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Benigni al Tg1 e quel ringraziamento a Papa Francesco: Il lapsus che svela un distacco.


Ieri sera, mentre il tempo sembrava fermarsi per un attimo di “pura” televisione, Roberto Benigni ha realizzato un sogno d’infanzia. 

Seduto alla postazione del Tg1, circondato da quella solennità quotidiana che è il telegiornale, ha ringraziato con il cuore in mano e tra i ringraziamenti è spuntato, naturale come un respiro, il nome di Papa Francesco. 

Un attimo dopo, in molti a casa avranno sorriso, pensando a una svista, a una gaffe dettata dall’emozione, è così che è stata raccontata, del resto. Una notizia curiosa, un “lapsus” da archiviare tra i momenti di tenerezza live.

Ma io penso di aver colto qualcosa di più profondo, ed ho  immediatamente condiviso sulla mia pagina di “X” – erano le 20.36 – il bisogno di spostare lo sguardo altrove.

Perché a volte un lapsus non è solo un intoppo della lingua, ma un piccolo tremore dell’anima. Quella parola uscita così, “Francesco”, non suona come un mero errore di cronaca. Suona piuttosto come un’eco, come la voce di un sentimento diffuso che da tempo circola silenzioso tra molti fedeli e osservatori: E’ la voce di una percezione, forse inconsapevole, di un distacco.

Benigni, nel turbinio dell’emozione, ha ringraziato il Papa che per anni è stato un riferimento emotivo, un punto di vicinanza, una presenza familiare nel immaginario collettivo. Senza volerlo, ha messo in luce ciò che molte persone avvertono oggi: una differente sensibilità, un cambio di passo nel modo di sentire il Pontificato. Non si tratta di giudizi teologici o di fedeltà istituzionale, ma di qualcosa di più umano e semplice, come la percezione di una minore empatia, di una minore immediata riconoscibilità spirituale.

Ed è qui che la gaffe diventa sintomo. Benigni, artista sensibilissimo, ha involontariamente tradito non una sua dimenticanza, ma un sentire condiviso. In quel momento, sotto i riflettori, non ha pensato al titolare attuale del soglio pontificio, ma a quello che più risuonava dentro di lui, e dentro a tanti, come figura di riferimento affettivo… 

È un fenomeno che va oltre la Chiesa, in verità, accade ogni volta che un’icona carismatica lascia il posto a un successore: il confronto, a volte silenzioso, tra due modi diversi di essere, di comunicare, di farsi sentire prossimi. E le persone, nel loro intimo, faticano a trasferire lo stesso calore, lo stesso immediato riconoscimento. Benigni ha semplicemente detto, per sbaglio, quello che molti pensano senza dirlo.

Naturalmente, lui non lo ammetterà mai, neanche sotto tortura, sì… sto pensando con ironia alla “Santa Inquisizione“, perché è un attore, non è un teologo o un commentatore. Perché quella era una serata di festa, di sogno realizzato, non una dissertazione sul magistero pontificio. Eppure, proprio nella sua genuinità, nella sua irriverente purezza, ha offerto uno spunto di riflessione potentissimo. 

Ci ha ricordato che i simboli, soprattutto quelli così carichi di umanità, risiedono nel cuore delle persone molto più a lungo di quanto le cronache ufficiali lascino intendere. Che la successione, per quanto canonica e legittima, non sempre coincide con una successione immediata nel sentire comune.

Forse, allora, non dovremmo ridere soltanto della gaffe. Dovremmo ascoltare quel piccolo strappo nel tessuto perfetto della trasmissione. È lì che si è insinuata una verità più grande: a volte, cambiare il nome su un documento è facile. Cambiare il nome che risuona nell’anima, quando si è emozionati, spaventati o semplicemente grati, è un processo molto più lento e intimo

Benigni ieri sera non stava leggendo un “teleprompter” (per chi non lo sapesse è il cosiddetto “gobbo elettronico”, fondamentalmente un dispositivo tecnico che proietta un testo su uno schermo, permettendo a chi parla di leggere il copione mentre guarda direttamente l’obiettivo della telecamera o il pubblico dal vivo), bensì stava parlando col cuore… e il cuore, si sa, ha una memoria e una fedeltà tutta sua, che qualche volta sopravvive persino alla storia.

Mi dispiace solo per Papa Leone XIV, non per una mera svista lessicale, ma perché il suo pontificato è iniziato sotto i riflettori di polemiche pubbliche così aspre, che hanno finito per offuscare, agli occhi di molti, la sua persona prima ancora che il suo magistero potesse risuonare.

In quel lapsus involontario, c’è forse anche l’eco di questa difficoltà collettiva a riconoscersi in un successore la cui immagine è stata, fin dal primo giorno, associata a controversie dolorose e complesse per la Chiesa. Il distacco che molti percepiscono nasce forse anche da qui: da una partenza segnata non dalla grazia di un nuovo inizio, ma dal peso di un passato messo pubblicamente sotto accusa.

