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Catania: Un primato che brilla, sì… di oscurità!


Ed ecco che la conferma arriva puntuale e inesorabile come un tramonto sull’Etna: non resta che sedersi, come quel signore disteso sul tavolo del mio quadro, a contemplare un paesaggio dietro di sé, bellissimo, incandescente e inesorabilmente immobile, mentre intorno tutto precipita…

Il dato sulla “qualità delle amministrazioni locali” ci ha regalato un balzo degno di un’atleta specialista in fuga all’indietro: ultimo posto nazionale.

Non un passo falso, non un infortunio momentaneo, no… un vero traguardo. Il risultato di un anno in cui sguardi alti e maniche basse hanno lavorato in perfetta sincronia, come due ingranaggi oliati dalla rassegnazione, per produrre quel piccolo miracolo che solo l’incuria, coltivata con metodo, può portare a compimento.

Nella classifica generale sulla qualità della vita, siamo scivolati al 96° posto, tredici gradini verso il basso, con la grazia di chi scende una scala mobile rotta senza neanche accorgersene. E mentre sprofondiamo, a brillare beffardamente c’è solo la nostra illuminazione pubblica sostenibile, premiata come faro nel buio.

Peccato che quel faro, per chi percorre la tangenziale davanti all’aeroporto Fontanarossa – vedasi quanto ho scritto a suo tempo al link: http://nicola-costanzo.blogspot.com/2024/07/sindaco-e-assessorato-alla-viabilita.html – sia ancora un’ipotesi astratta. Forse chi ha redatto il report non ha mai guidato di notte da quelle nostre parti, o forse semplicemente ha scelto l’illuminazione metaforica, quella che si accende un attimo prima di chiudere il documento.

Alla voce ambiente e servizi il crollo è stato “solo” di sette posizioni – una sorta di applauso di consolazione da parte del destino, ma la vera opera d’arte – quella che meriterebbe un allestimento in una galleria di performance tragicomiche – è il tracollo in demografia e società: trentacinque posizioni in meno, un record da Guinness dell’apatia collettiva.

Sì… moriamo di più di tumori, usciamo prima da scuola, come se il sapere fosse un bagaglio troppo pesante da portare oltre la terza media. Eppure, per un paradosso degno di Pirandello, continuiamo a fare figli e abbiamo pochi anziani a carico. La nostra gioventù, così, ha tutto il tempo del mondo per assistere in diretta al declino… con comodo, seduta in prima fila, magari sgranocchiando popcorn forniti dalla rassegnazione generazionale.

E il lavoro? Siamo al 98° posto! Le imprese qui falliscono più che altrove, ma almeno le pensioni di vecchiaia scarseggiano, forse perché qui si invecchia più in fretta, forse perché la pensione arriva solo dopo aver superato l’esame di realtà…

E la giustizia? La sicurezza? Be’, quelle sono le colonne portanti della stabilità: stabili nella mediocrità, solide nella precarietà, un esempio raro di coerenza amministrativa.

Insomma, una cosa sola possiamo dire con certezza, in mezzo a questo mare di oscillazioni: la nostra capacità di confermare il peggio è straordinariamente affidabile. Una costante, in un universo di variabili.

Naturalmente, a commentare il disastro ci pensa la politica – in particolare l’opposizione, che declama con la solita litania: “destra”, “scelte miopi”, “mancanza di visione”. Hanno ragione, certo… ma viene da chiedersi, mentre snocciolano dati con la solennità di chi fa finta di meravigliarsi, di non sapere, quando a quei loro stessi discorsi non è mai seguita un’azione chiara (con il rischio di dover perdere la propria poltrona…) se non ribadire ciò che oggi suona, come un déjà vu, le solite chiacchiere in salsa catanese.

Perché il problema, vedete, non è solo di chi oggi amministra – no… non sto parlando della criminalità organizzata, quella è un’altra storia, troppo nota per essere rievocata qui come se fosse un colpo di scena in una serie già vista – il vero dramma è quel coro muto di assenze: di responsabilità scaricate, di competenze dimenticate, di promesse che evaporano come la pioggia sulla lava rovente.

Da quando sono arrivato in questa città, i problemi sono rimasti sempre gli stessi, come vecchi mobili impolverati che nessuno butta via perché “tanto, prima o poi serviranno”. Sì… son cambiati i volti – quasi mai i cognomi – a volte le sigle di partito, ma la musica no… quella è sempre la stessa, un valzer lento e stonato, dove chi non balla viene guardato come un intruso. Del resto, come recita una delle massime più sagge di questa terra: se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi.

E i cittadini? Niente… loro semplicemente ballano. Cambiano casacca con la disinvoltura di chi sa che il vero potere non è nelle idee, ma nelle file. Si rivolgono a chi è appena salito sul carro dei vincitori, non per convinzione, ma per sopravvivenza, per ottenere un posto, per sbloccare una pratica, per comprare un silenzio. E intanto, passo dopo passo, accompagnano quotidianamente con le proprie azioni quel carro, con la tranquilla consapevolezza che, “sì… così è più comodo”… per tutti!

Tranne, forse, per quel signore disteso sul tavolo. Lui sembra aver capito che comodo non vuol dire giusto, ma solo più lento. E che, prima o poi, anche il tramonto sull’Etna finisce. Poi – ahimè – viene il buio. Già… quello vero.

“Cà… non si jetta nenti”. Quando il rifiuto diventa business!

