Israele prepara un’azione contro l’Iran!!!

Un’importante fonte della difesa israeliana ha dichiarato che esiste una concreta possibilità di un’azione militare contro il programma nucleare iraniano.

Le attuali condizioni, ha detto, rappresentano di fatto un’opportunità per colpire e disattivare gli impianti nucleari dell’Iran. 

Il Jerusalem Post ha aggiunto che a differenza del 2009, oggi c’è consenso tra le istituzioni israeliane sulla necessità di un’azione contro l’Iran.

Il ministro della Difesa israeliano Yisrael Katz l’11 novembre ha affermato che le condizioni per un attacco non sono mai state così favorevoli, un’opportunità per eliminare la minaccia nucleare iraniana e ottenere risultati non solo tramite la sicurezza ma anche la diplomazia.

Il 26 ottobre, Israele ha ordinato attacchi mirati a siti di produzione missilistica e di difesa aerea in Iran, e nel frattempo, Israele sta anche cercando sostegno globale per reintrodurre le sanzioni tramite il “meccanismo di snapback” dell’accordo nucleare del 2015, con l’obiettivo di limitare il programma nucleare iraniano.

Alcuni critici però avvertono che, pur se danneggiato, l’Iran potrebbe ricostruire le sue strutture, aumentando il rischio di un’ulteriore escalation…

Israele prepara un'azione contro l'Iran!!!

Un’importante fonte della difesa israeliana ha dichiarato che esiste una concreta possibilità di un’azione militare contro il programma nucleare iraniano.

Le attuali condizioni, ha detto, rappresentano di fatto un’opportunità per colpire e disattivare gli impianti nucleari dell’Iran. 

Il Jerusalem Post ha aggiunto che a differenza del 2009, oggi c’è consenso tra le istituzioni israeliane sulla necessità di un’azione contro l’Iran.

Il ministro della Difesa israeliano Yisrael Katz l’11 novembre ha affermato che le condizioni per un attacco non sono mai state così favorevoli, un’opportunità per eliminare la minaccia nucleare iraniana e ottenere risultati non solo tramite la sicurezza ma anche la diplomazia.

Il 26 ottobre, Israele ha ordinato attacchi mirati a siti di produzione missilistica e di difesa aerea in Iran, e nel frattempo, Israele sta anche cercando sostegno globale per reintrodurre le sanzioni tramite il “meccanismo di snapback” dell’accordo nucleare del 2015, con l’obiettivo di limitare il programma nucleare iraniano.

Alcuni critici però avvertono che, pur se danneggiato, l’Iran potrebbe ricostruire le sue strutture, aumentando il rischio di un’ulteriore escalation…

Rimuovete immediatamente Biden da quella poltrona, prima che ci trascini in una terza guerra mondiale!

Ho l’impressione che il Presidente uscente Biden, voglia rimanere ancora in auge continuando ad alzare il livello dello scontro… con la scusa di voler rafforzare le difese dell’Ucraina!!! 

Ha difatti autorizzato l’uso di missili americani contro obiettivi all’interno della Russia, ma non solo, dal suo govero è stata annunciata la fornitura di mine antiuomo all’Ucraina, dichiarando semplicemente che quest’ultimi hanno bisogno di strumenti che servano a rallentare gli invasori: “ce le hanno chieste e penso che sia una buona idea” ed ecco quindi l’invio di nuove armi all’Ucraina per un totale di 275 milioni di dollari. 

Da quanto sopra non posso che pensare che tutta questa situazione rifletta un contesto già deciso… dove ogni decisione sembra contribuire ad intensificare le tensioni, con potenziali rischi a lungo termine… 

Ad esempio, l’aumento del supporto militare occidentale all’Ucraina, in particolare con l’invio di armi e munizioni avanzate, rappresenta di fatto un’escalation che mette sotto pressione tutte le parti coinvolte, specialmente l’impiego di armamenti come le mine antiuomo, il cui uso – come sappiamo – è fortemente condannato a livello internazionale proprio per l’impatto devastante che determina sui civili, anche a distanza di anni dal conflitto. 

Una questione, questa delle mine molto dibattuta e, come riportato in questi giorni, ha già causato un numero considerevole di vittime civili e militari…

Peraltro sia l’Onu che le organizzazioni per i diritti umani hanno espresso molta preoccupazione per l’impiego di queste armi, sottolineando come il loro uso renda difficile la ricostruzione post-bellica e minacci la sicurezza delle comunità civili anche dopo la fine delle ostilità. 

Va detto inoltre che la posizione di Biden mostra un cambio di strategia rispetto al passato, pur sapendo che sia gli Stati Uniti che la Russia non aderiscono al Trattato di Ottawa, che come sappiamo proibisce l’uso delle mine antiuomo.

Quindi, il recente invio di missili Atacms e Storm Shadow, qualora confermato, evidenzierebbe una partecipazione diretta nel conflitto da parte dell’Occidente, complicando ulteriormente la possibilità di una risoluzione pacifica. 

E dire che gli alleati europei, come il Regno Unito e la Francia, si stanno muovendosi con cautela, se pur la pressione sembra aumentare su tutti i fronti, con un continuo aggiornamento delle risorse militari e una posizione che non sembra puntare alla de-escalation.

Certo, per quanto difficile sia ora il dialogo tra Ucraina e Russia ritengo sia essenziale sedersi ad un tavolo per trovare una qualche forma di negoziazione, come quella avvenuta in passato (ad esempio i negoziati di Minsk), gli stessi che potrebbero servire da modello di base, anche se con nuovi e importanti adattamenti.

L’importante comunque è limitare le azioni di un Presidente 82′ enne che, come abbiamo visto in questi mesi, non ci sta più con la testa, con il rischio che ogni sua azione potrebbe ahimè ritorcersi anche contro noi tutti!!! 

Rimuovete immediatamente Biden da quella poltrona, prima che ci trascini in una terza guerra mondiale!

Ho l’impressione che il Presidente uscente Biden, voglia rimanere ancora in auge continuando ad alzare il livello dello scontro… con la scusa di voler rafforzare le difese dell’Ucraina!!! 

Ha difatti autorizzato l’uso di missili americani contro obiettivi all’interno della Russia, ma non solo, dal suo govero è stata annunciata la fornitura di mine antiuomo all’Ucraina, dichiarando semplicemente che quest’ultimi hanno bisogno di strumenti che servano a rallentare gli invasori: “ce le hanno chieste e penso che sia una buona idea” ed ecco quindi l’invio di nuove armi all’Ucraina per un totale di 275 milioni di dollari. 

Da quanto sopra non posso che pensare che tutta questa situazione rifletta un contesto già deciso, dove ogni decisione sembra contribuire ad intensificare le tensioni, con potenziali rischi a lungo termine… 

Ad esempio, l’aumento del supporto militare occidentale all’Ucraina, in particolare con l’invio di armi e munizioni avanzate, rappresenta di fatto un’escalation che mette sotto pressione tutte le parti coinvolte, specialmente l’impiego di armamenti come le mine antiuomo, il cui uso – come sappiamo – è fortemente condannato a livello internazionale proprio per l’impatto devastante che determina sui civili, anche a distanza di anni dal conflitto. 

Una questione, questa delle mine molto dibattuta e, come riportato in questi giorni, ha già causato un numero considerevole di vittime civili e militari…

Peraltro sia l’Onu che le organizzazioni per i diritti umani hanno espresso molta preoccupazione per l’impiego di queste armi, sottolineando come il loro uso renda difficile la ricostruzione post-bellica e minacci la sicurezza delle comunità civili anche dopo la fine delle ostilità. 

Va detto inoltre che la posizione di Biden mostra un cambio di strategia rispetto al passato, pur sapendo che sia gli Stati Uniti che la Russia non aderiscono al Trattato di Ottawa, che come riportavo sopra proibisce l’uso delle mine antiuomo.

Quindi, il recente invio di missili Atacms e Storm Shadow, qualora confermato, evidenzierebbe una partecipazione diretta nel conflitto da parte dell’Occidente, complicando così ulteriormente la possibilità di una risoluzione pacifica. 

E dire che gli alleati europei, come il Regno Unito e la Francia, si stanno muovendo con cautela, se pur la pressione sembra aumentare su tutti i fronti, con un continuo aggiornamento delle risorse militari e una posizione che non sembra puntare alla de-escalation.

Certo, per quanto difficile sia ora il dialogo tra Ucraina e Russia ritengo sia essenziale sedersi ad un tavolo per trovare una qualche forma di negoziazione, come quella avvenuta in passato (ad esempio i negoziati di Minsk), gli stessi che potrebbero servire da modello di base, anche se con nuovi e importanti adattamenti.

L’importante comunque è limitare le azioni di un Presidente anziano 82′ enne che come abbiamo visto in questi mesi non ci sta più con la testa, ma soprattutto con il rischio che ogni sua azione ora intrapresa potrebbe ahimè ritorcersi contro noi tutti!!! 

Per favore quindi, rimuovete immediatamente Biden da quella poltrona, prima che ci trascini in una terza guerra mondiale!

Ma basta!!! Ogni giorno leggiamo di truffe alla Stato, fatture false, evasione Iva!!! Già… ma cosa si può fare per cambiare questo indegno trend?

Sappiamo bene che per cambiare il trend dell’evasione fiscale e delle truffe in questo Paese è necessaria una combinazione di misure che agiscano sia sull’aspetto preventivo che su quello punitivo…

Difatti, la questione delle truffe fiscali in Italia è un problema complesso e ben radicato che richiede ahimè approcci sistemici e innovativi. 

