsi ai nuovi impianti di trasformazione e/o di compostaggio…
La camorra è vero… fa schifo, ma non è la sola!!!

O si sta dalla parte della Giustizia oppure si è delinquenti!!!

Mi è capitato di leggere sul web alcuni giorni fa una storia incredibile che desidero nuovamente riproporre, in quanto mi sembra che alcune circostanze d’allora, siano legate ad alcune congiunture, che a breve mi aspetto… stanno per compiersi!!!
L’episodio fu correttamente definito (nel 2013) dal quotidiano on-line “SUD”: Una bruttissima storia alla Procura di Catania!!!
Come dicevo sopra, sono passati ben cinque anni, ma ho come l’impressione che le vicende di questa nostra terra, non facciano altro che riproporsi come corsi e ricorsi storici…
Vi auguro quindi una buona lettura… 
“Noi di SUD siamo ormai abituati a maneggiare materiale incandescente. Abbiamo adottato protocolli rigidissimi di verifica e tutela di fonti e redattori.
La storia che raccontiamo è certamente tra le più brutte che abbiamo trattato, perché è vile, miserabile e coinvolge al massimo livello proprio quelle autorità che dovrebbero essere presidio di legalità ed invece si rivelano serve di quel sistema di potere parassitario e violento che continua, ancora adesso, a trarre vantaggi e ricchezza mentre un intero tessuto economico viene soffocato. Anzi, proprio per questo, proprio mentre la gente soffoca, loro la avvolgono, la circuiscono e poi la fagocitano.
Cominciamo quindi a raccontare come si conviene, com’è nostro stile, dai nomi e cognomi.
Ecco, per iniziare, i protagonisti, in ordine di apparizione:
il libraio Maurizio Distefano;
l’avvocato Riccardo Di Bella;
i noti imprenditori Riccardo e Gianfranco Campisi della notissima stirpe dei Virlinzi;
l’allora Procuratore Aggiunto Enzo D’Agata;
il sostituto procuratore Allegra Migliorini;
il GIP Alba Sammartino;
il consulente della Procura Massimo Cartalemi.
A raccontarci la storia  è Maurizio Distefano, 45 anni, noto libraio da generazioni.
E’ arrivato con una borsa di documenti e un carico di disperazione e determinazione che ci travolge.
Al primo incontro è un fiume di parole, date, circostanze, fatti che si intrecciano. Un romanzo criminale che ci confonde. Capiamo però una cosa: quest’uomo ha bisogno di rompere un muro che gli si è avvolto intorno e sta soffocando lui e la sua famiglia. Qualunque cosa sia, la decisione è presa: massima cautela, ma questo racconto deve essere reso pubblico.
La storia è davvero complessa, i documenti che ci consegna vengono protocollati e sottoposti alla nostra procedura di tutela, con deposito di copie in posti diversi e chiare disposizioni di pubblicare e consegnare all’autorità al verificarsi di eventi minacciosi. Tanto per essere chiari e chi deve intendere intenda.
Decidiamo di isolare alcuni fatti specifici e trattarli singolarmente, cominciando da quelli che ci appaiono più gravi per gli effetti che determinano sulla vita dell’intera famiglia Distefano e, alla fine, sullo stato di disagio di un’intera Comunità quando l’attività di alcuni magistrati, tra omissioni ed abusi, si sostanzia in vero e proprio sistema che si pone a tutela di quei poteri che lucrano nel caos amministrativo approfittando, determinandola, della miseria morale della classe politica che di tale impunità allargata alla fine si giova. Un circolo vizioso da spezzare ad ogni costo.
Sorvoleremo allora, al momento, sulle estorsioni che dal 2004 vessano la libreria di via Teramo di Maurizio Distefano, sorvoleremo anche sulla denuncia e arresto degli estortori, sulla concessione della scorta e sulla sua revoca, sulla denuncia per simulazione e la sua archiviazione, sulla liberazione degli estortori e la loro riscossa, sui problemi finanziari conseguenti, sui rapporti con alcuni esponenti delle forze dell’ordine, sulle tutele ottenute e quelle negate. E su molte altre cose.
Sorvoliamo su tutto questo, perché ciascuno di questi fatti merita uno spazio a parte. 
E glielo dedicheremo in seguito.
Per ora partiamo dal 2006, dal settembre 2006.
Maurizio Distefano  è ancora impelagato nelle difficoltà finanziarie provocate da estorsioni ed usura quando gli accade una fortuna insperata. Quasi senza troppa convinzione partecipa all’appalto per uno spazio commerciale presso l’aeroporto di Catania. E lo vince. L’opportunità di poter aprire una edicola-libreria nel trafficato scalo catanese appare come l’occasione della vita per Maurizio, la manna caduta dal cielo, quasi un risarcimento per tutto quanto subito nei 2 anni precedenti.
Ma c’è un problema: Distefano non ha al momento la liquidità per fare fronte agli impegni derivanti dalla concessione. Cauzione, fideiussione, canoni. Dove prendere i soldi? Compie quindi una decisione ovvia per un imprenditore in difficoltà: cerca un socio. E ne trova due. Anzi due più un prestanome, come egli stesso si definirà in pubblico dibattimento.
Il prestanome è l’avvocato Riccardo Di Bella, che acquista, per conto dei fratelli Riccardo e Gianfranco Campisi, il 51% della società libraia di Maurizio Distefano, per un corrispettivo di 210.000 euro. A parte la presenza di un “prestanome”, fin qui la vicenda è abbastanza comune e resta tale anche quando i rapporti tra i soci, tra i fratelli Campisi da una parte e Maurizio Distefano dall’altra, si complicano al punto da sfociare in querele e cause civili.
Fin qui siamo nella normale conflittualità imprenditoriale. Ci può stare, per quanto spiacevole. Arriviamo anche a considerare che la dinamica può ancora ritenersi normale (con molto sforzo però) persino quando, in emergenza finanziaria a causa di un assegno da coprire urgentemente, Distefano chiede ai soci occulti Campisi di intervenire e questi lo convocano presso la loro concessionaria di auto e, alla presenza di un notaio (che ha già pronto l’atto di cessione) lo costringono, in cambio di un conferimento di 21.000 euro per coprire l’assegno bruciante, a cedere loro la proprietà di un immobile intestato alla società del valore di almeno il quadruplo e che era stato acquistato proprio per patrimonializzare l’azienda, (questo fatto, detto per inciso, è oggetto di altro procedimento per violazione del patto commissorio).
Quello che trasforma la storia in scandalo è quanto accade al Palazzo di Giustizia, tra gli uffici dell’allora procura, del GIP e relativo perito.
Vediamo.
La querela presentata dal prestanome dei Campisi, Riccardo Di Bella contro Distefano finisce, abbastanza stranamente sul tavolo dell’allora Procuratore Aggiunto Enzo D’Agata. Strano perchè il dr. D’Agata aveva allora la delega per i reati contro la Pubblica Amministrazione e quella in questione è una banale denuncia per appropriazione indebita. 
Come mai se ne occupa il dr. D’Agata? Strano, anche perché nell’atto di querela non risulta il classico timbro recante il numero di protocollo da parte dell’ufficio ricevente, come se fosse finito sul tavolo del procuratore per caso o finito lì portato dal vento. 
Strano anche perché il procuratore aggiunto D’Agata lo assegna prima ad un sostituto, indicando addirittura il reato per cui procedere, e poi (carcerando il nome del primo assegnatario sul fronte della querela stessa) lo affida ad un altro sostituto, la dottoressa Allegra Migliorini.
E qui cominciano le “anomalie” (Attenzione alle date).
Il caso viene assegnato dal dr. D’Agata alla dr.ssa Migliorini il 28 settembre 2007. E’ un venerdì…
La dr.ssa Migliorini è un fulmine, un capolavoro di efficienza. Avrà passato il sabato e la domenica a studiare il complesso fascicolo per decidere il successivo lunedì 1 ottobre di richiedere un sequestro che viene subito notificato all’indagato Distefano anche come avviso di garanzia.
Intanto, è un altro fatto incidentale ed anomalo che riferisce il Distefano, i conti vengono in realtà movimentati abusivamente in corso di sequestro da parte della banca depositaria e di ciò non risulta alcuna conseguenza.
L’attività del sostituto Migliorini prosegue imperterrita, determinata, arrivando persino alla compilazione, il 24 giugno 2008, alla redazione di un altro strano ed inconsueto atto d’indagine.  Quel giorno la dr.ssa Migliorini verbalizza, da sola e senza la consueta presenza di un assistente verbalizzante, la testimonianza dei due fratelli Campisi. Nel verbale non si fa alcun riferimento alla relativa convocazione, come se i fratelli Campisi si fossero trovati innanzi al magistrato per pura coincidenza. Inoltre, cosa davvero abnorme, entrambi vengono ascoltati congiuntamente dal magistrato, quando è elementare che i testimoni vengano sentiti addirittura all’insaputa reciproca, proprio al fine di far emergere eventuali incongruenze. Non solo, ma il verbale è redatto come se i due testimoni rispondessero all’unisono, con una sola voce, senza fare alcuna distinzione su chi risponde cosa. Incredibile. L’assurdo verbale d’interrogatorio risulta firmato congiuntamente dalla dr.ssa Migliorini e da Riccardo e Gianfranco Campisi e fa stato nel procedimento senza che nessuno obietti nulla.
Intanto, gli effetti di tutta questa situazione sono drammatici per l’azienda e la famiglia Distefano, determinando inevitabilmente il blocco dell’operatività della libreria, con ulteriore definitivo deterioramento della situazione finanziaria. Il Distefano si ritrova così in una situazione paradossalmente ancora più preoccupante di quella estortiva subita nel 2004. 
Non capisce, non si spiega cosa stia succedendo ma tutto sommato pensa che alla fine la questione si chiarirà, essendovi dei magistrati ad occuparsene, magistrati pagati per chiarire le ragioni tra le parti, nominati per accertare verità ed impedire abusi, magistrati imparziali. Appunto.
Fa quindi quello che ciascun cittadino normale farebbe in circostanze così difficili, si affida a degli avvocati che tentano di difenderne la ragioni in una situazione che, come vedremo, non ha nulla di “normale”.
Ma torniamo un attimo indietro nel tempo, all’Ottobre 2007.
Già la storia non quadra al povero Distefano, troppa tempestività da parte degli inquirenti, troppa durezza nei provvedimenti, arriva a dubitare che tale solerzia possa essere determinata dal fatto che c’entri la potente famiglia dei Campisi, ma alla fine penserà che si tratta solo di sue malizie determinate dalla  improbabile sfortuna di uomo ormai in balia di eventi incredibili.
E va avanti, subendo un altro atto che si rivelerà determinante.
Il 23 ottobre 2007, mentre la famiglia Distefano ha l’intero patrimonio sotto sequestro, alle ore 16.10 presso gli uffici della procura di via Crispi, il sostituto procuratore dr.ssa Allegra Migliorini nomina il consulente tecnico d’ufficio, dr. Massimo Cartalemi, nato a Gorizia l’11/2/1967, domiciliato in Catania via Milano 47, per pura coincidenza a pochi passi dalla libreria di Distefano. 
Attenzione, il perito dr. Massimo Cartalemi giura, come di rito, di non trovarsi in alcuna delle condizioni di incapacità o incompatibilità previste dall’ordinamento.
Quindi, ricevuto l’incarico, si mette solertemente al lavoro e produce una perizia che pare aggravare la posizione del Distefano, che però reagisce con una contro perizia che ne contesta le risultanze. Fin qui siamo ancora nella dinamica processuale, a parte l’inusitata velocità degli atti vessatori interpretata dal Distefano come praticamente intimidatoria. Ne parla con qualcuno, ma tutti girano la testa. Infatti il libraio ricava la forte impressione di trovarsi di fronte a quelli che in cronaca vengono definiti “poteri forti”, rampolli di potenti famiglie in grado, quasi per gioco, di schiacciare un imprenditore che aveva avuto la presunzione di trattarli da soci qualunque, come fosse possibile entrare in contatto con questi ambienti e riuscire a salvare la propria posizione senza considerare che il prezzo da pagare per il loro “aiuto” non poteva che essere cedere tutto!
Il mondo gli sta crollando definitivamente addosso, tutto pare remare contro fino a che si ritrova in un Bar di piazza Verga.
Mentre sorseggia il caffè, alle sue spalle un parlottare invadente che lo distoglie dagli ormai tristi pensieri, come a volte capita. Quindi, in maniera inconsapevole si ritrova a fare attenzione a quanto si dicono quelle voci sconosciute. Si gira appena e ne riconosce una. E’ proprio di quel dr. Massimo Cartalemi cui per conto della Procura ha consegnato tutta la sua documentazione contabile. Guarda meglio, è proprio lui. Sta raccontando allo sconosciuto interlocutore qualcosa relativo al proprio recente matrimonio. Nella discussione emerge il nome di qualcuno dei Campisi. Nome noto, ormai purtroppo, stranoto al Distefano. Presta quindi maggiore attenzione e gli pare di capire che il dr. Cartalemi faccia riferimento al fatto che suo testimone di nozze sia nientemeno che Riccardo Campisi!? Pensa di aver sentito male, capito peggio, ma come una sprangata gli apre il cervello. Da quel momento, da vittima soccombente ad una incredibile sfortuna si trasforma in investigatore certosino. Decide di abbandonare la prudenza dell’attesa e comincia a scavare, girando chiese e parrocchie per scovare quell’atto di matrimonio capace di rendere chiaro che non si tratta più di equivoci, che nessun errore giudiziario si sta compiendo ma un vero e proprio disegno gli si è avvolto attorno. Per gioco, per il solo sollazzo di qualcuno a cui non si può dire no, qualcuno alla cui corte in troppi insospettabili corrono a servire e riverire. Qualcuno che non può permettere si sfugga alle grinfie di un potere che tutto compra e se non riesce a comprare al prezzo desiderato, distrugge.
Gira e rigira Maurizio Distefano, sino ad arrivare alla bella chiesa di San Biagio ad Acireale. L’atto di matrimonio è estratto, lo sposo certamente felice è proprio lui, Massimo Cartalemi, in calce la firma del testimone alle nozze, certamente altrettanto rallegrato, Riccardo Campisi. Fuochi d’artificio misti a pugnalate nella mente del povero Distefano. Ha scoperto l’inimmaginabile. E un po’ si sente salvo, ha le prove di una macchinazione, non sospetta ancora che il livello sia ancora più alto, che l’intrigo arrivi all’impensabile.
I suoi avvocati informano il sostituto procuratore Allegra Migliorini dell’inquietante scoperta.
La dr.ssa Migliorini appare sorpresa, contrariata, non si capisce se sorpresa della scoperta in se o per il fatto che la cosa sia stata scoperta.
E vedremo a breve.
La difesa si aspetta provvedimenti, una ricusazione del perito, magari una denuncia nei suoi confronti e invece nulla. Tutto prosegue come nulla fosse e la perizia del Cartalemi resta tranquillamente acquisita agli atti del processo come se non fosse viziata dalla comprovata confidenza amicale tra perito del PM e denunciante. Anzi, ci riferisce Distefano, tale è l’impudenza, la garanzia di impunità, che il perito/testimone di nozze Cartalemi arriva nonostante quanto scoperto, a richiedere il pagamento di una parcella di decine di migliaia di euro. Richiesta che, almeno questa, verrà respinta da un giudice terzo ed estraneo alla conventicola.
Continua quindi l’odissea sfiancante del Distefano che si trova mura più alte ogni qualvolta abbatte le precedenti.
Ma non demorde, non lo convince l’atteggiamento di quel PM che dovrebbe accertare la verità.
E indaga ancora, scoprendo che non c’è solo l’amicizia nuziale con il perito, ma persino una frequentazione tra il sostituto procuratore Allegra Migliorini, lo stesso Cartalemi, Riccardo Campisi e l’avvocato/prestanome dei Campisi/socio fittizio di Distefano Riccardo Di Bella.
Tutti amici tra di loro su Facebook! E come se non bastasse il sostituto procuratore Allegra Migliorini risulta aver fatto parte di una giuria ad un premio organizzato a Villa Di Bella in proprietà dell’avvocato dei Campisi e socio fittizio Riccardo Di Bella.
A quel punto, la facciamo breve, la Migliorini, scoperta documentalmente, ammette, a modo suo, i fatti e chiede al Procuratore Capo di potersi astenere dal procedimento. Richiesta accolta ma nessuno paga per questo obbrobrio, solo il Distefano che resta imputato in un processo penale che si trascina ormai stanco ed imbarazzante tra rinvii, cambio di giudici e PM onorari, con l’obiettivo probabile di far scivolare questa storia nell’oblio di una prescrizione che lascerà impuniti i carnefici e distrutta dall’onta del sospetto la vera vittima di un gioco vizioso e violento, Maurizio Distefano.
Ma Maurizio non ci sta, non può starci. Ne ha passate tante ed ha voglia di riprendersi il proprio onore, sente il dovere di farlo per la propria famiglia, per quello che ha patito.
Ha paura, ma sa che non può tornare indietro. Ha conosciuto sulla propria pelle quello di cui sono capaci certi poteri quando si uniscono, anche solo per gioco, anche solo per scherzarci su Facebook, tra un matrimonio ed una giuria. Ha visto come lo hanno schiacciato, ed i suoi occhi mentre ci racconta la sua storia si alzano alla ricerca di quei dolori ingiusti, al pensiero di giudici che hanno giurato di essere imparziali e hanno partecipato al suo scempio.
Ora in Procura non ci sono più D’Agata, in pensione, né la Migliorini trasferitasi nella città natale, Roma.
Rimangono però gli atti gravissimi e le palesi violazioni della legge commesse da Magistrati in Servizio.
Siamo sicuri, anzi certi, che il Procuratore Salvi non ne sappia nulla, poiché è difficile immaginare che chi sa storie simili informi il nuovo Capo delle malefatte passate.
Da questo momento però anche il Procuratore della Repubblica sa e potrà verificare accertare riscontrare e quindi trasmettere gli atti a Messina per chiedere la punizione dei colpevoli, responsabili di questa gravissima vicenda.
Distefano è un uomo distrutto, ma ancor di più potrebbe annientarlo pensare che possano farla franca i suoi carnefici, soprattutto quelli con la livrea della legge.
E l’Opinione Pubblica non può non temere che vicende analoghe, con massacro giudiziario di vittime e totale impunità per profittatori, possano essere alla base di quel sistema che distrugge il tessuto sano della città, devastandone le istituzioni.
Questa è davvero una brutta storia, che raccontiamo gonfi di indignazione e concludiamo con un appello ai tanti giudici per bene e ad una Pubblica Opinione che deve farsi parte attiva.
Non c’è più spazio per le ipocrisie, per le omissioni, perché in questa città si è superato il limite e la vita delle persone non è un gioco da consumare nei salotti buoni tra una chattata ed un aperitivo.
Non è più praticabile il quieto vivere: o si sta dalla parte della Giustizia o si è delinquenti”!!!
Naturalmente per maggiori dettagli, trovate l’articolo completo di tutta la documentazione ed il video del Sig. Distefano sulla pagina web: 

