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Fabrizio Corona… finalmente libero!!!

Per uno Stato di diritto come il nostro, la condanna a Fabrizio Corona era una vergogna!!!

Neanche i talebani con i loro modi così violenti… avrebbero usato metodi coercitivi così terribili nei riguardi dei loro detenuti…
Dove sono i diritti dei cittadini…, con quali criteri vengono commisurate le pene… chi uccide, sequestra, violenta, usa il machete (per tagliare le braccia d’ignari ferrovieri) durante le proprie passeggiate … esce dopo pochi giorni… e chi invece usa una macchina fotografica ( sì… non nei modi corretti, ricattare rientra certamente in quelle azioni deprecabili, in cui è prevista correttamente una sanzione o in casi più gravi una adeguata condanna…) riceve 16 anni di condanna, mi sembra un po’ troppo…
Neanche i nostri peggiori mafiosi, hanno ricevuto una pena così severa… e cosa dire allora, di quel sistema delinquenziale con nomi di politici corrotti, per esempio – roma capitale – che soltanto per quelle specifiche azioni criminali, accertate, meriterebbero di essere condotti immediatamente in una cella sottoterra… e lasciati li per sempre… e preferibilmente buttando nell’uscire… la chiave nel primo water-closet…
Ma per favore… è evidente che qualcuno ha paura… e forse sono in molti ad avere timore, che quei possibili documenti, ancora in mano dell’ex re del gossip… potrebbero, se fatti emergere… provocare uno scandalo memorabile…
Non c’è bisogno d’immaginare quali nomi ci sono in quelle foto, quali video sono stati girati e con chi sono stati ripresi… salterebbero fuori, nomi eccellenti, finti mariti e mogli, modelli di quelle famiglie cosiddette perbene, orientamenti sessuali particolari, ah…, ci sarebbe veramente da ridere e chissà forse qualcuno potrebbe piangere per la vergogna !!!

Nella sua prima foto appena uscito dal carcere… a mo’ di selfie, si vede un Fabrizio distrutto, maltrattato, ammaccato… quegli stessi tatuaggi “aggressivi” che dovrebbero provocare nell’osservatore una forma di timore reverenziale… ora sembrano cascanti… sbiaditi…

Comunque l’importante e che sia uscito ed un grosso merito bisogna darlo ai suoi legali ( che in questi anni lo hanno difeso con le unghia e contro quel sistema, ancora oggi condizionato, da certe influenze clientelari di tipo politico/imprenditoriale ) ed anche a Don Mazzi va riconosciuto un plauso, adesso, dovrà tenerlo protetto da quegli stessi paparazzi di cui un tempo si serviva…, provando a ricostruire moralmente l’attuale Fabrizio…
Adesso deve solo riprendersi, coltivare quegli affetti che, in questi anni, non l’hanno abbandonato, godersi la propria famiglia e tra un po… appena si sentirà nuovamente in forze, riorganizzare la propria vita.
E’ tempo di ripartire, lasciarsi tutto alle spalle… un giorno, quando tutto sembrerà ormai passato e di lui non si parlerà più… ecco, quel giorno, sarà il momento adatto, per vendicarsi di questi anni…
Preferibilmente lontano dal nostro paese, da un’isola sperduta nell’oceano, potrà, con una piccola parabola, collegarsi nuovamente alla rete e pubblicare tutte quei documenti che finora ha segretamente tenuto conservato…
Verranno tutti sputtanati… e sarà un vigoroso squarciagola di Vendetta!!! 
Dopotutto “vendicare” nel linguaggio moderno, significa ottenere soddisfazione di un’offesa… rovinando proprio chi… l’aveva inflitta!!! 

