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Dalle macerie alla rinascita: Gaetano Vecchio e la sfida di un’Ucraina sostenibile

Quelle strade, un tempo affollate di vita quotidiana, oggi segnate dal fragore delle esplosioni, sembrano incarnare una verità più grande: quella di un popolo che resiste, nonostante tutto.

E proprio quel senso di resilienza ritorna oggi mentre ascolto le parole del presidente dell’Ance, Gaetano Vecchio, che con chiarezza ha indicato una direzione precisa per il lungo cammino della ricostruzione.

Secondo Vecchio, essa dovrà essere anzitutto orientata a una trasformazione sostenibile, per costruire un futuro più verde, resiliente e moderno. Non si tratta solo di alzare nuovamente muri o riparare strade distrutte, ma di ridisegnare un Paese intero, immaginandone uno nuovo, più giusto e più adatto ai tempi che verranno.

Parlare di ricostruzione significa allora andare ben oltre i mattoni e il cemento, come lui stesso ha ricordato. È parlare di un futuro europeo, di un’Ucraina che non debba limitarsi a tornare com’era, ma che possa trasformarsi in qualcosa di meglio, di più avanzato e soprattutto più rispettoso dell’ambiente e dei bisogni reali delle persone.

Questo processo richiederà inevitabilmente una forte collaborazione tra imprese europee e realtà locali, perché solo lavorando insieme si possono mettere in rete competenze tecniche e conoscenze radicate nel territorio, valorizzando ciò che esiste e costruendo soluzioni concrete, durature e adeguate.

L’Europa, d’altronde, non può fermarsi alla solidarietà durante il conflitto, deve spingersi fino a sostenere il lungo e complesso percorso della ricostruzione. Le cifre sono enormi, quasi incredibili: 506 miliardi di euro stimati per rimettere in piedi un Paese devastato. Di questi, 81 miliardi riguardano l’edilizia residenziale, 75 i trasporti, 12,6 lo smaltimento delle macerie. Numeri che fanno paura, certo, ma anche progetti che aprono la mente e il cuore a un domani possibile.

E non si tratta solo di quantità. Piero Petrucco, presidente della FIEC, ha ricordato con forza che chi lavora nel settore delle costruzioni non è semplicemente un tecnico o un operaio, ma un abilitatore della ripresa, della coesione sociale, della capacità stessa del Paese di tenersi insieme. Ricostruire, quindi, non è solo un atto materiale, ma anche morale, politico, umano. Significa ricostruire fiducia, comunità, istituzioni, tessuto sociale.

La conferenza URC2025 svoltasi a Roma ne è stata una dimostrazione tangibile, riunendo leader internazionali, aziende e rappresentanti delle istituzioni attorno a un’unica idea: che la distruzione possa trasformarsi in opportunità, che la guerra lasci il posto a una pace costruita con le mani, con gli strumenti, con la volontà di fare meglio di prima. Il messaggio lanciato è chiaro: l’Ucraina potrà essere libera, prospera, rinnovata non solo nelle sue strutture fisiche ma dentro sé stessa, nella sua identità profonda.

Investire nell’Ucraina, come si è detto, è investire in noi stessi, perché ogni conflitto che esplode lontano finisce sempre per toccarci da vicino. Mentre accordi si stringono tra aziende italiane e ucraine, e nasce un nuovo fondo europeo per accompagnare questo processo, ci si muove già per preservare quei luoghi e quei simboli che raccontano la storia e l’anima di un popolo.

Sì, la strada è lunga, disseminata di ostacoli e incertezze, ma penso a quando anch’io, da giovane, arrivai ad Odessa per lavoro e restai colpito da quanto potesse offrire quel Paese, nonostante i suoi problemi. Oggi, come allora, credo che l’Ucraina abbia davanti a sé una possibilità vera, se solo si saprà cogliere questa occasione con coraggio e visione.

Perché, come fecero tanti Paesi dopo la Seconda Guerra Mondiale, anche l’Ucraina può rialzarsi. Deve farlo. E io non posso che tornare con il pensiero a quelle pagine scritte mesi fa, dove dicevo che Odessa, con tutta la sua forza e bellezza, merita di rinascere. Perché nessuna guerra, nessuna bomba, potrà mai cancellare la luce che brilla negli occhi di chi non si arrende.