Quando questi giovani saranno adulti avranno più forza di reagire di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta!!!

“Gentilissima” Professoressa,

uso le virgolette perché le ha usato lei nello scrivermi, non so se per sottolineare qualcosa e “pentito” mi dichiaro dispiaciutissimo per il disappunto che ho causato agli studenti del suo liceo per la mia mancata presenza all’incontro di Venerdì 24 gennaio.
Intanto vorrei assicurarla che non mi sono affatto trincerato dietro un compiacente centralino telefonico (suppongo quello della Procura di Marsala) non foss’altro perché a quell’epoca ero stato già applicato per quasi tutta la settimana alla Procura della Repubblica presso il Trib. di Palermo, ove poi da pochi giorni mi sono definitivamente insediato come Procuratore Aggiunto.
Se le sue telefonate sono state dirette a Marsala non mi meraviglio che non mi abbia mai trovato. Comunque il mio numero di telefono presso la Procura di Palermo è 091/***963, utenza alla quale rispondo direttamente. 
Se ben ricordo, inoltre, in quei giorni mi sono recato per ben due volte a Roma nella stessa settimana e, nell’intervallo, mi sono trattenuto ad Agrigento per le indagini conseguenti alla faida mafiosa di Palma di Montechiaro.
Ricordo sicuramente che nel gennaio scorso il dr. Vento del Pungolo di Trapani mi parlò della vostra iniziativa per assicurarsi la mia disponibilità, che diedi in linea di massima, pur rappresentandogli le tragiche condizioni di lavoro che mi affligevano. 
Mi preanunciò che sarei stato contattato da un Preside del quale mi fece anche il nome, che non ricordo, e da allora non ho più sentito nessuno.
Il 24 gennaio poi, essendo ritornato ad Agrigento, colà qualcuno mi disse di aver sentito alla radio che quel giorno ero a Padova e mi domandò quale mezzo avessi usato per rientrare in Sicilia tanto repentinamente. 
Capii che era stato “comunque” preannunciata la mia presenza al Vostro convegno, ma mi creda non ebbi proprio il tempo di dolermene perché i miei impegni sono tanti e così incalzanti che raramente ci si può occupare di altro.
Spero che la prossima volta Lei sarà così gentile da contattarmi personalmente e non affidarsi ad intermediari di sorta o a telefoni sbagliati..
Oggi non è certo il giorno più adatto per risponderle perché frattanto la mia città si è di nuovo barbaramente insanguinata ed io non ho tempo da dedicare neanche ai miei figli, che vedo raramente perché dormono quando esco da casa ed al mio rientro, quasi sempre in ore notturne, li trovo
nuovamente addormentati.
Ma è la prima domenica, dopo almeno tre mesi, che mi sono imposto di non lavorare e non ho difficoltà a rispondere, però in modo telegrafico, alle Sue domande.
1) Sono diventato giudice perché nutrivo grandissima passione per il diritto civile ed entrai in magistratura con l’idea di diventare un civilista, dedito alle ricerche giuridiche e sollevato dalle necessità di inseguire i compensi dei clienti. 
La magistratura mi appariva la carriera per me più percorribili per dar sfogo al mio desiderio di ricerca giuridica, non appagabile con la carriera universitaria per la quale occorrevano tempo e santi in paradiso.
Fui fortunato e divenni magistrato nove mesi dopo la laurea (1964) e fino al 1980 mi occupai soprattutto di cause civili, cui dedicavo il meglio di me stesso. 
E’ vero che nel 1975 per rientrare a Palermo, ove ha sempre vissuto la mia famiglia, ero approdato all’Ufficio Istruzione Processi Penali, ma otteni l’applicazione, anche se saltuaria, ad una sezione civile e continuai a dedicarmi soprattutto alle problematiche dei diritti reali, delle dispute legali, delle divisioni erediatarie etc.

Il 4 maggio 1980 uccisero il Capitano Emanuele Basile ed il Comm. Chinnici volle che mi occupassi io dell’istruzione del relativo procedimento. 

Nel mio stesso ufficio frattanto era approdato, provenendo anche egli dal civile, il mio amico di infanzia Giovani Falcone e sin dall’ora capii che il mio lavoro doveva essere un altro.
Avevo scelto di rimanere in Sicilia ed a questa scelta dovevo dare un senso. 
I nostri problemi erano quelli dei quali avevo preso ad occuparmi quasi casualmente, ma se amavo questa terra di essi dovevo esclusivamente occuparmi.
Non ho più lasciato questo lavoro e da quel giorno mi occupo pressocchè esclusivamente di criminalità mafiosa. 
E sono ottimista perché vedo che verso di essa i giovani, siciliani e no, hanno oggi una attenzione ben diversa da quella colpevole indifferenza che io mantenni sino ai quarantanni. 
Quando questi giovani saranno adulti avranno più forza di reagire di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta.
2) La DIA è un organismo investigativo formato da elementi dei Carabinieri, della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza e la sua istituzione si propone di realizzare il coordinamento fra queste tre strutture investigative, che fino ad ora, con lodevoli ma scarse eccezioni, hanno agito senza assicurare
un reciproco scambio di informazioni ed una auspicabile, razionale divisione dei compiti loro istituzionalmente affidati in modo promiscuo e non codificato.
La DNA invece è una nuova struttura giuridica che tende ad assicurare soprattutto una circolazione delle informazioni fra i vari organi del Pubblico Ministero distribuiti tra le numerose circoscrizioni territoriali.
Sino ad ora questi organi hanno agito in assoluta indipendenza ed autonomia l’uno dall’altro (indipendenza ed autonomia che rimangono nonostante la nuova figura del Superprocuratore) ma anche in condizioni di piena separazione, ignorando nella maggior parte dei casi il lavoro e le risultanze investigative e processuali degli altri organi anche confinanti, e senza che vi fosse una struttura sovrapposta delegata ad assicurare il necessario coordinamento e ad intervenire tempestivamente con propri mezzi e proprio personale giudiziario nel caso in cui se ne ravvisi la necessità.
3) La mafia (Cosa Nostra) è una organizzazione criminale, unitaria e verticisticamente strutturata, che si contraddistingue da ogni altra per la sua caratteristica di “territorialità”. 
Essa e suddivisa in “famiglie”, collegate tra loro per la comune dipendenza da una direzione comune (Cupola), che tendono ad esercitare sul territorio la stessa sovranità che su esso esercita, deve esercitare, legittimamente, lo Stato.
Ciò comporta che Cosa Nostra tende ad appropriarsi delle ricchezze che si producono o affluiscono sul territorio principalmente con l’imposizione di tangenti (paragonabili alle esazioni fiscali dello Stato) e con l’accaparramento degli appalti pubblici, fornendo nel contempo una serie di servizi apparenti rassembrabili a quelli di giustizia, ordine pubblico, lavoro etc, che dovrebbero essere forniti esclusivamente dallo Stato. 
E’ naturalmente una fornitura apparente perché a somma algebrica zero, nel senso che ogni esigenza di giustizia è soddisfatta dalla mafia mediante una corrispondente ingiustizia. Nel senso che la tutela dalle altre forme di criminalità (storicamente soprattutto dal terrorismo) è fornita attraverso l’imposizione di altra e più grave forma di criminalità. 
Nel senso che il lavoro è assicurato a taluni (pochi) togliendolo ad altri (molti).
La produzione ed il commercio della droga, che pur hanno fornito Cosa Nostra di mezzi economici prima impensabili, sono accidenti di questo sistema criminale e non necessari alla sua perpetuazione.
Il conflitto inevitabile con lo Stato, con cui Cosa Nostra è in sostanziale concorrenza (hanno lo stesso territorio e si attribuiscono le stesse funzioni) è risolto condizionando lo Stato dall’interno, cioè con le infiltrazioni negli organi pubblici che tendono a condizionare la volontà di questi perché venga
indirizzata verso il soddisfacimento degli interessi mafiosi e non di quelli di tutta la comunità sociale.

 Alle altre organizzazioni criminali di tipo mafioso (camorra, “ndrangheta”, Sacra Corona Unita etc.) difetta la caratteristica della unitarietà ed esclusività.

Sono organizzazioni criminali che agiscono con le stesse caratteristiche di sopraffazione e violenza di Cosa Nostra. ma non hanno l’organizzazione verticistica ed unitaria. 
Usufruiscono inoltre in forma minore del “consenso” di cui Cosa Nostra si avvale per accreditarsi come istituzione alternativa allo Stato, che tuttavia con gli organi di questo tende a confondersi.

Matteo Messina Denaro??? Qui comandiamo noi!!!

Ho ascoltato alcuni giorni fa l’inchiesta della Dda della Procura di Catania, denominata “Araba fenice”, dove secondo le indagini, un clan aretuseo imponeva agli agricoltori di Pachino di conferire solo ad essi i prodotti delle loro serre…
Così grazie a quel potere intimidatorio, veniva controllato il mercato ortofrutticolo della zona ed i commercianti e i grandi centri di distribuzione, erano di fatto obbligati a comprare da quest’unica società.
Sono questi i motivi che hanno spinto la squadra mobile di Siracusa ad eseguire un’ordinanza di custodia cautelare del Gip di Catania nei confronti di 19 persone indagate e disposto il sequestro della società…
Ciò che mi ha sorpreso comunque, non è il collaudato meccanismo con cui veniva richiesto il pagamento della provvigione (calcolata quest’ultima in percentuale in base al raccolto prodotto e ceduto agli operatori della piccola e grande distribuzione, che costituiva il corrispettivo per la presunta attività di mediazione contrattuale svolta tra produttori e commercianti), ma ciò che è stato intercettato dalle forze dell’ordine…  
“Qui comandiamo noi, mandatelo a dire a Messina Denaro”!!!
Minch… una frase del genere un tempo non veniva, non solo pronunciata… ma neppure pensata, soprattutto se la persona in questione a cui si faceva riferimento era per l’appunto un boss…
Ma qui si è andato oltre… in quella frase è stato sbeffeggiato il “capo dei capi di cosa nostra“, quel Matteo Messina Denaro, ricercato da oltre un ventennio da tutte le forze di polizia, nazionali ed internazionali, erede di Totò Riina e di Bernardo Provenzano… ultimi due padrini dalla mafia!!!
Ed ora incredibilmente qualcuno… ha deciso di… (come si direbbe in quell’ambiente) mancare di rispetto al padrino!!!
Quando ho letto la frase riportata nell’intercettazione, il mio primo pensiero è stato: “Non vorrei essere al posto di quel soggetto“, in particolare visto l’ambiente nel quale probabilmente verrà condotto, che difficilmente potrà garantire ad egli l’incolumità…
Certo, la speranza a cui aggrapparsi è che il padrino possa perdonare quelle frasi ingiuriose o che nel contempo egli, sia venuto a mancare o anche, che si sia ritirato e che quindi, non eserciti più quel suo potere, ma lo abbia (a differenza di quanto più volte sostenuto dai pentiti…) demandato a qualcun altro di sua fiducia… 
Ma se proprio devo dirlo, da “studioso per passione” della storia della mafia: Il sottoscritto, non dormirebbe sonni tranquilli!!! 
D’altronde basta rileggersi quanto avvenuto negli anni, per sapere che nulla in quella associazione criminale è lasciato al caso e che proprio la memoria rappresenta il suo punto di forza… certamente lenta nell’agire, ma la cui vendetta si è sempre dimostra essere puntuale… 
Peraltro, lasciare passare il messaggio in quell’ambiente che chiunque possa – anche solo con una frase – delegittimare il capo di quella associazione mafiosa, è come mettere in discussione le basi stesse su cui poggia quella piramide e il potere che essa rappresenta!!!
“Cosa nostra”… sin dalla sua nascita, ha basato tutta la propria sopravvivenza su un principio chiamato rispetto ed obbedienza, e quindi, difficilmente permetterà a chiunque di quei propri affiliati, anche se questo dovesse essere un proprio capo mandamento, di mettere in discussione le gerarchie e ancor più quelle regole d’onore!!!
Si sa, ne va della propria continuità…
   

Perché la "Cosa pubblica"… è soprattutto "Cosa nostra"!!!