Le misure punitive come arresti, sequestri e confische sono sì necessari, ma, come osserviamo abitualmente, non sembrano essere sufficienti a risolvere il problema.

Già… per ottenere un sistema fiscale più inviolabile e stringente, si dovrebbero adottare tutta una serie di accorgimenti utili tra cui alcune riforme. 

Ad esempio… si potrebbe iniziare con una semplificazione Fiscale!!!

Mi riferisco innanzitutto ad una riduzione della burocrazia; le procedure fiscali complicate incoraggiano il più delle volte all’evasione e/o alla manipolazione dei conti, viceversa, un sistema fiscale più semplice e trasparente potrebbe di gran lunga ridurre le possibilità di frodi.

Tuttavia, è necessaria una riforma delle Aliquote: rendere il sistema più chiaro potrebbe ridurre l’incentivo all’evasione. 

Molte imprese e soprattutto tantissimi cittadini sono tentati di evadere a causa di percepite ingiustizie o inefficienze del sistema attuale (circostanze quest’ultime che in taluni casi potrebbero anche risultare esser corrette…).

Si potrebbe altresì procedere con degli incentivi per l’adeguamento volontario; il governo ad esempio potrebbe fornire incentivi (come agevolazioni fiscali, accesso a bandi o altre forme di assistenza) per le aziende e/o per i cittadini che dimostrano essre corretti nei pagamenti.

Buove forme di sgravi fiscali e/o di riduzione delle sanzioni potrebbero aiutare molti contribuenti a dichiararsi spontaneamente irregolari, ritornando così a pagare anche grazie a modalità rateali…

Bisogna migliorare le tecnologie di monitoraggio, perché quelle finora utilizzate si sono dimostrate obsolete!!!

La tecnologia “blockchain” potrebbe essere usata per monitorare le transazioni in modo più efficiente e trasparente; registrare infatti le transazioni su una “blockchain” potrebbe rendere estremamente difficile manipolare e quindi falsificare i dati.

Anche l’uso della intelligenza artificiale può aiutare a identificare schemi anomali e frodi in tempo reale, garzie alla possibilità di poter analizzare grandi quantità di dati in breve tempo…

Ed ancora, sanzioni più severe e proporzionate alla gravità dell’evasione potrebbero (forse… si sà… quando uno è ladro… è ladro…) fungere da deterrente, e quindi pene più alte per grandi evasioni e pene minori per evasioni di bassa entità!!!

Licenziamenti in tronco per chi partecipa in qualità di funzionario pubblico a quei raggiri e divieto di operare con la Pubblica Amministrazione per tutte quelle imprese che risultano essere coinvolte in frodi fiscali, per un  periodo non inferiore ai 5 anni.

Ed infone, c’è bisogno di trasmettere una diversa cultura della legalità: rafforzare la formazione fiscale tra i cittadini coinvolgendo le associaioni di categoria, ma anche le scuole, può servire a sensibilizzare tutti, offrendo un investimento a lungo termine e facendo comprendere così ai giovani, l’importanza del rispetto delle norme tributarie.

Certo so bene che per implementare queste misure ci vuole innanzitutto la convinzione di mutare in maniera concreta questo stato di fatto, perché cambiare richiederebbe non solo uno sforzo politico da parte di chi ci governa,  ma evidenzierebbe in maniera certa, che si vuole compiere – non con chiacchiere ma con i fatti – un importante passo avanti per questo immorale Paese!!!

Pertanto, per invertire il trend dell’evasione fiscale e delle truffe, è necessaria – come ho riportato sopra – una combinazione di misure che agiscano sia sul piano preventivo che su quello punitivo, oltre a promuovere una maggiore consapevolezza e collaborazione tra cittadini e Stato. 

Quest’ultima, come evidenziato nelle recenti elezioni regionali, si è progressivamente indebolita perché la maggior parte dei miei connazionali hanno perso la speranza che qualcosa possa ormai cambiare in modo positivo…

E dire che proprio la speranza dei cittadini è la scintilla che accende il cambiamento: solo uniti, possiamo trasformare lo Stato in ciò che sogniamo!!!

Ma basta!!! Ogni giorno leggiamo di truffe alla Stato, fatture false, evasione Iva!!! Già… ma cosa si può fare per cambiare questo indegno trend?

Sappiamo bene che per cambiare il trend dell’evasione fiscale e delle truffe in questo Paese è necessaria una combinazione di misure che agiscano sia sull’aspetto preventivo che su quello punitivo…

Difatti, la questione delle truffe fiscali in Italia è un problema complesso e ben radicato che richiede ahimè approcci sistemici e innovativi. 

Le misure punitive come arresti, sequestri e confische sono sì necessari, ma, come osserviamo abitualmente, non sembrano essere sufficienti a risolvere il problema.

Già… per ottenere un sistema fiscale più inviolabile e stringente, si dovrebbero adottare tutta una serie di accorgimenti utili tra cui alcune riforme. 

Ad esempio… si potrebbe iniziare con una semplificazione Fiscale!!!

Mi riferisco innanzitutto ad una riduzione della burocrazia; le procedure fiscali complicate incoraggiano il più delle volte all’evasione e/o alla manipolazione dei conti, viceversa, un sistema fiscale più semplice e trasparente potrebbe di gran lunga ridurre le possibilità di frodi.

Tuttavia, è necessaria una riforma delle Aliquote: rendere il sistema più chiaro potrebbe ridurre l’incentivo all’evasione. 

Molte imprese e soprattutto tantissimi cittadini sono tentati di evadere a causa di percepite ingiustizie o inefficienze del sistema attuale (circostanze quest’ultime che in taluni casi potrebbero anche risultare esser corrette…).

Si potrebbe altresì procedere con degli incentivi per l’adeguamento volontario; il governo ad esempio potrebbe fornire incentivi (come agevolazioni fiscali, accesso a bandi o altre forme di assistenza) per le aziende e/o per i cittadini che dimostrano essere corretti nei pagamenti.

Buove forme di sgravi fiscali e/o di riduzione delle sanzioni potrebbero aiutare molti contribuenti a dichiararsi spontaneamente irregolari, ritornando così a pagare anche grazie a modalità rateali…

Bisogna migliorare le tecnologie di monitoraggio, perché quelle finora utilizzate si sono dimostrate obsolete!!!

La tecnologia “blockchain” potrebbe essere usata per monitorare le transazioni in modo più efficiente e trasparente; registrare infatti le transazioni su una “blockchain” potrebbe rendere estremamente difficile manipolare e quindi falsificare i dati.

Anche l’uso della intelligenza artificiale può aiutare a identificare schemi anomali e frodi in tempo reale, grazie alla possibilità di poter analizzare grandi quantità di dati in breve tempo…

Ed ancora, sanzioni più severe e proporzionate alla gravità dell’evasione potrebbero (forse… si sà… quando uno è ladro… è ladro…) fungere da deterrente, e quindi pene più alte per grandi evasioni e pene minori per evasioni di bassa entità!!!

Licenziamenti in tronco per chi partecipa in qualità di funzionario pubblico a quei raggiri e divieto di operare con la Pubblica Amministrazione per tutte quelle imprese che risultano essere coinvolte in frodi fiscali, per un  periodo non inferiore ai 5 anni.

Ed infine, c’è bisogno di trasmettere una diversa cultura della legalità: rafforzare la formazione fiscale tra i cittadini coinvolgendo le associaioni di categoria, ma anche le scuole, può servire a sensibilizzare tutti, offrendo un investimento a lungo termine e facendo comprendere così ai giovani, l’importanza del rispetto delle norme tributarie.

Certo so bene che per implementare queste misure ci vuole innanzitutto la convinzione di mutare in maniera concreta questo stato di fatto, perché cambiare richiederebbe non solo uno sforzo politico da parte di chi ci governa,  ma evidenzierebbe in maniera certa, che si vuole compiere – non con chiacchiere ma con i fatti – un importante passo avanti per questo immorale Paese!!!

Pertanto, per invertire il trend dell’evasione fiscale e delle truffe, è necessaria – come ho riportato sopra – una combinazione di misure che agiscano sia sul piano preventivo che su quello punitivo, oltre a promuovere una maggiore consapevolezza e collaborazione tra cittadini e Stato. 

Quest’ultima, come evidenziato nelle recenti elezioni regionali, si è progressivamente indebolita perché la maggior parte dei miei connazionali hanno perso la speranza che qualcosa possa ormai cambiare in modo positivo…

E dire che proprio la speranza dei cittadini è la scintilla che accende il cambiamento: solo uniti, possiamo trasformare lo Stato in ciò che sogniamo!!!

Gratteri: Un esempio di integrità e responsabilità!!!

In un periodo in cui spesso si punta il dito contro la classe politica e dirigente, ma anche nei confronti delle migliaia di funzionari pubblici per sprechi e/o cattiva gestione delle risorse, ecco che con questo post vorrei sottolineare l’esempio di un magistrato (il Dott. Nicola Gratteri) che – per come dichiarato nella  trasmissione di La7 “Otto e mezzo” – nel corso della sua carriera, ha scelto di non utilizzare la tecnologia e i beni messi a disposizione dal Ministero della Giustizia!!!

Egli infatti, con grande senso di responsabilità, ha preferito acquistare di tasca propria tutto ciò di cui aveva bisogno, evitando così di gravare sulle casse dello Stato, un comportamento che denota non solo integrità morale, ma anche un profondo rispetto per il ruolo pubblico e per i soldi di noi contribuenti.

Immaginate per un istante se tutti i nostri uomini istituzionali e di conseguenza i funzionari pubblici e ancora più quei nostri “……..” politici, adottassero per un solo mandato quel simile approccio. 