Servizio pubblico o intrattenimento? La scomoda verità dell’Avvocato Lovati…


La riflessione dell’Avvocato Lovati, per quanto possa apparire provocatoria, ha il merito di sollevare un velo su una realtà che molti spettatori percepiscono ,ma che raramente viene enunciata con tanta chiarezza.
Affermare (su Rai 1, il 14 ottobre, nella puntata di “Porta a Porta”) che anche un programma come quello di Bruno Vespa sia, di fatto, “intrattenimento”, non rappresenta una semplice battuta, ma una diagnosi precisa sul funzionamento di una certa televisione pubblica. È un’ammissione che, se accettata, costringe a rivedere le etichette ufficiali che ci vengono proposte ogni giorno e a guardare con occhio diverso alla programmazione e quindi alle sue priorità.

Quanto sopra, mi ha portato ad una domanda, già… ad un altro programma, condotto sempre da Bruno Vespa, che – mi dispiace dire – assilla anche me in qualità di utente che paga mensilmente il canone: perché la Rai dedica uno spazio contenuto di soli “cinque minuti”, quasi simbolico, all’interno di un programma serale, per affrontare temi di bruciante attualità e di profondo impegno civile, come le tragedie internazionali di Gaza e Ucraina o l’ennesimo femminicidio nel nostro Paese, per poi dilungarsi in programmi di puro svago che, per quanto gradevoli, potrebbero trovare collocazione in fasce orarie meno pregiate.

La risposta, ahimè, sembra essere proprio quella indicata – silenziosamente – dall’avvocato Lovati: la logica dello share, dell’audience, prevale sulla missione di servizio pubblico. Ci si chiede allora dove sia finito il diritto di chi paga l’abbonamento a un’informazione approfondita e non relegata a pochi minuti ritagliati tra un dibattito e l’altro.

Perché un cittadino che contribuisce al finanziamento del servizio pubblico si sente costretto a fruire quasi esclusivamente dei telegiornali e di qualche rara produzione di qualità, come le fiction ben fatte o i programmi culturali di Alberto Angela, mentre una fetta consistente della programmazione definita di “informazione” viene sistematicamente percepita come uno spazio per narrazioni orientate, per propaganda politica o di governo?

È una sensazione di estraneità che porta a un rifiuto, a una sorta di censura spontanea, ma che non risolve il problema di fondo: perché sono costretto a finanziare con una tassa obbligatoria, abilmente nascosta nella bolletta energetica, un servizio che spesso non mi serve e che anzi, su temi cruciali, delude le mie aspettative di cittadino?

Abbiamo tutti visto la reazione stizzita degli altri ospiti e dello stesso Vespa alla dichiarazione di Lovati, ed è la prova lampante di aver toccato un nervo scoperto. Non si è tollerata quella verità scomoda, proprio come accade sistematicamente a chiunque, ospite o opinionista, tenti di deviare dal copione prestabilito, di non assecondare il filo conduttore imposto dalla trasmissione.

L’esperienza analoga del Prof. Orsini, messo ai margini per le sue posizioni non allineate, non è un caso isolato, ma il sintomo di un meccanismo che premia l’omologazione e punisce il pensiero divergente. Quella reazione indignata in studio non era solo una difesa d’ufficio della definizione di “programma di informazione”, era la difesa di un sistema che non ammette di essere messo in discussione.

Alla fine, l’episodio con l’Avvocato Lovati trascende la singola trasmissione e diventa un emblematico specchio di ciò che accade nel nostro Paese a chi non vuole camminare sui binari.

Dimostra che quando qualcuno ha la sfrontatezza di chiamare le cose con il loro nome, smontando le narrazioni ufficiali, la reazione non è il confronto, ma l’isolamento e la delegittimazione!

Quella dell’Avvocato, era più di un’osservazione sul palinsesto, era una verità che fa male, perché ci ricorda che spesso, anche di fronte alle tragedie più crude, ciò che guida la scelta non è il dovere di informare, ma la legge dello spettacolo!

TV e pubblicità: perché solo volti noti? È ora di dare voce alla gente normale!

Negli ultimi decenni, la pubblicità e il mondo dei commentatori (sportivi, politici, cronaca, etc…) hanno sempre più spesso puntato su testimonial famosi: attori, cantanti, influencer, ex atleti e volti noti dello spettacolo

Una scelta che, se da un lato sembra garantire maggiore visibilità e appeal, dall’altro solleva una serie di interrogativi etici, sociali ed economici.

Già… perché continuare a investire cifre esorbitanti in individui già benestanti, quando ci sarebbero migliaia di cittadini comuni in grado di svolgere quello stesso ruolo, spesso con maggiore autenticità e a costi decisamente inferiori? E, soprattutto, quali sarebbero i benefici sociali ed economici di una scelta diversa?