Originally published at http://nicola-costanzo.blogspot.com.

Tratta di esseri umani: un crimine inaccettabile, soprattutto nel 2025!

La tratta di esseri umani priva le vittime di dignità, libertà e diritti fondamentali. In Europa si contano almeno 15.000 vittime, ma il numero reale è probabilmente molto più alto. 

Le donne e le ragazze sono le più colpite dallo sfruttamento sessuale, mentre gli uomini subiscono principalmente il lavoro forzato. I minori, soprattutto migranti non accompagnati, e persone vulnerabili come individui LGBTIQ, con disabilità o appartenenti a minoranze etniche, sono particolarmente esposti a questo crimine.

I trafficanti approfittano delle disuguaglianze sociali e della povertà, aggravate dalla pandemia. Per contrastarli, la strategia dell’UE punta su prevenzione, protezione delle vittime e pene più severe. 

Tra le misure previste: criminalizzazione dell’uso dei servizi offerti dalle vittime, contrasto allo sfruttamento lavorativo e campagne informative. Fondamentale è anche il supporto psicologico e sociale per il reinserimento delle vittime.

Serve un’adeguata formazione per forze dell’ordine, operatori sanitari e pubblici ufficiali, affinché le vittime possano denunciare senza paura. 

Inoltre, la cooperazione con i Paesi di origine e transito delle vittime è cruciale per garantire protezione e assistenza.

Perchè fermare la tratta di esseri umani non è solo un dovere morale, ma una battaglia per la giustizia e i diritti umani.

Come smantellare il modello operativo della criminalità organizzata?

Sì… per smantellare il modello operativo della criminalità organizzata, è necessario un approccio più articolato e soprattutto su più livelli. 
Innanzitutto, le forze dell’ordine debbono essere dallo Stato sostenute affinchè possano rafforzare le indagini per smantellare le strutture delle organizzazioni criminali e contrastare così tutte quelle attività ad alta priorità, mettendo in atto altresì la cooperazione transnazionale tra gli Stati membri dell’UE.

Un altro aspetto cruciale infatti riguarda l’eliminazione delle risorse finanziarie della criminalità organizzata! 

Bisogna colpire i profitti generati dai gruppi criminali attraverso il rafforzamento delle leggi sul sequestro e la confisca dei beni illeciti. Inoltre, un attento monitoraggio delle operazioni finanziarie consentirà di individuare e bloccare i flussi di denaro sospetti, prevenendo così il riciclaggio. E’ fondamentale la collaborazione con il settore privato, incluse banche e imprese, diventa quindi essenziale per intercettare transazioni anomale e spezzare i circuiti di finanziamento illecito.

Parallelamente, occorre prevenire l’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia legale. L’acquisizione di aziende in difficoltà da parte di gruppi criminali rappresenta una minaccia concreta e, per contrastare questo fenomeno, è necessario potenziare la vigilanza sugli investimenti sospetti e introdurre misure di supporto per le imprese in crisi, così da sottrarle all’influenza delle organizzazioni malavitose.

Un altro pilastro essenziale riguarda la protezione delle istituzioni e della società civile. 

La corruzione, strumento principale della criminalità organizzata, deve essere combattuta con politiche di trasparenza più rigorose, maggiore protezione per i whistleblower e controlli stringenti sui funzionari pubblici. Inoltre, diventa prioritario sensibilizzare la cittadinanza sui rischi della criminalità organizzata e promuovere una cultura della legalità, a partire dall’educazione nelle scuole, per giungere fin dentro le case degli italiani, attraverso messaggi in Tv per diffondere e incentivare l’assunzione di responsabilità del singolo verso la collettività .

Infine, l’uso della tecnologia rappresenta una leva strategica per il contrasto alla criminalità. L’intelligenza artificiale e le tecnologie avanzate offrono strumenti efficaci per individuare schemi di riciclaggio, monitorare il dark web e prevenire attacchi informatici. Le istituzioni devono investire in soluzioni digitali per migliorare l’efficienza delle indagini e garantire una risposta rapida ed efficace alle minacce emergenti.