Non staremmo forse parlando di un Paese improvvisamente più ricco, più efficiente e soprattutto meno incline alla disonestà?

Comprendo perfettamente che si tratta di un gesto semplice, ma potenzialmente simbolico, che dovrebbe far riflettere tutti quei soggetti di cui sopra e fungere da esempio per coloro che oggi ricoprono incarichi pubblici o di grande responsabilità.

Viene quindi spontaneo chiedersi: come potrebbe lo Stato modificare un sistema che spesso concede benefit inutili, sprecando denaro pubblico?

Già… perché molti di questi “gadget” ( tra l’altro costosissimi…) non vengono forniti per migliorare la qualità del lavoro o per rispondere a necessità operative, ma appaiono piuttosto come regalie mascherate, sì… premi destinati a funzionari che nella maggior parte dei casi non evidenziano, né competenza e ancor meno impegno. 

Parliamo di privilegi che anziché valorizzare il merito sembrano favorire molti di quei “raccomandati” e di conseguenza quelle loro inette condotte e, talvolta, persino premiare quei loro comportamenti disonesti.

È ora di invertire la rotta, perché uno Stato che si ritiene (vedasi tutte le dichiarazioni che ogni sera ci vengono “propagandate” dai Tg nazionali) essere virtuoso dovrebbe iniziare a eliminare tutti i benefit non strettamente necessari, mantenendo solo quelli funzionali allo svolgimento del lavoro.

Inoltre, è tempo di premiare il merito in modo trasparente, con incentivi basati sui risultati e non su scelte di “casta” o attraverso concessioni materiali.

E inoltre  fondamentale implementare controlli rigorosi sull’utilizzo delle risorse pubbliche, per garantire che ogni spesa abbia una sua reale giustificazione.

Ed infine, vista la diffusa immoralità che ci relega tra i primi paesi al mondo per livello di corruzione, bisogna ripartire promuovendo una cultura di responsabilità personale, dove chi ricopre incarichi pubblici dia l’esempio, evitando sprechi e privilegi immotivati.

Immaginate solo per un istante il nostro Paese in cui, i fondi risparmiati da queste riforme, vengano investiti in istruzione, sanità, infrastrutture e/o a sostegno alle fasce più deboli della popolazione, un paese dove la trasparenza e l’efficienza sostituiscano gli sprechi e i favoritismi.

Lo Stato e quindi i suoi referenti dovrebbero amministrare la cosa pubblica con lo stesso senso di responsabilità con cui si gestisce una famiglia, non quindi come una risorsa da spremere, ma come un patrimonio da preservare e far crescere per il bene comune… 

Perchè come ripeto spesso: il cambiamento comincia innanzitutto dalle scelte personali!!!

Se non sapete quindi come fare, semplice… potete iniziare prendendo esempio dal Dott. Gratteri!!!

Gratteri: Un esempio di integrità e responsabilità!!!

In un periodo in cui spesso si punta il dito contro la classe politica e dirigente, ma anche nei confronti delle migliaia di funzionari pubblici per sprechi e/o cattiva gestione delle risorse, ecco che con questo post vorrei sottolineare l’esempio di un magistrato (il Dott. Nicola Gratteri) che – per come dichiarato nella  trasmissione di La7 “Otto e mezzo” – nel corso della sua carriera, ha scelto di non utilizzare la tecnologia e i beni messi a disposizione dal Ministero della Giustizia!!!

Egli infatti, con grande senso di responsabilità, ha preferito acquistare di tasca propria tutto ciò di cui aveva bisogno, evitando così di gravare sulle casse dello Stato, un comportamento che denota non solo integrità morale, ma anche un profondo rispetto per il ruolo pubblico e per i soldi di noi contribuenti.

Immaginate per un istante se tutti i nostri uomini istituzionali e di conseguenza i funzionari pubblici e ancora più quei nostri “……..” politici, adottassero per un solo mandato quel simile approccio. 

Non staremmo forse parlando di un Paese improvvisamente più ricco, più efficiente e soprattutto meno incline alla disonestà?

Comprendo perfettamente che si tratta di un gesto semplice, ma potenzialmente simbolico, che dovrebbe far riflettere tutti quei soggetti di cui sopra e fungere da esempio per coloro che oggi ricoprono incarichi pubblici o di grande responsabilità.

Viene quindi spontaneo chiedersi: come potrebbe lo Stato modificare un sistema che spesso concede benefit inutili, sprecando denaro pubblico?

Già… perché molti di questi “gadget” ( tra l’altro costosissimi…) non vengono forniti per migliorare la qualità del lavoro o per rispondere a necessità operative, ma appaiono piuttosto come regalie mascherate, sì… premi destinati a funzionari che nella maggior parte dei casi non evidenziano, né competenza e ancor meno impegno. 

Parliamo di privilegi che anziché valorizzare il merito sembrano favorire molti di quei “raccomandati” e di conseguenza quelle loro inette condotte e, talvolta, persino premiare quei loro comportamenti disonesti.

È ora di invertire la rotta, perché uno Stato che si ritiene (vedasi tutte le dichiarazioni che ogni sera ci vengono “propagandate” dai Tg nazionali) essere virtuoso dovrebbe iniziare a eliminare tutti i benefit non strettamente necessari, mantenendo solo quelli funzionali allo svolgimento del lavoro.

Inoltre, è tempo di premiare il merito in modo trasparente, con incentivi basati sui risultati e non su scelte di “casta” o attraverso concessioni materiali.

E inoltre  fondamentale implementare controlli rigorosi sull’utilizzo delle risorse pubbliche, per garantire che ogni spesa abbia una sua reale giustificazione.

Ed infine, vista la diffusa immoralità che ci relega tra i primi paesi al mondo per livello di corruzione, bisogna ripartire promuovendo una cultura di responsabilità personale, dove chi ricopre incarichi pubblici dia l’esempio, evitando sprechi e privilegi immotivati.

Immaginate solo per un istante il nostro Paese in cui, i fondi risparmiati da queste riforme, vengano investiti in istruzione, sanità, infrastrutture e/o a sostegno alle fasce più deboli della popolazione, un paese dove la trasparenza e l’efficienza sostituiscano gli sprechi e i favoritismi.

Lo Stato e quindi i suoi referenti dovrebbero amministrare la cosa pubblica con lo stesso senso di responsabilità con cui si gestisce una famiglia, non quindi come una risorsa da spremere, ma come un patrimonio da preservare e far crescere per il bene comune… 

Perchè come ripeto spesso: il cambiamento comincia innanzitutto dalle scelte personali!!!

Se non sapete quindi come fare, semplice… potete iniziare prendendo esempio dal Dott. Gratteri!!!

Francesco, ma quale profezia di Gesù? Si tratta semplicemente di un’eclisse…

Durante l’Angelus, Papa Francesco ha commentato una profezia di Gesù su una grande tribolazione: «il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce» (Mc 13,24). 

Il Pontefice – come la Chiesa fa da secoli – ha osservato come queste parole possano far pensare alla fine del mondo… 

Sì… è incredibile analizzare come quest’istituzione religiosa abbia da sempre bisogno di aggiungere un tocco apocalittico alla nostra vita, come se non bastassero già le difficoltà con cui conviviamo!!!

Eppure, dopo aver evocato lo spettro catastrofista, il Pontefice ha offerto una nuova chiave di lettura, d’altro canto chi meglio potrebbe interpretare le parole di Gesù, nel contesto storico in cui furono pronunciate… 

Ed allora eccoci riportata una nuova interpretazione: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Mc 13,31); un vero mistero, già non chiedetemi come Egli sia giunto da quelle parole a questa affemaione… 

E certo… perché se quelle parole durano in eterno, anche la Chiesa – che vive da duemila anni grazie a quelle “parole” – durerà per sempre, sì… insieme ai suoi “testimonial”.

Il Santo Padre ha invitato quindi i fedeli a riflettere su ciò che passa e ciò che resta, ma in effetti vi è poco da riflettere, tutti noi passiamo, chi prima, altri dopo… 

Ad esempio, anche Lei Santo Padre, sta percorrendo una di quelle strade. 

Certo… sarebbe interessante poterLa rivederla un giorno tornare dall’aldilà, per confermarci che dall’altra parte c’è davvero qualcosa, o viceversa se – come crede il sottoscritto – vi è soltanto il nulla!!! 

Certo, immagino sin d’ora lo sconforto nel caso in cui dovesse scoprire che ciò che le è stato insegnato e che poi ha professato nel corso della sua vita, non è stato altro che una mera illusione…

Santo Padre, la vita segue percorsi segnati a cui tutti noi ci adattiamo…

Molti di noi subiscono le scelte dei propri governi, le crisi civili, le tragedie territoriali, e persino eventi drammatici come quelli in corso, miriferisco ai conflitti, ma anche alle calamità naturali, alle pandemie e ahimè anche alle malattie… 

In tutto questo mi creda, “le parole di Gesù” (e non solo le sue) sono solo strumenti per creare illusioni di salvezza e di vita eterna che sappiamo non esistere!!!

Affidarsi nel 2024 a promesse di salvezza e d’immortalità per sfuggire la paura della morte serve soltanto a sperare ad una banale fantasia 

La morte, come la vita, rappresenta una scena, sì… della commedia umana. 

Nessuno – neanche la Chiesa – può dimostrare con i fatti che attraverso il Cristo, si possa un giorno ritrovare l’immortalità o chissà le persone amate.

La morte è soltanto la conclusione di un percorso che ci ha fatto vivere, bene e/o male. 