Partiamo da un dato di fatto: i personaggi famosi funzionano. Sono riconoscibili, trasmettono un’immagine di successo e, in molti casi, riescono a catturare l’attenzione del pubblico più rapidamente di un volto sconosciuto.

Come mi spiegava mia figlia Alessia, quasi tutte le ricerche sull’efficacia dei testimonial celebri cercano di definire le caratteristiche dell’endorser “perfetto”, indipendentemente dal prodotto. Questi studi si dividono in due scuole di pensiero: chi punta tutto sulla credibilità del personaggio (competenza e affidabilità) e chi invece guarda all’attrattività (familiarità, fascino ed empatia). Peccato che la realtà sia più complessa: quando un vip è pagato per fare pubblicità, il pubblico fiuta subito l’inganno e dubita della sua sincerità. Qualcuno propone soluzioni come il “two-side appeal“, dove si mostrano anche i difetti del prodotto, ma resta il fatto che difficilmente crederemo mai davvero a un testimonial stipendiato.

E poi c’è il discorso attrattività: certo, un volto famoso cattura l’attenzione, ma secondo me rischia di fare il contrario. Quando la celebrità è troppo “perfetta” o il prodotto troppo luccicante, scatta un rigetto. Non ci riconosciamo in quel mondo patinato, e finiamo per diffidare sia del prodotto che dello stesso testimonial. Forse è per questo che sempre più persone, come me, preferiscono volti normali e messaggi più autentici. Perché alla fine, tra un divo che recita copioni e una persona reale che ci somiglia, la scelta è semplice…

Peraltro, questo sistema ha creato un circolo vizioso dove soldi e visibilità vanno sempre agli stessi, lasciando fuori chi non entra nei giri giusti. Eppure ci sono migliaia di persone normali che, date le stesse opportunità, comunicherebbero messaggi pubblicitari o commenterebbero eventi con più autenticità – spesso meglio dei vip. Basti pensare a quanti spot con attori famosi suonano falsi, mentre una persona reale con una storia vera potrebbe risultare molto più credibile e vicina alla gente.
C’è poi il discorso costi: ingaggiare un personaggio famoso significa spendere cifre folli che poi paghiamo noi nei prezzi dei prodotti. Scegliere gente comune invece permetterebbe non solo di risparmiare (parliamo di stipendi normali, tipo 2.000€ al mese), ma anche di ridistribuire meglio la ricchezza, con benefici per tutta l’economia e la società. Due piccioni con una fava: più verità nei messaggi e più equità nei conti.

Lo stesso discorso vale per i commentatori, soprattutto in ambito sportivo. Quante volte ci capita di ascoltare ex calciatori o ex allenatori che, pur avendo avuto una carriera di successo, non brillano per capacità comunicative o approfondimento tecnico? Eppure, ci sono tantissimi esperti, magari meno noti, che potrebbero offrire analisi più interessanti e competenti. Dare spazio a queste figure non solo migliorerebbe la qualità dei contenuti, ma aprirebbe anche nuove opportunità di lavoro e carriera per chi non ha avuto la fortuna di diventare una star.

C’è poi una questione più ampia, che riguarda il modello di società che vogliamo costruire. Continuare a puntare sui personaggi famosi rischia di alimentare un sistema in cui la fama e il successo sono visti come gli unici obiettivi da raggiungere, spesso a discapito di valori come l’autenticità, la diversità e l’inclusione. Al contrario, scegliere di dare spazio ai cittadini comuni potrebbe promuovere nuova occupazione e, al tempo stesso, costituire un vero e proprio cambiamento culturale. Un cambiamento in cui si valorizzano le storie reali, le competenze e il talento di chi non ha avuto la possibilità di emergere.

Certo, non vorrei che qualcuno pensasse che i personaggi famosi debbano scomparire del tutto dalla pubblicità o dai media. Forse, però, è arrivato il momento di ripensare il modo in cui vengono utilizzati, magari integrandoli con volti nuovi e storie diverse. Immaginiamo, ad esempio, campagne pubblicitarie che uniscano la visibilità di un volto noto all’autenticità di un cittadino comune, o programmi televisivi che diano spazio a esperti competenti, anche se meno conosciuti. E ancora, perché non creare piattaforme che permettano a chiunque di partecipare a casting o selezioni, offrendo così opportunità a chi non ha avuto accesso ai circuiti tradizionali?

In fondo, la pubblicità e i media non sono solo strumenti di marketing o intrattenimento: hanno anche un impatto sociale ed economico. Scegliere di dare spazio ai cittadini comuni non sarebbe quindi solo una questione di risparmio o di qualità, ma un modo per creare una società più equa, inclusiva e ricca di opportunità per tutti. E forse, per non dire sicuramente, è proprio questo il messaggio più importante che si dovrebbe trasmettere!

