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Beni confiscati: perché è impossibile intraprendere azioni di responsabilità nei confronti degli Amministratori giudiziari.

Non passano giorni in cui non emergono gravi e imbarazzanti rapporti sul complesso sistema che ha permesso a molti amministratori giudiziari di ricevere decine d’incarichi in pochi anni, parcelle ricevute per centinaia di migliaia di euro, ma soprattutto, con la distribuzione di favori ad amici e parenti, in cambio di assunzioni, consulenze e quant’altro…
Abbiamo letto tra l’altro come ai nominativi di amministratori giudiziari, siano stati iscritti nel registro degli indagati anche illustri magistrati… tutti accusati a vario titolo di  corruzione, induzione, abuso d’ufficio, violazione di segreto, ecc…
Un sistema clientelare che ha coinvolto molti appartenenti a quella “casta” protetta dove attorno, gravitano tutta una serie di collaboratori esterni che operano di comune accordo: parenti di magistrati, avvocati, militari, dirigenti, cancellieri, che grazie alla gestione di quei beni confiscati, hanno realizzato un modo perverso per incassare denaro in maniera legale, attraverso gli incassi delle vendite dei beni loro affidati…
Non è mia intenzione farvi l’elenco di quei nominativi… basta digitare sul motore di ricerca “google” e vedrete da voi quanti sono i nomi presenti…
Per fortuna che alcune procure (vedasi quella di Caltanissetta) operano meglio di altre o almeno hanno dimostrato di non essere “sottomesse”… facendo emergere quei nomi così imbarazzanti… 
Si parla di un valore complessivo dei patrimoni di oltre 30 miliardi di euro… e di cui quasi la metà sono nella nostra isola!!!
Una ricchezza che in questi anni (in un periodo di forte crisi economica e con una forte riduzione di richieste d’assistenze), ha portato il complesso di quei “consulenti” in dissesto (gli studi chiusi anche a seguito di questi provvedimenti sono migliaia…) a dirigersi verso questo intricato sistema clientelare dei beni confiscati, il quale è riuscito da solo… “a dar da mangiare” ad una grossa fetta di quei soggetti…
Un sistema complesso dove si è tutti interconnessi… dove la gestione di quella ricchezza è ristretta a pochi fedelissimi, anzi potrei aggiungere… sempre agli stessi!!!
Mi chiedevo… se i soci era permesso (avendo scoperto di essere stati posti, all’interno di un meccanismo collusivo) procedere contro quegli amministratori giudiziari “infedeli”, attraverso azioni di responsabilità per danni (previste dagli artt. 2392-2395, c.c.), che dovrebbero di fatto rappresentare il sistema più efficace contro quegli abusi di poteri!!! 
In particolare la legge indica, quali soggetti indicati nel promuovere un’azione di responsabilità (contro quegli amministratori) i soci… gli unici a poter richiedere innanzi al tribunale (nei casi in cui venga dimostrata una gestione “truffaldina”) che quegli amministratori vengano condannati a risarcire i danni causati alla società data loro in gestione… 
Il punto però è comprendere in quali modi l’amministratore abbia compiuto atti di mala gestione o abbia danneggiato il patrimonio della società…???
Inoltre, può essere condannato a risarcire… e con quali beni risponderà per quei danni compiuti, con i propri e se non ne possiede…???
Ed infine, avendo operato per nome/conto dello Stato, non dovrebbe essere quest’ultimo a pagare per quei danni… e successivamente esso stesso valersi sul proprio “collaboratore”???
Certo a questo punto scatta un problema e cioè, quando un’azione di responsabilità può essere promossa…
Possiamo riassumere il tutto in due casi:
– la violazione dei doveri; 
– il danno al patrimonio della società;
Bisogna trovarsi di fronte ad un amministratore che abbia violato gravemente i propri doveri (una situazione alquanto difficile che possa avvenire…) o che abbia danneggiato il patrimonio della società (anche questa difficile da dimostrarsi… le vendite per esempio realizzate nel corso di quella gestione… risultano per esempio, essere necessarie per la continuità gestionale…) e non bisogna dimenticare come in quasi tutte le loro azioni, gli amministratori giudiziari si siano protetti, avendo richiesto all’assemblea dei soci l’autorizzazione a procedere… e quindi alla fine quegli amministratori si ritrovano blindati… da qualsivoglia eventuale azioni di responsabilità…
Tutto considerato, l’amministratore giudiziario è un soggetto nominato dal tribunale, con compiti precisi, che rende conto del suo operato al tribunale (o meglio è ciò che dovrebbe fare…), con l’obiettivo di ripristinare la legalità all’interno della società ad egli affidata….
Inoltre, nel caso specifico in cui questa società è una S.p.A., ecco, in questa particolare tipologia, vi è una ulteriore tutela alle sue azioni…
Mi riferisco alla presenza di un organo -il cosiddetto collegio sindacale- che ha precisi compiti di vigilanza e che possiede la necessaria risolutezza (nei casi di gravi irregolarità degli amministratori o laddove i richiami verso gli amministratori non dovessero avere effetto) per denunciare al tribunale o chiedere allo stesso di revocare l’amministratore nominato o di sostituirlo con un’altro, situazione quest’ultima che il collegio sindacale può operare anche qualora i soci non si attivino o anche quando non esistano soci di minoranza che facciano sentire la loro voce…
Da quanto sopra, si capisce perfettamente, quanto sia difficile trovare notizie dalle quali emergano denunce presentate nei confronti degli amministratori giudiziari… ed anche il perché, in fin dei conti queste… non abbiano mai a realizzarsi!!!

Il Prefetto Umberto Postiglione (ANBSC) “Non mantiene le promesse”!!!

E’ un duro attacco quello manifestato dal Segretario generale Maurizio Grosso della CONFALI (Confederazione delle associazioni lavoratori indipendenti) e dal segretario provinciale Pasquale Masi all’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ed in particolare al suo Presidente, il Prefetto Umberto Postiglione…

La nota fa riferimento alla gestione della società La.Ra, una società del gruppo facente capo a Carmelo La Mastra, con sede a Motta S. Anastasia, posta sotto sequestro nel 1998 e definitivamente confiscata nel 2000, che si occupa di progettazione, messa in opera, manutenzione e assistenza tecnica di impianti di varia natura che opera nel settore metalmeccanico e che da ormai 15 anni si trova sotto amministrazione controllata… e che negli ultimi anni, a causa di promesse mai mantenute, potrebbe aggiungersi a quel 90% di aziende confiscate già da tempo sparite dal mercato.

Si era parlato –nella riunione tenutasi pochi mesi fa in Prefettura– di un concreto interesse verso questa società e soprattutto nei riguardi di quei suoi dipendenti, una particolare attenzione dimostrata con l’incrementato delle commesse e l’impegno a poter attingere ad un fondo “speciale” per sostenere l’azienda ed evitare così un probabile collasso…

E dire che i lavoratori allo stremo… avevano richiesto un incontro all’ANBSC, la cui nota potete trovare presso le Iene Sicule a firma di Marco Benanti al link di seguito riportato:
http://www.ienesiciliane.it/articolo.php?aid=6706

Ciò che comunque appare strano è che la revoca del 50% delle quote non ha avuto alcun risalto mediatico… io stesso ho avuto difficoltà a trovare sul web qualcuno che ne parli e sono quasi certo che a breve, verrà riconsegnato anche il restante 50%, per evitare così che qualcuno… possa “gridare ai quattro venti” che a fallire è stato… lo Stato!!!  

Lo stesso Amministratore ha preannunciato ai lavoratori l’imminente licenziamento collettivo…
Ripercorrere per l’ennesima volta il disastro fallimentare (sotto tutti i punti di vista) della gestione dei beni confiscati e soprattutto di gran parte di quegli amministratori demandati a quei particolari compiti è opinione diffusa e consolidata, come analoga incapacità vi è stata da parte di ANBSC per aver, in modo inflessibile adottato metodologie di gestione errate, che si sono dimostrate fallimentari in particolare per non essere intervenuti celermente con procedure, che avrebbero permesso a quelle poche società rimaste di continuare ad operare nel mercato del lavoro, ma soprattutto di salvaguardare quei pochi posti di lavoro vitali, in particolare in questa nostra regione…
Mi si permetta d’aggiungere che, se sono questi i soggetti che avrebbero dovuto dimostrare di saper combattere la mafia, capisco oggi perfettamente il motivo per cui, quest’ultima, abbia continuato ad espandere i propri tentacoli, trovando il più delle volte, proprio in quei “paladini della legalità” i loro principali “compari”…
Basterebbe poco per salvarle tutte queste società, già, servirebbe esclusivamente che questi signori si togliessero dai piedi o avessero almeno l’umiltà di ascoltare chi ne sa più di loro…
Perché non v’è bisogno di banche e neppure di stantie ed esose macchinazioni burocratiche dati in affidamento (clientelare) a quegli uomini legati a quel mondo giuridico e istituzionale…
Abbiamo visto difatti in questi anni come le aziende confiscate siano state viste come fossero un pozzo dei desideri (dal quale estrarre quanto più si poteva…) o viceversa, dei “rebus” indecifrabili e incomprensibili, di cui soprattutto non si aveva alcun interesse…
Ora che si è compreso il totale fallimento di quella metodologia applicata… ecco che si torna indietro proprio come “gamberi”, restituendo nel silenzio più assordante, quelle quote a suo tempo (visto quanto sta accadendo…) con molta leggerezza, sequestrate e confiscate!!!
Ma in fin dei conti… il cosiddetto “perdente” non si qualifica tanto per la lunga serie di sconfitte collezionate nel tempo, quanto soprattutto per la propensione alla resa anticipata e per l’inettitudine a lottare sempre fino in fondo!!!

Tecnis Spa (e non sola…) verso la deriva!!!

Quando sento certe notizie… non so cosa pensare…
Mi sembra a volte di ascoltare… degli alieni!!! 
Sono difatti come quegli esseri… “distanti”, in particolare dalla realtà, come se affrontassero per la prima volta queste situazioni… o che quanto stia accadendo… non sia mai avvenuto!!!
Scusate ma l’esperienza sviluppata in questi anni… (il sottoscritto è giunti a sei…) non è servita a nulla???  
Ma dove sono stati in questo periodo quei cosiddetti “professionisti” dei beni confiscati… boh???
Sì… sono gli stessi uomini e donne… che ad oggi non hanno ben compreso come bisognava modificarlo totalmente questo sistema e soprattutto la sua gestione???
O forse debbo credere che quanto si è realizzato, costituiva di fatto, l’indirizzo che sin dall’inizio si era voluto impostare ed era così che doveva andare…
E quindi, se questo era il procedimento “fallimentare” che ci si era prefissati… colpiamole tutte queste società!!!
Anzi… permettetemi di aggiungere, iniziamo proprio da quella nella quale opero… la In.Co.Ter. Spa…. dopotutto ho assistito personalmente con quali metodi coercitivi le sono stati strappati gli appalti… per poi affidarli negli anni seguenti ad altre società che (a seguito nuove inchieste) si sono dimostrate essere legate a quel noto perverso sistema criminale!!!
Ma dopotutto abbiamo visto come chi avrebbe dovuto eseguire i controlli… si sia dimostrato inadeguato!!!
Potrei fare se richiesto un elenco (ce l’ho già pronto…) su alcune società che hanno operato per conto di noti “General Contractor” (i quali avevano previ rigorosi controlli provveduto ad affidare loro una parte di quei lavori, in affidamento o subappalto), per poi scoprire come queste, siano state a loro volta espulse, proprio per non aver rispettato i protocolli di legalità controfirmati…
Inoltre, mi piace osservare il sostegno dato da certe associazioni sindacali o di legalità, che sperimentano nuovi “stratagemmi” affinché si possa giungere a salvaguardare il personale presente (cosa che poi di fatto non avviene mai… anzi quest’ultimo con il passar del tempo viene gradualmente licenziato…) ed i beni societari… quasi sempre si punta su quelli immobiliari, per poterli così riutilizzare successivamente per propri fini!!!
Leggere quindi (alcuni giorni fa) di come le banche, abbiano chiuso i propri rubinetti, come se questa fosse una notizia da ultim’ora, mi fa intuire d’essere sempre più solo… tra alieni!!!
Ma lo sanno anche i bambini che – senza alcuna garanzia personale – le banche non scuciono neanche 1000 euro… ed oggi qualcuno vorrebbe farci credere che la Tecnis morirà a causa della assenza di liquidità… ma per favore…
Neanche se andassero ognuno di loro in banca… gli verrà mai concesso un benché minimo affidamento, se non garantiranno con la propria retribuzione… sempre che questa comunque non sia legata ad una impresa “sequestrata o confiscata”: già, nel sopraddetto caso (è sicuro…) non vi prestano neppure un euro!!!
Non si vuol comprendere come, per rimettere in moto una società entrata ( per così dire…) nel “circolo della legalità”, bisogna avere innanzitutto il coraggio di realizzarle quelle necessarie riforme strutturali!!!
Proprio in tal senso, (avendo vissuto personalmente questa esperienza…) avevo trasmesso alcune mie considerazioni in una nota all’Agenzia dei Beni Confiscati, su eventuali procedure da compiere, affinché si potesse permettere a queste “specifiche” società, di proseguire non solo negli appalti, ma nel garantire quei propri livelli occupazionali…
Niente di quanto ho scritto è stato mai realizzato… nessuno mi ha contattato… nemmeno il Commissario S. Ruperto (al quale ho offerto a mezzo pec gratuitamente la mia disponibilità), il nulla assoluto e difatti i metodi finora applicati, hanno dimostrato la loro completa inadeguatezza, evidenziando altresì, non solouna completa paralisi del sistema “gestione beni confiscati”…  ma bensì la presunzione di pubblicare appelli!!!
A suo tempo ho scritto come la Tecnis S.p.a. con queste metodologie sarebbe andata a scemare… difatti, restando inalterato il sistema, vedrete anche voi, come per questa realtà imprenditoriale non ci sarà alcuna possibilità di proseguo!!! 
Tra qualche anno… si vedrà chi aveva avuto ragione… e chissà perché (pur augurando a me stesso di essere in torto…) mi sento già tra quelli!!!
Il resto (come diceva Edoardo Bennato in una sua canzone) è solo fantasia… e serve per prendere (e forse perdere…) tempo!!!
Si chiede alle banche di tenere aperte linee di credito… senza rilasciare alcuna garanzia… ma da quando in qua… le banche sono divenute Onlus???
Ho sentito infine che l’esposizione debitoria di circa 70 milioni e stata ridotta a poco più di un decimo… 
Ma, questo è quanto ci dicono (o meglio ci vogliono raccontare…); non credo proprio che in così breve tempo si possano colmare perdite milionarie, soprattutto senza aver nel contempo operato!!!
Per concludere… quelle considerazioni riportate mi sembrano fantascientifiche, da attribuirsi più a sceneggiature da effetti speciali… che a vere e proprie analisi rappresentative con dati certi…
Ma qui da noi si sa… sono tutti esperti in “fact-cheking”!!!
Non per nulla nel nostro paese viene compilata una speciale classifica su chi -nel corso dell’anno- le abbia “sparate più grosse” e a quanto ho sentito dire… la lista dei partecipanti è molto lunga!!!

Riscossione Sicilia un fallimento totale… ma tanto c'è chi paga… i soliti idioti!!!

Si sono dimessi i due consiglieri di amministrazione di Riscossione Sicilia S.p.a. (Maria Filippa Palagonia ed Eustachio Cilea) e così secondo lo statuto della società, decade anche il terzo consigliere, il presidente Antonio Fiumefreddo…
Una società quella di “Riscossione Sicilia” che nel corso di questi anni è stata puntualmente ricapitalizzata delle perdite…
Ed anche ieri, se pur non è ancora arrivato il sì definitivo alla finanziaria, all’Ars hanno pensato bene di salvarla… con un manovrina finanziaria di circa 13 milioni e 900 mila euro, dopotutto… non sono soldi loro… ma vogliamo mettere… vista l’opulenza finanziaria nella quale versa l’Ars… si può permettere di gettare al vento questi denari… tanto alla fine si sa… che ci sono i “soliti idioti” che pagheranno per tutti!!! 
Qualcuno spingeva per il passaggio di competenze a Equitalia… considerato che, mentre “Riscossione Sicilia” dimostrava la propria inadeguatezza (e aggiungerei incapacità…) nel aver saputo realizzare perdite per circa 18 milioni di euro… Equitalia di contro, ha conseguito utili – nello stesso periodo – per oltre 21 milioni!!!
Inoltre… è proprio per quanto sta accadendo alla nostra società (e quindi parlo per cognizione di causa…) dove, osservando le metodologie finora adottate dall’agenzia di riscossione, che qualche dubbio mi viene…
Già… si promuovono a vanvera principi di legalità, si discutono procedure d’interconnessione tra gli apparati dello Stato in particolare per colpire il malaffare… e cosa fa questa agenzia (anch’essa dello Stato…) blocca tutti i conti della nostra società… attenzione da premettere che quest’ultima è “confiscata” (sottoposta ad amministrazione giudiziaria da parte del Tribunale di Catania) ed ora, per debiti inerenti a periodi legati alle “calende greche” e dove di fatto sono in atto procedure di ricorso, ecco che a quest’ultima, vengano bloccati tutti i conti, in modo tale che la stessa… non possa più operare, neppure in quella sua semplice gestione ordinaria… 
E’ una follia completa… da denunciare non solo all’opinione pubblica facendo emergere quanto sta accadendo ( situazione che come potete vedere sto già compiendo… ), ma soprattutto sarebbe il caso di evidenziare i nominativi di quanti (diciamo…) in modo professionale, hanno permesso che tali procedure venissero avviate!!!
La cosa assurda è che nel loro sito web (riscossionesicilia.it) si riporta: è una Società incaricata di gestire la riscossione dei tributi e delle altre entrate nella Regione Sicilia, ed ancora, l’esperienza maturata nel corso di anni di attività, prestata al servizio degli Enti locali creditori e dei contribuenti, ha permesso di conseguire significativi risultati tanto in termini di recupero della morosità quanto di miglioramento dei servizi all’utenza… si l’abbiamo visto!!!
Poi ovviamente si entra nel merito dei servizi e strumenti telematici… (posti a loro dire…) tra gli obiettivi primari, peccato che essi stessi non si accorgano che le procedure fin qui realizzate… non vanno applicate per quelle società che attualmente si trovano sotto amministrazione controllata e per di più in liquidazione…
Vorrei quindi sapere… da un lato si cerca “correttamente” di salvaguardare i dipendenti di Riscossione Sicilia… ma nel contempo, si fa in modo che altri dipendenti di società confiscate, non possano correttamente percepire il loro stipendio da mesi!!!
Solo in Italia, pardon… solo in Sicilia… ( in questa terra del caz… ) possono accadere situazioni assurde come questa!!!
Gente incompetente che per di più pretende di rimanere seduta in quelle poltrone direttive, senza aver mai dimostrato nel corso della loro esperienza professionale, alcuna capacità propria… ma al contrario, dimostrando sempre e ovunque fallimenti, in tutte quelle situazioni nelle quali ci si è confrontati… e potrei farvene un elenco.
Riscossione Sicilia è una vergogna per la nostra isola, per la dignità di quei restanti siciliani onesti, una società che è stata amministrata in modo imbarazzante e fallimentare e certamente non all’altezza del proprio ruolo!!!
Dice bene il deputato Margherita La Rocca Ruvolo: dopo due anni ci ritroviamo a discutere sempre degli stessi argomenti e il mio timore è che l’anno prossimo saremo ancora qui a discutere degli stessi argomenti…. il parlamento deve essere chiaro sulle strategie da portare avanti; la politica del risparmio va fatta, ma non può gravare soltanto sulle spalle di lavoratori e contribuenti”.
La verità sconfortante è che questi “carrozzoni” clientelari, servono esclusivamente a sistemare “gli amici degli amici” ed i loro parenti… un sistema ancor più peggiore e collusivo, di quello allora adottato dalla famiglia Salvo e cioè quando erano i privati a svolgere i servizi di riscossione…
Non si può pensare di salvare questo ente di riscossione solo per compiacere il gradimento di un qualche presidente – abbiamo visto infatti in questi anni… quale fine abbiano fatto questi “onesti” Presidenti della Regione Sicilia – sapendo già oggi… il governo in carica, d’aver presentato alla finanziaria, un emendamento per risollevare le sorti per un default ormai prossimo a 11 milioni e 900 mila euro per il 2016 e con 23 milioni di debiti previsti per il 2018!!!
Chiudiamola definitivamente questa società, dopotutto abbiamo visto cosa ha saputo fare… creare inutilmente ancora più debiti!!!
Un mio professore all’Università mi diceva: bisogna accettare il principio che un debito pubblico è una maledizione pubblica… e sapere sempre che c’è… chi fa debiti per necessità, chi per leggerezza, chi per vizio… ma solo il primo, di solito è quello che li paga per tutti!!!

Sconfiggere la mafia è cosa nostra… e non esclusivamente di altri!

In occasione della Giornata Mondiale contro la Corruzione, il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha dichiarato: combattere la corruzione, spezzare le catene della complicità, liberare la vita sociale da questo cancro è possibile  come è alla nostra portata sconfiggere le mafie…

Perché… corruzione, complicità e illegalità sono mali che vanno combattuti insieme, perché contrastano quei fenomeni connaturati con la nostra società civile e sono distanti dalla moralità pubblica e dal senso civico…
Secondo il Presidente, “la corruzione è un furto di democrazia; crea sfiducia, inquina le istituzioni, altera ogni principio di equità, penalizza il sistema economico, allontana gli investitori e impedisce la valorizzazione dei talenti”
In particolare l’inadeguato sistema degli apparati pubblici e di giustizia, fa in modo che a subire siano proprio le persone più deboli, i disoccupati, i giovani che vengono persuasi da quelle organizzazioni criminali ad inserirsi all’interno di quella associazione malavitosa…
Bisogna sconfiggere le mafie perché ciò è alla nostra portata… sottolinea il capo dello Stato, grazie in particolare ai numerosi “anticorpi” presenti nella società civile, che hanno il volto di cittadini consapevoli delle loro responsabilità, di donne e uomini coscienti dei propri diritti ma anche dei propri doveri, di funzionari pubblici che assolvono ai loro compiti, di volontari che costruiscono reti di solidarietà e di inclusione sociale…
Un ulteriore sostegno viene dalle istituzioni, la Magistratura, le procure, tutte le forze di polizia, che dimostrano ogni giorno con le loro azioni, come i meccanismi di controllo, di accertamento e di sanzione funzionano, e quando a causa di ciò, emergono notizie su scandali e collusioni, vuol dire che il cancro del malaffare… è stato individuato e colpito!!!
Anche il presidente del “Gruppo di lavoro anti-corruzione” dell’OCSE (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), Drago Kos, ha lanciato un appello: La lotta alla corruzione è una delle principali priorità dell’OCSE sulla quale sono stati fatti progressi a livello globale; tuttavia questo fenomeno permea e agevola, alcune tra le principali minacce globali del nostro tempo, come il terrorismo, il cambiamento climatico e la crisi dei rifugiati
L’obiettivo è condividere e scambiarsi metodi, moderni ed efficaci di indagine, per costruire reti solide per una futura collaborazione…
Contro le mafie è fondamentale una modifica delle coscienze, perché soltanto erodendo il terreno fertile nel quale striscia questo fenomeno sommerso, si potrà rivendicare con forza, quella speranza di democrazia e legalità, certamente richiesta…
Continuare per come si è finora fatto, limitandosi al proprio orticello, imponendosi di limitare la propria partecipazione sociale, occupandosi esclusivamente dei propri interessi personali, ricattati ormai… da quella percezione generalizzata di luogo comune, sopraffatti vigliaccamente dalla paura o dai meccanismi messi in atto a modello persuasione, ecco che allora difficilmente… si potrà reclamare con forza il diritto di avere una società giusta e
E’ finito il tempo di ricordare quanti hanno sacrificato la propria vita, tra magistrati, forze dell’ordine, politici, amministratori o semplici cittadini per combattere i ricatti delle mafie…
Se si vuole cambiare questo nostro paese… non bisogna più rimanere spettatori, ma cominciare consapevolmente a mettere in pratica quotidianamente, quei principi di rettitudine, onesta e legalità, attraverso spirito di sacrificio e scelte coraggiose…
Perché si sa che nella vita, ci possono essere scelte che, se farai, sai già che ti pentirai, ma se non farai… non ti perdonerai mai!!!