C’è un silenzio strano che accompagna certi autocarri… già sono carichi di qualcosa chiamato “rifiuto”, pericolo e non…

Già…. nessuno li vuole nel proprio Comune, e allora vengono diretti chissà dove, con documenti che forse non quadrano. Ma tanto si sa: nessuno controllerà davvero.

Sì, sembra tutto regolare, tutto in ordine, eppure, dietro quelle procedure si nasconde un movimento furtivo, un percorso che sa come evitare gli sguardi indiscreti.

Dietro ogni bidone, ogni tonnellata di materiale, ogni discarica – autorizzata o no – c’è un giro di soldi che fa invidia ai principali indici mondiali. E non parlo di pochi euro, ma di milioni. Milioni che si muovono tra le pieghe di un sistema che, sulla carta, dovrebbe proteggerci, ma che in realtà, costantemente, ci tradisce.

Il rifiuto, in fondo, è solo un errore di prospettiva. Per qualcuno è immondizia; per altri, è materia prima. E quando quella materia prima non ha un prezzo stabilito, quando il suo valore dipende da chi la smaltisce, da chi la ricicla, o da chi, ancor peggio, la brucia o la seppellisce illegalmente… ecco che diventa terreno fertile per chi sa muoversi nell’ombra.

Non importa di cosa si tratti. L’importante è che qualcuno paghi per farla sparire. E chi riesce a farla sparire – anche se lo fa male, anche se la nasconde in un campo invece che in un impianto autorizzato – intasca. E ahimè, intasca bene!

Ecco così che nascono le discariche abusive, scavate nel terreno come fossero tombe per la dignità di un territorio. Ecco sorgere falsi impianti di riciclaggio, dove il materiale non viene mai lavorato, ma solo accumulato, per poi sparire di nuovo o essere rivenduto per riempimenti, colmate, e via discorrendo. E così, mentre sulle carte tutto risulta trasformato, rigenerato, reinserito nel ciclo produttivo… quel materiale misteriosamente svanisce.

Per far ciò, nascono società fantasma: niente autocarri, niente dipendenti, men che meno stabilimenti. Eppure emettono fatture, mensilmente, appoggiandosi ad autorizzazioni ottenute con nomi prestati, documenti taroccati e, soprattutto, funzionari compiacenti.

E così, mentre questo sistema marcio gira, l’ambiente si ammala, l’acqua si inquina, l’aria diventa veleno. E nessuno alza la voce. Sì, perché qualcuno, da qualche parte, sta guadagnando troppo. E non ha alcuna intenzione di fermarsi.

Eppure, il problema non è solo di chi smaltisce il rifiuto, è di chi decide cosa farne, e soprattutto di come si controlla la sua tracciabilità. Perché dietro ogni tonnellata di rifiuto c’è un appalto, una gara, una commessa che può valere milioni e milioni di euro. E quando i controlli sono deboli, quando chi dovrebbe vigilare chiude un occhio – anzi, tutti e due – allora il crimine organizzato capisce in fretta che gestire i rifiuti è più redditizio della cocaina.

Senza confini, senza rischi di sequestri, con coperture legali che durano anni. Basta un autocarro, un terreno isolato, uno stabilimento interdetto. Gli si aggiunga un funzionario corrotto… ed ecco, il gioco è fatto. Il rifiuto non è più un problema ambientale: diventa un prodotto. E come ogni prodotto, ha un prezzo. Solo che quel prezzo lo paghiamo noi, in salute, con un paesaggio contaminato: suolo, acqua, aria avvelenati. Non solo: la dispersione di sostanze tossiche rende il territorio inadatto all’agricoltura, creando effetti devastanti sugli ecosistemi.

Ma forse la cosa più amara è che tutto questo accade mentre parliamo di economia circolare, di sostenibilità, di transizione ecologica. Belle parole, progetti ambiziosi. E soprattutto, finanziamenti europei. Fondi ricevuti per il riciclo, incentivi incassati per le energie pulite. Ingenti somme di denaro che finiscono nelle tasche di chi ha imparato a falsificare – persino la coscienza.

Perché il rifiuto, se ben gestito, potrebbe davvero diventare risorsa. Potrebbe ridurre l’inquinamento, creare lavoro vero, alimentare nuove industrie. Ma quando il sistema è infetto, quando la trasparenza è un optional, allora anche la speranza si trasforma in merce di scambio.

E allora, “ca’ non si jetta nenti” diventa una frase amara, ironica, quasi beffarda. Perché in realtà si getta tutto: la legalità, la responsabilità, e soprattutto il futuro!

Si tiene solo il guadagno. Sporco, silenzioso, continuo. Fino a quando qualcuno non deciderà che quell’autocarro illegale non deve più circolare per le nostre strade. Fino a quando qualcuno – onesto e incorruttibile – capirà che il rifiuto non è un affare, ma un dovere.

Perché se quel dovere non inizieremo a rispettarlo, tra un po’ di anni… lo pagheremo tutti. In particolare i nostri figli. E i nostri nipoti.

Un’eccellenza da raccontare: Quando la professionalità sorprende.

Di solito, sapete bene, non sono uno che ama osannare o tessere pubblicamente le lodi di questa o quella attività. 

Preferisco altro, ma oggi faccio un’eccezione perché credo che quando si incontra qualcosa di buono, fatto come si deve, sia giusto dirlo. 

Soprattutto qui, nella nostra terra, dove troppo spesso siamo costretti a parlare di ciò che non va. 