Il sottoscritto, da tempo, ha scelto di evitare l’acquisto di prodotti “ossessivamente” pubblicizzati da personaggi noti, così come ha eliminato dalle proprie preferenze tutte quelle trasmissioni dominate da soliti volti famosi. Niente più programmi politici urlati, né servizi di cronaca nera che sfiorano il morboso. Lo stesso vale per lo sport: perché ascoltare commentatori che, pur avendo indossato maglie prestigiose, in campo non hanno mai brillato? Anzi, spesso si sono rivelati atleti mediocri – per usare un eufemismo.

E allora la domanda sorge spontanea: perché dovremmo dare credito a chi non ha titoli per parlare? La soluzione è semplice: boicottiamo i prodotti reclamizzati a reti unificate, cambiamo canale quando compaiono i soliti noti. Vedrete: quando gli ascolti caleranno e le vendite crolleranno, qualcosa comincerà davvero a cambiare. Perché nel mondo dei media e del marketing, solo il portafoglio del consumatore ha un vero potere di veto!

E' bello sapere che tra i miei lettori c'è l'ex Procuratore Procuratore generale di Palermo e della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.

Alcuni giorni fa ho scritto un post nel quel riportavo che “illegalità è sotto gli occhi tutti, ma l’impressione è quella di stare con l’elefante nella stanza!!!” – vedasi link: https://nicola-costanzo.blogspot.com/2024/07/a-catania-ed-anche-nei-comuni.html

Ed ora, anche il procuratore Scarpinato durante un’intervista ha ripreso quel mio pensiero e debbo dire che la circostanza mi ha fatto molto piacere, d’altronde proprio il giorno prima, anticipando la commemorazione che di li a breve ci sarebbe stata sul suo collega Paolo Borsellino (vittima della strage di Via D’Amelio con la sua scorta), avevo riportato proprio un suo commento… 

Ed allora se volete ascoltare quanto ha detto, trovate il video su https://www.tiktok.com/@ugo_fuoco/video/7393428250439044384?_r=1&_t=8oCdHva9zdZ nel quale l’ex procuratore riporta quanto il sottoscritto ripete da sempre e cioè che ad uccidere i giudici Falcone e Borsellino siano stati alcuni referenti politici, legati alla massoneria e ai servizi deviati!!!

E’ importante far passare questo messaggi, affinché non si dimentichi mai quanto realmente accaduto e soprattutto ciò che ha determinato di fatto, un “colpo di stato”!!!

Già, senza aver sparato neppure un colpo d’arma da fuoco, il tutto grazie all’appoggio di ciascuno di noi, me compreso, totalmente illusi da quanto ci veniva riportato a causa di quelle stragi, quasi vi fosse un reale attacco da parte di “cosanostra” contro lo Stato e quindi necessitava urgentemente contrastare quel sistema criminale legato alla vecchia politica, realizzando in tempi brevi quel richiesto cambiamento!!!

Ecco come tutti noi siamo stati manipolati, abbiamo subito e potrei aggiungere “senza accorgercene“, una propaganda mediatica che sin dagli inizi del 1992, aveva portato (dalla creazione prima di quel movimento politico) un nuovo partito ad avere il controllo per oltre trent’anni di questo nostro paese!!!

E’ difatti grazie all’uso della televisione – un mezzo inusuale a quel tempo per la politica – che si è suscitato nell’opinione pubblica quell’entusiasmo e soprattutto l’ammirazione (grazie all’abilità comunicativa…)  per quel suo leader, anche se vi era una forte preoccupazione nei partiti tradizionali per l’effetto distorsivo che quell’ingresso determinava, non solo per il corretto funzionamento della democrazia, ma soprattutto per la concentrazione del potere mediatico in una sola persona, una misura certamente anomala rispetto agli altri Paesi occidentali!!!

Sappiamo tutti com’è finita e quali conseguenza quella decisione scellerata ha portato!!!

Sono certo che un giorno tutta la storia di questo paese verrà riscritta e come accaduto in quei paesi sottomessi ai tanti dittatori, vedrete, saranno molte le statue e le targe intitolate a quei soggetti che verranno totalmente distrutte!!! 

Quantomeno questo "virus" è riuscito ad eliminare tutti quei programmi scadenti consentendoci di dedicarci alle nostre uniche passioni!!!