Sembra incredibile lo so… eppure a differenza di ciò che viene detto, la mafia ha dimostrato non solo di rimanere presente su tutto il territorio regionale, ma soprattutto ha saputo mettere in atto una opera d’infiltrazione in ogni settore dell’attività economica e finanziaria di questo paese…
Il fruttuoso reinvestimento dei proventi illeciti, le ha permesso inoltre d’inserirsi all’interno di quei meccanismi di funzionamento della Pubblica Amministrazione ed in particolare nell’ambito di quegli Enti Locali. 
Insomma, le cosche mafiose non sparano più… ma sono ben presenti, tanto da aver saputo infettare la “Cosa pubblica”!!! 
Dopo tutti quegli anni di “sommersione” (una strategia iniziata da Bernardo Provenzano e seguita dopo la sua cattura…), “cosa nostra” ha attraversato una fase di transizione, iniziando a individuare la figura di un nuovo leader, decisione che è stata presa, senza bisogno di dover dare il via, ad un conflitto violento tra le varie famiglie.
D’altronde la stessa figura del suo nuovo capo, Matteo Messina Denaro, si sa… non è stata mai “ufficializzata”!!!
Non per nulla quella figura, è stata più volte screditata proprio dal “Capo dei Capi”, Totò Riina, che non ne ha mai riconosciuto l’investitura… 
Comunque, quella cosiddetta costituzione formale, ha permesso all’organizzazione di risollevarsi dalle ceneri e riprendere il posto che aveva all’interno della società… 
Ecco perché cosa nostra si presenta tuttora come un’organizzazione solida, fortemente strutturata nel territorio, riconosciuta per autorevolezza dai vari strati della popolazione, dotata ancora di risorse economiche sconfinate ed intatte, dunque più che mai in grado di esercitare un forte controllo sociale ed una presenza diffusa e pervasiva…
E’ il motivo per cui a guidare ancora quei clan ci sono spesso esponenti storici di quelle cosche, che finita di scontare la pena tornano alle loro vecchie attività, reiterando in tal modo la capacità criminale propria e dell’organizzazione. 
Certo la speranza è quella di vedere riappropriare i Siciliani della propria coscienza, ciascuno di essi deve dimostrare una vera azione di contrasto nei confronti di quella associazione criminale e di tutti quei soggetti legati ad essa, siano essi politici, funzionari, imprenditori, mafiosi e via discorrendo… 
Sì… se si è tutti uniti, si potranno determinare quelle condizioni favorevoli, affinché il consenso, l’acquiescenza e la sudditanza di cui quella organizzazione ha goduto, in passato e ancora oggi, vengano definitivamente a mancare!!!
Se ci vogliamo riappropriare di ciò che è nostro, dobbiamo iniziare a sognare!!! 

La mafia dimostra d'avere una grande continuità, l'Antimafia di contro, sembra possedere una straordinaria discontinuità!!!

Ogni giorno ascoltiamo su arresti da parte delle nostre forze dell’ordine… 

Per ultima, quella compiute stamani dalla GdF di Catania, che a portato – a conclusione delle indagini sui Comuni di Acireale e Malvagna nel Messinese – all’arresto di diciassette indagati, tra cui anche un sindaco…
L’impressione generale comunque che si ha, è quella che la mafia dimostra d’avere una certa continuità… mentre l’Antimafia, sembra possedere una sua straordinaria discontinuità… 
Difatti, le circostanze corruttive che vengono di volta in volta portate in evidenza, esprimono quei fatti, come qualcosa di eccezionale, sì… come se fossero apparsi a noi per la prima volta, mentre come ben si sa, gli inquirenti, le nostre forze dell’ordine, le magistrature ed anche l’opinione pubblica… le hanno già viste e riviste da una vita… eppure si ha sempre l’impressione che il sistema “reset” le inchieste passate, per ricominciare ogni volta daccapo…   
Già, ci si dimentica con molta facilità che la mafia è un’organizzazione potente, che attraverso quei suoi uomini “d’onore” riesce a condizionare la vita della gente comune e di come al suo interno, non vi siano soltanto criminali, ma anche gente insospettabile, appartenenti a quella vecchia nobiltà, alle istituzioni, alla politica, alla imprenditoria e a quegli ordini di categoria, sono loro che influenzano con quel loro potere il giudizio dei cittadini e sul chi fidarsi per poter andare avanti… 
Si sa… la mafia si regge su principi antichi, ma utilizza strumenti moderni per nuove occasioni di profitto, ed oggi come allora, teme la memoria storica… perché permette a quel suo avversario storico chiamato Stato, di mettersi all’altezza della sfida…
D’altronde, la mafia ha dimostrato di possedere una memoria lunga, mentre lo Stato ha evidenziato una memoria corta… incrinato da parecchie lacune!!!
Abbiamo visto in questi ultimi anni come lo Stato o meglio alcuni suoi interpreti, abbiano utilizzato per fini personali, tutte quelle opportunità che le sono state offerte dalla mafia, ma quando quando si è trattato di combatterla in maniera ferrea e decisa, ci si è dimenticati d’affrontarla oppure si è tentato di proteggere quelle ambigue complicità…        
Peraltro la mafia – perdonate l’accoppiamento – fa quanto lo Stato compie ogni giorno e cioè, s’impegna in tutti i modi a mantenere l’ordine sociale!!!
Ho sentito un giorno dire: “La mafia è il rimedio omeopatico alla violenza“, ovvero, i violenti vengono tenuti a bada da chi è più violento di loro!!!
Comprenderete come questa attitudine al mantenimento dell’ordine da parte di quella associazione criminale, non è in contraddizione con l’ordine Statale… anzi molto spesso, sono proprio i suoi uomini ad essersi dimostrati veri e propri collaboratori di quell’associazione criminale, mi riferisco a quanti sono stati posti all’interno di molti apparati di controllo, a quelle classi dirigenti nelle PA ed anche a quelle associazioni di categoria e perché no… anche antimafia, le stesse che nei fatti, determinano la gestione di questo nostro paese…
Sono gli stessi che alimentano l’espansione dei livelli corruttivi, che favoriscono quel sistema clientelare e mafioso, che permettono con quelle loro raccomandazioni l’avanzamento delle carriere o supportano la candidatura di quei loro amici politici…
Sono gli stessi che obbligano al pagamento di tangenti o mazzette o che limitano in tutti i modi l’operato dei colleghi onesti, circoscrivendo quest’ultimi “non-allineati“, facendo terra bruciata intorno ad essi, fino ad allontanarli definitivamente da quegli uffici, affinché si possano compiere tutte quelle loro azioni illegali…
Certo qualcosa in questi anni è cambiato ed anche una parte di quelle forze politiche hanno compreso la pericolosità di quell’antico loro partner, ed allora, ecco che si è dato il via a leggi più restrittive, iniziando con quel cosiddetto “carcere duro”,  valutando finalmente re in maniera seria, il carattere organizzativo di tutta quella fenomenologia mafiosa, della sua struttura e di tutte quelle proprie ramificazioni…
Distruggere definitivamente la mafia può sembrare impossibile… ed invece è una cosa semplicissima: basta soltanto volerlo!!!
D’altro canto di quell’associazione conosciamo tutto, grazie a quanto ci hanno saputo raccontare quei suoi “affiliati”, in quasi due secoli; da quei suoi primi informatori del periodo post-unitario, fino a giungere al primo pentito (assassinato) Leonardo Vitale, che proprio a causa di uno Stato debole (o forse in combutta con quell’associazione mafiosa), valutò quelle sue dichiarazioni come “folli”, tanto da far considerare egli stesso un “pazzo”!!!
E cosa dire di Melchiorre Allegra, mafioso e collaboratore di giustizia italiano, che già nel 1937 descrisse per la prima volta, in modo organico dal suo interno, la struttura dell’organizzazione criminale o anche quanto dichiarato da Tommaso Buscetta al giudice Falcone, su quei legami politici che proprio cosa-nostra aveva di fatto con alcuni uomini della politica nazionale (furono infatti accusati gli onorevoli Salvo Lima, ucciso alcuni mesi prima e Giulio Andreotti…), per concludere infine con tutte le dichiarazioni recenti, effettuate da molti pentiti noti…
D’altronde – riprendendo quanto diceva il giudice Borsellino – la lotta alla mafia, rappresenta il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata e non dove essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti, specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità….
Quanto sopra detto è bellissimo, ma se la “mafia” gode ancora del consenso di molti suoi cittadini – grazie a quella preferenza data all’interno della cabina elettorale con quella croce posta sulla scheda elettorale – ecco che allora, a cominciare dal prossimo 4 Marzo 2018 – si può scegliere se essere “liberi” oppure “servitori” e a ciascuno di quei complici vorrei dire, che meritano tutto il mio totale disprezzo, per quell’eventuale sciagurata decisione, che porterà ahimè ancora una volta, a strappare un luminoso futuro ai nostri figli ed ai cittadini di questo meraviglioso paese!!!

Ma prevenire… non era meglio di curare???

C’era una detto che diceva: “Prevenire è meglio che curare“…
Ed allora mi chiedo, perché in questo paese non si fa minimamente prevenzione???
In particolare la politica, dovrebbe essere di grande sostegno a quella preparazione, già, dovrebbe creare i presupposti affinché questi suoi giovani, diventino crescendo, parte integrante di quel progetto di contrasto al crimine organizzato…
Inquadrata in quest’ottica, la politica potrebbe rappresentare una diversa alternativa a quella strada finora intrapresa dallo Stato e cioè, nel voler combattere l’associazione mafiosa sul proprio campo, attraverso una politica di repressione…
Ma questa si è visto negli anni, non produce alcun risultato, perché gli uomini e le donne affiliate a quel sistema malavitoso, sono come le pedine degli scacchi, che di volta in volta, vengono sostituite e la partita nel frattempo continua… come se nulla fosse accaduto!!!
Essa infatti non produce alcun risultato se non quello di continuare a riempire i nostri penitenziari di un numero sempre più alto d’individui, con un aumento sociale dei costi di detenzione e con un numero ingente di personale adibito a quelle strutture, che potrebbe certamente essere impiegato diversamente; ma soprattutto con risultati visibili a tutti, che dimostrano come quel sistema finanziario illegale non viene minimamente scalfito… 
Certo, i provvedimenti di sequestro e confisca vengono messi, di volta in volta, ben in mostra… ma il risultato finale, è quello d’avere distrutto una parte d’economia, a scapito di un’altra più forte ed illegale…
Sarebbe viceversa necessario -al fine di ottenere migliori risultati in quella lotta contro il crimine- adottare tutta una serie d’investimenti di prevenzione, valutando costantemente, quali metodologie si possono utilizzare per contrastare quel sistema criminale, in particolare, garantendo ai giovani di questa terra, un futuro slegato da quei tentacoli soffocanti…
Le soluzioni finora adottate, hanno dimostrato di offrire soltanto mediocri soluzioni, certamente non risolutive, difatti, i risultati espressi sono stati di modesta entità… e la criminalità a continuato a trovare nuovi ammiratori…
Peraltro, proprio la crisi morale della politica, avvertita ormai da tutti i cittadini e come si è visto, presente ad ogni livello -da quello comunale a quello nazionale- ha stimolato molti di quei giovani, a intraprendere una nuova strada, la cosiddetta “professione del politico”!!!
L’idea non è basata su principi lungimiranti o su ideali riformisti e progressisti, ma semplicemente, il volersi dedicare a quella alla vita pubblica, non è per il bene sociale, no… minimamente, la decisione nasce nel sperimentare una nuova via… quella di essere pagati, senza fare un cazzo!!!
D’altronde come dar torto a quel desiderio, quanti vorrebbero essere al posto di quei politici… non siate ipocriti, la verità e che a tutti piacerebbe ricevere, migliaia e migliaia di euro, solo per riscaldare una poltrona vellutata…
E allora non bisogna meravigliarsi se la politica è divenuta anch’essa “criminale”, se pur di appropriarsi di una di quelle poltrone, si fa di tutto per acquistare voti…
D’altronde, in un paese come il nostro, dove l’impunità vince sempre e dove il diritto è qualcosa di arbitrario e che non trova mai soluzione, ditemi, a cosa serve essere onesti, se alla fine tutti sono disonesti???
Forse è meglio ritornare al punto di partenza: “prevenire è meglio che curare”!!! 
Ma per fare ciò, bisogna creare i presupposti… e quali sono questi punti di partenza dai quali iniziare a ragionare…??? 
Semplice, innanzitutto bisogna creare le condizioni: il problema occupazionale è certamente il primo, quindi offrire valide alternative ai nostri ragazzi, dare loro la possibilità di crescere in modo sano, crearsi una famiglia, una propria casa, poter mandare i loro figli a scuola in sicurezza, dare a quest’ultimi la possibilità meritocratica di poter avanzare in futuro senza dover avere l’appoggio o la pedata del papà… 
Ecco, per far ciò, bisogna agire su quei fattori che hanno finora condizionato la vita sociale della maggior parte di noi, sono questi gli elementi che hanno agevolano e determinano lo sviluppo criminale di una società come la nostra…
Sono le politiche errate, il contesto criminale di quei suoi uomini corrotti che ha permesso a quel sistema criminale di potersi evolvere, sono le connessioni che legano molti di essi a quell’affiliazione  mafiosa, che ha permesso molti di loro, di poter giungere al punto in cui sono… sì, proprio lì… all’interno di quelle aule istituzionali.
E’ certo… l’inadeguatezza di alcuni individui, le politiche criminali adottate, i comportamento devianti per lungo tempo utilizzati da questi stessi soggetti, sono la conseguenza visiva di questo attuale sistema sociale, di questa condizione ambientale dove ciascuno prova ad esplicare tutte una serie di metodologie truffaldine, per scovare nuove soluzioni illecite e dare senso alla propria vita e quando non ci si riesce da soli, ci si allea con la criminalità, la quale dimostra sempre, di essere disposta a dare una mano… (ovviamente per qualcosa in cambio…)!!!
Ecco perché la nostra politica è criminale, perché ogni loro azione commessa, cela una contropartita, è il prodotto spontaneo di una volontà malata, che trae motivazione e godimento nella “cosa pubblica” intesa quest’ultima, non nell’alimentare comportamenti corretti e a servizio di tutti, bensì, nel trarre per essa i maggiori benefici, quantomeno, per tutto il periodo nel quale diranno… di volersi occupare dei nostri problemi… 
Ecco quindi perché da noi non cambierà mai nulla; perché a nessuno di essi interessa eliminare le profonde ingiustizie di questa società e rappresenta d’altronde l’unico reale motivo per cui da noi, non si potrà mai contrastare seriamente l’espansione di quel fenomeno mafioso e criminale!!!