Una paese infetto!!!

In molti si sono indignati nel vedere il film “La Grande Bellezza” ed oggi a più di due anni dalla sua uscita, ci si chiede ancora se quanto espresso in quella pellicola, fosse realmente la rappresentazione attuale… del nostro paese.

Le immagini meravigliose della nostra capitale… quegli scorci storici fatti rivivere in quelle scene… inserite come sfondo di una vita ordinaria e decadente, nella quale i suoi personaggi dell’alta società, come politici, intellettuali, nobili decaduti, critici, giornalisti, prelati e attori… si trovavano a fondersi con criminali, ciarlatani, dame (di tutti i colori), truffatori, escort, ognuno di essi, personaggi deprimenti di una città, che accumula in se… tutti i peccati del nostro paese.
Un paese avvelenato… una terra infetta, dove esiste soltanto vanità e corruzione!!! 
Uomini e donne che tentano in ogni modo… di divenire potenti, per poi così, imporre e condizionare… la vita degli altri… 
Questi ultimi percepiti come “giullari” di contorno di quella deprimente esistenza, che ormai li attanaglia… conforto provvisorio di quel loro divertimento, svolto da personaggi penosi, che scivolano tra l’indifferenza generale e che sperano però un giorno… di entrare in quella infida corte…

La fatica di una vita per sembrare ciò che non si è… quell’immagine tanto ricercata, fatua e vanesia, puro divertimento di una semplice e frivola leggerezza di un’anima morta…

E’ come quella pellicola… così è il nostro paese!!!
Sì… come la maggior parte dei suoi conterranei… disincantati e disinnamorati della bellezza di questa terra, di questa vita… marchiata e imbruttita da un sistema, che pretende che tutti, abbiano a partecipare, a quel diffuso meccanismo… fatto di connivenza, illegalità, malaffare, corruzione… in una parola: disonestà!!!
Ormai non si capisce più… dov’è quella netta linea di demarcazione, tra il bene ed il male… ed anche coloro che sino a poco tempo fa, pensavamo incorruttibili, ora dimostrano anch’essi d’essere lestofanti!!!

E’ una realtà che noi -ultime persone perbene- mai vorremmo vedere… che sentiamo non appartenerci… anzi è fortemente lontana da quei principi e da quegli insegnamenti, che proprio nel corso della nostra vita abbiamo sempre voluto tenere a distanza….

C’è chi ha mediato… chi si è pentito e c’è chi, è stato ligio a se stesso, a quella propria deontologia, senza sentirsi obbligato a condotte, regole di comportamento imposte… nel rispetto della legge.
Non esiste una città corrotta, come non vi sono esclusivamente scandali nella capitale… perché il malcostume è ovunque, basta uscire da casa…
Pensateci… quando incontrate un conoscente, quando chiedete un favore a un amico, quando v’informate su qualcosa che potrebbe nascondere il vostro reale interesse, quando accorgendovi di un furto, di una rapina, di un’aggressione o di un qualsiasi abuso, restate lì indifferenti o vi girate dall’altro lato, quando non denunciate… ma aspettate che siano gli altri a farlo, quando partecipate con il vostro silenzio ai raggiri altrui… o quando… già… siete voi stessi a commetterle quelle fregature!!!
Non basta soltanto giudicare gli altri… ma bisogna dimostrare -ogni giorno- con i propri comportamenti, dignità ed onestà, manifestando democraticamente per i propri diritti, ma rispettando sempre i propri doveri!!!
Per ogni comportamento sleale commesso nel corso della propria vita per tutti quei comportamenti ruffiani e servizievoli, per le centinaia di volte in cui avete passato il badge del collega per essere servili, per quell’avanzamento immeritato di carriera che avete in tutti i modi ricercato e voluto, per quelle continue raccomandazioni supplicate presentate per i propri figli a iniziarsi dalle scuole elementari, medie, superiori… per poi continuare con l’Università ed il lavoro, per quelle ingiustizie che sapete già d’aver comesso… ecco per quanto indebitamente fatto… pagherete pegno!!!
Per tutto il resto… potete starne certi… avrete giustizia!
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati… – Gesù di Nazareth

Da un partito all'altro… meno male che Silvio c'è…

Da un partito ad un’altro… e quindi, ritornare nuovamente alla base…

Si tratta del capogruppo di Forza Italia, Alan Rizzi, che a fine 2013 decide di spostarsi con il Nuovo centro destra d’Alfano… provocando per questo “spostamento”, dei forti risentimenti da parte del vicepresidente della Regione Lombardia, Mario Mantovani (anch’egli della stessa filiera del Cavaliere…), il quale palesava, per quella inopportuna scelta, un irritata e critica esternazione…
All’improvviso però, a distanza di pochi giorni, il “disertore” decise di rientrare in riga…
Cos’era successo… semplice, ne parla proprio il Mantovani (ora agli arresti), ricordando di una telefonata (intercettata) nel quale il Cav. si vantava di averlo fatto rientrare con una promessa…

Quale…??? Quella di “un posto di lavoro per il fratello” rispondeva al telefono il Cavaliere…. insomma… va bene..

Va bene, a presto…“, rispondeva il Mantovani rassicurato.
Sentire quel “va beneè terribile… dimostra con quali soggetti abbiamo a che fare… con gente disposta a vendersi, volubili, persone banderuole, voltagabbana, senza dignità, che cambiano posizioni, opinioni e decisioni a seconda delle circostanze o delle convenienze!!!
Ed ecco quindi (che per quel rientro…) dopo pochi mesi, il consigliere forzista Armando Vagliati propone Richard Rizzi, (fratello del sopra Alan), per un posto nelle società partecipate A2A e Metropolitana Milanese… e non solo… il 13 maggio del 2014 (un salto di carriera incredibile… realizzato in così pochi giorni…) viene nominato sindaco di Metropolitana Milanese!!!
Certo se a quanto sopra si aggiungono inoltre le intercettazioni realizzate dalla GdF, su Giacomo Di Capua (allora collaboratore dell’Assessore alla Sanità Mantovani), di Giovanni Balboni (allora comandante interregionale Nord-Ovest) e del vicecomandante generale dei carabinieri Vincenzo Giuliani, dove, attraverso un servizio di appostamento e pedinamento, si è potuto osservare come, lo stesso generale s’incontro ad un appuntamento con il Mantovani e sopo essere sceso dall’auto in dotazione dell’arma, salì in quella dell’assessore (una Bmw…) con la quale ripartiva per entrare ad Arcore a casa del Cavaliere.
Successivamente… siamo intorno a Novembre, stranamente anche lo stesso Balboni, chiese un incontro al Di Capua, comunicandogli però che lo aspetterà con vestiti borghesi e raccomandandosi di non entrare in caserma, bensì di fargli uno squillo quando giungerà lì vicino, al fine di potersi incontrare al bar… (minchia… che situazioni… sembra di essere all’interno di una spy-story). 

Comunque per dovere di cronaca… interpellato, gli è stato chiesto a cosa era dovuto quell’incontro… e la risposta è stata: accettai… perché mi chiese se avessi piacere di salutare Berlusconi ed anche perché avrei voluto dire al presidente, che era appena cambiata tutta la catena gerarchica ed indicare gli interlocutori, per qualunque inconveniente relativo ai servizi dell’Arma attorno alla villa e per quanto riguarda quel passaggio sull’auto di Mantovani? la risposta è stata: si offrì lui di portarmi sulla sua auto, che presumo fosse più conosciuta dai responsabili della vigilanza di Arcore… io valutai di entrarvi non in divisa e non sulla mia auto per non allarmare nessuno: questione di riservatezza, non di carboneria. Non chiesi alcunché a Berlusconi, né l’ho più incontrato…
Comunque, non c’è nulla di nuovo… lo stesso Cavaliere molti anni prima intervistato, aveva dichiarato: La formula del successo si riassume in tre parole: lavoro, lavoro, lavoro!!! e quindi… perché oggi stiamo a sorprenderci per aver semplicemente “raccomandato” il fratello di un amico… per un posto di lavoro???
Tanto, un raccomandato in più… cosa cambia???

La mafia c'è e si vede!!!

Innanzitutto, è opportuno tenere ben presente che, quanto ci vogliono finora “dare a bere” e cioè che la Stato, attraverso le istituzioni ed i propri uomini, ha il controllo del nostro territorio, non rappresenta un dato veritiero, ma una credulona propaganda creata a voler tranquillizzare la collettività ed in particolare i suoi concittadini…
Non sto dicendo che la lotta alla criminalità non venga svolta in modo preciso e puntuale, dico soltanto che gli strumenti che permettono a questa di poter essere definitivamente debellata… non vengono attuati o ancor meglio… non esistono!!! 
Non passa giorno infatti, in cui non emergono nuove indagini, queste condotte dalle varie procure dell’isola, e come, si sia giunti a scoprire ulteriori attività illecite, queste realizzate attraverso società legate o associate ad ambienti mafiosi, individui che si offrono a prestanome di organizzazioni affiliate a soggetti latitanti, e via discorrendo…
Partono le denunce, seguono gli arresti, i sequestri e le confische…
Sì… ma poi… il sistema mafioso si riordina nuovamente e riprende come se nulla fosse…
Il giro d’affari è immenso e ciò è dimostrato da tutti quegli interessi a cui essi si rivolgono… 
Sono nuove attività… non più rivolte a specificità illegali di un tempo, come, estorsioni, usura, recupero crediti, gioco d’azzardo o traffico di droga… quelle ci sono sempre…, bensì, oggi punta ad affari più sostanziosi e soprattutto legali, come per esempio quelle attività legate agli appalti (vedasi quanto sta avvenendo con i centri d’immigrazione), alle costruzioni/edilizia, ai trasporti ed allo smaltimento dei rifiuti…
Società di comodo che servono esclusivamente a produrre “cassa” (queste sono infatti di breve periodo e nel giro di pochi anni… cessano l’attività…) ed i cui utili, vengono rinvestiti in nuove società, queste totalmente “cristalline”, affidate a nuovi “colletti bianchi” dal pedigree casto…, che iniziano la loro vitalità, investendo principalmente in attività  finanziarie e immobiliari…
Quindi, realizzato questo primo passaggio e creata la compagine del nuovo “asset societario”, si passa alla programmazione del livello inferiore e cioè, quello di diversificare le attività e soprattutto i rischi (non parlo di quelli economici, ma mi riferisco a quelli di controllo, tentando quindi di limitare, l’operatività di coloro che svolgono i propri incarichi tra le forze dell’ordine… ), nuove scatole cinesi, che ora danni vita ad attività alimentari, d’abbigliamento, bar e ristoranti, hotel e resort…
Ovunque c’è la mafia… e questa dimostra essere strutturata e ben organizzata…
Non sono più i pastori di pecore che scendevano dalle montagne con la coppola di traverso, questa è gente preparata e professionale, a cui ora, sono stati inseriti diplomati e laureati, i quali, mettono la loro esperienza e capacità, al sevizio di questo sistema criminale…  
Un sistema che nel corso degli anni… ha investito negli uomini…, i propri uomini, molti dei quali, sono infiltrati in quelle strutture pubbliche, associazioni, società di servizi, ma soprattutto, nella politica che conta…
Tutto ciò, rappresenta per la nuova mafia, il migliore investimento economico, già quello delle risorse umane è certamente quanto di più “raffinato”, una mente criminale, possa partorire…
Un fiume di denaro considerevole, che, da un lato, fa indirizzare sui propri uomini, quegli incarichi prestigiosi dirigenziali o quei necessari voti…, dall’altro, utilizza gli stessi, per ottenere informazioni riservate, indirizzare appalti, aggiudicazioni, influenzare i mass media, limitare non solo quei processi di cambiamento sociale, ma soprattutto, alimentare quel conflitto mediatico con il quale si tenta sempre più, di allontanare la partecipazione sociale ed il consenso popolare dalle istituzioni…, dopotutto come si dice da noi… con la mafia si mangia e con lo Stato si muore di fame!!!
Finiamola quindi di prenderci in giro…, finitela di raccontarci fandonie… è venuto il tempo d’esser seri, di trovare una nuova metodologia… che non pensi esclusivamente a colpire, ma che diriga il proprio intento, verso quel processo naturale di riconciliazione…, di crescita collettiva nel quale ognuno apporti quanto di meglio sa fare…
E’ finito il tempo di “guardia e ladri”… bisogna cercare di andare oltre… di vedere al di là dei soliti interventi della magistratura,.., bisogna tentare di cambiarla dal di dentro questa “mela marcia”, offrire a quanti lo desiderano, una nuova strada, quella della legalità…
Nuove opportunità di crescita, di sviluppo e d’investimento sono necessarie,…, perché soltanto così, si potrà sperare in quel reale e profondo cambiamento…
Tutto il resto, rappresentano solo belle parole… inconsistenti, perché non porteranno ad alcuna trasformazione culturale e tutto quanto… resterà eguale.
Per favore… non ditemi più che la mafia non esiste… perché questa c’è… e permettetemi d’aggiungere… c’è e si vede!!! 

Abusivismo = permissivismo

Quando si realizzano interventi edilizi in assenza di permesso di costruire o di denuncia d’inizio lavori, si sa di commettere un’infrazione.
Ora, commettere un abuso edilizio…, costituisce di fatto un reato e quindi si è soggetti a sanzioni severe, non solo amministrative ma anche penali, con pene che possono giungere nei casi più estremi fino all’arresto a due anni ed un multa di quasi 50 mila euro a cui dovrà seguirà l’ordinanza di demolizione!!!
In questi giorni, nella nostra regione, è salito l’interesse per le costruzioni abusive, in particolare per quelle realizzate in questi anni, in prossimità di quell’area archeologica, meglio conosciuta come “Valle dei templi”…
Infatti, dopo aver fatto costruire in maniera scellerata su quell’area, grazie in particolare alla negligenza di quanti avrebbero dovuto controllare ( ma hanno fatto finta di non vedere… forse perché più interessati ad intascarsi qualche regalia da parte di quanti ne stavano realizzando i lavori ) e certamente usufruendo della complicità di quegli impiegati, responsabili di quegli uffici pubblici (tecnici, della polizia municipale, dei forestali, della sovraintendenza) cioè di quanti possedevano quella necessarie qualifica per poter denunciare tali omissioni…( in particolare quando questi erano legati a vincoli paesaggistici, zone sismiche o altri siti come quelli archeologici sottoposti a tutela …).
Ed invece, ognuno di essi, si è solo messo in fila a prendersi lo stipendio, ma nessuno di loro però, che sia andato a denunciare qualcosa d’insolito…, come per esempio, centinaia e centinaia di abitazioni che spuntavano come funghi… in quella zona. 
Sono meravigliosi questi controlli sul territorio…, che poi sono gli stessi che provocano i disastri naturali a cui andiamo assistendo quotidianamente…
Adesso… come per incanto, quello Stato finora assente… si ricorda improvvisamente (circostanza molto strana…, forse qualcuno cerca attraverso la lotta alla illegalità, di raccogliere consensi e quindi voti… per le prossime elezioni…???) di dover riportare la legalità su questi territori, in particolare su quell’area interna al Parco Archeologico, per ripulire finalmente quella meravigliosa ed unica Valle dei templi, dal quell’abusivismo di fatto, risultato poi… a tutti permesso!!!
Hanno iniziato i lavori di demolizione… chiunque abbia visto in televisione la metodologia adottata per l’esecuzione dei lavori – se appartiene a quest’ambiente – avrà certamente sorriso, nell’osservare come un mini-escavatore debba eseguire i lavori di demolizione per strutture in c.a., si capisce già da se, come la vera intenzione è quella di creare sì… un punto d’inizio, ma da cui, si sa già… non voler dar seguito… 
Demolire circa 650 abitazioni (di cui alcune ville su due elevazioni) con quel giocattolo… dimostra la mancanza di alcun programma lavori… è infatti palese, che con questi mezzi, per completare i lavori di demolizione ed il trasporto dei materiali a rifiuto presso la più vicina pubblica discarica… ci vorranno almeno dieci anni!!!
Ma la verità è che non si vuole demolire nulla… in particolare non si vogliono toccare certe “pericolose” abitazioni di cui si conoscono i nomi dei proprietari (legati a certi ambienti) che è meglio non indisporre…
Ed allora ecco che tutti se la fanno alla larga… e per eseguire questi lavori “rischiosi” che ovviamente nessuna impresa del luogo vuole compiere… si obbliga la solita impresa confiscata dallo Stato e la s’invia – tanto per fare teatro… insieme ai soliti due/tre dipendenti, un mini escavatore e un autocarro da rottamare… – per dimostrazione all’opinione pubblica che lo Stato è presente e che si dato inizio ai lavori di demolizione!!!
Statene certo… che tra meno di qualche settimana…, lì… ad operare, non ci sarà più nessuno!!!
Ovviamente dispiace vedere demolite alcune di quelle abitazioni, mi riferisco a quelle famiglie indigenti, che con grandi sacrifici personali, avevano realizzato quelle dimore nelle quali tutt’oggi vivevano… e forse sarebbe corretto che lo Stato, provvedesse a garantire – prima di pensare a demolire – almeno per queste famiglie, una collocazione alternativa, perché mi sembra corretto che, non bisogna soltanto pensare di dare i nostri alloggi popolari ai poveri migranti, ma si deve anche pensare ai bisogni dei nostri concittadini!!!
Mentre, per tutte quelle altre costruzioni, residenze utilizzate per svago o villeggiatura…, ecco per quelle, non nutro alcun rammarico…, anzi ritengo che se dichiarate abusive, debbano essere celermente abbattute!!!

Ed hanno il coraggio di chiamarli… Amministratori giudiziari!!!

Ho già toccato in molti miei precedenti post l’argomento… ed il più delle volte ho avuto la sensazione di aver dato fastidio nel aver espresso giudizi negativi su alcuni soggetti appartenenti a questa particolare “casta”…
Ed è per i ripetuti motivi e per non volermi ripetere…, che non mi meraviglio di aver letto in questi giorni, sul fatto quotidiano, dell’ennesima beffa a danno delle società amministrate dallo Stato…
Dire che la Prefettura di Catania non faccia una bella figura è una situazione che ormai si ripete con consuetudine…
Anche perché in questi anni, ha già dimostrato, con scelte discutibili, di essersi più volte ripetuta…, basta rileggere gli articoli di alcune testate giornalistiche, in particolare quelle pubblicate online… vedasi per esempio quelli su Live Sicilia…
Per cui, scoprire come due commissari straordinari, nominati appunto dalla Prefettura di Catania, per amministrare in contemporanea, una discarica e due aziende specializzate nel settore dei rifiuti, abbiano percepito stipendi lordi da 45.000 euro al mese, non mi fa sobbalzare minimamente!!!

Assistere quotidianamente a come, ci si trova dinnanzi a personaggi del genere, aumenta ancor di più, quella disistima verso questo sistema guasto, che ormai non trova più persone per bene… ma gente corrotta e meschina…
E’ cosa dire dell’Anticorruzione… che ha provveduto a commissariare lo scorso settembre le due società che operavano nel settore dei rifiuti… per chissà quali accertamenti… ed oggi si ritrovano di contro, ad avere nominato propri uomini, che hanno dimostrato di approfittare- aggiungerei in modo vergognoso – dell’incarico ricevuto…
I miei complimenti Dott. Cantone… per l’ottima scelta!!!
La cosa assurda, è che, gli uffici prefettizi…, nel voler beneficiare ulteriormente i due “rispettabili” amministratori, di quella già ricevuta elargizione…, appunto, non sazi dei mandati onerosi dati…, hanno provveduto ad affidare, sempre agli stessi, una ulteriore consulenza… da 25.000 euro ciascuno, per gestire la discarica di Valanghe d’Inverno…
Mi chiedo, non è che forse queste somme ricevute, dovevano successivamente essere spartite anche con altri soggetti…???

Mi auguro che la Procura di Catania… faccia chiarezza sull’accaduto e che, visti i personaggi e le istituzioni coinvolte, non si cerchi –come molto spesso avviene nel ns. paese in casi analoghi– di soffocare  l’indagine o si tenti di farla passare nel dimenticatoio…
Se penso a quelle povere società… già in crisi a causa dei provvedimenti giuridici ricevuti, che ora, si ritrovano a doversi confrontare con nuovi e gravosi problemi a causa di una gestione truffaldina, ecco, quando penso a tutti quei lavoratori della Oikos Spa, Imprese Pulizie Industriali Srl (Ipi) e Valanghe d’Inverno… vedo sempre di più… il fallimento dello Stato, dei suoi uomini, di quella gestione mafiosa che tanto si vorrebbe combattere e di cui invece si dimostra di fare parte…

Basta con i proclami… non vi è più nulla da poter imparare… non esiste nessuno tra voi che può venirci a fare le morali… nessun insegnamento può esserci dato dai vostri uomini… da questi nuovi delinquenti “legalizzati” con i colletti inamidati che tentano di coprire quell’odore marcio di cui traspirano…
Quanti altri trenta denari avete bisogno per toglierci dai c….. questi Amministratori ???
A difesa comunque di alcuni appartenenti a questa categoria, aggiungo come dice il detto… “non si fa di un’erba un fascio” e a seguito proprio della mia attuale esperienza professionale, debbo confermare che quanto sopra detto è vero!!!
Perché se da un ladro esistono questi “ladri”…, da alcuni anni, nello svolgere il mio incarico di Direttore tecnico, mi ritrovo a collaborare con un’amministratore giudiziario che – non solo svolge da tre anni in modo professionale il proprio compito, ma soprattutto, che da quasi due anni, non riscuote il proprio compenso…
Sono due facce della stessa medaglia…, una onesta ed una ladra!!!

I beni confiscati alla mafia…

Certamente qualcosa non va, se una Procura distrettuale antimafia importante, denuncia che molti dei beni sequestrati alla mafia, rimangono nella disponibilità di quanti hanno ricevuto il provvedimento di confisca o dei propri familiari. 
L’allarme è stato lanciato dal procuratore nazionale antimafia Roberti, nel suo intervento “Contro mafie” promosso dall’associazione LIBERA di Don Ciotti.  
Il procuratore, fa riferimento alla procura distrettuale di Torino che ha inviato una comunicazione riservata alla Direzione nazionale antimafia.
In quella missiva, il procuratore del capoluogo piemontese, chiedeva in maniera dettagliata, al questore, comandanti dei carabinieri e della Guardia di Finanza, alla Dia, una relazione sullo stato generale dei provvedimenti di sequestri e confische, a partire dal 2011. 
I risultati pervenuti, sono demoralizzanti!!!
Dalle informazioni, si evidenzia come le proprietà, rimangano di fatto, in possesso di coloro a cui è stato indirizzato il provvedimento giudiziario o dei propri familiari…
Il censimento della Procura di Torino, ha dimostrato come, la maggior parte dei beni sequestrati e confiscati, sono ancora nella disponibilità dei soggetti riconducibili all’organizzazione criminale. 
Quindi quei beni, costituiti da immobili, terreni, società, autoveicoli, restano – grazie anche ad una gestione giudiziaria il più delle volte approssimativa – nella disponibilità dei cosiddetti mafiosi o dei soggetti a loro riconducibili.
Accertata quindi l’irregolarità, si tenta in tutti i modi, di sanare quanto scoperto con iniziative risolute e drastiche… 
Tutti adesso parlano di una diversa metodologia da adottarsi, di nuovi e soprattutto più qualificati professionisti, che dovranno occuparsi di questi beni confiscati…
Il nuovo capo dell’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, l’ANBSC, Dott. U. Postiglione, conferma la mancanza di professionalità all’interno di questa struttura… ah…, finalmente qualcuno se ne accorto… ed inoltre, che molti di quelli finora incaricati, non erano all’altezza di svolgere la propria funzione ( il più delle volte infatti, hanno dimostrato di essere più interessati al proprio onorario… che alla gestione della società a cui erano stati demandati… e preferisco non aggiungere altro…).
Trovare le giuste risposte non è facile, ma non credo che eventuali soluzioni, potranno essere individuate da chi “esterno”, non ha mai operato con problemi legati a questo tipo di società…
Le soluzioni certamente esistono, ma ci vogliono persone coraggiose, che hanno cioè la volontà di fare un passo indietro e di chiedere la collaborazione di quanti, in quelle società ne hanno condiviso i problemi…

Bisogna togliere quella “convinta” presunzione di sapere tutto, di trovare un modo condiviso che vada bene per tutte le società…, perché così non e non ci sarà mai alcuna soluzione…
Le società vanno gestite sul territorio in cui queste si trovano, con problematiche proprie e interconnesse al tessuto sociale in cui operano…
Le istituzioni debbono terminare di restare nel limbo, a metà sul da farsi… in quella incertezza che non da mai risposte…
Lo stato deve fare lo STATO… e deve saperlo fare, non solo con la forza, ma soprattutto con quella determinata convinzione che alla fine queste imprese possono e debbono rappresentare un nuovo modello di determinatezza, continuità e garanzia del posto di lavoro per quegli onesti padri di famiglia, che nulla centrano con le vicende giudiziarie…
Fintanto che le istituzioni dimostrano – come finora hanno fatto – di non essere in grado di gestire questi beni sequestrati o confiscati, allora debbo dire a quello stato ed ai suoi discenti interlocutori… che è meglio… che lascino perdere!!! 