Ciò che odio di più di questo nostro paese, è vedere come la maggior parte dei miei connazionali facciano a gara per mettersi in mostra soltanto per avere qualche click in più, e mai per proporsi per ciò che meglio sanno fare, viceversa si rendono ridicoli sui social pur di evidenziare quella loro totale ignoranza e superficialità…
Certo i tempi sono cambiati, una volta se qualcuno evidenziava qualcosa di ridicolo, veniva preso per il culo per tutta la vita, oggi al contrario, ci si mette sui social compiendo una serie di azioni non per far ridere gli altri (d’altronde se questa fosse la loro vera passione, si potrebbero dedicare alla carriera di comici… ), no… nulla di ciò, quanto compiono deridendo se stessi, serve principalmente per farsi notare, già forse perché finora nessuno si era accorto di loro!!! 
Ed in questo non sono meno alcuni programmi tv “trash”… sì, sotto tutti i punti di vista!!!
Già…. basta cambiare canale e osservare per pochi istanti quelle trasmissioni così banali, soggetti ad esempio rinchiusi in un appartamento che a vederli fanno venir da piangere… 
Poi vi sono programmi dove ai dibattiti s’alternano una serie di oche giulive che starnazzano come tante pazze e personaggi “capre” che  urlano in continuazione, tutti… uno sull’altro, senza far capire nulla ai telespettatori di ciò che dicono e quelle pseudo presentatrici che pur di far audience si prestano a quel gioco…
Un vero raccapriccio, il solo vederli – per pochi istanti – fa venire il voltastomaco!!!
Se poi a questi si sommano quei programmi, rappresentazione di vita quotidiana svolta all’interno delle loro attività commerciali, allora è tutto che dire…
I titolari, fino a poco tempo emeriti sconosciuti, ubicati in periferiche borgate ora trovano attraverso questi programmi televisivi notorietà, ampliando così improvvisamente la propria clientela (e di conseguenza il loro business) proponendo quali attori di quel programma, proprio i loro clienti… personaggi solitamente di “basso rango“!!!
Ed è così quindi che da dentro quelle “pacchiane” attività commerciali (alberghi, ristoranti, lidi, bar, sale da parrucchieri, etc…), tentano di calamitare attraverso quelle situazioni certamente “artefatte”, tutti quei loro comuni telespettatori…     
Certo alcuni di loro si sono potuti avvantaggiare di qualche amicizia personale nell’ambito dello spettacolo, ma il più delle volte questa circostanze, fanno parte di un pacchetto completo elaborato dagli ideatori dei programmi, che sfruttando i personaggi con cui solitamente collaborano per pubblicità o in altri programmi “trash”, hanno pensato bene di sfruttare la popolarità di quest’ultimi per  rimetterli in gioco…
Ed ecco quindi nuovamente in Tv quelle attricette e veline “trascorse“, di cui nessuno più si ricordava…  
Questi personaggi… vengono ora innalzate dai loro amici imprenditori a “celebrità“!!!
Ovviamente… trovare in essi qualcosa di “VIP” è come cercare “un ago in un pagliaio“!!!
D’altronde, se non fosse che hanno la fortuna di trovarsi in un paese, il nostro, che premia la “mediocrità” e fa andar via tutte le persone meritevoli, ecco… quei soggetti non verrebbero scelti neppure per “scopare “, sì… quegli studi televisivo o quei saloni di bellezza!!!  
Ecco quindi che molti telespettatori, pur di avere un minuto di celebrità, si recano in quei locali pensando di trasformarsi per un momento anch’essi in vere e proprie “Star“…
Ma poi dico, li avete visti bene… non parlo dell’aspetto quello dipende dalla natura, si può belli opprure orribili ma lì si può fare poco, viceversa in qualcosa si può migliorare, nel modo in ci si atteggia, già… molte di loro si presentano dinnanzi a quelle telecamere come fossero a casa propria, anzi per meglio riconoscerli in quel loro ambiente naturale dovrei dire… nel loro “cortile” condominiale!!!
Taluni di loro, in particolare sono donne (chiamarle così è un eufemismo…), pensano che attraverso quell’abito elegante  (il più delle volte “volgare” come modello…) o quel taglio di capelli (se pur debbo dire… fatto sicuramente bene), si possa modificare quel loro aspetto “kitsch“!!! 
Sì… ecco perché sono felice che questo “coronavirus” abbia finalmente tolto (dai cog….) ehm… dalla Tv, tutti quei programmi cafoni, grossolani, rozzi e volgari, anche se purtroppo, qualcuno di loro ahimè resiste: spero solo ancora per poco!!!
Cosa aggiungere, per quanto concerne il sottoscritto, mi sento derubato da quel canone pagato per guardare raramente qualche notiziario e una volta ogni tanto una serie Tv discreta…
Mentre per quelle private a livello nazionale (sapete bene a chi faccio riferimento), cosa potrei dire se non: migliorate!!! 
Certo, considerato come uno dei fondatori di quelle Tv, abbia successivamente gestito anche i nostri governi nazionali nei modi che ben conosciamo e cioè facendo regredire proprio attraverso i suoi uomini e alcune sue veline –ricordo tra l’altro a chi l’avesse già dimenticato, come la maggior parte di quei politici legati al suo partito, siano stati per reati gravi in questi anni indagati e condannati – la scuola, la ricerca, la sanità, quella cultura generale del Paese che ci innalzava rispetto ad altri e che ora ci vede ridotti a condizione indegna…
Già, se potessi utilizzare quello stesso criterio per paragonare la politica ignobile fin qui perpetrata (sicuramente non soltanto da quella specifica parte politica da Egli amministrata… la colpa di questo disastro va suddivisa tra entrambi gli schieramenti…), con le trasmissioni che ancora oggi vanno in onda su quei suoi canali, beh… utilizzare per entrambi il termine “censura“, ritengo sia di fatto molto appropriato!!!
D’altronde al sottoscritto interessa poco, proseguirò in questi giorni di “limitazione al diritto di libera circolazione” in maniera più intensa con la mia più grande passione: sì… la lettura!!!

