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Basta con l'antimafia del giorno dopo!!!

Troppe associazioni inutili… inconcludenti, e inaffidabili!!!
In questi ultimi anni sono spuntate fuori come i funghi… si presentano come paladini della legalità, ma quando si tratta di metterci la faccia o di rischiare in prima persona… ecco che quella presenza diventa di fatto… inconsistente!!!
D’altra parte, molte di loro, hanno reso manifesto d’essere state particolarmente legate, proprio a quei gruppi criminali, che avrebbero dovuto contrastare…
Difatti quella loro presenza è divenuta di per se scomoda…  e quella loro inservibile attività, ha contribuito a sminuire l’operato fondamentale di altre associazioni…
E’ stato dimostrato nelle varie inchieste come, dietro la pretesa di azioni eclatanti contro le mafie… si celavano interessi ambigui e personali che portavano a collusioni con quei soggetti, politico imprenditoriali, legati alla criminalità organizzata…
Il sistema puntava principalmente ad accaparrarsi fondi pubblici sulla sicurezza, beneficenze varie (in particolare se giunte da quegli uomini legati ad ambienti malavitosi), la richiesta del 5 per mille dei contributi Irpef, ed ancora, il poter beneficiare, di quei beni sottoposti a provvedimenti di sequestro o confisca… ovviamente il tutto… ottenuto in maniera legalizzata!!!
Si tratta in concreto di una strategia preparata a tavolino…  che opera affinché s’intervenga a creare confusione nel sistema, inquinando il lavoro delle procure e denunciando fatti e circostanze, che sono ben lontane dalla realtà, ma facendo sì che vada ad eliminare quella possibile concorrenza sul campo…
I loro rappresentanti si mettono il vestito buono della legalità… pur sapendo di essere sporchi dentro… ed armati ora di quella corazza da paladini, si mostrano sui media, per lanciare slogan per lo più propagandistici e certamente inefficaci…
In fondo cosa si vorrebbe chiedere a quelle associazioni, quando, con il passar del tempo, si sono dimostrate fragili e soprattutto deboli, pilotate da quanti stanno dietro le quinte, che sono nei fatti, coloro che li hanno finora sorretti!!!
Sono di per se, personaggi in cerca d’autore, che non hanno mai subito minacce o eventuali pressioni…
Nessun soggetto cosiddetto “affiliato” si è mai presentato, come d’altronde essi stessi, non hanno mai provveduto a denunciare o si sono ribellati a questo stato di fatto…
Sono soggetti che tentano d’avere un’immagine pubblica,  opportunisti che provano in tutti i modi di scalare le posizioni di potere, principalmente per avere un tornaconto personale, professionale, familiare, ecc…
Con quel tipo di associazione,  nulla hanno a che fare… ne la volontà per quel tipo di lotta, ne la passione o l’onesta di fare quanto possibile affinché questo sistema marcio, possa  migliorare…
Viceversa… si fa tutto in maniera sotterranea, per sfruttare quella posizione raggiunta, per porre in difficoltà i propri concorrenti, siano essi politici, scrittori, giornalisti, presidenti, amministratori, imprenditori, ecc… affinché, grazie a quelle infami denunce… si possa prendere quel loro posto, puntando così ad ottenere, eventuali assegnazioni ben remunerate… per la gestione dei beni confiscati dallo Stato alle mafie!!!
Sono i cosiddetti “professionisti dell’antimafia”… che utilizzano meccanismi fragili dello Stato, per migliorare le proprie carriere personali e soprattutto per dare una mano a quei soggetti interdetti, affinché possano continuare a realizzare i propri interessi…
Le chiamano “associazioni antimafia”, ma sono nei fatti, “associazioni collusive e clientelari” che hanno quale fine, quello di fare in modo che l’ombra della malavita, continui indisturbata a ramificare, consolidando quel proprio potere, in nome di un bene supremo che assolve tutto e tutti, affinché nulla… possa mai cambiare!!!

Basta con l'antimafia del giorno dopo!!!

Troppe associazioni inutili… inconcludenti, e inaffidabili!!!
In questi ultimi anni sono spuntate fuori come i funghi… si presentano come paladini della legalità, ma quando si tratta di metterci la faccia o di rischiare in prima persona… ecco che quella presenza diventa di fatto… inconsistente!!!
D’altra parte, molte di loro, hanno reso manifesto d’essere state particolarmente legate, proprio a quei gruppi criminali, che avrebbero dovuto contrastare…
Difatti quella loro presenza è divenuta di per se scomoda…  e quella loro inservibile attività, ha contribuito a sminuire l’operato fondamentale di altre associazioni…
E’ stato dimostrato nelle varie inchieste come, dietro la pretesa di azioni eclatanti contro le mafie… si celavano interessi ambigui e personali che portavano a collusioni con quei soggetti, politico imprenditoriali, legati alla criminalità organizzata…
Il sistema puntava principalmente ad accaparrarsi fondi pubblici sulla sicurezza, beneficenze varie (in particolare se giunte da quegli uomini legati ad ambienti malavitosi), la richiesta del 5 per mille dei contributi Irpef, ed ancora, il poter beneficiare, di quei beni sottoposti a provvedimenti di sequestro o confisca… ovviamente il tutto… ottenuto in maniera legalizzata!!!
Si tratta in concreto di una strategia preparata a tavolino…  che opera affinché s’intervenga a creare confusione nel sistema, inquinando il lavoro delle procure e denunciando fatti e circostanze, che sono ben lontane dalla realtà, ma facendo sì che vada ad eliminare quella possibile concorrenza sul campo…
I loro rappresentanti si mettono il vestito buono della legalità… pur sapendo di essere sporchi dentro… ed armati ora di quella corazza da paladini, si mostrano sui media, per lanciare slogan per lo più propagandistici e certamente inefficaci…
In fondo cosa si vorrebbe chiedere a quelle associazioni, quando, con il passar del tempo, si sono dimostrate fragili e soprattutto deboli, pilotate da quanti stanno dietro le quinte, che sono nei fatti, coloro che li hanno finora sorretti!!!
Sono di per se, personaggi in cerca d’autore, che non hanno mai subito minacce o eventuali pressioni…
Nessun soggetto cosiddetto “affiliato” si è mai presentato, come d’altronde essi stessi, non hanno mai provveduto a denunciare o si sono ribellati a questo stato di fatto…
Sono soggetti che tentano d’avere un’immagine pubblica,  opportunisti che provano in tutti i modi di scalare le posizioni di potere, principalmente per avere un tornaconto personale, professionale, familiare, ecc…
Con quel tipo di associazione,  nulla hanno a che fare… ne la volontà per quel tipo di lotta, ne la passione o l’onesta di fare quanto possibile affinché questo sistema marcio, possa  migliorare…
Viceversa… si fa tutto in maniera sotterranea, per sfruttare quella posizione raggiunta, per porre in difficoltà i propri concorrenti, siano essi politici, scrittori, giornalisti, presidenti, amministratori, imprenditori, ecc… affinché, grazie a quelle infami denunce… si possa prendere quel loro posto, puntando così ad ottenere, eventuali assegnazioni ben remunerate… per la gestione dei beni confiscati dallo Stato alle mafie!!!
Sono i cosiddetti “professionisti dell’antimafia”… che utilizzano meccanismi fragili dello Stato, per migliorare le proprie carriere personali e soprattutto per dare una mano a quei soggetti interdetti, affinché possano continuare a realizzare i propri interessi…
Le chiamano “associazioni antimafia”, ma sono nei fatti, “associazioni collusive e clientelari” che hanno quale fine, quello di fare in modo che l’ombra della malavita, continui indisturbata a ramificare, consolidando quel proprio potere, in nome di un bene supremo che assolve tutto e tutti, affinché nulla… possa mai cambiare!!!

I beni restituiti ai Sig.ri Basilotta…

Se ci fosse ancora mio padre mi direbbe… “te l’avevo detto“!!!

Ora dopo quasi sei anni trascorsi tra sequestro e confisca, i beni ritornano nuovamente nelle mani dell’imprenditore (defunto) Vincenzo Basilotta…
Fino a pochi giorni fa avevo espresso una valutazione sulla disuguaglianza di trattamento tra la società In.Co.Ter Spa e la Tecnis Spa (due pesi e due misure) ed in questi anni ho più volte denunciato la mancata capacità operativa di quelle società sequestrate e confiscate, che di fatto sono state accompagnate alla chiusura definitiva…
Quindi a sei anni di distanza quanto aveva espresso il Presidente della quarta sezione del Tar di Catania, Biagio Campanella, sulla sospensione del provvedimento della prefettura etnea (che aveva negato il rilascio del certificato antimafia alla In.Co.Ter Spa), trova ora la sua giusta collocazione…

Per cui, la seconda Corte d’appello di Catania, accogliendo la richiesta dei legali, ha “revocato il decreto del Tribunale” emesso nel 2012 e ha “ordinato la restituzione di tutti i beni agli aventi diritto”…

Nel provvedimento i giudici rilevano che l’imprenditore: “era oggetto di una vera e propria richiesta estorsiva” da parte di Cosa nostra e che “non si può ritenersi raggiunta la prova dell’appartenenza o del concorso esterno” alla mafia, e quindi “non sussiste il presupposto necessario per la confisca di prevenzione”.
Mi chiedo, come mai ci si è messo tutto questo tempo???
Ormai gli appalti sono andati… i dipendenti pure… tutto il resto è passato… ed è strano che proprio quando forse la società si accingeva alla chiusura definitiva… vengono restituite nuovamente ai soci le quote…
Non è che forse lo Stato, avendo compreso il completo fallimento del proprio operato, abbia deciso –proprio come Ponzio Pilato– di lavarsene le mani, restituendo così nuovamente i problemi agli ex soci..???
Ambigua circostanza si ripete forse anche per quanto dal sottoscritto denunciato sul quotidiano on-line “LiveSicilia” sulla questione dei blocchi dei c/c da parte di Riscossione, situazione questa di fatto illegittima in quanto non teneva conto di tutta una serie di fattori fondamentali quali per esempio:
1) che il blocco ha di fatto sospeso in questi mesi l’operatività della società;
2) che la società non ha mai avuto notificato l’atto di pignoramento da parte della società di riscossione;
3) che sulle cartelle oggetto di pignoramento sono stati proposti ricorsi ai competenti organi tributari;
4) che in alcuni casi era stato ottenuto lo sgravio da parte dell’Agenzia dell’Entrate;
5) che a causa di ciò i dipendenti non percepiscono lo stipendio da quasi sette mesi;
6) che la società è sottoposta a confisca;
Ecco forse avendo compreso che quel blocco non poteva essere attuato ( per come è stato fatto…) e soprattutto che per tutta una serie di motivazioni -di cui ormai sono stanco di ripetere- (e che se interessati… potrete rileggere nei post scritti in tutti questi anni… quasi fino alla nausea) ed ancora, avendo rivalutato la posizione a suo tempo intrapresa quale errata, ecco che adesso si decide di tornare sui propri passi…
Ma ciò che è fatto è fatto… indietro per com’era non si può più tornare!!!
Come diceva Max Stirner: lo Stato chiama legge la propria violenza, ma chiama crimine quella dell’individuo!!!

Edilizia siciliana in croce!!!

Il tempo dell’edilizia in Sicilia è finito!
Non ci sono più imprese o meglio quelle restanti che operano ancora nel mercato… saranno con il “cuore in gola”!
Già, non sanno se dover continuare…(per come stanno facendo) o uscirsene in tempo… avendo intuito di poter far parte di quel gruppo d’imprese che a breve potrebbe essere inserito in nuove inchiesta da parte della Procura… 
Certo tra gli imprenditori vi è un po’ di timore… non si capisce dove vogliano puntare gli organi inquirenti con queste iniziative e soprattutto chi si vuole realmente colpire…  
Al sottoscritto in questi giorni, qualche dubbio è venuto…
Mi chiedevo… se le imprese apprezzabili che operavano nella nostra terra sono state quasi tutte sequestrate, confiscate o poste in fallimento, quelle restanti che attualmente stanno operando (e che in questi mesi si stanno aggiudicando i vari appalti) sono altrettanto “trasparenti” o fanno anch’esse parti (forse) di quel meccanismo perverso nelle quali –imprese in apparenza distinte tra loro– (avendo dopotutto denominazioni diverse) sono di fatto legate tra esse, in quanto riunite in raggruppamenti che si sa essere governati da soggetti legati al malaffare…

Quindi, quante di queste imprese oggi possono ritenersi fiduciose da qualsivoglia controlli in quanto estranee e non legate a quel sistema corruttivo…

Quante cioè tra esse non sono delle imprese mascherate??? 
Certo è strano scoprire come all’improvviso, parecchie di queste imprese di piccole dimensioni stiano all’improvviso crescendo in maniera esponenziale, sia finanziariamente che attraverso aggiudicazioni d’appalti milionari…
Inoltre, voler sperare che i recenti provvedimenti giuridici intrapresi dai Tribunali, possano far riprendere in maniera celere il settore delle costruzioni è sperare in qualcosa d’impossibile, anche perché ormai la crisi del settore edile, ha coinvolto tutto un comparto che finora aveva retto alla crisi, avendo potuto indirizzare le proprie capacità verso quel mercato parallelo privato, dove le ristrutturazioni ed i lavori condominiali l’hanno fatta da padrone… ma ora che anche quest’ultimi hanno ridotto le proprie richieste per quelle imprese, l’ovvia conseguenza è la definitiva chiusura!!!
In questi giorni i segretari nazionali di Feneal Uil, Fillea Cgil e Filca Cisl, hanno presentato un documento congiunto con le associazioni degli imprenditori per affrontare questa crisi, ma quanto si riuscirà in concreto a fare è tutto che dire…  
Penso che ormai è stata superata quella linea di demarcazione oltre la quale il ritorno di ripresa è diventato difficile anche perché il settore edile è ormai in profonda crisi da troppi anni…
Nel contempo, mentre le imprese si riducono in maniera considerevole ed il personale registrato ufficialmente si è ridotto del 50%, il lavoro nero dilaga, dando modo alla criminalità organizzata di poterne beneficiare…
Non parliamo della sicurezza e dei maggiori costi che stanno incidendo sulla comunità… tutte situazioni che nei casi d’infortuni vengono celate da false denunce, dichiarate dagli stessi addetti, come se occorse all’interno delle proprie mura domestiche…
Un problema quello del lavoro nero che dovrebbe colpire tutte quelle imprese che ne fanno uso, provvedendo ad epurarle definitivamente dal sistema imprenditoriale… perché solo così e cioè espellendo queste scorrette società si potrà finalmente avere imprese sane e serie, che rispettano quanto previsto nei contratti collettivi, previdenziali e assicurativi…
Perché fintanto che coloro che sono addetti ai controlli, continueranno a chiudere non uno ma tutti e due gli occhi, ecco che questo mondo imprenditoriale non vedrà alcuna ripresa o certamente non nei tempi celeri che giornalmente i nostri governanti ci vanno prospettando…

Riscossione Sicilia: equità, efficienza, lotta agli sprechi e al malaffare, senza lacrime e sangue per i dipendenti!!!

Si concludeva così l’articolo di Mario Barresi, pubblicato alcuni giorni fa su lasicilia.it: Riscossione Sicilia, voragine miliardaria incassa 320 milioni su 4 miliardi di crediti…
In particolare il pezzo sull’inchiesta riportava le frasi dell’ex Presidente: “un dossier che s’ingrossa giorno dopo giorno sulle «incredibili anomalie» di Riscossione Sicilia. Ma anche un altro file sul computer: il nuovo piano industriale. «Con le priorità che mi ha chiesto il presidente Crocetta: equità, efficienza, lotta agli sprechi e al malaffare, senza lacrime e sangue per i dipendenti». Una missione impossibile? «Ci proviamo e vogliamo riuscirci presto», assicura Fiumefreddo. Altrimenti? «Portiamo i libri in tribunale»”.
Ecco, quanto sopra è ciò che pensava l’allora presidente di questo “carrozzone”… 
State certi che il problema non è da ricercare in quanti non pagano le cartelle esattoriali… ma di quella inefficacia del sistema, nel saper creare quei presupposti affinché nessuno paghi… o meglio solo i più fessi!!!
Sarei curioso di conoscere tutte quelle imprese in odor di mafia, che operano nel nostro territorio e a cui sono state fatte pervenire le richieste morose dei pagamenti… o forse queste sono dispensate dai pagamenti dei tributi???
Dopo poche settimana l’ex presidente definiva “Un quadro sconcertante” la situazione ad egli affidata, riconoscendo sin da subito di applicare ” una inversione di tendenza rispetto al passato nell’operato degli ultimi due miei predecessori”, ma perché cos’era successo negli anni passati… potrebbe chiarire meglio il concetto… perché così si palesa il dubbio che durante quegli anni, quanto doveva essere svolto correttamente non è stato fatto… ed allora perché non sono stati denunciati quegli ex presidenti che certamente, per la loro mansione, avranno ricevuto fior di quattrini???  
Alla fine mi chiedo… ma di chi ha responsabilità di questo fallimento???
La politica… i dirigenti… i dipendenti (erano 1500… ora sono 700… anche questa una circostanza assurda…; servivano questi dipendenti per averli assunti o erano in soprannumero???ed ancora che fine hanno fatto??? sono stati spostati presso un altro casermone della regione e a far che cosa???) alla fine cioè di chi è la colpa…  chi ha la responsabilità di un’azienda che fa acqua da tutte le parti e poi come può essere che in questo nostro paese, nessuno mai paga per gli errori commessi!!!
Sì… domande… domande… le solite e inutili domande… in una terra irrecuperabile!!!
Forse mi è venuta un’intuizione: perché non affidare questa azienda alla mafia… si proprio ad essa… ai suoi uomini… dopotutto quei soggetti, in questi anni, hanno dimostrando di aver conoscenza sulle metodologie da applicare per farsi pagare…  
Avranno sicuramente dei modi un po rudi… violenti… eccessivi… per non dire che il più delle volte sono coercitivi… ma alla fine i risultati li ottengono… e c’è da aggiungere inoltre, che quanto chiedono… (o quanto loro impongono di pretendere) il più delle volte, se pur gravato da interessi usurai… corrisponde a quanto univocamente pattuito… anche se in questo caso… non dovuto!!!
Sono certo che quanto sopra ha esclusivamente un carattere provocatorio e lungi da me il dover pensare di affidarci a soggetti criminali per la riscossione…, individui che debbono essere sempre denunciati (usufruendo anche del sostegno dato dalle associazioni di legalità) opponendosi a quella reiterata violenza e dimostrando forza e resistenza senza mai piegarsi, rifiutando sin da subito, eventuali compromessi a quelle loro forzate richieste!!!   
Quindi, ritornando a Riscossione Sicilia… sembra che le loro richieste, oltre a essere il più delle volte inesatte o a non sussistere in quanto sono del tutto (o in parte) infondate poiché vanno a gravare su società “corrette” amministrativamente o ancor peggio su aziende “confiscate”…  mentre nel contempo, la stessa azienda, ha pensato bene, di accomodare posizioni debitorie con alcune banche… infatti, lo stesso ex presidente la definiva: una “disonestà dei numeri”, che esprime “ingegneria finanziaria molto prossima al falso in bilancio”… minchia… complimenti… ma come sempre… nessuno che denuncia alla Procura???
Dice bene Baresi… altro che far impallidire Pirandello, gli esattori… indebitati!!!
Ma poi… indebitati per cosa???
Per gli alti costi di affitto, di forniture d’energia e telefonia, di personale in esubero, di parcelle per consulenze, di forniture varie, di manutenzione e pulizia… e di tutti quei costi che servono quotidianamente a far lievitare in maniera esponenziale i debiti… 
Ma tanto c’è chi paga o meglio chi dovrebbe pagare e non paga!!!
Sono i soliti furbetti… una sfilza di evasori (sarebbe interessante vedere pubblicati l’elenco dei nomi con accanto gli importi che debbono restituire…) sono certo che troveremo note banche e società, politici e industriali, imprenditori e professionisti, fino a scendere verso una serie di prestanome, truffatori e nullatenenti, a cui bisogna aggiungere quanti operano nel riciclaggio della criminalità organizzata ed infine, ci sono i poveri disgraziati…
Quindi avendo coscienza di quanto sopra, la diligenza del “buon padre di famiglia” dovrebbe sapere cosa fare…
Ma qui da noi è tutto diverso… non c’è mai un percorso chiaro, vedasi infatti quanto sta avvenendo proprio con Riscossione Sicilia… dove la nostra Ars continua a finanziare le perdite, per aumentare ancor di più quell’inutile fardello di sprechi!!!