Certo, la lotta alla criminalità organizzata richiede un grande impegno, coordinato e costante, già… non basta semplicemente perseguire i singoli reati:, ma occorre agire a livello strutturale per interrompere i flussi finanziari illeciti, rafforzare la trasparenza nelle istituzioni e impedire l’infiltrazione nell’economia legale.

Solo con un approccio sistemico e una forte cooperazione internazionale sarà possibile smantellare il modello operativo della criminalità organizzata e restituire ai cittadini quella fiducia e sicurezza, che oggi vedono ahimè molto distante.

"Il Consorzio: Unione di Risorse e Competenza per Potenziare la Competitività delle Imprese"

Il consorzio è un accordo tra imprese che consente di unire risorse e competenze per svolgere attività comuni, con l’obiettivo di ottenere vantaggi economici. I consorziati sono tenuti a versare contributi, come stabilito dal codice civile, per sostenere le attività del consorzio. Questi contributi alimentano un fondo consortile, che è utilizzato per coprire i costi e sostenere le operazioni economiche del consorzio.

Il consorzio può avere attività interna, che riguarda solo i consorziati, o esterna, che interagisce con terzi e ha un’autonomia maggiore. 

Nel caso di consorzi con attività esterna, è prevista una gestione più complessa, con obblighi di registrazione contabile e bilancio, che includono la costituzione di un fondo consortile. 

Tale fondo, che non è un diritto patrimoniale per i consorziati, serve a garantire l’efficienza economica del consorzio e deve essere ripristinato in caso di perdite.

L’obiettivo principale del consorzio è quello di rafforzare la competitività delle imprese consorziate, permettendo loro di beneficiare di economie di scala e di scopo, e di migliorare la propria posizione sul mercato. 

L’attività consortile è finalizzata a ottimizzare risorse e risultati, con un focus particolare sulla cooperazione fra imprese che operano nella stessa o in diverse filiere.

Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi!!!

Credo che non vi sia alcuna differenza tra Ebrei, Musulmani e Cristiani, già… siamo tutti fratelli e chi prova a incitare attraverso la violenza una parte di essi contro un’altra, sa bene che quel percorso condurrà alle tenebre!!!

Difatti, non esiste un’unica direzione giusta, virtuosa, da intraprendere in modo appropriato e chi afferma ciò, possa essere anche un capo spirituale, sa che non dice il vero, perché in nessun libro sacro vi è scritto di odiare e ancor meno di…uccidere!!!

Per questi motivi sono fermamente convinto che le religioni, così come vengono proposte siano dannose, per lo più quando il messaggio riportato non attiene a quel vero insegnamento trasmesso che parla soprattutto di pace eserenità per tutta l’umanità.
In tal senso mi permetto di condividere una preghiera musulmana intitolata “Pace per la terra della pace”: “Lode a Dio, misericordioso, compassionevole, re, santo, pacifico, fedele, sovrano, prezioso, potente, grandioso, creatore, ideatore, formatore. O Dio, Tu sei pace, e la pace proviene da Te, e a Te la pace ritorna. Tu sei benedetto e Tu sei glorificato, O Padrone di splendore e di onore, ispiraci, O Signore, con la pace e rivelaci la pace e rendici abitatori del regno della pace, fra coloro che non vivono nella paura e nel dolore. O Dio, cerchiamo rifugio in Te dall’ingiustizia e dall’oppressione, dall’illegittima aggressione, e noi Ti chiediamo, Signore nostro, di farci percorrere il retto cammino, di non perderci e di non farci cadere, credendo in Te e confidando in Te. Guidaci, O Signore, alle parole più preferibili, guidaci, O Signore, agli atti più perfetti, guidaci, O Signore, alla morale migliore, perché nessuno al di fuori di Te può guidarci, e Tu sei capace di fare tutte le cose. O Dio, rendici, O Dio, inclini verso tutto ciò che è buono, avversi a tutto ciò che è cattivo. Ti chiediamo di indicarci tutto ciò che è buono e giusto. Donaci, O Dio, sicurezza, pace, tranquillità e fede, per noi e per la nostra gente, le nostre famiglie, i nostri padri e le nostre madri, i nostri figli e le nostre figlie, e per tutta l’umanità e per tutte le nazioni, tutte le creature della Tua grande creazione”. 
Da quanto sopra comprenderete come non abbia alcun senso vivere nella discordia o in eterno conflitto, in quel secolare contrasto che ahimè prova a soffocare il pensiero, soprattutto quello di molti giovani che viene indirizzato in una fanatica ostilità contro coloro che oppongono altri fanatismi!!!
Scriveva Bertrand Russel (premio Nobel ed uno dei maggiori filosofi contemporanei): l’educazione nel rispetto del prossimo dovrebbe mirare alla libertà della mente e non al suo imprigionamento in una rigida armatura di dogmi destinati a proteggerla, nella vita, contro i pericoli dell’evidenza imparziale; il mondo necessita di menti e di cuori aperti, non di rigidi sistemi, vecchi o nuovi che siano”. 