Ecco cosa si pensa all'estero, sulla legalità del nostro paese!!!

Ho deciso di tralasciare la politica regionale siciliana… d’altronde già da domani per par condicio, non se ne può più parlare, almeno questo è quanto ci dicono…

Ed allora vorrei riprendere un post che a suo tempo avevo preparato e che esamina la legalità di questo paese, dal punto di vista di chi sta all’estero…
Ecco questo è ciò che pensano: 
Sono poche le persone che vengono rispettate dalla maggioranza degli italiani, è dire che questi “solitari” individui, sono gli unici che realmente combattono quelle potenti organizzazioni criminali…
Possiamo individuare quattro importanti organizzazioni: l’omonima “mafia” siciliana, la camorra campana, l’ndrangheta calabrese e un po’ meno nota, ma certamente non meno violenta, la Sacra Corona Unita in Puglia e sulla costa adriatica. 
A contrastare queste organizzazioni vi sono le istituzioni, composte da quanti operano nell’antimafia e queste includono gli organi di polizia, i pubblici ministeri ed i giudici; a questi si aggiungono quei coraggiosi giornalisti locali che con le loro notizie portano alla luce tutti qugli avvenimenti compiuti da quelle sopra nominate, organizzazioni criminali…
Vanno sommati inoltre, gli uomini d’affari ed imprenditori, che a differenza della maggior parte dei loro colleghi, si rifiutano di pagare il pizzo ed anche quei membri delle organizzazioni di legalità, veri e propri volontari, che si dedicano in prima persona a contrastare il malaffare e il racket…
Tra queste società c’è l’associazione “Libera”; è stata fondata da un prete, don Luigi Ciotti, ed è specializzata nel riutilizzo dei possedimenti terrieri e di altre risorse confiscati a quei boss mafiosi, contrastando il più delle volte, da soli, le intimidazioni ricevute da parte di quegli affiliati, soggetti legati ai capi-cosca attualmente imprigionati… 
Negli ultimi anni qualcosa si è modificato, grazie a pubblici ministeri coraggiosi e alla formazione di una Commissione permanente antimafia del Parlamento, che svolge una attenta analisi sulla criminalità organizzata…
Certo, in questi anni molti gruppi della società civile antimafia sono fioriti, a seguiro degli omicidi eclatanti del 1992, di quegli avversari siciliani formidabili, che hanno dato la loro vita per combattere la mafia, parliamo ovviamente dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. 
Purtroppo però non tutti i gruppi di cui sopra sono irreprensibili, alcuni di loro esistono esclusivamente per aumentare il prestigio dei loro fondatori o per usufruire dell’accesso ai fondi pubblici, che potremmo definire, vere e proprie appropriazioni indebite!!!
Abbiamo verificato come in Calabria, un gruppo di donne legate ad una associazione di legalità sono state condannate a quattro anni di carcere…  
Certo, qualche Procuratore siciliano, prossimo alla pensione ha sottolineato, che si tratta di casi isolati… 
Di contro, il Presidente della Commissione parlamentare nazionale antimafia, Rosy Bindi, crede che questi segnali siano sintomatici di un movimento che ha ormai perso quel suo scopo originale…

La mafia è cambiata, è diventata più “business-oriented”, cioè meno violenta e visibile: uccide di meno per guadagnare di più!!! 

Ma, ciò che ha veramente provocato un grande allarme nel paese, è stata la sospensione di un giudice, responsabile di una posizione unica ed influente: Silvana Saguto, il magistrato che ha presieduto la gestione della sezione misure di prevenzione nel Tribunale di Palermo, una donna che ha deciso a chi far gestire le società sequestrate alla mafia siciliana…
Quel tipo di amministrazione, ha offerto ad amici e familiari grandi opportunità redditizie a scapito ovviamente di quelle ex imprese dei mafiosi e dei loro dipendenti!!!

Miss Saguto, che ovviamente nega gli illeciti, è accusata di aver accettato tangenti e/o favori, che hanno influenzato e condizionato quelle sue decisioni. 
Vi sono altri casi che hanno sollevato preoccupazioni: quella di un uomo d’affari encomiato come paladino della legalità, condannato successivamente per aver volutamente praticare alcune specialità propria della casa “mafia”: l’estorsioni!!!
Un noto giornalista locale, celebre per quelle sue denunce contro i mafiosi, è stato accusato di fatti gravi per tangenti, mentre il capo dei capi del sindacato in Sicilia è anch’egli sotto inchiesta, accusato di aver dirottato alcuni contratti d’appalto verso quelle imprese legate a cosa nostra.
Ovviamente entrambi negano le azioni compiute…

Nel breve termine, lo smascheramento di alcuni ipocriti che fingendosi persone perbene… facevano affari con le associazione criminali… 
Il sistema è quello di trasferire alcune competenze del pubblico, per dirottarle verso strutture sotto il controllo dei gruppi mafiosi… 
Da ciò si evidenzia non solo la visione cinica dei mafiosi, ma anche quella dei loro partner “prestanomi”, che si dimostrano essere, non migliori di loro. 
La speranza è che a lungo termine, la volontà di riuscire a spurgare quel movimento antimafia da tutti quegli elementi indesiderabili, dovrebbe condurre a ripristinare la fiducia nei cittadini…
Nel frattempo, norme più severe appena approvate nel nuovo disegno di legge, assicureranno che alcuni giudici corrotti, possano in un qualche modo, favorire quei loro compari, soprattutto quanso si tratterà di decidere a chi fare amministrare quei beni confiscati delle mafie. 
Il disegno di legge è stato finalmente approvato ed ora forse qualcosa in quel paese, inizierà a cambiare, noi staremo qui a verificare!!!
Se avete letto quanto ho riportato, si ha come l’impressione, che dall’estero abbiano capito tutto!!!
E’ incredibile, ma con quelle poche frasi, hanno riportato quanto è accaduto e purtroppo,  quanto ancora avviene nel nostro paese… ed è strano che proprio un soggetto terzo, lontano da questo Paese si accorga di quanto succede da noi… mentre coloro che ci governano fanno finta che tutto vada bene!!!
Certo a loro fa comodo così… d’altronde con questo sistema, sono i primi a farci affari!!!  

Ecco cosa si pensa all'estero, sulla legalità del nostro paese!!!

Ho deciso di tralasciare la politica regionale siciliana… d’altronde già da domani per par condicio, non se ne può più parlare, almeno questo è quanto ci dicono…

Ed allora vorrei riprendere un post che a suo tempo avevo preparato e che esamina la legalità di questo paese, dal punto di vista di chi sta all’estero…
Ecco questo è ciò che pensano: 
Sono poche le persone che vengono rispettate dalla maggioranza degli italiani, è dire che questi “solitari” individui, sono gli unici che realmente combattono quelle potenti organizzazioni criminali…
Possiamo individuare quattro importanti organizzazioni: l’omonima “mafia” siciliana, la camorra campana, l’ndrangheta calabrese e un po’ meno nota, ma certamente non meno violenta, la Sacra Corona Unita in Puglia e sulla costa adriatica. 
A contrastare queste organizzazioni vi sono le istituzioni, composte da quanti operano nell’antimafia e queste includono gli organi di polizia, i pubblici ministeri ed i giudici; a questi si aggiungono quei coraggiosi giornalisti locali che con le loro notizie portano alla luce tutti qugli avvenimenti compiuti da quelle sopra nominate, organizzazioni criminali…
Vanno sommati inoltre, gli uomini d’affari ed imprenditori, che a differenza della maggior parte dei loro colleghi, si rifiutano di pagare il pizzo ed anche quei membri delle organizzazioni di legalità, veri e propri volontari, che si dedicano in prima persona a contrastare il malaffare e il racket…
Tra queste società c’è l’associazione “Libera”; è stata fondata da un prete, don Luigi Ciotti, ed è specializzata nel riutilizzo dei possedimenti terrieri e di altre risorse confiscati a quei boss mafiosi, contrastando il più delle volte, da soli, le intimidazioni ricevute da parte di quegli affiliati, soggetti legati ai capi-cosca attualmente imprigionati… 
Negli ultimi anni qualcosa si è modificato, grazie a pubblici ministeri coraggiosi e alla formazione di una Commissione permanente antimafia del Parlamento, che svolge una attenta analisi sulla criminalità organizzata…
Certo, in questi anni molti gruppi della società civile antimafia sono fioriti, a seguiro degli omicidi eclatanti del 1992, di quegli avversari siciliani formidabili, che hanno dato la loro vita per combattere la mafia, parliamo ovviamente dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. 
Purtroppo però non tutti i gruppi di cui sopra sono irreprensibili, alcuni di loro esistono esclusivamente per aumentare il prestigio dei loro fondatori o per usufruire dell’accesso ai fondi pubblici, che potremmo definire, vere e proprie appropriazioni indebite!!!
Abbiamo verificato come in Calabria, un gruppo di donne legate ad una associazione di legalità sono state condannate a quattro anni di carcere…  
Certo, qualche Procuratore siciliano, prossimo alla pensione ha sottolineato, che si tratta di casi isolati… 
Di contro, il Presidente della Commissione parlamentare nazionale antimafia, Rosy Bindi, crede che questi segnali siano sintomatici di un movimento che ha ormai perso quel suo scopo originale…

La mafia è cambiata, è diventata più “business-oriented”, cioè meno violenta e visibile: uccide di meno per guadagnare di più!!! 

Ma, ciò che ha veramente provocato un grande allarme nel paese, è stata la sospensione di un giudice, responsabile di una posizione unica ed influente: Silvana Saguto, il magistrato che ha presieduto la gestione della sezione misure di prevenzione nel Tribunale di Palermo, una donna che ha deciso a chi far gestire le società sequestrate alla mafia siciliana…
Quel tipo di amministrazione, ha offerto ad amici e familiari grandi opportunità redditizie a scapito ovviamente di quelle ex imprese dei mafiosi e dei loro dipendenti!!!

Miss Saguto, che ovviamente nega gli illeciti, è accusata di aver accettato tangenti e/o favori, che hanno influenzato e condizionato quelle sue decisioni. 
Vi sono altri casi che hanno sollevato preoccupazioni: quella di un uomo d’affari encomiato come paladino della legalità, condannato successivamente per aver volutamente praticare alcune specialità propria della casa “mafia”: l’estorsioni!!!
Un noto giornalista locale, celebre per quelle sue denunce contro i mafiosi, è stato accusato di fatti gravi per tangenti, mentre il capo dei capi del sindacato in Sicilia è anch’egli sotto inchiesta, accusato di aver dirottato alcuni contratti d’appalto verso quelle imprese legate a cosa nostra.
Ovviamente entrambi negano le azioni compiute…

Nel breve termine, lo smascheramento di alcuni ipocriti che fingendosi persone perbene… facevano affari con le associazione criminali… 
Il sistema è quello di trasferire alcune competenze del pubblico, per dirottarle verso strutture sotto il controllo dei gruppi mafiosi… 
Da ciò si evidenzia non solo la visione cinica dei mafiosi, ma anche quella dei loro partner “prestanomi”, che si dimostrano essere, non migliori di loro. 
La speranza è che a lungo termine, la volontà di riuscire a spurgare quel movimento antimafia da tutti quegli elementi indesiderabili, dovrebbe condurre a ripristinare la fiducia nei cittadini…
Nel frattempo, norme più severe appena approvate nel nuovo disegno di legge, assicureranno che alcuni giudici corrotti, possano in un qualche modo, favorire quei loro compari, soprattutto quanso si tratterà di decidere a chi fare amministrare quei beni confiscati delle mafie. 
Il disegno di legge è stato finalmente approvato ed ora forse qualcosa in quel paese, inizierà a cambiare, noi staremo qui a verificare!!!
Se avete letto quanto ho riportato, si ha come l’impressione, che dall’estero abbiano capito tutto!!!
E’ incredibile, ma con quelle poche frasi, hanno riportato quanto è accaduto e purtroppo,  quanto ancora avviene nel nostro paese… ed è strano che proprio un soggetto terzo, lontano da questo Paese si accorga di quanto succede da noi… mentre coloro che ci governano fanno finta che tutto vada bene!!!
Certo a loro fa comodo così… d’altronde con questo sistema, sono i primi a farci affari!!!  

2017: mafia Sì… mafia No???