Giustizia indignata…

Quando credevamo di aver sentito di tutto e di più… ecco che all’improvviso qualcuno ci ricorda che al peggio… non c’è mai fine!!!
Questa volta ci troviamo a Latina… precisamente all’interno del Tribunale…
Già… sono state notificate, proprio ad alcuni insospettabili, ordinanze di custodia cautelare con l’accusa di corruzione in atti giudiziari, turbativa d’asta, concussione, falso, ecc.., ecc… 
Tra gli arrestati, vi è un giudice e sua suocera, alcuni funzionari tra cui un cancelliere, dei professionisti esterni ed anche un sottufficiale della Guardia di Finanza.
Proprio la suocera del magistrato, era stata per tanti anni vice questore e nell’ultimo periodo della sua carriera, capo di gabinetto della Questura…
Al giudice abitualmente corrispondevano una percentuale sui compensi, che infatti, lo stesso magistrato in sede di giudizio, riconosceva ai consulenti. 
Le indagini hanno poi permesso di scoprire, che nel corso degli anni, altri illeciti erano stati compiuti durante lo svolgimento delle aste… in particolare durante la vendita di beni oggetto di liquidazione, quanto sopra, grazie ai ricorrenti controlli, che illecitamente venivano effettuati sul sistema informatico del registro generale della procura, con il quale verificavano, quali soggetti erano sottoposti ad indagini, in modo da eludere tutte quelle attività investigative, eventualmente a loro carico…
Era proprio grazie alla conoscenza dei dati coperti da segreto istruttorio, che riuscivano a restare invisibili, permettendo così l’accumulo di denaro e di patrimoni immobiliari per milioni di euro…
Per fortuna che c’è una parte di giustizia che fa correttamente il proprio lavoro e contrasti quanto di marcio, purtroppo, possa appartenere anche a quel loro stesso sistema…   
Mi chiedo comunque: è vero… al peggio non c’è mai fine, ma al meglio ci sarà mai un inizio???

Quando si sapeva costruire…

C’era un tempo in cui le costruzioni duravano millenni…
Era un periodo nel quale, le modalità operative, la tipologia dei materiali, il controllo e quant’altro necessario, se pur tra mille difficoltà e con l’utilizzo di manodopera non sempre professionale in quanto personale facente parte dei considerati servi o ancor peggio schiavi, dimostra comunque ancora oggi, la loro grande capacità costruttiva…
Costruzioni di grande opere di architettura ed ingegneria, vengono ancor oggi studiate, per capirne i segreti e le metodologie utilizzate…
Monumenti, strade, acquedotti, templi, terme, ecc… realizzate completamente a mano, con l’uso prima di blocchi in pietra e successivamente con l’uso dei mattoni… 
Nuove importanti innovazioni tecniche, consentirono di costruire fino al medioevo opere monumentali, attraverso l’uso di nuovi leganti quali quello del conglomerato cementizio ( fatto da una miscela di malta di sabbia, calce e frammenti di pietra e laterizi), e l’impiego di nuove soluzioni architettoniche come l’arco, la cupola, la volta, tecniche giunte fino ai nostri giorni, prima della nascita del cemento armato o di strutture metalliche in acciaio.
Oggi a differenza di quanto avveniva allora, ciò che viene costruito si distrugge in pochi giorni… e non a causa di qualche cataclisma naturale o di chissà quale terremoto o ztunami, ma determinato principalmente dalla incuria umana…
Già, era da pochi giorni ( precisamente dieci ) stato inaugurato, il viadotto Scorciavacche sulla Palermo-Agrigento che proprio nel giorno di Capodanno è crollato…
Non so se ciò possa annoverarsi pienamente nel “Guinnes World Records” ma certamente un record (se pur negativo) rappresenta …
La cosa assurda è che nei Tg nazionali, sono stati intervistati proprio coloro che avrebbero dovuto controllare e parlo ovviamente di miei colleghi, Direttori di Lavori, Direttori Tecnici, Collaudatori, ecc…, che invece di presentarsi pubblicamente a giustificare chiassà quali cause, avrebbero certamente dovuto provvedere affichè quanto successo non potesse accadere…  
Ora l’A.N.A.S. parla di “anomalo cedimento del piano viabile in corrispondenza del rilevato retrostante della spalla del viadotto“, ma vorrei conoscere cosa l’indagine geologica aveva a suo tempo evidenziato e se i parametri geo-tecnici sono stati correttamente applicati in fase di progettazione strutturale…
Per fortuna che quando è avvenuto il crollo non transitava nessuno… almeno non vi sono vittime, e comunque la strada è nuovamente chiusa!!!
Il nostro Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha preteso i nomi dei responsabili… 
Sì… perché in Italia, quando accadono analoghe situazioni, si va subito in cerca dei colpevoli… e di chi deve ovviamente pagare… per tutti…
Io invece vorrei sapere… dei 13 milioni di euro buttati al vento chi provvederà nuovamente ad integrarli… sempre i soliti fessi… e cioè noi cittadini!!!
Il tempo degli errori è finito… pagheranno tutto” ( mi viene di pensare ad un detto siciliano che dice… “curnutu cu ci criri” ) e poi vorrei sapere con quali soldi… forse con quelli degli stipendi???
Adesso tutto passa alla procura di Termini Imerese… la quale ha aperto l’ennesima inchiesta… per crollo colposo sul cedimento del tratto di strada che precede il viadotto Scorciavacche sulla statale 121 Palermo-Agrigento. 
Ora inizieranno ad arrivare tutta una serie di periti per consulenze tecniche e per determinare le cause che hanno prodotto il crollo… quindi sarà trasferito il tutto per il solito dibattimento al Tribunale… con la certa conseguenza di ulteriori aggravi, per costi su consulenze tecniche, legali, processuali, ecc… e così altro che 13 milioni… alla fine questo danno lieviterà di qualche altro milioni… 
Tutti adesso ci verranno a dire che pagheranno il costruttore ed il controllore… ma quando mai… in Italia non paga mai nessuno… gli avvocati ( quelli bravi, con la A maiuscola… ) servono proprio a questo!!!
Il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi ha dichiarato che: c’è chi l’ha costruito male, chi non ha controllato che i lavori fossero fatti a dovere e chi ha dato il via libera alla circolazione… ma vorrei conoscere, proprio da egli in qualità di ministro ( nel periodo del suo mandato), quali provvedimenti di controllo ha provveduto a far adottare per evitare che tali disastri potessero accadere???
IL Consorzio “Bolognetta S.c.p.a.” raggruppamento di imprese tra cui la C.M.C. di Ravenna, la Tecnis e Ccc) è impegnata attualmente in Sicilia in diversi lavori tra cui appunto i viadotti Scorciavacche 1 e 2, ed inoltre sono previste gallerie artificiali, 5 nuovi viadotti, 12 svincoli, oltre interventi di manutenzione adeguamento sismico per ulteriori 16 viadotti esistenti…
Non bisogna inoltre dimenticare quanto già da tempo in corso di realizzazione nella SS 640 (Agrigento-Caltanissetta ) ed il nuovo tratto tra Porto Empedocle e lo svincolo di Imera.
Cosa aggiungere…, aver ascoltato la notizia mi ha profondamente scioccato, ma ciò che maggiormente mi ha meravigliato è aver ascoltato la dichiarazione del portavoce dell’ANAS, il quale ha precisato che la strada appena inaugurata, era stata (proprio giorno 30 Dicembre 2014) chiusa preventivamente… 
Una circostanza questa molto bizzarra… mi chiedo quindi, non è che forse qualcuno ne aveva già evidenziato i problemi e per evitare probabili rischi indesiderati (a quanti avrebbero potuto transitare da quel viadotto), si è preferito chiuderne il tratto, occultandone provvisoriamente il problema, per poi provvedere a rimediare successivamente, appena rientrati dalle festività???
Dopotutto questo modo di fare…  non rappresenta proprio una consuetudine del tutto italiana???  