Approvata la legge anti-corruzione: torna il falso in Bilancio…

Se vi ricordate nel 2005, il Cav., tra le tanti legge at personam…, cancellò, con un colpo di spugna, il reato di falso in bilancio…
Il testo, nuovamente elaborato, ha modificato l’attuale art. 2621 c.c., reintroducendo il reato di falso in bilancio e inasprendo le pene fino a 6 anni…, ma nel contempo, è andato ad eliminare quelle cause di non punibilità che proprio il Cav. aveva introdotto ( chissà per quale motivi… forse per salvare le proprie società???) le quali, prevedevano che, chi falsifica il bilancio in misura inferiore al 5% del risultato economico di esercizio, cioè l’utile d’impresa, o nella misura dell’1% del patrimonio netto, non era penalmente perseguibile. 
Ora il testo è stato definitivamente approvato con 280 voti a favore… la restante parte era contraria, astenuta o non hanno votato…
Tra i punti importanti c’è, l’aumento delle pene per reati gravi contro la Pubblica amministrazione, ma anche sconti di pena, per pentiti e collaboratori, ed inoltre la legge, introduce il delitto di falso in bilancio, obbliga i condannati a restituire quanto non dichiarato ed evaso…
Inoltre, le pene per il reato di corruzione aumentano di 2 anni, questo permetterà di allungare i termini di prescrizione del reato, ed, il reato di concussione viene esteso dal pubblico ufficiale, all’incaricato di un pubblico servizio…
Chi denuncia e aiuta a individuare eventuali responsabili o il sequestro delle somme, godrà di una riduzione da un terzo a due terzi, ed ancora è prevista la possibilità di ricorrere al patteggiamento nel caso in cui, venga versato il profitto del reato, ed ancora, il falso in bilancio, torna non solo ad essere reato, ma pericolo…
Certamente il punto più importante è quello relativo alla associazione mafiosa: in questi casi, la condanna di reclusione si eleva, con pene che vanno dai 10 ai 26 anni…
Infine è obbligo dei Pm, informare l’Authority Anticorruzione dando notizia dell’imputazione.
Un plauso a Renzi certamente va dato, ma forse qualcosa in più poteva ancora essere fatta…
Mi riferisco all’impunità lasciata a quanti, continueranno a falsificare i bilanci, non superando quello sbarramento del 5% dell’utile…
E’ ovvio a chiunque, che una distinzione tra le grandi imprese e le piccole andava certamente fatta…
Se prendiamo due imprese una che fattura 500 Milioni l’anno ed un’altra che ne fattura 500 mila, si capisce che la prima potrà ( falsificando il bilancio entro il 5%) creare fondi neri per 25 milioni di euro, mentre la piccola con un utile di €. 50.000, potrà realizzare fondi neri per €. 2.500 una cifra irrisoria… con il rischio inoltre, nel caso in cui dovesse anche soltanto errare i conteggi e quindi superare quello sbarramento del 5% per poche miglia di euro, vedersi scattare automaticamente il reato di falso in bilancio!!!
Alla fine saranno sempre alcuni, per non dire gli stessi, a beneficiare e a trarne vantaggio da questa legge, che certamente, avrebbe potuto essere perfetta, eliminando quelle furbe metodologie di non punibilità, tanto sempre più frequenti nel nostro paese…

Da quando… mafiosi???


Secondo una leggenda, sarebbero tre i fondatori di mafia, ‘ndrangheta e camorra. 
Avevano strani nomi, Osso, Mastrosso e Carcagnosso e fuggiti da Toledo nel 1412 dopo aver vendicato l’onore della sorella, questi tre cavalieri spagnoli giunsero in Sicilia, precisamente a Favignana, dove rimasero nascosti in grotte sotterranee e soltanto dopo il trentesimo anno iniziarono a fondare le prime società segrete simili alla “garduna”, cui appartenevano in terra iberica.
Per cui, Osso, fondò la mafia in Sicilia; Mastrosso si stabilì in Calabria, dove mosse i primi passi per la ‘ndrangheta e l’ultimo Carcagnosso viaggiò fino a Napoli, dove fondò la camorra. 
Così come nella “garduna”, anche in queste, vigerebbe un codice d’onore e complessi riti di iniziazione, affiliazione e ovviamente di punizione. 
Sembra che ancora oggi, da quanto emerso nelle ultime indagini realizzate nel 2007 per la strage di Duisburg in Germania, gli affiliati della ‘ndrangheta giurino fedeltà in nome dei tre cavalieri di Toledo, bruciando un santino di san Michele Arcangelo e spillando tre gocce del proprio sangue… 
Ma tralasciando ora le leggende, bisogna giungere precisamente al 1875 per sentire parlare di mafia e cioè da quando, nella relazione finale della Commissione d’inchiesta Franchetti-Sonnino si legge che “la mafia non è un’associazione che abbia forme stabili e organismi speciali… non ha statuti, non ha compartecipazioni di lucro, non tiene riunioni, non ha capi riconosciuti, se non i più forti ed i più abili, ma è piuttosto lo sviluppo ed il perfezionamento della prepotenza diretta ad ogni scopo di male”
Ed ancora, “questa forma criminosa, non… specialissima della Sicilia, esercita sopra tutte queste varietà di reati…, una grande influenza imprimendo a tutti quel carattere speciale che distingue dalle altre la criminalità siciliana e senza la quale molti reati o non si commetterebbero o lascerebbero scoprirne gli autori; si rileva, inoltre, che i mali sono antichi, ma ebbero ed hanno periodi di mitigazione e di esacerbazione e che, già sotto il governo di re Ferdinando, la mafia si era infiltrata anche nelle altre classi, cosa che da alcune testimonianze è ritenuta vera anche oggidì”.
Per cui, da quanto sopra è evidente che sin d’allora, il problema mafia, si manifestava in tutta la sua gravità se si legge che nella richiamata relazione – le forze militari concentrate per questo servizio in Sicilia risultavano 22 battaglioni e mezzo fra fanteria e bersaglieri, due squadroni di cavalleria e quattro plotoni di bersaglieri montani, oltre i Carabinieri in numero di 3120…
Sappiamo come da allora, bisognerà attendere i tempi del prefetto Mori per registrare un tentativo di seria repressione del fenomeno mafioso, ma i limiti di quel tentativo, sono ben noti a tutti.
Nell’immediato dopoguerra e fino ai tragici fatti di sangue della prima guerra di mafia degli anni 1962/1963 gli organismi responsabili ed i mezzi di informazione sembrano fare a gara per minimizzarne il fenomeno. 
Al riguardo, appaiono significativi i discorsi di inaugurazione dell’anno giudiziario pronunciati dai Procuratori Generali di Palermo.
Nel discorso inaugurale del 1954, il primo del dopoguerra, si insisteva nel concetto che la mafia «più che una associazione tenebrosa costituisce un diffuso potere occulto», ma non si manca di fare un accenno alla gravissima vicenda del banditismo ed ai comportamenti non ortodossi di “qualcuno che avrebbe dovuto e potuto stroncare l’attività criminosa”; il riferimento era chiaro…
Nella sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Viterbo il 3/5/1952, il dott. Pili venne espressamente menzionato in una frase nella quale il bandito Giuliano disse di avere avuto rapporti, oltre che con funzionari di Pubblica Sicurezza, anche con un alto magistrato, precisamente con chi era a capo della Procura Generale presso la Corte d’appello di Palermo, appunto il dott. Emanuele Pili.
Nella relazioni inaugurali degli anni successivi gli accenni alla mafia, in piena armonia con un clima generale di minimizzazione del problema, sono fugaci e del tutto rassicuranti.
Così, nella relazione del 1956 si legge che il fenomeno della delinquenza associata è scomparso e, in quella del 1957, si accenna appena a delitti di sangue da scrivere, si dice ad «opposti gruppi di delinquenti».

Nella relazione del 1967, si asserisce che il fenomeno della criminalità mafiosa era entrato in una fase di «lenta ma costante sua eliminazione» e, in quella del 1968, si raccomanda l’adozione della misura di prevenzione del soggiorno obbligato, dato che «il mafioso fuori del proprio ambiente diventa pressoché innocuo».

Nella seconda metà degli anni 70’, pertanto, cosa nostra con le sue strutture organizzative, coi canali operativi e di riciclaggio già attivati per il contrabbando e con le sue larghe disponibilità finanziarie, aveva tutte le carte in regola per entrare, non più in modo episodico come nel passato, nel grande traffico degli stupefacenti.
In più, la presenza negli Usa di un folto gruppo di siciliani collegati con Cosa Nostra garantiva la distribuzione della droga in quel paese.
Non c’è da meravigliarsi, allora, se la mafia siciliana abbia potuto impadronirsi in breve tempo del traffico dell’eroina verso gli Stati Uniti d’America.
Anche nella gestione di questo lucroso affare l’organizzazione ha mostrato la sua capacità di adattamento avendo creato, in base all’esperienza del contrabbando, strutture agili e snelle che, per lungo tempo, hanno reso pressoché impossibili le indagini.
Alcuni gruppi curavano l’approvvigionamento della morfina-base dal Medio e dall’Estremo Oriente; altri erano addetti esclusivamente ai laboratori per la trasformazione della morfina-base in eroina; altri, infine, si occupavano dell’esportazione dell’eroina verso gli Usa.
Tutte queste strutture erano controllate e dirette da “uomini d’onore”. 
In particolare, il funzionamento dei laboratori clandestini, almeno agli inizi, era coordinato da esperti chimici francesi, reclutati grazie a collegamenti esistenti con il “milieu” marsigliese fin dai tempi della cosiddetta “French Connection“.
L’esportazione della droga, come è stato dimostrato da indagini anche recenti, veniva curata spesso da organizzazioni parallele, addette al reclutamento dei corrieri e collegate a livello di vertice con “uomini d’onore” preposti a tale settore del traffico.
Si tratta dunque di strutture molto articolate e solo apparentemente complesse che, per lunghi anni, hanno funzionato egregiamente, consentendo alla mafia ingentissimi guadagni.
Un discorso a sé merita il capitolo del riciclaggio del denaro. 
Cosa Nostra ha utilizzato organizzazioni internazionali, operanti in Italia, di cui si serviva già fin dai tempi del contrabbando di tabacchi, ma è ovvio che i rapporti sono divenuti assai più stretti e frequenti per effetto degli enormi introiti, derivanti dal traffico di stupefacenti. 
Ed è chiaro, altresì, che nel tempo i sistemi di riciclaggio si sono sempre più affinati in dipendenza sia delle maggiori quantità di danaro disponibili, sia soprattutto dalla necessità di eludere investigazioni sempre più incisive.
Per un certo periodo il sistema bancario ha costituito il canale privilegiato per il riciclaggio del danaro.
Di recente, è stato addirittura accertato il coinvolgimento di interi paesi nelle operazioni bancarie di cambio di valuta estera.
Senza dire che non poche attività illecite della mafia, costituenti per sé autonoma fonte di ricchezza (come, ad esempio, le cosiddette truffe comunitarie), hanno costituito il mezzo per consentire l’afflusso in Sicilia di ingenti quantitativi di danaro, già ripulito all’estero, quasi per intero proveniente dal traffico degli stupefacenti.
Questi brevissimi richiami storici danno, solo in parte, la misura di come il problema mafia, sia stato sistematicamente sottovalutato da parte degli organismi responsabili o di quanti appartenenti in maniera collusa a quel sistema, hanno permesso nel tempo, a questo fenomeno, di non esaurirsi, ma anzi, proprio a quei “legami” familiari e grazie a certe connivenze politico/amministrative/giudiziarie, ha potuto accrescere quella propria pericolosità e soprattutto determinare e influenzare le scelte strategiche, economiche e sociale della nostra terra.

Redditi nascosti per 17,5 Miliardi di euro…

Dall’inizio di quest’anno i controlli della Gdf ha portato ad individuare quasi 5.000 evasori!!!
Sembra che i redditi nascosti sono pari a circa 17,5 miliardi di euro, una montagna di denaro che se proporzionata al numero irrisorio degli evasori scovati, rappresenta soltanto la punta di un iceberg di ciò che rappresenta l’evasione nel nostro paese…
Denunciarne quindi circa 1.800 serve a poco, se tanto alla fine si continua come se nulla fosse…
Ho letto che molti di queste attività sono totalmente sconosciute al fisco e soltanto attraverso società di comodo, parallele alla stessa o facenti parte di un medesimo gruppo, riescono a evadere alla faccia dei contribuenti ” onesti “… 
Se a questo si aggiunge che in molti di questi casi, si fa uso di manodopera irregolare, e soprattutto senza alcuna prevenzione di sicurezza nei luoghi di lavoro…
Ovviamente la contraffazione è quella in cui si realizzano i maggiori introiti ed in un paese nel quale l’apparire è più importante dell’essere, ecco che tutti coloro ( e sono la maggioranza…) che desiderano avere un oggetto di valore o di moda… non potendo permetterselo, puntano sul falso… ed allora ecco imitazioni di orologi, occhiali, borse, vestiario, scarpe, ecc… , prodotti contraffatti alla perfezione che crea un giro d’affari fondamentale per l’industria criminale…
Marchi copiati che vengono poi rivenduti da tutti quei poveri extracomunitari che per pochi euro rimangono a vendere intere giornate sotto il sole e sicuramente di notte vengono utilizzati per lo spaccio di stupefacenti…
Un’Italia dedita ad occultare i veri redditi e ad investire i maggiori utili realizzati illecitamente in altri mercati, questa volta regolari, sui quali creare nuove società, che possano rappresentare agli occhi di tutti, quel fiore all’occhiello, quel modello da imitare e dove vengono rispettate tutte le regole e tutte le leggi in vigore…
Già, perché grazie a questa possibile, il suo amministratore ( in pochi anni… ) può crearsi un nuovo e perfetto profilo da “gentiluomo”, diventare così un personaggio pubblico, iniziare a frequentare quei livelli sociali nei quali s’incontrano le persone che contano della città, da quelli politici a quelli del proprio settore, ed ancora, attraverso lo sviluppo di progetti di beneficenza e volontariato s’iniziano ad aprire nuove strade verso la solidarietà, diventando così agli occhi dei tanti, personaggi esemplari ( mentre si sta soltanto promuovendo se stessi ), ed infine grazie a qualche dichiarazione sulla legalità e sulla lotta contro la criminalità organizzata, si diventa protagonisti nei quotidiani e nelle televisioni locali…; ecco si è giunti all’obbiettivo…, adesso è di fondamentale importanza consolidare il piedistallo su cui si trova e tentare così di rimanerci il maggior tempo possibile…
E’ così che fanno in tanti…, ( e chissà forse qualcuno di questi che si spaccia per persona per bene… lo conoscete anche voi ) e nei casi in cui si accorgono di esser stati scoperti, allora, simulano una crisi aziendale, licenziano il personale e salvano i beni realizzati in altre società appena costituite…
Questa rappresentazione è soltanto una piccola porzione di quei comportamenti che sono del tutto italiani… e in questi purtroppo, ci sono coloro che sotto forma di corretti italiani li vanno ogni giorno compiendo…

La dimensione economica realizzata con il falso in bilancio…

L’Evasione rappresenta il primo problema che il nostro stato possiede!
Già, la correttezza e la chiarezza nel tenere i conti in ordine, la realizzazione di una contabilità e di un bilancio che rappresenti il vero budget d’esercizio è uno dei problemi a cui quotidianamente i nostri ispettori sono costretti ad analizzare in particolare nella ricerca di quei dati falsi o inattendibili…
Ci troviamo sempre davanti a situazioni nelle quali l’aspetto economico e patrimoniale viene ritoccato, per poter nascondere quanto illecitamente si è messo da parte…
Nel far ciò, purtroppo ci si affida proprio a coloro che sono demandati al loro realizzo e mi riferisco a quei professionisti che rappresentano il supporto necessario perché ciò possa essere realizzato…
Tralasciando i requisiti legislativi, sappiamo che il bilancio deve essere redatto con chiarezza e deve rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria della società, risultato economico dell’esercizio…
Per cui chiarezza, verità e correttezza, rappresentano i principali requisiti nella sua compilazione…
Possiamo quindi ben capire che non è di fondamentale importanza la compilazione numerica dei valori o l’assoluta precisione nel corso delle registrazioni, infatti è constatato che le attività bilanciano passività e che i costi bilanciano i ricavi, la differenza tra le voci ovviamente identifica l’utile o perdita di esercizio, ma ciò che è di fondamentale importanza è in che modo venga rappresentata, in maniera veritiera, la situazione economico-patrimoniale della società.
Per cui il concetto numerico espressione di una determinata misura, deve rappresentare una valutazione non soltanto numerica, ma che non permetta possibili errori in considerazioni e che in tale giudizio, questa, venga misurata con il giusto strumento o unità di misura, in modo tale che l’attivo ed il passivo si bilanciano, nel senso che, l’attivo esprime come è stato impiegato il capitale sociale… 
Per cui in definitiva è la chiarezza, il requisito di qualità che sopra qualunque altro da senso a verità e correttezza, per cui se da un lato è necessario tenere i conti in ordine, dall’altro tutte le voci che costituiscono costi, ricavi, attività e passività, dovranno essere sempre espresse in maniera chiara e veritiera…
Non per niente è sul mancato rispetto di questo concetto che vengono ad esistere le cosiddette poste di bilancio false, che hanno l’effetto di alterare i valori attraverso operazioni inesistenti, perché si possa giungere ad un risultato diverso da quello veritiero…
Purtroppo queste operazioni ” false” non si scoprono analizzando il bilancio, ma controllando ogni singola operazione, ma purtroppo se queste vengono mascherate in maniera “perfetta” ecco che, diventa difficile giungere alla corretta verità, ed è proprio per questo che le nostre forze dell’ordine demandate al controllo, hanno da sempre difficoltà a scovarle…
Inoltre visto il numero consistente di società che da sempre evade e rapportato all’esiguo numero di ispettori e controllori messi in campo da parte dello Stato, ecco che il gioco è fatto… la possibilità di essere colpiti è inferiore all’1%…
Se poi si considera che, tra i nostri politici si è tentato di giustificare la possibilità di evadere dando la colpa di tale atteggiamento all’esoso carico fiscale del nostro paese ed ancora sommando a ciò, come il falso in bilancio è stato in questi anni trattato, attraverso tante modifiche legislative, da permettere anche a coloro che sono stati condannati, di non subire alcuna pena severa, ma di godere di sconti e riduzioni, pagando sì amministrativamente quanto sanzionato, ma di restare impuniti, continuando per poter compiere nuovamente, attraverso altre società o prestanomi, quanto finora svolto.     

Lo stesso motto… da padre a figlia!!!

No al mio impegno in politica… “.

Ecco come si presenta la figlia del cavaliere, Marina Berlusconi, alla richiesta di entrare in politica.
Possiamo ben dire che è lo stesso che ha fatto il proprio padre per un ventennio… dedicandosi a portare avanti le proprie imprese, i propri investimenti, garantendo e blindando, qualsivoglia azione da parte della magistratura o della guardia di finanza, per evitare controlli più precisi e dettagliati sulla gestione delle stesse…

Non dimentichiamo inoltre, che una delle riforme fatte proprio dal cavaliere è stata quella dello “scudo fiscale”, permettendo a chiunque avesse evaso nel corso degli anni di poter fare rientrare in maniera legittima i propri capitali, senza però di questi si sia potuto verificarne la provenienza ed ancor peggio senza poter intervenire contabilmente su come questi ammanchi siano stati realizzati ed ancora penalmente in quanto questi soggetti sono dei veri e propri ” EVASORI – LADRI – TRUFFALDINI – APPROFITTATORI – MALVIVENTI – FARABUTTI – LESTOFANTI – DISONESTI – SENZA DIGNITA’ – USURAI – FURFANTI ” e potrei continuare all’infinito con altri aggettivi, poiché questi come “merde” rappresentano quanto di più ingannevole e sleale, la natura umana possa plasmare…    

Ora, che un’altra appartenente a quel sottogruppo della cosiddetta eccellenza, elitè dei raccomandati o dei soliti figli di papà, venga corteggiata per diventare protettrice a salvezza del nostro paese, considerato dove ci ha condotti il proprio padre e meglio che lasci perdere…

Quindi la prego, se la risparmi questa discesa in campo, al limite se proprio dovesse avere voglia di un campo… si faccia dare un pallone da suo padre e provi a dare quattro calci, nel proprio centro sportivo di Milanello…

Non conoscendoLa personalmente, ho sentito dire comunque che Lei possiede grandi meriti sia in campo professionale che personale, nelle attività per le quali lei svolge la funzione di Presidente…
Il consiglio quindi che le posso dare è questo: quando una persona è capace di fare bene una cosa è un vero peccato distogliere queste proprie capacità, per dedicarsi ad altre di cui non se ne conoscono le regole e dove il rischio non è soltanto quello di sbagliare, ma di essere pugnalati alle spalle proprio da quanti oggi la espongono a scudo per evidenti ragioni personali e nello stesso modo e con la stessa intensità con cui oggi la spingono a mettersi in campo, domani, se le circostanze dovessero volgersi contro, ecco che come abituali codardi, faranno di tutto per abbandonarla ed esporla al pubblico ludibrio…, che è dopotutto quanto oggi ( in cuor loro… ), augurano proprio a Suo padre!!!

Gli inizi di… Berlusconi

Desideravo condividere un articolo interessante che ho letto in http://www.investireoggi.it/forum/gli-inizi-di-berlusconi-vt19455.html e che qui riporto…
Il prodigioso imprenditore che costruisce un impero partendo dal nulla, intende forse per “nulla” i capitali miliardari ricevuti a partire dai primi anni Sessanta, dalle finanziarie elvetiche Finanzierungesellschaft für Residenzen Ag. di Lugano, Aktiengesellschaft für Immobilienlagen in Residenzzentren Ag di Lugano (costituita a Lugano il 19 settembre 1968), Cofigen Sa di Lugano [La Cofigen Sa risulta controllata dalla Banca della Svizzera Italiana (al 50 per cento) e dalla svizzera Privata Kredit Bank (al 48 per cento)] , Eti Holding Ag di Chiasso???
Sia la FinanzierungeselIscbaft ftir Residenzen, sia la AktíengeselIschaft fúr Immobilienlagen in Residenzzentren, sono legalmente rappresentate dall’avvocato ticinese Renzo Rezzonico, un avvocato d’affari votato al più ferreo segreto professionale. 

Le due finanziarie elvetiche risultano controllate dalla Discount Bank Overseas Limited, società con sede a Tel Aviv (Israele) e filiali anche a Lugano, Ginevra e Milano.