Ciò che conta realmente è aver vissuto senza rimpianti, sapendo che quello che abbiamo costruito e amato continuerà forse attraverso i nostri discendenti… 

Ecco perché la vita è bella, proprio perché non ha bisogno di continuare oltre la morte, sì… perché va bene così com’è!!!

Francesco, ma quale profezia di Gesù? Si tratta semplicemente di un'eclisse…

Durante l’Angelus, Papa Francesco ha commentato una profezia di Gesù su una grande tribolazione: «il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce» (Mc 13,24). 

Il Pontefice – come la Chiesa fa da secoli – ha osservato come queste parole possano far pensare alla fine del mondo… 

Sì… è incredibile analizzare come quest’istituzione religiosa abbia da sempre bisogno di aggiungere un tocco apocalittico alla nostra vita, come se non bastassero già le difficoltà con cui conviviamo!!!

Eppure, dopo aver evocato lo spettro catastrofista, il Pontefice ha offerto una nuova chiave di lettura, d’altro canto chi meglio potrebbe interpretare le parole di Gesù, nel contesto storico in cui furono pronunciate… 

Ed allora eccoci riportata una nuova interpretazione: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Mc 13,31); un vero mistero, già non chiedetemi come Egli sia giunto da quelle parole a questa affemazione… 

E certo… perché se quelle parole durano in eterno, anche la Chiesa – che vive da duemila anni grazie a quelle “parole” – durerà per sempre, sì… insieme ai suoi “testimonial…

Il Santo Padre ha invitato quindi i fedeli a riflettere su ciò che passa e ciò che resta, ma in effetti vi è poco da riflettere, tutti noi passiamo, chi prima, altri dopo… 

Ad esempio, anche Lei Santo Padre, sta percorrendo una di quelle strade. 

Certo… sarebbe interessante poterLa rivederla un giorno tornare dall’aldilà per confermarci come dall’altra parte vi sia davvero qualcosa, o viceversa se – come crede il sottoscritto – vi è il nulla!!! 

Certo, immagino sin d’ora lo sconforto nel caso in cui dovesse scoprire che ciò che le è stato insegnato e che poi è quanto ha professato nel corso della sua vita, non è stato altro che una mera illusione.

Santo Padre, la vita segue percorsi segnati a cui tutti noi ci adattiamo…

Molti di noi subiscono le scelte dei propri governi, le crisi civili, tragedie territoriali, e persino eventi drammatici come quelli in corso, mi riferisco ai conflitti, ma anche alle calamità naturali, alle pandemie e ahimè alle malattie… 

In tutto questo mi creda, “le parole di Gesù” (e non solo le sue) sono solo strumenti per creare illusioni di salvezza e di vita eterna che sappiamo non esistere!!!

Affidarsi nel 2024 a promesse di salvezza e d’immortalità per sfuggire la paura della morte serve soltanto a sperare ad una banale fantasia 

La morte, come la vita, rappresenta una scena, sì… della commedia umana. 

Nessuno – neanche la Chiesa – può dimostrare con i fatti che attraverso il Cristo, si possa un giorno ritrovare l’immortalità o chissà le persone amate.

La morte è soltanto la conclusione di un percorso che ci ha fatto vivere, bene e/o male. 

Ciò che conta realmente è aver vissuto senza rimpianti, sapendo che quello che abbiamo costruito e amato continuerà forse attraverso i nostri discendenti… 

Ecco perché la vita è bella, proprio perché non ha bisogno di continuare oltre la morte, sì… perché va bene, anche così com’è!!!

Italiani oggi al voto??? Ma quando mai… meglio recarsi alle urne di lunedì, così si approfitta di quelle ore di permesso!!!

Gli italiani al voto stamani sono meno del 10%!

Di fronte a questi numeri così bassi, come italiano, mi sento profondamente indignato…

Sì perché costato quanto meschino sia l’atteggiamento di molti miei connazionali, che preferiscono, quando ne hanno la possibilità, recarsi alle urne in un giorno feriale piuttosto che festivo. 

La scelta, apparentemente casuale di votare in un giorno lavorativo ha un motivo ben preciso: approfittare di quelle ore di permesso retribuite che, per molti, diventano una scusa per qualche ora di svago!!!

Purtroppo, questa raprpesenta una pratica diffusa nel nostro Paese, e per questo motivo critico severamente tale comportamento, che riflette una mentalità orientata al proprio tornaconto personale, piuttosto che al bene collettivo. 

Così, il cittadino non vede il voto come un dovere o un’opportunità di contribuire al miglioramento dello Stato, ma come un’occasione per ottenere qualche ora di svago. In questo modo si riduce il valore del diritto al voto e si manifesta una mancanza di senso civico.

Tuttavia, il problema non è solo individuale: esistono elementi sistemici che incentivano indirettamente questa scelta. Da una parte, infatti, la possibilità di votare nei giorni feriali viene offerta per facilitare la partecipazione, ma dall’altra, se sfruttata in modo opportunistico, crea disparità e diffonde abitudini lontane dallo spirito democratico.

Inoltre, vorrei sottolineare che coloro che oggi, giorno festivo, hanno scelto di non recarsi a votare, non lo farebbero neppure domani se non avessero l’opportunità di farlo durante l’orario di lavoro. 

È una realtà triste ma prevedibile: molti, senza una coscienza civile o un interesse per ciò che il loro voto rappresenta, non eserciterebbero il proprio diritto. Difatti, anche con la giornata di lunedì, probabilmente raggiungeremo una partecipazione non superiore al 25-30%.

I nostri governanti sono consapevoli di questa triste eventualità e per questo offrono una seconda giornata di voto, ovviamente a spese dei cittadini: infatti, siamo costretti a pagare per due giorni tutti gli addetti ai seggi, quando l’intero processo potrebbe essere gestito in uno solo.

La vera questione rimane la mancanza di educazione civica, che ormai non viene più insegnata neanche a scuola. È necessaria una sensibilizzazione alla responsabilità sociale, che restituisca valore alla partecipazione e rispetto verso le istituzioni. Solo così potremo sperare in un cambiamento reale.

Voto: il simbolo e lo strumento della facoltà che ha ogni libero cittadino di dimostrarsi uno sciocco e di rovinare il proprio paese!!!

Italiani oggi al voto??? Ma quando mai… meglio recarsi alle urne di lunedì, così si approfitta di quelle ore di permesso!!!

Gli italiani al voto stamani sono meno del 10%!

Di fronte a questi numeri così bassi, come italiano, mi sento profondamente indignato…

Sì perché costato quanto meschino sia l’atteggiamento di molti miei connazionali, che preferiscono, quando ne hanno la possibilità, recarsi alle urne in un giorno feriale piuttosto che festivo. 

La scelta, apparentemente casuale di votare in un giorno lavorativo ha un motivo ben preciso: approfittare di quelle ore di permesso retribuite che, per molti, diventano una scusa per qualche ora di svago!!!

Purtroppo, questa raprpesenta una pratica diffusa nel nostro Paese, e per questo motivo critico severamente tale comportamento, che riflette una mentalità orientata al proprio tornaconto personale, piuttosto che al bene collettivo. 

Così, il cittadino non vede il voto come un dovere o un’opportunità di contribuire al miglioramento dello Stato, ma come un’occasione per ottenere qualche ora di svago. In questo modo si riduce il valore del diritto al voto e si manifesta una mancanza di senso civico.

Tuttavia, il problema non è solo individuale: esistono elementi sistemici che incentivano indirettamente questa scelta. Da una parte, infatti, la possibilità di votare nei giorni feriali viene offerta per facilitare la partecipazione, ma dall’altra, se sfruttata in modo opportunistico, crea disparità e diffonde abitudini lontane dallo spirito democratico.

Inoltre, vorrei sottolineare che coloro che oggi, giorno festivo, hanno scelto di non recarsi a votare, non lo farebbero neppure domani se non avessero l’opportunità di farlo durante l’orario di lavoro. 

È una realtà triste ma prevedibile: molti, senza una coscienza civile o un interesse per ciò che il loro voto rappresenta, non eserciterebbero il proprio diritto. Difatti, anche con la giornata di lunedì, probabilmente raggiungeremo una partecipazione non superiore al 25-30%.

I nostri governanti sono consapevoli di questa triste eventualità e per questo offrono una seconda giornata di voto, ovviamente a spese dei cittadini: infatti, siamo costretti a pagare per due giorni tutti gli addetti ai seggi, quando l’intero processo potrebbe essere gestito in uno solo.

La vera questione rimane la mancanza di educazione civica, che ormai non viene più insegnata neanche a scuola. È necessaria una sensibilizzazione alla responsabilità sociale, che restituisca valore alla partecipazione e rispetto verso le istituzioni. Solo così potremo sperare in un cambiamento reale.

Voto: il simbolo e lo strumento della facoltà che ha ogni libero cittadino di dimostrarsi uno sciocco e di rovinare il proprio paese!!!

Emergenza carceri: la società civile non puo più restare a guardare!!!

La questione dei penitenziari in Italia rappresenta un grave problema….

Da anni ci troviamo di fronte a strutture fatiscenti, obsolete e inadeguate a garantire la sicurezza e il recupero dei detenuti. 

È naturale chiedersi per quanto tempo ancora possiamo ignorare questa emergenza, ma soprattutto è fondamentale riflettere su che tipo di pena vogliamo infliggere a chi ha violato le norme della civile convivenza, riconoscendo che il carcere dovrebbe mirare al recupero e non solo alla punizione.

È essenziale differenziare i detenuti in base al reato commesso: non si possono mescolare individui che hanno commesso crimini gravi con coloro che hanno violato norme amministrative. 