Riscossione Sicilia un fallimento totale… ma tanto c'è chi paga… i soliti idioti!!!

Si sono dimessi i due consiglieri di amministrazione di Riscossione Sicilia S.p.a. (Maria Filippa Palagonia ed Eustachio Cilea) e così secondo lo statuto della società, decade anche il terzo consigliere, il presidente Antonio Fiumefreddo…
Una società quella di “Riscossione Sicilia” che nel corso di questi anni è stata puntualmente ricapitalizzata delle perdite…
Ed anche ieri, se pur non è ancora arrivato il sì definitivo alla finanziaria, all’Ars hanno pensato bene di salvarla… con un manovrina finanziaria di circa 13 milioni e 900 mila euro, dopotutto… non sono soldi loro… ma vogliamo mettere… vista l’opulenza finanziaria nella quale versa l’Ars… si può permettere di gettare al vento questi denari… tanto alla fine si sa… che ci sono i “soliti idioti” che pagheranno per tutti!!! 
Qualcuno spingeva per il passaggio di competenze a Equitalia… considerato che, mentre “Riscossione Sicilia” dimostrava la propria inadeguatezza (e aggiungerei incapacità…) nel aver saputo realizzare perdite per circa 18 milioni di euro… Equitalia di contro, ha conseguito utili – nello stesso periodo – per oltre 21 milioni!!!
Inoltre… è proprio per quanto sta accadendo alla nostra società (e quindi parlo per cognizione di causa…) dove, osservando le metodologie finora adottate dall’agenzia di riscossione, che qualche dubbio mi viene…
Già… si promuovono a vanvera principi di legalità, si discutono procedure d’interconnessione tra gli apparati dello Stato in particolare per colpire il malaffare… e cosa fa questa agenzia (anch’essa dello Stato…) blocca tutti i conti della nostra società… attenzione da premettere che quest’ultima è “confiscata” (sottoposta ad amministrazione giudiziaria da parte del Tribunale di Catania) ed ora, per debiti inerenti a periodi legati alle “calende greche” e dove di fatto sono in atto procedure di ricorso, ecco che a quest’ultima, vengano bloccati tutti i conti, in modo tale che la stessa… non possa più operare, neppure in quella sua semplice gestione ordinaria… 
E’ una follia completa… da denunciare non solo all’opinione pubblica facendo emergere quanto sta accadendo ( situazione che come potete vedere sto già compiendo… ), ma soprattutto sarebbe il caso di evidenziare i nominativi di quanti (diciamo…) in modo professionale, hanno permesso che tali procedure venissero avviate!!!
La cosa assurda è che nel loro sito web (riscossionesicilia.it) si riporta: è una Società incaricata di gestire la riscossione dei tributi e delle altre entrate nella Regione Sicilia, ed ancora, l’esperienza maturata nel corso di anni di attività, prestata al servizio degli Enti locali creditori e dei contribuenti, ha permesso di conseguire significativi risultati tanto in termini di recupero della morosità quanto di miglioramento dei servizi all’utenza… si l’abbiamo visto!!!
Poi ovviamente si entra nel merito dei servizi e strumenti telematici… (posti a loro dire…) tra gli obiettivi primari, peccato che essi stessi non si accorgano che le procedure fin qui realizzate… non vanno applicate per quelle società che attualmente si trovano sotto amministrazione controllata e per di più in liquidazione…
Vorrei quindi sapere… da un lato si cerca “correttamente” di salvaguardare i dipendenti di Riscossione Sicilia… ma nel contempo, si fa in modo che altri dipendenti di società confiscate, non possano correttamente percepire il loro stipendio da mesi!!!
Solo in Italia, pardon… solo in Sicilia… ( in questa terra del caz… ) possono accadere situazioni assurde come questa!!!
Gente incompetente che per di più pretende di rimanere seduta in quelle poltrone direttive, senza aver mai dimostrato nel corso della loro esperienza professionale, alcuna capacità propria… ma al contrario, dimostrando sempre e ovunque fallimenti, in tutte quelle situazioni nelle quali ci si è confrontati… e potrei farvene un elenco.
Riscossione Sicilia è una vergogna per la nostra isola, per la dignità di quei restanti siciliani onesti, una società che è stata amministrata in modo imbarazzante e fallimentare e certamente non all’altezza del proprio ruolo!!!
Dice bene il deputato Margherita La Rocca Ruvolo: dopo due anni ci ritroviamo a discutere sempre degli stessi argomenti e il mio timore è che l’anno prossimo saremo ancora qui a discutere degli stessi argomenti…. il parlamento deve essere chiaro sulle strategie da portare avanti; la politica del risparmio va fatta, ma non può gravare soltanto sulle spalle di lavoratori e contribuenti”.
La verità sconfortante è che questi “carrozzoni” clientelari, servono esclusivamente a sistemare “gli amici degli amici” ed i loro parenti… un sistema ancor più peggiore e collusivo, di quello allora adottato dalla famiglia Salvo e cioè quando erano i privati a svolgere i servizi di riscossione…
Non si può pensare di salvare questo ente di riscossione solo per compiacere il gradimento di un qualche presidente – abbiamo visto infatti in questi anni… quale fine abbiano fatto questi “onesti” Presidenti della Regione Sicilia – sapendo già oggi… il governo in carica, d’aver presentato alla finanziaria, un emendamento per risollevare le sorti per un default ormai prossimo a 11 milioni e 900 mila euro per il 2016 e con 23 milioni di debiti previsti per il 2018!!!
Chiudiamola definitivamente questa società, dopotutto abbiamo visto cosa ha saputo fare… creare inutilmente ancora più debiti!!!
Un mio professore all’Università mi diceva: bisogna accettare il principio che un debito pubblico è una maledizione pubblica… e sapere sempre che c’è… chi fa debiti per necessità, chi per leggerezza, chi per vizio… ma solo il primo, di solito è quello che li paga per tutti!!!

Geotrans S.r.l.: una persona perbene e un Amministratore capace!!!

Desidero riportare la missiva che l’Amministratore giudiziario della Geotrans S.r.l., Dott. Luciano Modica, ha inviato alla Associazione di “Addiopizzo Catania” pochi giorni fa e che è stata pubblicata dalla redazione di LiveSicilia Catania:

La denuncia di Geotrans ‘Guardati con sospetto’

Questo Amministratore dimostra oltre che competenza, profonda sensibilità e lungimiranza…
S’intuisce infatti dalle sue parole, i modi in cui riesce a coinvolgere i propri collaboratori, trasmettendo ad essi, forza e serenità,  per una società in amministrazione giudiziaria, che sta subendo una trasformazione rilevante, ispirando sempre e comunque, tenacia e passione… per puntare a ottenere quei risultati prefissati. 
Inoltre, a differenza di molti suoi colleghi “_______” ( non saprei come definirli…) persevera in quella “tolleranza zero” verso quelle note metodologie collusive, applicando con atti reali e concreti, quanto necessario affinché si sappia da quale parte ha deciso di stare la società da Egli amministrata e cioè quella della legalità!!!
Mi permetto quindi con questo mio reblog, di esprimere al Dott. Modica, tutta la mia vicinanza e solidarietà, per una vicenda che in qualche modo risulta analoga a quella attualmente vissuta dal sottoscritto nella società per la quale opero come Direttore tecnico.
Diceva Andrea De Carlo: le persone più interessanti sono sempre il frutto di situazioni complicate…

Il "modello Catania"…

Se vi collegate al link:
http://www1.interno.gov.it/dip_ps/dia/page/relazioni_semestrali.html – troverete un interessante elenco di relazioni della DIA che vanno dal 1998 al I semestre del 2015…
Non consiglio di leggerle tutte, ma se ci provate, scoprirete come da quelle relazioni, venga rappresentata un analisi chiara di come in questi anni, si sia evoluta l’attività finanziaria ed economica di “cosa-nostra” e di come quest’ultima abbia suddiviso il territorio dell’isola, tra quanti ne fanno direttamente parte in qualità di affiliati…
E’ una mappatura accurata e scrupolosa, dove si comprendono e s’individuabili tutte le metodologie adottate, affinché si concretizzino quei poteri di dominio, necessari per attuare i ben noti “proficui” interessi…
Per ben comprendere questa associazione “mafiosa”, da altre anch’esse criminali, dobbiamo inquadrare questa in modo differente, in quanto coloro che ne fanno parte, si avvalgono non soltanto della forza d’intimidazione, ma da uno stretto legame associativo (possa essere questo familiare o non) e da quel vincolo di assoggettamento, espresso da regole di omertà che ne fanno un dettame imposto e inequivocabile!
Quanto sopra espresso è indispensabile affinché quella capacità di prevaricazione e di dominio possa esplicarsi, metodi e abusi quasi sempre accompagnati da gesti intimidatori o da cruenti delitti, affinché si possa imporre in modo diretta o indiretta, la gestione o comunque il controllo di quel territorio…

Per la mafia è fondamentale infatti essere presente sul territorio, monitorare le attività economiche, richiedere attraverso proprie imprese (o affiliate) quelle necessarie concessioni o autorizzazioni per l’esecuzione di appalti e servizi pubblici, procedure che hanno come fine, quello – non solo – di realizzare introiti (profitti ingiusti per sé o per l’associazione), ma soprattutto impedire o per meglio dire “ostacolare” quel mercato di libera concorrenza, che esprime di fatto, quel voler condizionare a tutti i costi la libertà civile, limitando quell’autonomia culturale, manifestata attraverso la  libertà d’espressione in particolare di voto, che attraverso cosa-nostra viene influenzata con la raccolta dei voti delle consultazioni elettorali, per barattarli ai consueti politici collusi…
La capacità di controllo è rilevante, non solo per la forza militare che possiede, ma soprattutto per quella economica-politico-amministrativa…
L’organigramma è ben definito ed i mandamenti sono suddivisi e amministrati affinché non ci siano interconnessioni e a ognuno è data la gestione di quel territorio, in modo tale che l’organizzazione benefici di quella parte a loro concessa …
Leggo dei risultati messi a segno in questi anni… certamente considerevoli sul piano del contrasto e sotto il profilo degli arresti e delle condanne…
Ma voler parlare di “forza” dello Stato, ecco questo mi sembra ancora un passo lontano dalla realtà…
Perché ciò che non viene detto è che questa lotta nel campo pratico ottiene sì benefici immediati, ma non certamente sul lungo termine, poiché è dimostrato che “recisi” alcune di quei tentacoli, tra affiliati o beni confiscati, ci si accorge come dopo poco tempo -ripristinate le gerarchie- tutto continua in maniera identica…
Sento dire dei patrimoni confiscati, ma se si analizzano realmente quei beni, ci si accorge come quei valori sono di fatto… sovradimensionati!!!
Il più delle volte i provvedimenti volti alla confisca, relativi alle proprietà immobiliari e/o mobiliari, dimostrano come quest’ultime sono nella reale, non nella disponibilità della persona e/o della società a cui sono state sottratte dal provvedimento giudiziario, bensì, risultano essere di fatto di proprietà di Banche o di società di leasing oppure, essere state affittate e/o noleggiate da terzi e che ora, non trovando riscontro con i pagamenti concordati, ne richiedono la restituzione dei beni…    
Quindi alla fine, se si quantificano realmente i beni confiscati, ci si accorge che ciò che resta è molto inferiore a quei numeri tanto proclamati…
Inoltre, bisogna aggiungere i problemi relativi a quella stessa gestione amministrata, dalle problematiche emerse in questi anni evidenti a tutti (e non mi sento di ripeterle…) che hanno evidenziato (vedasi per esempio… la gestione dei beni confiscati presso il tribunale di Palermo) lacune vergognose e soprattutto preoccupanti!!!
Quindi non esistono centinaia di milioni di euro sottratti alle mafie… ma certamente alcune migliaia, beni confiscati quasi sempre inutilizzabili o ancora lasciati nelle disponibilità di coloro a cui erano stati sottratti…
Comprendo che si vuole mostrare un realtà diversa da quello che è… cercando in ogni modo, di promuovere se stessi con “coccarde” colorate a dimostrazione dei meriti sul lavoro finora svolto, affinché queste “capacità” possano concretizzare in breve, con una probabile promozione…
Ma pensare soltanto di essere giunti ad una fase di “equilibrio” nella lotta, mi sembra un concetto molto “ottimistico” e poco realistico, in virtù di quanto giornalmente assistiamo, in particolare a quei livelli ancora alti ed in tutti i settori, per quanto concerne, corruzione, concussione, istigazione, ecc..
Non dimentichiamoci che a breve ci saranno le elezioni regionali e che intorno a quel periodo, avremmo modo di valutare l’aumento esponenziale del malaffare…
Mi dispiace sentire ancora oggi da siciliano (dopo aver vissuto sulla nostra pelle il periodo delle stragi…) quella odiosa “sensazione” che forse questa mafia, fa ancora comodo a tutti…
Sia a quanti appartengono al mondo delle Istituzioni, quell’apparato considerevole che tra uomini e donne, ha quale obbiettivo quello di doverla contrastare (e quindi gestire…) e quanti di contro (appartenenti ad un’altra grossa fetta di questa società) costituiscono quei colletti bianchi (o grigi a seconda di come li s’intende…), amministratori, politici, imprenditori, operatori finanziari e quant’altro, che proprio da quel sistema, riceve i maggiori benefici in risorse finanziarie e soprattutto umane attraverso i consensi elettorali…
Sono profondamente Siciliano, ma soprattutto voglio sentirmi intimamente ottimista, perché mi è impossibile credere di non vedere un giorno questa mia terra libera, da questo “dannato cancro“…
Ma per favore… nell’ascoltare questa vostra generale soddisfazione, non chiedetemi ugualmente di mettere negli occhi… le fette di prosciutto!!!

L’Impresa confiscata "In.Co.Ter. S.p.a." ultima i lavori del Comune di San Giovanni la Punta.


Oggi ho piacere di perorare la professionalità di quanti operano nel pubblico ed in particolare di alcune figure che – per loro stesso incarico – hanno di fatto, grande responsabilità durante la loro conduzione.
Mi riferisco ai rappresentanti delle Stazioni Appaltanti, della Direzione lavori, dei responsabili dell’affidataria ed anche di quegli addetti delle imprese subappaltatrici…
Per quanto concerne l’Ente appaltante, desidero dare un plauso ai rappresentanti del Comune di San Giovanni La Punta, i quali hanno fortemente voluto credere che si potesse giungere alla conclusione, se pur con una impresa affidataria dei lavori, la IN.CO.TER. S.P.A., che a causa dei provvedimenti interdittivi sopraggiunti durante l’esecuzione, non garantiva certamente, quelle condizioni di affidabilità… che negli ultimi anni, le avevano permesso di primeggiare, realizzando nella provincia di Catania, molte delle infrastrutture più rappresentative…
Mi voglio congratulare quindi con: R.U.P. (Ing. Mario Santonocito), Coordinatore della Sicurezza (Arch. Angelo Plastini), Dirigente dell’Ufficio Tecnico (geom. Michelangelo Viscuso) e anche di quanti hanno permesso che si potesse giungere alla sua definizione, come il Sindaco (Antonino Bellia), l’Assessore ai Lavori pubblici (Giovanni Russo) e lo stesso Dirigente Amministrativo (F. Di Grazia), passando inoltre ai loro colleghi dell’amministrazione ed a quanti operano all’interno di quegli uffici, che dimostrano sin dall’accoglienza grande cortesia e disponibilità…
Un Ente esemplare, che in maniera silenziosa opera per definire i propri interventi e che può certamente annoverarsi tra quei modelli rappresentativi di ben più noti e propagandati, comuni del nord Italia…

Ho piacere inoltre di ricordare la Direzione lavori, nella persona dell’Arch. Fabrizio Russo, dei suoi collaboratori (Ing. Andrea Pulvirenti e Arch. Grazia Corsaro) e di quanti all’interno del suo staff hanno operato sin dalla progettazione per concludere la loro azione, attraverso la verifica ed il controllo quotidiano nel corso dei lavori.
Poi ci siamo noi… l’impresa esecutrice, la IN.CO.TER S.p.A. che ha trovato nel Dott. Alessandro Politi – Amministratore giudiziario nominato dal tribunale di Catania – una figura indispensabile, che garantendo sin dalla sua nomina di attivarsi personalmente alla risoluzione di tutte le eventuali problematiche allora presenti, ha permesso di superare i momenti di criticità, dimostrando che quanto si stava realizzando, avesse quale unico fine, la definizione dell’opera stessa…
Un piccolo merito va anche al sottoscritto, che nella doppia qualità di Direttore Tecnico e di R.S.P.P. dell’impresa, è riuscito, in virtù dell’apporto ricevuto dall’impresa subappaltatrice (CO.N.PA.T Scarl, rappresentata dalla consorziata del titolare Sig. S. Conti) a concretizzare non solo questa collaborazione, ma soprattutto, di aver avuto il merito di non registrare alcun infortunio…

Desidero inoltre condividere questo piccolo “trionfo” con l’ex collega, geom. Giuseppe Sollima, il quale sin dall’inizio, si è interessato della gestione tecnica e che purtroppo, a causa della situazione amministrativa creatasi, ha dovuto interrompere il proprio rapporto professionale, senza però far mancare mai al sottoscritto, la propria disponibilità, che è risultata fondamentale affinché si giungesse al risultato oggi evidente a tutti…
Quindi, grazie a quanti hanno permesso che ciò accadesse… perché per il sottoscritto, ciò che è stato realizzato va oltre l’aver dimostrato che operando sempre per il bene comune si possa giungere ai risultati desiderati, ma ciò che maggiormente m’interessava fare emergere era il principio di legalità, sentore d’onestà che in quest’appalto, sin da subito avevo percepito e che ahimè invece in altre circostanze è venuto a mancare…
Nel mio blog come sapete… faccio spesso riferimento a tentativi di corruzione, malaffare, a soggetti che si prestano a quelle istigazioni e via discorrendo…

Perché è evidente a tutti (anche a chi non è del settore degli appalti pubblici), che certi meccanismi fuorvianti e collusivi, sono più facili da attuarsi quando il rapporto tra i soggetti è diretto, amichevole, confidenziale…
Quando cioè il titolare o rappresentante legale dell’impresa affidataria dell’appalto, può permettersi d’istigare alla corruzione lo stesso rappresentante dell’Ente o sottostare egli stesso, ad eventuali richieste che possano a lui giungere, sotto forma di tangenti, regalie o anche favori personali…
Cosa certamente diversa… è dialogare con una impresa confiscata e quindi, con i suoi rappresentanti legali o i suoi responsabili, che per loro stessa mansione, sono scelti e nominati dopo attenta verifica di tutte quelle necessarie condizioni, che negli anni passati, hanno condotto a comportamenti connaturati verso principi di onesta e rettitudine…

Quindi, chissà forse per i motivi sopra esposti, può accadere che una impresa sottoposta a confisca, possa trovarsi nella condizione di essere valutata con parametri diametralmente opposti, dove in un caso, si permette ad essa di proseguire nell’appalto aggiudicato, salvaguardando così la continuità aziendale (dopotutto potremmo in maniera approssimativa considerarle -Ente e Impresa confiscata- legate da un un rapporto quasi di “parentela” visto che entrambe sono gestita direttamente da uomini dello Stato), i posti di lavoro e di contro, in un analogo caso, ritrovarsi dei responsabili di Enti, che per motivazioni “oscure” indirizzano la stazione appaltante nella quale operano, affinché si possa giungere ad interrompere – pur senza reali motivazioni – il rapporto contrattuale…
Ma quest’ultima rappresenta un’altra vicenda, certamente spiacevole, ma di cui sin d’ora sono certo potrò (appena mi sarà possibile) raccontarvi!!!

Prevenire, proteggere e punire!!!