Ecco, questa volta voglio parlare di ciò che funziona, anzi, funziona benissimo. Voglio parlare di una realtà che ho avuto modo di conoscere in questi anni e che mi ha colpito per la sua serietà: il “Palazzo della Salute” di Catenanuova. 

So per certo che chi la conosce più da vicino, chi ha avuto a che fare con i suoi titolari e con i collaboratori che ci lavorano, potrà confermare ogni mia parola. Quello che trovano lì, le persone, è un modo completamente nuovo di vivere la propria salute, un posto dove finalmente tutto è semplice.

Niente più lunghe attese, né peregrinazioni tra studi sparsi per la provincia perché in un unico luogo, accogliente e all’avanguardia, si trova tutto ciò che serve per la cura del corpo e della mente. È un approccio che parte da una visione chiara: il benessere vero è un equilibrio che coinvolge sia la salute fisica, assente da patologie, sia quella psico-emotiva, ed è questo che cercano di costruire ogni giorno con i loro pazienti.

La loro forza sta in uno sguardo multidisciplinare che abbraccia tutto, dalla Nutrizionista alla Cardiologia, dalla Ginecologia alla Psicologia, persino con il supporto della Telemedicina, per offrire un percorso veramente su misura. Ma il cuore di tutto, lo dico con convinzione, è la cultura della prevenzione che respirano in ogni stanza. Loro per primi sanno, come dicono, che la salute dipende più dalle precauzioni che dalle medicine e per questo insistono così tanto sugli screening periodici, perché una diagnosi precoce fatta in tempo, quando una malattia è ancora silenziosa, può cambiare tutto il corso di una vita.

E non si fermano qui, perché il loro impegno si estende anche alle aziende del territorio con una medicina del lavoro attenta e seria, che valuta i rischi specifici e si prende cura della salute di chi lavora, prevenendo le malattie professionali. Persino il desiderio di sentirsi bene nel proprio corpo, che è un’esigenza profondamente legata al benessere interiore, trova qui una risposta seria nella medicina estetica, praticata da medici certificati in massima sicurezza, lontano da qualsiasi improvvisazione. 

Come ripete spesso la Dott.ssa Daniela Catalano: è sano chi fa prevenzione! 

Ed è questo il messaggio potente che portano avanti ogni giorno: incoraggiare le persone ad avere un controllo maggiore sulla propria vita e sul proprio benessere. Per me, vedere che tutto questo esiste e funziona a pochi minuti da casa, è un motivo di orgoglio e di speranza concreta.

Lettera aperta per il Sindaco Trantino sulla metropolitana di Catania: alcuni miei lettori mi hanno chiesto di procedere con semplici modifiche…

Sig. Sindaco, buongiorno,
mi rivolgo a Lei per portare alla Sua attenzione alcune osservazioni emerse nei giorni scorsi sulla mia pagina social.

Dopo aver pubblicato un post riguardante i lavori della Metropolitana di Catania, alcuni miei lettori, utenti abituali di questo servizio, hanno condiviso commenti riguardanti le difficoltà riscontrate durante l’utilizzo della linea.

Difatti, dopo aver letto con attenzione le loro segnalazioni, ritengo che molte di queste problematiche possano essere risolte con interventi mirati e tempestivi. Ritengo quindi che un miglioramento del servizio non solo sarebbe di grande beneficio per i cittadini che quotidianamente utilizzano la metropolitana, ma contribuirebbe anche a rendere più efficiente la mobilità nella nostra città.
Tralasciando, quindi, quanto da me evidenziato in precedenza – un pensiero condiviso da molti dei miei lettori – riguardo ai ritardi nei lavori appaltati (elemento ahimè, purtroppo ricorrente in tutto il Paese), ritengo che il problema della nostra metropolitana possa essere affrontato e risolto attraverso alcuni interventi mirati.
Innanzitutto, riguardo alle frequenze di passaggio, uno dei miei lettori ha sottolineato che, per rendere la metropolitana davvero competitiva e funzionale, sarebbe necessario ridurre l’intervallo attuale da 10/15 minuti a 5/10 minuti. Questo cambiamento renderebbe il servizio molto più appetibile per gli utenti, incentivando un maggiore utilizzo rispetto ai mezzi di superficie.
Inoltre, è emersa la necessità di anticipare la prima corsa della metropolitana alle 6:00, anziché alle 7:00 come avviene attualmente. Come è noto, la maggior parte dei cittadini inizia a lavorare già alle 7:00, e l’attuale orario di partenza rischia di penalizzare chi ha bisogno di spostarsi presto per essere puntuale sul posto di lavoro. D’altronde, come si suol dire nella nostra città, “non travagghiamu mica o Comuni…” – e quindi diventa fondamentale poter contare su un servizio efficiente già dalle prime ore del mattino.
Passando agli orari del servizio, attualmente la linea prevede una corsa ogni 10 minuti dall’inizio del servizio fino alle 15:00, per poi passare a una frequenza di 15 minuti dalle 15:15 fino alla chiusura. Tuttavia, al di là delle problematiche legate al sistema di controllo tra un convoglio e l’altro, le frequenze attuali si rivelano insufficienti per alleggerire in modo significativo il traffico su superficie, sia pubblico che privato.
L’ideale, secondo i miei lettori, sarebbe dimezzare i tempi di attesa tra una partenza e l’altra. Alcuni hanno suggerito di aumentare la capacità dei convogli abbinando due vagoni, anche se non so quanto questa ipotesi possa essere fattibile dal punto di vista tecnico e organizzativo. Difatti, con un’attesa massima di 4/6 minuti, il sistema diventerebbe sicuramente più interessante per la clientela, contribuendo a ridurre l’affollamento e a migliorare l’esperienza complessiva degli utenti.
Sono convinto che, con questi interventi mirati, la metropolitana di Catania potrebbe diventare un vero e proprio punto di riferimento per la mobilità cittadina, offrendo un servizio più efficiente e rispondente alle esigenze dei cittadini.