Egualmente, va posta attenzione ai minori, che in carcere si ritrovano a contatto con affiliati di organizzazioni criminali, i quali spesso li attraggono in un percorso di affiliazione piramidale, con promesse allettanti in stile “Gomorra.”

L’emergenza delle carceri richiede una riflessione collettiva, coinvolgendo tutti i soggetti interessati, per affrontare seriamente i problemi di sovraffollamento, inadeguatezza delle strutture e gestione eterogenea dei detenuti. 

Questi fattori aumentano i rischi per i più vulnerabili e per il personale carcerario, aggravando una situazione già critica. Un piano di ristrutturazione o, meglio ancora, la costruzione di nuovi istituti potrebbe portare benefici significativi.

L’introduzione di penitenziari differenziati per categoria di reato – tra reati penali e amministrativi – aiuterebbe a limitare le influenze negative sui detenuti non abituali, promuovendo percorsi di recupero mirati. 

Per i giovani detenuti, la situazione è ancora più delicata: il rischio di affiliazione criminale è elevato in mancanza di un ambiente protettivo e di programmi di reinserimento sociale. Separare i minori e offrire loro percorsi educativi e riabilitativi è indispensabile per aiutarli davvero.

È chiaro come il ruolo delle istituzioni sia centrale: serve una vera riforma del sistema penitenziario che coinvolga tribunali di sorveglianza, avvocati, operatori sociali, associazioni e la società civile. 

Solo attraverso un impegno condiviso si potrà creare un sistema più giusto ed efficace.

Scriveva Dostoevskij: Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni!!!

Emergenza carceri: la società civile non puo più restare a guardare!!!

La questione dei penitenziari in Italia rappresenta un grave problema….

Da anni ci troviamo di fronte a strutture fatiscenti, obsolete e inadeguate a garantire la sicurezza e il recupero dei detenuti. 

È naturale chiedersi per quanto tempo ancora possiamo ignorare questa emergenza, ma soprattutto è fondamentale riflettere su che tipo di pena vogliamo infliggere a chi ha violato le norme della civile convivenza, riconoscendo che il carcere dovrebbe mirare al recupero e non solo alla punizione.

È essenziale differenziare i detenuti in base al reato commesso: non si possono mescolare individui che hanno commesso crimini gravi con coloro che hanno violato norme amministrative. 

Egualmente, va posta attenzione ai minori, che in carcere si ritrovano a contatto con affiliati di organizzazioni criminali, i quali spesso li attraggono in un percorso di affiliazione piramidale, con promesse allettanti in stile “Gomorra.”

L’emergenza delle carceri richiede una riflessione collettiva, coinvolgendo tutti i soggetti interessati, per affrontare seriamente i problemi di sovraffollamento, inadeguatezza delle strutture e gestione eterogenea dei detenuti. 

Questi fattori aumentano i rischi per i più vulnerabili e per il personale carcerario, aggravando una situazione già critica. Un piano di ristrutturazione o, meglio ancora, la costruzione di nuovi istituti potrebbe portare benefici significativi.

L’introduzione di penitenziari differenziati per categoria di reato – tra reati penali e amministrativi – aiuterebbe a limitare le influenze negative sui detenuti non abituali, promuovendo percorsi di recupero mirati. 

Per i giovani detenuti, la situazione è ancora più delicata: il rischio di affiliazione criminale è elevato in mancanza di un ambiente protettivo e di programmi di reinserimento sociale. Separare i minori e offrire loro percorsi educativi e riabilitativi è indispensabile per aiutarli davvero.

È chiaro come il ruolo delle istituzioni sia centrale: serve una vera riforma del sistema penitenziario che coinvolga tribunali di sorveglianza, avvocati, operatori sociali, associazioni e la società civile. 

Solo attraverso un impegno condiviso si potrà creare un sistema più giusto ed efficace.

Scriveva Dostoevskij: Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni!!!

"Corner -Telecolor": mi piace riscontrare come molte mie valutazioni, vengano in quella trasmissione confermate!!!

Ogni lunedì sera alle 21:00, su Telecolor, i tifosi del Catania hanno un appuntamento quasi obbligatorio con il programma televisivo “Corner”, ideato da Angelo Micale e condotto da Angelo Gagliano. 
Anche questa settimana mi sono sintonizzato per ascoltare le opinioni dei giornalisti presenti, Angelo Patanè e Alessandro Vagliasindi, insieme all’ospite della serata, il tecnico Carlo Breve, e alla partecipazione di Giulia.

Allego il link al video della diretta dell’11 del mese: https://www.youtube.com/watch?v=MhmTACg9gVo&list=PLTDMtp1c1I13sgNpVHm9NPcA9gQto-Cdo

Durante la partita in TV (sono abbonato a Now), ho cambiato canale ricordandomi che Telecolor trasmetteva la trasferta del Catania. Ne ho approfittato per ascoltare in diretta le impressioni di Patanè e, soprattutto, le “garbate” critiche verso i giocatori che, in campo, sembravano meritarsele.

Quando è iniziata la partita ho notato che il Catania non stesse giocando male; tuttavia, il reparto d’attacco sembrava poco concentrato e disattento nelle ripartenze. Un esempio è stato il tiro di Guglielmotti, deviato da Lunetta in modo sfortunato: forse, senza quella deviazione, la palla sarebbe finita direttamente in porta, e magari la partita avrebbe preso un’altra piega…

Si sa che nelle partite basti un episodio per cambiare tutto, e il Catania, nelle ultime cinque giornate, ha costruito più di un episodio, ahimè… negativo.

Ascoltando Patanè, ho condiviso pienamente le sue riflessioni sui giocatori non riconfermati della scorsa stagione, che stanno facendo bene altrove, e su quelli nuovi, che finora non hanno soddisfatto le aspettative.

Proprio la mattina, avevo inviato una lettera aperta al Presidente Pelligra, scritta in inglese. Alcuni lettori mi hanno tra l’altro chiesto la traduzione, che pubblicherò di seguito a questo post. Nella lettera esprimevo dubbi sulla cessione di certi giocatori: senza però fare nomi: mi riferivo a Marco Chiarella, Emanuele Cicerelli e soprattutto a Pietro Cianci.

Fortunatamente, Cosimo Chiricò è ancora con noi, e le parole di Vagliasindi su un suo possibile ritorno in campo con la squadra rossazzurra, mi danno fiducia per un miglioramento del reparto offensivo, attualmente poco incisivo.

Una cosa è certa: il problema si trova ai vertici della dirigenza, che a mio parere non è stato all’altezza delle aspettative. Tuttavia, qualcosa sembra finalmente muoversi, sì… grazie all’arrivo del DS Daniele Faggiano. Ho sentito però che ultimamente non è stato presente per motivi di salute, per cui colgo l’occasione per augurargli una pronta guarigione.

Purtroppo, credo che la fretta abbia influito sulle decisioni riguardo a chi tenere e chi cedere: “la gatta frettolosa fa i gattini ciechi“, come si suol dire.

Nonostante ciò, nulla è ancora perduto. Il campionato di Serie C è lungo e difficile e c’è ancora tempo per rimediare. Credo che il nostro allenatore, Mimmo Toscano, potrebbe anche trarre spunti costruttivi dai consigli di Carlo Breve e dai commenti appassionati dei giornalisti presenti, come Vagliasindi e Patanè, per arrivare quanto prima alla forma ideale per disputare i Playoff.

Faccio quindi un plauso al programma e ai suoi ospiti, oltre che ai tifosi spettatori che, con i loro messaggi letti in diretta da Giulia, mi fanno parecchio sorridere. Bravo anche il conduttore, che mantiene alto il ritmo della trasmissione: forse, vista l’audience, sarebbe il caso di allungare di 15/30 minuti la durata della puntata.

Concludo con il grido più importante: Forza Catania!!!

– LETTERA APERTA AL PRESIDENTE PELLIGRA: https://nicola-costanzo.blogspot.com/2024/11/open-letter-to-president-pelligra.html 

Presidente Pelligra, buongiorno.

le scrivo dando seguito al mio ultimo post del 13 agosto, ma questa volta mi permetto di rivolgermi a Lei direttamente (ed è il motivo per cui escludo i miei lettori scrivendole in inglese…). 

Nonostante le soddisfazioni del recente passato, come la vittoria di Coppa Italia (mai conquistata prima neppure quando la squadra lottava in Serie A) credo che, nel tentativo di avviare un nuovo percorso, siano state prese alcune decisioni discutibili. 

Mi riferisco in particolare all’allontanamento di giovani giocatori promettenti, che, pur poco utilizzati dagli ex allenatori, avevano mostrato qualità importanti, come la capacità di saltare l’uomo, scendere sulle fasce e crossare in area con precisione, elementi che oggi ahimè mancano alla squadra.

Purtroppo, nell’intento di dare una svolta al precedente campionato, i dirigenti hanno forse tagliato i legami con il passato in modo troppo sommario. Comprendo la logica della scelta, ma mi pare che ciò abbia portato a errori evitabili: alcuni dei giocatori lasciati andare non erano responsabili delle passate difficoltà e avevano dimostrato un grande impegno per la causa.

Immagino, e potrei sbagliarmi, che come spesso accade, anche l’attuale allenatore abbia influenzato le scelte di mercato, volendo giocatori a lui familiari per il suo stile di gioco o forse per evitare potenziali tensioni nello spogliatoio. Tuttavia, i risultati attuali sembrano confermare che qualcosa finora non abbia funzionato a dovere. Alcuni dei nuovi acquisti mostrano limiti per la categoria, e osservo con una certa preoccupazione come altre squadre abbiano saputo investire su giovani promettenti, inclusi giocatori extraeuropei, ad esempio dall’Africa o dal Sud America, atleti di grande valore e certamente vantaggiosi  dal punto di vista economico.