Così il ministro dell’Interno Angelino Alfano è tornato a parlare sulle denunce contro il racket da parte dei commercianti di Bagheria: dobbiamo dimostrare che lo Stato sa prevenire, proteggere e punire!!!
Esiste già una legge che preveda la selezione delle imprese, attraverso alcuni meccanismi tra cui:
le white list
– il rating di legalità 
– le interdittive antimafia
Le White list, rappresentano un primo passo per snellire le procedure antimafia delle imprese da parte di tutte le prefetture e costituisce un elenco di fornitori, prestatori di servizi ed esecutori che risultano non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa.
L’iscrizione alle liste è volontaria e dura 12 mesi, la prefettura avrà 90 giorni di tempo per dare l’ok consultando la Banca dati nazionale unica della documentazione antimafia (ancora questa in fase di definizione) e, in attesa della Banca dati antimafia, farà i controlli con i collegamenti informatici previsti dal Codice antimafia (articolo 99, comma 2 bis). 
Le prefetture, inoltre, renderanno pubbliche le White List nel proprio sito alla sezione Amministrazione trasparente.
Il rating di legalità è un nuovo strumento introdotto nel 2012 per le imprese italiane, volto alla promozione e all’introduzione di principi di comportamento etico in ambito aziendale, tramite l’assegnazione di un riconoscimento –  misurato in stellette –  indicativo del  rispetto della legalità da parte delle imprese che ne abbiano fatto richiesta e, più in generale, del grado di attenzione riposto nella corretta gestione del proprio business.  
All’attribuzione del rating l’ordinamento ricollega vantaggi in sede di concessione di finanziamenti pubblici e agevolazioni per l’accesso al credito bancario.
Infine, l’interdittiva antimafia, ha carattere preventivo e si fonda sugli accertamenti compiuti dai differenti organi di polizia giudiziaria, valutati dal prefetto competente territorialmente e prescinde dall’accertamento di singole responsabilità penali nei confronti di soggetti che hanno rapporti con la pubblica amministrazione.
Costituisce una misura preventiva volta a colpire l’azione della criminalità organizzata impedendole di avere rapporti contrattuali con la pubblica amministrazione e rappresenta una valutazione sulla discrezionalità, che può essere assoggettata al sindacato del giudice amministrativo sotto il profilo della sua logicità in relazione a quella che è l’effettiva rilevanza dei fatti che sono stati accertati.
Si capisce da quanto sopra, che le organizzazioni mafiose rimangono ancora oggi, uno dei principali fattori da colpire, in particolare nel Mezzogiorno dove esercitano ancora, il controllo fisico del territorio, sinonimo di potere e prestigio!!!
Le parole del vicepremier e ministro dell’Interno, Angelino Alfano, sono chiare, perché la mafia non si presenta più attraverso gli omicidi e le bombe, ora aggredisce l’economia sana, proponendo servizi illegali, quali sovra-fatturazione, utilizzo di personale non dichiarato a basso costo, procedure doppie e soprattutto l’investimento in particolare in quei settori che più di altri, realizzano massimi profitti, quali, lo smaltimento dei rifiuti, l’energie rinnovabili, la gestione degli immigrati, tutte procedure che trovano collaborazione, attraverso soggetti disposti alla corruzione 
Sono personaggi insospettabili, collegamento tra la politica e l’imprenditoria, colletti grigi all’interno delle istituzioni, di quelle amministrazioni regionali, provinciali, comunali, dove il reato più frequente è rappresentato dallo scambio elettorale politico-mafioso!!!
La mafia dice Alfano, ha cambiato non solo strategia ma anche domicilio… avendo capito che il business economico è al Nord, ecco che si è organizzato, trasferendo i propri affiliati e inserendoli in quelle società, all’apparenza limpide e operative, che hanno viceversa unico fine, quello di riciclare il denaro sporco..
Vengono acquistati patrimoni immobiliari, si inseguono appalti pubblici, ci si inserisce con modalità criminali nel controllo del territorio… vedasi, vendita di armi, stupefacenti, estorsioni, gioco d’azzardo, prostituzione, ecc…
Altro settore fortemente attaccato dalle mafie, è quello agroalimentare, da sempre il più redditizio… 
Si è vero, dal canto suo, lo Stato fa di tutto per combattere il fenomeno mafioso, aggredisce i patrimoni, sequestra e confisca le società, opera una strategia preventiva, nell’individuare quelle possibili società affiliate e tenta di promuovere quella cultura di legalità…
Il vero nodo aggiunge Alfano però, è far comprendere a tutti che, operare nella legalità è cosa più appetibile… rendendo così sconveniente quella negoziazione con i mafiosi!!!

Piange la Sicilia: tasso d'occupazione più basso tra tutte le regioni europee!!!

Il dato è stato pubblicato su Eurostat Regional Yearbook 2015…

Da quella analisi è emerso, che il tasso di occupazione nella nostra regione – compreso tra i 18 e i 64 anni – è stato nel 2014 del 42,4% e rappresenta il dato più basso, tra tutte le regioni europee….
Difatti, su sei regioni europee, con il tasso di occupazione inferiore al 50% quattro sono proprio in Italia, ma soprattutto al sud… mentre soltanto due si trovano in Spagna ed in Grecia…
Un dato allarmante legato soprattutto alla grave crisi imprenditoriale che attanaglia la nostra terra…
Uno sviluppo quello proprio dell’imprenditoria giovanile in Sicilia che non riesce a decollare e dove i decreti legislativi, atti ad incentivare il sistema dell’occupazione, restano di fatto nel cassetto e non permettono quello sviluppo auto-imprenditoriale che permetterebbe di fatto alla concretizzazione di un vero e proprio auto-impiego… 
Sono anni che se ne parla… e dire, che esiste un vero e proprio Decreto legislativo a riguardo quello del 21 aprile 2000, n. 185 in attuazione dell’articolo 45, comma 1, della legge 17 maggio 1999, n. 144. – GU n.156 del 6-7-2000 ) entrato in vigore dal luglio dello stesso anno… e cosa si è riusciti a fare… poco per non dire nulla!!!
Domande e domande presentate e mai evase… o meglio forse servirebbe chissà quale “spintarella” per farle giungere a destinazione… senza dimenticare che che quei giovani (speranzosi), hanno sostenuto tutta una serie di costi per poter presentare le domande… a cominciare da quelli necessari per la costituzione della società, rimasta di fatto virtuale…
E dire che proprio in un momento come questo e cioè di forte crisi economica e sociale, lo Stato ed in particolare proprio gli enti locali, dovrebbero concentrare tutti i loro sforzi, affinché quelle politiche di sostegno, giungessero alla definizione permettendo a queste imprese d’iniziare ad operare… considerato soprattutto la difficoltà che hanno ad accedere senza alcuna garanzia, a quel sistema finanziario bancario…
Infatti, a differenza di quanto avviene nel resto d’europa, dove i finanziamenti della comunità permettono ai giovani di creare quelle imprese, nate a volte da idee geniali e innovative, da noi si spreca tempo e soprattutto denaro, per impedire di fatto, che tali fondi ( di cui molti di questi… negli anni scorsi a fondo perduto) tornassero nelle casse della UE…

Se poi a quanto sopra, si aggiunge quel mancato sostegno dell’occupazione femminile (sono soltanto il 29,6% le donne che in Sicilia lavorano…) ecco che allora la crisi si sente in tutta la sua gravità…

A quanto sopra si debbono aggiungere tutti coloro che in questi anni stanno perdendo il lavoro… sia per le difficoltà imprenditoriali a trovare nuovi sbocchi, ma soprattutto per i soliti meccanismi “corruttivi” che non permettono quella necessaria e libera concorrenza, ma che agevola, sempre e soltanto, le imprese legate a “cosa nostra”… 

Quando poi queste vengono dalle varie procure individuate e colpite, ecco che il numero degli occupati diminuisce ancor più: difatti il sistema finora adottato nella gestione di queste imprese confiscate, ha dimostrato ( secondo gli ultimi dati disponibili aggiornati al 31 dicembre 2012… già da questo dato dimostra quanto indietro sia il nostro paese dal punto di vista dell’informatizzazione…) dall’entrata in vigore della legge Rognoni La Torre del 1982 – come di quelle imprese confiscate in via definitiva – sono 1708 aziende e di cui proprio 623 in Sicilia – la maggior parte di queste, uscite dalla gestione amministrata, siano state di fatto, cancellate dal registro delle imprese e/o liquidate e quindi, ad esclusione di qualche revoca… per il resto si è proceduto alla vendita di tutti i beni a soggetti terzi privati…

Al solito due Italia… una che cresce ed una che muore… un divario a favore della prima con oltre trenta punti percentuali tra il tasso di occupazione più alto come quello di Bolzano con il 76,1% ed alcuni nostri capoluoghi tra i più bassi in Sicilia ( non sto qui ad elencarle perché viene veramente da piangere…).

Cosa aggiungere… sembrerà assurdo, ma tutti quei disoccupati… dovranno sperare in quelle scelte morali o nelle attuazioni responsabili d’integrità etica, proprio di quanti oggi sono al contrario… occupati.
Poiché, il giorno in cui si dovranno decidere le sorti di questa nostra terra, a quelle votazioni… non andranno soltanto quanti oggi sperano in quel profondo cambiamento ( e che a causa di ciò si sentono scoglionati anche ad andare alle urne…), ma soprattutto, andranno al voto, proprio coloro che quel cambiamento non desiderano che avvenga… per non sovvertire il più delle volte, i benefici personali, di cui finora hanno goduto…
Ed è in questa piccola ma rilevante differenza, che si gioca da sempre la partita del nostro bel paese… vere e proprie motivazioni del fallimento di questa terra, che mette in campo una opposta rappresentazione di quelle forze in gioco… e cioè tra quanti appartengono a quel mondo ovattato e privilegiato… fatto di favoritismi clientelari e chi si sforza giornalmente di correggerlo quel sistema… e non soltanto a parole!!!

Alfano: la mafia non è solo criminale ma anche sconveniente!

Il nostro ministro degli Interni, intervistato nella trasmissione di Rai3 “Ballarò” ha dichiarato che vi è una nuova generazione di giovani siciliani, che ha capito da che parte stare e cioè, contro quella mafia che attanaglia ogni comparto della loro terra…
Perché la mafia dimostra non solo di essere criminale, ma è soprattutto sconveniente… in quanto produce povertà e nessuna speranza….
Adesso che finalmente le denunce contro il pizzo vengono presentate (vedasi… commercianti di Bagheria), ora tocca allo Stato dimostrare la propria forza, iniziando con la prevenzione e quindi proteggendo coloro che si rivolgono ad essa e punendo viceversa, coloro che a quelle regole civili non vogliono sottostare…
Qualcosa è già stato fatto… a cominciare dal ripulire e limitare quelle imprese che erano in odor di mafia, utilizzando meccanismi come le white list, il rating di legalità, gli accertamenti e le procedure interdittive…
E’ ormai certo che la mafia, rappresenta per la Sicilia, il principale fattore di sotto-sviluppo, in quanto blocca di fatto, quella libera concorrenza, che può determinare la ripresa dell’attività economica…
In una terra dove il controllo mafioso, viene esercitato in modo diretto dai suoi affiliati, dove il territorio è costantemente monitorato, dove, con quella costante presenza, si suole trasmettere ai cittadini la convinzione che sono loro a esercitare il potere in quelle aree… rappresentando l’unica alternativa allo Stato…
Una Dimostrazione di potere, non più manifestata in modo violento, ma mirata, aggredendo infatti quell’economia sana… per poi utilizzarla per fini illeciti. 
Esistono varie metodologie per incrementare quel business… a cominciare dalla sovra e falsa fatturazione, passando a quegli investimenti immobiliari e societari, realizzati con i proventi delle sperequazioni finanziarie o attraverso lo smaltimento dei rifiuti (tossici e non), ed ancora, investendo nelle risorse umane, non le proprie ma quelle poste nei settori chiave istituzionali ed a servizio del pubblico, sostentati quegli aiuti, da quelle ormai note procedure corruttive, rappresentate in tangenti, bustarelle, regalie, e quant’altro…
La mafia si sa… ha fatto in questi anni, un grosso balzo avanti, avendo predisposto all’interno di quelle strutture pubbliche molti propri uomini… colletti bianchi “dormienti” che restano lì in silenzio ad osservare, riferire e collaborare a seconda delle circostanze…
Un salto che ha permesso di creare quella cosiddetta “zona grigia” nella quale operano, quelle proprie figure insospettabili… che concentrano in se, quel collante indissolubile corruttivo, politico-imprenditoriale-criminale…. 
E’ una situazione che determinano vantaggi per tutti… per i politici che godono di quegli appoggi, tradotti in scambio di voti… per gli imprenditori ora “affiliati” a cui vengono girate le commesse più importanti, ed infine ai criminali, che utilizzano i due gruppi… per favorire collocazione ai propri affiliati e per fare cassa!!!
Non bisogna dimenticare che successivamente quel denaro… servirà, ad incrementare altri illeciti, quali il mercato delle sostanze stupefacenti, il traffico d’armi, la prostituzione, il gioco clandestino, l’estorsioni con l’investimento di quei profitti in settori importanti come l’edilizia, l’energie rinnovabili, il commercio, l’agricoltura, la pesca, ecc… 
Cosa Nostra non si ferma mai… si dedica a tutto, anche a finanziare le attività imprenditoriali dei giovani, per poi applicare tassi usurai per riprenderne il possesso… o anche applicare estorsioni -vista l’attuale grave crisi economica- a tariffe ribassate e con  pagamenti del pizzo dilazionati (ma guarda là… com’è sensibile questa mafia…).
Le aziende sotto il loro controllo sono migliaia e ad ogni sequestro e confisca… purtroppo, ne nascono di nuove!!!…
Lo Stato per debellare questo fenomeno deve aggredire i patrimoni… ma soprattutto provvedere alla loro gestione, con modalità sicuramente diverse… da quelle finora adottate!!!
Bisogna salvaguardare quelle società… mantenerne i livelli occupazionali presenti, incentivare la prevenzione ed aumentare le pene, per coloro che si offrono alla illegalità…
Aggiunge Alfano, il vero nodo sta nel tagliare i vertici di quella piramide, allontanare quei soggetti che mostrano di possedere capacità di leader e dove ancora molti di essi… operano in latitanza.

Bisogna infatti convincere i cittadini tutti che, stando dentro quei principi di giustizia si può crescere, operando nella legalità si può riuscire a dare un futuro a se stessi ed ai propri figli… diventa di contro sconveniente, credere per un istante, si possa negoziare con i componenti di quell’associazione malavitosa, pensando che, così facendo… si possa riuscire a fare un salto di qualità, a raggiungere in tempi celeri, quel ricercato benessere personale e familiare, tanto ambito…

Ma per quei vantaggi si paga “pegno“… e questo è come una cauzione senza scadenza, data a garanzia di un debito…
Ma ciò che non si sa (o che si fa finta di non sapere…) è che alla fine questo pegno (aggiungerei personale…) è come una trappola, abbastanza facile cadervi dentro, ma poi… abbastanza difficile per uscirne!!!

Ancora fulmini sul Tribunale di Palermo…

Un favore a me ed un incarico a te… ecco con quale semplice modalità, s’alternava la reciproca assistenza, tra alcuni soggetti, all’interno del tribunale di Palermo…
Già, quel perverso meccanismo di proteggere i suoi uomini/donne, era successivamente compensato, nell’assecondare le richieste di quanti, avevano fornito in precedenza proprio ad essi un sostegno (o erano stati partecipi nel caldeggiare quelle cause personali, per le quali, allora, erano necessarie delle assistenze), ed allora, era giunto richiederne (al momento opportuno) una ricompensa, questa data da un incarico, una consulenza, una promozione, un’assunzione, ecc…
Ora che i fulmini hanno colpito il palazzo… si cerca di trovare una soluzione!!!
Il presidente del Tribunale di Palermo, Salvatore Di Vitale, ed il sostituto alla guida della Sezione misure di prevenzione, Mario Fontana, hanno dichiarato di pensare ad un’azzeramento degli incarichi!
Certo è soltanto un’ipotesi, e sono sicuro che tale rimarrà…, perché, se realmente si dovesse valutare l’operato di quanti, hanno amministrato in questi anni…, beh…, penso proprio che questa sezione, possa definitivamente chiudere!!!
Ora ci verranno a dire che, l’inchiesta continuerà, che si farà pulizia, che quanti hanno effettivamente compiuto azioni di corruzione, induzione alla corruzione o abuso d’ufficio, pagheranno… 
Le solite dichiarazioni, che hanno quale finalità quella di far calmare le acque…, di far passare del tempo, ma poi niente accadrà…, tutto rimarrà come sempre… fino al prossimo scandalo… tra qualche anno!!!
Dopotutto, la lista delle persone inquisite… sembra essere abbastanza lunga, ma soprattutto, costituita da personalità eccellenti… (almeno nell’incarico) e quindi diventa impossibile credere di azzerare un sistema, nel quale non si conoscono a tutt’oggi, i limiti di responsabilità, di ognuno di essi…

Certo, il sistema giudiziario non ne fa una bella figura… anzi torna in auge quel detto che dice: la legge non è uguale per tutti… 

Dopotutto si parla di Presidenti di sezione del Tribunale, componenti del Csm e del collegio delle Misure di prevenzione, e via discorrendo…
Sempre i soliti nomi… figli, coniugi, parenti, amici, cambia il sistema clientelare, appartenenti tutti alla medesima “famiglia”, più o meno, lo stesso analogo metodo di quanti sono definiti mafiosi…, 
Dopotutto lì, in quell’associazione, non ci sono altrettanti…, amici degli amici??? 
Ed allora qual’e la differenza…, questa è peggiore, perché qui, sono gli uomini dello stato a tradire… non i delinquenti… quest’ultimi dopotutto hanno scelto di esserlo…, mentre questi di contro, hanno giurato fedeltà alle istituzioni, a quei principi di rettitudine, d’onestà… e non l’hanno mantenuta!!!
Non basta fare chiarezza… qui ci vogliono condanne e pene severe!!!

Non si tratta più di uomini… qui si mette in discussione tutto il sistema giudiziario, quello che permette a certi uomini di salvarsi e ad altri invece… di perdere la propria libertà…

Non se ne può più di intercettazioni distrutte, di processi andati in prescrizione, di pedofili che grazie ad illustri avvocati, continuano come se nulla fosse, di omicida benestanti che non fanno un anno di galera…, qui ormai, ce n’è abbastanza per farlo crollare questo sistema di giustizia e bisogna fare presto…, perché le parole iniziano a non bastare più! 
Riprendo quanto diceva un commentatore alcuni giorni fa…, perché la Gdf e la Polizia tributaria, oltre alle classiche perquisizioni, non indagano sui patrimoni immobiliari e finanziari, che questi giudici, amministratori, consulenti ( e quanti tra loro in veste di familiari, parenti e amici  si sono prestati a fare loro da prestanome…) possiedono…
Verificare quella cosiddetta “sperequazione finanziaria”, che poi “casualmente”, rappresenta di fatto, una delle principali motivazione, sulla quale vengono fondati, i provvedimenti di sequestro e di confisca…
Per cui, se la regola vale per gli altri…, deve valere anche per questi!!!
S’inizi quindi a sequestrare o confiscare,  tutti quei beni, di cui non si può dimostrare, la corretta acquisizione, in particolare quando questi sono stati realizzati attraverso comportamenti illeciti…
Qual’è la preoccupazione, che forse, allargando l’inchiesta a tutti i tribunali dove ci sono le più importanti misure di prevenzione e confisca (come Sicilia, Calabria, Campania, Puglia, Lombardia…), che “gestiscono” “a parole” un patrimonio stimato in circa 30 Miliardi di euro… (altro che finanziaria) si potrebbe scoprire ben altro…
Cioè, che i beni da sequestrare…, ad alcuni soggetti appartenenti a questa famosa “casta”…, potrebbero essere molti di più… di quelli già attualmente posseduti dall’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati….  
Dopotutto, qual’è la condizione per la quale, le aziende con i loro patrimoni, non solo finanziari (immobiliare/mobiliare), ma soprattutto costituiti da quelle risorse umane, vadano distrutte… e di contro, quelle realizzate in modo truffaldino, vengano salvaguardate… 
Non vorrei continuare a dover assistere alla solita condotta “fuorviante” di questo nostro paese… e cioè dove vi sono…, per la stessa tipologia, due pesi e due misure!!!
I giudici… almeno quelli onesti, abbiano il coraggio di dare il via a quella necessaria e profonda pulizia… costi quel che costi, anche il dover andare contro, i propri colleghi e a quello stesso sistema, a cui da sempre appartengono!!!
Mi sembra doveroso concludere con due frasi di Hunter S. Thompson e di Piero Calamandrei

– Non possiamo aspettarci che le persone abbiano rispetto per la legge e l’ordine fino a quando non insegneremo il rispetto a chi abbiamo affidato il compito di fare rispettare tali leggi.