Il sottoscritto, abituato a frequentare la metropolitana di Milano negli ultimi anni, non può che condividere pienamente le riflessioni sopra esposte. L’efficienza di un servizio di trasporto pubblico si misura anche nella sua capacità di adattarsi alle esigenze reali dei cittadini, e su questo punto c’è ancora molto da fare per la nostra metropolitana.

Un altro tema cruciale, come già accennato, è quello degli orari di inizio e fine servizio. Attualmente, nei giorni feriali, il servizio inizia alle 6:40 (direzione Stesicoro) o alle 7:00 (direzione Nesima). Far partire la prima corsa mezz’ora prima, o ancor meglio alle 6:00, significherebbe andare incontro alle esigenze di quanti iniziano a lavorare presto la mattina – che, come sappiamo, rappresentano la maggioranza.

Lo stesso discorso vale per l’orario di fine servizio: servirebbero almeno due corse aggiuntive per consentire il rientro a casa di quanti finiscono di lavorare tardi. Evito di riportare anche qui una delle tipiche frasi dei catanesi, ma è chiaro che un servizio più esteso sarebbe di grande aiuto per molti cittadini.

Ritengo, inoltre, che l’aumento dei costi derivante da queste modifiche potrebbe essere parzialmente coperto dagli incassi aggiuntivi generati da un maggiore utilizzo del servizio. Una parte delle risorse potrebbe anche essere ricavata attraverso un aumento dei controlli e delle relative sanzioni per l’uso improprio dei parcheggi oltre l’orario consentito.

Tuttavia, il fattore più importante è un altro: aumentando la clientela della metropolitana, si ridurrebbe enormemente il flusso di auto in città, con tutti i benefici che ne derivano: meno inquinamento, meno traffico, meno problemi di parcheggio e, in generale, una migliore qualità della vita per tutti.

Sig. Sindaco Trantino, mi consenta una nota personale. Come ben sa, la Sua elezione è avvenuta in maniera diretta, con il consenso della maggioranza dei cittadini, proprio perché la comunità ha scelto Lei per risolvere i problemi della città. Con quella nomina, i cittadini Le hanno attribuito la responsabilità di governare pienamente Catania, affidandosi alle Sue capacità e alla Sua visione.

Ed allora, perché non accontentarli? D’altronde, parliamo di richieste talmente semplici da attuare, ma che avrebbero un impatto enorme sulla vita di molti cittadini. Si tratta di interventi che consentirebbero loro non solo di risparmiare tempo e stress, ma anche di alleggerire una parte importante dei loro esigui salari, grazie a un servizio di trasporto che, per sua natura, dovrebbe essere rapido ed efficiente.

Vedrà, Sig. Sindaco, i Suoi concittadini, a momento debito, ricorderanno ciascuna delle Sue azioni, sia nel bene che nel male. Sa bene che tutto dipende da Lei e dai collaboratori che si è scelto.

Colgo l’occasione per augurarLe un buon lavoro e per incoraggiarLa a continuare per la strada che sta percorrendo finora.

P.s. Un ringraziamento speciale va a un mio lettore, @matra.bsky.social, per aver chiarito alcuni dubbi e contribuito a questa riflessione.

Un Buon 2024 e al sottoscritto: buon compleanno.

Si dice che il capodanno sia il compleanno di tutti, per me lo è sicuramente essendo nato il 1 gennaio del 1967.

Già… un giorno importante, tutti si ricordano di festeggiarlo ed il sottoscritto trova sempre una torta a ricordargli che in questo questo giorno, si ritrova ad avere un anno in più…
Poco importa, come dico sempre l’importante è star bene è non sentir gli anni che incalzano, d’altronde fintanto che lo spirito resta quello di sempre e cioè “giovanile” e i sentimenti per la vita sono ancora puri come quelli che possiede un bambino, va tutto bene…
In questo primo giorno di gennaio siamo tutti propensi a riflettere sulle cose importanti, domande più facile a farsi che a rispondere: quanto sono migliorato nell’anno passato e quali buone intenzioni vedo ora all’alba di questo nuovo anno???
Per quanto mi riguarda vorrei mantenere ciò che ho e al nuovo anno non ho molto da chiedere, sì niente di più di quanto già non possieda.
Perché alla fine cosa chiediamo??? Salute, amore, un po’ di tempo, qualcuno desidera ancor più denaro, il sottoscritto viceversa ritiene di aver avuto finora una bella vita, sia passata che presente e sono certo che sarà così anche nel prossimo futuro, perché alla fine non ho mai chiesto nulla per me, anzi il più delle volte ho pregato che siano altri a beneficiare dei miei desideri… 
Difatti, spegnendo quelle candele ad ogni mio compleanno, il mio pensiero è stato sempre rivolto verso coloro che amo o che soffrono, un auspico che – come quel fumo che sale verso l’alto – porti alla fine a realizzare ciascun mio desiderio; già… chissà se forse qualcuno da lassù vedendo che mai nulla chiedo per me, non realizzi quelle mie richieste…
Con l’arrivo del nuovo anno quindi vorrei cominciare a vedere l’umanità trattarsi bene, iniziare finalmente ad amarsi e a vivere felici, senza odi, razzismi, violenze e guerre…
Desidero per ogni bimbo del mondo che questo giorno d’inizio anno sia qualcosa d’importante, un orizzonte di opportunità e principio di benessere e prosperità, possa quindi questo nuovo anno essere vissuto da loro senza rimpianti, perché come dico spesso: non si è mai troppo tardi per essere ciò che si sarebbe voluti essere!!!
Ed allora, siate tutti felici in questo anno 2024!!!