Barbara D'Urso… e quella mancata sensibilità dei reporter…

Stasera, mi ero da pochi minuti ritirato a casa, quando in televisione si stava parlando del piccolo Loris Andrea, barbaramente ucciso in Provincia di Ragusa.
Erano le 18.28 quando in diretta, viene inquadrata (nella più completa oscurità) un’area, dalla quale – parzialmente illuminata – erano, posti in ginocchio, i genitori in preghiera…
Stavano posando dei fuori, lì per terra… non molto lontano da dove, il loro bambino, ha vissuto tragicamente gli ultimi istanti della propria vita…
Un momento di profondo dolore, di grande tristezza, una di quelle esperienze che non si vorrebbero mai vivere… e non parlo in prima persona, ma anche quando ne subiamo il dolore da spettatori inermi…
In una circostanza così triste, però, diventa inconcepibile assistere a dei reporter (a qualunque organizzazione essi possano appartenere), che nello svolgimento della propria professione, sfruttano le disgrazie altrui, per eccedere su quanto loro richiesto e chissà se forse, non si cerchi – con il proprio operato – di promuovere non solo se stessi ma anche l’audience del programma per il quale si sta trasmettendo…
Mi sento profondamente frustrato, nel dover vedere quella mancata sensibilità, anche di coloro che, in virtù di presentatori dovrebbero essere garanti di quella riservatezza, di quel rispetto che proprio in questi particolari momenti è fatto anche di silenzi…
Ho assistito in diretta ad un incivile comportamento, ad una aggressiva e inconcepibile maleducazione, la mancanza totale di quei valori civili e morali, rozza e insolente manifestazione che punta principalmente a voler sfruttare in modo morboso, l’altrui sofferenza…
Come può chiamarsi, se non cafonaggine, indifferenza, incuranza, quella di voler riprendere a tutti i costi ( peggio ancor… di quanto fatto da quegli odiosi paparazzi di Lady D ) un momento intimo, insistere… nel voler avvicinarsi a tutti i costi per non perdere un’urlo, una lacrima…
Com’è possibile proiettare a pochi centimetri quel fascio di luce accecante… sui visi dei genitori accovacciati, lì inginocchiati, a pochi passi da quel profondo dramma…
Dover costringere un genitore a reagire in modo violento per poter ottenere un po’ di privacy, una ricercata intimità per tentare di giustificare quella condizione, la difficoltà di un figlio portato via ingiustamente… un figlio che ora non c’è più…, Invece di accompagnare quel lutto profondo con discrezione, questi modi d’operare di pseudo reporter, non fanno altro che inasprire ulteriore violenza…
Vedere in quali modi s’interferisce nella vita dei familiari, di chi ha dovuto subito in prima persona, questa lacerazione al cuore, continuare a riprendere con la videocamera, rincorrere il nonno all’interno di un negozio, piazzarsi con auto, furgoni, telecamere, macchine fotografiche e quant’altro per poter immortalare la disperazione delle persone… è profondamente scorretto!!!   
Non c’è…, già non ci può essere giustificazione 
per tali comportamenti…
L’attenzione da parte dei giornalisti dovrebbe essere indirizzata alla ricerca ed al sostegno che, attraverso le dichiarazioni di quanti presenti, possano condurre a facilitare la cattura dell’assassino, di quel quel criminale che ancora circola liberamente, che ha ucciso e commesso un delitto infame e che merita ( a differenza di quanto in molti obbietteranno ) una “giustizia” certamente opposta a quella che purtroppo invece riceverà appena agguantato, prima dai nostri tribunali e poi ( debbo aggiungere a sostegno di chi ancora crede…) da quel perdono “divino”…
Cara Barbara, lo capisco…, in un mondo nel quale ogni giorno ci vengono presentate scene di violenze familiari, vittime di femminicidio, terroristi che sgozzano, omicidi realizzati non soltanto dalle solite associazioni criminali… e via discorrendo, potresti pensare che questo mio attacco, nei riguardi della tua trasmissione, è un po’ fuori luogo, perché sarebbe… come voler vedere la pagliuzza e non vedere la trave!!!
Ma sta proprio lì la differenza…, vedi, non è mia intenzione considerare la tua trasmissione “inutile e futile” come quelle che giornalmente vengono mandate in onda, quelle certamente sì… del tutto “inservibili ed inconcludenti”, ma è proprio perché non è mia intenzione criticare o fare di tutta un’erba un fascio, che chiedo te, di correggere, i comportamenti dei tuoi collaboratori, di voler considerare per un’istante che forse, in questi anni, questa continua intromissione, sia divenuta non soltanto invasione dell’altrui libertà… ma soprattutto si sia trasformata in vera e propria violenza, che certamente non opera alcun spargimento di sangue, ma che di fatto, aggredisce l’animo umano…
Non dico quindi che sia ingiusto parlarne… anzi tutt’altro, non si vorrebbe farlo… ma è corretto che certe informazioni vengano date, perché soltanto così, purtroppo, ci si può preparare da tutti quei possibili pericoli, che “particolari” cortesie gentili da parte d’estranei, potrebbero alla fine condurre a conclusioni ben diverse da quelle a cui si era –causa di una sommaria e frettolosa analisi– creduto!!!