– “La legge è uguale per tutti” è una bella frase che rincuora il povero, quando la vede scritta sopra le teste dei giudici, sulla parete di fondo delle aule giudiziarie; ma quando si accorge che, per invocar la uguaglianza della legge a sua difesa, è indispensabile l’aiuto di quella ricchezza che egli non ha, allora quella frase gli sembra una beffa alla sua miseria.

I diecimila passi… verso la legalità!!!

Continuando a parlare dello scandalo sulle toghe del tribunale di Palermo, ora, il Consiglio superiore della magistratura, per vederci chiaro, ha aperto un fascicolo, per  “incompatibilità ambientale e funzionale dei giudici”…
Una volta, al giovane Peppino Impastato, bastavano “cento passi” per riaccendere quella fiaccola di speranza, chiamata legalità… oggi a distanza di quasi quarant’anni…, quel sogno, grazie ad alcuni uomini di questo “stato” ( quelli con la s… minuscola…), si sta trasformando in un’illusione…
Sembra di uscire da un incubo…, quando si pensa finalmente di assistere ad un radicale cambiamento, quando quella luce sembra esserci più vicino…, ecco che ti accorgi, di guardare un miraggio!!!
Come si può continuare così…
Desidero riportare sulla vicenda di cui sopra, alcuni passaggi letti tra i commenti di alcuni quotidiani on line ( tra cui alcuni inviati a mio nome ) e dove in ognuno di essi, si manifesta quell’alto sdegno popolare, di chi, non ne può più, d’assistere a queste incessanti ruberie!
Riporto alcuni passaggi interessanti, dai quali è possibile, prendere spunto per quella necessaria riforma, sulle gestione dei beni confiscati:
enzo messina
Solo una parola: VERGOGNA! Chissà cosa ci sarà ancora…vedi sezione fallimenti e sequestri. Ecco perché poi molte aziende falliscono e molte persone sfortunate vengono stritolate come avvolte fra le spire dei serpenti con il coltello in mano. Guai a fallire, tutti i tuoi beni verranno, dal curatore, fatti sparire come per incanto. W i GIUDICI ONESTI…, miserabili i disonesti.
Comitato Cittadino Porto del Sole
A Catania un caso rimane ancora inspiegabile fra le tante “nebbie” anche portuali: il caso della ditta confiscata Riela le cui attività in crescita furono spente nonostante il settore del trasporto su gomma più che favorevole del tempo. Sarà stata colpa del destino o di qualche gestore distratto da troppe incombenze?
fulvio
Meno male che la procura di Catania, esente da qualsiasi scandalo, tenga alto l’onore della magistratura.
Vincenzo
Heilà, che succede? Qualcuno ha dimenticato il coperchio aperto della pentola? Richiudete, presto, non sentite che fetore esce?
Nolobby70
Quando cominceranno a farlo anche a Catania? Iniziate dai Sigg. Paternò, grazie.
logaritmo
Dire vergogna è poco, troppo poco!!!
Nulla togliendo a tanti magistrati che lavorano ogni giorno, in prima fila, contro il vigliacco mondo della mafia, rischiando in prima persona e, ai tanti giudici che hanno inflitto pene pesanti a tanti pezzi merdosi da 90, non può certamente passare inosservata l’inquietante vicenda della gestione dei beni confiscati che sta provocando danni incalcolabili alla società e che sta, perfino, rischiando di ridicolizzare la nobile lotta alla mafia. Senza dubbio una società/impresa tolta dalle mani della mafia esce da quel circolo vizioso, oserei dire dopato, in cui gli appalti, prima del sequestro/confisca, cadevano “miracolosamente” dal cielo, permettendo a queste società di stritolare la concorrenza di tante altre imprese che basano la loro attività solo sui principi di sana concorrenza. Detto questo, non può passare inosservato che a Catania la situazione sui beni sequestrati/confiscati è, a dir poco, drammatica, . Molte società sequestrate/confiscate prima di passare all’Agenzia dei Beni Confiscasti, sempre qualora non vengano restituite ai proprietari interdetti, diventano oggetto di saccheggio e di malcostume tipico del malaffare italo-siciliano. Molti tra gli amministratori giudiziari sono sempre gli stessi, scelti perché appartengono al cerchio-magico dei figli di papà (professionisti di grido), che si limitano a gestire in punta di piedi società/beni ove ci lavorano tanti padri di famiglia onesti, assoggettandosi spesso alla volontà degli stessi soggetti interdetti per mafia e dei loro difensori. Poco viene fatto negli interessi delle società. Si vedono cose assurde. Gli illeciti che avvengono sotto amministrazione giudiziaria, spesso, sono ancora più gravi del periodo del pre-sequestro/confisca. Emolumenti di tutto rispetto, perizie costosissime affidate a consulenti di fiducia, vendita di beni a soggetti vicini (in qualche caso parenti) dei soggetti interdetti, strani furti di mezzi e strumenti, inspiegabili (ovviamente tutto è spiegabile) triangolazioni di acquisto e vendita materie prime e tante..tante cose altre che in un altro paese civile comporterebbero quanto meno la radiazione dell’amministratore.
Risultato: i dipendenti perdono in breve tempo il posto di lavoro, cadendo nella più tremenda disperazione, la società viene messa in liquidazione o fallimento, l’amministratore nel frattempo avrà preso qualche altro incarico ed i mafiosi interdetti prenderanno lo spunto per dire quanto di più tremendo si può sentire: Con noi si lavorava, con lo Stato morite di fame!!!
E allora non limitiamoci a dire solo vergogna, c’è da agire ed in fretta!!
Un’ultima cosa: vorrei lanciare un appello a quei pochi amministratori onesti, che con rettitudine faticano a gestire una società o un bene confiscato, di non demordere, di non lasciarsi travolgere dallo scoramento e di ricordarsi che per cambiare questa terra bisogna pensare a Falcone e Borsellino che hanno gettato un seme di speranza per le generazioni future e non per loro stessi.
vincenzo
Commento azzeccatissimo e senza peli sulla lingua. Basta tavole rotonde, convegni e passerelle. Bisogna passare, senza indugio, dalle parole ai fatti……pesantissimi!
Bisogna calarsi la maschera e fare una disinfestazione generale.
salvatore
SE LA “NOTIZIA” E’ IN CHI DA’ LA NOTIZIA
Come è noto non fa “notizia” il cane che morde l’uomo ma viceversa.
E che ci siano indagini su giudici che avrebbero abusato del loro potere non è una “notizia” così come non lo è che altri giudici cerchino di fare la dovuta chiarezza.
Appare invece una “notizia” che a rivelare le indiscrezioni sia il quotidiano di proprietà della famiglia Caltagirone, ossia l’azionista di maggioranza dell’UDC, uno dei partiti sino ad oggi più coinvolti in indagini e condanne per reati di mafia.
Perché non c’è macchia peggiore per un giudice che quella di corrompersi per ottenere indebiti vantaggi o addirittura favorire i mafiosi, ma è anche vero che l’arma prediletta di mafiosi e addentellati potentati economici è quella della delegittimazione piuttosto che quella della minaccia e della violenza.
In attesa dei dovuti riscontri, per il momento la “notizia” è in chi ha dato la notizia.
Cosimo Cristina
Il Suo concetto è racchiuso in una sola parola: paura.
Si parla di mafia, di aziende confiscate, di società essere state legate ad ambienti malavitosi, d’associazioni per delinquere, di organizzazioni criminali, di soggetti prepotenti e vigliacchi che tentano, con quelle peculiari “attenzioni”, d’intimidire quanti (pochi) hanno il coraggio di osteggiarli.
Tra questi (anche se forse Lei ci sperava) non troverà mai, gli amministratori giudiziari, i quali cercano di fare il loro “compitino”, incassare i propri lauti compensi, non avversare i soggetti
interdetti (evitando anzi che questi ultimi, possano attuare azioni di responsabilità), limitare il proprio incarico, ad una sommessa conduzione sterile, che ha, quale unico intento, quello di salvaguardare l’incarico ricevuto, di omaggiare familiari di giudici delegati, propri parenti, amici o conoscenti, ma specialmente, eliminare concrete ripercussioni personali.
La società amministrata è ora assistita da questi uomini, nel proprio suicidio, un’eutanasia a suo tempo preparata a tavolino, che dimostra, non solo l’incapacità di questi uomini, ma dello stato, che non ha avuto la capacità di saperle gestire.
Il resto di quanto Lei scrive, è già stato scritto, qualche tempo prima, nel momento in cui si è pensato per l’appunto, d’intervenire con il provvedimento giudiziario!
Giuseppe Condorelli
Cari Vincenzo, Cosimo e Logaritmico: ma vi rendete conto di quanto siamo fortunati noi catanesi ? Solo piccola delinquenza, lo scippatore, lo spacciatore, il vecchietto del supermercato……insomma roba di poco conto. La delinquenza istituzionale, quella che impoverisce la città, che traffica con parenti, amici, amanti, che segue la politica del dò ut dès da noi non esiste. Infatti ha mai letto sulla stampa locale dell’arresto di qualche “pezzo grasso” delle istituzioni, di inchieste su reati nella pubblica amministrazione università inclusa ? No perché non esistono. Qui tutto è trasparente, tutto fila liscio come l’olio, possiamo stare più che tranquilli: viva Catania, e per cortesia, smettetela di scrivere sciocchezze che, se lette altrove, potrebbero danneggiare l’immagine di questa virtuosa città. 
Nolobby70
Ottimo Giuseppe, c’era da spettarselo, abbiamo come Sindaco un ex Ministro dell’Interno (notoriamente intoccabili) e come Rettore un luminare della giurisprudenza mondiale. Che fortuna… 
H. Poirot
L’apparente “nonchalance” di marciare sul marcio da parte di personalità, facenti parte di istituzioni per definizione aliene dal marcio, lascerebbe presagire che si sia raggiunto un livello tale di sicurezza e tracotanza, da poter fare arrossire nel confronto, gli indagati di tangentopoli..
Ma questo alle mie celluline grigie non torna affatto…
Ritengo allora che sia solo la punta emergente di un iceberg, prodotto ed alimentato da una ragnatela di ricatti e contro ricatti che si annida in tutti i poteri e i gangli vitali della società palermitana che conta: mondo finanziario, politico, imprenditoriale, mafioso forse sono talmente intrecciati da aver creato come collante e il meccanismo del ricatto intrecciato, alimentato da elargizioni illegali finalizzate a rinforzarlo.
Mi auguro di sbagliarmi..
Se fosse così, ci troveremmo in un salto di qualità insospettabilmente elevato e pericolosissimo..
l’ottimista
…a Catania quando?
quando a Messina ci sarà un giudice coraggioso che se ne frega delle parentele che bloccano le inchieste in corso da secoli a Catania.e se ne frega dei cognomi importanti dei colleghi e delle colleghe,e dei mariti delle colleghe….
Cri
Peppino
Che vergogna lo stato italiano
Anonymous
I ladri rubano, i mafiosi rubano, i giudici rubano, gli amministratori rubano, i consulenti rubano…
Accertato quindi che rubano tutti, cosa si fa?
Per i primi, sappiamo che c’è la galera, ma per i secondi cosa c’è?
Una condanna amministrativa, la trasformazione dell’incarico, l’insabbiamento?
Come fa questo Stato a infliggere pene ai suoi uomini, a crocifiggere quindi, quel suo stesso sistema!
Che vergogna, quale disonore, i suoi uomini non solo collusi, ma dimostrano di profittare di quello stesso sistema putrido, cioè, ladri che rubano ad altri ladri!!!
Tutti ora si sdegnano per l’accaduto, si meravigliano di questi incarichi milionari, di come loro colleghi giudici abbiano potuto vendersi,  di quelle inopportune raccomandazioni, richieste per i propri familiari, di quelle consulenze date ad amici.
Dimenticano però che anch’essi, nel corso dei loro incarichi ricevuti, hanno condotto in maniera analoga, l’impegno preso, richiedendo favori personali, concedendo consulenze e inserendo i propri uomini in questo ( ben lubrificato ) ingranaggio!
Si sono scordati i regali ricevuti?
Le procure, perché in collaborazione con la Guardia di finanza, non controllano le sperequazioni effettive di questi soggetti, in particolare quindi, perché non analizza le dichiarazioni dei redditi presentati, con i reali beni posseduti, integrando quest’ultimi con le disponibilità finanziarie a loro nome o intestate a prestanome di familiari e parenti?
Basterebbe questo per fare centro e capire in maniera determinata e sicura, chi con questo modo d’agire ci ha ricavato e chi invece, in maniera corretta e rispettosa, ha esercitato la propria professione…

Noi un’idea (in %) c’è la siamo fatto già fatta è voi?