Difatti, da parte mia penso che sia meglio fare un poco di bene piuttosto che molto male, ecco perché il mondo che auspico dovrebbe essere libero da faziose incomprensioni e consapevole che la felicità per tutti nasce dalla collaborazione e non dalla discordia!!!

Per cui, pur sapendo che in questi anni, quando si parla di religione capita spesso che al tema si associ il concetto di guerra, non perché i conflitti in corso siano propriamente delle guerre di religione (per come ve ne sono state in passato), ma perché pur combattendosi per tutt’altri motivi, politici, territoriali, economici e finanziari, la religione sembra però avere un ruolo importante!!!
Già… tutti parlano di pace ma nessuno educa alla pace, fateci caso, ogni singola religione si dichiara portatrice di pace, ma alla fine si educa il mondo alla competizione, e la competizione è l’inizio di ogni guerra. 
Quando viceversa si educherà per la cooperazione e per offrirci l’un l’altro solidarietà, ecco finalmente… si starà educando per la pace. 

La pace non è solo l'assenza di guerra, ma il rispetto della diversità e la condivisione della solidarietà!!! A differenza dell'uomo, l'IA ha compreso cosa fare…

La pace non è semplicemente l’assenza di conflitto armato, ma anche un concetto più ampio che coinvolge il rispetto della diversità, la giustizia sociale e la condivisione della solidarietà tra le persone e le nazioni. 

Si sa… la pace può essere raggiunta quando le persone lavorano insieme per risolvere i loro conflitti in modo pacifico, rispettando le differenze culturali, religiose e sociali e impegnandosi a costruire un mondo più equo e armonioso. 

Questo è un messaggio importante per promuovere la comprensione e la cooperazione tra le persone di tutto il mondo.

La convivenza pacifica tra due popoli con grandi differenze culturali, religiose, linguistiche, storiche e finanziarie può essere certamente una sfida complessa, ma è possibile raggiungerla attraverso sforzi concertati e strategie a lungo termine. 

Certo, vi sono alcuni approcci che possono aiutare a raggiungere l’obbiettivo, ad esempio il dialogo e la comprensione…

Il primo passo ad esempio per affrontare le differenze è promuovere il dialogo aperto, questo può includere incontri tra leader comunitari, gruppi di discussione interculturali e programmi educativi per sensibilizzare alla diversità.

L’uso inoltre di mediatori neutri può essere utile per affrontare i conflitti tra i due gruppi; la mediazione difatti, aiuta a trovare soluzioni pacifiche e negoziate ai problemi.

Un sistema giuridico inoltre protegge i diritti umani e garantisce l’uguaglianza ed è fondamentale per garantire la convivenza pacifica. Difatti, condannare leggi anti-discriminazione e porre meccanismi per affrontare le violazioni dei diritti, può certamente contribuire a costruire un ambiente più giusto…

E’ fondamentale creare programmi educativi e scambi culturali, questi potranno aiutare a ridurre i pregiudizi e a promuovere la comprensione reciproca. Scuole e istituzioni accademiche possono svolgere un ruolo chiave in questo processo.