Un "Movimento" al capolinea?

La regola sul limite dei due mandati ha segnato la fine di una stagione politica, azzerando gran parte della classe dirigente storica di un Movimento che, appena pochi anni fa, prometteva di rivoluzionare la politica italiana. Molti esponenti che avevano fatto la storia di questa forza politica si ritrovano ora esclusi, costretti a lasciare le istituzioni e a tornare alle loro vite precedenti.

L’entusiasmo iniziale, che aveva portato un gruppo numeroso e variegato in Parlamento, si è trasformato in frammentazione e crisi interna. In pochi anni, il Movimento è passato da ambiziosi progetti di cambiamento a una realtà politica ridimensionata e spesso percepita come priva di una direzione chiara.

La decisione di applicare rigidamente la regola dei due mandati, un principio fondante, ha però sollevato critiche. Per molti, questa scelta ha comportato l’esclusione di figure esperte, che avevano accumulato un importante bagaglio di conoscenze politiche. Tuttavia, altri ritengono che il rispetto di questa norma rappresenti un segnale di coerenza e un modo per rinnovare la politica.

Ciò che rimane oggi è un panorama complesso: un movimento che si interroga sul proprio futuro, con diversi protagonisti che cercano di ritagliarsi nuovi ruoli, spesso in contrasto tra loro. Mentre alcuni puntano a ricostruire la forza politica dalle fondamenta, altri, più disillusi, abbandonano il progetto originale per cercare nuovi spazi politici.

Sul piano nazionale, il declino del Movimento sembra riflettere un cambio di clima tra gli elettori. La promessa di un cambiamento radicale è stata rimpiazzata da un generale senso di disillusione, mentre il panorama politico si riorganizza attorno a nuovi equilibri e priorità. Tuttavia, il fermento sociale che aveva portato alla nascita del Movimento non è svanito: le frustrazioni, il malcontento e la domanda di maggiore trasparenza e giustizia restano vive, pronte a trovare nuovi sbocchi.

Il futuro è incerto, ma una cosa è chiara: quello che era nato come un esperimento politico rivoluzionario è ora a un bivio, e ciò che accadrà nei prossimi anni sarà decisivo per capire se questa esperienza potrà rigenerarsi o se sarà destinata a dissolversi del tutto.

Covid: da lunedì scuole chiuse in 14 Comuni siciliani, Riesi “zona rossa”

La Sicilia resta in “zona gialla”, ma in attuazione del nuovo Dpcm scuole chiuse in 14 Comuni siciliani da lunedì 8 a sabato 13 marzo. 

Lo ha deciso il presidente della Regione Nello Musumeci, con una propria ordinanza appena firmata. In base al report dell’assessorato alla Salute, infatti, sono stati superati i 250 casi positivi al Covid su 100mila abitanti.

Lo stop alle lezioni riguarderà: Caccamo, San Cipirello e San Giuseppe Jato, in provincia di Palermo; Castell’Umberto, Cesarò, Fondachelli Fantina e San Teodoro, nel Messinese; Lampedusa e Linosa e Porto Empedocle, in provincia di Agrigento; Licodia Eubea e Santa Maria di Licodia, nel Catanese; Montedoro, Riesi e Villalba, in provincia di Caltanissetta.

La valutazione sulla chiusura o riapertura degli istituti scolastici verrà fatta settimanalmente in base ai dati del servizio di Sorveglianza ed epidemiologia dell’assessorato.

Con la stessa ordinanza, visto il crescente numero di casi positivi, è stata disposta l’istituzione della “zona rossa” a Riesi, nel Nisseno, da sabato 6 a lunedì 22 marzo. 

Attualmente sono già “off limits” San Cipirello e San Giuseppe Jato, nel Palermitano.

Ma siamo certi che qualcuno controlla quei traffici illeciti compiuti con la gestione delle cave e dei rifiuti???