Pablo
Trasparenza, evidenza pubblica, rotazione dgli incarichi, sono i principi delle norme anticorruzione. Valgono per tutti?
Salvatore
Posso chiedere nella qualità di cittadino della Costituzione le dimissioni dei Ministri della Giustizia
ed Interni?
Fabrizio
Per coerenza devi domandare anche quelle dei vertici della magistratura e dei membri togati del CSM.
Kemonia
Fnalmente c’è” un giudice a Berlino” !!!Qualche magistrato serio sta cercando di scoperchiare un
pentolone pieno delle attività’ della cosiddetta antimafia !!! Speriamo che presto venga fuori la verità!
Giuseppe
qui non c’entra l’antimafia, ma la gestione dei beni confiscati da parte dello Stato
Francesco
Confiscare i beni ai legittimi proprietari costituisce per molti esponenti della cosiddetta antimafia una specie di lavaggio di coscienza. Poi che uso scellerato se ne faccia successivamente, così come sta a dimostrare l’inchiesta in corso, non preoccupa invece affatto. Tanto l’importante è “confiscare”.
ioparloxme 
“…ai legittimi proprietari…”. è scoppiata la guerra. non si salverà nessuno.
Giuseppe
se i beni sono confiscati, i proprietari non sono legittimi
andrea
chissà quanti stanno pensando e che non hanno capito che il ” fine ” dell articolo è quello che riguarda la gravità sulla gestione di questi beni confiscati e non è messa in assoluta questione che quei patrimoni andassero confiscati….
ioparloxme
ed ora tutti i portatori di interessi “particolari”, tutti a prendere colpo avanti… l’anti-antimafia dell’antimafia.
Salvatore
Consiglio la rilettura di Buttanissima Sicilia in particolare la parte in cui si parla di mafia dell’Antimafia.
Epperò
Ma fino ad oggi i vertici di tribunale e corte d’appello non sapevano nulla o non hanno vigilato per
nulla? E gli ispettori ministeriali che vengono mandati di qua e di lá a spese dei contribuenti, a che servono, a sanzionare qualche povero impiegato tartassato e anziano?
trasparenza
Ecco cosa accade quando i “professionisti” dell’antimafia vogliono screditare i Giudici.
Mi chiedo e vi chiedo:
– è reato avere un marito che svolge una libera professione?
– è reato se nell’ambito delle consulenze l’amministratore giudiziario decide di avvalersi di quelle del
professionista che conosce?
– il marito della Saguto ha divieto di esercitare la libera professione?
Quindi quali reati avrebbero commesso la Saguto e l’Amministratore Cappellano?
Se il divietò è riconducibile a motivi di opportunità, analoga disciplina dovrebbe essere adottata per
tutti i congiunti dei Magistrati che operano nello stesso ambito territoriale, in altri termini, al fine
di evitare possibili strumentalizzazioni tutti dovrebbero chiedere di lavorare in altri distretti
compresa la categoria degli avvocati in evidente violazione di dettami costituzionali quali il diritto
alla difesa, istruzione, salute ecc. ecc.
Ecco, se i termini della vicenda dovessero essere questi, come è presumibile, credo che presto tornerà il sereno.
Sicuramente la Saguto ed il suo collegio non sono stati teneri con il malaffare ed i potenti di turno e,
pertanto dobbiamo ringraziarla per il suo operato in un contesto difficile sicuramente non paragonabile a quello della Valle d’Aosta.
Forse per evitare possibili letture strumentali gli atti dell’amministrazione giudiziaria, sia penale,
sia civile, dovrebbero essere resi pubblici e sottoposti alla valutazione di un collegio presieduto da un giudice della prevenzione, nonché composto da un giudice civile, un giudice della corte dei conti, da professori universitari, ufficiali di p.g. , dal rappresentante dell’ordine dei commercialisti e di altre professioni di altre regioni ecc..
Rendiamo pubblico l’operato di chi amministra, l’interesse preminente è quello pubblico quindi rendiamo tutto pubblico, ma tutto dalle misure di prevenzione, alle mediazioni, alle consulenze di qualsiasi natura, alle procedure concorsuali.
Rendiamo pubblico ed aggiornato l’elenco dei consulenti chiamati ad operare per ogni necessità giudiziaria e di governo (centrale, regionale e comunale) e rendiamo pubblici i compensi e le procedure di affidamento degli incarichi. Perché non renderli noti?
Questo sarebbe trasparenza.
Francesco
Metterei al primo punto del tuo lungo elenco la cosa più giusta da fare e cioè restituire i beni
confiscati.
giufà
Un ingegnere, un avvocato, un commercialista può esercitare la propria professione anche senza incarichi giudiziari. Un professionista coniugato ad un magistrato farebbe bene a non incrociare la propria professione con quella del coniuge e quindi evitare incarichi da parte di qualsiasi tribunale, perchè altrimenti diventa un do ut des, io do un incarico al parente del mio collega di un altro tribunale e lui lo da ad un mio parente …..
Toni
Infatti stanno indagando perché cappellano gestisce 90 confische dove stranamente ci lavora il marito e per come scrive telejato anche il figlio come chef, invece gli altri ne hanno solo uno, forse. Per te tutto questo come si potrebbe chiamare? Rifletti.
Nicola Costanzo
Sono anni, che vado dichiarando come, l’azione repressiva finora condotta da parte dello Stato (diretta nell’intervenire principalmente sul patrimonio di quelle società sottoposte ad amministrazione giudiziaria e realizzato per controllarne i profitti illecitamente accumulati), ha sì di fatto contribuito a debellare una parte di quel malaffare (costantemente presente, a tutti i livelli nel nostro territorio), ma di contro, ha sviluppato un business parallelo, derivante proprio, dalla gestione di questi beni, ad iniziare dagli uomini scelti per tale incarico e da quanti gravitano intorno, a mo’ di consulenti…
L’intuizione iniziale della legge, finalizzata dallo strumento di prevenzione del sequestro/confisca, è
stata affiancata però, dallo sfacelo prodotto negli anni, da una gestione superficiale, realizzata da
questi soggetti: inesperti, impreparati ed il più delle volte collusi…
Il mancato mantenimento conservativo della società a loro affidata, non solo ha provocato la mancata prosecuzione dell’attività imprenditoriale, ma ne ha anticipato la chiusura della stessa, con il relativo licenziamento del personale…
Inoltre, non bisogna dimenticare che, il più delle volte, per alcune di queste società, è venuto anche a
mancare, l’eventuale riutilizzo del bene confiscato…
Ciò che comunque ha rappresentato il punto debole (nella gestione dei beni sequestrati/confiscati), è
l’aver permesso ad alcuni i quei soggetti nominati, di utilizzare in modo del tutto arbitrario queste
società, partecipando con le loro condotte, quel progressivo ed illecito buco finanziario, differentemente da quanto, avrebbero dovuto conseguire – operando con il principio del buon padre di famiglia – per la gestione della stessa, senza avere di fatto, quale unico obbiettivo, quello di realizzare per se, possibili profitti…
Basta quindi, con incarichi dati a “raccomandati”, occorre istituire un Albo meritocratico degli 
amministratori giudiziari, nei quali verranno inseriti esclusivamente quanti, hanno dato modo in questi anni, di possedere quei principio di rettitudine, competenza e libertà di azione…
Nuovi manager specificamente formati nella gestione delle aziende sequestrate e/o confiscate…
I restanti di questi… vanno completamente destituiti!!!
andrea
finalmente qualcuno che dice qualcosa di sensato….
ogni volta che leggevo ” restituire beni ai legittimi proprietari”
o beni confiscati ingiustamente o ancora che si mettesse in secodno piano come se fosse una cosa da
niente che queste aziende derivavano da attività illecite mi arrivava un pugno allo stomaco….del resto hanno dato, gli indagati con qeusta gestione scellerata, modo di parlare a chi i beni li avuti confiscati….
logaritmo
Società confiscate che vengono sguarnite e frodate dagli interdetti mafiosi sotto gli occhi degli amministratori giudiziari distratti, furbescamente impauriti, impegnati in decine di incarichi, selezionati tra le strette cerchie dei salotti buoni. Per carità esistono anche quei pochi onesti che vengono lasciati da soli nel campo di battaglia.
Quando si apriranno gli occhi della magistratura di fronte a questo scempio?
Cincinnato
Nuovi manager specificamente formati nella gestione delle aziende sequestrate e/o confiscate… Formati da chi? Dai corsi tenuti da …..
Nicola Costanzo
Hai perfettamente ragione, quando dici, manager formati da chi…? Considerate le modalità con cui sono stati finora realizzati i corsi nella regione Sicilia, con l’unico obbiettivo di foraggiare quel
clientelismo, tra società di servizi, consulenti vari, docenti incompetenti, discenti quasi sempre
assenti, il tutto, per poter rientrare ( beneficiando di una parte di quelle somme destinate alla
formazione attraverso il classico giro di mazzette ) attraverso il solito sistema “politichese” che da un
lato ne permette il beneficio, dall’altro, crea quei pressupposti per legare tutti questi soggetti, in
prospettiva di prossime elezioni…
Sono d’accordo con te… ( nel mio omonimo blog lo vado ripetendo continuamente e per fortuna che
esistono testate libera come questa), che prima di pensare a realizzare i corsi, dobbiamo selezionare gli eventuali partecipanti… (io farei piazza pulita di un buon 98%…) e darei ad altri soggetti, che
abbiano dato, con la loro esperienza personale, di segnalare, denunciare, mostrare quella libertà morale, senza essere limitati da eventuali compromessi o favori ricevuti nel corso della propria vita…
Ecco forse è questo il reale problema, il trovare cioè… persone perbene, che non possiedano alcuno
scheletro nel proprio armadio, e che quindi, a causa di ciò, non possano essere con il tempo… ricattabili!!!
Caio Giulio Cesare
Alcuni anni addietro ad un mio conoscente venne sequestrata l’azienda che fatturava diversi miliardi di lire l’anno.
Dopo quattro anni venne assolto perchè il fatto non sussisteva ma intanto il curatore giudiziario aveva raso al suolo l’azienda portandola da un cospicuo attivo l’anno a un pauroso passivo e i dipendenti licenziati………………….la giustizia è servita…
pino
Grave e imbarazzante. È così che lo stato perde il vero contrasto con le mafie. Liberiamoci della mafia e della mafia dell’antimafia. Quest’ultima esempio d’ipocrisia e corruzione.. è poi non c’è nessuno che vigila sulla gestione degli amministratori.. una pacchia per loro. Basta! !
vival’italia
e adesso controlliamo i consigli di amministrazione delle società sequestrate… e controlliamo le nomine ad amministratori figli di magistrati… 
Ma loro non ne sapevano niente…
Tutte persone di fiducia e competenti……..
e controlliamo gli incarichi affidati, non allo stesso avvocato, ma ad avvocati dello stesso studio e poi controlliamo gli scambi fra colleghi di studio….
Se Caltanissetta vuole, scoperchia la pentola e non si salva nessuno.
e poi, anzi, ora, avanti la Corte dei Conti !!!!!
sono pubblici amministratori e pubblici dipendenti che avrebbero fatto interessi propri a danno del pubblico..
toni
Basterebbe :
– un solo incarico ad amministratore
– nessun parente dei magistrati, avvocati e forze dell’ordine può lavorare in questi amministratori
nominati
– all’amministratore parcella fissa equa e non a percentuale sul valore del sequestro presunto (il valore dei patrimoni sono notevolmente gonfiati per aumentare la parcella)
Vi posso garantire che finirebbe il miele.
anonimo
Dobbiamo dare atto che non tutti hanno le mani in pasta e che tanti sono onesti lavoratori.
In Italia è diventata consuetudine che dove c’è movimento di denaro si lucra.
Inoltre dobbiamo anche sostenere che il problema sta nelle modalità del sequestro e del blocco delle attività, non nell’idea della legalità per il quale il pool antimafia si è fondato,non è giusto nel nome di Falcone e Borsellino che si sono battuti e morti per liberare la nostra terra dal cancro della mafia.
Questo è il punto, il Giudice in questione, gli Amministratori giudiziari e coadiutori hanno perso di vista l’ideale dei due Giudici ammazzati.
Il loro supremo e in giudicabile potere, che per anni ha sconvolto famiglie di onesti operai e dipendenti, legati alle aziende sotto sequestro preventivo, che sono stati licenziati, a loro di per giusta causa, dato che la loro unica pena era quella di aver fatto bene fino a quel momento il proprio lavoro ed essere entrato nelle “Grazie” degli Amministratori legittimi, garantendosi lo stipendio per sopravvivere loro e le loro famiglie.
Ex Amministratori esclusi e derubati delle loro aziende senza che una sentenza, una perizia abbia mai confermato la concussione mafiosa degli stessi.
Tutto questo ha dell’invero simile, siamo l’unico stato dove (in questi casi) l’indiziato deve difendersi
senza che ci sia delle prove, di solito alle prove devi replicare e discolparti.
L’autorità degli Amministratori Giudiziari e dei loro Coadiutori che escludono dalle attività tutti i
dipendenti e coloro che con capacità mandano avanti le aziende, non è un caso che la quasi totalità delle aziende sotto controllo falliscono. Compensi allucinanti ed ex lavoratori legati alle briciole del
compenso della “disoccupazione” con la prospettiva del Nulla (in questi anni chi ha un lavoro è fortunato).
Hanno avuto la capacità, con la loro autorità o abuso di ufficio, di escludere e/o sequestrare le aziende che con grande capacità commerciale restavano in “Piazza” e che per essere con loro in competizione dovevano essere eliminate.
Questa è mafia, il loro non sapere amministrare(arricchendosi) e coordinare il lavoro, con nuovi collaboratori con dubbie capacità e altre tante dubbie assunzioni( parenti, amici e amici degli amici) hanno rovinato l’economia Palermitana e il sacrificio dei martiri della Mafia.
Oggi forse si farà chiarezza nel nome della vera LEGALITA’.
Viva la giustizia.
Nicola Costanzo
Ringrazio per quanto avete riportato, ma chi vi parla, conosce perfettamente quanto avviene all’interno delle imprese sottoposte a sequestro/confisca in quanto dipendente di una di esse, in qualità di direttore tecnico ed RSPP…
Sono passati più di cinque anni dal provvedimento giudiziario, e come si dice… “acqua sotto i ponti ne è passata tanta” ma di concreto, per il proseguo dell’attività, poco si è fatto o nulla…
In particolare, sono proprio gli uomini come il sottoscritto che, non volendosi piegare al sistema, hanno permesso, ad una impresa come la nostra, di continuare finora ad esistere.
Permettetemi, di scagliare una freccia a favore dell’attuale amministratore, che proprio con le vicende di cui stiamo discutendo, ha certamente poco a che fare…; lealtà, correttezza morale e professionalità, sono stati i requisiti, posti a basamento, per la gestione di una società come la nostra ( leader fino a qualche tempo fa nelle infrastrutture), tentando di operare tra mille difficoltà, cercando sempre, il sostegno dei propri collaboratori, per adempiere in modo corretto, all’incarico ricevuto; ma non solo, esponendosi in prima persona e denunciando quando necessario, fatti e soggetti, che, in più di una circostanza, sono stati portate all’attenzione, di questo quotidiano…
Analoga situazione non posso certo esprimerla, per chi l’ha preceduto o per quanti sono stati nominati a gestire le altre società, legate a questa, nei provvedimenti preventivi!
Non si tratta quindi di una falla nella “mansione” correttamente prevista dalla normativa, anche se,
opportune limitazioni (come possiamo ben leggere anche dai commenti di cui sopra) vanno certamente applicate, ma, degli uomini scelti, di quanti cioè non possiedono quell’alto senso di responsabilità e di dovere civico, a cui di contro, dovrebbero propriamente ispirarsi, nel portare avanti, l’incarichi ricevuti…
Ma questi, alla fin fine, sono “uomini”, e subiscono come tutti – quelle influenze esterne da cui vengono “condizionati”, dopotutto, sono proprio le scelte che operano nello svolgere il proprio incarico (vedasi, rapporti con i soci interdetti, problematiche nella gestione, assunzioni o incarichi per consulenze esterne, che determinano i valori di giudizio sul proprio operato, anche quando questo, viene svolto in maniera diligente), che influenzano, in maniera positiva o negativa, l’eventuale possibilità di prosecuzione all’interno di questo “circoscritto” ambiente per pochi eletti, che da modo, inoltre – per l’indiscutibile prestigio che lo stesso incarico rappresenta – di beneficiarne implicitamente di riflesso, nell’ambito professionale d’appartenenza…
Come diceva un libro di Robert Hopcke, “ Nulla succede per caso “ e qui purtroppo è la stessa cosa…
achille
Falcone e – Borsellino si staranno rigirando dentro le tombe .
anonimo
Avevamo qualche perplessità su questa donna magistrato, anche per un episodio che ci lasciò amareggiati. Ora pare arrivata forse anche la conferma del suo “modus operandi”! Perchè non la sospendono intanto subito, per poi cacciarla via, come in tanti ormai cominciano a ritenere? Pare davvero intaccata la magistratura italiana da un grosso neo! E tu signor R. Cantone, dove sei stato? Forse non sapevi e non vedevi? Sorgono davvero dubbi seri!! Tutto un magna magna legale…
Siciliano75
Wuauuu il cerchio vedo si allarga. Forse la volta buona. Grande Caltanissetta tanti Siciliani onesti
vittime di questa Antimafia sporca hanno e stanno soffrendo. Sì perché i sequestri facili senza prove
erano ‘Sprero erano’ all ordine del giorno.
Andreuccio
Scusami potresti fare qualche esempio di qualche sequestro facile?
non mi sembra che i nomi altisonanti con altisonanti patrimoni fossero in qualche modo stati sequestrati senza prove certe sulla gestione degli incarichi siamo d’accordo ma non credo che venga messa in assoluta discussione i sequestri effettuati… anzi la saguto è stato uno dei giudici che più ha combattuto la mafia in merito ai sequestri, poi adesso vedremo come andrà l’indagine riguardante l’effettiva spartizione nel “circoletto” di questi incarichi…
Andreuccio
E tu potresti fare qualche esempio dove dimostrano che i sequestri sono stati fatti con prove certe? Mi auguro che entreranno anche nelle indagini le migliaia di sequestri effettuati a persone non risultate mafiose (assolte con sentenza definitiva dalla cassazione) che gli hanno sequestrato e poi confiscato un bene oppure gli è stato restituito dopo che gli amministratori giudiziari con i loro consulenti se la sono mangiata.
anonimo
caro andreuccio ti posso assicurare che tanti nomi che non sono altisonanti e tanti che sono altisonanti hanno subito sequestrati senza prove certe, poi se tu conosci tutte le carte dei processi bravissimo
andrea
basandomi sui dati riportati sui giornali, e purtroppo solo su quelli posso sbilanciarmi non conoscendo altre informazioni mi sembra che questi patrimoni fossero stati per molto tempo “sotto controllo” prima che venisse richiesto il sequestro, e se quello è riportato sui giornali è vero, l’ammontare del patrimonio sembra scollegato o meglio incompatibile con le attività esercitate… poi bhu… io mi baso sui quello che riportano i giornali quindi lascio il tempo che trovano, ma basta avere un po di tempo per cercare anche su livesicilia sequestri mafia e insomma… si capisce che non mi sembra siano stati colpiti innnocenti…, ma attenzione è un mio pensiero magari sbagliato
andrea
in effetti mi tocca correggermi ho trovato un bellissimo articolo riguardante la vicenda ponte, effettivamente loro sembrano essere stati assolutamente vittime del sistema, per il resto non vedo cosa ci sia di sbagliato nei sequestri.. tranne l assoluta gestione affidata agli stessi amministratori, cosa gravissima
mara
Più si gonfia l’inchiesta più si sgonfierá come un pallone troppo gonfio
mara
Vedrete, su virga si dirà che il csm é un organo collegiale e che i reati commessi dai suoi membri é competente la corte costituzionale
Per il resto vedrete che la sig.ra si dimetterà anticipatamente dalla magistratura e pagherà solo qualche amministratore giudiziario… PURTROPPO
Siciliano75
Pensare che questi personaggi sono stati auditi in Commissione dalla Rosy Bindi nel caso Italgas con il petto i fiori e sicuri di se!!!!!!
Fabrizio
La logica ci anticipa che, sempre che tutto non venga sepolto, potremmo arrivare a scoprire lo sconcertante e terribile scenario che molti imprenditori sono stati perseguiti per concorso esterno o roba simile con il fine ultimo di aggredire i loro patrimoni.
Siamo solo all’inizio e temo però che poi non si andrà molto oltre.
Giuseppe
Vabbè che viviamo in una società talmente criminale e ipocrita che tutto è possibile, ma questo non
voglio crederlo. Credo che invece si sia caduti nella solita patologia di essere puri e inattaccabili e
quindi di poter credere di fare di tutto. In buona fede, s’intende, perchè se uno è puro, antimafioso,
legale per definizione, allora può fare di tutto, anche quello che, se fatto da altri, è criminale e mafioso
 Andreuccio
non c’entra nulla… l articolo parla di AFFIDAMENTO degli incarichi state pur certi che i sequestri non erano senza motivazione… basta leggersi articoli ed atti, ci sono dei chiare motivazioni, parentele etc… smettiamola per favore
Fabrizio
Sentenze ultime di proscioglimento tra Cassazione e Corte Europea ne stanno arrivando parecchie mentre i patrimoni ormai sono irrecuperabili e/o distrutti da questi avvoltoi.
Sandokan
Hai centrato l’obiettivo, condivido pienamente
Giuseppe
certo che siamo in buone mani, non c’è che dire….dovrebbero perseguire i crimini e assicurare la
giustizia e invece ecco cosa si scopre…
Certo il dubbio è sovrano e le responsabilità devono essere accertate nel processo, ma a vedere la
trasmissione delle Iene di qualche tempo fa non capisco che dubbi possano esserci…
tiziano
Pure per gli studi universitari del figlio!! È MORTIFICANTE!!
ballacoilupi
Il quadro che appare è squallido e mortificante.
Molti giovani sono costretti ad andare all’estero dove è diffusa la meritocrazia al contrario dell’Italia
dove è diffusa l’auto-referenzialità, il nepotismo,la selezione delle persone in maniera clientelare
ecc..
giuseppe sammartino
La parentopoli si annida anche nella magistratura e coinvolge esponenti di elevato rango giudiziario da fare presagire un terremoto tra i più sconvolgenti di questa Repubblica del familismo sempre più becero e truffaldino da far rimpiangere la prima Repubblica.
Oltre a porre dei rigidi paletti nell’assunzione alle più alte cariche dello Stato, c’è urgente necessità
che nell’ambito della dirigenza pubblica ci sia la rotazione e la mobilità per un massimo di cinque anni nello stesso posto e nella stessa carica.
Il falso mito che si perde la memoria e la continuità nelle inchieste giudiziarie non può consentire,
finché non ci sono i controlli opportuni e un organo di garanzia neutrale e integerrimo che tuteli
l’efficienza e il rispetto delle leggi, che dei disonesti o dei famelici depredatori delle casse dello
Stato per fini parentali o strettamente personali si arricchiscano sempre di più a danno della povera
gente e soprattutto dei giovani più preparati costretti ad allontanarsi da questa “bruttissima” Sicilia
che è tale per colpa esclusiva di un potere tollerante con i forti e debole con i poveri.Giuseppe
bendico’
Che schifo!!! E questa è la legalita. …
ares02
Manca ancora qualche nome eccellente! Voglio sperare che si vada a fondo in questa vergognosa vicenda che ha danneggiato centinaia di cittadini che nulla hanno avuto o hanno a che fare con la mafia e che da 20 anni, inascoltati, denunciano il malaffare dei cosiddetti amm. giudiziari. Mi riferisco, nella fattispecie ai costruttori di complessi residenziali.
anonimo
Non finisce qui sembra come la corrida……(complimenti)
E siamo a niente. Amministratori tutti e coaudiatori la giusta giustizia sta arrivando finalmente anche per voi iniziate a preparare tutte le fatture dei beni materiali e personali che vi siete rubati in tutte le aziende da voi gestite,i conti di tutte le fatture della merce che vi siete venduta (milioni) e non avete mai pagato, niente senza mai dare spiegazioni tanto eravate tutti soci, la cara dottoressa tutte queste cose non li sapeva? Da buona madre di famiglia non aveva pietà di tutti i padri di famiglia licenziati dai suoi soci senza nessuna causa e non potevano più fare la spesa.
GIUSTIZIA STIAMO ARRIVANO 
Salvo
Ma ormai buona parte della magistratura è implicata, fra consulenze, nomine e quant’altro, in questo
governo che non cessa far parlare di se. Questa è la gente che dovrebbe poi sentenziare nel giudicare gli altri! Speriamo che un po’ di pulizia venga fatta e che la giustizia (quella terrena intendo) arrivi.
Paolo
Spiegatemi la differenza tra mafia ed antimafia….i soldi passano da una mano all’altra non certo alla
povera gente, in compenso lo stato italiano non ne ha mai per fare le riforme per migliorare le
condizioni di noi cittadini!! Anzi ci mette pure le mani in tasca per rastrellare il più’ possibile.
ballacoilupi
Per non cadere in tentazioni i sequestri vanno fatti con le prove e gli iter per la confisca sarebbero
brevi.
Per un controllo preventivo di un azienda non serve il sequestro con il conseguente invio di tuttologi ma basterebbero i controlli delle normali istituzioni preposte.
fabio
il grande FAVA e la dolce ROSI BINDI cosa dicono. chiederanno consigli a crocetta o a montante o a libera. VERGOGNA DOVETE SPARIRE DALLA SCENA POLITICA.
lella 
Grande Caruso onore ad un uomo di valore la Bindi e fava chiedano scusa al grande uomo Caruso
la libera procura di Caltanissetta indaghi sulle dichiarazioni della Bindi potrebbero riscontrare un favore
Peppe
Certo Mara si potrebbe sgonfiare ma come dice anche pino.maniaci, sono capaci di sotterrare anche
l’evidenza.
Domanda
Come riportano le cronache è legale che il.magistrato di chiude il procedimento, virga, e poi il.figlio
viene nominato amministratore?
Se per lei è normale bene per altri sarebbe corruzione come dice pino maniaci.
Loro sono magistrati viaggiano.sopra la.legge.?
Io penso che se non vuole delegittimarsi definitivamente la.magistratura la parte buona deve applicare la legge come fanno ai cittadini comuni.
mara
Tranne i casi eclatanti e palesi tutti i parenti dei giudici lavorano con i tribunali e continuerà così.
Come ho detto in altri articoli agli avvocati senza padri illustri gli affidano gli ovili da amministrare
ai figli dei giudici i colleghi di papà liquidano parcelle d’ oro
Caronte
Questa è una piaga purulenta, gravissima ancor più perchè si tratta di magistrati!!!!!
Mi chiedo, custodia cautelare non ne è prevista per questi casi?
In ogni caso, un plauso e profonda gratitudine alla Procura di Caltanissetta per il coraggio e per dare una grande segnale di speranza ai siciliani onesti, che lavorando fanno campare anche quei magistrati che disonorano la categoria, con stipendi d’oro ma che evidentemente non li soddisfano….
ulisse
I paladini della legalità’ niente dicono?
lella
Questo casino si può risolvere in un attimo costituire un gruppo di gestione formato da finanzieri esperti
Francesco
Pensate per un momento!
Siete uncomnercialista avete come parente o amica la d.ssa Saguto!!
Vi ritrovate ad essere a capo di un azienda di milioni di euro di fatturato!
Vi assegnate u a parcella dinila e mila euro aannue. ..avete rapporti con fornitori che potreste gestire in un certo modo. …potete gestire la contabilità in un certo modo…ma non vi sembra di avere vinto un gratta e vinci milionario?
sergiofrasca
Occorre e subito in via cautelare bloccare I patrimoni di tutti I coinvolti almeno da recuperre I’ll mal
tolto 
Pietro
Finalmente si scopre quello che di e sempre pensato.
Altro che giustizia antimafia 
Spero che qualcuno paghi
amleto
L’unico potere che in Italia avrebbe potuto ristabilire la legalità sarebbe stato la Magistratura, ossia
anche, il terzo potere dello Stato. Sugli altri due, non ci conto affatto, alla luce dei fatti….
Talvolta penso che l’anarchia non sarebbe male dopo aver provato una democrazia costituzionale che suo malgrado, non è stata di garanzia nei confronti del popolo presumibilmente sovrano….
cicciomusacara
lupo non mangia lupo,,,,tutto a mare finirà
melogramo
Da chi deve guardarsi il povero cittadino che per trovare lavoro deve andare fuori,dai politici,dai
mafiosi,dai magistrati? Dal passacarte che esercita un millesimo di potere e crede in quel momento di essere un dio.Purtroppo chi ha il potere si adegua al proprio tornaconto,non meravigliamoci quindi se un giorno un disoccupato farà una fesseria contro queste persone,se la stanno proprio cercando,non c’è limite all’indegnità di queste “piccole”persone che esercitano poteri superiori a quelli di un onnipotente.
Max
Io penso che prima di puntare il dito contro certe persone, la procura e gli inquirenti siano in possesso di prove certe. Parliamo di Magistrati che sicuramente conoscono bene il penale e la procedura penale e che sanno come difendersi. Adesso invece serve non lasciare soli i Magistrati nisseni ai quali va tutta la mia stima.
Fra
Inizio a sperare in una svolta epocale;a credere che esista un po’ di giustizia in questa terra
martoriata da chiunque possa esercitare un minimo di autorità . È’ ora di alzare la testa,non accade dai Vespri purtroppo .
Luisa
Hanno rovinato centinaia di imprenditori, titolari di aziende attività, mettendo persone amici e parenti nelle casse di ristoranti bar dandogli lauti stipendie usando il conto corrente di queste persone come Bancomat, dopo che azzerano il conto corrente gli mettono i sigilli
Toroseduto
Insomma un’associazione
STEVE
Diciamolo che tutto questo nasce da conoscenze che vanno nel tempo, tipo compagni di liceo, familiari che sono in amicizia. circoli, associazioni, etc…. e quando si ricoprono certe cariche ognuno chiama i suoi amici, questo è innegabile! Mentre i ragazzi che si laureano e che oggi sono dei validi avvocati in questo campo non trovano inserimento perchè i papà non sono conosciuti, magari qualcuno faceva il pasticciere, ma non è nè avvocato o notaio! Questa è la vita!