Ed ancora… la collaborazione economica; essa può essere un incentivo per due popoli a lavorare insieme: progetti economici condivisi, investimenti reciproci e partnership commerciali possono favorire la stabilità e la prosperità.

In questo le organizzazioni internazionali ed i mediatori esterni potranno svolgere un ruolo importante nella facilitazione del dialogo e nella promozione della pace. L’intervento di terze parti può essere necessario in situazioni di conflitto prolungato.

Promuovere una cultura della pace è essenziale, questo implica educare alla non violenza, alla tolleranza e al rispetto delle differenze, sia nelle scuole che nelle comunità.

È importante notare come la convivenza pacifica richieda tempo e impegno da entrambe le parti, non vi sono soluzioni rapide o facili, ma attraverso la comprensione e lo sforzo continuo, è possibile costruire relazioni armoniose tra i popoli anche con differenze significative.

Certo qualcuno potrebbe obiettare: ma se l’odio di uno schieramento prevale, cosa si può fare per ristabilire l’ordine e la convivenza?

Ecco, in questi casi è importante comprendere come la situazione debba richiedere più tempo e maggiore perseveranza; purtroppo, non esiste una soluzione universale per tutti i problemi, ogni situazione è unica e necessita un approccio adattato alla circostanza. 

Giungere ad una convivenza pacifica richiederà un impegno costante, assiduo, da parte non solo di quelle parti coinvolte, ma anche da chi si trova al di fuori del conflitto, poiché solo attraverso il sostegno di tutti e con uno sforzo collettivo, si potrà ristabilire l’ordine eliminando definitivamente quell’odio che da sempre ha saputo alimentare ostilità e intolleranza tra quei due popoli attigui… 

Catanesi…. c'è bisogno di collaborazione e denunce!!!