Corrotti per l'IMU…

In un periodo di crisi, come quello che stiamo vivendo, pur di recuperare qualche centinaio di euro, tutti si mettono ad ascoltare questi nostri politici, che vanno promettendo la restituzione dell’IMU…
Già una maledetta tassa sulle abitazioni, in particolare sulla prima casa, che da sempre a fatto arrabbiare noi Italiani, una tassa iniqua in quanto fatta con sacrifici del tutto personali, dove lo Stato non è mai intervenuto con agevolazioni, dove le Banche hanno guadagnato con i mutui ( sia che fossero a tasso variabile, che fisso ), dove si è rischiato d’incorrere nei problemi legati all’acquisto, come il dover accertare: che il venditore non sia un soggetto protestato o fallito, che l’unità immobiliare in questione sia stata costruita nel rispetto della normativa edilizia, che non siano stati effettuati lavori abusivi, che non ci siano aggravi sul immobile stesso, ecco tutta una serie di problemi a cui si è dovuto fare fronte da soli…, senza che questo nostro Paese ci abbia  protetto, nel limitare i rischi di cui sopra…

Oggi comunque, mentre facevo zapping, sono finito nel programma di La7L’aria che tira “, ospite d’eccezione Silvio Berlusconi ( tanto ormai…, cambiando canale c’è lo ritroviamo in tutte le trasmissioni televisive… ) e dove stava dichiarando che l’IMU fosse un’imposta ingiusta è stupida…, motivando che questa tassa, non ha soltanto provocato l’aumento di 4,5 Miliardi della nostra spesa pubblica, ma ha abbassato il valore delle proprietà immobiliari dal 5 al 20 %, ed ancora, ha bloccato il mercato delle costruzioni residenziali e messo sul lastrico 360.000 lavoratori, rappresentando un primo passo, verso la discesa della recessione, in cui siamo finiti con il governo del Prof. Monti…

Il problema però ( come sottoponeva l’ospite Vittorio Feltri – obbiettando all’ex premier), è che lo Stato non ha i soldi per pagare i propri fornitori, non ha i soldi per pagare i rimborsi Iva e soprattutto si chiedeva: come mai, avendo ormai certezza che la Spesa Pubblica rappresenta la voce più alta del disavanzo.., ad oggi e non si capisce perché, su questa nessuno agisce o interviene???

Berlusconi allora sfoggia con ostentazione la figura del grande manager, replicando con la Scienza dell’Organizzazione,  spiegando quindi  quali fattori incidono nell’organizzazione di una impresa, dove per ridurre i costi, si può intervenire attraverso l’aumento della produttività, fino a giungere ad un risparmio del 30%…

Purtroppo il Cavaliere dimentica che, quanto egli rappresenta è soltanto teoria,  in quanto la realtà è un’altra cosa… poichè per risolvere certe problematiche, bisogna inserire tutti quelle variabili connesse con quel sistema, in particolare si dovranno, analizzare i processi decisionali, la progettazione organizzativa, la valorizzazione del capitale umano, la gestione di relazioni di cooperazione e di conflitto, dello  scambio, dei processi comunicativi alle strategie di networking sociale, ognuno dei quali rappresenta un fattore determinante, per far si che possa aumentare il livello di competitività, su qualsivoglia tipo di organizzazione. 
Ed ancora, questa gestione richiede definizione di metodologie certe che, per essere altrettanto rigorose e precise, presuppongono l’analisi oltre che di criteri economici, anche e soprattutto di quelli psicologici e sociologici, che non possono essere inquadrati attraverso metodologi e schemi,  soltanto scientifici.

Per cui, di quale scienza parla il Cavaliere???
E poi, in questi 10 anni del suo governo, perché non l’ha messa in pratica questa meravigliosa scienza…???
Perché viene a raccontarcela soltanto ora??? ma veramente pensa che qualcuno creda ancora alle Sue fandonie…??? 