E’ dietro lo “schermo fiduciario” della controllante Discount Bank Overseas che si celano i veri promUn torrente di denaro anonimo domiciliato in Svizzera, convogliato in società italo-svizzere operanti in Italia e intestate a prestanome: come la Edilnord Centri Residenziali S.a.s. (intestata prima alla cugina di Berlusconi, Lidia Borsani, quindi a sua zia Maria Bossi vedova Borsani), e la Italcantieri S.r.l. (costituita a nome del “praticante notaio” Renato Pironi e “casalinga” Elda Brovelli). 

Perché le citate finanziarie svizzere, a partire dal 1963, affidano anonimi miliardi dell’epoca a un anonimo giovanotto milanese di nome Silvio Berlusconi? E perché tali capitali vengono convogliati in società italo-svizzere operanti in Italia e intestate a prestanome? E di quale tipo di capitali si tratta? 

Per cercare possibili risposte, occorre prima scoprire l’esatta identità e la reale natura della Finanzierungesellschaft für Residenzen Ag, della Aktiengesellschaft für Immobilienlagen in Residerizzentren Ag, della Cofigen Sa e della Eti Holding – un obiettivo arduo, poiché la loro funzione è precisamente e prioritariamente quella di “schermare” e celare gli interessi che le sottendono e i capitali che le sostanziano: non a caso, la loro domiciliazione è in terra elvetica. Motori-finanziatori della Finanzierungesellschaft e della Aktiengesellschaft.

È dietro lo “schermo fiduciario” della controllante Discount Bank Overseas che si celano i veri promotori-finanziatori della Finanzierungesellschaft e della Aktiengesellschaft.
La Cofigen Sa risulta controllata dalla Banca della Svizzera Italiana (al 50 per cento) e dalla svizzera Privata Kredit Bank (al 48 per cento).

La Banca della Svizzera Italiana è controllata da Tito Tettamanti, finanziere vicino alla massoneria internazionale, fervente “anticomunista”, al centro di mille legami affaristici e trame finanziarie 1177 tra l’altro in rapporti con uno dei legali di Licio Gelli, l’avvocato Giangiorgio Spiess.

La Privat Kredit Bank risulta controllata all’83 per cento dalla Cofi-Compagnie de l’Occident pour la Finance et l’Industrie; il controllo della Cofi è suddiviso tra la Banca della Svizzera Italiana di Tettamanti, la Société de Banque Suisse, e la milanese Cassa Lombarda. “Ma proprio dalla Cofi discende un’altra sorpresa della nebulosa Berlusconi. Fino al 1977, infatti, la Cofi si è chiamala Milano Internazionale Sa, con sede in Lussemburgo. Il 99,9 per cento di questa società era controllata da una sigla italiana, la Compagnia di Assicurazioni di Milano con sede nel capoluogo lombardo, in via dell’Auro 7. A colpire l’attenzione è il nome del rappresentante legale di quest’ultima società: il senatore Giuseppe Pella, scomparso da molti anni. Pella era stato leader della destra democristiana e aveva ricoperto nei governi centristi cariche di rilievo: tra le altre il ministero delle Finanze, quello degli Esteri, e per un breve periodo, fino alle sue dimissioni nel gennaio 1954, addirittura la Presidenza del Consiglio”1188.

La Eti Holding Ag era stata costituita a Mendrisio nell’aprile 1969 (verrà liquidata nel 1978), con un capitale di 50 mila franchi svizzeri suddiviso in 50 azioni da mille franchi. Soci fondatori tre svizzeri: il ragionier Arno Ballinari e l’avvocato Ercole Doninelli con un’azione ciascuno1199, e le restanti 48 azioni intestate a Stefania Doninelli (moglie di Ercole) in nome e per conto della Aurelius Financing Company Sa di Chiasso.

“Parte da qui il gioco delle scatole cinesi: la Aurelius, fondata l’11 aprile del 1962, ha un capitale sociale di 50 azioni, come la Eti. E, come nella Eti, Doninelli e Ballinari detengono una azione a testa. Il pacchetto di maggioranza, 48 azioni su 50, è in mano allo svizzero Angelo Maternini e all’italiano Dino Marini, che agiscono per conto della Interchange Bank. E il gioco delle scatole prosegue … “2200.

La Interchange Bank era stata fondata nel luglio 1956, con un capitale sociale di 400 mila franchi svizzeri. Tra i soci fondatori (svizzeri, italiani e venezuelani), tre nomi interessanti: il costruttore milanese Botta, lo svizzero Alfredo Noseda (coinvolto in uno dei primi scandali finanziari elvetici per esportazione di capitali e frode fiscale), e “L’italiano di Caracas” Angelo Maternini; nel 1957, nella compagine azionaria della Interchange Bank era entrato un secondo “finanziere di Caracas” Remo Cademartori, che ne aveva assunto la presidenza dopo aver sottoscritto l’aumento di capitale sociale a un milione di franchi svizzeri; successivamente, erano entrati il cittadino svizzero residente a Corno Umberto Naccaroni (1959), il duo Ercole Doninelli-Arno Ballinari (1961), e infine, nel 1965, due nuovi “venezuelani” residenti a Caracas: W. Gerry William Rotenburg Schwartz e Abramo Merulan, “Quando conferisce i capitali che, di passaggio in passaggio, arriveranno alla Italcantieri di Berlusconi, nel 1973, la Interchange Bank è già in liquidazione. La procedura, avviata nell’ottobre del 1967, si prolungherà fino al 15 dicembre 1989, data della definitiva liquidazione della società. A gestire la liquidazione saranno Pierfrancesco e Pierluigi Campana, Guido Caroni, Enzo Tognola; personaggi, l’ultimo in particolare, che appartengono all’area politico-finanziaria di Gianfranco Cotti, potente ex parlamentare della Democrazia Cristiana svizzera e dirigente della Fimo, la chiacchierata finanziaria di Ercole Doninelli, un altro dei finanziatori nascosti di Berlusconi”2211

Come la Cofigen Sa ha il suo “uomo forte” nel finanziere Tito Tettamanti, cosi la ETI Holding Ag è nel nome e nel segno del finanziere, Ercole Doninelli2222 e della sua Fimo2233 finanziaria svizzera fondata nel 1956 (con la quale ha a che fare lo stesso Tettamanti).

“La Fimo è clamorosamente finita sotto inchiesta in Italia nel 1989, quando il ragioniere milanese Giuseppe Lottusi venne colto sul fatto a riciclare, per conto della società svizzera, i soldi della mafia colombiana2244. I magistrati italiani sospettano che tramite i canali del narcotraffico giungessero in Svizzera anche una parte dei ricavi delle tangenti pagate ai politici italiani. La Fimo è sotto inchiesta anche in Francia, per riciclaggio di denaro sporco, e in Belgio, per la bancarotta fraudolenta della Pibi Finance di Jean Verdoot, morto misteriosamente a Ginevra all’inizio del ’93 dopo un incontro con i vertici della Fimo (che da parte loro negano l’incontro). Inoltre la Fimo è sotto inchiesta per bancarotta fraudolenta in diverse procure del Friuli e del Veneto per il crac delle società legate alla Sirix Intervitrum e al gruppo Cofibel francese e Pibi Finance belga. Per lo stesso motivo è stata aperta un’inchiesta anche in Olanda, dato che alcune società del gruppo si trovano in quella sede. La Fimo è accusata di aver partecipato al riciclaggio delle tangenti Enimont, delle tangenti ENI, delle tangenti IRI, è coinvolta collateralmente nelle inchieste sulla Sanità, nel caso KolIbrunner, nel caso Fidia, nelle tangenti della Carlo Gavazzi [ … ]. Uno dei fiduciari dell’area Fimo, Giancarlo Tramezzani, è morto in circostanze misteriose il 17 settembre 1993, a poche ore dall’arrivo in Ticino [del magistrato] Antonio Di Pietro, che indagava sui risvolti elvetici dell’affare Enimont”2255.

La Fimo ha sede al n° 89 di via San Gottardo, a Chiasso, presso lo studio legale Doninelli2266. Una società collegata alla Fimo, la Fidinam, ha gli uffici al n° 2 di boulevard Royal al Lussemburgo: nello stesso edificio ha sede una importante società del gruppo FININVEST, la Silvio Berlusconi Finanziaria2277.

L’ambigua finanziaria elvetica Fimo estende i suoi tentacoli affaristici anche in Italia: non solo mediante società collegate2288, ma anche attraverso una stranissima “Fimo italiana”. La Fimo italiana, intestata ad anonimi, opera nel Nord Italia, a Chiasso, nel Liechtenstein, e i suoi legali rappresentanti e prestanome riconducono alla Interchange Bank di Chiasso, e a finanziarie del giro Lottusi-Doninelli; vi è connessa una ragnatela di case d’arte e gallerie che si estende da Milano a Como, dall’Alto Lario a Lugano e a Londra2299.
Nel consiglio di amministrazione della Fimo ticinese il 9 febbraio 1993 entra Valentino Foti, nato a Fürci Siculo (Messina) e residente a Milano. Attraverso la sua finanziaria Valfin, nel 1989 Foti aveva conteso a Silvio Berlusconi la Villa Belvedere di Macherio (messa all’asta dalla Provincia di Milano); successivamente, Foti è finito in carcere, in Belgio, perché coinvolto in uno scandalo finanziario.
* * *
Ma il 7 ottobre 1968 (cioè pochi giorni dopo la costituzione della Edilnord Centri Residenziali sas di Lidia Borsani & C.), a Lugano, la Discount Bank Overseas Limited aveva dato origine a una società “gemella” della Edilnord, la luganese Telecineton Sa, col medesimo fiduciario Renzo Rezzonico, e con scopo sociale attività nel settore televisivo.
Nel rapporto Criminalpol dell’aprile 1981 che ha dato origine alla “operazione San Valentino”, veniva ricostruita la criminosa ragnatela affaristica tessuta dalla “mafia imprenditoriale” e dalla cosiddetta “mafia dei colletti bianchi” a Milano, attraverso decine di “società commerciali” dedite al riciclaggio di denaro sporco, e in rapporti con ambienti bancari e finanziari svizzeri: tra gli altri, con la Banca della Svizzera Italiana (Mendrisio, Lugano e Zurigo), il Credito Svizzero (Bellinzona, Chiasso e Zurigo), la Bankverem Schweízerischer (Chiasso), la Banque Société Alsacienne (Zurigo), la HandIess Bank (Zurigo), la Banca Hutton (Lugano), la Banca Rolmer (Chiasso), l’Unione Banche Svízzere; tra le società finanziarie: con la Finagest Sa (Lugano), la Copfinanz (Breganzona), la Traex Co. (Lugano), la Sogenal (Zurigo).

Il rapporto della polizia di Bellinzona nasce dalle indagini condotte da un funzionario “coperto” della polizia ticinese infiltratosi nel giro del narcotraffico internazionale: “Attraverso uno stratagemma sono entrato in contatto col finanziere brasiliano Juan Ripoll Mari 3388 personaggio che in Brasile gode di poderosi appoggi politici, specialmente quando era al potere l’ex presidente Collor, destituito perché coinvolto in uno scandalo legato a un vasto giro di trafficanti di cocaina e riciclatori… Juan Ripoll Mari dispone di quattro società-paravento panamensi dislocate a Lugano, dove tra l’altro è in contatto con un avvocato fiduciario con funzione di amministratore.. L’intenzione di Ripoll Mari era quella di riciclare 300 milioni di dollari provenienti dalla Francia, dalla Spagna e dall’Italia, oltre ad altri 100 milioni del gruppo terroristico Eta… A suo dire, il denaro fermo in Italia e da riciclare proveniva dall’impero finanziario di Silvio Berlusconi, attualmente alle prese con grosse difficoltà finanziarie” 3399.

Il 25 settembre, la polizia di Ginevra arresta tale Winnie Kollbrunner, trovata in possesso di titoli rubati provenienti da una stranissima rapina ai danni di una filiale romana del Banco di Santo Spirito. La Kollbrunner risulta avere “trattato, per mesi, operazioni di cambio valuta fra banche per tranches di 50 milioni di dollari la settimana. Nel passaggio si fingevano perdite sul cambio intorno al 6 per cento, una parte delle quali (generalmente il 4 per cento) andavano a ingrassare i conti in nero della Dc e del Psi. La Kollbrunner ha trattato anche affari immobiliari e operazioni di cambio [tra gli altri] con Paolo Berlusconi”4400. Ma l’ambigua Kollbrunner arrestata dalla polizia ginevrina è anche una stretta collaboratrice del ministro di Grazia e Giustizia Claudio Martelli (a carico del delfino di Craxi, infatti, la magistratura inoltrerà richiesta di autorizzazione a procedere per ricettazione).
Martelli e Craxi risulteranno essere stati i beneficiari del conto cifrato “Protezione” 633369, aperto presso l’Unione Banche Svizzere di Lugano dal faccendiere craxiano Silvano Larini (amico di Silvio Berlusconi, e tramite dell’incontro Berlusconi-Craxi sul finire degli anni Sessanta); nel conto “Protezione”, tra il 1980 e 1,81, affluì una prima tangente di 7 milioni di dollari pagata dal bancarottiere piduista Roberto Calvi con la regia del Venerabile maestro Licio Gelli – l’operazione venne concepita all’interno della Loggia P2 alla quale Berlusconi era affiliato, ed era a beneficio del padrino politico della Fininvest (e intimo amico di Berlusconi)
In seguito al fallimento della sua finanziaria svizzera Sasea Holding Sa (un crac da 4,5 miliardi di franchi svizzeri – circa 5 mila miliardi di lire), nel novembre 1992 il faccendiere italiano Florio Fiorini finisce nel carcere ginevrino di Champ Dollon per bancarotta.
Fiorini, nel 1980, era stato il direttore finanziario dell’Eni che, in combutta con Bettino Craxi e col bancarottiere piduista Roberto Calvi, aveva propiziato l’operazione piduista “conto Protezione” mediante un finanziamento dell’Eni per 220 miliardi di lire al Banco Ambrosiano. Ma Craxi e la Loggia P2 non sono stati i soli punti di contatto tra Fiorini e Berlusconi: “Florio Fiorini è sempre andato fiero dei suoi rapporti di amicizia con Silvio Berlusconi. A partire dal 1989, quando si mise in testa di fare affari nel settore dei mass media (Odeon Tv, Pathé cinema, Mgm), Fiorini usò quei rapporti come una specie di biglietto da visita in un mondo che gli era sconosciuto e che gli è poi risultato fatale. Ai tempi d’oro della sua Sasea, quando Hollywood sembrava a portata di mano, non si contano le interviste in cui Fiorini dava per imminente l’intervento al suo fianco dell’amico Berlusconi. Da parte sua la Fininvest di Berlusconi partecipò, in veste di finanziatore, alla disastrosa scalala alla Mgni tentata da Fiorini in coppia con Giancarlo Parretti. Un appoggio che è puntualmente ricordato dall’ex patron di Sasea nelle sue deposizioni ai giudici”4411. E mentre “l’amicizia” Fiorini-Berlusconi andava cementandosi, Fiorini era legato anche al boss mafioso (residente a Lugano) Michele Amandini4422 attraverso la finanziaria Blax Corporation di Vaduz (nel “paradiso fiscale” del Liechtenstein).

Oggi, dal carcere ginevrino dove è detenuto, Fiorini invia alla magistratura periodici “memoriali” nei quali ricorre spesso il nome di Silvio Berlusconi.

In un rapporto datato 27 novembre 1992 e inviato ai vertici della polizia cantonale ticinese, il già citato funzionario svizzero “infiltrato” nel narcotraffico internazionale scrive: “Agli inizi dei 1991 alcune informazioni confidenziali rivelarono che presso la Banca Migros di Lugano venivano riciclate forti somme di denaro provenienti dall’Italia… L’inchiesta produsse un primo significativo effetto il 13 giugno 1991, a Lugano, quando fürono arrestati tali Edu de Toledo e Donizete Ferreira Pena con circa un milione di franchi svizzeri in contanti. Unitamente a Gianmario Massa, cassiere della Banca Migros di Lugano (pure arrestato), i due erano intenti nell’operazione di parziale pagamento di una partita di 70 chili di cocaina giunta precedentemente a Rotterdam. La droga, proveniente dal Brasile, era stata ritirata da emissari della criminalità organizzata italiana”; secondo il funzionario, il riciclatore Giuseppe Lottusi “faceva capo, per le operazioni di riciclaggio, alla piazza finanziaria svizzero-italiana e, in particolare, alla Fimo Sa di Chiasso”.

Di sospetti rapporti tra società berlusconiane e gli ambienti finanziari italo-svizzeri legati alla “galassia Fimo” di Chiasso scriveranno le cronache giornalistiche nel marzo 1994, per una oscura vicenda inerente l’acquisto di un calciatore da parte del Milan-Fininvest. “Tutte le inchieste portano a Chiasso. Al numero 89 di via San Gottardo, dove ci sono le sedi di una finanziaria e di una banca che sono al centro di infinite indagini su mafia e tangenti. E dalle

quali si scopre che sono passati anche i soldi per il trasferimento di Gianluigi Lentini, l’attaccante granata acquistato dal Milan a suon di miliardi. A parlare della vicenda è stato Mauro Borsano [ex parlamentare Psi, e amico di Bettino Craxi, Nd-4], ex presidente del Torino, che ne curò la vendita nel marzo 1992. Davanti al Pm. Gherardo Colombo, l’ex patron granata ha ricostruito la trattativa e soprattutto i versamenti in nero estero su estero. Secondo Borsano, il primo accordo prevedeva un prezzo ufficiale di 14 miliardi e mezzo più un anticipo di 4 miliardi in nero. Per la gestione degli accrediti, Borsano si rivolge alla famiglia Aloisio, che controlla sia la banca Albis sia la finanziaria Fimo: entrambe di Chiasso, entrambe protagoniste di una selva di vicende giudiziarie. La più famosa è quella di Giuseppe Lottusi, il commercialista che attraverso la Banca Albis avrebbe trasmesso tutti i pagamenti del clan Madonia ai “narcos” colombiani. Per questi fatti, Lottusi è stato condannato a vent’anni in primo grado dai giudici di Palermo. Non solo. La sede di via San Gottardo è stata fatta perquisire un anno fa su richiesta di Antonio Di Pietro: grazie a questa struttura sono state distribuite a Dc e Psi tutte le mazzette del gruppo Eni. Si tratta di almeno sessanta miliardi. E intorno agli uomini della Fimo e delle sigle collegate le istruttorie si sono moltiplicate [ ]. Mauro Borsano ha rivelato al Pm Colombo che anche i soldi per la cessione di Lentini sono transitati attraverso questa rete. Il finanziere torinese ha spiegato di essersi messo in contatto con Emilio Aloisio, consigliere della Fimo, e di avere poi preso accordi per il versamento con Adriano Galliani, amministratore del Milan [ ].

I primi quattro miliardi vengono quindi depositati sulla Banca Albis nella primavera 1992. Da li si provvede a trasferirli alla società Cambio Corso di Torino, sempre di proprietà degli Aloisio, che consegna il controvalore in titoli di Stato a Borsano. La scelta di rivolgersi all’istituto ticinese è sorprendente: Lottusi era stato arrestato sei mesi prima e tutti i giornali avevano dedicato intere pagine ai suoi rapporti con la Banca Albis per il riciclaggio dei narcocapitali [ … ]. In tutto per il contratto di Lentini sulla Banca Albis viene versata una cifra compresa tra i 6 miliardi e mezzo e gli 8 miliardi e mezzo […]. I soldi del Milan sono arrivati dalla banca Ubs di Chiasso, però Borsano sospetta che non sia quella la sorgente dei fondi neri Ora i magistrati del pool “Mani pulite” cercano di capire quale sia la caverna del tesoro dalla quale attingevano le società del gruppo Fininvest”4433.

Attualmente il gruppo Fininvest è assai radicato in terra elvetica. “Non si tratta solo della parte “evidente” del gruppo, vale a dire il “Punto Milan Estero” di via Besso a Massagno, frazione di Lugano. Li ci si occupa dei tifosi rossoneri all’estero, e vi ha sede la Fininvest Services Sa, presieduta dall’ex presidente ticinese del partito liberal-radicale (maggioranza relativa) Pierfelice Barchi ‘ uno dei più potenti notabili del cantone (il suo studio legale difende tradizionalmente gli imputati di mafia). L’impero berlusconiano viene piuttosto gestito dagli uffici della Fiduciaria di

Giorgio e Renato Ferrecchi, situata al 6 di via Bossi, a Lugano, nel cuore della “city” luganese. Ferrecchi gestisce tutta una serie di società di rilievo come la Brico Sa Lamone Cadempino, la Edilnord Sa Biasca, il gruppo Precicast di Novazzano (cui è legata la Privat Kredit Bank attraverso l’azionista Giuseppe Penati, a sua volta legato alla Fidinam di Tito Tettamanti), le fiduciarie Sogepa e AlIfinanz (che legano Ferrecchi a un altro fiduciario del gruppo Berlusconi, l’avvocato Renzo Rezzonico), il gruppo Alitec (gruppo italo-brasiliano legato a Bemardino Bernardini e a Nuova Rivista Internazionale), lo studio pubblicitario italo-svizzero Publigoods di Paolo Spalluto, gli uffici svizzeri del commerciante milanesi). In via Bossi 6 hanno sede anche la Orion Communication Sa e la Dominfid, ovvero le due società che, secondo la magistratura napoletana, sono servite per riciclare almeno 3 miliardi di lire di fondi neri creati all’interno del gruppo di Berlusconi con una transazione sopravvalutata intercorsa tra Publitalia (società del gruppo Fininvest), il Milan, la Sme (holding statale agroalimentare) e la Sport Events, una società di proprietà dell’ex arbitro italiano Egidio Ballerini rivenduta nel 1992 alla Orion.

La Dominfid appartiene alla Sirtis Sa di Lugano, che a sua volta appartiene alla Dominion Fiduciaria di Chiasso, una holding italo svizzera (legata al tivolino Renzo Bitocchi e al romano Michele Grimaldi) posta in fallimento nel giugno 1993, ovvero nel periodo in cui partiva l’inchiesta dei magistrati napoletani. Oltre al “gruppo Ferrecchi”, in questo troncone sono attivi tre fiduciari: Fabrizio Pessina, Edy Albisetti e Ettore Abeltino. Quest’ultimo, a sua volta, è legato alla Fidinani di Tito Tettamanti attraverso la Coexsu”4444. Intanto, le cronache giudiziarie informano che il faccendiere romano Giancarlo Rossi (arrestato su mandato dei magistrati milanesi nel giugno 1994) è l’intestatario del conto corrente “coperto” FF 2927 presso la Trade Development Bank di Ginevra, conto sul quale sono affluiti 2 milioni e 200 mila dollari fornitigli dal piduista Luigi Bisignani e parte della maxitangente pagata dall’Enimont ai partiti di governo.
Il faccendiere romano 4455 risulta intestatario anche di altri conti “coperti” presso banche svizzere sui quali sono transitati un migliaio di miliardi, e dispone di due società off-shore domiciliate a Panama. Mentre la magistratura italiana indaga per corruzione, ricettazione e violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti, e la magistratura di Ginevra apre un’inchiesta per riciclaggio, si apprende che Rossi è in rapporti col gruppo Fininvest, come dimostrano i suoi contatti telefonici nelle settimane precedenti il suo arresto: “Una chiamata a un numero intestato a Silvio Berlusconi (via Santa Maria dell’Anima 3 1/A, l’abitazione romana del presidente del Consiglio). Con uomini legati a Berlusconi e al suo gruppo, Rossi ha avuto rapporti frequenti: compaiono infatti chiamate a Antonio Tajani (portavoce del premier), a Fininvest comunicazioni, Publitalia, e alla Diakron, la società che sforna i sondaggi per Forza Italia [ ]. Rossi chiama per ben cinque volte direttamente il ministro della Difesa Cesare Previti, col quale si è sempre dichiarato in ottimi rapporti: Previti viene chiamato sul suo cellulare, nell’abitazione romana e persino a Porto Santo Stefano, sull’Argentario. Con numeri diversi, Rossi chiama anche 11 volte il ministero della Difesa”4466.