“Le preoccupazioni sono tante… ma sono uno stimolo per fare meglio”!!!
Con queste parole ha esordito alcuni giorni fa il Prefetto di Catania, Claudio Sammartino, durante un’intervista da parte del giornalista di “LaSiciliaweb” 
Continuando ha dichiarato: “I cittadini catanesi hanno bisogno delle Istituzioni, devono chiedere sempre di più alle istituzioni, ma le Istituzioni hanno bisogno dei cittadini catanesi… perché il cittadino catanese ha tantissime qualità importanti, che si sono sviluppate, soprattutto nei momenti di difficoltà e questo è un momento di difficoltà in cui ogni cittadino  deve dare il meglio di se, cooperando, collaborando, come faranno le Istituzioni di questa provincia”!!!
Quanto detto dal prefetto non fa una piega, certo sono belle parole, ma come dico sempre… trovano il tempo che trovano e il più delle volte non sono neppure attinenti con la realtà o quantomeno con quanto vissuto da noi catanesi…
D’altronde, egli stesso ha dichiarato “come faranno le istituzioni“… dimostrando quindi di voler prendere del tempo per mettere in atto quei necessari processi d’involuzione ai quali purtroppo, anche le stesse istituzioni del passato sono mancate… e mi riferisco proprio a quei suoi predecessori, a quelle inchieste nelle quali erano stati coinvolti e di cui poi non se ne saputo più nulla (vedasi ad esempio… Saguto & Co.). 
“Cooperazione e collaborazione al servizio dei cittadini è la cifra del lavoro delle istituzione di questa provincia…”!!! 
Si… ascoltando queste importanti parole, sono certo che da domani i catanesi faranno a gara per presentarsi presso quegli organi giudiziari per segnalare o denunciare quanto di loro conoscenza, in ambito di illegalità o corruzione…
Ed inoltre, quando dichiara “Conoscere un poco questa città e aggiornare le mappe di conoscenza di questa città è un grande stimolo per servire meglio i catanesi…”, mi da l’impressione di un distacco o quantomeno di voler prendere le distanze, rispetto a quanto realmente accade ancora in questa nostra città, dove l’omertà la continua a fare da padrona, la criminalità organizzata controlla una grande fetta delle attività commerciali, dove il pagamento del pizzo è ahimè una consuetudine, e dove ancora enormi somme derivanti dal riciclaggio di denaro sporco, “obbliga” (è un eufemismo…) la criminalità ad investire in altri settori diversi e certamente legalizzati, quali ad esempio quelli turistico/alberghieri o anche quelli diretti alla creazione di strutture ricettive (eventi, convegni, discoteche, concerti), oppure, come hanno evidenziato le ultime inchieste giudiziarie, in quegli ambiti della ristorazione, supermercati, mercati alimentari, scommesse, ecc… tutte società che fungono da “lavatrici” e che hanno quale scopo, quello d’incassare quotidianamente denaro contante, affinché si possa ripulire in maniera celere, quel denaro sporco introitato dai business illegali di quella associazione criminale…
Ed allora vorrei comprendere, quali attività saranno compiute nella prevenzione o nel contrasto di quei fenomeni di corruzione o d’inquinamento mafioso???
Ma soprattutto mi piacerebbe capire quali iniziative verranno promosse contro quella criminalità organizzata, contro quei livelli di massoneria così tanto presenti nella nostra città grazie ai suoi referenti politici, dirigenti, funzionari, personaggi corrotti ma perfettamente inseriti nel contesto sociale…
Cosa dire altresì delle nostre amministrazioni locali, le quali evidenziano ogni giorno di più la loro inefficacia, ma soprattutto quella totale mancanza di trasparenti (basti cliccare sul web e ci si accorge che i documenti posi in evidenza sono in arretrati da oltre 10 anni…) che non favorisce le esigenze dei cittadini, ma che dimostra di limitare costantemente un servizio, a causa di fattori legati a compromessi e/o condizionamenti esterni…
Ed infine, vorrei comprendere il significato di quelle parole, quando dice: “I cittadini devono percepire che lo Stato è presente e lavora per loro…” , perché vede ultimamente, l’impressione ricevuta dal sottoscritto è che non si lavori per portare in evidenza le collaborazioni ricevute, ma bensì, all’interno di quegli apparati statali, si opera celati da un meccanismo perverso, in particolare quello di soffocare le cooperazioni a cui lei – nel suo messaggio – fa  riferimento… 
Perché vede, tra il dire e il fare – da noi – c’è il mare… e non è un mare cristallino e trasparente, ma bensì un mare pieno di liquami dalle esalazioni maleodoranti, nel quale nuotano esseri così sleali… che soltanto una terra come la nostra, poteva partorire…      
L’augurio che Lei in questi giorni di festa auspica a tutti noi e cioè “che cresca in questa nostra provincia la speranza e che la collaborazione e la cooperazione sia il tessuto e la modalità di lavoro di tutti… in particolare a chi è più a disagio, a chi ha perso il lavoro o rischia di perderlo, ai giovani, agli anziani, alle famiglie in difficoltà, alle imprese a tutti coloro che sono protagonisti in questo momento, estremamente importante, estremamente delicato della nostra provincia, un augurio che riemerga sempre di più la speranza di fare e di costruire una società migliore…”, rappresenta sicuramente qualcosa di meraviglioso e di desiderabile, ma affinché queste belle parole, non restino lì… vane – per come d’altronde lo sono state in tutti questi anni grazie a tutti quei suoi predecessori – c’è bisogno che ciascuno inizi a prendersi cura delle proprie responsabilità, in maniera seria o quantomeno per il compito a cui viene chiamato, senza dover propagandare anticipatamente, situazioni o circostanze che successivamente il tempo ha dimostrato, non essere state mai concretizzate…
Non c’è bisogno quindi di chiedere ai catanesi riluttanti o ancora oggi legati a quel sistema clientelare/mafioso di collaborare o di denunciare…
Pensiamo viceversa di dedicarci a coloro che già da tempo stanno collaborando con le istituzioni (Procure, Gdf, Dia, Carabinieri, Noe, e quant’altro…) e non solo per dovere civico, ma di più… per quanto prevede la morale, ed oggi si sentono fortemente traditi, da ciò che Lei – per il ruolo che attualmente ricopre – chiama Stato!!!
Si è vero… possiamo scegliere quello che vogliamo seminare, ma poi, siamo obbligati a mietere quello che abbiamo piantato!!! 