A ciò si aggiunge il fatto che da diverse giornate il nostro tecnico non sembra riuscire a schierare la squadra in modo efficace, un segnale preoccupante che ci ricorda le difficoltà dello scorso anno. 

È tempo quindi Presidente, di riprendere in mano la situazione, prima che sia troppo tardi. Serve una svolta chiara, che arrivi alla dirigenza, allo staff tecnico e ai giocatori, con l’obiettivo che, in mancanza dei risultati attesi, ciascuno si assuma le proprie responsabilità.

Non intendo sostituirmi ai suoi dirigenti, sebbene avendo operato per oltre trent’anni come responsabile in altre realtà professionali, ritengo di aver maturato abbastanza competenze nella “gestione e pianificazione”, professionalità che sarebbero potute risultare utili; ma comprendo altresì che non facendo parte di quel ambito sportivo, il mio bagaglio personale non porterebbe alcun giovamento, anche se mi permetta di aggiungere che, quando mi è capitato di dover affrontare circostanze analoghe (non avendo alcuna precedente esperienza in quel settore e sapendo quindi di essere di fatto limitato), sono riuscito comunque a compensare le proprie lacune e a raggiungere i propositi richiesti, grazie all’essermi circondandomi di professionisti capaci… 

Come d’altronde, non essendo un tecnico sportivo, credo che, prima di puntare a traguardi ambiziosi, sia fondamentale costruire una struttura solida, supportata da un team di professionisti validi, capaci di rimanere sempre entro i limiti del budget, cosa che chi investe, come Lei, comprende bene.

Presidente, sono fiducioso che, nonostante le difficoltà, il nostro Catania possa arrivare ai playoff, ma, come abbiamo visto lo scorso anno, raggiungerli è solo una parte della sfida: vincere e conquistare una promozione richiede qualcosa di più!!!

È tempo quindi di superare le chiacchiere ottimiste e focalizzarsi su cosa può realmente aiutare il mister Toscano a cambiare il trend attuale, che non solo penalizza la squadra, ma pesa su una tifoseria unica e appassionata, ahimè in attesa di rivedere la propria squadra tornare a vincere.

La ringrazio per l’attenzione e auspico che la Sua società intervenga celermente con i necessari correttivi per dare ai tifosi – sempre presenti ovunque – nuove gioie e soddisfazioni, e per raggiungere insieme a Lei nuovi esaltanti successi.

Con affetto e gratitudine per quanto sta facendo per la nostra città etnea.

Nicola Costanzo


"Corner -Telecolor": mi piace riscontrare come molte mie valutazioni, vengano in quella trasmissione confermate!!!

Ogni lunedì sera alle 21:00, su Telecolor, i tifosi del Catania hanno un appuntamento quasi obbligatorio con il programma televisivo “Corner”, ideato da Angelo Micale e condotto da Angelo Gagliano. 
Anche questa settimana mi sono sintonizzato per ascoltare le opinioni dei giornalisti presenti, Angelo Patanè e Alessandro Vagliasindi, insieme all’ospite della serata, il tecnico Carlo Breve, e alla partecipazione di Giulia.

Allego il link al video della diretta dell’11 del mese: https://www.youtube.com/watch?v=MhmTACg9gVo&list=PLTDMtp1c1I13sgNpVHm9NPcA9gQto-Cdo

Durante la partita in TV (sono abbonato a Now), ho cambiato canale ricordandomi che Telecolor trasmetteva la trasferta del Catania. Ne ho approfittato per ascoltare in diretta le impressioni di Patanè e, soprattutto, le “garbate” critiche verso i giocatori che, in campo, sembravano meritarsele.

Quando è iniziata la partita ho notato che il Catania non stesse giocando male; tuttavia, il reparto d’attacco sembrava poco concentrato e disattento nelle ripartenze. Un esempio è stato il tiro di Guglielmotti, deviato da Lunetta in modo sfortunato: forse, senza quella deviazione, la palla sarebbe finita direttamente in porta, e magari la partita avrebbe preso un’altra piega…

Si sa che nelle partite basti un episodio per cambiare tutto, e il Catania, nelle ultime cinque giornate, ha costruito più di un episodio, ahimè… negativo.

Ascoltando Patanè, ho condiviso pienamente le sue riflessioni sui giocatori non riconfermati della scorsa stagione, che stanno facendo bene altrove, e su quelli nuovi, che finora non hanno soddisfatto le aspettative.

Proprio la mattina, avevo inviato una lettera aperta al Presidente Pelligra, scritta in inglese. Alcuni lettori mi hanno tra l’altro chiesto la traduzione, che pubblicherò di seguito a questo post. Nella lettera esprimevo dubbi sulla cessione di certi giocatori: senza però fare nomi: mi riferivo a Marco Chiarella, Emanuele Cicerelli e soprattutto a Pietro Cianci.

Fortunatamente, Cosimo Chiricò è ancora con noi, e le parole di Vagliasindi su un suo possibile ritorno in campo con la squadra rossazzurra, mi danno fiducia per un miglioramento del reparto offensivo, attualmente poco incisivo.

Una cosa è certa: il problema si trova ai vertici della dirigenza, che a mio parere non è stato all’altezza delle aspettative. Tuttavia, qualcosa sembra finalmente muoversi, sì… grazie all’arrivo del DS Daniele Faggiano. Ho sentito però che ultimamente non è stato presente per motivi di salute, per cui colgo l’occasione per augurargli una pronta guarigione.

Purtroppo, credo che la fretta abbia influito sulle decisioni riguardo a chi tenere e chi cedere: “la gatta frettolosa fa i gattini ciechi“, come si suol dire.

Nonostante ciò, nulla è ancora perduto. Il campionato di Serie C è lungo e difficile e c’è ancora tempo per rimediare. Credo che il nostro allenatore, Mimmo Toscano, potrebbe anche trarre spunti costruttivi dai consigli di Carlo Breve e dai commenti appassionati dei giornalisti presenti, come Vagliasindi e Patanè, per arrivare quanto prima alla forma ideale per disputare i Playoff.

Faccio quindi un plauso al programma e ai suoi ospiti, oltre che ai tifosi spettatori che, con i loro messaggi letti in diretta da Giulia, mi fanno parecchio sorridere. Bravo anche il conduttore, che mantiene alto il ritmo della trasmissione: forse, vista l’audience, sarebbe il caso di allungare di 15/30 minuti la durata della puntata.

Concludo con il grido più importante: Forza Catania!!!

– LETTERA APERTA AL PRESIDENTE PELLIGRA: https://nicola-costanzo.blogspot.com/2024/11/open-letter-to-president-pelligra.html 

Presidente Pelligra, buongiorno.

le scrivo dando seguito al mio ultimo post del 13 agosto, ma questa volta mi permetto di rivolgermi a Lei direttamente (ed è il motivo per cui escludo i miei lettori scrivendole in inglese…). 

Nonostante le soddisfazioni del recente passato, come la vittoria di Coppa Italia (mai conquistata prima neppure quando la squadra lottava in Serie A) credo che, nel tentativo di avviare un nuovo percorso, siano state prese alcune decisioni discutibili. 

Mi riferisco in particolare all’allontanamento di giovani giocatori promettenti, che, pur poco utilizzati dagli ex allenatori, avevano mostrato qualità importanti, come la capacità di saltare l’uomo, scendere sulle fasce e crossare in area con precisione, elementi che oggi ahimè mancano alla squadra.

Purtroppo, nell’intento di dare una svolta al precedente campionato, i dirigenti hanno forse tagliato i legami con il passato in modo troppo sommario. Comprendo la logica della scelta, ma mi pare che ciò abbia portato a errori evitabili: alcuni dei giocatori lasciati andare non erano responsabili delle passate difficoltà e avevano dimostrato un grande impegno per la causa.

Immagino, e potrei sbagliarmi, che come spesso accade, anche l’attuale allenatore abbia influenzato le scelte di mercato, volendo giocatori a lui familiari per il suo stile di gioco o forse per evitare potenziali tensioni nello spogliatoio. Tuttavia, i risultati attuali sembrano confermare che qualcosa finora non abbia funzionato a dovere. Alcuni dei nuovi acquisti mostrano limiti per la categoria, e osservo con una certa preoccupazione come altre squadre abbiano saputo investire su giovani promettenti, inclusi giocatori extraeuropei, ad esempio dall’Africa o dal Sud America, atleti di grande valore e certamente vantaggiosi  dal punto di vista economico.

A ciò si aggiunge il fatto che da diverse giornate il nostro tecnico non sembra riuscire a schierare la squadra in modo efficace, un segnale preoccupante che ci ricorda le difficoltà dello scorso anno. 

È tempo quindi Presidente, di riprendere in mano la situazione, prima che sia troppo tardi. Serve una svolta chiara, che arrivi alla dirigenza, allo staff tecnico e ai giocatori, con l’obiettivo che, in mancanza dei risultati attesi, ciascuno si assuma le proprie responsabilità.