La polizia elvetica, da parte sua, segnala ai magistrati milanesi che nell’inverno 1993-94 l’ex segretario del Psi Bettino Craxi si è recato in Svizzera, utilizzando per il suo viaggio un aereo di proprietà di Silvio Berlusconi. E nell’ottobre 1994, arrestato dai magistrati di “Mani pulite”, l’imprenditore Giorgio Tradati (amico d’infanzia di Craxi) dichiara al Tribunale di Milano: “Nel 1981, Craxi mi chiese di fargli da prestanome per un conto in Svizzera [alla Sbs-Société de Banque Suisse di Chiasso aprii per lui un conto cifrato]. Poi i conti diventarono due [il secondo, lo aprii all’American Express di Ginevra]. In totale, sui due conti, affluirono circa 30 miliardi di lire [di tangenti]”4477 ; nella vicenda dei due conti svizzeri craxiani risulta coinvolta la contessa Francesca Vacca Agusta, la cui villa di Portofino è assiduamente frequentata da Silvio Berlusconi. Fin dai primissimi anni Ottanta, ricorrenti sono state le voci di presunti comuni interessi affaristici tra Berlusconi e Craxi, e insistenti le vociferazioni secondo le quali Bettino Craxi sarebbe uno dei soci occulti del gruppo Fininvest.

Ma la presenza di Berlusconi in terra elvetica non è legata soltanto a meri interessi affaristici: in Svizzera (ad Arlesheim), Miriam Bartolini (in arte Veronica Lario), seconda signora Berlusconi, ha dato alla luce le loro figlie Barbara (luglio 1984) e Eleonora (maggio 1986); nella svizzera Arlesheim, anche Marcello Dell’Utri, nel 1981 e nel 1985, è divenuto due volte padre.

CAPITOLO BANCA RASINI

Quando qualcuno si prenderà la briga di “aprire” il capitolo Banca Rasini, magari sequestrandone l’archivio tutt’oggi esistente, magari interrogando alcuni dei suoi ex funzionari tutt’oggi in pensione (non al cimitero), e magari anche ponendo qualche domanda a qualcuno degli ex correntisti tutt’oggi facilmente rintracciabili, si scriverebbero pagine davvero inedite della storia di Silvio Berlusconi e famiglia. Certi comportamenti, certa spregiudicatezza, certe amicizie non si inventano dalla sera alla mattina. Bisogna avere dei maestri, e il giovane Silvio di allora ne ebbe più d’uno, nella banca dove lavorò suo padre per vent’anni.
La Banca Popolare di Lodi, nata il 28 marzo 1864, è la prima banca popolare costituita nel nostro Paese. Ultime acquisizioni: Banca Industriale Gallaratese e Banca Rasini (1992), Banca Mercantile Italiana (1995), Banco di Credito Siciliano e ramo d’azienda di Banca del Sud e Banca Adamas (Svizzera)(1998), Nel 1999 e nel 2000 sono state acquisite un numero ragguardevole di banche, come la Banca Operaia di Pescopagano, la Banca Popolare di Carini, la Banca Commerciale di Mazara, La Banca Popolare di Belpasso, il Credito Molisano e la Banca Popolare di Credito e servizi. Tutte queste sono state in seguito fuse nel Gruppo. Dal luglio 1998 è anche quotata in Borsa.

Chi l’ha acquistata, o per meglio dire fagocitata molto di recente? Una banca molto più piccola, la Banca Popolare di Lodi. La Pop di Lodi è amministrata da Gianpiero Fiorani, grande amico del governatore Fazio ma soprattutto del Cavaliere ed infatti è soprannominato il “banchiere dei berluscones”.

Chi sborsa 100 miliardi a Paolo Berlusconi per patteggiare la condanna per la discarica di Cerro? Inoltre Fiorani è anche la vera cassaforte di Datamedia, la società di Luigi Crespi, vero braccio armato e unico “ministro dell’informazione” del Cavaliere.
Ora è nei guai, indagato da Consob e dal Tribunale civile di Milano (segue un interessante articolo dell’Espresso), per presunte irregolarità nella recente scalata alla Banca popolare di Crema. Se la caverà?
Intanto ora Fiorani punta dritto sulla capitale. E qui Cesarone Geronzi non l’ha presa bene. L’obiettivo del milanese è infatti la Santa Sede, dopo aver già tentato e sbagliato un abboccamento con la Compagnia delle Opere. Ma a Roma ha trovato aiuto in Camillo Ruini che gli ha fatto firmare un accordo con la CEI per promuovere le iniziative culturali delle parrocchie, dal Lazio al centro-nord, Lombardia compresa. E la Pop di Lodi garantirà a fondo perduto fino a 100 milioni di vecchie lire per ogni singolo progetto. Per cifre superiori ci saranno inoltre tassi agevolatissimi. In totale sono stati stanziati contributi a fondo perduto per un miliardo e mezzo di lire mentre il plafond globale ammonta a 50 miliardi, destinati ad iniziative culturali, ristrutturazione e costruzione di parrocchie. In breve, la Banca popolare di Lodi si comporta di fatto come una fondazione bancaria.

Ma a cosa punta veramente Fiorani? A cosa mira, da banchiere cattolico e col viatico della Santa Sede, con queste raffinatissime operazioni di relazioni pubbliche? Sicuramente, si dice in ambienti politici della capitale, quegli stessi che lo hanno presentato a Ruini e che ora temono la vendetta del sor Geronzi, Fiorani punta a far sua la quota che la Fondazione Cariplo possiede in BancaIntesa (la Cariplo è la seconda azionista dopo i francesi del Credit Agricole).

Lei, giovane intraprendente, racconta di essere diventato imprenditore, nei primi anni Sessanta, proponendo al Suo principale di costituire insieme una società, cinquanta e cinquanta. Il Suo principale era Pietro Canali, un costruttore milanese cliente della Banca Rasini (dove lavorava Suo padre Luigi, che a fine carriera era diventato direttore generale). Canali Le aveva dato lavoro già dagli anni dell’università e Lei si era dimostrato abile, tanto da diventare rapidamente direttore commerciale dell’impresa di Canali. La società si è fatta ed è stata battezzata Cantieri Riuniti Milanesi. L’operazione che porta subito a termine è l’edificazione di un palazzo rivestito di piastrelle blu in via Alciati, alla periferia di Milano. Lei era riuscito ad avere i permessi comunali per costruire, e questo è il Suo contributo alla società. Per il resto, l’esperienza la mette Canali, i soldi arrivano dalla Banca Rasini.

Edilnord sas di Silvio Berlusconi e C., in cui Lei figura, insieme ad altri, come «socio d’opera» o «accomandatario», mentre soci «accomandanti» sono Carlo Rasini e l’avvocato d’affari svizzero Renzo Rezzonico, rappresentante di una finanziaria di Lugano, la Finanzierungesellschaft für Residenzen Ag. I soldi, dunque, arrivano dalla Svizzera, ma gli investitori restano protetti dall’impenetrabile schermo di una finanziaria dal nome impronunciabile.

e Holding: queste, a dispetto del nome altisonante, sono semplici S.r.l. (società a responsabilità limitata): così gli aumenti di capitale si possono fare in casa, senza intrusi che vogliano guardare le carte. Sono fondate il 19 giugno 1978 a Milano da Nicla Crocitto, un’anziana casalinga abitante a Milano 2, che detiene il 90 per cento delle quote e viene nominata amministratore unico delle società, mentre il restante 10 per cento è intestato al marito, il commercialista Armando Minna, già sindaco della Banca Rasini e poi Suo consulente. Capitale sociale: il minimo, 20 milioni per Holding.
E la Banca Popolare di Lodi (l’istituto che nel 1991 ha incorporato la Banca Rasini)
I primi soldi, quelli per realizzare i palazzi blu di via Alciati, provengono certamente dalla Banca Rasini, di cui era direttore generale Suo padre. Poi le fonti di finanziamento si fanno più oscure, ma certamente passano per la Svizzera.

Una spiegazione del canale elvetico è contenuta nella Sua biografia pubblicata nel 1994 da Paolo Madron (Le gesta del Cavaliere, Sperling&Kupfer) e oggi introvabile. Una biografia autorizzata, che può essere ritenuta in qualche modo almeno semi-ufficiale: «Le città giardino di Berlusconi sono servite (…) per far rientrare le valigie di soldi a suo tempo depositate nella vicina Svizzera. Alla fine degli anni Sessanta le vie che portano al Paese degli gnomi sono intasate di spalloni che vanno a mettere al sicuro il denaro della ricca borghesia terrorizzata dai sequestri (ci provano anche con il padre di Berlusconi). (…) Il Cavaliere va da Rasini e gli chiede di appoggiarlo su quei suoi amici, clienti o meno della banca, che hanno portato fuori tanti soldi».

I Suoi primi palazzi sarebbero dunque costruiti con i capitali nascosti all’estero dalla ricca borghesia lombarda che, con la garanzia del banchiere Carlo Rasini, accetta di affidarli a Lei,
È un piccolo istituto privato di credito con un unico sportello, nella centralissima piazza dei Mercanti, a un passo dal Duomo. A Milano godeva di una doppia fama: era considerata una banca efficiente, rapida e flessibile, ma anche assai spregiudicata.
Antonio Vecchione, il successore di Suo padre alla direzione della Banca Rasini
Dopo il 1973, anno in cui Carlo Rasini vende la sua banca, tra i nuovi azionisti ci sono il siciliano Giuseppe Azzaretto (con il 29,3 per cento) e (con il 32,7 per cento) tre società del Liechtenstein rappresentate da Herbert Batliner. Da un processo per traffico di droga e riciclaggio celebrato negli Stati Uniti nel 1998, risulta che Batliner svolgeva ruoli finanziari per narcotrafficanti latinoamericani. Dietro la Rasini, dunque, c’erano solo i denari nascosti in Svizzera dalla buona e operosa borghesia lombarda?
RVA è stata fondata nel 1958 da Alessandro Rasini e Giorgio Viganò.
Fin dai primi passi individua come fattore critico di successo la conoscenza approfondita delle società Clienti e dei loro settori di appartenenza.

Alla fine degli anni ottanta RVA registra una forte crescita gestendo programmi captive per i suoi Clienti più importanti: Gruppo Fininvest, Gruppo Stet International, Banca Popolare di Novara, Gruppo Pirelli. Su tali basi il gruppo si espande in Europa e Sud America attraverso società direttamente controllate.

A Londra nel 1995 RV Limited diventa il primo Lloyd’s Broker di capitale interamente italiano, permettendo l’accesso del gruppo al più importante mercato assicurativo e riassicurativo internazionale.
Troviamo innanzitutto il presidente, Nello Celio. Egli è un personaggio noto ed importante della Confederazione elvetica; ed ha contato e conta anche nel mondo finanziario italiano. Nato nel 1914, deputato cantonale dal 1941 al 1945, capo dipartimento Difesa federale 1967-1968, alle Finanze 1968-1973, presidente del Consiglio federale svizzero nel 1972. Nel 1969 consigliere del Credit Suisse, della Alusuisse, della Basel Wersisherung. Dal 1980 consigliere della Société Internationale Pirelli. Fino al 1980 presidente della Rumianca, società chimica collegata al gruppo Rovelli. Con l’industriale italiano i rapporti proseguono nella Banca Commerciale di Lugano, di cui Celio è presidente ed azionista e di cui Rovelli pare essere il principale azionista (“Il Mondo”, 24 marzo 1986). Recentemente Rovelli sarebbe entrato nell’azionariato SASEA. Infine Celio è presidente della Banca Rasini, acquistata nell’aprile 1984 dalla Eurocredit, finanziaria romana della Banca Commerciale di Lugano.

Gli inizi di… Berlusconi

Desideravo condividere un articolo interessante che ho letto in http://www.investireoggi.it/forum/gli-inizi-di-berlusconi-vt19455.html e che qui riporto…
Il prodigioso imprenditore che costruisce un impero partendo dal nulla, intende forse per “nulla” i capitali miliardari ricevuti a partire dai primi anni Sessanta, dalle finanziarie elvetiche Finanzierungesellschaft für Residenzen Ag. di Lugano, Aktiengesellschaft für Immobilienlagen in Residenzzentren Ag di Lugano (costituita a Lugano il 19 settembre 1968), Cofigen Sa di Lugano [La Cofigen Sa risulta controllata dalla Banca della Svizzera Italiana (al 50 per cento) e dalla svizzera Privata Kredit Bank (al 48 per cento)] , Eti Holding Ag di Chiasso???
Sia la FinanzierungeselIscbaft ftir Residenzen, sia la AktíengeselIschaft fúr Immobilienlagen in Residenzzentren, sono legalmente rappresentate dall’avvocato ticinese Renzo Rezzonico, un avvocato d’affari votato al più ferreo segreto professionale. 

Le due finanziarie elvetiche risultano controllate dalla Discount Bank Overseas Limited, società con sede a Tel Aviv (Israele) e filiali anche a Lugano, Ginevra e Milano.

E’ dietro lo “schermo fiduciario” della controllante Discount Bank Overseas che si celano i veri promUn torrente di denaro anonimo domiciliato in Svizzera, convogliato in società italo-svizzere operanti in Italia e intestate a prestanome: come la Edilnord Centri Residenziali S.a.s. (intestata prima alla cugina di Berlusconi, Lidia Borsani, quindi a sua zia Maria Bossi vedova Borsani), e la Italcantieri S.r.l. (costituita a nome del “praticante notaio” Renato Pironi e “casalinga” Elda Brovelli). 

Perché le citate finanziarie svizzere, a partire dal 1963, affidano anonimi miliardi dell’epoca a un anonimo giovanotto milanese di nome Silvio Berlusconi? E perché tali capitali vengono convogliati in società italo-svizzere operanti in Italia e intestate a prestanome? E di quale tipo di capitali si tratta? 

Per cercare possibili risposte, occorre prima scoprire l’esatta identità e la reale natura della Finanzierungesellschaft für Residenzen Ag, della Aktiengesellschaft für Immobilienlagen in Residerizzentren Ag, della Cofigen Sa e della Eti Holding – un obiettivo arduo, poiché la loro funzione è precisamente e prioritariamente quella di “schermare” e celare gli interessi che le sottendono e i capitali che le sostanziano: non a caso, la loro domiciliazione è in terra elvetica. Motori-finanziatori della Finanzierungesellschaft e della Aktiengesellschaft.

È dietro lo “schermo fiduciario” della controllante Discount Bank Overseas che si celano i veri promotori-finanziatori della Finanzierungesellschaft e della Aktiengesellschaft.
La Cofigen Sa risulta controllata dalla Banca della Svizzera Italiana (al 50 per cento) e dalla svizzera Privata Kredit Bank (al 48 per cento).

La Banca della Svizzera Italiana è controllata da Tito Tettamanti, finanziere vicino alla massoneria internazionale, fervente “anticomunista”, al centro di mille legami affaristici e trame finanziarie 1177 tra l’altro in rapporti con uno dei legali di Licio Gelli, l’avvocato Giangiorgio Spiess.

La Privat Kredit Bank risulta controllata all’83 per cento dalla Cofi-Compagnie de l’Occident pour la Finance et l’Industrie; il controllo della Cofi è suddiviso tra la Banca della Svizzera Italiana di Tettamanti, la Société de Banque Suisse, e la milanese Cassa Lombarda. “Ma proprio dalla Cofi discende un’altra sorpresa della nebulosa Berlusconi. Fino al 1977, infatti, la Cofi si è chiamala Milano Internazionale Sa, con sede in Lussemburgo. Il 99,9 per cento di questa società era controllata da una sigla italiana, la Compagnia di Assicurazioni di Milano con sede nel capoluogo lombardo, in via dell’Auro 7. A colpire l’attenzione è il nome del rappresentante legale di quest’ultima società: il senatore Giuseppe Pella, scomparso da molti anni. Pella era stato leader della destra democristiana e aveva ricoperto nei governi centristi cariche di rilievo: tra le altre il ministero delle Finanze, quello degli Esteri, e per un breve periodo, fino alle sue dimissioni nel gennaio 1954, addirittura la Presidenza del Consiglio"1188.

La Eti Holding Ag era stata costituita a Mendrisio nell’aprile 1969 (verrà liquidata nel 1978), con un capitale di 50 mila franchi svizzeri suddiviso in 50 azioni da mille franchi. Soci fondatori tre svizzeri: il ragionier Arno Ballinari e l’avvocato Ercole Doninelli con un’azione ciascuno1199, e le restanti 48 azioni intestate a Stefania Doninelli (moglie di Ercole) in nome e per conto della Aurelius Financing Company Sa di Chiasso.

"Parte da qui il gioco delle scatole cinesi: la Aurelius, fondata l’11 aprile del 1962, ha un capitale sociale di 50 azioni, come la Eti. E, come nella Eti, Doninelli e Ballinari detengono una azione a testa. Il pacchetto di maggioranza, 48 azioni su 50, è in mano allo svizzero Angelo Maternini e all’italiano Dino Marini, che agiscono per conto della Interchange Bank. E il gioco delle scatole prosegue … "2200.

La Interchange Bank era stata fondata nel luglio 1956, con un capitale sociale di 400 mila franchi svizzeri. Tra i soci fondatori (svizzeri, italiani e venezuelani), tre nomi interessanti: il costruttore milanese Botta, lo svizzero Alfredo Noseda (coinvolto in uno dei primi scandali finanziari elvetici per esportazione di capitali e frode fiscale), e “L’italiano di Caracas” Angelo Maternini; nel 1957, nella compagine azionaria della Interchange Bank era entrato un secondo “finanziere di Caracas” Remo Cademartori, che ne aveva assunto la presidenza dopo aver sottoscritto l’aumento di capitale sociale a un milione di franchi svizzeri; successivamente, erano entrati il cittadino svizzero residente a Corno Umberto Naccaroni (1959), il duo Ercole Doninelli-Arno Ballinari (1961), e infine, nel 1965, due nuovi “venezuelani” residenti a Caracas: W. Gerry William Rotenburg Schwartz e Abramo Merulan, "Quando conferisce i capitali che, di passaggio in passaggio, arriveranno alla Italcantieri di Berlusconi, nel 1973, la Interchange Bank è già in liquidazione. La procedura, avviata nell’ottobre del 1967, si prolungherà fino al 15 dicembre 1989, data della definitiva liquidazione della società. A gestire la liquidazione saranno Pierfrancesco e Pierluigi Campana, Guido Caroni, Enzo Tognola; personaggi, l’ultimo in particolare, che appartengono all’area politico-finanziaria di Gianfranco Cotti, potente ex parlamentare della Democrazia Cristiana svizzera e dirigente della Fimo, la chiacchierata finanziaria di Ercole Doninelli, un altro dei finanziatori nascosti di Berlusconi"2211

Come la Cofigen Sa ha il suo “uomo forte” nel finanziere Tito Tettamanti, cosi la ETI Holding Ag è nel nome e nel segno del finanziere, Ercole Doninelli2222 e della sua Fimo2233 finanziaria svizzera fondata nel 1956 (con la quale ha a che fare lo stesso Tettamanti).

"La Fimo è clamorosamente finita sotto inchiesta in Italia nel 1989, quando il ragioniere milanese Giuseppe Lottusi venne colto sul fatto a riciclare, per conto della società svizzera, i soldi della mafia colombiana2244. I magistrati italiani sospettano che tramite i canali del narcotraffico giungessero in Svizzera anche una parte dei ricavi delle tangenti pagate ai politici italiani. La Fimo è sotto inchiesta anche in Francia, per riciclaggio di denaro sporco, e in Belgio, per la bancarotta fraudolenta della Pibi Finance di Jean Verdoot, morto misteriosamente a Ginevra all’inizio del ‘93 dopo un incontro con i vertici della Fimo (che da parte loro negano l’incontro). Inoltre la Fimo è sotto inchiesta per bancarotta fraudolenta in diverse procure del Friuli e del Veneto per il crac delle società legate alla Sirix Intervitrum e al gruppo Cofibel francese e Pibi Finance belga. Per lo stesso motivo è stata aperta un’inchiesta anche in Olanda, dato che alcune società del gruppo si trovano in quella sede. La Fimo è accusata di aver partecipato al riciclaggio delle tangenti Enimont, delle tangenti ENI, delle tangenti IRI, è coinvolta collateralmente nelle inchieste sulla Sanità, nel caso KolIbrunner, nel caso Fidia, nelle tangenti della Carlo Gavazzi [ … ]. Uno dei fiduciari dell’area Fimo, Giancarlo Tramezzani, è morto in circostanze misteriose il 17 settembre 1993, a poche ore dall’arrivo in Ticino [del magistrato] Antonio Di Pietro, che indagava sui risvolti elvetici dell’affare Enimont"2255.

La Fimo ha sede al n° 89 di via San Gottardo, a Chiasso, presso lo studio legale Doninelli2266. Una società collegata alla Fimo, la Fidinam, ha gli uffici al n° 2 di boulevard Royal al Lussemburgo: nello stesso edificio ha sede una importante società del gruppo FININVEST, la Silvio Berlusconi Finanziaria2277.

L’ambigua finanziaria elvetica Fimo estende i suoi tentacoli affaristici anche in Italia: non solo mediante società collegate2288, ma anche attraverso una stranissima “Fimo italiana”. La Fimo italiana, intestata ad anonimi, opera nel Nord Italia, a Chiasso, nel Liechtenstein, e i suoi legali rappresentanti e prestanome riconducono alla Interchange Bank di Chiasso, e a finanziarie del giro Lottusi-Doninelli; vi è connessa una ragnatela di case d’arte e gallerie che si estende da Milano a Como, dall’Alto Lario a Lugano e a Londra2299.
Nel consiglio di amministrazione della Fimo ticinese il 9 febbraio 1993 entra Valentino Foti, nato a Fürci Siculo (Messina) e residente a Milano. Attraverso la sua finanziaria Valfin, nel 1989 Foti aveva conteso a Silvio Berlusconi la Villa Belvedere di Macherio (messa all’asta dalla Provincia di Milano); successivamente, Foti è finito in carcere, in Belgio, perché coinvolto in uno scandalo finanziario.
* * *
Ma il 7 ottobre 1968 (cioè pochi giorni dopo la costituzione della Edilnord Centri Residenziali sas di Lidia Borsani & C.), a Lugano, la Discount Bank Overseas Limited aveva dato origine a una società “gemella” della Edilnord, la luganese Telecineton Sa, col medesimo fiduciario Renzo Rezzonico, e con scopo sociale attività nel settore televisivo.
Nel rapporto Criminalpol dell’aprile 1981 che ha dato origine alla “operazione San Valentino”, veniva ricostruita la criminosa ragnatela affaristica tessuta dalla “mafia imprenditoriale” e dalla cosiddetta “mafia dei colletti bianchi” a Milano, attraverso decine di “società commerciali” dedite al riciclaggio di denaro sporco, e in rapporti con ambienti bancari e finanziari svizzeri: tra gli altri, con la Banca della Svizzera Italiana (Mendrisio, Lugano e Zurigo), il Credito Svizzero (Bellinzona, Chiasso e Zurigo), la Bankverem Schweízerischer (Chiasso), la Banque Société Alsacienne (Zurigo), la HandIess Bank (Zurigo), la Banca Hutton (Lugano), la Banca Rolmer (Chiasso), l’Unione Banche Svízzere; tra le società finanziarie: con la Finagest Sa (Lugano), la Copfinanz (Breganzona), la Traex Co. (Lugano), la Sogenal (Zurigo).

Il rapporto della polizia di Bellinzona nasce dalle indagini condotte da un funzionario “coperto” della polizia ticinese infiltratosi nel giro del narcotraffico internazionale: "Attraverso uno stratagemma sono entrato in contatto col finanziere brasiliano Juan Ripoll Mari 3388 personaggio che in Brasile gode di poderosi appoggi politici, specialmente quando era al potere l’ex presidente Collor, destituito perché coinvolto in uno scandalo legato a un vasto giro di trafficanti di cocaina e riciclatori… Juan Ripoll Mari dispone di quattro società-paravento panamensi dislocate a Lugano, dove tra l’altro è in contatto con un avvocato fiduciario con funzione di amministratore.. L’intenzione di Ripoll Mari era quella di riciclare 300 milioni di dollari provenienti dalla Francia, dalla Spagna e dall’Italia, oltre ad altri 100 milioni del gruppo terroristico Eta… A suo dire, il denaro fermo in Italia e da riciclare proveniva dall’impero finanziario di Silvio Berlusconi, attualmente alle prese con grosse difficoltà finanziarie” 3399.