P.s.: quanti non concordi con la pubblicazione riportata sopra a loro nome, sono pregati d’inviare richiesta a nicolacostanzo67@gmail.com per la sua celere rimozione, grazie.    

Sette domande alle istituzioni "competenti"…

Venerdì 10 ottobre 2014, ho letto un  articolo pubblicato su Live Sicilia Catania, a nome dell’associazione Addio Pizzo, nel quale, venivano rivolte sette domande alle Istituzioni???
Il brano, faceva riferimento ad una società la IN.CO.TER. S.P.A. ( la stessa che pochi mesi fa, si è scoperto – vedasi l’art. pubblicato dal quotidiano La Repubblica in data 27.05 u.s. a firma di Natale Bruno – essere stata truffata per circa €. 5/600.000,00 e alla quale ancora oggi – pur essendo stata emessa una condanna – nessun euro le è stato restituito…), un’impresa sottoposta da più di tre anni a confisca e sulla quale, venivano richieste informazioni su possibili crediti ancora vantati dalla stessa – per lavori e forniture svolti verso terzi – per centinaia di migliaia di euro…

Agli importi di cui sopra, andrebbero inoltre conteggiati, tutte quelle somme che sono ancora sospese a causa di procedimenti legali e che rappresenterebbero, nei casi in cui queste venissero definitivamente corrisposte, una consistente parte, tale da permettere la stessa di rientrare dal piano di liquidazione…
E’ veramente assurdo, assistere a come la giustizia nel nostro paese, permetta a certe imprese (creditrici di milioni di euro) di fallire e ad altre, loro debitrici, di continuare ad operare indisturbate…
Mi chiedo, ma in quale democrazia viviamo…, quella nella quale chi ruba, frode, truffa, va avanti… e chi invece sotto la “tutela” dello stato, muore, annega… e con essa, affogano anche i propri onesti dipendenti???
A cosa è servito (a questi dipendenti) aver dimostrato in questi anni, non soltanto quelle proprie capacità personali e professionali (verrebbe volgarmente da dire in catanese…” cia ponnu s….i”) ma soprattutto, aver mostrato quella alta considerazione per una società, che, tra alti e bassi, ha saputo assicurare il posto di lavoro, permettendo inoltre, ad alcuni di essi, di esprimere in modo autonomo, quelle proposte operative, che, con il tempo… si sono rilevate non solo fondamentali per il proseguo dell’attività aziendale… ma hanno permesso di giungere nel frattempo, alla individuazione d’illeciti, che nel corso di questi cinque anni… ( dal sequestro all’attuale confisca… ) sono stati commessi…
L’aver inoltre permesso (in questi anni di confisca) a coloro che detenevano incarichi di responsabilità, di manifestare in maniera autonoma le proprie idee – ovviamente sotto il diretto controllo dell’attuale Amministratore – ha permesso ad egli (e di conseguenza alla società che rappresenta), di ricevere anticipatamente quegli accorgimenti e quelle correzioni da adottarsi, che, con il tempo, hanno dimostrato rilevarsi utili, per indirizzare l’amministrazione verso quelle corrette decisioni…
In questi anni ho potuto ascoltare molti dipendenti d’imprese confiscate lamentarsi, sono gli stessi che chiedono maggiori garanzie alle istituzioni e nel rivolgersi a quelle associazioni di categoria o di legalità, richiedono, il più delle volte, interventi volti a garantire il proprio posto di lavoro…
Ma quanti tra questi dipendenti, hanno mai avuto in precedenza il coraggio di proporsi ai loro datori di lavoro, di suggerire, consigliare, oppure, quando è giunto il provvedimento giudiziario, quanti tra loro si sono offerti di combattere per la loro società, si sono barricati, battuti ad oltranza, difendendo innanzitutto propri diritti: nessuno!!!
E’ quanti tra essi, successivamente, intervenuto cioè il provvedimento giudiziario, hanno cercato di collaborare con l’amministrazione giudiziaria, si sono presentati a denunciare qualche circostanza di cui erano a conoscenza…, sempre nessuno…, già, ancora nessuno tra loro si è fatto avanti…
Però, tutti pretendono, ma nessuno muove mai un dito… aspettano che siano sempre gli altri a farlo… vorrebbero garantiti solo ed esclusivamente i propri diritti, ma dei doveri nessuno ne parla!!!
La verità è che sono pochissime in Sicilia quelle società – che possiedono dei titolari, che permettano al proprio interno, ad alcuni dipendenti “non familiari”, di poter esprimersi liberamente o soprattutto di manifestare concretamente le proprie idee…
Il più delle volte, questa cosiddetta autonomia, viene “soffocata” in virtù di quel timore reverenziale… o da quell’essere prettamente vili… circostanza plausibile… dal momento che da sempre quest’azione accompagna l’essere umano nel corso della propria esistenza…
Su quanto appena detto, debbo però dare un merito a questa società (ed anche ai suoi ex titolari), che hanno negli anni, saputo premiare alcune proprie risorse umane, quelle che nel tempo, hanno saputo dimostrare, di possedere una necessaria indipendenza morale, che non necessitava dei soliti atteggiamenti “servizievoli” per primeggiare…
Le stesse qualità che successivamente, sono state messe a disposizione – almeno quando richieste – dall’amministrazione giudiziaria subentrata, che ha potuto così godere, di quegli stessi individui, che si erano mostrati d’essere totalmente autonomi, autorevoli e indipendenti, in più di una circostanza…
Riprendendo da dove avevo iniziato…  abbiamo avuto modo, dopo quasi un anno, di poter costatare come alla fine… aver chiesto…  non sia servito a nulla!!!
Io sono infatti dell’idea, che bisogna pretendere delle risposte dalle istituzioni, quando per queste, si sia fatto innanzitutto il proprio dovere!!!
Perché,. soltanto in queste determinate circostanze, le istituzioni, sono (uso un termine forte…) “costrette” a rispondere…; forse non a quei soggetti che per primi ne avevano fatto richiesta, ma certamente a coloro che per gerarchia, ne sono direttamente superiori…; dopotutto, per consuetudine…, è sempre meglio che certe informazioni, non vengano portate a conoscenza dell’opinione pubblica…, non si sa mai cosa può accadere…
Vorrei concludere dicendo… a buon intenditor poche parole…, ma a me piace utilizzare un’altro proverbio, uno in latino che dice: Verba volant, scripta manent!

Le imprese confiscate sono come barche che affondando…

Quante imprese sono state confiscate nel ns. territorio?
Una lista lunghissima…
Ma quante oggi di quelle imprese stanno operando… pochissime!!!
Sembra di assistere ad uno scempio, centinaia di società, migliaia di dipendenti ed altrettante famiglie…
Sono tutte barche che affondano… tra il sangue di quei poveri dipendenti!!!
La cosa assurda, permettetemi lo spiacevole paragone,  è che queste barche sono similari a quelle dei poveri immigrati…
Quelle barche però, se pur presentano inizialmente condizioni strutturali terribili ed instabilità tendente alla precarietà, conservano di contro, alcuni minimi vantaggi: per esempio l’aver a bordo un pilota – certamente un individuo criminale appartenente a quel gruppo infame dei cosiddetti scafisti – ma che riesce a condurre la barca sin dalla sua partenza, fino all’arrivo…

Possiamo individuare in ciò una vera e propria coerenza: vi è una partenza, un percorso, una fine… e soprattutto nei casi di estrema difficoltà, si può sempre richiedere l’intervento immediato dei soccorsi, garantiti questi dalle nostre pattuglie, guardia costiera ed esercito…
Certo a volte le condizione del tempo non permettono di procedere con i recuperi, e sono troppe le volte in cui, purtroppo, contiamo i numeri delle vittime, cifre divenute ormai immense!!!
Le nostre imprese – ecco qui il paragone – sono come quelle barche, prendono acqua da tutti i fori, ma soprattutto con l’intervento della confisca, ora sono senza alcun comandante, è dire che il timone è ancora lì, ma l’arrivo del nominato “schettino”, non produce alcun cambiamento, nessuna direzione, la barca è sballottata dal vento e dalle onde…
Inoltre, un’orda di pirati tenta d’assalirla quella nave: c’è chi urla chiedendo pretese infondate, chi richiede dei beni non suoi, chi vorrebbe continuare a rubare, chi pretende d’impadronirsi di quanto ancora rimasto, chi manifesta offerte per comprarne degli oggetti ed infine c’è chi, tenta d’aggrapparsi, solo per potersi fare trasportare…
La cosa peggiore è che in questi anni, alcuni, erano stati addirittura invitati a salire…
Ora “casualmente” in maniera fugace, si sono dileguati, hanno difatti preferito buttarsi a mare, sottraendo per se, quelle poche scialuppe rimaste, ed alcuni tra essi, ultimi “falsi intrepidi”, si sono appropriati anche di quei residui salvagenti, minimi espedienti di salvataggio, ma che hanno permesso loro comunque, di sopravvivere e proseguire indisturbati la propria professione…
Viceversa, qualcuno su quella barca vi è rimasto, contrariamente a tutti gli altri, ha tentato, per quanto possibile, di salvarla…
Ha chiuso le falle, provato a far ripartire quel motore andato, corretto l’inclinazione, si è quotidianamente inventato isolite strategie e inaspettate soluzioni, ha sperato fino alla fine… che qualcuno, sarebbe giunto ad assisterlo.
Si, grazie a quei soccorsi, si sarebbe riusciti a trasportarle quelle barche in riva…
Ma, ahimè… ad aiutare queste imprese non verrà nessuno…
Già, tutti i soccorritori sono rimasti a terra…
Gridano, urlano a gran voce, dichiarano che è giunto il momento d’agire, di dare avvio a quelle necessarie azione di sostegno, contrasto, rilancio, vere fonti di giustezza…
Sono lì… tutti in fila, ad incitare come sempre gli altri a compiere quelle loro le azioni…
Salgono e scendono a turno da quel palchetto d’onore improvvisato…, tentano come sempre dopotutto, di dare consigli e suggerimenti, ognuno di essi (immeritevolmente lì…) vorrebbero trasformare se stesso in eroe, paladino coraggioso, fresco mecenate… e nello scambiarsi di posizione con gli altri, non fa altro che promuovere soltanto se stesso…  
Sono eguali a quelle già sentite…, tutte belle parole, ma nel contempo… la barca continua ad affondare e qui purtroppo non si vede nessuno!!!

Quale futuro per questa terra…

Le mafie sono un problema internazionale e bisogna sottolinearlo con forza…
Da sempre Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, tenta di evidenziarne i rischi, grazie al lavoro messo in atto presso il Parlamento Europeo, perché ormai, risulta evidente quanto sia necessaria una modifica legislativa sulla confisca dei beni, anche a livello comunitario.

Ora se da un lato s’avverte la speranza di un futuro migliore, di un rinnovamento nelle coscienze, dall’altro il cambiamento impone a tutti, coraggio, unione e soprattutto una nuova educazione che esprima rispetto delle regole civili, responsabilità e legalità…
Il percorso è lungo e non basteranno i soliti dibattiti e convegni, le solite testimonianze dei familiari delle vittime, come non è fondamentale incontrare i nostri politici e forse neanche noi, semplici cittadini…
Non serve incoraggiare con pranzi, concerti, spettacoli nelle piazze delle città come non è fondamentale promuovere nelle scuole quei principi di legalità, se poi, quegli stessi adolescenti tornando a casa, s’immergono in problemi familiari ben più gravi, come, trovare il padre senza un lavoro, oppure scoprire che la madre non sa cosa dover cucinare avendo il frigo vuoto o dove ancore, i fratelli, dopo essersi sbattuti per tutta la giornata, racimolare “a nero” solo pochi euro che non bastono neppure per pagarsi le sigarette…
Ed allora… cosa dobbiamo dire a quei ragazzi… quando si rendono conto da soli… che non vi è alcun futuro in questa nostra terra!!!
Di cosa vogliamo discutere, quindi????
Già, cosa può importare a quei ragazzi che in Sicilia, nella loro terra c’è la mafia ed i loro mafiosi…
Cosa può loro interessare, quando vedono che, proprio i figli di quei cosiddetti mafiosi, stanno bene… vivono nel lusso… perché a loro non manca niente…, ed allora, come si suole modificare queste certamente “povere”… coscienze???
Per favore, le parole sono belle e forse lo sono anche gli intenti, ma sono e restano solo e soltanto belle iniziative, perché, se alla fine non si cambia in maniera “decisa” quanto colluso con questo sistema, non cambierà mai nulla!!!
Non basteranno cento, mille, diecimila arresti, non serviranno condanne, sequestri e confische… non saranno mai sufficienti… perché, per ognuno di loro… c’è ne sarà sempre un’altro pronto a sostituirlo!!!
Sì… faranno a gara per prenderne il posto, anzi non aspettano altro, acquisiranno finalmente quel potere a cui da sempre aspiravano, comandare, diventare protagonisti, possedere quanto più possono prendere, per se e per i propri cari!!!
La verità è che questo sistema fa comodo a tutti in particolare proprio alle istituzioni ed alle forze politiche, che proprio attraverso quegli appoggi, hanno da sempre trovato il consenso elettorale necessario tanto ricercato…
Perché se alla fine, non si modifica definitivamente questo modo di fare politica, se non si realizzano non soltanto quelle necessarie leggi ferree contro chi delinque, ma soprattutto, non si concretizzano quelle indispensabili politiche sociali… tutto il resto alla fine risulta inutile, serve soltanto a “mantenere” quel casermone della “giustizia”, fatto di commissioni, associazioni, presidenti, consiglieri, giudici, sostituti procuratori, amministratori, assistenti, segretari, portantini, ufficiali, militari e quant’altro possa soltanto servire a dimostrare all’opinione pubblica che si sta operando… si peccato che questa rappresenti, solo e soltanto, una lotta “impalpabile”, sempre parziale e mai definitiva…
Perché, fintanto saranno questi gli uomini che dovranno contrastarla, se sono gli stessi uomini con cui la mafia a portato avanti trattative… e quant’altro, allora, come possiamo mai sperare che in tempi celeri, si potrà giungere a quella ricercata speranza di cambiamento, tanta desiderata da questi, sempre più rari, siciliani onesti???

Accompagnare… una società in liquidazione.

Ci sono vari motivi per cui una società viene accompagnata alla liquidazione, in particolare l’Art. 2484 c.c. stabilisce che le società per azioni, in accomandita ed a responsabilità limitata si sciolgono per le seguenti cause:
  • decorso del termine
  • conseguimento dell’oggetto sociale o sopravvenuta impossibilità di conseguirlo, salvo che l’assemblea, appositamente convocata senza indugio, non deliberi le opportune modifiche statutarie;
  • impossibilità di funzionamento o continuata inattività dell’assemblea
  • riduzione del capitale al di sotto del minimo legale se non si è provveduto alla sua reintegrazione;
  • nelle ipotesi previste dagli artt. 2437 quater e 2473 c.c.;
  • deliberazione dell’assemblea;
  • altre cause previste dall’atto costitutivo.

Esistono varie modalità perché si possa giungere in maniera più o meno celere alla liquidazione di una azienda, provocando così in tempi indefiniti ed a seconda della gestione, la conclusione di una attività aziendale…
Uno dei primi obbiettivi adottati è la “svendita” di tutti i suoi beni strumentali, quindi il patrimonio immobiliare, quindi si punta ad una eventuale riscossione di tutti i crediti ed infine, al pagamento di parte di debiti, fino alla vera e propria estinzione dell’azienda…

Perché quanto sopra possa avvenire, deve esserci sempre il consenso dell’assemblea dei soci, i quali non sempre convergono sullo stesso obbiettivo, in particolare nei casi in cui, la società dovesse trovarsi sottoposta ad un provvedimento di confisca e quindi le motivazioni di cui sopra, dovrebbero – proprio per quel senso di garanzia – essere valutate dai cosiddetti amministratori giudiziari, in maniera “attenta e precisa“, senza dover condurre a frettolose decisioni che hanno il più delle volte, quale unico fine, quello “forse” di voler indirizzare le proprie decisioni soltanto verso una parte, a scapito dell’altra…
Anche perché come sappiamo, l’entrata in liquidazione, porta a tutta una serie di gravi complicazioni tra cui, innanzitutto la difficoltà a proseguire l’attività aziendale attraverso la ricerca di nuove commesse, la partecipazione ad appalti pubblici, la sospensione delle attività produttive e soprattutto nei casi in cui determina un valore negativo nel patrimonio netto, determina tutte una serie di conseguenze impugnabili, determinando per la società stessa, una situazione di piena vulnerabilità…
Sappiamo bene che è possibile rientrare dalla liquidazione, nel momento in cui vengono risolte le cause che l’avevano portata alla liquidazione stessa… è’ già capitato, anche se molto raramente…anche perché il più delle volte la liquidazione viene effettuata per evitare di giungere direttamente ad un fallimento o perché la liquidazione è motivo della mancata pluralità dei soci e comunque, nella sostanza…,  la messa in liquidazione rappresenta di fatto la pietra tombale… avviando nei fatti lo scioglimento della stessa.
La verità è che sarebbero ben altre le misure da adottarsi per il recupero aziendale e necessarie al proprio rilancio, a cominciare da quanto dovrebbero fare gli amministratori, perché sono loro che, prima di proporre un piano di liquidazione, dovrebbero innanzitutto analizzare tutti i crediti societari esistenti, valutare un loro possibile rientro e quindi a quel punto, predisporre un corretto piano per diminuire le perdite esistenti…
Le scelte da operare per risanare una società esistono il problema è sempre quello di metterle in pratica, cosa che purtroppo non sempre viene realizzata… anzi il più delle volte, invece di gestire correttamente quella difficile situazione, garantendo così in primiss i posti di lavoro dei dipendenti, vengono attuate tutta una serie di procedimenti “errati”… che non fanno altro, che scatenare delle conseguenze irreversibili, nelle quali, sono proprio questi ultimi – e cioè i dipendenti – a doverne subire per primi le conseguenze…
Certamente la scelta di porre in liquidazione la società può nascondere altri fini, chissà forse nuovi equilibri, oscuri suggerimenti…, tutte procedure che però di fatto, condizioneranno come sempre in maniera deplorevole, quanto avverrà sulla pelle di quei poveri ed onesti lavoratori!!!