Non intendo sostituirmi ai suoi dirigenti, sebbene avendo operato per oltre trent’anni come responsabile in altre realtà professionali, ritengo di aver maturato abbastanza competenze nella “gestione e pianificazione”, professionalità che sarebbero potute risultare utili; ma comprendo altresì che non facendo parte di quel ambito sportivo, il mio bagaglio personale non porterebbe alcun giovamento, anche se mi permetta di aggiungere che, quando mi è capitato di dover affrontare circostanze analoghe (non avendo alcuna precedente esperienza in quel settore e sapendo quindi di essere di fatto limitato), sono riuscito comunque a compensare le proprie lacune e a raggiungere i propositi richiesti, grazie all’essermi circondandomi di professionisti capaci… 

Come d’altronde, non essendo un tecnico sportivo, credo che, prima di puntare a traguardi ambiziosi, sia fondamentale costruire una struttura solida, supportata da un team di professionisti validi, capaci di rimanere sempre entro i limiti del budget, cosa che chi investe, come Lei, comprende bene.

Presidente, sono fiducioso che, nonostante le difficoltà, il nostro Catania possa arrivare ai playoff, ma, come abbiamo visto lo scorso anno, raggiungerli è solo una parte della sfida: vincere e conquistare una promozione richiede qualcosa di più!!!

È tempo quindi di superare le chiacchiere ottimiste e focalizzarsi su cosa può realmente aiutare il mister Toscano a cambiare il trend attuale, che non solo penalizza la squadra, ma pesa su una tifoseria unica e appassionata, ahimè in attesa di rivedere la propria squadra tornare a vincere.

La ringrazio per l’attenzione e auspico che la Sua società intervenga celermente con i necessari correttivi per dare ai tifosi – sempre presenti ovunque – gioie e soddisfazioni, e per raggiungere insieme a Lei nuovi esaltanti successi.

Con affetto e gratitudine per quanto sta facendo per la nostra città etnea.

Nicola Costanzo


La crisi del "Merito" nel Sistema Pubblico Italiano: Cause e Conseguenze"

Negli ultimi trent’anni, il sistema pubblico italiano – politico, amministrativo e giudiziario – ha mostrato segni di stagnazione, una paralisi che sembra derivare da scelte sbagliate e dall’emergere di un sistema di favoritismi a scapito del merito. 

Questa pratica non solo ha compromesso l’efficacia e l’integrità delle istituzioni, ma ha anche allontanato il Paese da una crescita basata su competenza, trasparenza e responsabilità. 

Al cuore di questo malessere c’è il fenomeno della “casta“: una rete clientelare e immobile di raccomandati, impreparati, spesso incompetenti e, in alcuni casi, persino collusi o corruttibili.

Difatti, in molte aree del sistema pubblico, il principio del merito ha ceduto il passo a una rete di favoritismi, in cui le promozioni e le assegnazioni di incarichi di responsabilità dipendono più da relazioni personali o politiche che da competenze reali. 

Il cosiddetto “sistema di consiglio” ha favorito, nel tempo, una struttura che accoglie individui meno capaci o, nel peggiore dei casi, manipolabili, creando una distorsione che demotiva i talenti e le persone qualificate. Ciò, in ultima analisi, si traduce in una perdita di competitività del settore pubblico rispetto ai sistemi stranieri, dove il merito resta una colonna portante.

Ritengo infatti che l’assenza di meritocrazia non solo limita le capacità di crescita e innovazione del sistema, ma apre anche la porta a forme di corruzione, infatti, l’incapacità di regolamentare in modo efficace e il clientelismo, creano di fatto un terreno fertile per comportamenti devianti e abusi di potere. 

Tanto è vero che la criminalità organizzata, attratta da questi handicap, prova costantemente a inserirsi nelle crepe lasciate dalle istituzioni, attraverso la corruzione di funzionari “compromessi” e favorendo così un sistema di sudditanza per ottenere protezione e vantaggi economici. 

E’ così che questa rete negli anni è riuscita a trasformare le istituzioni in strumenti al servizio di interessi illeciti, danneggiando non solo l’efficienza del sistema stesso, ma anche la fiducia dei cittadini.

Comprenderete quindi quale implicazioni abbiano avuto l’impoverimento delle nostre Istituzioni e soprattutto quali conseguenze sociali abbia con il tempo provocato… 

Difatti, la selezione basata su favoritismi a discapito del merito genera un ulteriore effetto negativo: l’esclusione delle persone più preparate, che scelgono di emigrare o di cercare opportunità fuori dall’ambito pubblico. 

Ciò come abbiamo osservato ha determinato una vera e propria “fuga di cervelli” dal sistema pubblico, impoverendolo di competenze e impedendo il ricambio generazionale. Le istituzioni si ritrovano, così, sempre meno attrezzate ad affrontare le sfide moderne, come la digitalizzazione, la lotta alla criminalità organizzata e le riforme sociali.

Tuttavia, la strada verso un cambiamento positivo c’è anche se richiede innanzitutto un rinnovamento culturale, dove il merito, la competenza e la trasparenza tornino a essere i criteri principali nelle nomine e nelle promozioni all’interno del sistema pubblico. 

La creazione di organi di controllo indipendenti, la protezione dei whistleblower e la digitalizzazione dei processi amministrativi potrebbero inoltre aumentare la trasparenza, riducendo gli spazi per abusi e favori. È indispensabile, inoltre, favorire politiche che incoraggino i talenti e i giovani qualificati a lavorare nel settore pubblico, offrendo loro percorsi di crescita e responsabilità effettiva.

Infine, penso che il nostro Paese sia di fronte ad una sfida decisiva: trasformare il sistema pubblico in un ambiente competitivo e meritocratico, che possa valorizzare le migliori risorse e restituire fiducia ai cittadini. 

Questo cambiamento, però, non può essere solo normativo o tecnico, ma deve investire l’intero sistema di valori che governa il nostro Paese. 

Un futuro migliore richiede istituzioni forti, trasparenti e impermeabili alle pressioni di lobby e criminalità organizzata. 

Ecco eprché la rinascita del merito e della competenza, è non solo auspicabile, ma fondamentale per il progresso di questa nostra società!!!

La crisi del "Merito" nel Sistema Pubblico Italiano: Cause e Conseguenze"

Negli ultimi trent’anni, il sistema pubblico italiano – politico, amministrativo e giudiziario – ha mostrato segni di stagnazione, una paralisi che sembra derivare da scelte sbagliate e dall’emergere di un sistema di favoritismi a scapito del merito. 

Questa pratica non solo ha compromesso l’efficacia e l’integrità delle istituzioni, ma ha anche allontanato il Paese da una crescita basata su competenza, trasparenza e responsabilità. 

Al cuore di questo malessere c’è il fenomeno della “casta“: una rete clientelare e immobile di raccomandati, impreparati, spesso incompetenti e, in alcuni casi, persino collusi o corruttibili.

Difatti, in molte aree del sistema pubblico, il principio del merito ha ceduto il passo a una rete di favoritismi, in cui le promozioni e le assegnazioni di incarichi di responsabilità dipendono più da relazioni personali o politiche che da competenze reali. 

Il cosiddetto “sistema di consiglio” ha favorito, nel tempo, una struttura che accoglie individui meno capaci o, nel peggiore dei casi, manipolabili, creando una distorsione che demotiva i talenti e le persone qualificate. Ciò, in ultima analisi, si traduce in una perdita di competitività del settore pubblico rispetto ai sistemi stranieri, dove il merito resta una colonna portante.

Ritengo infatti che l’assenza di meritocrazia non solo limita le capacità di crescita e innovazione del sistema, ma apre anche la porta a forme di corruzione, infatti, l’incapacità di regolamentare in modo efficace e il clientelismo, creano di fatto un terreno fertile per comportamenti devianti e abusi di potere. 

Tanto è vero che la criminalità organizzata, attratta da questi handicap, prova costantemente a inserirsi nelle crepe lasciate dalle istituzioni, attraverso la corruzione di funzionari “compromessi” e favorendo così un sistema di sudditanza per ottenere protezione e vantaggi economici. 

E’ così che questa rete negli anni è riuscita a trasformare le istituzioni in strumenti al servizio di interessi illeciti, danneggiando non solo l’efficienza del sistema stesso, ma anche la fiducia dei cittadini.

Comprenderete quindi quale implicazioni abbiano avuto l’impoverimento delle nostre Istituzioni e soprattutto quali conseguenze sociali abbia con il tempo provocato… 

Difatti, la selezione basata su favoritismi a discapito del merito genera un ulteriore effetto negativo: l’esclusione delle persone più preparate, che scelgono di emigrare o di cercare opportunità fuori dall’ambito pubblico. 

Ciò come abbiamo osservato ha determinato una vera e propria “fuga di cervelli” dal sistema pubblico, impoverendolo di competenze e impedendo il ricambio generazionale. Le istituzioni si ritrovano, così, sempre meno attrezzate ad affrontare le sfide moderne, come la digitalizzazione, la lotta alla criminalità organizzata e le riforme sociali.

Tuttavia, la strada verso un cambiamento positivo c’è anche se richiede innanzitutto un rinnovamento culturale, dove il merito, la competenza e la trasparenza tornino a essere i criteri principali nelle nomine e nelle promozioni all’interno del sistema pubblico. 

La creazione di organi di controllo indipendenti, la protezione dei whistleblower e la digitalizzazione dei processi amministrativi potrebbero inoltre aumentare la trasparenza, riducendo gli spazi per abusi e favori. È indispensabile, inoltre, favorire politiche che incoraggino i talenti e i giovani qualificati a lavorare nel settore pubblico, offrendo loro percorsi di crescita e responsabilità effettiva.

Infine, penso che il nostro Paese sia di fronte ad una sfida decisiva: trasformare il sistema pubblico in un ambiente competitivo e meritocratico, che possa valorizzare le migliori risorse e restituire fiducia ai cittadini. 

