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Tribunale di Messina: ho scoperto oggi di non essere stato poi così distante dalla verità!!!

Dopo quanto avevo scritto ieri su “Don Chisciotte della Mancia” – https://nicola-costanzo.blogspot.com/2023/12/tribunale-di-messina-mi-sento-come-don.html – ecco che stamani, mentre passeggiavo accanto a quello spazio antistante il Tribunale peloritano, ho scoperto casualmente una targa e leggendola non ho potuto far altro che iniziare a ridere a crepapelle…

Difatti, dopo aver parlato ieri di Miguel Cervantes, scoprire improvvisamente come quello stesso edificio fosse stato luogo di ricovero dello scrittore (l’area ora destinata a Palazzo di Giustizia era un tempo Ospedale con il nome di S. Maria della Pietà) a causa delle ferite ricevute durante la battaglia di Lepanto del 07.10.1571, è stato per il sottoscritto un motivo di grande sorpresa…

Allora mi sono chiesto se forse ancora oggi non aleggi sul fabbricato lo spirito di quel suo cavaliere errante che, come il sottoscritto, credeva nel compito di proteggere i deboli e gli oppressi, tenendo fede ai valori dell’onore e della cortesia, già… tipici di un vero cavaliere.

Ed oggi, in quello stesso luogo in cui un tempo ebbero a soffrire tanti uomini e donne, ecco che ora, all’interno di quelle stesse aule, si ritrovano altrettanti individui che provano a trovare in quella sede protezione e sostegno alla loro lotta che ahimè, si dimostra il più delle volte, vana, inconsistente e inutile!!!  

La sensazione infatti che si percepisce entrando in quell’edificio, è l’aver imboccato una strada destinata a portarci in un mondo passato, lo stesso in grado di rievocare suggestioni letterarie di un’infanzia trascorsa che ormai credevamo perduta e della quale viceversa riusciamo ora a riappropriarci, rivedendo noi stessi proprio come uno di quei personaggi.

Sono le stesse immagini che ci consentono di ritrovare un tempo passato e di riviverlo quasi fossimo designati allo stesso modo a lottare contro quei mulini a vento, le stesse cause perse a cui fu destinato quel protagonista “Don Chisciotte”, che tra folle delirio e confusione, tra la realtà e immaginazione, trovò una smania di giustizia senza eguali… 

Egli è diventato l’incarnazione dell’uomo ideale, un individuo che si batte contro le convenzioni, le prevaricazioni, senza temere di essere sconfitto, sospinto esclusivamente dai suoi grandi ideali!!!

“Non è possibile che il male e il bene durino a lungo: dal che ne consegue che, essendo durato molto il male, il bene è ormai vicino”. (Don Chisciotte della Mancia, di Miguel de Cervantes)

Odio gli indifferenti…

Credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani“!!! 

Non pos­sono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città, chi vive veramente non può non essere cit­tadino e parteggiare: indifferenza è abulia, è paras­sitismo, è vigliaccheria, non è vita. 

Ecco perché odio gli indifferenti… 

L’indifferenza è il peso morto della storia, è la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splenden­ti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall’impresa eroica. 

Ma d’altronde sappiamo bene come l’indifferenza operi potentemente nella storia…

Sì… opera passivamente, ma opera!!!

E’ la fatalità è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costrutti; è la materia bruta che si ribella all’intelligenza e la strozza. 

Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare non è tanto dovuto all’iniziativa dei pochi che operano, quanto all’in­differenza, all’assenteismo dei molti. 

Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggrup­pare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, las­cia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. 

La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. 

Dei fatti matu­rano nell’ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita colletti­va, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa…

I destini di un’epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. 

Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell’ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. 

E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle con­seguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. 

Alcuni piag­nucolano pietosamente, altri bestemmiano oscena­mente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch’io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe suc­cesso ciò che è successo? 

Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procu­rare quel tal bene si proponevano. 

I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiu­ti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di pro­grammi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. 

Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti!!!

Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere. 

Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia, il loro piagnisteo di eterni innocenti… 

Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. 

E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime… 

Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. 

E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. 

Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l’attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento.  

Vivo, sono partigiano, perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti!!!