Quali obblighi per gli Amministratori giudiziari…

Sarei curioso di conoscere se le comunicazioni previste nell’Art. 5 e precisamente ai comma 4 – 5 effettuate con modalità telematiche, secondo quanto previsto nelle specifiche tecniche stabilite dal decreto dirigenziale del responsabile per i sistemi informativi del Ministero della giustizia, vengano poi verificate da qualcuno che le riceve e mi riferisco in particolare ad alcuni obblighi che proprio questi “amministratori” dovrebbero comunicare e cioè:
1) la comunicazione nella quale si fa presente al responsabile dell’Albo, di tutte le nomine ricevute dall’autorità giudiziaria ovvero dall’Agenzia, al fine di consentire il monitoraggio statistico e soprattutto la rotazione degli incarichi.
2) l’eventuale esistenza o sopravvenienza di situazioni di incompatibilità per lo svolgimento dell’incarico;
3) la data di cessazione dell’incarico ed i motivi che hanno portato alle proprie dimissioni volontarie e soprattutto i compensi percepiti.
4) ma questo lo aggiungo io… i risultati realmente conseguiti per i lauti compensi ricevuti…
Perché se da un lato è vero che bisogna accelerare quel processo delicato, della modalità di passaggio dalla gestione mafiosa a quella dell’amministrazione giudiziaria è altrettanto vero, che il rischio a cui alla fine si assiste e che alla fine si è soltanto rovinato il bene ricevuto attraverso il sequestro o la confisca, ed è rappresentato proprio con il fallimento o la liquidazione dell’impresa e/o dallo stesso declassamento delle proprietà rimaste inutilizzate o utilizzate solo per fare cassa…, dando così l’impressione, che la lotta alla mafia costituisca soltanto un sostentamento personale di una ricchezza messa a disposizione proprio di questi uomini dello stato…
Ed è per questo che occorre quindi che il sistema normativo venga modificato e che si doti di quelle necessarie garanzie di controllo non solo di onestà, ma soprattutto di professionalità e lealtà,.a cui demandare quegli incarichi di amministratore dei beni sequestrati o confiscati. 
Non basta quindi aver istituito un albo nazionale degli amministratori giudiziari e degli amministratori dei beni confiscati alla criminalità, le garanzie dei soggetti da nominare debbono essere valutate e verificate da una centrale che ne verifichi il lavoro svolto nel corso delle precedenti esperienze, e se questi si sia dimostrati qualificati e soprattutto liberi da ingerenza esterne…
E’ necessario pertanto fare iscrivere in questo particolare albo, solo quei soggetti dotati di indiscusse qualità morali e professionali, verificate sulla base non di privilegi e raccomandazioni ricevute, ma da criteri omogenei ed uniformi, che garantiscano il soggetto in modo obbiettivo e professionale. 
Una esigenza non nuova, ma palesemente manifestata dall’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione dei Beni Confiscati alle mafie, precisamente nell’art. 38, comma 6, del decreto legislativo n. 159 del 2011, secondo cui, si tentava di assicurare attraverso criteri di trasparenza, la rotazione degli incarichi degli amministratori, la corrispondenza tra i profili professionali e i beni sequestrati, nonché la pubblicità dei compensi percepiti.
Purtroppo, come accade spesso nel ns. paese, il decreto interministeriale tra Interni e Giustizia non è stato emanato e la disposizione richiamata, prevedeva un meccanismo talmente macchinoso, che non permetteva in modo chiaro e semplice di capirne il corretto funzionamento; di qui l’esigenza di introdurre delle norme precise che hanno permesso almeno di dare regole certe.
Una situazione delicata se si tiene conto che in una riunione di qualche mese fa, la Commissione Antimafia ha chiesto espressamente al direttore dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati, di fornire alla commissione parlamentare l’elenco delle nomine di tutti gli amministratori giudiziari e dei loro coadiutori, i loro compensi e soprattutto una mappa dettagliata dei beni di cui oggi sono responsabili…
La lobby degli amministratori giudiziari infedeli vedrete avrà breve vita, ormai si sta per mettere il guinzaglio su un cerchio magico cui alcuni amministratori in questi decenni, hanno potuto godere e gestire, attraverso quei poteri forti, concessi loro direttamente dallo stesso palazzo di Giustizia…
Un sistema ben radicato… che oggi cerca di difendersi da quegli attacchi esterni che ormai tentano di far scardinare quel lubrificato sistema… 
Nessuno di loro ovviamente vuole rinunciare a cifre che per i soli compensi – realizzati questi nel giro di pochi anni – giungono a nove zeri e che certamente servono non soltanto a creare quel piccolo tesoretto vitalizio ma sicuramente anche, per rinsanguare quanti posti dietro e nell’ombra, ricevono sotto forma di regalie e di consulenze per i propri familiari…
Un “tributo” che rappresenta di fatto, lo stesso male che si tentava ( proprio attraverso questi soggetti ) di estirpare…  

Imprese in Sicilia tra sequestri e confische…

Purtroppo la nostra regione è fra tutte, quella che possiede più aziende confiscate…

Inoltre di queste, l’85-95% dopo esser passate da un sequestro preventivo, giungono ad una confisca parziale o definitiva e dove si perviene alla cessazione attraverso la liquidazione o il fallimento…
È ovvio che nella gestione di queste Società qualcosa però non funziona, a cominciare dalla sua Amministrazione, che proprio sotto il controllo pubblico, riceve le più dure sconfitte….
Ci si chiede allora… ma perché la gestione finanziaria delle aziende confiscate alla mafia non funziona, da cosa dipende, quali sono le difficoltà che incontra la Società e soprattutto perché queste finiscono in liquidazione o in fallimento? 
Io comunque una idea me la sono fatta…
Innanzitutto bisogna dividere i soggetti e cioè, da una lato abbiamo lo Stato, che interviene sequestrando o confiscando e dall’altro la Proprietà, che si vede sottratta, quanto aveva realizzato in tanti anni di sacrifici…

Questa situazione, nel caso in cui la confisca non interviene per il 100% delle quote societarie, crea ovviamente un muro insormontabile, infatti se da una parte abbiamo lo Stato che cerca di intervenire colpendo con durezza attraverso procedimenti giuridici, dall’altra c’è la restante parte minoritaria, che contrattacca, difendendo quanto reputa giustamente suo…

In tutta questa baraonda, chi ci va di mezzo sono certamente i dipendenti!!!
Infatti questi, pur essendo garantiti in quanto “privilegiati”, dall’altro lavorano in una completa condizione di stress psico-fisico.
Ci si ritrova ad operare in una condizione atipica, dove ogni iniziativa promossa, viene criticata e contestata, dalle parti, dove le decisioni a cui bisogna attenersi, non sono sostenute da scelte precise ma variabili a seconda delle circostanze e dove soprattutto chi possiede all’interno della società delle responsabilità oggettive,  non riceve alcuna assistenza e supporto, ma deve muoversi con estrema cautela, limitando il proprio raggio d’azione e demandando al proprio Amministratore, quanto di Sua competenza, al fine di garantire la propria personale correttezza ed equità.

Ma ciò che grava maggiormente è che in questa fase, degli stipendi maturati, nessuno se ne preoccupa…, e dove con il tempo, a causa delle lentezze burocratiche, questi, aumentano sempre di più…
Alla fine quindi, da una lato si diventa per lo Stato “osservati speciali” in quanto esistenti all’interno dell’impresa prima dell’intervento giudiziario, dall’altro nel continuare ad operare per la cosiddetta                        “Amministrazione Statale”, si viene visti, come collaborazionisti e traditori…

Malgrado ciò, soltanto il 2/3 per cento di queste imprese sopravvivono e migliorano, e ciò è originato dalla fondatezza che il successo di un’azienda è basato su particolari caratteristiche…

Innanzitutto dalle conoscenze personali, sia nel privato che nel pubblico, quindi da quelle capacità tecniche ed operative messe in mostra nel corso degli anni, dalla buona reputazione dei titolari, dalla promozione fatta dai clienti, dai fornitori e dal rapporto con le Banche ed Enti pubblici, ed infine anche da quanto riportato dagli stessi lavoratori e per finire dalle capacità proprie dell’Amministratore Unico…
I requisiti di cui sopra, al momento della confisca precipitano, in quanto l’Amministratore nominato dal Tribunale, non è quasi mai qualificato per operare in quello specifico settore al quale viene affidato, inoltre egli, non ha alcun particolare interesse di procacciare lavori per l’azienda, ne di ricercare commesse, ne di disturbare amici e/o clienti, sia perché non è nelle condizioni necessarie per potersi esporre, ed in quanto ciò, non rientra nelle proprie competenze…   

Egli deve amministrare e gestire il patrimonio e l’attività come il ” Buon padre di famiglia… “, ma alla fine (  ad esclusione di qualche rara eccezione, che riesce a svolgere il proprio compito in maniera onesta, imparziale, corretta ed equa), quanto sopra si riduce esclusivamente nell’unico interesse che è rappresentato dal proprio compenso e dalla salvaguardia personale, che gli possa permettere di continuare la propria professione grazie ad ulteriori incarichi!!!

Per far sì che l’impresa continui ad operare, questa deve essere “economicamente sana”, perché nella circostanza inversa, in cui presenta già gravi problemi finanziari e con un Amministratore nominato dal Tribunale, che giustamente non ha alcun interesse ( e sarebbe illegittimo chiederglielo…) di garantire personalmente…, ecco che se a questo si aggiunge il mancato sostegno creditizio delle Banche, l’epilogo è quello di accompagnare per mano, un malato al cimitero…
Di sicuro, per lo Stato ciò rappresenta una sconfitta, ed ancor più grave è che si continua ad alimentare l’opinione che  ( io l’ha ricordo ai tempi dei cosiddetti Cavalieri…), con la mafia si lavora e con lo Stato no!!!

Influisce sulle sorti dell’azienda anche la sua tipologia, certamente quelle che svolgono la propria attività attraverso contratti con terzi, sia per Enti pubblici che per privati, ecco che per queste diventa più difficile mantenerne il prosieguo, in quanto ad iniziare dei clienti, venendo a conoscenza della confisca ( invece di  sentirsi garantiti dalla Stato), si allontanano e preferiscono interrompere qualsivoglia rapporto…

Certo è un vero peccato che una azienda confiscata, non riesca ad avere continuità ed a produrre ricchezza, sostenendo così anche i lavoratori, che avrebbero visto garantito il proprio posto di lavoro…

Lo Stato comunque deve fare una scelta risoluta e cioè quella di decidere se le società potenzialmente  rilevanti, debbono continuare ad operare, garantendo così la continuazione aziendale ed il personale loro facente parte, oppure debbono chiudere!!!.
A queste società, perché possano superare le difficoltà di accesso al credito, debbono avere in maniera celere la possibilità di usufruire ad un fondo di garanzia, tale da permetterne l’utilizzo immediato,  garantito prima dalla Stato e successivamente dal patrimonio posto a confisca…
Bisogna blindare l’Amministratore nominato, sulla possibilità di utilizzo di questi crediti, che dovranno essere destinati soltanto per portare avanti le commesse ancora in essere, per il pagamento dei salari, per migliorare e mantenere la presenza sul mercato, continuando a beneficiare delle capacità professionali dei dipendenti ancora presenti. 

Certamente per fare ciò, l’Amministratore ( nominato dal Tribunale ) deve poter gestire la società con scelte e decisioni celeri, con procedure operative immediate, senza lungaggini, rinvii e inconcludenti perdite di tempo, dovute in particolari alle continue richieste fatte al giudice delegato, che nella funzione del proprio incarico e soprattutto per la consistente mole di lavoro, non sempre è disponibile…
Indugiare, attendere decisioni esterne da parte del Tribunale, salvaguardarsi cautelando la propria posizione, operare principalmente la scelta di non sbagliare, non fa altro che favorire e accelerare quella procedura di fallimento, che era proprio quanto dal principio, si voleva evitare…

La fine di un'impresa…

Lo Stato da un po’ di anni, ha deciso di confiscare le imprese ed in molti casi queste vengono affidate agli stessi lavoratori…, che costituiti in imprese sociali e/o in cooperative, tentano di recuperare attraverso il proprio lavoro, quella stessa società, dove per anni ne sono stati dipendenti…

La fruizione però dei beni confiscati, si scontra con la realtà, cioè con il mancato appoggio da parte di quegli Istituti bancari che, sia a causa della crisi internazionale, che non ricevendo quelle garanzie necessarie, ricevute in precedenza dagli ex datori di lavoro, non autorizzano alcun finanziamento ai nuovi soci…
La cosiddetta legge regionale n. 15/2008 rappresenta soltanto un’utopia, uno di quei meccanismi del tutto Italiani, che servono soltanto per sciacquarsi la bocca e che non troverà mai realtà nei fatti…, uno dei tanti provvedimenti pubblicizzati, che servono a farci conoscere il sorriso a 32 denti del politico o magistrato di turno… 

Infatti una cosa è la teoria…un’altra la pratica…, ed intanto le imprese non sopravvivendo e non riuscendo ad investire chiudono e vanno in liquidazione…, che poi è quasi sempre quello che i giudici preferiscono  soprattutto quelli della sezione fallimentare…, ( chissà, se forse non rappresenti proprio quel senso di vita interiore… ).

C’è sempre la convinzione che le imprese poste sotto sequestro e/o a confisca, rappresentino in capacità e  produttività una realtà si… ma di 2 livello, come se i meriti fossero stati soltanto caratterizzati da quegli  elementi negativi, avuti attraverso privilegi, raccomandazioni, intimidazioni ed azioni illegali…, ma si vuole polarizzare l’attenzione soltanto su quegli elementi negativi ( sempre da dimostrare ) dimenticando tutti coloro che in maniera operosa, attraverso proprie capacità individuali e di gruppo e con grandi sacrifici anche personali, riescono a portare a conclusione e con merito quelle iniziative pubbliche e private, la gestione tecnica ed economica operativa della società, senza farsi condizionare dal contesto critico a cui la società è stata sottoposta…
Ci si dimentica inoltre, che in situazioni analoghe, lo Stato dopo aver disposto l’impresa ad amministrazione controllata, a seguito di procedimento d’opposizione in appello e/o cassazione, ha dovuto restituire le quote societarie agli ex proprietari, dove nel contempo le imprese concorrenti, tentavano in vari modi di estraniare l’impresa posta a sequestro, per voler riuscire a toglierle quegli appalti già aggiudicati ( per milioni di euro… che in questo periodo di totale crisi fanno gola a tutti… ), ma soprattutto utilizzando quelle conoscenze e quelle manovre politico-giuridico ed economico, per lo più sotterranee, per distruggere definitivamente l’impresa concorrente, assorbendone così parte del patrimonio e/o attrezzature a costi fallimentari…      
Non bisogna sorvolare, su uno degli aspetti che appositamente viene mascherato è cioè quello di voler fondere insieme, le imprese cosiddette associate da quelle ricattate… cioè le imprese costituite ad hoc create ovviamente per il riciclaggio dei profitti ricavati dai traffici illeciti, da quelle che invece sottoposte a ricatti e/o minacce e/o a situazioni particolari che nel tempo avevano portano a coinvolgimenti purtroppo personali, dovendosi piegare per non incorrere a gravi rischi…, ed in Sicilia a differenza di quanto ci vogliono far credere…, sono la maggioranza di queste a subire intimidazioni, trovandosi così costrette a pagare ed a  favorirne l’assunzione di amici e parenti…
Ricordo che tanti anni fa, mentre mi trovavo a Verbania, stavo seguendo un programma televisivo, che parlava della lotta alla criminalità nella nostra Regione ed in particolare le interviste erano state svolte proprio nella Città di Catania, in un mercato adiacente Piazza Stesicoro, quando ad una domanda del giornalista, la risposta dell’ambulante mi colpiva poiché dichiarava: ” cà macari cu vinni u puddisinu a pavare…”  ( qui, anche chi vende del basilico deve pagare…); da allora poco è cambiato ed io credo che l’omertà la faccia ancora da padrone!!!  
Comunque è veramente esiguo il numero dei casi in cui è stata possibile la continuazione o la ripresa dell’attività produttiva, in quanto entrando in questo vortice, le opportunità lavorative calano, mentre viene privilegiata quale unica possibile soluzione la liquidazione…
Auspicare in un intervento deciso nel quale lo Stato salvaguardi principalmente i posti di lavoro, la ritengo ormai un’utopia, mentre vedo sempre più un interesse mirato atto a recuperare soltanto quei crediti disponibili e come unico pensiero la svendita del patrimonio finanziario e logistico…

La fine di un’impresa…

Lo Stato da un po’ di anni, ha deciso di confiscare le imprese ed in molti casi queste vengono affidate agli stessi lavoratori…, che costituiti in imprese sociali e/o in cooperative, tentano di recuperare attraverso il proprio lavoro, quella stessa società, dove per anni ne sono stati dipendenti…

La fruizione però dei beni confiscati, si scontra con la realtà, cioè con il mancato appoggio da parte di quegli Istituti bancari che, sia a causa della crisi internazionale, che non ricevendo quelle garanzie necessarie, ricevute in precedenza dagli ex datori di lavoro, non autorizzano alcun finanziamento ai nuovi soci…
La cosiddetta legge regionale n. 15/2008 rappresenta soltanto un’utopia, uno di quei meccanismi del tutto Italiani, che servono soltanto per sciacquarsi la bocca e che non troverà mai realtà nei fatti…, uno dei tanti provvedimenti pubblicizzati, che servono a farci conoscere il sorriso a 32 denti del politico o magistrato di turno… 

Infatti una cosa è la teoria…un’altra la pratica…, ed intanto le imprese non sopravvivendo e non riuscendo ad investire chiudono e vanno in liquidazione…, che poi è quasi sempre quello che i giudici preferiscono  soprattutto quelli della sezione fallimentare…, ( chissà, se forse non rappresenti proprio quel senso di vita interiore… ).