La missiva è del nuovo leader del movimento “Rinascimento” Vittorio Sgarbi, ed è rivolta direttamente al Procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone…
Il giorno dopo la sentenza di “Mafia Capitale”  il Procuratore aveva dichiarato, “la sentenza del Tribunale ha riconosciuto che a Roma ha operato una associazione criminale che si è resa responsabile di una pluralità di fatti di violenza, corruzione, intimidazione. L’indagine di questo ufficio ha svelato un sistema criminale capace di infiltrare il tessuto amministrativo e politico della città fino al punto di avere a libro paga amministratori della cosa pubblica. 
Questo vedo. E questo dice tre cose. La prima: che abbiamo lavorato bene e che hanno lavorato bene i carabinieri del Ros, che per questo ringrazio. La seconda: che la sentenza apre uno spazio per una riflessione non solo giudiziaria su questa città, che però non spetta a me. La terza: non si è trattato di una fiction”
Certo il bicchiere è rimasto mezzo pieno… ma è la notizia del bicchiere mezzo vuoto a fare scalpore: il suo ufficio perde il processo sulla questione dirimente e cioè la mafiosità di quel sistema criminale… “Non c’è dubbio. È il dato negativo di questa sentenza“. 
Ecco quindi seguire la missiva del politico e critico d’arte Vittorio Sgarbi: 
Lei ha una responsabilità che non può consentirle di dubitare dell’Ordine giudiziario di cui fa parte.
In primo luogo, ce lo hanno detto in tutti i modi, «le sentenze non si discutono». 
Se le discute un magistrato, il mondo va a rovescio: è come un prete che bestemmia. 
Prima la magistratura, poi i politici di sinistra da D’Alema a Bersani, giù giù fino a Renzi, hanno dichiarato, per distinguersi dalla destra: le sentenze vanno rispettate anche se appaiono ingiuste. Io, spesso, ho criticato la magistratura, a partire dal caso Contrada, con gli esiti sconcertanti che conosciamo. 
Ma leggere oggi lei, caro Pignatone, fa risentire le parole di Berlusconi attraverso la sua voce. 
Oggi Berlusconi tace, mentre lei viene intervistato dal Corriere della Sera e da Repubblica e dichiara: «Ma a Roma la mafia c’è».
Lei si sente ferito in prima persona e mette in discussione l’equilibrio e il rigore dei suoi colleghi. Giunge a dire come un Cicchitto d’altra epoca: «Io non mi rassegnerò mai».
Lei ha la grave responsabilità di avere caricato su Roma un’ipotesi di condizionamento mafioso come una aggravante, così da dare maggiore rilievo a un processo tenutosi in una città grande, ma svantaggiata rispetto a vere capitali della criminalità come Palermo e Reggio Calabria. Roma è come le sedi disagiate delle ambasciate: occorreva innalzarla a una dignità criminale meritevole del suo operoso e consapevole impegno. Non è stato un errore, ma una deliberata trasfigurazione di reato.
Lei puntualizza: «Dire che con le nostre inchieste abbiamo cambiato il corso politico degli eventi a Roma, che abbiamo esposto la città al ludibrio del mondo, significa attribuirci un uso politico della giustizia penale che non abbiamo in alcun modo esercitato». 
Non lo penso, infatti. Penso che lei abbia fatto un abuso procedurale, chiamando un reato con un altro nome, con assoluta lucidità e piena consapevolezza, e non discuto con quale fede e quale ragione. 
Lei sa che la sentenza è giusta. 
Ma non può accettare la sconfitta di una vita: finire a Roma per occuparsi di quattro attrezzati rubagalline.
La mafia non è un’opinione e noi abbiamo il diritto di chiedere allo Stato di dirci, al di là delle convenienze politiche, cosa sia e dove sia la mafia. 
E lei non può non saperlo. 
Lei non può agitare le acque. 
Lei non può, lei non deve rendere indefinite e ambigue situazioni certe. 
Ed è questo che è avvenuto nel conflitto con la corte giudicante, costituita da suoi colleghi, sicuramente integerrimi, in regime di non separazione delle carriere. Pubblico ministero e giudice sono intercambiabili. 
Quindi lei ha messo in discussione la meditata certezza della sentenza, trasformandosi in avvocato dell’accusa. 
I sottotitoli dei giornali evidenziano questa intollerabile confusione: Gasparri: «I pm vadano a casa». Giachetti: «Basta speculazioni». Ma Zingaretti e Orfini attaccano: «Le infiltrazioni ci sono». Poveretti! Dilettanti di inchieste. Non come lei. E lei si vuole confondere con loro? Gridare all’errore giudiziario? Per quale ragione tutto deve essere incerto e opinabile, quando sono in gioco la nostra vita, la nostra sicurezza?
Non ci possono essere due partiti: mafia sì e mafia no. 
Ma dati e indagini certe. Vogliamo sapere cosa rischiamo a Roma.
Se la città è pericolosa per la mafia come fu Palermo. Se i pariolini sono come i corleonesi.
Le sue indagini sono state sicuramente precise, viste le condanne. 
Ma lei ha voluto chiamare quei reati ben definiti con il nome di mafia. Per l’interesse di chi? Di Roma? Dei cittadini? Dell’efficacia, altrimenti fragile, della sentenza, in verità pesante? O invece pensando che la gravità dei reati legittimava un’amplificazione e un’aggravante del loro nome?
Lei che ha conosciuto la mafia, non può confonderla. 
Se non ha convinto i suoi colleghi, non è perché essi siano più ingenui, ma perché lei non ha convinto neanche se stesso…

Concorso esterno in associazione mafiosa??? No… semplicemente "Leit motiv"!!!

Il tema è sempre quello!!! 
Rappresenta l’argomento dominante e ricorrente, di quest’ultimo periodo ed in particolare di quanto sta avvenendo nei procedimenti delle aule dei tribunali penali…
Da alcuni mesi infatti, si ha la sensazione, di come si voglia – da parte di taluni soggetti – riportare il complesso dibattito, dottrinale e giurisprudenziale, del concorso esterno nei reati associativi, ad un livello di clamore mediatico.
Esistono infatti – tra chi difende e chi accusa – posizioni diametralmente opposte, nelle quali alcuni operatori del diritto, sono arrivati anche a negare la possibilità di ammettere il concorso eventuale nei reati associativi…
Altri, contrari, assimilano la condotte dei concorrenti esterni, a quelle dei veri e propri “affiliati” interni all’associazione mafiosa, ovvero ad ammetterli entro confini piuttosto ampi, pur mantenendo delle distinzioni, tra gli uni e gli altri.
Si cerca quindi ( in particolare da quanti hanno in cuore la difesa dei propri assistiti e che a causa di ciò, purtroppo… non dormono più nemmeno la notte…), di stabilire quel corretto inquadramento della problematica, sottesa all’individuazione delle ipotesi di concorso esterno nei reati associativi…
Bisogna fornire cioè quei giusti “parametri” per identificare colui che ha partecipazione diretta (se pur esterna), determinare in maniera chiara, quella differenziazione netta, tra il cosiddetto affiliato e l’eventuale concorrente esterno…
Sappiamo che la norma di riferimento in tema di reati associativi è rappresentata dagli art.li 110 e 416 bis c.p., che delineano una tipologia delittuosa pluri-soggettiva, richiedendosi (ai fini dell’integrazione della fattispecie), la presenza di un vincolo associativo tra tre o più soggetti finalizzato alla commissione di più delitti. 
E’ chiamato pactum sceleris è coinvolge tutti quei soggetti che, riunitisi in un sodalizio criminoso, agiscono nella piena coscienza e volontà di farvi parte in maniera permanente (dolo generico) con l’intenzione di contribuire, attraverso la realizzazione di una serie anche indeterminata di delitti, all’attuazione del programma criminoso (dolo specifico)!!!
Il tratto distintivo di quella condotta è rappresentato da due elementi qualificanti: il primo, oggettivo, individuabile nel requisito della permanenza nella “illicita societas“, ossia nello stabile inquadramento del soggetto operante nell’organizzazione criminale (circostanza questa facilmente accertabile dalle indagini e con le intercettazioni…), il secondo meno agevole a verificarsi, è ravvisabile nell’elemento psichico che sorregge la condotta del soggetto partecipe dell’associazione, dato dalla commistione di due elementi soggettivi essenziali, e cioè, il “dolo generico” ad aderire al programma tracciato dall’associazione e il “dolo specifico” di contribuire, fattivamente, a realizzarlo…
Basta quindi la sussistenza di questi due requisiti, oggettivi e soggettivi, per verificare e circoscrivere la figura del partecipe, ed isolarla da quella del semplice concorrente esterno…
Difatti, nella pronuncia a Sezioni Unite n. 16 del 28.12.1994 (sentenza Demitri) la Corte di Cassazione ha sottolineato la diversità di ruoli tra “partecipazione all’associazione” e “concorso eventuale materiale“, attribuendo ai soggetti “intranei” alla societas sceleris, una posizione determinante nella “fisiologia” dell’associazione – fornendo gli stessi un apporto quotidiano o comunque assiduo, insostituibile o quantomeno agevolante, alla realizzazione dei fini associativi – e ai soggetti “extranei” un ruolo sostitutivo, non sorretto dalla volontà di far parte dell’associazione, ma asservito a quest’ultima nei momenti di “fibrillazione” o vuoti temporanei che fanno entrare la “societas” in una fase patologica.
Un chiarimento è giunto dalla pronuncia a sezioni unite n. 22327 del 21.5.2003 (sentenza Carnevale), che, prendendo le distanze dai precedenti indirizzi che ritenevano sufficiente (ai fini della sussistenza dell’integrazione dell’elemento psichico) la mera consapevolezza dell’altrui finalità criminosa, richiede come indice necessario anche la coscienza e la volontà dell’efficienza causale del proprio contributo rispetto al conseguimento degli scopi dell’associazione.
Si esige che il concorrente esterno, pur sprovvisto dell’affectio societatis (e cioè della volontà di far parte dell’associazione), si renda compiutamente conto dell’efficacia causale del suo contributo, diretto alla realizzazione, anche parziale, del programma criminoso del sodalizio.
E’ chiara la differenza sotto il profilo oggettivo, tra partecipe necessario e concorrente eventuale: “si definisce partecipe colui che, risultando inserito stabilmente e organicamente nella struttura organizzativa dell’associazione mafiosa, non solo “è” ma “fa parte” della (meglio ancora: “prende parte” alla) stessa”…
Sul piano probatorio, poi, rilevano, ai fini della partecipazione, “tutti gli indicatori fattuali dai quali, sulla base di attendibili regole di esperienza attinenti propriamente al fenomeno della criminalità di stampo mafioso, possa logicamente inferirsi il nucleo essenziale della condotta partecipativa e cioè la stabile compenetrazione del soggetto nel tessuto organizzativo del sodalizio. 
E’ logico dedurre che, affinché ci sia un comportamento concorsuale, deve esserci un requisito essenziale dove, il dolo del concorrente esterno, investa nei momenti della rappresentazione e della volizione, sia gli elementi essenziali della figura criminosa tipica, sia il contributo causale recato dal proprio comportamento alla realizzazione del fatto concreto, con la consapevolezza e la volontà di interagire “sinergicamente” con le condotte altrui nella produzione dell’evento lesivo del “medesimo reato”.
Questo è un dibattito che dura da oltre vent’anni… e negli atti del maxi processo contro la mafia, (istruito dai giudici Falcone e Borsellino), emergeva chiaramente la posizione dei due magistrati secondo i quali, la figura del concorso esterno è la figura più idonea per colpire l’area “grigia” della cosiddetta contiguità mafiosa…
I casi per i quali, in quest’ultimo periodo – una particolare categoria si sta affannando a trovare una possibile soluzione – sono (casualmente) quelli relativi al politico, al libero professionista (medico, avvocato, bancario, ecc. ), ai funzionari delle PA ed agli imprenditori che, pur non essendo formalmente affiliati a quella organizzazione criminosa o comunque non sono direttamente organici, intrattengono dei rapporti con l’associazione mafiosa, per fini che sono vantaggiosi, sia per l’associazione stessa, che soprattutto… per il soggetto esterno a questa!!!
Basti vedere in quali modi opera l’associazione mafiosa, per comprendere come questa presenti una particolare attitudine ad intrecciare rapporti di cooperazione (attivi e passivi), con tutti quei soggetti “esterni”, dalla cui collaborazione, riesce a condizionare a loro favore, tutti i settori della vita civile: dalla politica all’economia, dalla finanza alle istituzioni, dalla gestione occupazionale agli incarichi ai professionisti, fino al controllo del voto dei cittadini!!!
Ma chissà forse mi sto sbagliando ed hanno ragione loro: già, come può esistere il concorso esterno in associazione mafiosa, quando manca di fatto, l’elemento essenziale…. chiamato mafia???
  

Ho l'impressione che, qualsivoglia scelta venga fatta alle prossime elezioni, a vincere… sarà sempre la mafia!!!

C’era una volta la mafia… quella della lupara, degli omicidi, quella della lotta alle istituzioni e ai suoi uomini…

Sì… c’era una volta, ma da alcuni anni non c’è più!!!
Quei metodi coercitivi, ormai, si sono trasformati in un salto di qualità…
Si punta a governare grazie al potere finanziario, si soffoca quel po di economia che ancora c’è, con quei tentacoli, ci si appoggia ai propri amici -funzionari di quegli apparati pubblici- per moltiplicare i propri affari…
Ormai è certo… si comprano i voti per girarli ai propri amici politici, i quali garantiscono successivamente, l’aggiudicazione degli appalti ed un giro di tangenti…
Hanno comprato tutti e con quelle bustarelle, si sono infiltrare ovunque e gestiscono di fatto questa società civile…
Ormai è certo… non c’è più bisogno di sparare, i soldi fanno meno rumore ed aprono tutte le porte!!! 
Abbiamo visto in questi giorni dalle intercettazioni della DIA come proprio qui da noi, nella nostra Provincia di Catania, taluni soggetti sorpresi a contare mazzette; alcuni miei amici, mi hanno confermato che alcuni giorni prima, avevano visto quel Sindaco, ad un convegno politica proprio qui a Catania, sarà stato certamente un caso, ma comunque era lì…   
Allo stesso tempo, credo che la penetrazione di quell’associazione criminale, sia giunta ad un buon livello di ramificazione… grazie ai suoi uomini affiliati (ufficialmente e ufficiosamente) e a quanti, in questi anni si sono fatti corrompere ed ora, non possono più tornare indietro, perché ormai ricattabili!!! 
Il potere genere economia e con quella si comprano i voti, si promettono posti di lavoro, si realizzano favori personali, s’investono capitali in quelle società legate a quel “sistema”, perché in fondo, la corruzione è divenuto un fattore strategico, fondamentale per l’espansione mafiosa…
Dopotutto con le tangenti… non si rischia giuridicamente nulla, le condanne – quando avvengono – sono leggerissime, direi inconsistenti…
Da qualche parte ho letto su un mensile che: su quasi 60 mila detenuti in Italia, solo circa 500 erano state arrestate per corruzione e di queste, soltanto la metà sta scontando sentenze definitive, tutti gli altri hanno speranze concrete di evitare il verdetto grazie alle ben note prescrizioni…
Non è un caso infatti che nelle ultime indagini, i boss siano sempre più spesso in compagnia di dirigenti, impiegati delle PA, politici, imprenditori, tutti accusati d’essersi fatti corrompere con interessanti mazzette, confidando eventuali indagini nei loro riguardi e favorendo con quelle loro azioni, coloro che sono coinvolti…
La catena della collusione è stata realizzata e nessuno (una volta che si è fatto parte di quel libro paga…) può pensare di uscirne!!!
Trent’anni fa la divisione era netta e distinta: da un lato c’era la politica (e quei suoi uomini corrotti di partito), da un’altra gli imprenditori (affiliati e/o sottomessi) e da un’altra ancora più distante i boss, che decidevano chi far salire e quali appalti spartire…
Oggi il sistema è cambiato… siedono tutti intorno allo stesso tavolo e sono diventati una indivisa realtà “viscida” che, proprio come sanguisuga, succhiano il sangue di tutti noi poveri cittadini…
La colpa è anche nostra, ho meglio, di tutti coloro che hanno permesso che quel fenomeno corruttivo potesse dilagare… il quale, non essendo stato contrastato in maniera seria, in ordine giuridico, giudiziario o quantomeno a livello di prevenzione, ecco che lo stesso, è stato dai tanti tollerato ed accettato…
C’è una soluzione quindi per sconfiggere questo radicale sistema politico-imprenditoriale-mafioso corruttivo e clientelare???
Sì c’è… e non ci crederete, ma passa proprio da quel voto e dalle scelte che giornalmente andate facendo!!!
Si tratta di guardare le cose per come sono… senza condizionamenti o atteggiamenti “servili” ai quali da troppo tempo (inutilmente aggiungerei…) si ci è inchinati…
Bisogna in modo semplice contrastare quegli atteggiamenti mafiosi richiesti e allontanare da se, quelle offerte corruttive che favoriscono la criminalità e che non lasciano nulla, alla speranza dei nostri figli…
Sarà un piccolo passo per recuperare per lo meno, quella dignità finora perduta… sapendo che d’ora in poi, mettendo in pratica nuovi gesti comportamentali, si potrà iniziare a far parte di poche persone perbene, ma certamente, non ci si riterrà… CORROTTI!!!
Una volta che rinunci all’integrità’ morale, il resto e’ facile… 

Imprenditori o affiliati???