Il 25 settembre, la polizia di Ginevra arresta tale Winnie Kollbrunner, trovata in possesso di titoli rubati provenienti da una stranissima rapina ai danni di una filiale romana del Banco di Santo Spirito. La Kollbrunner risulta avere “trattato, per mesi, operazioni di cambio valuta fra banche per tranches di 50 milioni di dollari la settimana. Nel passaggio si fingevano perdite sul cambio intorno al 6 per cento, una parte delle quali (generalmente il 4 per cento) andavano a ingrassare i conti in nero della Dc e del Psi. La Kollbrunner ha trattato anche affari immobiliari e operazioni di cambio [tra gli altri] con Paolo Berlusconi"4400. Ma l’ambigua Kollbrunner arrestata dalla polizia ginevrina è anche una stretta collaboratrice del ministro di Grazia e Giustizia Claudio Martelli (a carico del delfino di Craxi, infatti, la magistratura inoltrerà richiesta di autorizzazione a procedere per ricettazione).
Martelli e Craxi risulteranno essere stati i beneficiari del conto cifrato “Protezione” 633369, aperto presso l’Unione Banche Svizzere di Lugano dal faccendiere craxiano Silvano Larini (amico di Silvio Berlusconi, e tramite dell’incontro Berlusconi-Craxi sul finire degli anni Sessanta); nel conto “Protezione”, tra il 1980 e 1,81, affluì una prima tangente di 7 milioni di dollari pagata dal bancarottiere piduista Roberto Calvi con la regia del Venerabile maestro Licio Gelli – l’operazione venne concepita all’interno della Loggia P2 alla quale Berlusconi era affiliato, ed era a beneficio del padrino politico della Fininvest (e intimo amico di Berlusconi)
In seguito al fallimento della sua finanziaria svizzera Sasea Holding Sa (un crac da 4,5 miliardi di franchi svizzeri – circa 5 mila miliardi di lire), nel novembre 1992 il faccendiere italiano Florio Fiorini finisce nel carcere ginevrino di Champ Dollon per bancarotta.
Fiorini, nel 1980, era stato il direttore finanziario dell’Eni che, in combutta con Bettino Craxi e col bancarottiere piduista Roberto Calvi, aveva propiziato l’operazione piduista “conto Protezione” mediante un finanziamento dell’Eni per 220 miliardi di lire al Banco Ambrosiano. Ma Craxi e la Loggia P2 non sono stati i soli punti di contatto tra Fiorini e Berlusconi: "Florio Fiorini è sempre andato fiero dei suoi rapporti di amicizia con Silvio Berlusconi. A partire dal 1989, quando si mise in testa di fare affari nel settore dei mass media (Odeon Tv, Pathé cinema, Mgm), Fiorini usò quei rapporti come una specie di biglietto da visita in un mondo che gli era sconosciuto e che gli è poi risultato fatale. Ai tempi d’oro della sua Sasea, quando Hollywood sembrava a portata di mano, non si contano le interviste in cui Fiorini dava per imminente l’intervento al suo fianco dell’amico Berlusconi. Da parte sua la Fininvest di Berlusconi partecipò, in veste di finanziatore, alla disastrosa scalala alla Mgni tentata da Fiorini in coppia con Giancarlo Parretti. Un appoggio che è puntualmente ricordato dall’ex patron di Sasea nelle sue deposizioni ai giudici"4411. E mentre “l’amicizia” Fiorini-Berlusconi andava cementandosi, Fiorini era legato anche al boss mafioso (residente a Lugano) Michele Amandini4422 attraverso la finanziaria Blax Corporation di Vaduz (nel “paradiso fiscale” del Liechtenstein).

Oggi, dal carcere ginevrino dove è detenuto, Fiorini invia alla magistratura periodici “memoriali” nei quali ricorre spesso il nome di Silvio Berlusconi.

In un rapporto datato 27 novembre 1992 e inviato ai vertici della polizia cantonale ticinese, il già citato funzionario svizzero “infiltrato” nel narcotraffico internazionale scrive: “Agli inizi dei 1991 alcune informazioni confidenziali rivelarono che presso la Banca Migros di Lugano venivano riciclate forti somme di denaro provenienti dall’Italia… L’inchiesta produsse un primo significativo effetto il 13 giugno 1991, a Lugano, quando fürono arrestati tali Edu de Toledo e Donizete Ferreira Pena con circa un milione di franchi svizzeri in contanti. Unitamente a Gianmario Massa, cassiere della Banca Migros di Lugano (pure arrestato), i due erano intenti nell’operazione di parziale pagamento di una partita di 70 chili di cocaina giunta precedentemente a Rotterdam. La droga, proveniente dal Brasile, era stata ritirata da emissari della criminalità organizzata italiana”; secondo il funzionario, il riciclatore Giuseppe Lottusi “faceva capo, per le operazioni di riciclaggio, alla piazza finanziaria svizzero-italiana e, in particolare, alla Fimo Sa di Chiasso”.

Di sospetti rapporti tra società berlusconiane e gli ambienti finanziari italo-svizzeri legati alla “galassia Fimo” di Chiasso scriveranno le cronache giornalistiche nel marzo 1994, per una oscura vicenda inerente l’acquisto di un calciatore da parte del Milan-Fininvest. “Tutte le inchieste portano a Chiasso. Al numero 89 di via San Gottardo, dove ci sono le sedi di una finanziaria e di una banca che sono al centro di infinite indagini su mafia e tangenti. E dalle

quali si scopre che sono passati anche i soldi per il trasferimento di Gianluigi Lentini, l’attaccante granata acquistato dal Milan a suon di miliardi. A parlare della vicenda è stato Mauro Borsano [ex parlamentare Psi, e amico di Bettino Craxi, Nd-4], ex presidente del Torino, che ne curò la vendita nel marzo 1992. Davanti al Pm. Gherardo Colombo, l’ex patron granata ha ricostruito la trattativa e soprattutto i versamenti in nero estero su estero. Secondo Borsano, il primo accordo prevedeva un prezzo ufficiale di 14 miliardi e mezzo più un anticipo di 4 miliardi in nero. Per la gestione degli accrediti, Borsano si rivolge alla famiglia Aloisio, che controlla sia la banca Albis sia la finanziaria Fimo: entrambe di Chiasso, entrambe protagoniste di una selva di vicende giudiziarie. La più famosa è quella di Giuseppe Lottusi, il commercialista che attraverso la Banca Albis avrebbe trasmesso tutti i pagamenti del clan Madonia ai “narcos” colombiani. Per questi fatti, Lottusi è stato condannato a vent’anni in primo grado dai giudici di Palermo. Non solo. La sede di via San Gottardo è stata fatta perquisire un anno fa su richiesta di Antonio Di Pietro: grazie a questa struttura sono state distribuite a Dc e Psi tutte le mazzette del gruppo Eni. Si tratta di almeno sessanta miliardi. E intorno agli uomini della Fimo e delle sigle collegate le istruttorie si sono moltiplicate [ ]. Mauro Borsano ha rivelato al Pm Colombo che anche i soldi per la cessione di Lentini sono transitati attraverso questa rete. Il finanziere torinese ha spiegato di essersi messo in contatto con Emilio Aloisio, consigliere della Fimo, e di avere poi preso accordi per il versamento con Adriano Galliani, amministratore del Milan [ ].

I primi quattro miliardi vengono quindi depositati sulla Banca Albis nella primavera 1992. Da li si provvede a trasferirli alla società Cambio Corso di Torino, sempre di proprietà degli Aloisio, che consegna il controvalore in titoli di Stato a Borsano. La scelta di rivolgersi all’istituto ticinese è sorprendente: Lottusi era stato arrestato sei mesi prima e tutti i giornali avevano dedicato intere pagine ai suoi rapporti con la Banca Albis per il riciclaggio dei narcocapitali [ … ]. In tutto per il contratto di Lentini sulla Banca Albis viene versata una cifra compresa tra i 6 miliardi e mezzo e gli 8 miliardi e mezzo […]. I soldi del Milan sono arrivati dalla banca Ubs di Chiasso, però Borsano sospetta che non sia quella la sorgente dei fondi neri Ora i magistrati del pool “Mani pulite” cercano di capire quale sia la caverna del tesoro dalla quale attingevano le società del gruppo Fininvest"4433.

Attualmente il gruppo Fininvest è assai radicato in terra elvetica. "Non si tratta solo della parte “evidente” del gruppo, vale a dire il “Punto Milan Estero” di via Besso a Massagno, frazione di Lugano. Li ci si occupa dei tifosi rossoneri all’estero, e vi ha sede la Fininvest Services Sa, presieduta dall’ex presidente ticinese del partito liberal-radicale (maggioranza relativa) Pierfelice Barchi ’ uno dei più potenti notabili del cantone (il suo studio legale difende tradizionalmente gli imputati di mafia). L’impero berlusconiano viene piuttosto gestito dagli uffici della Fiduciaria di

Giorgio e Renato Ferrecchi, situata al 6 di via Bossi, a Lugano, nel cuore della “city” luganese. Ferrecchi gestisce tutta una serie di società di rilievo come la Brico Sa Lamone Cadempino, la Edilnord Sa Biasca, il gruppo Precicast di Novazzano (cui è legata la Privat Kredit Bank attraverso l’azionista Giuseppe Penati, a sua volta legato alla Fidinam di Tito Tettamanti), le fiduciarie Sogepa e AlIfinanz (che legano Ferrecchi a un altro fiduciario del gruppo Berlusconi, l’avvocato Renzo Rezzonico), il gruppo Alitec (gruppo italo-brasiliano legato a Bemardino Bernardini e a Nuova Rivista Internazionale), lo studio pubblicitario italo-svizzero Publigoods di Paolo Spalluto, gli uffici svizzeri del commerciante milanesi). In via Bossi 6 hanno sede anche la Orion Communication Sa e la Dominfid, ovvero le due società che, secondo la magistratura napoletana, sono servite per riciclare almeno 3 miliardi di lire di fondi neri creati all’interno del gruppo di Berlusconi con una transazione sopravvalutata intercorsa tra Publitalia (società del gruppo Fininvest), il Milan, la Sme (holding statale agroalimentare) e la Sport Events, una società di proprietà dell’ex arbitro italiano Egidio Ballerini rivenduta nel 1992 alla Orion.

La Dominfid appartiene alla Sirtis Sa di Lugano, che a sua volta appartiene alla Dominion Fiduciaria di Chiasso, una holding italo svizzera (legata al tivolino Renzo Bitocchi e al romano Michele Grimaldi) posta in fallimento nel giugno 1993, ovvero nel periodo in cui partiva l’inchiesta dei magistrati napoletani. Oltre al “gruppo Ferrecchi”, in questo troncone sono attivi tre fiduciari: Fabrizio Pessina, Edy Albisetti e Ettore Abeltino. Quest’ultimo, a sua volta, è legato alla Fidinani di Tito Tettamanti attraverso la Coexsu"4444. Intanto, le cronache giudiziarie informano che il faccendiere romano Giancarlo Rossi (arrestato su mandato dei magistrati milanesi nel giugno 1994) è l’intestatario del conto corrente “coperto” FF 2927 presso la Trade Development Bank di Ginevra, conto sul quale sono affluiti 2 milioni e 200 mila dollari fornitigli dal piduista Luigi Bisignani e parte della maxitangente pagata dall’Enimont ai partiti di governo.
Il faccendiere romano 4455 risulta intestatario anche di altri conti “coperti” presso banche svizzere sui quali sono transitati un migliaio di miliardi, e dispone di due società off-shore domiciliate a Panama. Mentre la magistratura italiana indaga per corruzione, ricettazione e violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti, e la magistratura di Ginevra apre un’inchiesta per riciclaggio, si apprende che Rossi è in rapporti col gruppo Fininvest, come dimostrano i suoi contatti telefonici nelle settimane precedenti il suo arresto: "Una chiamata a un numero intestato a Silvio Berlusconi (via Santa Maria dell’Anima 3 1/A, l’abitazione romana del presidente del Consiglio). Con uomini legati a Berlusconi e al suo gruppo, Rossi ha avuto rapporti frequenti: compaiono infatti chiamate a Antonio Tajani (portavoce del premier), a Fininvest comunicazioni, Publitalia, e alla Diakron, la società che sforna i sondaggi per Forza Italia [ ]. Rossi chiama per ben cinque volte direttamente il ministro della Difesa Cesare Previti, col quale si è sempre dichiarato in ottimi rapporti: Previti viene chiamato sul suo cellulare, nell’abitazione romana e persino a Porto Santo Stefano, sull’Argentario. Con numeri diversi, Rossi chiama anche 11 volte il ministero della Difesa"4466.

La polizia elvetica, da parte sua, segnala ai magistrati milanesi che nell’inverno 1993-94 l’ex segretario del Psi Bettino Craxi si è recato in Svizzera, utilizzando per il suo viaggio un aereo di proprietà di Silvio Berlusconi. E nell’ottobre 1994, arrestato dai magistrati di “Mani pulite”, l’imprenditore Giorgio Tradati (amico d’infanzia di Craxi) dichiara al Tribunale di Milano: "Nel 1981, Craxi mi chiese di fargli da prestanome per un conto in Svizzera [alla Sbs-Société de Banque Suisse di Chiasso aprii per lui un conto cifrato]. Poi i conti diventarono due [il secondo, lo aprii all’American Express di Ginevra]. In totale, sui due conti, affluirono circa 30 miliardi di lire [di tangenti]"4477 ; nella vicenda dei due conti svizzeri craxiani risulta coinvolta la contessa Francesca Vacca Agusta, la cui villa di Portofino è assiduamente frequentata da Silvio Berlusconi. Fin dai primissimi anni Ottanta, ricorrenti sono state le voci di presunti comuni interessi affaristici tra Berlusconi e Craxi, e insistenti le vociferazioni secondo le quali Bettino Craxi sarebbe uno dei soci occulti del gruppo Fininvest.

Ma la presenza di Berlusconi in terra elvetica non è legata soltanto a meri interessi affaristici: in Svizzera (ad Arlesheim), Miriam Bartolini (in arte Veronica Lario), seconda signora Berlusconi, ha dato alla luce le loro figlie Barbara (luglio 1984) e Eleonora (maggio 1986); nella svizzera Arlesheim, anche Marcello Dell’Utri, nel 1981 e nel 1985, è divenuto due volte padre.

CAPITOLO BANCA RASINI

Quando qualcuno si prenderà la briga di "aprire” il capitolo Banca Rasini, magari sequestrandone l’archivio tutt’oggi esistente, magari interrogando alcuni dei suoi ex funzionari tutt’oggi in pensione (non al cimitero), e magari anche ponendo qualche domanda a qualcuno degli ex correntisti tutt’oggi facilmente rintracciabili, si scriverebbero pagine davvero inedite della storia di Silvio Berlusconi e famiglia. Certi comportamenti, certa spregiudicatezza, certe amicizie non si inventano dalla sera alla mattina. Bisogna avere dei maestri, e il giovane Silvio di allora ne ebbe più d’uno, nella banca dove lavorò suo padre per vent’anni.
La Banca Popolare di Lodi, nata il 28 marzo 1864, è la prima banca popolare costituita nel nostro Paese. Ultime acquisizioni: Banca Industriale Gallaratese e Banca Rasini (1992), Banca Mercantile Italiana (1995), Banco di Credito Siciliano e ramo d’azienda di Banca del Sud e Banca Adamas (Svizzera)(1998), Nel 1999 e nel 2000 sono state acquisite un numero ragguardevole di banche, come la Banca Operaia di Pescopagano, la Banca Popolare di Carini, la Banca Commerciale di Mazara, La Banca Popolare di Belpasso, il Credito Molisano e la Banca Popolare di Credito e servizi. Tutte queste sono state in seguito fuse nel Gruppo. Dal luglio 1998 è anche quotata in Borsa.

Chi l’ha acquistata, o per meglio dire fagocitata molto di recente? Una banca molto più piccola, la Banca Popolare di Lodi. La Pop di Lodi è amministrata da Gianpiero Fiorani, grande amico del governatore Fazio ma soprattutto del Cavaliere ed infatti è soprannominato il “banchiere dei berluscones”.

Chi sborsa 100 miliardi a Paolo Berlusconi per patteggiare la condanna per la discarica di Cerro? Inoltre Fiorani è anche la vera cassaforte di Datamedia, la società di Luigi Crespi, vero braccio armato e unico “ministro dell’informazione” del Cavaliere.
Ora è nei guai, indagato da Consob e dal Tribunale civile di Milano (segue un interessante articolo dell’Espresso), per presunte irregolarità nella recente scalata alla Banca popolare di Crema. Se la caverà?
Intanto ora Fiorani punta dritto sulla capitale. E qui Cesarone Geronzi non l’ha presa bene. L’obiettivo del milanese è infatti la Santa Sede, dopo aver già tentato e sbagliato un abboccamento con la Compagnia delle Opere. Ma a Roma ha trovato aiuto in Camillo Ruini che gli ha fatto firmare un accordo con la CEI per promuovere le iniziative culturali delle parrocchie, dal Lazio al centro-nord, Lombardia compresa. E la Pop di Lodi garantirà a fondo perduto fino a 100 milioni di vecchie lire per ogni singolo progetto. Per cifre superiori ci saranno inoltre tassi agevolatissimi. In totale sono stati stanziati contributi a fondo perduto per un miliardo e mezzo di lire mentre il plafond globale ammonta a 50 miliardi, destinati ad iniziative culturali, ristrutturazione e costruzione di parrocchie. In breve, la Banca popolare di Lodi si comporta di fatto come una fondazione bancaria.

Ma a cosa punta veramente Fiorani? A cosa mira, da banchiere cattolico e col viatico della Santa Sede, con queste raffinatissime operazioni di relazioni pubbliche? Sicuramente, si dice in ambienti politici della capitale, quegli stessi che lo hanno presentato a Ruini e che ora temono la vendetta del sor Geronzi, Fiorani punta a far sua la quota che la Fondazione Cariplo possiede in BancaIntesa (la Cariplo è la seconda azionista dopo i francesi del Credit Agricole).

Lei, giovane intraprendente, racconta di essere diventato imprenditore, nei primi anni Sessanta, proponendo al Suo principale di costituire insieme una società, cinquanta e cinquanta. Il Suo principale era Pietro Canali, un costruttore milanese cliente della Banca Rasini (dove lavorava Suo padre Luigi, che a fine carriera era diventato direttore generale). Canali Le aveva dato lavoro già dagli anni dell’università e Lei si era dimostrato abile, tanto da diventare rapidamente direttore commerciale dell’impresa di Canali. La società si è fatta ed è stata battezzata Cantieri Riuniti Milanesi. L’operazione che porta subito a termine è l’edificazione di un palazzo rivestito di piastrelle blu in via Alciati, alla periferia di Milano. Lei era riuscito ad avere i permessi comunali per costruire, e questo è il Suo contributo alla società. Per il resto, l’esperienza la mette Canali, i soldi arrivano dalla Banca Rasini.

Edilnord sas di Silvio Berlusconi e C., in cui Lei figura, insieme ad altri, come «socio d’opera» o «accomandatario», mentre soci «accomandanti» sono Carlo Rasini e l’avvocato d’affari svizzero Renzo Rezzonico, rappresentante di una finanziaria di Lugano, la Finanzierungesellschaft für Residenzen Ag. I soldi, dunque, arrivano dalla Svizzera, ma gli investitori restano protetti dall’impenetrabile schermo di una finanziaria dal nome impronunciabile.

e Holding: queste, a dispetto del nome altisonante, sono semplici S.r.l. (società a responsabilità limitata): così gli aumenti di capitale si possono fare in casa, senza intrusi che vogliano guardare le carte. Sono fondate il 19 giugno 1978 a Milano da Nicla Crocitto, un’anziana casalinga abitante a Milano 2, che detiene il 90 per cento delle quote e viene nominata amministratore unico delle società, mentre il restante 10 per cento è intestato al marito, il commercialista Armando Minna, già sindaco della Banca Rasini e poi Suo consulente. Capitale sociale: il minimo, 20 milioni per Holding.
E la Banca Popolare di Lodi (l’istituto che nel 1991 ha incorporato la Banca Rasini)
I primi soldi, quelli per realizzare i palazzi blu di via Alciati, provengono certamente dalla Banca Rasini, di cui era direttore generale Suo padre. Poi le fonti di finanziamento si fanno più oscure, ma certamente passano per la Svizzera.

Una spiegazione del canale elvetico è contenuta nella Sua biografia pubblicata nel 1994 da Paolo Madron (Le gesta del Cavaliere, Sperling&Kupfer) e oggi introvabile. Una biografia autorizzata, che può essere ritenuta in qualche modo almeno semi-ufficiale: «Le città giardino di Berlusconi sono servite (…) per far rientrare le valigie di soldi a suo tempo depositate nella vicina Svizzera. Alla fine degli anni Sessanta le vie che portano al Paese degli gnomi sono intasate di spalloni che vanno a mettere al sicuro il denaro della ricca borghesia terrorizzata dai sequestri (ci provano anche con il padre di Berlusconi). (…) Il Cavaliere va da Rasini e gli chiede di appoggiarlo su quei suoi amici, clienti o meno della banca, che hanno portato fuori tanti soldi».

I Suoi primi palazzi sarebbero dunque costruiti con i capitali nascosti all’estero dalla ricca borghesia lombarda che, con la garanzia del banchiere Carlo Rasini, accetta di affidarli a Lei,
È un piccolo istituto privato di credito con un unico sportello, nella centralissima piazza dei Mercanti, a un passo dal Duomo. A Milano godeva di una doppia fama: era considerata una banca efficiente, rapida e flessibile, ma anche assai spregiudicata.
Antonio Vecchione, il successore di Suo padre alla direzione della Banca Rasini
Dopo il 1973, anno in cui Carlo Rasini vende la sua banca, tra i nuovi azionisti ci sono il siciliano Giuseppe Azzaretto (con il 29,3 per cento) e (con il 32,7 per cento) tre società del Liechtenstein rappresentate da Herbert Batliner. Da un processo per traffico di droga e riciclaggio celebrato negli Stati Uniti nel 1998, risulta che Batliner svolgeva ruoli finanziari per narcotrafficanti latinoamericani. Dietro la Rasini, dunque, c’erano solo i denari nascosti in Svizzera dalla buona e operosa borghesia lombarda?
RVA è stata fondata nel 1958 da Alessandro Rasini e Giorgio Viganò.
Fin dai primi passi individua come fattore critico di successo la conoscenza approfondita delle società Clienti e dei loro settori di appartenenza.

Alla fine degli anni ottanta RVA registra una forte crescita gestendo programmi captive per i suoi Clienti più importanti: Gruppo Fininvest, Gruppo Stet International, Banca Popolare di Novara, Gruppo Pirelli. Su tali basi il gruppo si espande in Europa e Sud America attraverso società direttamente controllate.

A Londra nel 1995 RV Limited diventa il primo Lloyd’s Broker di capitale interamente italiano, permettendo l’accesso del gruppo al più importante mercato assicurativo e riassicurativo internazionale.
Troviamo innanzitutto il presidente, Nello Celio. Egli è un personaggio noto ed importante della Confederazione elvetica; ed ha contato e conta anche nel mondo finanziario italiano. Nato nel 1914, deputato cantonale dal 1941 al 1945, capo dipartimento Difesa federale 1967-1968, alle Finanze 1968-1973, presidente del Consiglio federale svizzero nel 1972. Nel 1969 consigliere del Credit Suisse, della Alusuisse, della Basel Wersisherung. Dal 1980 consigliere della Société Internationale Pirelli. Fino al 1980 presidente della Rumianca, società chimica collegata al gruppo Rovelli. Con l’industriale italiano i rapporti proseguono nella Banca Commerciale di Lugano, di cui Celio è presidente ed azionista e di cui Rovelli pare essere il principale azionista (“Il Mondo”, 24 marzo 1986). Recentemente Rovelli sarebbe entrato nell’azionariato SASEA. Infine Celio è presidente della Banca Rasini, acquistata nell’aprile 1984 dalla Eurocredit, finanziaria romana della Banca Commerciale di Lugano.