Questo cambiamento, però, non può essere solo normativo o tecnico, ma deve investire l’intero sistema di valori che governa il nostro Paese. 

Un futuro migliore richiede istituzioni forti, trasparenti e impermeabili alle pressioni di lobby e criminalità organizzata. 

Ecco perché la rinascita del merito e della competenza, è non solo auspicabile, ma fondamentale per il progresso di questa nostra società!!!

Trump potrebbe anche contribuire a porre fine al conflitto in Ucraina, ma una soluzione non si realizzerà prima del 2026!

Sì… Donald Trump è ora il 47° Presidente degli Stati Uniti!

In molti si chiedono se riuscirà a mantenere le promesse della campagna elettorale, riuscendo a convincere l’amico Putin a sospendere la guerra in Ucraina.

Tuttavia, in queste riflessioni, si dimentica un elemento cruciale: gli Stati Uniti, per il governo di Mosca, rappresentano ancora una nazione ostile, direttamente coinvolta nel conflitto contro la Russia. Per questo motivo, non basta un cambio di Presidente per stravolgere gli obiettivi militari già stabiliti. Sospendere le operazioni significherebbe, infatti, abbandonare lo scopo iniziale di questa guerra e tradire le promesse fatte al Presidente ucraino Zelens’kyj.

Abbandonare ora il popolo ucraino in guerra e rinunciare al sostegno internazionale precedentemente offerto potrebbe compromettere del tutto la politica di Zelens’kyj. Tale “dietrofront” isolerebbe l’Ucraina e potrebbe portare al potere un nuovo leader, forse più incline a compromessi con la Russia, che pur di ottenere rapidamente la pace, potrebbe concedere le concessioni territoriali richieste, abbandonando definitivamente le aspirazioni di una modernizzazione dell’alleanza e della sicurezza europea.

In effetti, quanto è stato fatto finora ha rappresentato una provocazione che ha eroso la fiducia con l’ex partner russo, da cui — ricordiamo — dipendiamo ancora per gas e petrolio.

L’eventualità di impedire l’ingresso dell’Ucraina nella NATO rappresenterebbe una minaccia non solo perché non porterebbe alla fine del conflitto, ma rischierebbe di allargarlo, coinvolgendo anche i paesi confinanti. Non va dimenticato, inoltre, che verso la fine della Guerra Fredda, l’Unione Sovietica ricevette più volte rassicurazioni da Stati Uniti e Germania, in particolare che la NATO non si sarebbe mai estesa oltre i confini della Germania riunificata.

Come sappiamo, però, quella promessa non fu rispettata: dopo l’implosione dell’Unione Sovietica, quasi tutti i paesi ex-comunisti aderirono alla NATO, spingendo i confini dell’Alleanza fino alla Russia, che percepì questa espansione come una grave umiliazione.

Negli anni, paesi come Albania, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Macedonia, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Ungheria sono entrati nella NATO. Di recente, anche Finlandia e Svezia hanno presentato la propria candidatura, rinunciando alla neutralità; l’Ucraina stessa, già nel 2008, aveva avviato il processo di adesione.

In questo scenario, sperare che Trump possa “miracolosamente” risolvere la situazione appare irrealistico. Un cambiamento potrebbe essere possibile solo tramite concessioni territoriali e politiche significative per la sicurezza della Russia, compresa la revoca delle sanzioni internazionali. Solo con un’apertura economica — inclusa la ripresa delle importazioni ed esportazioni di beni essenziali, dai prodotti agricoli agli industriali — si potrebbe intravedere una via di uscita diplomatica.. 

Trump potrebbe anche contribuire a porre fine al conflitto in Ucraina, ma una soluzione non si realizzerà prima del 2026!

Sì… Donald Trump è ora il 47° Presidente degli Stati Uniti!

In molti si chiedono se riuscirà a mantenere le promesse della campagna elettorale, riuscendo a convincere l’amico Putin a sospendere la guerra in Ucraina.

Tuttavia, in queste riflessioni, si dimentica un elemento cruciale: gli Stati Uniti, per il governo di Mosca, rappresentano ancora una nazione ostile, direttamente coinvolta nel conflitto contro la Russia. 

Per questo motivo, non basta un cambio di Presidente per stravolgere gli obiettivi militari già stabiliti, come sospendere le operazioni significherebbe abbandonare lo “scopo” iniziale di questa guerra e tradire le promesse fatte al Presidente ucraino Zelens’kyj.

Abbandonare ora il popolo ucraino in guerra e rinunciare al sostegno internazionale precedentemente offerto potrebbe compromettere del tutto la politica di Zelens’kyj. 

Tale “dietrofront” infatti isolerebbe l’Ucraina e potrebbe portare al potere un nuovo leader, forse più incline a nuovi compromessi con la Russia pur di ottenere rapidamente la pace; quest’ultimo potrebbe difatti accordare le concessioni territoriali richieste da Putin, abbandonando definitivamente tutte quelle aspirazioni di una modernizzazione dell’alleanza e della sicurezza europea.

In effetti, quanto è stato compiuto finora ha rappresentato una vera provocazione che ha eroso la fiducia con l’ex partner russo, da cui — ricordiamo — dipendiamo ancora anche noi, sì… per gas e petrolio.

L’eventualità di impedire l’ingresso dell’Ucraina nella NATO rappresenterebbe quindi una minaccia non solo perché non porterebbe alla fine del conflitto, ma rischierebbe di allargarlo, coinvolgendo anche quei paesi confinanti. 

Non va dimenticato inoltre come alla fine della Guerra Fredda, l’Unione Sovietica ricevette più volte rassicurazioni da Stati Uniti e Germania, in particolare che la NATO non si sarebbe mai estesa oltre i confini della Germania riunificata.

Come sappiamo, però, quella promessa non fu rispettata: dopo l’implosione dell’Unione Sovietica, quasi tutti i paesi ex-comunisti aderirono alla NATO, spingendo i confini dell’Alleanza fino alla Russia, che percepì questa espansione come una grave umiliazione.

Negli anni, paesi come Albania, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Macedonia, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Ungheria sono entrati nella NATO e di recente, anche Finlandia e Svezia hanno presentato la propria candidatura, rinunciando alla neutralità; l’Ucraina stessa, già nel 2008, aveva avviato il processo di adesione.

Quindi, in questo scenario complicato, sperare che Trump possa ora “miracolosamente” risolvere la situazione appare irrealistico. 

Tuttavia, un cambiamento potrebbe essere possibile ma solo tramite concessioni territoriali e politiche significative per la sicurezza della Russia, compresa la revoca delle sanzioni internazionali. 

Ritengo quindi che solo con un’apertura economica — inclusa la ripresa delle importazioni ed esportazioni di beni essenziali, dai prodotti agricoli agli industriali — si potrebbe forse intravedere una via di uscita diplomatica, altrimenti una soluzione – vedrete –  non si realizzerà prima del 2026! 

Open letter to the President Pelligra…

Dear President Pelligra, good morning.

I am writing to you in follow-up to my last post on August 13, but this time I am reaching out directly (and this is why I am excluding all my readers by writing in English…). 

Despite the satisfaction from recent achievements, such as winning the Coppa Italia—a feat not achieved even when the team was competing in Serie A—I believe that, in the attempt to embark on a new path, some questionable decisions have been made.

I am particularly referring to the release of promising young players who, despite limited use by former coaches, had shown important qualities, such as the ability to beat their man, advance down the wings, and cross accurately into the box—all elements the team unfortunately lacks today.

Regrettably, in the intent to turn things around after last season, management may have severed ties with the past somewhat too hastily. I understand the rationale, but I feel it has led to avoidable mistakes: some of the players who were let go were not responsible for past difficulties and had demonstrated a strong commitment to the cause.

I imagine, and I could be wrong, that, as often happens, the current coach also influenced these market choices, preferring players familiar to him or perhaps to avoid potential tensions in the locker room. However, current results seem to confirm that something is not yet working as it should. Some of the new signings show limitations for this category, and I am concerned as I see other teams investing in young talents, including non-European players from Africa or South America—athletes of high value and cost-effective as well.

Additionally, for several matches now, our coach does not seem to be deploying the team in the most effective way, a troubling sign that brings to mind last year’s difficulties. It is time, President, to take control of the situation before it’s too late. A clear shift is needed, one that reaches management, the coaching staff, and the players, so that in the absence of the expected results, each takes responsibility.

I do not intend to substitute your managers, although, having worked for over thirty years in leadership roles in other professional fields, I believe I have acquired management and planning skills that could have been useful—albeit, not being part of the sports world, would bring little benefit. Even so, in cases where I faced similar circumstances, without prior experience and knowing my limitations in this sector, I still managed to compensate for these gaps by surrounding myself with skilled professionals.

Since I am not a sports expert, I believe that, before aiming for ambitious goals, it is fundamental to build a solid structure supported by a team of competent professionals capable of staying within budget—something an investor like you understands well.

President, I am confident that, despite the difficulties, our Catania can reach the playoffs. But, as we saw last year, reaching them is only part of the challenge; winning and achieving promotion requires something more!!! It is time, therefore, to move beyond optimistic chatter and focus on what can genuinely help Mr. Toscano change the current trend, which not only penalizes the team but weighs heavily on a unique and passionate fanbase eagerly awaiting to see their team win again.

Thank you for your attention, and I hope that your organization will swiftly implement the necessary adjustments to give the fans—who are always there, everywhere—new joys and achievements, so that we can celebrate new and exciting successes together with you.

With affection and gratitude for all you are doing for our beloved city of Catania.

Affectionately

Nicola Costanzo