Come definire gli imprenditori che pagano??? 
Cosa sono??? Degli affiliati, dei subalterni o soltanto degli uomini spaventati che non trovano la forza o il coraggio di ribellarsi???
Oppure sono soggetti che si rendono sin da subito disponibili a pagare, pensando che in tal maniera, potranno migliorare la loro posizione sociale…
Dobbiamo credere quindi che, così facendo, danno quei segnali di propria  disponibilità, per i quali sperano d’esser presi in considerazione???
Sembrerà assurdo, ma è stato dimostrato come sono in molti, coloro che, si sono precipitati a pagare, ancor prima che gli stessi estorsori, avessero fatto le proprie richieste… 
La verità è che quanto compiuto, risponde ad una precisa logica e cioè di chi pensa di poter capitalizzare quel comportamento servile, nella speranza che un domani possa ritornare loro utile… 
Molti imprenditori infatti, pensano in casi del genere, di ricavarne comunque un utile e per far ciò, emettono fatture false: in questa maniera l’estorsione viene camuffata e giustificata dietro pagamento di una fornitura o di un contratto di lavoro, in realtà mai effettuato…
Rappresenta uno dei tanti modi truffaldini di questi imprenditori, per celare quei rapporti di sudditanza, ovviamente inconfessabili, ma di cui molti dipendenti loro “fedeli”, sono ben a conoscenza…
Con il tempo, questi stessi imprenditori, approfittando del ruolo di “vittime”, iniziano a collaborare direttamente con i soggetti criminali, diventando così essi stessi “associati” alle cosche, dalle quali ovviamente ricevono in cambio contratti di lavoro, finanziamenti ed anche nuove opportunità di riciclaggio, reinvestimento di quei noti proventi illeciti… 
È evidente che lo scenario che viene fuori è di per se inquietante perché, al di là dei soliti nomi o della quantità di persone coinvolte, viene a delinearsi un figura imprenditoriale che è poco propensa a sviluppare il benessere della propria azienda, dei propri dipendenti e di conseguenza anche in campo sociale, ma ciò che emerge è il procedere con una cultura d’impresa, che pensa di poter manipolare a suo piacimento regole e leggi, oltre a quella stessa etica professionale, poiché convinti che per crescere, bisogna rapportarsi con quel sistema politico e imprenditoriale colluso (legato a quei soggetti mafiosi), nella piena consapevolezza che soltanto attraverso essi, si potrà beneficiare di una crescita economica… dimenticando nel contempo, la natura criminale di quei nuovi partner…
Già, fanno finta di niente… l’idea è quella di produrre un vantaggio non solo economico nel immediato, ma che si possa proiettare al futuro, battendo la concorrenza con ovvie modalità sleali e superando così facendo, quei dislivelli sociali che fino ad allora si ritenevano insuperabili. 
D’altronde, con quei loro modi nefandi, questi “prenditori” non hanno calcolato i danni che nel corso di questi anni hanno provocato alla loro terra, in quanto non hanno tenuto conto dei vantaggi che hanno concesso a quei soggetti legati al mondo criminale, che nel frattempo – grazie proprio a quegli appoggi ricevuti – si sono rafforzati, consolidando ancor di più quel denaro per poterlo reinvestire su nuovi soggetti ad essi affiliati, che adesso potranno sfruttare per aumentare il proprio prestigio sociale…
Questo modo di pensare altresì, ha creato in loro la convinzione che quanto realizzato, fosse eticamente possibile, socialmente accettabile ed economicamente vantaggioso…
Ecco il perché oggi troviamo, anche presso le PA, soggetti certamente legati a quel mondo “mafioso” in quanto questi, sono riusciti a confondersi tra i professionisti e gli imprenditori locali, sicché oggi è diventato difficile comprenderne le differenze, tra gli uni e gli altri… 
Non dobbiamo certamente fare di tutta un’erba un fascio, come d’altronde, non possiamo dimenticare quanto sta emergendo dalle inchieste delle procure, dove, sempre con maggiore frequenza, le indagini giudiziarie conducono ad incrociarsi con i comportamenti disonesti di molti imprenditori. 
Il mondo imprenditoriale si sa… è in continua evoluzione, ma le zone ancora grigie sono purtroppo fortemente presenti… 
Fortunatamente, in questo periodo, c’è chi sta dimostrando (grazie anche al sostegno dato da alcune associazioni di legalità, quali per esempio AddioPizzo) di non essere disposti a subire o a farsi ricattare, ovvero, a realizzare affari con quei mafiosi!!!
Abbiamo oggi una mafia più civile e una società più mafiosa. Una mafia sempre più in giacca e cravatta e una società che cambiandosi abito troppe volte al giorno sceglie il travestimento… 

La "zona grigia"…

Ormai non si contano più i provvedimenti di fermo nei confronti di amministratori operanti nel settore imprenditoriale…
Le disposizioni emesse, a firma dei Sostituti Procuratori, hanno riguardato tutti quei soggetti che da sempre operano nella cosiddetta “zona grigia”, in virtù di quella ormai consolidata evoluzione che quest’ultimi hanno raggiunto (in sodalizio) con personaggi di note associazioni criminali…
Infatti, utilizzando in modo sistemico la rete e gli agganci a loro disposizione (anche presso gli uffici delle P.A.), riescono a condizionare e alterare gli equilibri di una classe dirigente sempre più sottomessa…
Le  varie Procure hanno da tempo individuato un connubio ben organizzato, tra i componenti di associazioni criminali e questi “variopinti” professionisti…
In particolare, le indagini hanno fatto emergere che quest’ultimi si prestano ben volentieri (in cambio ovviamente di una discreta remunerazione…) ad eseguire quanto viene loro comandato…
Fra questi, spiccano alcuni soggetti che non sono nuovi a situazioni poco chiare, ma che nel corso della loro esperienza professionale… sono stati capaci di curare quegli aspetti necessari al fine di ottenere quanto utile per i loro fini…
Ed è proprio grazie a quelle amicizie e conoscenze, che è stato possibile scoprire dagli organi inquirenti quella fitta rete relazionale, in grado d’influenzare la condotta di alcuni funzionari “perbene”, in virtù di risoluzioni antecedenti, di quelle problematiche familiari che non trovavano soluzione a causa della ben nota crisi occupazionale…
Difatti, senza mai accentuarne quel favore dato, si è stati in grado di condizionarne le decisioni successivamente prese da quegli uomini della PA… facendo leva, proprio su quel “beneficio” a suo tempo concesso… 
Le risultanze emerse hanno consentito d’evidenziare a vario titolo, tutta una serie di reati, quali per esempio: l’associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata all’intestazione fraudolenta di beni per eludere le disposizioni in materia di prevenzione patrimoniale, falso in bilancio, estorsione, concorrenza sleale, pressione sui funzionari delle P.A. per l’assegnazione d’appalti nelle opere di grande rilievo… 
Sul registro degli indagati, figurano  noti personaggi… 
Sono i nomi di “corrotti” amministratori, che mostrano di continuare imperterriti in quelle losche contrattazioni… stando sempre in equilibrio tra un mondo “civile” che li vorrebbe “corretti” ed un’altro “tentacolare” che fa di tutto per renderli “corrotti e disonesti”… sempre assoggettati a quei rapporti con la politica malsana, con le amministrazioni locali, ma soprattutto con quei dirigenti e funzionari pubblici… da troppo tempo collusi.
L’altra notte ho fatto uno strano sogno…
Sì… ero nella mia Catania ed osservavo meravigliato come tutto fosse in regola: già, i politici si dedicavano alle problematiche della città, gli amministratori gestivano in modo regolare le proprie società, i professionisti si dedicavano con passione a quelle proprie consulenze, ed i ladri… facevano i ladri; e non come adesso in cui, i politici fanno i ladri, gli amministratori e i professionisti… rubano ed i ladri, non sanno più che cazzo fare, perché fanno tutto i politici, gli amministratori e i professionisti!

Per amore della verità: Felicia Impastato.

A volte per fare emergere la verità bisogna sacrificarsi!!!

E’ quello che ha fatto Peppino… si è sacrificato per fare conoscere una verità, quella che la mafia comandava a Cinisi e di conseguenza a Palermo!!!
Ma quando si tenta di fare il proprio dovere… c’è chi si mette di traverso e non si tratta del consueto mafioso preso di mira, ma di quella parte d’istituzione che in molti definiscono “deviata” e che io chiamo “succube”… propriamente di quel sistema clientelare e corruttivo, al quale sicuramente nel corso degli anni antecedenti la propria ascesa professionale, ci si è (anche se solo per una volta…) conformati…
Sì, anche la verità sulla morte di Peppino è stata abilmente depistata e non tanto dai responsabili dell’omicidio, ma proprio dalle trascuratezza di coloro che avevano il compito di condurre le indagini…
Il 9 Maggio 1978 è per il sottoscritto una data importante… una di quelle poche che mi ha profondamente segnato… e debbo scusarmi proprio con Peppino, perché quel giorno ero sì triste… ma non per lui, non per la sua morte… ma per quella di una persona che avevo conosciuto da bambino: il Presidente Aldo Moro!!! 
Di Peppino infatti non sapevo nulla… ne chi fosse, cosa avesse fatto ed ancora oggi, non ricordo minimamente se quel giorno ne parlarono al notiziario del Tg1 su quella televisione in bianco e nero…
Ricordo soltanto quella Renault 4 con quel portellone di dietro aperto, quel corpo avvolto su quella coperta… quanta tristezza, ancora oggi se ci penso… e debbo aggiungere che ci penso più volte di quanto voi possiate immaginare, dopotutto la sua figura mi viene perennemente ricordata nei miei usi quotidiani, dal momento che si trova appesa nel corridoio, già, proprio di fronte la porta d’ingresso alla mia stanza da letto, capirete quindi da voi, come mi è impossibile non osservarla e di conseguenza non pensarci…
Mi scuso con la famiglia Impastato, per aver apprezzato soltanto d’adulto quanto egli avesse fatto per questa terra… e debbo dire anche grazie a Marco Tullio Giordana, che mi ha permesso nel 2000 di poter apprezzare (ne “I cento passi”) la vita di un uomo Peppino Impastato (magistralmente interpretato nel film da Luigi Lo Cascio), che ne ha saputo esaltare l’impegno e la lotta contro quella associazione criminale che soltanto in pochi chiamavano “mafia”, perché la maggior parte dei suoi concittadini, continuava a far finta di non sapere… restando in quell’assoluto silenzio… (non che oggi molto sia cambiato…).
Crescendo comunque ho cominciato a leggere… mi sono appassionato di tutto quanto fosse stato scritto sulla nostra terra… in particolare ho voluto comprenderne l’evoluzione storica ed i suoi uomini… quali immagini positive da imitare… e quali certamente negative da sopprimere…

Ed allora debbo dire grazie a tutti gli autori di quelle pubblicazioni, ma debbo ringraziare anche il cinema che mi ha saputo mostrare un mondo a me differente, molto lontano dal contesto al quale ero abituato a vivere…
E allora oggi ancor più di ieri ho compreso come, in un momento in cui si legge pochissimo… (per non dire nulla…), diventa fondamentale insegnare ai giovani (sin dalle elementari…) i valori fondamentali della vita, il rispetto e la cultura dell’onesta, proprio attraverso quelle immagini, far guardare loro questa tipologia di film, potrà certamente influenzare positivamente quelle loro coscienze…

Non si tratta di voler modificare quelle proprie aspirazioni… non bisogna diventare a tutti costi, uomini e donne dello Stato, ma si tratta di fare il proprio dovere, di rispettare gli insegnamenti familiari quando questi sono giusti e di saperli rinnegare -proprio per come ha fatto Peppino- quando costituiscono un pericolo per se, per i propri cari o per la società civile…
La famiglia di Peppino era una famiglia “mafiosa”, suo zio era un capo-mafia e suo padre ne era associato… ma questo non lo ha limitato nel rinnegarli…
Peppino se pur adolescente riusci ad andare controcorrente, contrastò quell’aria familiare tanto irrespirabile… anzi fece di tutto per allontanarsi e gridare a squarciagola dalla sua “Radio Aut” una nuova voglia di libertà e di giustizia…
La vita di Peppino raccontata in quel film appartiene a quel insegnamento di vita, che punta a sfidarla questa terra ed i suoi uomini corrotti; vi è in quel messaggio… la speranza e l’illusione di cambiarla la Sicilia, con coraggio ma soprattutto con amore.
Perché ci vuole un grande amore per continuare ad amarla questa terra, la stessa che purtroppo ha saputo dare a troppe famiglie, atroci dolori…
Quello stesso amore che ha dato Felicia Impastato (la madre di Peppino) per tutta la sua vita, dedicandosi a contrastare quell’omertà presente nella sua città e a ricercare la verità sull’assassinio del proprio figlio, una verità scomoda che ha saputo raccontare nel suo libro “La mafia in casa mia”…
Ecco, aver visto alcune sere fa in Tv la vita di questa donna… dell’amore per il proprio figlio, una donna che fino agli ultimi giorni (è morta a 88 anni) ha fatto in modo che la storia di quel proprio figlio venisse ricordata, lasciando la propria casa a memoria… delle future generazioni.
Le scuole dovrebbero organizzare delle gite culturali, facendo conoscere ai nostri adolescenti siciliani proprio quei luoghi, in cui, i nostri uomini migliori, hanno saputo con generosità lasciare una traccia indelebile del loro passato…
Sono persone semplici… ma oneste, che in quei luoghi hanno vissuto, sorriso e sperato… ed uno di questi luoghi si trova a Cinisi e si chiama “Casa memoria Felicia e Peppino Impastato”…

Catanesi… felici e contenti!!!