Requiem… per le imprese edili siciliane.

Non ci resta che pregare…

I dati sul dissesto delle imprese edili siciliane sono terribili: tra imprese chiuse, in liquidazione, prossime al fallimento e sottoposte a provvedimenti giudiziari, quelle rimaste ancora in attività, rappresentano di fatto un numero irrisorio e certamente inadeguato…
Continuare a sperare in nuovi investimenti (pubblici o privati) è una mera illusione… ed è basata su fantomatici appigli, allo scopo di mascherarne le reali motivazioni e cioè, che non vi è alcun segnale di ripresa!!! 
La produzione delle costruzioni dimostra come in questi anni sia costantemente diminuita, giungendo agli attuali limiti negativi del -35/40%.
Le condizioni di rilancio non si vedono (e poi mi chiedo… quali “imprenditori” dovrebbero farle…) e gli unici interventi presenti sono quelli relativi ai lavori condominiali dei privati (per manutenzione straordinarie) e qualche “ripescato” progetto di nuova abitazione…
Le prospettive del mercato immobiliare, contrassegnate da questa tendenza negativa, ha sì… iniziato a dare segnali di svolta, ma rappresenta ancora un fattore debole e poco determinante, in quanto, ad ostacolare la ripresa del comparto, ha contribuito la rigidità dei valori immobiliari, rispetto al cambiamento delle condizioni di contesto… per cui, il mercato immobiliare continua a restare di fatto sospeso, nonostante le condizioni creditizie favorevoli ed i tassi d’interesse relativamente bassi… 
Possiamo dire che ci troviamo (come nel libro di Sebastian Junger) in mezzo a una “tempesta perfetta” senza precedenti… e soprattutto non si vede alcuna rotta o via di uscita…
In fondo… fintanto che i controlli di tutti i passaggi della filiera non verranno opportunamente “blindati”, se il contrasto alla concorrenza sleale non verrà definitivamente eliminato, l’incremento alla corruzione e alla illegalità, continuerà (come vediamo ogni giorno) a farla da padrona…
In questa battaglia, proprio le associazioni di categoria dovranno dare una mano… facendo pulizia anche tra quanti, sono a tutt’oggi loro associati… 
Dopotutto… si tratta di fare il proprio dovere o meglio, di far rispettare quel proprio regolamento e quel codice etico tanto decantato… 
Bisogna infatti valutare le aziende su dati concreti e non su elementi cartacei perfettamente riportati,… si tratta di comprendere la loro reale capacità sul campo, puntando a quel valore aggiunto che sarà in grado di saper esprimere… 
Penso innanzitutto a regole morali, a principi di legalità e di rispetto delle normative vigenti, al miglioramento della qualità dei processi organizzativi, all’innovazione e all’investimento di nuove tecnologie e/o alle risorse umane, ed infine, all’utilità concreta che questa ha nei confronti della comunità…
Ha detto bene in questi giorni Celentano a proposito del prossimo ballottaggio per la poltrona di Sindaco di Roma: “prima di giocare a pallone bisogna ripulire il campo da corruzione!!!
Qui, è la stessa cosa…
Bisogna cambiarla questa situazione e per farlo c’è bisogno di tutte le persone oneste… dai politici ai dirigenti, dai “veri” imprenditori ai professionisti competenti, dalle associazioni sindacali a quelle di categoria e per concludere (ma non certamente meno importante…) alla formazione, data da quegli enti paritetici…
E’ tempo di unità e di condivisione, bisogna allontanare da se propri interessi personali, ma guardare ad una collaborazione strategica e importante… per un futuro diverso da quello a cui siamo indirizzati!!!
E un vero e proprio invito  alla “costruzione” (sembra volontario… ma è causale), a quella voglia di cooperare, per scoprire come alla fine, con le buone idee e la voglia di realizzarle, si potrà crescere tutti insieme, non solo per allontanare in tempi rapidi questa crisi… ma soprattutto per dare un futuro migliore ai giovani di questa nostra terra…