Preg.mo Distretto Minerario…

Si vorrei iniziare così questa mia missiva ad un Ente importante, perché esso tra le sue funzioni (per chi non lo sapesse), svolge tutta una serie di attività, quali ad esempio, la vigilanza e il controllo sull’applicazione delle leggi minerarie e l’applicazione di tutte quelle norme riguardanti la sicurezza e la salute dei lavoratori, di questo settore di competenza…
Tra i suoi compiti vi sono difatti:
– ispezioni ordinarie e verifiche di impianti elettrici nelle cave, nelle attività extra-minerarie, nei permessi di ricerca e nelle concessioni minerarie;
– accertamenti di cave abusive;
– rilascio nulla osta esplosivi nelle cave, nelle attività extra-minerarie, nelle concessioni minerarie.
Inoltre l’Ente svolge anche adempimenti connessi ai compiti del Servizio, quali:
– istruttorie delle istanze per il rilascio di permessi di ricerca e concessioni di sostanze minerali di 1° categoria;
– controllo pagamento del canone annuo e superficiario, sui permessi di ricerca e concessioni minerarie;
– istruttoria istanze per il rilascio di autorizzazione per l’esercizio di attività di cava. 
Da quanto sopra si comprende come questo settore, occupi un’interessante comparto nell’economia della nostra regione, sia per il sostanzioso giro economico che realizza, ma anche per il comparto occupazionale che concretizza, in virtù dell’indotto che le sue lavorazioni realizzano, ed infine, per quanto concerne i rifiuti, si occupa in termini di salute e salvaguardia dell’ambiente per i cittadini…
Ora… – sarà che ultimamente riesco ad anticipare quanto solitamente a breve potrebbe avverarsi sotto l’aspetto giudiziario – ma certamente, in questo particolare caso, mi è più facile prevedere una qualche inchiesta, a causa della materia messa in campo, che come ben sappiamo è nel mirino di quella associazione criminale, dedita ad accrescere la propria attenzione nei confronti di quei settori come  l’estrazione e i rifiuti, in particolare di quelli speciali e pericolosi.
Ho l’impressione (ma basti osservare la scarsa attenzione con il quale i media e il web danno notizie su questi argomenti) che vi sia una sorta di reticenza, e di conseguenza l’opinione pubblica, assegna a questo fenomeno (di grande portata, ma perfettamente ben celato), poca importanza…
D’altronde, fateci caso… i rifiuti fanno notizia solo quando li troviamo disseminati per le strade, quando si ha difficoltà a smaltirli, quando i siti predisposti alla loro trattamento sono al collasso, oppure quando quegli aggregati sono parte integrante di un calcestruzzo depotenziato, ed è il motivo per cui difficilmente, questi vengono fatti emergere, quando la notizia riguarda traffici illeciti o discariche abusive…
Un silenzio tombale… e vi assicuro che serve a poco, anzi direi a nulla, denunciare fatti gravi come quelli a volte individuati e portati a conoscenza delle autorità giudiziarie, poiché – per motivi che al sottoscritto sembrano assurdi – si preferisce solitamente insabbiare quelle attività compiute in maniera illegale…
D’altronde se i dati indicano che in Italia, vengono smaltiti in maniera non corretta o del tutto illecita più di 100 milioni di tonnellate di rifiuti, si può comprendere l’importanza di quel giro d’affari che questo business produce, causando di fatto un danno all’erario quantificato in un migliaio di milioni di euro.
E’ evidente che di fronte a tali cifre, sono in molti a chiudere un occhio e forse anche due… e non c’è quindi da meravigliarsi se quelle associazioni di stampo mafioso, abbiano saputo negli anni infiltrare i propri imprenditori in questo settore, affinché potessero svolgere quanto necessario in un tessuto particolare difficile da controllare, grazie soprattutto alla disponibilità concessa loro, proprio da una parte di quei soggetti istituzionalmente preposti ai controlli di quelle coltivazioni di cave e della loro estrazione o della tutela del ciclo dei rifiuti , realizzando così gravi distorsioni non solo al mercato, ma anche alla libera concorrenza…
Nei miei prossimi post, faro in modo di descrivere in maniera pratica, il “modus operandi” che alcuni imprenditori di questo settore adottano abitualmente…
Resterete sorpresi dalla semplicità delle procedure e di come quotidianamente si riescono a compiere quei traffici illeciti, attraverso le crepe normative lasciate aperte loro, da questo sistema legislativo debole!!!
Non pensiate inoltre che quanto sopra avvenga nel più totale buio della notte…
No all’opposto… il tutto vine compiuto come si dice: “Alla luce del giorno“!!!

Predetto… accaduto: disastro ambientale in Liguria!!!

Il giorno del referendum sulle trivelle si è preferito andare a passeggiare… e mentre le urne stavano per chiudere, una parte dell’oleodotto Iplom sversava i propri olii lungo i torrenti per sfociare a mare…

Avevo predetto il danno ambientale… anticipandone i rischi: per la fauna, le coste, la salute dei cittadini e senza dimenticare tutti i risvolti occupazionali anche nel settore del turismo che a causa di quanto sopra, potrebbero condurre i turisti a dirigersi verso altri e più puliti lidi…
Ora forse saranno in molti a pentirsi della scelta fatta al referendum… adesso che il disastro ha colpito proprio una di quelle regione che non presentavano “trivelle”, si può comprende meglio la motivazione di tutti quei sostenitori del si delle altre regioni, che ahimè chiedevano una mano per evitare un futuro possibile disastro ambientale !!!
Come sempre si voleva fare passare quanto accaduto nel più completo silenzio… perché ormai da noi l’importante è censurare quanto avviene, in particolare per non far emergere quelle responsabilità politiche e amministrative, ancor prima che societarie…
Ma è logico credere che con un business miliardario qual’è quello del petrolio… sono in molti ad avere avuto in questi anni la bocca cucita o quantomeno si sarà sorvolato su tutti quei controlli certamente previsti!!!
Non per nulla lo chiamano “oro nero” e nel salire e scendere per quelle condotte… sicuramente un po di quell’oro sarà rimasto in qualche tasca sotto forma di tangenti e bustarelle…

Sarei curioso di sapere ora chi pagherà… non mi riferisco ai dirigenti della società (quello è una ovvietà…), ma m’interessava conoscere i nomi dei responsabili che avrebbero dovuto effettuare quella adeguata prevenzione ambientale e di messa in sicurezza, segnalando quando opportuno, ciò che non andava… ecco mi chiedo, dov’erano questi e dove sono adesso???