Vedo intorno a me quanto sta accadendo…  e pur recependo i discorsi che vanno facendo i miei concittadini per le vie di questa città, nei locali privati, negli uffici pubblici, nelle scuole o anche semplicemente stando seduto in un ristorate… sento le solite discussioni, ma vedo di contro… quella serenità e felicità… inaspettata!!!

Sì, non comprendo la gioia di vivere in questo modo… in un periodo in cui c’è poco da stare allegri, dove sono molti ad avere difficoltà ad arrivare a fine mese… dove non c’è alcuna opportunità occupazionale, dove i giovani sono ancora dipendenti dalle famiglie e non riescono a crearsene una loro…
Sono giovani senza alcun futuro… che sperano soltanto di emigrare per trovare quella giusta soluzione ai loro problemi, recuperare finalmente quella tanto agognata dignità personale, che ormai sembra essersi persa, tra la burocrazia di una terra “inutile”…
Un lavoro, il potersi creare una famiglia, possedere una casa dove stare e crescere i propri figli… sono cose semplici che però rappresentano per i giovani, degli obbiettivi… irraggiungibili, distanti, quasi fossero utopici e neppure ormai la speranza della fede può colmare!!!     
Si guarda in Tv a modelli di benessere, come se fossero prima o poi raggiungibili… sapendo però in cuor proprio che rappresentano dei miraggi… impossibili per le persone comuni da raggiungere, ma nel contempo si sogna e in quella visione onirica, si crede di viverli…
Sanno di sopravvivere… eppure fanno finta di star bene, non possiedono nulla… neppure i soldi per offrire un aperitivo al bar (o meglio… forse a stento un caffè), restano lì in attesa, che siano gli altri a fare il primo gesto…
Una condizione di povertà “camuffata” da benessere… una vita di privazione, se non fosse per quei pochi “gadget” tecnologici, acquistati usati, a rate o in qualche promozione, tanto per far vedere che anche loro sono a passo con i tempi, che possono permetterselo… in seguito, se quelle rate non verranno pagate, poco importa!!!  
Dopotutto se il reddito di benessere di una provincia è proporzionato ai livelli pro-capite di reddito posseduto… si capisce perché la nostra Provincia di Catania, sia posta nelle ultime posizioni a livello nazionale… 
Si tratta di valutare quel cosiddetto livello di PIL nazionale e benessere di ricchezza effettivamente raggiunto e di conseguenza vissuto…
I dati, a differenza delle parole…  parlano chiari!!!
Manca un vero e proprio progetto di vita… che consenta laddove lo si desidera di tentare nuove opportunità, di mettere in pratica quelle proprie idee, il non doversi sempre assoggettare ad una cultura non meritocratica, che fa sì che gli inetti vadano avanti e contemporaneamente, distrugge i sogni di quanti possedevano quelle vere e proprie qualità… facendo sì che i nostri migliori cervelli, vadano persi o sparsi nel mondo, invece di restare qui a migliorare questa nostra isola… tentando di creare nel proprio territorio, quell’ambiente produttivo tanto necessario, che non sia visto esclusivamente quale benessere economico e finanziario, ma bensì stimolante per la propria vita e per le proprie idee… 
Le restanti teste vuote… quelle totalmente inutili, sì quelle… andrebbero buttate lì… da quegli scogli di pietra lavica… gettati in quel mare cristallino, sapendo già… che neppure i pesci li vorranno inghiottire…
Se a quest’ultimi inoltre, aggiungessimo anche quelli provenienti da quell’ambiente associativo criminale, lo stesso che fa proseliti di seguaci e che permette alla corruzione di diffondersi a macchia d’olio su molti ambienti lavorativi… ecco, se riuscissimo ad eliminare dalla nostra terra anche quest’ultimi, potremmo avere il nostro territorio finalmente libero da questi cancri… un nuovo modello da imitare e da invidiare!!!
Se saremo in grado di fare questo, di togliere questo marciume e questa connivenze politiche/istituzionali/mafiose da questa nostra terra bellissima, ecco, senza più questa criminalità, burocrazia, sprechi, evasione fiscale e quant’altro…  forse, se riusciremo nell’impresa di fare ciò… di sicuro potremmo definirci “felici e contenti”… perché in caso contrario, continueremo a vivere nell’illusione… di stare realmente bene!!!  

Basta inchini!!!

Basta con questi inchini… 
Già… anche la mafia è contraria a questo modo di omaggiare i loro boss…
Gli inchini fanno male all’associazione perché attirano l’attenzione dei media, si viene ripresi dalle forze dell’ordine che proprio attraverso queste manifestazione individuano, non soltanto chi partecipa, ma soprattutto coloro che hanno organizzano quella festa…
Quindi anche la criminalità organizzata ha compreso che è molto meglio non farle queste processioni, per poter tenere un livello basso e senza avere addosso, tutta quella propaganda televisiva che si scatena sempre… dopo aver mostrato quegli inchini…
Da alcune intercettazione si è compreso come questi inchini sono ora vietati, in particolare non servono… ne ai boss ed ancor più a cosa nostra!!!
Penso che in quell’ambiente staranno discutendo su come procedere: menu si parra di nuatri e megghiu è… dopotuttu a megghiu parola è chidda ca nun si rici e non si viri!!!
Ed allora ecco che si procede come nulla fosse… la processione diventa un modo di esprimere la propria devozione…
Già un strano rapporto quello tra gli uomini d’onore e la religione…
Sin dall’inizio cosa nostra ha attinto dalla simbologia cristiana per legare tra loro i vari associati…
Santini bruciati, croci, ecc… sono da sempre utilizzati per rinsaldare i legami personali e familiari, dando in questo modo dignità alle proprie azioni…
Qualcosa all’interno della chiesa sta cambiando, molto si deve a Papa Francesco, ma c’è ancora chi – in qualità di sacerdote – si presta a farsi corrompere a differenza di altri che invece s’impegnano sul campo diffondendo il messaggio pastorale della legalità e scagliandosi contro quelle dimostrazioni mafiose meglio conosciuti come “inchini”…
Sono però ancora molti all’interno della chiesa ad avere un atteggiamento remissivo o di condiscendenza per le ragioni del popolo di Cosa Nostra, che tenta proprio con queste azioni, di manifestare la propria forza e legittimazione sul territorio…
Infatti, non bisogna dimenticare che dietro queste feste religiose vi è un business economico… 
La processione difatti impone ai commercianti e di conseguenza ai fedeli la pretesa di una offerta in denaro… la quale viene elargita sotto forma di obolo, quasi servisse a  ripulirsi dei propri peccati…
Ed è per questo motivo e cioè essendo un’attività lucrosa che difficilmente verrà abbandonata… o come penso, molto probabilmente verrà riproposta (in maniera meno palese) ma concedendo una passerella di quel santo patrono, sotto le abitazioni “note”…
Vedremo in quali modi si adopereranno le nostre forze dell’ordine, appena si scoprirà che si è data nuovamente ripresa a quella abitudine… per far si che la legalità prevalga sempre sulle attività criminali… sì… vedremo…

"Lotta alla mafia" e "Antimafia", sono la stessa cosa???

Mi chiedevo in questi giorni, se chi lotta direttamente (dando il proprio concreto contributo) contro la mafia, può essere paragonato a quanti si dichiarano rappresentanti di quell’antimafia…  
Perché c’è una differenza sostanziale fra chi dice di lottare con le parole e non produce alcun vantaggio a quella lotta… e chi invece non si nasconde ma denuncia dando concretezza alle proprie azioni…
Ma allora perché voler appartenere a quel sistema meglio conosciuto come “antimafia”???
Qualcuno potrebbe credere che sia esclusivamente per riceverne dei vantaggi, quali per esempio notorietà e di conseguenza denaro!!!
Ma la realtà è un’altra…
Questo soggetto infatti, diventa per l’occhio sociale… quasi sacro, un protetto delle istituzioni, inattaccabile e intoccabile!!!
Potrà permettersi d’accusare tutti senza averne conseguenze personali e “stranamente” quelle proprie “filippiche” diventano per l’opinione pubblica inconfutabili (pur non avendo alcuna fondatezza…) e basterà ciò a far sì che quanto espresso (ripeto… per fatti circostanziali) venga amplificato dai media e condiviso su tutti i social…
La verità è che entrare in quel mondo dell’antimafia, non è semplice… come non basta essere stati vittime di mafia o autorevoli rappresentanti di quel potere giudiziario… mentre a volte –inverosimilmente- per entrarci è bastato poco!!!

Abbiamo visto come imprenditori, che hanno denunciato minacce ricevute (inesistenti o quantomeno mai comprovate) siano diventati “paladini” di quella lotta, come difatti quella serie di colleghi che, schermati da incarichi illustri e rappresentativi, si siano “incoronati” essi stessi a “prodi”  di quei principi di legalità, che nei fatti (successivamente emersi a seguito delle inchieste delle procure) si sono dimostrati illusori e inesistenti!!!
Bisogna inoltre aggiungere coloro -che con la scusa di appartenere all’antimafia- celano proprie appartenenze a cosa-nostra e fanno in modo che quanto origliato in quell’ambiente, possa servire ad informare i propri amici…
Ormai sono in molti ad aver compreso che con questa antimafia ci si può “campare” facendo concretamente diventare questa missione, come un vero e proprio mestiere…
Non si è mossi difatti da ispirazioni morali, come non si è pervasi da impulsi civili… qui tutto è stato perfettamente approntato…
La preparazione ha richiesto cura e soprattutto attenzione ai dettagli; colui che è stato scelto per esporsi ufficialmente è stato selezionato affinché quanto andrà a compiere (o denunciare) sembrerà reale e mai premeditato…
Nessuno intorno a lui dovrà comprendere che, nel periodo antecedente questa sua investitura ufficiale, egli si è addestrato e organizzato alla perfezione, affinché non solo lui, ma anche le società rappresentate e gli uomini scelti, saranno agli occhi di tutti, come limpide, incorruttibili e privi di qualunque macchie…
Eccoli quindi ora lì… ben inseriti in quel mondo dell’antimafia, propagandando e inneggiando (quando chiamati) al trionfo della legalità…
Una facciata ben esposta e riprodotta nella propria associazioni di legalità, quest’ultima creata principalmente per raccogliere quei consensi, per indirizzarli ai propri amici “mafiosi” politicanti, sempre disposti a barattare quel misero voto per qualche favore…
Nel frattempo si fa in modo che vengano colpite le società concorrenti (o che non si piegano a quel sistema criminale), insinuando al momento opportuno notizie di sospetti o favoreggiamenti con il crimine organizzato…
Vestiti di slogan efficaci e con dispendio d’informazioni utili (anche per eventuali indagini…) fanno si che in molti inizino ad affidarsi ad essi… 
Ed è proprio così che questi personaggi, ambigui ed opportunisti, avviandosi da lontano tentano (in modo silenzioso) di salire (celermente) i gradini di quella scala dell’antimafia, scavalcando quanti sono da tempo lì dinnanzi, affinché possano giungere a prenderne… il loro posto. 
La chiamano lotta alla mafia… ma quanto realmente si sta tentando di costruire è esclusivamente concepito per raccogliere fondi (e forse per riciclare anche denaro sporco), ma soprattutto consensi elettorali!!! 
Sono più di 2000 le Associazioni per la legalità che, oltre il 5 per mille, ricevono “contributi volontari” dagli iscritti all’associazione e dallo Stato: s’inizia richiedendo l’utilizzo di una parte di quei beni confiscati e successivamente si richiedono fondi di finanziamento per progetti vari…
Centinaia di migliaia di euro, gestiti in modo del tutto arbitrario e di cui nessuno ne conosce l’impiego, visto che la maggior parte di esse, non pubblicano nemmeno i loro bilanci… 
E’ dire che la chiamano lotta alla mafia!!!
 