Quello che oggi si sta cercando di fare è di corrompere gli Italiani con un voto di scambio…, tu dai un voto a me ed io prometto di restituirti l’IMU…
Mi sorge quindi un dubbio: ma questa tassa lo pagata IO o Lui???
Quindi di quale soldi si parla, certamente non dei Suoi ma dei miei…, cioè di quelli che il sottoscritto con sacrificio ha pagato…
Ovviamente il Cavaliere è talmente abituato a pagare…, che ormai crede che tutti abbiano un prezzo e quindi pensa o di poter comprare chiunque o forse che noi… ci possiamo far corrompere per quelle centinaia di Euro, dati per l’IMU…
Vede Presidente, NOI preferiamo morire di fame, che pensare di dover mediare il nostro voto per un ricatto…
Noi l’IMU l’abbiamo pagata e siamo ancora qui con la nostra dignità, perché siamo persone coerenti e leali, ma soprattutto orgogliosi e fieri di essere Italiani, desiderosi attraverso ogni nostro piccolo sacrificio, di poter far qualcosa per salvare dallo sfacelo questo nostro Paese, per colpa di coloro che in questi anni, hanno soltanto causato danni con la loro cattiva gestione, ma soprattutto con quella pratica politica del malaffare…
Perché vede…, per quanto Lei possa pensarne il contrario, questo è ancora il nostro Paese!!!

Povero…Vittorio: Un flop che non sorprende!

La trasmissione realizzata e condotta da Vittorio Sgarbi è stata un flop. Gli ascolti? Non hanno superato l’8,3% di share, circa due milioni di spettatori – meno della metà di quanto Rai1 registra normalmente in prima serata. 
Ora, non voglio soffermarmi troppo sulle percentuali, anche perché siamo abituati a vedere risultati assurdi per programmi demenziali tipo Grande Fratello o L’Isola dei Famosi. 
Ma c’è qualcosa che va oltre i numeri: c’è un atteggiamento, una pretesa arrogante di certi personaggi – spesso raccomandati – di poter usare la televisione pubblica come palcoscenico personale.
Come se la Rai fosse una loro proprietà, un teatro privato dove potersi pavoneggiare da “prime donne”, esibire un sapere autoreferenziale e far credere che solo pochi eletti abbiano accesso alla verità. Ma la realtà è un’altra: quel programma è morto, eppure lui no. È come un cieco che continua a illudersi di vederci ancora.
Questo è un momento di profonda trasformazione, di risveglio collettivo. I cittadini sono stanchi di questi stereotipi, di essere continuamente giudicati, consigliati, educati da chi sta in alto e crede di doverci dire cosa pensare, cosa guardare, come vivere. Di tuttologi e opinionisti stipendiati ce ne siamo rotti le scatole. Forse è arrivato il momento di lasciarli stare a casa loro, a fare i loro programmi culturali per parenti stretti e amici del cuore.
E poi, quel finale… quel brindisi augurale nella casa del Premier Silvio Berlusconi. Sul serio? Brindare insieme a chi ormai porta quasi sfiga? Magari era meglio non fare l’augurio… Ma soprattutto: perché non occuparsi dei problemi veri del Paese, invece di perdere tempo con queste cazzate?
Gli italiani di personaggi come Sgarbi, di politici sempre pronti a farsi bello schermo, di giornalisti pagati per tacere, di una televisione piegata ai poteri forti… ne hanno abbastanza. Ne vogliono stare lontani. Perché questa non è informazione, né cultura: è propaganda camuffata da dibattito, gossip travestito da approfondimento.
Mi chiedo allora: chi pagherà per questo contratto? Il Sig. Sgarbi sostiene: “Sono io l’autore, sono io il responsabile” , e aggiunge che l’unica prestazione che lo ha lasciato insoddisfatto è stata… la sua. Beh, se davvero ci crede, magari potrebbe rinunciare al compenso pattuito. Dopotutto, se non sei contento del lavoro che hai fatto, forse non meriti di essere pagato per intero. Io gli concederei solo la prima puntata. Vedremo se il vile denaro non lo tradirà.
Perché il servizio pubblico, quello vero, deve tornare a essere tale. Deve ospitare giornalisti liberi, indipendenti, bipartisan, non raccomandati dell’ultimo minuto messi lì tanto per riempire uno schermo. Deve tornare a fare dibattito, inchiesta, approfondimento. Provare a imitare Annozero , Ballarò , Report – programmi nati dalla voglia di raccontare il reale – è già difficile. Farne delle copie sbilenche, fatte solo per attaccare o scandalizzare, è semplicemente indegno.
Certuni sembrano nati per fare ciò che a Catania chiamiamo “u curtighiu” : quel pettegolezzo continuo, quel taglio e cucito di fatti, persone ed eventi, che nasce nei cortili, tra panni stesi e caffè appena fatto. Quel luogo dove si sparla, si commenta, si giudica senza conoscere. Oggi, purtroppo, quelle dinamiche sono finite in TV. E noi, di questo gossip mascherato da cultura, siamo stanchi.