Le barche dei pescatori in questi giorni si son dovute ritirare… di pesce non ne parliamo… mentre i primi uccelli iniziano a cadere a terra, con le ali impregnate di bitume… proprio in quelle spiagge che adesso iniziano ad imbrattarsi di nero…
Dopotutto, come avevo espresso nel mio precedente post: il “gregge” ha scelto il “greggio”… 
Ora però… a pochi giorni di distanza… s’inizia a parlare di “disastro ambientale”, perché dai controlli effettuati sembrano essere fuoriusciti circa 700 tonnellate di greggio!!! 
Quindi, all’apertura della stagione estiva balneare, ci si ritrova con un problema che potrebbe distruggere completamente l’economia di una regione.
Il gregge sta fluttuando nel mare e le correnti marine lo stanno trasportando in lungo e largo su buona parte della costa ligure… con l’aggravante che a breve, l’arrivo di temporali potrebbe aggravare la situazione, trasportando per parecchi chilometri…quelle sostanze oleose.
Certo a danno compiuto..(ma è così che funzionano le cose nel nostro paese…). si avviano le inchieste delle procure, si dispone il sequestro della raffineria… e i dipendenti (circa 250)… a cui a breve si aggiungeranno tutti quelli dell’indotto… (sono sempre purtroppo quest’ultimi a dover pagare per tutti) sono stati posti in CIG (almeno quelli più protetti dai sindacati della raffineria), mentre i restanti… appartenenti a società minori… verranno pian piano certamente licenziati!!!
Su quanto sopra, mi sono limitato a evidenziare esclusivamente i danni immediati… mentre di quelli futuri e cioè dai rischi da esposizione da inquinanti, staremo a vedere cosa accadrà agli anziani (già affetti da patologie croniche) ed ai bambini…
Si, purtroppo è scientificamente dimostrato che nell’infanzia i processi di assorbimento e di metabolismo risultano accelerati ed il sistema immunitario, l’apparato polmonare e quello cardiocircolatorio, risultano essere più vulnerabile ai fattori inquinanti… rispetto agli adulti!!! 
La salute viene prima di tutto e forse è meglio che il premier Renzi (e quanti -come pecore- si sono al suo suggerimento allineati…) riveda quel teatrino propagandistico prodotto in quei giorni di referendum, dando atto che è tempo di mettere mano ad una legge che protegga noi cittadini da questi disastri, tornando indietro sui propri passi e ammettendo che –i suggerimenti dati per l’astensionismo– erano stati di certo (come gli olii che a breve cadranno nelle teste di molti cittadini liguri) precipitosi!!! 

Dichiara il tuo reddito entro il 30 Settembre

Chi non compila entro il 30 settembre un modulo in cui dichiara il proprio scaglione di reddito, gli verrà automaticamente applicato il ticket più alto per farmaci e visite. 
Bisogna rivolgersi ai CAF. Questa notizia passa sotto silenzio ed è poco pubblicizzata, sarà forse perché ci sono le solite persone pronte ad arricchirsi a danno delle persone meno informate?
Per sapere dove andare per avere il certificato e per ulteriori informazioni:
CHIAMA il numero verde gratuito del Servizio sanitario regionale 800 033 033
dal lunedì al venerdì dalle 8,30 alle 17,30; il sabato dalle 8,30 alle13,30
CONSULTA la Guida ai servizi – http://www.saluter.it/servizi-ai-cittadini – scrivendo nel campo cerca: “esenzione ticket per reddito”.
Nel corso del 2011 entrano gradualmente in vigore nelle Regioni le nuove modalità di verifica delle esenzioni per reddito.
Nelle Regioni in cui queste modalità entrano in vigore, nell’atto della prescrizione di prestazioni di specialistica ambulatoriale, il medico, su richiesta del paziente, verifica il suo diritto all’esenzione per reddito (codici E01, E03, E04) attraverso i dati resi disponibili dal Sistema Tessera Sanitaria. Se il paziente avrà diritto all’esenzione il medico riporta il codice sulla ricetta. in caso contrario provvederà ad annullare con un segno la casella contrassegnata dalla lettera «N» (non esente) presente sulla ricetta. L’assistito non deve più apporre nessuna firma sulla ricetta!
In ogni caso, l’esenzione relativa allo stato di disoccupazione, contraddistinta con codice E02, deve essere auto-certificata annualmente dall’assistito presso la ASL di appartenenza che rilascia all’ interessato un apposito attestato.
La mancata certificazione del reddito al proprio medico curante significherà l’inserimento diretto nelle fasce più alte per quanto riguarda il pagamento di ticket e prestazioni specialistiche!
Fonte: Ministero della Salute, link:http://www.salute.gov.it/esenzioniTicket
Questo è quanto appreso dal sito del ministero della salute, ma ci sono decine di versioni che circolano erroneamente sul web! Consigliamo vivamente di recarsi presto medico curante, farmacia o ai CAF per chiedere delucidazioni! Intanto abbiamo deciso di riportare la notizia in modo che la gente sia informata! In alcune regioni si parla di una data di scadenza al 30 settembre per la presentazione della dichiarazione, ma sul sito del ministero non è riportata nessuna scadenza!
Il certificato di esenzione ha validità annuale, con scadenza al 31 dicembre, e va rinnovato ogni anno. Per le persone con più di 65 anni, il certificato ha validità illimitata. In tutti i casi, anche per gli over 65, se le condizioni di reddito cambiano e non si ha più diritto all’esenzione, occorre comunicarlo tempestivamente alla propria Azienda ASL.
DAL 1° MAGGIO 2011 E’ STATA RICONOSCIUTA L’ESENZIONE PER REDDITO DAL PAGAMENTO DEL TICKET SOLO SE TALE DIRITTO È ESPRESSAMENTE INDICATO NELLA RICETTA DI PRESCRIZIONE DI VISITE O DI ESAMI SPECIALISTICI.CHI HA DIRITTO ALLA ESENZIONE PER REDDITO.
Le persone di età superiore a 65 anni e inferiore a 6 anni, con reddito familiare complessivo inferiore a            € 36.151,98I titolari di pensione sociale e di pensione al minimo con più di 60 anni e i loro familiari a carico, con reddito familiare complessivo inferiore a € 8.263,31, incrementato fino a € 11.362,05 se il coniuge è a carico, e di ulteriori € 516,46 per ogni figlio a carico. I disoccupati registrati presso i Centri per l’impiego con più di 16 anni, già precedentemente occupati, e i loro familiari a carico, con reddito familiare complessivo inferiore a € 8.263,31, incrementato fino a € 11.362,05 se il coniuge è a carico, e di ulteriori € 516,46 per ogni figlio a carico.