Condizionamento criminale…

“Se fratelli e sodali di noti mafiosi, possono sedere impunemente nel Consiglio di Catania, distribuiti tra banchi di maggioranza o opposizione, vuol dire che in quel Consiglio e sull’attuale amministrazione c’è il rischio concreto di un condizionamento criminale”  è quanto ha dichiarato il Vicepresidente della Commissione Antimafia Nazionale, On. Claudo Fava…
Inoltre ha aggiunto: chiederò alla Prefettura di Catania di valutare l’opportunità e l’urgenza di affidare a una Commissione d’accesso i necessari atti ispettivi!
Con questo provvedimento, la commissione dovrebbe valutare se esistono le condizioni d’infiltrazione all’interno del Consiglio e quindi trasmettere al Ministro degli Interni, On. Angelino Alfano, per le determinazioni del caso… 
Finalmente dopo che –anche il sottoscritto, nel suo precedente post del 08/01 richiedeva che i nominativi fossero pubblicati- siamo giunti a conoscerli… quei nomi!
Ora tutti però ad attaccare la Commissione nazionale presieduta dal On. Rosy Bindi, per aver fatto emergere quei nominativi, in particolare presso gli organi di stampa (già… forse si preferiva che quei nomi rimanessero secretati) per non dare in pasto a illazioni che hanno (il più delle volte) quale fine… quello di delegittimare quelle “posizioni” e innescare polemiche… politiche a dismisura.
Certo dopo aver ascoltato in questi giorni, gli attacchi al M5Stelle per il Sindaco di Quarto, con la richiesta (da parte di tutti i partiti) delle dimissione dell’incarico, viene da chiedersi se analoga situazione non dovrebbe essere applicata anche alla nostra Città… o forse debbo credere che da noi la situazione è diversa???
Dopotutto secondo quanto denunciato (sempre in maniera sconosciuta… queste denunce mi sempre ridere… c’è ne fosse uno che abbia il coraggio di denunciare ufficialmente, tutti che si celano… mai che mettono –non solo la propria faccia– ma soprattutto il proprio nome e cognome su quei fogli… )…
Infatti, trattasi di “segnalazioni giunte in modo anonimo” all’attuale Presidente della commissione Antimafia all’Assemblea regionale siciliana (ed ex presidente della provincia), On. Nello Musumeci, che ha provveduto correttamente ad informare le autorità di competenza… ma che oggi, appresa la notizia, ha manifestato il proprio disappunto in particolare, mettendo in chiaro, che la divulgazione della relazione, non giungerebbe dal suo organismo…
Se quanto denunciato e cioè, che 3 consiglieri di cui 2 di maggioranza, hanno legami con persone collegate alla criminalità organizzata, ed inoltre, considerato che questa vicenda è stata acquisita e portata a conoscenza (da circa un anno) a chi di dovere… non si capisce come sia stato possibile continuare ad operare all’interno di quel consiglio, senza che fossero intervenuti, richieste o provvedimenti disciplinari, da quanti fanno parte del direttivo di quei partiti, a cui questi consiglieri di fatto appartengono…
Ho letto che il Sindaco del Pd di Catania, On. Enzo Bianco è stato convocato ieri pomeriggio davanti alla commissione nazionale antimafia, ma egli ha dichiarato… di non saperne nulla!!!
Ora a quelle sue affermazioni il M5Stelle ed in particolare uno dei suoi fondatori Beppe Grillo, nel suo Blog ha riportato quanto segue:
Lui è ignaro. 
E’ dire che non è certo un novellino, è in politica da decadi. 
E’ stato alla Camera, è stato in Senato, è stato ministro, è stato più volte sindaco di Catania. 
E’ stato anche coinvolto nello scandalo dei finanziamenti pubblici dell’ex partito la Margherita da Luigi Lusi, tesoriere della Margherita. 
Do you remember Lusi? 
Da Wikipedia: “Lusi sostenne di aver versato a Enzo Bianco una somma mensile di 3.000 euro, poi passata a 5.500 euro, in qualità di presidente della defunta assemblea della Margherita. 
Sebbene l’operazione fosse formalmente legale, Bianco inizialmente negò tutto tentando di non essere coinvolto nello scandalo. 
Successivamente ammise di aver ricevuto quel denaro giustificandosi dicendo che lo aveva usato per fare politica.” E per cosa sennò?
Con questo popò di curriculum non è stato in grado di accorgersi dei suoi consiglieri che hanno legami con persone legate alla mafia. 
Capita. 
Bianco ha fatto il suo tempo: è bollito, il consiglio comunale è a serio rischio di infiltrazioni mafiose e i catanesi hanno bisogno di un’amministrazione attenta, reattiva e senza macchie. 
#BiancoDimettiti e nuove elezioni per Catania!
Cosa aggiungere, se si tiene conto che nel solo Parlamento (mancano quindi tutti i dati dei Sindaci e consiglieri provinciali, regionali e comunali…) della vecchia legislazione erano presenti 116 indagati (di cui molti di questi sono stati condannati) e di contro come l’attuale legislatura, presenta ben 46 indagati (e di cui 3 condannati); possiamo ben comprendere come siamo ancora ben lontano dal credere che attraverso la politica, si potrà giungere ad avere un paese finalmente privo da ogni forma di corruzione!!!
Il giorno in cui, attraverso una legge si limiterà o meglio… si proibirà, a chiunque di fare politica -tra quanti sono già stati condannati o vengono inquisiti durante i loro incarichi -ecco forse soltanto allora- potremo sperare di avere finalmente non solo una classe politica “limpida” ma soprattutto un Paese… onesto!!!
   

La mafia c'è e si vede!!!

Innanzitutto, è opportuno tenere ben presente che, quanto ci vogliono finora “dare a bere” e cioè che la Stato, attraverso le istituzioni ed i propri uomini, ha il controllo del nostro territorio, non rappresenta un dato veritiero, ma una credulona propaganda creata a voler tranquillizzare la collettività ed in particolare i suoi concittadini…
Non sto dicendo che la lotta alla criminalità non venga svolta in modo preciso e puntuale, dico soltanto che gli strumenti che permettono a questa di poter essere definitivamente debellata… non vengono attuati o ancor meglio… non esistono!!! 
Non passa giorno infatti, in cui non emergono nuove indagini, queste condotte dalle varie procure dell’isola, e come, si sia giunti a scoprire ulteriori attività illecite, queste realizzate attraverso società legate o associate ad ambienti mafiosi, individui che si offrono a prestanome di organizzazioni affiliate a soggetti latitanti, e via discorrendo…
Partono le denunce, seguono gli arresti, i sequestri e le confische…
Sì… ma poi… il sistema mafioso si riordina nuovamente e riprende come se nulla fosse…
Il giro d’affari è immenso e ciò è dimostrato da tutti quegli interessi a cui essi si rivolgono… 
Sono nuove attività… non più rivolte a specificità illegali di un tempo, come, estorsioni, usura, recupero crediti, gioco d’azzardo o traffico di droga… quelle ci sono sempre…, bensì, oggi punta ad affari più sostanziosi e soprattutto legali, come per esempio quelle attività legate agli appalti (vedasi quanto sta avvenendo con i centri d’immigrazione), alle costruzioni/edilizia, ai trasporti ed allo smaltimento dei rifiuti…
Società di comodo che servono esclusivamente a produrre “cassa” (queste sono infatti di breve periodo e nel giro di pochi anni… cessano l’attività…) ed i cui utili, vengono rinvestiti in nuove società, queste totalmente “cristalline”, affidate a nuovi “colletti bianchi” dal pedigree casto…, che iniziano la loro vitalità, investendo principalmente in attività  finanziarie e immobiliari…
Quindi, realizzato questo primo passaggio e creata la compagine del nuovo “asset societario”, si passa alla programmazione del livello inferiore e cioè, quello di diversificare le attività e soprattutto i rischi (non parlo di quelli economici, ma mi riferisco a quelli di controllo, tentando quindi di limitare, l’operatività di coloro che svolgono i propri incarichi tra le forze dell’ordine… ), nuove scatole cinesi, che ora danni vita ad attività alimentari, d’abbigliamento, bar e ristoranti, hotel e resort…
Ovunque c’è la mafia… e questa dimostra essere strutturata e ben organizzata…
Non sono più i pastori di pecore che scendevano dalle montagne con la coppola di traverso, questa è gente preparata e professionale, a cui ora, sono stati inseriti diplomati e laureati, i quali, mettono la loro esperienza e capacità, al sevizio di questo sistema criminale…  
Un sistema che nel corso degli anni… ha investito negli uomini…, i propri uomini, molti dei quali, sono infiltrati in quelle strutture pubbliche, associazioni, società di servizi, ma soprattutto, nella politica che conta…
Tutto ciò, rappresenta per la nuova mafia, il migliore investimento economico, già quello delle risorse umane è certamente quanto di più “raffinato”, una mente criminale, possa partorire…
Un fiume di denaro considerevole, che, da un lato, fa indirizzare sui propri uomini, quegli incarichi prestigiosi dirigenziali o quei necessari voti…, dall’altro, utilizza gli stessi, per ottenere informazioni riservate, indirizzare appalti, aggiudicazioni, influenzare i mass media, limitare non solo quei processi di cambiamento sociale, ma soprattutto, alimentare quel conflitto mediatico con il quale si tenta sempre più, di allontanare la partecipazione sociale ed il consenso popolare dalle istituzioni…, dopotutto come si dice da noi… con la mafia si mangia e con lo Stato si muore di fame!!!
Finiamola quindi di prenderci in giro…, finitela di raccontarci fandonie… è venuto il tempo d’esser seri, di trovare una nuova metodologia… che non pensi esclusivamente a colpire, ma che diriga il proprio intento, verso quel processo naturale di riconciliazione…, di crescita collettiva nel quale ognuno apporti quanto di meglio sa fare…
E’ finito il tempo di “guardia e ladri”… bisogna cercare di andare oltre… di vedere al di là dei soliti interventi della magistratura,.., bisogna tentare di cambiarla dal di dentro questa “mela marcia”, offrire a quanti lo desiderano, una nuova strada, quella della legalità…
Nuove opportunità di crescita, di sviluppo e d’investimento sono necessarie,…, perché soltanto così, si potrà sperare in quel reale e profondo cambiamento…
Tutto il resto, rappresentano solo belle parole… inconsistenti, perché non porteranno ad alcuna trasformazione culturale e tutto quanto… resterà eguale.
Per favore… non ditemi più che la mafia non esiste… perché questa c’è… e permettetemi d’aggiungere… c’è e si vede!!! 

Yara come una santa…

Ho appena finito di ascoltare il telegiornale e tra le tante notizie ascolto la notizia sulla piccola Yara Gambirasio…

In tutti questi giorni di silenzio ho sperato che fosse viva…; non imbattersi nel suo corpicino, durante le ricerche, creava una piccola speranza, quella che forse qualche malato/pazzo/criminale/maniaco ( non so come definirlo… ) di turno l’avesse rapita, per poi forse farcela ritrovare…

Non ci sono parole per quanto è successo!!! Pensare, per poi constatare che , senza alcun presunto motivo se ne andata, l’osservare in quale modo, si può perdere una vita, la propria vita, fa restare tutti sgomenti…

A ognuno di noi, in una qualunque giornata, in una cittadina tranquilla, può capitare quanto è successo alla famiglia Gambirasio…

Non si è protetti… e poi chi dovrebbe proteggerci… coloro che ci dovrebbero difendere, oggi si macchiano di violenze all’interno di una caserma, come lo STUPRO!!!

Sono saltati tutti i valori, da quelli della famiglia, della scuola, della chiesa, dell’amicizia, dell’amore…ma quale amore ( l’altro ieri un fidanzato ha sparato alla propria ragazza incinta…; in famiglia Sara viene uccisa; nella mansarda di una chiesa è stata ritrovata Elisa Claps; due gemelline sono sparite ed il padre si è suicidato; un altro chiede amicizia su Facebook e viene accoltellato; figli che ammazzano i genitori e viceversa; abusi sessuali in casa e fuori…), ormai non ci si può fidare di nessuno e bisogna considerare che coloro di cui ci fidiamo, che ci circondano, possano essere dei potenziali criminali!!!

Comunque ciò che comunque mi ha lasciato perplesso è stata l’ omelia del parroco durante la messa a Brembate di Sopra, Don Corinno Scotti, il quale ha definito la piccola Yara, una santa. “Lei è come Santa Maria Goretti, morta per difendere la propria castità, è quindi per questo una santa”. Ma chi l’ha detto…??? ma quando mai Yara non avrebbe voluto vivere la propria vita, come tutte le ragazze, crescere con le proprie insicurezze giovanili, godere delle proprie esperienze, ma di quale castità parla??? Certamente avrebbe voluto vivere una vita tranquilla, felice, insieme all’amore della sua vita, avere dei figli, vedere un giorno dei nipoti… e qui si parla di castità!!! La vogliamo fare diventare una suora di clausura… una santa…??? Qui si crea confusione, tra chi voleva vivere e chi ha deciso di ucciderla, di chi ancora gira tranquillo, come se nulla fosse successo… e poi di quale castità parla… l’aggressore non l’ha neanche spogliata, e infatti sul corpo non ci sono segni di violenza sessuale. E’ stata colpita da sei coltellate. L’assassino l’ha uccisa… è basta!!! E’ invece qui stiamo a cercare eventuali motivazioni.

Le indagini sono in corso e speriamo che arrivino in maniera celere ad una conclusione definitiva.

A volte vedendo i telefilm di C.S.I., vorrei che anche la nostra polizia scientifica giungesse agli stessi risultati, ma purtroppo giornalmente assisto in maniera indecorosa, l’imbarazzo che giorno per giorno, mi viene quotidianamente riproposto!

Yara come una santa…

Ho appena finito di ascoltare il telegiornale e tra le tante notizie ascolto la notizia sulla piccola Yara Gambirasio…

In tutti questi giorni di silenzio ho sperato che fosse viva…; non imbattersi nel suo corpicino, durante le ricerche, creava una piccola speranza, quella che forse qualche malato/pazzo/criminale/maniaco ( non so come definirlo… ) di turno l’avesse rapita, per poi forse farcela ritrovare…

Non ci sono parole per quanto è successo!!! Pensare, per poi constatare che , senza alcun presunto motivo se ne andata, l’osservare in quale modo, si può perdere una vita, la propria vita, fa restare tutti sgomenti…

A ognuno di noi, in una qualunque giornata, in una cittadina tranquilla, può capitare quanto è successo alla famiglia Gambirasio…

Non si è protetti… e poi chi dovrebbe proteggerci… coloro che ci dovrebbero difendere, oggi si macchiano di violenze all’interno di una caserma, come lo STUPRO!!!

Sono saltati tutti i valori, da quelli della famiglia, della scuola, della chiesa, dell’amicizia, dell’amore…ma quale amore ( l’altro ieri un fidanzato ha sparato alla propria ragazza incinta…; in famiglia Sara viene uccisa; nella mansarda di una chiesa è stata ritrovata Elisa Claps; due gemelline sono sparite ed il padre si è suicidato; un altro chiede amicizia su Facebook e viene accoltellato; figli che ammazzano i genitori e viceversa; abusi sessuali in casa e fuori…), ormai non ci si può fidare di nessuno e bisogna considerare che coloro di cui ci fidiamo, che ci circondano, possano essere dei potenziali criminali!!!

Comunque ciò che comunque mi ha lasciato perplesso è stata l’ omelia del parroco durante la messa a Brembate di Sopra, Don Corinno Scotti, il quale ha definito la piccola Yara, una santa. “Lei è come Santa Maria Goretti, morta per difendere la propria castità, è quindi per questo una santa”. Ma chi l’ha detto…??? ma quando mai Yara non avrebbe voluto vivere la propria vita, come tutte le ragazze, crescere con le proprie insicurezze giovanili, godere delle proprie esperienze, ma di quale castità parla??? Certamente avrebbe voluto vivere una vita tranquilla, felice, insieme all’amore della sua vita, avere dei figli, vedere un giorno dei nipoti… e qui si parla di castità!!! La vogliamo fare diventare una suora di clausura… una santa…??? Qui si crea confusione, tra chi voleva vivere e chi ha deciso di ucciderla, di chi ancora gira tranquillo, come se nulla fosse successo… e poi di quale castità parla… l’aggressore non l’ha neanche spogliata, e infatti sul corpo non ci sono segni di violenza sessuale. E’ stata colpita da sei coltellate. L’assassino l’ha uccisa… è basta!!! E’ invece qui stiamo a cercare eventuali motivazioni.

Le indagini sono in corso e speriamo che arrivino in maniera celere ad una conclusione definitiva.

A volte vedendo i telefilm di C.S.I., vorrei che anche la nostra polizia scientifica giungesse agli stessi risultati, ma purtroppo giornalmente assisto in maniera indecorosa, l’imbarazzo che giorno per giorno, mi viene quotidianamente riproposto!