La fine di un'impresa…

Lo Stato da un po’ di anni, ha deciso di confiscare le imprese ed in molti casi queste vengono affidate agli stessi lavoratori…, che costituiti in imprese sociali e/o in cooperative, tentano di recuperare attraverso il proprio lavoro, quella stessa società, dove per anni ne sono stati dipendenti…

La fruizione però dei beni confiscati, si scontra con la realtà, cioè con il mancato appoggio da parte di quegli Istituti bancari che, sia a causa della crisi internazionale, che non ricevendo quelle garanzie necessarie, ricevute in precedenza dagli ex datori di lavoro, non autorizzano alcun finanziamento ai nuovi soci…
La cosiddetta legge regionale n. 15/2008 rappresenta soltanto un’utopia, uno di quei meccanismi del tutto Italiani, che servono soltanto per sciacquarsi la bocca e che non troverà mai realtà nei fatti…, uno dei tanti provvedimenti pubblicizzati, che servono a farci conoscere il sorriso a 32 denti del politico o magistrato di turno… 

Infatti una cosa è la teoria…un’altra la pratica…, ed intanto le imprese non sopravvivendo e non riuscendo ad investire chiudono e vanno in liquidazione…, che poi è quasi sempre quello che i giudici preferiscono  soprattutto quelli della sezione fallimentare…, ( chissà, se forse non rappresenti proprio quel senso di vita interiore… ).

C’è sempre la convinzione che le imprese poste sotto sequestro e/o a confisca, rappresentino in capacità e  produttività una realtà si… ma di 2 livello, come se i meriti fossero stati soltanto caratterizzati da quegli  elementi negativi, avuti attraverso privilegi, raccomandazioni, intimidazioni ed azioni illegali…, ma si vuole polarizzare l’attenzione soltanto su quegli elementi negativi ( sempre da dimostrare ) dimenticando tutti coloro che in maniera operosa, attraverso proprie capacità individuali e di gruppo e con grandi sacrifici anche personali, riescono a portare a conclusione e con merito quelle iniziative pubbliche e private, la gestione tecnica ed economica operativa della società, senza farsi condizionare dal contesto critico a cui la società è stata sottoposta…
Ci si dimentica inoltre, che in situazioni analoghe, lo Stato dopo aver disposto l’impresa ad amministrazione controllata, a seguito di procedimento d’opposizione in appello e/o cassazione, ha dovuto restituire le quote societarie agli ex proprietari, dove nel contempo le imprese concorrenti, tentavano in vari modi di estraniare l’impresa posta a sequestro, per voler riuscire a toglierle quegli appalti già aggiudicati ( per milioni di euro… che in questo periodo di totale crisi fanno gola a tutti… ), ma soprattutto utilizzando quelle conoscenze e quelle manovre politico-giuridico ed economico, per lo più sotterranee, per distruggere definitivamente l’impresa concorrente, assorbendone così parte del patrimonio e/o attrezzature a costi fallimentari…      
Non bisogna sorvolare, su uno degli aspetti che appositamente viene mascherato è cioè quello di voler fondere insieme, le imprese cosiddette associate da quelle ricattate… cioè le imprese costituite ad hoc create ovviamente per il riciclaggio dei profitti ricavati dai traffici illeciti, da quelle che invece sottoposte a ricatti e/o minacce e/o a situazioni particolari che nel tempo avevano portano a coinvolgimenti purtroppo personali, dovendosi piegare per non incorrere a gravi rischi…, ed in Sicilia a differenza di quanto ci vogliono far credere…, sono la maggioranza di queste a subire intimidazioni, trovandosi così costrette a pagare ed a  favorirne l’assunzione di amici e parenti…
Ricordo che tanti anni fa, mentre mi trovavo a Verbania, stavo seguendo un programma televisivo, che parlava della lotta alla criminalità nella nostra Regione ed in particolare le interviste erano state svolte proprio nella Città di Catania, in un mercato adiacente Piazza Stesicoro, quando ad una domanda del giornalista, la risposta dell’ambulante mi colpiva poiché dichiarava: ” cà macari cu vinni u puddisinu a pavare…”  ( qui, anche chi vende del basilico deve pagare…); da allora poco è cambiato ed io credo che l’omertà la faccia ancora da padrone!!!  
Comunque è veramente esiguo il numero dei casi in cui è stata possibile la continuazione o la ripresa dell’attività produttiva, in quanto entrando in questo vortice, le opportunità lavorative calano, mentre viene privilegiata quale unica possibile soluzione la liquidazione…
Auspicare in un intervento deciso nel quale lo Stato salvaguardi principalmente i posti di lavoro, la ritengo ormai un’utopia, mentre vedo sempre più un interesse mirato atto a recuperare soltanto quei crediti disponibili e come unico pensiero la svendita del patrimonio finanziario e logistico…

La fine di un’impresa…

Lo Stato da un po’ di anni, ha deciso di confiscare le imprese ed in molti casi queste vengono affidate agli stessi lavoratori…, che costituiti in imprese sociali e/o in cooperative, tentano di recuperare attraverso il proprio lavoro, quella stessa società, dove per anni ne sono stati dipendenti…

La fruizione però dei beni confiscati, si scontra con la realtà, cioè con il mancato appoggio da parte di quegli Istituti bancari che, sia a causa della crisi internazionale, che non ricevendo quelle garanzie necessarie, ricevute in precedenza dagli ex datori di lavoro, non autorizzano alcun finanziamento ai nuovi soci…
La cosiddetta legge regionale n. 15/2008 rappresenta soltanto un’utopia, uno di quei meccanismi del tutto Italiani, che servono soltanto per sciacquarsi la bocca e che non troverà mai realtà nei fatti…, uno dei tanti provvedimenti pubblicizzati, che servono a farci conoscere il sorriso a 32 denti del politico o magistrato di turno… 

Infatti una cosa è la teoria…un’altra la pratica…, ed intanto le imprese non sopravvivendo e non riuscendo ad investire chiudono e vanno in liquidazione…, che poi è quasi sempre quello che i giudici preferiscono  soprattutto quelli della sezione fallimentare…, ( chissà, se forse non rappresenti proprio quel senso di vita interiore… ).

C’è sempre la convinzione che le imprese poste sotto sequestro e/o a confisca, rappresentino in capacità e  produttività una realtà si… ma di 2 livello, come se i meriti fossero stati soltanto caratterizzati da quegli  elementi negativi, avuti attraverso privilegi, raccomandazioni, intimidazioni ed azioni illegali…, ma si vuole polarizzare l’attenzione soltanto su quegli elementi negativi ( sempre da dimostrare ) dimenticando tutti coloro che in maniera operosa, attraverso proprie capacità individuali e di gruppo e con grandi sacrifici anche personali, riescono a portare a conclusione e con merito quelle iniziative pubbliche e private, la gestione tecnica ed economica operativa della società, senza farsi condizionare dal contesto critico a cui la società è stata sottoposta…
Ci si dimentica inoltre, che in situazioni analoghe, lo Stato dopo aver disposto l’impresa ad amministrazione controllata, a seguito di procedimento d’opposizione in appello e/o cassazione, ha dovuto restituire le quote societarie agli ex proprietari, dove nel contempo le imprese concorrenti, tentavano in vari modi di estraniare l’impresa posta a sequestro, per voler riuscire a toglierle quegli appalti già aggiudicati ( per milioni di euro… che in questo periodo di totale crisi fanno gola a tutti… ), ma soprattutto utilizzando quelle conoscenze e quelle manovre politico-giuridico ed economico, per lo più sotterranee, per distruggere definitivamente l’impresa concorrente, assorbendone così parte del patrimonio e/o attrezzature a costi fallimentari…      
Non bisogna sorvolare, su uno degli aspetti che appositamente viene mascherato è cioè quello di voler fondere insieme, le imprese cosiddette associate da quelle ricattate… cioè le imprese costituite ad hoc create ovviamente per il riciclaggio dei profitti ricavati dai traffici illeciti, da quelle che invece sottoposte a ricatti e/o minacce e/o a situazioni particolari che nel tempo avevano portano a coinvolgimenti purtroppo personali, dovendosi piegare per non incorrere a gravi rischi…, ed in Sicilia a differenza di quanto ci vogliono far credere…, sono la maggioranza di queste a subire intimidazioni, trovandosi così costrette a pagare ed a  favorirne l’assunzione di amici e parenti…
Ricordo che tanti anni fa, mentre mi trovavo a Verbania, stavo seguendo un programma televisivo, che parlava della lotta alla criminalità nella nostra Regione ed in particolare le interviste erano state svolte proprio nella Città di Catania, in un mercato adiacente Piazza Stesicoro, quando ad una domanda del giornalista, la risposta dell’ambulante mi colpiva poiché dichiarava: “ cà macari cu vinni u puddisinu a pavare…”  ( qui, anche chi vende del basilico deve pagare…); da allora poco è cambiato ed io credo che l’omertà la faccia ancora da padrone!!!  
Comunque è veramente esiguo il numero dei casi in cui è stata possibile la continuazione o la ripresa dell’attività produttiva, in quanto entrando in questo vortice, le opportunità lavorative calano, mentre viene privilegiata quale unica possibile soluzione la liquidazione…
Auspicare in un intervento deciso nel quale lo Stato salvaguardi principalmente i posti di lavoro, la ritengo ormai un’utopia, mentre vedo sempre più un interesse mirato atto a recuperare soltanto quei crediti disponibili e come unico pensiero la svendita del patrimonio finanziario e logistico…

Monti e le nuove 400 auto blu…

Ma che m….. stanno facendo al Governo???
Viene pubblicato un bando di gara pubblicato sul sito del Ministero dell’Economia che prevede l’acquisto di un massimo di 400 “berline medie” di cilindrata fino a 1.600 cc, per un limite di spesa di poco meno di 10 milioni di euro. 
Scusate, ma non era prevista una riduzione di queste maledette vetture blu attraverso due decreti fatti nel 2010 e 2011, che prevedevano la riduzione dell’uso di auto blu???  

E poi, con sessantamila vetture a disposizione, di cui circa 800 non ancora utilizzate, come si può pensare di comprarne altre quattrocento nuove….

In un momento in cui si chiede agli Italiani di compiere sacrifici, con costi a noi contribuenti, per auto già a disposizione per complessivi quasi due miliardi di euro l’anno, oggi si vorrebbe dimostrare la legittimità e l’opportunità di questo bando…
Questo non è un bando… questa è una banda…, una banda di ladri…!!!!
Ed ancora è stato dimostrato che a parità di chilometraggio, di tutto questo parco auto, quelle noleggiate, hanno garantito un risparmio della spesa pubblica tra il 15 ed il 18% e quindi invece di comprarle… perché in tutti questi anni, non si è pensato a noleggiarle, con contratti triennali, che prevedono nei loro costi tutto, e quindi alla fine si avrebbero ogni tre anni macchine nuove, assicurazioni, manutenzioni regolari, gomme, assistenza, cambio vettura nei casi d’incidenti e via discorrendo, tra cui non di poco conto, un controllo regolare e certo dei costi, che vengono fatturati mensilmente e da cui non si può scappare, a proposito di controlli fiscali!!! 
Ho l’impressione che ci state mettendo alla prova, state tirando sempre più la cinghia, per vedere fino a dove si può arrivare…
Ormai è evidente che di questo paese non importa a nessuno!!! 
Lei è stato messo lì, come quegli inutili Amministratori Giudiziari, che ultimamente lo Stato pone a controllo di quelle buone Società, che dovrebbe da un lato garantire la regolarità gestionale, ma che trovando ( come una caccia al tesoro ) all’interno di questo un forziere ( immobili, mezzi d’opera, automezzi, attrezzature, crediti, merci, ecc…), vengono ( da qualcuno…??? ) , pilotate, svuotate e depredate della propria linfa, per poi traghettarle verso l’unica strada che conoscono e cioè quella della liquidazione e del fallimento… e chi ci rimette sono soltanto quei poveri impiegati che nel contempo hanno fatto di tutto ( con il proprio lavoro e con molti sacrifici ),  per salvaguardarla…
L’Italia oggi è uguale, da un lato, si fa credere agli Italiani, di volerla salvare, mentre dall’altro ( basti vedere quanto avviene in Europa ), la si spinge verso il baratro, conducendola ad una morte agognata, lenta e per ognuno di noi alla fine certamente dolorosa… 

Possa il Signore perdonarvi tutti, perché io certo non lo posso fare…

Monti e le nuove 400 auto blu…

Ma che m….. stanno facendo al Governo???
Viene pubblicato un bando di gara pubblicato sul sito del Ministero dell’Economia che prevede l’acquisto di un massimo di 400 “berline medie” di cilindrata fino a 1.600 cc, per un limite di spesa di poco meno di 10 milioni di euro. 
Scusate, ma non era prevista una riduzione di queste maledette vetture blu attraverso due decreti fatti nel 2010 e 2011, che prevedevano la riduzione dell’uso di auto blu???  

E poi, con sessantamila vetture a disposizione, di cui circa 800 non ancora utilizzate, come si può pensare di comprarne altre quattrocento nuove….

In un momento in cui si chiede agli Italiani di compiere sacrifici, con costi a noi contribuenti, per auto già a disposizione per complessivi quasi due miliardi di euro l’anno, oggi si vorrebbe dimostrare la legittimità e l’opportunità di questo bando…
Questo non è un bando… questa è una banda…, una banda di ladri…!!!!
Ed ancora è stato dimostrato che a parità di chilometraggio, di tutto questo parco auto, quelle noleggiate, hanno garantito un risparmio della spesa pubblica tra il 15 ed il 18% e quindi invece di comprarle… perché in tutti questi anni, non si è pensato a noleggiarle, con contratti triennali, che prevedono nei loro costi tutto, e quindi alla fine si avrebbero ogni tre anni macchine nuove, assicurazioni, manutenzioni regolari, gomme, assistenza, cambio vettura nei casi d’incidenti e via discorrendo, tra cui non di poco conto, un controllo regolare e certo dei costi, che vengono fatturati mensilmente e da cui non si può scappare, a proposito di controlli fiscali!!! 
Ho l’impressione che ci state mettendo alla prova, state tirando sempre più la cinghia, per vedere fino a dove si può arrivare…
Ormai è evidente che di questo paese non importa a nessuno!!! 
Lei è stato messo lì, come quegli inutili Amministratori Giudiziari, che ultimamente lo Stato pone a controllo di quelle buone Società, che dovrebbe da un lato garantire la regolarità gestionale, ma che trovando ( come una caccia al tesoro ) all’interno di questo un forziere ( immobili, mezzi d’opera, automezzi, attrezzature, crediti, merci, ecc…), vengono ( da qualcuno…??? ) , pilotate, svuotate e depredate della propria linfa, per poi traghettarle verso l’unica strada che conoscono e cioè quella della liquidazione e del fallimento… e chi ci rimette sono soltanto quei poveri impiegati che nel contempo hanno fatto di tutto ( con il proprio lavoro e con molti sacrifici ),  per salvaguardarla…
L’Italia oggi è uguale, da un lato, si fa credere agli Italiani, di volerla salvare, mentre dall’altro ( basti vedere quanto avviene in Europa ), la si spinge verso il baratro, conducendola ad una morte agognata, lenta e per ognuno di noi alla fine certamente dolorosa… 

Possa il Signore perdonarvi tutti, perché io certo non lo posso fare…

Monti e le nuove 400 auto blu…

Ma che m….. stanno facendo al Governo???
Viene pubblicato un bando di gara pubblicato sul sito del Ministero dell’Economia che prevede l’acquisto di un massimo di 400 “berline medie” di cilindrata fino a 1.600 cc, per un limite di spesa di poco meno di 10 milioni di euro. 
Scusate, ma non era prevista una riduzione di queste maledette vetture blu attraverso due decreti fatti nel 2010 e 2011, che prevedevano la riduzione dell’uso di auto blu???  

E poi, con sessantamila vetture a disposizione, di cui circa 800 non ancora utilizzate, come si può pensare di comprarne altre quattrocento nuove….

In un momento in cui si chiede agli Italiani di compiere sacrifici, con costi a noi contribuenti, per auto già a disposizione per complessivi quasi due miliardi di euro l’anno, oggi si vorrebbe dimostrare la legittimità e l’opportunità di questo bando…
Questo non è un bando… questa è una banda…, una banda di ladri…!!!!
Ed ancora è stato dimostrato che a parità di chilometraggio, di tutto questo parco auto, quelle noleggiate, hanno garantito un risparmio della spesa pubblica tra il 15 ed il 18% e quindi invece di comprarle… perché in tutti questi anni, non si è pensato a noleggiarle, con contratti triennali, che prevedono nei loro costi tutto, e quindi alla fine si avrebbero ogni tre anni macchine nuove, assicurazioni, manutenzioni regolari, gomme, assistenza, cambio vettura nei casi d’incidenti e via discorrendo, tra cui non di poco conto, un controllo regolare e certo dei costi, che vengono fatturati mensilmente e da cui non si può scappare, a proposito di controlli fiscali!!! 
Ho l’impressione che ci state mettendo alla prova, state tirando sempre più la cinghia, per vedere fino a dove si può arrivare…
Ormai è evidente che di questo paese non importa a nessuno!!! 
Lei è stato messo lì, come quegli inutili Amministratori Giudiziari, che ultimamente lo Stato pone a controllo di quelle buone Società, che dovrebbe da un lato garantire la regolarità gestionale, ma che trovando ( come una caccia al tesoro ) all’interno di questo un forziere ( immobili, mezzi d’opera, automezzi, attrezzature, crediti, merci, ecc…), vengono ( da qualcuno…??? ) , pilotate, svuotate e depredate della propria linfa, per poi traghettarle verso l’unica strada che conoscono e cioè quella della liquidazione e del fallimento… e chi ci rimette sono soltanto quei poveri impiegati che nel contempo hanno fatto di tutto ( con il proprio lavoro e con molti sacrifici ),  per salvaguardarla…
L’Italia oggi è uguale, da un lato, si fa credere agli Italiani, di volerla salvare, mentre dall’altro ( basti vedere quanto avviene in Europa ), la si spinge verso il baratro, conducendola ad una morte agognata, lenta e per ognuno di noi alla fine certamente dolorosa… 

Possa il Signore perdonarvi tutti, perché io certo non lo posso fare…

La gestione degli Amministratori nelle aziende sequestrate o confiscate da parte dello Stato…

Credo, che il presupposto fondamentale nello svolgimento e nella attività da parte dell’Amministratore giudiziario sia, il rispetto assoluto della legalità… 

Penso infatti che l’Amministratore è colui che nell’interesse dello Stato deve condurre un processo più o meno lungo, a seconda dei casi, basato sulla ripresa e/o nel sanare la gestione a Lui consegnata…
Ovviamente il compito da svolgere non è semplice ( soprattutto poiché non si è mai operato in quei settori), ma almeno di buono c’è che si è ben remunerati…

Qualcuno obietta che nell’occuparsi esclusivamente a tempo pieno all’incarico affidato, rinuncia ad una parallela carriera da libero professionista, ben più gratificante…, ma la ” verità nascosta” è,  che sono in molti ( per non voler dire quasi tutti ), coloro che esercitano entrambe le funzioni, mascherando la propria presenza, attraverso l’intestazione di propri Studi, denominati ” Società di servizi di consulenza “, a parenti e/o colleghi prestanomi e/o a soci… 

Non ci si rende conto è qui una grave colpa è proprio data da quei soggetti abilitati a tale compito, in primiss da parte di quei Giudici e dei loro Custodi giudiziari, che nel confermare gli incarichi agli Amministratori giudiziari, dovrebbero prima valutarne non solo le reali capacità organizzative, tecniche ed anche pratiche nello svolgere tale compito ma  anche il tempo messo loro a disposizione…

Il compito non è solo e soltanto quello di sanare tutte quelle situazioni presenti nell’azienda, nel momento in cui egli ed il suo staff,  si immettono nella gestione della azienda sequestrata…

Fondamentale è cominciare ad inquadrare i soggetti all’interno della società, rivalutare e/o modificare gli inquadramenti dei dipendenti capaci, coloro che per primi si assumono in prima persona le responsabilità aziendali, allontanare quei soggetti non più necessari per la organizzazione, ristabilisce i contatti  commerciali, con clienti, fornitori, banche, imprese, ecc…, che per gli ovvi motivi, si sono allontanate…

Deve inoltre provvedere ad operare tutta una serie di tagli, riducendo gli sprechi e adoperandosi per rivalutare nuovamente la gestione e l’attività imprenditoriale… ed in questo farsi aiutare anche da coloro che operano all’interno dell’azienda e che hanno dimostrato di essere capaci…

Ovviamente l’adozione di queste misure cautelari, provocherà all’interno della società un momento di caos, a cominciare dai dipendenti che, ovviamente saranno allarmati temendo per il prosieguo del rapporto di lavoro, ai clienti che cercheranno di dirottare altrove le proprie commesse, ai fornitori che reclameranno immediatamente il saldo dei crediti, ed ancora le banche che chiederanno la revoca degli affidamenti sollecitando l’immediato rientro, ed infine anche i mass media che attraverso il loro clamore, susciteranno nei tanti, la convinzione che l’azienda sta per chiudere definitivamente…

Ecco è in questo che l’amministratore deve dimostrare la propria abilità, il confrontarsi con gli esistenti organi sociali, con il collegio sindacale, il consiglio di amministrazione o l’amministratore unico, rivedere i bilanci, verificare gli attivi ed i passivi, riprogrammare i pagamenti ad Enti pubblici e fornitori, rielaborare anche per vie legali il rientro degli incassi, riprogrammare i lavori in corso, quelli sospesi, aggiudicati o in fase di definizione di contratto.

Perché egli deve comprendere, che se da un lato gli è richiesto un provvedimenti che implica una attività conservativa, di custode giudiziario in senso stretto, limitandosi quindi ad una ” statica attività ” volta alla tutela della loro integrità e altrettanto necessario che egli si attivi, nella gestione e nella proseguo delle attività amministrative e commerciali… 
Infatti è dichiarato che il compito fondamentale del Custode/Amministratore dei beni oggetto di sequestro giudiziario è, in linea generale, quello di conservare ed amministrare, quale organo ausiliario di giustizia  i beni affidatigli sostituendosi al loro titolare al fine di preservarli, ma ove possibile incrementarne il valore economico

Quindi nel prendere possesso dell’azienda, non dovrà pensare di sedersi nella nuova poltrona direzionale, ma dovrà iniziare a operare e ragionare per nome e per conto dell’azienda a Lui affidata…
Cominciare a conoscere e valutare direttamente il personale; quasi sempre i lavoratori dipendenti dell’azienda sequestrata si trovano spesso in una situazione in cui i pagamenti degli stipendi sono stati ritardati, ma una volta ripristinata la regolare contribuzione, occorrerà cominciare ad emanare ordini di servizio, in virtù dei quali specificare ad ognuno i compiti e le responsabilità… e se necessario prendendo anche provvedimenti disciplinari, far capire da subito, chi comanda all’interno dell’azienda!!! 

Dopodiché bisogna intrattenere rapporti con i fornitori, controllare la presenza di assegni post-datati, a cui si è fatto ricorso, occorre poi effettuare la ricognizione dei beni aziendali, delle rimanenze di materie prime e delle attrezzature, della loro necessaria manutenzione, tutto ciò attraverso un inventario!!!

Importante è la contestuale verifica dei contenziosi: civili, amministrativi e tributari pendenti, per evitare di incorrere in preclusioni e/o decadenze di termini, ottemperare alla revisione contabile delle scritture, con particolare riferimento ai crediti, ai debiti ed alle disponibilità finanziarie. 
Fondamentale è anche controllare le dichiarazioni obbligatorie ai fini fiscali e previdenziali e comunicare all’Agenzia delle entrate ed agli Istituti di credito e Previdenziali l’adozione della misura cautelare.
La possibilità di accedere al credito è fondamentale per il proseguo dell’attività imprenditoriale, per cui occorre riavviare i contatti con le società bancarie ed eventualmente aprire nuovi rapporti bancari per meglio rendere conto delle attività di gestione. 