Dichiara il tuo reddito entro il 30 Settembre

Chi non compila entro il 30 settembre un modulo in cui dichiara il proprio scaglione di reddito, gli verrà automaticamente applicato il ticket più alto per farmaci e visite. 
Bisogna rivolgersi ai CAF. Questa notizia passa sotto silenzio ed è poco pubblicizzata, sarà forse perché ci sono le solite persone pronte ad arricchirsi a danno delle persone meno informate?
Per sapere dove andare per avere il certificato e per ulteriori informazioni:
CHIAMA il numero verde gratuito del Servizio sanitario regionale 800 033 033
dal lunedì al venerdì dalle 8,30 alle 17,30; il sabato dalle 8,30 alle13,30
CONSULTA la Guida ai servizi – www.saluter.it/servizi-ai-cittadini – scrivendo nel campo cerca: “esenzione ticket per reddito”.
Nel corso del 2011 entrano gradualmente in vigore nelle Regioni le nuove modalità di verifica delle esenzioni per reddito.
Nelle Regioni in cui queste modalità entrano in vigore, nell’atto della prescrizione di prestazioni di specialistica ambulatoriale, il medico, su richiesta del paziente, verifica il suo diritto all’esenzione per reddito (codici E01, E03, E04) attraverso i dati resi disponibili dal Sistema Tessera Sanitaria. Se il paziente avrà diritto all’esenzione il medico riporta il codice sulla ricetta. in caso contrario provvederà ad annullare con un segno la casella contrassegnata dalla lettera «N» (non esente) presente sulla ricetta. L’assistito non deve più apporre nessuna firma sulla ricetta!
In ogni caso, l’esenzione relativa allo stato di disoccupazione, contraddistinta con codice E02, deve essere auto-certificata annualmente dall’assistito presso la ASL di appartenenza che rilascia all’ interessato un apposito attestato.
La mancata certificazione del reddito al proprio medico curante significherà l’inserimento diretto nelle fasce più alte per quanto riguarda il pagamento di ticket e prestazioni specialistiche!
Fonte: Ministero della Salute, link:http://www.salute.gov.it/esenzioniTicket
Questo è quanto appreso dal sito del ministero della salute, ma ci sono decine di versioni che circolano erroneamente sul web! Consigliamo vivamente di recarsi presto medico curante, farmacia o ai CAF per chiedere delucidazioni! Intanto abbiamo deciso di riportare la notizia in modo che la gente sia informata! In alcune regioni si parla di una data di scadenza al 30 settembre per la presentazione della dichiarazione, ma sul sito del ministero non è riportata nessuna scadenza!
Il certificato di esenzione ha validità annuale, con scadenza al 31 dicembre, e va rinnovato ogni anno. Per le persone con più di 65 anni, il certificato ha validità illimitata. In tutti i casi, anche per gli over 65, se le condizioni di reddito cambiano e non si ha più diritto all’esenzione, occorre comunicarlo tempestivamente alla propria Azienda ASL.
DAL 1° MAGGIO 2011 E’ STATA RICONOSCIUTA L’ESENZIONE PER REDDITO DAL PAGAMENTO DEL TICKET SOLO SE TALE DIRITTO È ESPRESSAMENTE INDICATO NELLA RICETTA DI PRESCRIZIONE DI VISITE O DI ESAMI SPECIALISTICI.CHI HA DIRITTO ALLA ESENZIONE PER REDDITO.
Le persone di età superiore a 65 anni e inferiore a 6 anni, con reddito familiare complessivo inferiore a            € 36.151,98I titolari di pensione sociale e di pensione al minimo con più di 60 anni e i loro familiari a carico, con reddito familiare complessivo inferiore a € 8.263,31, incrementato fino a € 11.362,05 se il coniuge è a carico, e di ulteriori € 516,46 per ogni figlio a carico. I disoccupati registrati presso i Centri per l’impiego con più di 16 anni, già precedentemente occupati, e i loro familiari a carico, con reddito familiare complessivo inferiore a € 8.263,31, incrementato fino a € 11.362,05 se il coniuge è a carico, e di ulteriori € 516,46 per ogni figlio a carico.