L'italia dei cachi…

Si dice che la musica – intesa come espressione del mondo – è una lingua universale al massimo grado, e la sua universalità sta all’universalità dei concetti, più o meno, come i concetti stanno alle singole cose…
Il testo che desidero riproporvi è del 1996, appartiene al gruppo Elio e le storie tese… e sono passati parecchi anni d’allora, eppure quelle parole sono tutt’ora attuali!!!
In particolare quando dice “Italia sì, Italia no“… quando si fa cioè riferimento alle contraddizioni di una nazione divisa, ad un popolo che ormai non crede più alle istituzioni o alla politica, che deve fare i conti con una democrazia corrotta e con una mancanza di ideali e di valori, soffocati da troppo tempo, da una economia globale che impone al nostro paese, regole e diktat…    
Già… siamo un paese senza alcuna speranza, governato da personaggi incapaci e di cui molti ahimè “impresentabili”… sotto tutti i punti di vista!!!
Siamo come quella terra lì… dei “cachi”.
Com’é che diceva…??? Ah… sì… 
Parcheggi abusivi, applausi abusivi, villette abusive, abusi sessuali abusivi 
Tanta voglia di ricominciare… ABUSIVA!!!
Appalti truccati, trapianti truccati, motorini truccati… che scippano donne truccate
Il visagista delle dive è truccatissimo…
Papaveri e papi, la donna cannolo, una lacrima sul visto
Italia sì, Italia no…
Italia sì, Italia no, Italia bum, la strage impunita!!! 
Puoi dir di sì, puoi dir di no, ma questa è la vita…
Prepariamoci un caffè, non rechiamoci al caffè
C’è un commando che ci aspetta per assassinarci un po’
Commando sì, commando no, commando omicida 
Commando pam, commando papapapapam, ma se c’è la partita 
Il commando non ci sta e allo stadio se ne va 
Sventolando il bandierone non più sangue scorrerà 
Infetto sì, infetto no, quintali di plasma
Primario sì, primario dai, primario fantasma
Io fantasma non sarò e al tuo plasma dico no
Se dimentichi le pinze fischiettando ti dirò
Ti devo una pinza
Ce l’ho nella panza
Viva il crogiuolo di pinze 
Viva il crogiuolo di panze 
Quanti problemi irrisolti ma un cuore grande così
Italia sì, Italia no, Italia gnamme, se famo du spaghi… 
Italia sob, Italia prot, la terra dei cachi
Una pizza in compagnia, una pizza da solo
Un totale di due pizze e l’Italia è questa qua
Fufafifì fufafifì, Italia evviva
Italia perfetta, perepepè nanananai
Una pizza in compagnia, una pizza da solo 
In totale molto pizzo, ma l’Italia non ci sta
Italia sì, Italia no, 
Italia sì, uè, Italia no 
Uè uè uè uè uè
Perché la nostra è come quella terra dei cachi… anzi no… è la terra dei cachi!!!

Pippo Fava, un vero "Siciliano"…

Ricorre oggi il 33° anniversario dell’assassinio del giornalista Giuseppe Fava. 
Sono molte le manifestazioni commemorative che in questi giorni l’hanno ricordato…
Cosa dire, non si finirà mai di ringraziarlo per quella eredità di valori e per gli ideali che ha saputo trasmettere a ciascuno di noi…
Giuseppe Fava per gli amici “pippo”, prima di essere una giornalista di eccezionale cultura era soprattutto un grande uomo… ucciso in quel lontano 1984, proprio per quella umanità che riusciva a trasmettere, a questa sua amata città…
Poco prima di morire aveva detto-, “vorrei che gli italiani sapessero che non è vero che i siciliani sono mafiosi. I siciliani lottano da secoli contro la mafia…. I veri mafiosi stanno in parlamento, i mafiosi sono ministri, i mafiosi sono banchieri, sono quelli che in questo momento sono al vertice della nazione. Nella mafia moderna non ci sono padrini, ci sono grandi vecchi i quali si servono della mafia per accrescere le loro ricchezze, dato questo che spesso viene trascurato.

L’uomo politico non cerca attraverso la mafia solo il potere, ma anche la ricchezza personale, perché è dalla ricchezza personale che deriva il potere, che ti permette di avere sempre quei 150mila voti di preferenza. La struttura della nostra politica è questa: chi non ha soldi, 150mila voti di preferenza non riuscirà ad averli mai! I mafiosi non sono quelli che ammazzano, quelli sono gli esecutori. Ad esempio si dice che i fratelli Greco siano i padroni di Palermo, i governatori. Non è vero, sono solo degli esecutori, stanno al posto loro e fanno quello che devono fare. Io ho visto molti funerali di Stato: dico una cosa che credo io e che quindi può anche non essere vera, ma molto spesso gli assassini erano sul palco delle autorità…”.