Per quanto poi riguarda l’attività produttiva, bisogna verificare la possibilità di proseguire l’attività aziendale secondo virtuosi percorsi di economicità, utilizzare anche la propria persona, per aprire nuovi rapporti lavorativi…, verificare e migliorare il ciclo produttivo, istituendo,  un registro delle operazioni, ed ancora rassicurare con la ripresa, l’ambiente circostante, inserendosi all’interno di Associazioni ed Enti per sviluppo e l’imprenditoria…

Capisco che purtroppo, egli si trovi legato ed imbavagliato dal suo stesso incarico, infatti diventa fondamentale capire in concreto, la differenziazione tra lo svolgimento tra l’ordinaria e la straordinaria amministrazione: la possibilità infatti che l’Amministratore Giudiziario possa compiere ” atti di disposizione ” dei beni affidatigli, non solo allorquando ciò sia necessario, ma anche nell’ipotesi in cui ciò si rilevi opportuno, al fine di salvaguardare il valore economico in funzione del quale ne è stato disposto il sequestro. 

La concreta delimitazione dei compiti del Custode/Amministratore ed i criteri alla cui stregua essi devono essere svolti, spetta, in ogni caso, al Giudice della cautela, il quale è tenuto a stabilire i criteri ed i limiti dell’amministrazione delle cose sequestrate, con lo stesso provvedimento a valere del quale è disposta la misura cautelare reale a valenza patrimoniale, ovvero con successivi provvedimenti, allorquando si ravvisi l’esigenza che i criteri ed i limiti della custodia debbano essere integrati o modificati per adeguarli alla fattispecie concreta.

Sarà, pertanto, il giudice “delegato” alla misura cautelare reale, a stabilire quali atti il custode dei beni oggetto di sequestro giudiziario può compiere da solo e quali atti, invece, possano essere effettuati subordinatamente all’acquisizione della specifica autorizzazione. 

E’ soltanto in mancanza di direttive del giudice, che il Custode/Amministratore sarà legittimato a compiere gli atti di ordinaria amministrazione del bene sequestrato ovvero quegli atti, anche di straordinaria amministrazione e di disposizione che per loro natura si rivelino indilazionabili, mentre per gli atti eccedenti l’ordinaria amministrazione avrà bisogno della previa autorizzazione del giudice della custodia. 

Per stabilire, poi, se una determinata attività sia da qualificarsi in “ordinaria amministrazione” oppure in “eccedente l’ordinaria amministrazione”, dovrà aversi riguardo non solo all’intensità degli effetti economico-giuridici di essa, ma anche alla natura del bene sequestrato…

Si evince che da questo punto di vista, la legge è carente… ma soprattutto la carenza fondamentale dell’Amministratore di una società e quella di non essere Egli,  fondamentalmente un’Imprenditore, cioè quella caratteristica essenziale di sapersi esporre al rischio d’impresa ovvero a quel rischio derivante da proprie scelte autonome nell’attività intrapresa; inoltre egli non possiede nel proprio Dna, il potere di organizzare i fattori produttivi che concorrono all’impresa operando le scelte relative alla conduzione dell’impresa stessa: cosa e quando intervenire, produrre (o scambiare), come, dove, quando e con quali mezzi: infatti questo rappresenta purtroppo il reale motivo doloroso perché un’azienda sottoposta ad amministrazione giudiziaria, quasi sempre, finisce in liquidazione oppure in fallimento!!! 


La gestione degli Amministratori nelle aziende sequestrate o confiscate da parte dello Stato…

Credo, che il presupposto fondamentale nello svolgimento e nella attività da parte dell’Amministratore giudiziario sia, il rispetto assoluto della legalità… 

Penso infatti che l’Amministratore è colui che nell’interesse dello Stato deve condurre un processo più o meno lungo, a seconda dei casi, basato sulla ripresa e/o nel sanare la gestione a Lui consegnata…
Ovviamente il compito da svolgere non è semplice ( soprattutto poiché non si è mai operato in quei settori), ma almeno di buono c’è che si è ben remunerati…

Qualcuno obietta che nell’occuparsi esclusivamente a tempo pieno all’incarico affidato, rinuncia ad una parallela carriera da libero professionista, ben più gratificante…, ma la “ verità nascosta” è,  che sono in molti ( per non voler dire quasi tutti ), coloro che esercitano entrambe le funzioni, mascherando la propria presenza, attraverso l’intestazione di propri Studi, denominati “ Società di servizi di consulenza ”, a parenti e/o colleghi prestanomi e/o a soci… 

Non ci si rende conto è qui una grave colpa è proprio data da quei soggetti abilitati a tale compito, in primiss da parte di quei Giudici e dei loro Custodi giudiziari, che nel confermare gli incarichi agli Amministratori giudiziari, dovrebbero prima valutarne non solo le reali capacità organizzative, tecniche ed anche pratiche nello svolgere tale compito ma  anche il tempo messo loro a disposizione…

Il compito non è solo e soltanto quello di sanare tutte quelle situazioni presenti nell’azienda, nel momento in cui egli ed il suo staff,  si immettono nella gestione della azienda sequestrata…

Fondamentale è cominciare ad inquadrare i soggetti all’interno della società, rivalutare e/o modificare gli inquadramenti dei dipendenti capaci, coloro che per primi si assumono in prima persona le responsabilità aziendali, allontanare quei soggetti non più necessari per la organizzazione, ristabilisce i contatti  commerciali, con clienti, fornitori, banche, imprese, ecc…, che per gli ovvi motivi, si sono allontanate…

Deve inoltre provvedere ad operare tutta una serie di tagli, riducendo gli sprechi e adoperandosi per rivalutare nuovamente la gestione e l’attività imprenditoriale… ed in questo farsi aiutare anche da coloro che operano all’interno dell’azienda e che hanno dimostrato di essere capaci…

Ovviamente l’adozione di queste misure cautelari, provocherà all’interno della società un momento di caos, a cominciare dai dipendenti che, ovviamente saranno allarmati temendo per il prosieguo del rapporto di lavoro, ai clienti che cercheranno di dirottare altrove le proprie commesse, ai fornitori che reclameranno immediatamente il saldo dei crediti, ed ancora le banche che chiederanno la revoca degli affidamenti sollecitando l’immediato rientro, ed infine anche i mass media che attraverso il loro clamore, susciteranno nei tanti, la convinzione che l’azienda sta per chiudere definitivamente…

Ecco è in questo che l’amministratore deve dimostrare la propria abilità, il confrontarsi con gli esistenti organi sociali, con il collegio sindacale, il consiglio di amministrazione o l’amministratore unico, rivedere i bilanci, verificare gli attivi ed i passivi, riprogrammare i pagamenti ad Enti pubblici e fornitori, rielaborare anche per vie legali il rientro degli incassi, riprogrammare i lavori in corso, quelli sospesi, aggiudicati o in fase di definizione di contratto.

Perché egli deve comprendere, che se da un lato gli è richiesto un provvedimenti che implica una attività conservativa, di custode giudiziario in senso stretto, limitandosi quindi ad una “ statica attività ” volta alla tutela della loro integrità e altrettanto necessario che egli si attivi, nella gestione e nella proseguo delle attività amministrative e commerciali… 
Infatti è dichiarato che il compito fondamentale del Custode/Amministratore dei beni oggetto di sequestro giudiziario è, in linea generale, quello di conservare ed amministrare, quale organo ausiliario di giustizia  i beni affidatigli sostituendosi al loro titolare al fine di preservarli, ma ove possibile incrementarne il valore economico

Quindi nel prendere possesso dell’azienda, non dovrà pensare di sedersi nella nuova poltrona direzionale, ma dovrà iniziare a operare e ragionare per nome e per conto dell’azienda a Lui affidata…
Cominciare a conoscere e valutare direttamente il personale; quasi sempre i lavoratori dipendenti dell’azienda sequestrata si trovano spesso in una situazione in cui i pagamenti degli stipendi sono stati ritardati, ma una volta ripristinata la regolare contribuzione, occorrerà cominciare ad emanare ordini di servizio, in virtù dei quali specificare ad ognuno i compiti e le responsabilità… e se necessario prendendo anche provvedimenti disciplinari, far capire da subito, chi comanda all’interno dell’azienda!!! 

Dopodiché bisogna intrattenere rapporti con i fornitori, controllare la presenza di assegni post-datati, a cui si è fatto ricorso, occorre poi effettuare la ricognizione dei beni aziendali, delle rimanenze di materie prime e delle attrezzature, della loro necessaria manutenzione, tutto ciò attraverso un inventario!!!

Importante è la contestuale verifica dei contenziosi: civili, amministrativi e tributari pendenti, per evitare di incorrere in preclusioni e/o decadenze di termini, ottemperare alla revisione contabile delle scritture, con particolare riferimento ai crediti, ai debiti ed alle disponibilità finanziarie. 
Fondamentale è anche controllare le dichiarazioni obbligatorie ai fini fiscali e previdenziali e comunicare all’Agenzia delle entrate ed agli Istituti di credito e Previdenziali l’adozione della misura cautelare.
La possibilità di accedere al credito è fondamentale per il proseguo dell’attività imprenditoriale, per cui occorre riavviare i contatti con le società bancarie ed eventualmente aprire nuovi rapporti bancari per meglio rendere conto delle attività di gestione. 

Per quanto poi riguarda l’attività produttiva, bisogna verificare la possibilità di proseguire l’attività aziendale secondo virtuosi percorsi di economicità, utilizzare anche la propria persona, per aprire nuovi rapporti lavorativi…, verificare e migliorare il ciclo produttivo, istituendo,  un registro delle operazioni, ed ancora rassicurare con la ripresa, l’ambiente circostante, inserendosi all’interno di Associazioni ed Enti per sviluppo e l’imprenditoria…

Capisco che purtroppo, egli si trovi legato ed imbavagliato dal suo stesso incarico, infatti diventa fondamentale capire in concreto, la differenziazione tra lo svolgimento tra l’ordinaria e la straordinaria amministrazione: la possibilità infatti che l’Amministratore Giudiziario possa compiere “ atti di disposizione ” dei beni affidatigli, non solo allorquando ciò sia necessario, ma anche nell’ipotesi in cui ciò si rilevi opportuno, al fine di salvaguardare il valore economico in funzione del quale ne è stato disposto il sequestro. 

La concreta delimitazione dei compiti del Custode/Amministratore ed i criteri alla cui stregua essi devono essere svolti, spetta, in ogni caso, al Giudice della cautela, il quale è tenuto a stabilire i criteri ed i limiti dell’amministrazione delle cose sequestrate, con lo stesso provvedimento a valere del quale è disposta la misura cautelare reale a valenza patrimoniale, ovvero con successivi provvedimenti, allorquando si ravvisi l’esigenza che i criteri ed i limiti della custodia debbano essere integrati o modificati per adeguarli alla fattispecie concreta.

Sarà, pertanto, il giudice “delegato” alla misura cautelare reale, a stabilire quali atti il custode dei beni oggetto di sequestro giudiziario può compiere da solo e quali atti, invece, possano essere effettuati subordinatamente all’acquisizione della specifica autorizzazione. 

E’ soltanto in mancanza di direttive del giudice, che il Custode/Amministratore sarà legittimato a compiere gli atti di ordinaria amministrazione del bene sequestrato ovvero quegli atti, anche di straordinaria amministrazione e di disposizione che per loro natura si rivelino indilazionabili, mentre per gli atti eccedenti l’ordinaria amministrazione avrà bisogno della previa autorizzazione del giudice della custodia. 

Per stabilire, poi, se una determinata attività sia da qualificarsi in “ordinaria amministrazione” oppure in “eccedente l’ordinaria amministrazione”, dovrà aversi riguardo non solo all’intensità degli effetti economico-giuridici di essa, ma anche alla natura del bene sequestrato…

Si evince che da questo punto di vista, la legge è carente… ma soprattutto la carenza fondamentale dell’Amministratore di una società e quella di non essere Egli,  fondamentalmente un’Imprenditore, cioè quella caratteristica essenziale di sapersi esporre al rischio d’impresa ovvero a quel rischio derivante da proprie scelte autonome nell’attività intrapresa; inoltre egli non possiede nel proprio Dna, il potere di organizzare i fattori produttivi che concorrono all’impresa operando le scelte relative alla conduzione dell’impresa stessa: cosa e quando intervenire, produrre (o scambiare), come, dove, quando e con quali mezzi: infatti questo rappresenta purtroppo il reale motivo doloroso perché un’azienda sottoposta ad amministrazione giudiziaria, quasi sempre, finisce in liquidazione oppure in fallimento!!! 

Prendiamo atto della precisazione…

Cera una volta una barzelletta che faceva così:

due amici, s’incontrano dopo circa vent’anni e nel ricordare i momenti trascorsi insieme, cominciano a chiedere l’uno dell’altro…
Ad un certo punto un amico chiede della famiglia, in particolare di quella santa donna della moglie… non me ne parlare ti prego risponde l’altro, una gran putt…., immagina che mi ha lasciato con due figli da accudire e se ne andata con uno più vecchio, ma pieno di soldi; l’amico dispiaciuto allora, comincia a chiedere della bambina, tanto carina e brava a scuola, specie in matematica…, ma dai con una madre come quella… tale madre tale figlia, pensa che è partita per Milano per fare la modella, ma ho scoperto che fa la escort, altro che studiare matematica quella è diventata esperta in Zoologia, con specializzazione in Ornitologia, infatti è diventata esperta di Uccelli…; l’amico ancora più mortificato, non sapendo più cosa dire e quali argomenti toccare, spera così, di poter salvarsi da quella ambigua e disperata situazione, chiedendo infine del figlio e sperando che almeno lui si sia salvato da questa incresciosa situazione… e l’amico: allora non hai ben compreso la mia disperazione, pensavo che i miei insegnamenti fossero bastati ed invece di trovarmi un figlio medico,  mi sono ritrovato con un tossico  che si prostituisce pure con gli omosessuali…

L’amico, ormai con le lacrime agli occhi chiese allora: ma veramente mi dici tutto ciò??? 

E’ come no… rispose l’altro: sull’onore della mia famiglia!!!
Ho voluto iniziare con una barzelletta perché in questi giorni ho letto in un mensile Catanese un’articolo, dove si faceva riferimento a presunte collusioni mafiose, inerenti la gestione degli appalti da parte di una società, all’interno di una committente, in particolare l’articolo riportava la frase ” strani affari “, facendo intendere sia per la società, che per i soci, un coinvolgimento a tutti gli effetti di carattere mafioso…

Ovviamente la società, affidava la risposta ( che veniva quindi pubblicata ) direttamente al proprio Amministratore Unico ed anche socio, il quale oltre che presentare la regolare e legittima trasparenza della propria società, precisava che nessuno delle persone elencate nell’inchiesta giornalistica, era stato mai coinvolto in indagini per fatti di Mafia… anzi aggiungeva … neanche per fatti diversi, in verità!!!
Ma volevo porre l’attenzione in particolare su quanto dichiarato dall’Amministratore: ” in considerazione del gravissimo danno all’immagine della società e dei soci arrecato dalle vostre propalazioni, vi invito a verificare quanto da me oggi rilevato, attività che, in verità avreste dovuto espletare anteriormente alla pubblicazione dell’articolo contestato, ed a porre in essere tutto quanto necessario per ristabilire il buon nome della società e dei soci “…

Ah… il termine propalazioni è bellissimo… perfettamente indicato, per quelle divulgazioni, fatte senza alcuna verifica e controllo, come quelle che ormai abitualmente vedo pubblicate in questo mensile…, se non ricordo male proprio il mese scorso, ne avevo letto un’altra analoga…
Comunque è veramente assurdo che chiunque possa essere gettato nel fango ed al giudizio dell’opinione pubblica, soltanto perché un cosiddetto giornalista, abbia erroneamente pubblicato il vostro nome o la vostra fotografia, in una qualsiasi notizia…, è proprio come la barzelletta, con la differenza che non si parla della propria famiglia, ma di quella degli altri…

E’ un completo schifo e forse cominciare come hanno fatto nel mondo con il SUN, cioè con il boicottare quel  giornale, potrebbe essere un’idea anche per quello nostro…
Comunque sapete quale stata la risposta del giornale…??? Pensate forse a delle scuse, alla correzione, ad un chiarimento dell’articolo, alla presentazione per l’errore casualmente formulato, Nooo…un semplice:
PRENDIAMO ATTO DELLA PRECISAZIONE

Prendiamo atto della precisazione…

Cera una volta una barzelletta che faceva così:

due amici, s’incontrano dopo circa vent’anni e nel ricordare i momenti trascorsi insieme, cominciano a chiedere l’uno dell’altro…
Ad un certo punto un amico chiede della famiglia, in particolare di quella santa donna della moglie… non me ne parlare ti prego risponde l’altro, una gran putt…., immagina che mi ha lasciato con due figli da accudire e se ne andata con uno più vecchio, ma pieno di soldi; l’amico dispiaciuto allora, comincia a chiedere della bambina, tanto carina e brava a scuola, specie in matematica…, ma dai con una madre come quella… tale madre tale figlia, pensa che è partita per Milano per fare la modella, ma ho scoperto che fa la escort, altro che studiare matematica quella è diventata esperta in Zoologia, con specializzazione in Ornitologia, infatti è diventata esperta di Uccelli…; l’amico ancora più mortificato, non sapendo più cosa dire e quali argomenti toccare, spera così, di poter salvarsi da quella ambigua e disperata situazione, chiedendo infine del figlio e sperando che almeno lui si sia salvato da questa incresciosa situazione… e l’amico: allora non hai ben compreso la mia disperazione, pensavo che i miei insegnamenti fossero bastati ed invece di trovarmi un figlio medico,  mi sono ritrovato con un tossico  che si prostituisce pure con gli omosessuali…

L’amico, ormai con le lacrime agli occhi chiese allora: ma veramente mi dici tutto ciò??? 

E’ come no… rispose l’altro: sull’onore della mia famiglia!!!
Ho voluto iniziare con una barzelletta perché in questi giorni ho letto in un mensile Catanese un’articolo, dove si faceva riferimento a presunte collusioni mafiose, inerenti la gestione degli appalti da parte di una società, all’interno di una committente, in particolare l’articolo riportava la frase “ strani affari ”, facendo intendere sia per la società, che per i soci, un coinvolgimento a tutti gli effetti di carattere mafioso…

Ovviamente la società, affidava la risposta ( che veniva quindi pubblicata ) direttamente al proprio Amministratore Unico ed anche socio, il quale oltre che presentare la regolare e legittima trasparenza della propria società, precisava che nessuno delle persone elencate nell’inchiesta giornalistica, era stato mai coinvolto in indagini per fatti di Mafia… anzi aggiungeva … neanche per fatti diversi, in verità!!!
Ma volevo porre l’attenzione in particolare su quanto dichiarato dall’Amministratore: “ in considerazione del gravissimo danno all’immagine della società e dei soci arrecato dalle vostre propalazioni, vi invito a verificare quanto da me oggi rilevato, attività che, in verità avreste dovuto espletare anteriormente alla pubblicazione dell’articolo contestato, ed a porre in essere tutto quanto necessario per ristabilire il buon nome della società e dei soci ”…

Ah… il termine propalazioni è bellissimo… perfettamente indicato, per quelle divulgazioni, fatte senza alcuna verifica e controllo, come quelle che ormai abitualmente vedo pubblicate in questo mensile…, se non ricordo male proprio il mese scorso, ne avevo letto un’altra analoga…
Comunque è veramente assurdo che chiunque possa essere gettato nel fango ed al giudizio dell’opinione pubblica, soltanto perché un cosiddetto giornalista, abbia erroneamente pubblicato il vostro nome o la vostra fotografia, in una qualsiasi notizia…, è proprio come la barzelletta, con la differenza che non si parla della propria famiglia, ma di quella degli altri…

E’ un completo schifo e forse cominciare come hanno fatto nel mondo con il SUN, cioè con il boicottare quel  giornale, potrebbe essere un’idea anche per quello nostro…
Comunque sapete quale stata la risposta del giornale…??? Pensate forse a delle scuse, alla correzione, ad un chiarimento dell’articolo, alla presentazione per l’errore casualmente formulato, Nooo…un semplice:
PRENDIAMO ATTO DELLA PRECISAZIONE

Povero…Vittorio: Un flop che non sorprende!

La trasmissione realizzata e condotta da Vittorio Sgarbi è stata un flop. Gli ascolti? Non hanno superato l’8,3% di share, circa due milioni di spettatori – meno della metà di quanto Rai1 registra normalmente in prima serata. 
Ora, non voglio soffermarmi troppo sulle percentuali, anche perché siamo abituati a vedere risultati assurdi per programmi demenziali tipo Grande Fratello o L’Isola dei Famosi. 
Ma c’è qualcosa che va oltre i numeri: c’è un atteggiamento, una pretesa arrogante di certi personaggi – spesso raccomandati – di poter usare la televisione pubblica come palcoscenico personale.
Come se la Rai fosse una loro proprietà, un teatro privato dove potersi pavoneggiare da “prime donne”, esibire un sapere autoreferenziale e far credere che solo pochi eletti abbiano accesso alla verità. Ma la realtà è un’altra: quel programma è morto, eppure lui no. È come un cieco che continua a illudersi di vederci ancora.
Questo è un momento di profonda trasformazione, di risveglio collettivo. I cittadini sono stanchi di questi stereotipi, di essere continuamente giudicati, consigliati, educati da chi sta in alto e crede di doverci dire cosa pensare, cosa guardare, come vivere. Di tuttologi e opinionisti stipendiati ce ne siamo rotti le scatole. Forse è arrivato il momento di lasciarli stare a casa loro, a fare i loro programmi culturali per parenti stretti e amici del cuore.
E poi, quel finale… quel brindisi augurale nella casa del Premier Silvio Berlusconi. Sul serio? Brindare insieme a chi ormai porta quasi sfiga? Magari era meglio non fare l’augurio… Ma soprattutto: perché non occuparsi dei problemi veri del Paese, invece di perdere tempo con queste cazzate?
Gli italiani di personaggi come Sgarbi, di politici sempre pronti a farsi bello schermo, di giornalisti pagati per tacere, di una televisione piegata ai poteri forti… ne hanno abbastanza. Ne vogliono stare lontani. Perché questa non è informazione, né cultura: è propaganda camuffata da dibattito, gossip travestito da approfondimento.
Mi chiedo allora: chi pagherà per questo contratto? Il Sig. Sgarbi sostiene: “Sono io l’autore, sono io il responsabile” , e aggiunge che l’unica prestazione che lo ha lasciato insoddisfatto è stata… la sua. Beh, se davvero ci crede, magari potrebbe rinunciare al compenso pattuito. Dopotutto, se non sei contento del lavoro che hai fatto, forse non meriti di essere pagato per intero. Io gli concederei solo la prima puntata. Vedremo se il vile denaro non lo tradirà.
Perché il servizio pubblico, quello vero, deve tornare a essere tale. Deve ospitare giornalisti liberi, indipendenti, bipartisan, non raccomandati dell’ultimo minuto messi lì tanto per riempire uno schermo. Deve tornare a fare dibattito, inchiesta, approfondimento. Provare a imitare Annozero , Ballarò , Report – programmi nati dalla voglia di raccontare il reale – è già difficile. Farne delle copie sbilenche, fatte solo per attaccare o scandalizzare, è semplicemente indegno.
Certuni sembrano nati per fare ciò che a Catania chiamiamo “u curtighiu” : quel pettegolezzo continuo, quel taglio e cucito di fatti, persone ed eventi, che nasce nei cortili, tra panni stesi e caffè appena fatto. Quel luogo dove si sparla, si commenta, si giudica senza conoscere. Oggi, purtroppo, quelle dinamiche sono finite in TV. E noi, di questo gossip mascherato da cultura, siamo stanchi.