C’è sempre la convinzione che le imprese poste sotto sequestro e/o a confisca, rappresentino in capacità e  produttività una realtà si… ma di 2 livello, come se i meriti fossero stati soltanto caratterizzati da quegli  elementi negativi, avuti attraverso privilegi, raccomandazioni, intimidazioni ed azioni illegali…, ma si vuole polarizzare l’attenzione soltanto su quegli elementi negativi ( sempre da dimostrare ) dimenticando tutti coloro che in maniera operosa, attraverso proprie capacità individuali e di gruppo e con grandi sacrifici anche personali, riescono a portare a conclusione e con merito quelle iniziative pubbliche e private, la gestione tecnica ed economica operativa della società, senza farsi condizionare dal contesto critico a cui la società è stata sottoposta…
Ci si dimentica inoltre, che in situazioni analoghe, lo Stato dopo aver disposto l’impresa ad amministrazione controllata, a seguito di procedimento d’opposizione in appello e/o cassazione, ha dovuto restituire le quote societarie agli ex proprietari, dove nel contempo le imprese concorrenti, tentavano in vari modi di estraniare l’impresa posta a sequestro, per voler riuscire a toglierle quegli appalti già aggiudicati ( per milioni di euro… che in questo periodo di totale crisi fanno gola a tutti… ), ma soprattutto utilizzando quelle conoscenze e quelle manovre politico-giuridico ed economico, per lo più sotterranee, per distruggere definitivamente l’impresa concorrente, assorbendone così parte del patrimonio e/o attrezzature a costi fallimentari…      
Non bisogna sorvolare, su uno degli aspetti che appositamente viene mascherato è cioè quello di voler fondere insieme, le imprese cosiddette associate da quelle ricattate… cioè le imprese costituite ad hoc create ovviamente per il riciclaggio dei profitti ricavati dai traffici illeciti, da quelle che invece sottoposte a ricatti e/o minacce e/o a situazioni particolari che nel tempo avevano portano a coinvolgimenti purtroppo personali, dovendosi piegare per non incorrere a gravi rischi…, ed in Sicilia a differenza di quanto ci vogliono far credere…, sono la maggioranza di queste a subire intimidazioni, trovandosi così costrette a pagare ed a  favorirne l’assunzione di amici e parenti…
Ricordo che tanti anni fa, mentre mi trovavo a Verbania, stavo seguendo un programma televisivo, che parlava della lotta alla criminalità nella nostra Regione ed in particolare le interviste erano state svolte proprio nella Città di Catania, in un mercato adiacente Piazza Stesicoro, quando ad una domanda del giornalista, la risposta dell’ambulante mi colpiva poiché dichiarava: “ cà macari cu vinni u puddisinu a pavare…”  ( qui, anche chi vende del basilico deve pagare…); da allora poco è cambiato ed io credo che l’omertà la faccia ancora da padrone!!!  
Comunque è veramente esiguo il numero dei casi in cui è stata possibile la continuazione o la ripresa dell’attività produttiva, in quanto entrando in questo vortice, le opportunità lavorative calano, mentre viene privilegiata quale unica possibile soluzione la liquidazione…
Auspicare in un intervento deciso nel quale lo Stato salvaguardi principalmente i posti di lavoro, la ritengo ormai un’utopia, mentre vedo sempre più un interesse mirato atto a recuperare soltanto quei crediti disponibili e come unico pensiero la svendita del patrimonio finanziario e logistico…

La gestione degli Amministratori nelle aziende sequestrate o confiscate da parte dello Stato…

Credo, che il presupposto fondamentale nello svolgimento e nella attività da parte dell’Amministratore giudiziario sia, il rispetto assoluto della legalità… 

Penso infatti che l’Amministratore è colui che nell’interesse dello Stato deve condurre un processo più o meno lungo, a seconda dei casi, basato sulla ripresa e/o nel sanare la gestione a Lui consegnata…
Ovviamente il compito da svolgere non è semplice ( soprattutto poiché non si è mai operato in quei settori), ma almeno di buono c’è che si è ben remunerati…

Qualcuno obietta che nell’occuparsi esclusivamente a tempo pieno all’incarico affidato, rinuncia ad una parallela carriera da libero professionista, ben più gratificante…, ma la ” verità nascosta” è,  che sono in molti ( per non voler dire quasi tutti ), coloro che esercitano entrambe le funzioni, mascherando la propria presenza, attraverso l’intestazione di propri Studi, denominati ” Società di servizi di consulenza “, a parenti e/o colleghi prestanomi e/o a soci… 

Non ci si rende conto è qui una grave colpa è proprio data da quei soggetti abilitati a tale compito, in primiss da parte di quei Giudici e dei loro Custodi giudiziari, che nel confermare gli incarichi agli Amministratori giudiziari, dovrebbero prima valutarne non solo le reali capacità organizzative, tecniche ed anche pratiche nello svolgere tale compito ma  anche il tempo messo loro a disposizione…

Il compito non è solo e soltanto quello di sanare tutte quelle situazioni presenti nell’azienda, nel momento in cui egli ed il suo staff,  si immettono nella gestione della azienda sequestrata…

Fondamentale è cominciare ad inquadrare i soggetti all’interno della società, rivalutare e/o modificare gli inquadramenti dei dipendenti capaci, coloro che per primi si assumono in prima persona le responsabilità aziendali, allontanare quei soggetti non più necessari per la organizzazione, ristabilisce i contatti  commerciali, con clienti, fornitori, banche, imprese, ecc…, che per gli ovvi motivi, si sono allontanate…

Deve inoltre provvedere ad operare tutta una serie di tagli, riducendo gli sprechi e adoperandosi per rivalutare nuovamente la gestione e l’attività imprenditoriale… ed in questo farsi aiutare anche da coloro che operano all’interno dell’azienda e che hanno dimostrato di essere capaci…

Ovviamente l’adozione di queste misure cautelari, provocherà all’interno della società un momento di caos, a cominciare dai dipendenti che, ovviamente saranno allarmati temendo per il prosieguo del rapporto di lavoro, ai clienti che cercheranno di dirottare altrove le proprie commesse, ai fornitori che reclameranno immediatamente il saldo dei crediti, ed ancora le banche che chiederanno la revoca degli affidamenti sollecitando l’immediato rientro, ed infine anche i mass media che attraverso il loro clamore, susciteranno nei tanti, la convinzione che l’azienda sta per chiudere definitivamente…

Ecco è in questo che l’amministratore deve dimostrare la propria abilità, il confrontarsi con gli esistenti organi sociali, con il collegio sindacale, il consiglio di amministrazione o l’amministratore unico, rivedere i bilanci, verificare gli attivi ed i passivi, riprogrammare i pagamenti ad Enti pubblici e fornitori, rielaborare anche per vie legali il rientro degli incassi, riprogrammare i lavori in corso, quelli sospesi, aggiudicati o in fase di definizione di contratto.

Perché egli deve comprendere, che se da un lato gli è richiesto un provvedimenti che implica una attività conservativa, di custode giudiziario in senso stretto, limitandosi quindi ad una ” statica attività ” volta alla tutela della loro integrità e altrettanto necessario che egli si attivi, nella gestione e nella proseguo delle attività amministrative e commerciali… 
Infatti è dichiarato che il compito fondamentale del Custode/Amministratore dei beni oggetto di sequestro giudiziario è, in linea generale, quello di conservare ed amministrare, quale organo ausiliario di giustizia  i beni affidatigli sostituendosi al loro titolare al fine di preservarli, ma ove possibile incrementarne il valore economico

Quindi nel prendere possesso dell’azienda, non dovrà pensare di sedersi nella nuova poltrona direzionale, ma dovrà iniziare a operare e ragionare per nome e per conto dell’azienda a Lui affidata…
Cominciare a conoscere e valutare direttamente il personale; quasi sempre i lavoratori dipendenti dell’azienda sequestrata si trovano spesso in una situazione in cui i pagamenti degli stipendi sono stati ritardati, ma una volta ripristinata la regolare contribuzione, occorrerà cominciare ad emanare ordini di servizio, in virtù dei quali specificare ad ognuno i compiti e le responsabilità… e se necessario prendendo anche provvedimenti disciplinari, far capire da subito, chi comanda all’interno dell’azienda!!! 

Dopodiché bisogna intrattenere rapporti con i fornitori, controllare la presenza di assegni post-datati, a cui si è fatto ricorso, occorre poi effettuare la ricognizione dei beni aziendali, delle rimanenze di materie prime e delle attrezzature, della loro necessaria manutenzione, tutto ciò attraverso un inventario!!!

Importante è la contestuale verifica dei contenziosi: civili, amministrativi e tributari pendenti, per evitare di incorrere in preclusioni e/o decadenze di termini, ottemperare alla revisione contabile delle scritture, con particolare riferimento ai crediti, ai debiti ed alle disponibilità finanziarie. 
Fondamentale è anche controllare le dichiarazioni obbligatorie ai fini fiscali e previdenziali e comunicare all’Agenzia delle entrate ed agli Istituti di credito e Previdenziali l’adozione della misura cautelare.
La possibilità di accedere al credito è fondamentale per il proseguo dell’attività imprenditoriale, per cui occorre riavviare i contatti con le società bancarie ed eventualmente aprire nuovi rapporti bancari per meglio rendere conto delle attività di gestione. 

Per quanto poi riguarda l’attività produttiva, bisogna verificare la possibilità di proseguire l’attività aziendale secondo virtuosi percorsi di economicità, utilizzare anche la propria persona, per aprire nuovi rapporti lavorativi…, verificare e migliorare il ciclo produttivo, istituendo,  un registro delle operazioni, ed ancora rassicurare con la ripresa, l’ambiente circostante, inserendosi all’interno di Associazioni ed Enti per sviluppo e l’imprenditoria…

Capisco che purtroppo, egli si trovi legato ed imbavagliato dal suo stesso incarico, infatti diventa fondamentale capire in concreto, la differenziazione tra lo svolgimento tra l’ordinaria e la straordinaria amministrazione: la possibilità infatti che l’Amministratore Giudiziario possa compiere ” atti di disposizione ” dei beni affidatigli, non solo allorquando ciò sia necessario, ma anche nell’ipotesi in cui ciò si rilevi opportuno, al fine di salvaguardare il valore economico in funzione del quale ne è stato disposto il sequestro. 

La concreta delimitazione dei compiti del Custode/Amministratore ed i criteri alla cui stregua essi devono essere svolti, spetta, in ogni caso, al Giudice della cautela, il quale è tenuto a stabilire i criteri ed i limiti dell’amministrazione delle cose sequestrate, con lo stesso provvedimento a valere del quale è disposta la misura cautelare reale a valenza patrimoniale, ovvero con successivi provvedimenti, allorquando si ravvisi l’esigenza che i criteri ed i limiti della custodia debbano essere integrati o modificati per adeguarli alla fattispecie concreta.

Sarà, pertanto, il giudice “delegato” alla misura cautelare reale, a stabilire quali atti il custode dei beni oggetto di sequestro giudiziario può compiere da solo e quali atti, invece, possano essere effettuati subordinatamente all’acquisizione della specifica autorizzazione. 

E’ soltanto in mancanza di direttive del giudice, che il Custode/Amministratore sarà legittimato a compiere gli atti di ordinaria amministrazione del bene sequestrato ovvero quegli atti, anche di straordinaria amministrazione e di disposizione che per loro natura si rivelino indilazionabili, mentre per gli atti eccedenti l’ordinaria amministrazione avrà bisogno della previa autorizzazione del giudice della custodia. 

Per stabilire, poi, se una determinata attività sia da qualificarsi in “ordinaria amministrazione” oppure in “eccedente l’ordinaria amministrazione”, dovrà aversi riguardo non solo all’intensità degli effetti economico-giuridici di essa, ma anche alla natura del bene sequestrato…

Si evince che da questo punto di vista, la legge è carente… ma soprattutto la carenza fondamentale dell’Amministratore di una società e quella di non essere Egli,  fondamentalmente un’Imprenditore, cioè quella caratteristica essenziale di sapersi esporre al rischio d’impresa ovvero a quel rischio derivante da proprie scelte autonome nell’attività intrapresa; inoltre egli non possiede nel proprio Dna, il potere di organizzare i fattori produttivi che concorrono all’impresa operando le scelte relative alla conduzione dell’impresa stessa: cosa e quando intervenire, produrre (o scambiare), come, dove, quando e con quali mezzi: infatti questo rappresenta purtroppo il reale motivo doloroso perché un’azienda sottoposta ad amministrazione giudiziaria, quasi sempre, finisce in liquidazione oppure in fallimento!!! 


La gestione degli Amministratori nelle aziende sequestrate o confiscate da parte dello Stato…

Credo, che il presupposto fondamentale nello svolgimento e nella attività da parte dell’Amministratore giudiziario sia, il rispetto assoluto della legalità… 

Penso infatti che l’Amministratore è colui che nell’interesse dello Stato deve condurre un processo più o meno lungo, a seconda dei casi, basato sulla ripresa e/o nel sanare la gestione a Lui consegnata…
Ovviamente il compito da svolgere non è semplice ( soprattutto poiché non si è mai operato in quei settori), ma almeno di buono c’è che si è ben remunerati…

Qualcuno obietta che nell’occuparsi esclusivamente a tempo pieno all’incarico affidato, rinuncia ad una parallela carriera da libero professionista, ben più gratificante…, ma la “ verità nascosta” è,  che sono in molti ( per non voler dire quasi tutti ), coloro che esercitano entrambe le funzioni, mascherando la propria presenza, attraverso l’intestazione di propri Studi, denominati “ Società di servizi di consulenza ”, a parenti e/o colleghi prestanomi e/o a soci… 

Non ci si rende conto è qui una grave colpa è proprio data da quei soggetti abilitati a tale compito, in primiss da parte di quei Giudici e dei loro Custodi giudiziari, che nel confermare gli incarichi agli Amministratori giudiziari, dovrebbero prima valutarne non solo le reali capacità organizzative, tecniche ed anche pratiche nello svolgere tale compito ma  anche il tempo messo loro a disposizione…

Il compito non è solo e soltanto quello di sanare tutte quelle situazioni presenti nell’azienda, nel momento in cui egli ed il suo staff,  si immettono nella gestione della azienda sequestrata…

Fondamentale è cominciare ad inquadrare i soggetti all’interno della società, rivalutare e/o modificare gli inquadramenti dei dipendenti capaci, coloro che per primi si assumono in prima persona le responsabilità aziendali, allontanare quei soggetti non più necessari per la organizzazione, ristabilisce i contatti  commerciali, con clienti, fornitori, banche, imprese, ecc…, che per gli ovvi motivi, si sono allontanate…

Deve inoltre provvedere ad operare tutta una serie di tagli, riducendo gli sprechi e adoperandosi per rivalutare nuovamente la gestione e l’attività imprenditoriale… ed in questo farsi aiutare anche da coloro che operano all’interno dell’azienda e che hanno dimostrato di essere capaci…

Ovviamente l’adozione di queste misure cautelari, provocherà all’interno della società un momento di caos, a cominciare dai dipendenti che, ovviamente saranno allarmati temendo per il prosieguo del rapporto di lavoro, ai clienti che cercheranno di dirottare altrove le proprie commesse, ai fornitori che reclameranno immediatamente il saldo dei crediti, ed ancora le banche che chiederanno la revoca degli affidamenti sollecitando l’immediato rientro, ed infine anche i mass media che attraverso il loro clamore, susciteranno nei tanti, la convinzione che l’azienda sta per chiudere definitivamente…

Ecco è in questo che l’amministratore deve dimostrare la propria abilità, il confrontarsi con gli esistenti organi sociali, con il collegio sindacale, il consiglio di amministrazione o l’amministratore unico, rivedere i bilanci, verificare gli attivi ed i passivi, riprogrammare i pagamenti ad Enti pubblici e fornitori, rielaborare anche per vie legali il rientro degli incassi, riprogrammare i lavori in corso, quelli sospesi, aggiudicati o in fase di definizione di contratto.

Perché egli deve comprendere, che se da un lato gli è richiesto un provvedimenti che implica una attività conservativa, di custode giudiziario in senso stretto, limitandosi quindi ad una “ statica attività ” volta alla tutela della loro integrità e altrettanto necessario che egli si attivi, nella gestione e nella proseguo delle attività amministrative e commerciali… 
Infatti è dichiarato che il compito fondamentale del Custode/Amministratore dei beni oggetto di sequestro giudiziario è, in linea generale, quello di conservare ed amministrare, quale organo ausiliario di giustizia  i beni affidatigli sostituendosi al loro titolare al fine di preservarli, ma ove possibile incrementarne il valore economico

Quindi nel prendere possesso dell’azienda, non dovrà pensare di sedersi nella nuova poltrona direzionale, ma dovrà iniziare a operare e ragionare per nome e per conto dell’azienda a Lui affidata…
Cominciare a conoscere e valutare direttamente il personale; quasi sempre i lavoratori dipendenti dell’azienda sequestrata si trovano spesso in una situazione in cui i pagamenti degli stipendi sono stati ritardati, ma una volta ripristinata la regolare contribuzione, occorrerà cominciare ad emanare ordini di servizio, in virtù dei quali specificare ad ognuno i compiti e le responsabilità… e se necessario prendendo anche provvedimenti disciplinari, far capire da subito, chi comanda all’interno dell’azienda!!! 

Dopodiché bisogna intrattenere rapporti con i fornitori, controllare la presenza di assegni post-datati, a cui si è fatto ricorso, occorre poi effettuare la ricognizione dei beni aziendali, delle rimanenze di materie prime e delle attrezzature, della loro necessaria manutenzione, tutto ciò attraverso un inventario!!!

Importante è la contestuale verifica dei contenziosi: civili, amministrativi e tributari pendenti, per evitare di incorrere in preclusioni e/o decadenze di termini, ottemperare alla revisione contabile delle scritture, con particolare riferimento ai crediti, ai debiti ed alle disponibilità finanziarie. 
Fondamentale è anche controllare le dichiarazioni obbligatorie ai fini fiscali e previdenziali e comunicare all’Agenzia delle entrate ed agli Istituti di credito e Previdenziali l’adozione della misura cautelare.
La possibilità di accedere al credito è fondamentale per il proseguo dell’attività imprenditoriale, per cui occorre riavviare i contatti con le società bancarie ed eventualmente aprire nuovi rapporti bancari per meglio rendere conto delle attività di gestione. 

Per quanto poi riguarda l’attività produttiva, bisogna verificare la possibilità di proseguire l’attività aziendale secondo virtuosi percorsi di economicità, utilizzare anche la propria persona, per aprire nuovi rapporti lavorativi…, verificare e migliorare il ciclo produttivo, istituendo,  un registro delle operazioni, ed ancora rassicurare con la ripresa, l’ambiente circostante, inserendosi all’interno di Associazioni ed Enti per sviluppo e l’imprenditoria…

Capisco che purtroppo, egli si trovi legato ed imbavagliato dal suo stesso incarico, infatti diventa fondamentale capire in concreto, la differenziazione tra lo svolgimento tra l’ordinaria e la straordinaria amministrazione: la possibilità infatti che l’Amministratore Giudiziario possa compiere “ atti di disposizione ” dei beni affidatigli, non solo allorquando ciò sia necessario, ma anche nell’ipotesi in cui ciò si rilevi opportuno, al fine di salvaguardare il valore economico in funzione del quale ne è stato disposto il sequestro. 

La concreta delimitazione dei compiti del Custode/Amministratore ed i criteri alla cui stregua essi devono essere svolti, spetta, in ogni caso, al Giudice della cautela, il quale è tenuto a stabilire i criteri ed i limiti dell’amministrazione delle cose sequestrate, con lo stesso provvedimento a valere del quale è disposta la misura cautelare reale a valenza patrimoniale, ovvero con successivi provvedimenti, allorquando si ravvisi l’esigenza che i criteri ed i limiti della custodia debbano essere integrati o modificati per adeguarli alla fattispecie concreta.

Sarà, pertanto, il giudice “delegato” alla misura cautelare reale, a stabilire quali atti il custode dei beni oggetto di sequestro giudiziario può compiere da solo e quali atti, invece, possano essere effettuati subordinatamente all’acquisizione della specifica autorizzazione. 

E’ soltanto in mancanza di direttive del giudice, che il Custode/Amministratore sarà legittimato a compiere gli atti di ordinaria amministrazione del bene sequestrato ovvero quegli atti, anche di straordinaria amministrazione e di disposizione che per loro natura si rivelino indilazionabili, mentre per gli atti eccedenti l’ordinaria amministrazione avrà bisogno della previa autorizzazione del giudice della custodia. 

Per stabilire, poi, se una determinata attività sia da qualificarsi in “ordinaria amministrazione” oppure in “eccedente l’ordinaria amministrazione”, dovrà aversi riguardo non solo all’intensità degli effetti economico-giuridici di essa, ma anche alla natura del bene sequestrato…

Si evince che da questo punto di vista, la legge è carente… ma soprattutto la carenza fondamentale dell’Amministratore di una società e quella di non essere Egli,  fondamentalmente un’Imprenditore, cioè quella caratteristica essenziale di sapersi esporre al rischio d’impresa ovvero a quel rischio derivante da proprie scelte autonome nell’attività intrapresa; inoltre egli non possiede nel proprio Dna, il potere di organizzare i fattori produttivi che concorrono all’impresa operando le scelte relative alla conduzione dell’impresa stessa: cosa e quando intervenire, produrre (o scambiare), come, dove, quando e con quali mezzi: infatti questo rappresenta purtroppo il reale motivo doloroso perché un’azienda sottoposta ad amministrazione giudiziaria, quasi sempre, finisce in liquidazione oppure in fallimento!!!