Ecco da queste parole, comprenderete i veri motivi che hanno condotto alla sua uccisione… Sono state queste le parole che lo hanno ucciso… parole che allora – come oggi – non vanno dette, verità che devono ad ogni costo restare celate e mai “sputtanate” ai quattro venti…
Un paese come il nostro omertoso e soggiogato, non può permettersi che qualcuno si presenti con la propria faccia e denunci quei politici e colletti bianchi, che passeggiano a braccetto con noti esponenti mafiosi…  
Questa sera, avrei desiderato partecipare ad un dibattito “La città (im)possibile” (condotto da Adriana Laudani), non solo per gli ospiti invitati, ma soprattutto perché tra essi vi erano degli amici, come Giovanni Tizian, Claudio Fava e Michele Gambino; purtroppo, alcuni problemi personali mi hanno impedito d’esserci…
Riprendendo il titolo del dibattito… il sottoscritto crede che ad ognuno di noi, è data la possibilità di onorare quanti hanno dato la loro vita per questa terra, trasmettendo per esempio, quei valori di dignità e moralità, senza doverla ogni qualvolta ricercarla negli altri… 
Bisogna dimostrare attraverso i quotidiani gesti, d’essere degni di poterci paragonarci (nel nostro piccolo…) a loro!!! 
Ricordarli viceversa, senza mettere in pratica quegli insegnamenti di vita, operando sempre in maniera indegna e cancellando ripetutamente e con molta superficialità quei illegittimi comportamenti… sarebbe come averli uccisi una seconda volta…
Vorrei concludere riproponendo un ritaglio di un bellissimo poema di U. Santinò… intitolato “Ricordati di ricordare”: 
Ricordati di ricordare
coloro che caddero
lottando per costruire un’altra storia
e un’altra terra
ricordali uno per uno
perché il silenzio non chiuda per sempre
la bocca dei morti
e dove non è arrivata la giustizia
arrivi la memoria
e sia più forte
della polvere
e della complicità…
Ricordati di ricordare
quanto più difficile è il cammino
e la meta più lontana
perché
le mani dei vivi
e le mani dei morti
aprono la strada…

Il coraggio è fatto di paura…

Io non amo la violenza… anzi la odio!!!
Non mi piace dover assistere a come questi terroristi utilizzino l’uso della forza e fanno dell’assassinio il loro unico messaggio di morte…
Si esternano motivi religiosi per nascondere i veri fini, politici e soprattutto economici…
Ma quando si tenta di cambiare il pensiero umano con la forza, ciò che viene stravolta è soltanto la propria personalità, quella profonda ignoranza di chi non conosce e trasforma una corretta dottrina in qualcosa di pura follia… 
Quando il pensiero non è più libero, quando la libertà è limitata da barriere o vincolata da muri eretti o mo’ di protezione, quando l’spirazione ideologica si scontra con i condizionamenti psicologici, quando i sentimenti manifestano recrudescenza… ecco… io da tutto ciò fuggo… e condanno con disgusto e con ira… 
Ma anche quando un governo si impone con la violenza e con la ferocia impedisce ai cittadini di potersi esprimersi, di opporsi, addirittura di pensare, allora ricorrere in egual maniera a quella violenza diventa una necessità…
Quando la ferocia diventa brutale e base della propria esistenza, quando è l’arroganza e la sopraffazione, l’unica arma ricercata, quando è l’aggressività a modificare il nostro destino, quando la vita ci appare come un’occasione perduta, un rimpianto di ciò che non è stato e avrebbe potuto essere, un rimorso di ciò che non si è fatto e avremmo potuto fare, e si spreca il presente rendendolo un’altra occasione perduta…., quando il destino esigeva…  perché il destino stesso aveva stabilito…
Non si fa il proprio dovere perché qualcuno ci dica grazie, lo si fa per principio, per se stessi, per la propria dignità, per quel po di coraggio che ancora ci resta… già proprio per quel coraggio fatto di paura…
Lottate, lottate sempre, ragionate con il vostro di cervello… e non con quello degli altri!!!
Ricordate che ciascuno è qualcuno, un individuo prezioso, responsabile, artefice di se stesso, difendetelo il vostro io, nocciolo di ogni libertà, la libertà è un dovere, prima che un diritto è un dovere.. ed è a quel dovere che bisogna sempre restare aggrappati, costi quel che costi…
Bisogna sempre guardare negli occhi la paura… con lo sguardo però sempre colmo di coraggio!!!