Condannato il blogger Navalny ed il fratello…


Chissà… quanti sono in Italia, quelli che desiderano vedere condannati questa “maledetta” categoria dei Blogger…
Già un gruppo di “maledetti” soggetti, che si permette ” liberamente ” di esprimere le proprie opinioni senza dover essere sottomesso a nessuno… ad alcun finanziatore, editore, senza aver necessità di sovvenzionamenti, una specie rara… già quasi fosse un genere in via d’estinzione…
Riuscire a poter comunicare in maniera indipendente è una conquista che soltanto in pochi possono permettersi… ed è un qualcosa, che non attiene a regole prestabilite, non bisogna guardare lontano… nel mondo, non bisogna difatti andare lontano. perché ciò che si vuole è vicino a noi… è dentro di noi!!!
Quante volte infatti, nel corso delle giornate, si trattengono per i motivi più svariati, tutte quelle riflessioni che vorremmo esternare agli altri, ma che poi, non si riuscono a far emergere… 
Per cui, immaginate quindi che, se non riuscite a fare ciò che volete in un paese, diciamo  “libero e democratico”, cosa potrebbe accadere se vi trovaste in uno di quei paesi, nel quale l’informazione è legata ad un sistema che segue una forma… quella dittatoriale!!! 
E’ per questo che oggi quindi parlo di uomo e di suo fratello, che non hanno alcuna paura di parlare, di scrivere, di gridare ad alta voce quanto avviene nel loro paese… in quella finta “democrazia” chiamata Russia… 

Infatti, per non smentirsi, il tribunale russo ha condannato a tre anni e mezzo di carcere (con sospensione della pena) l’avvocato Alexei Navalny, considerato in questo momento l’oppositore numero uno del Cremlino, ed il fratello, Oleg Navalny, il quale è stato anch’esso condannato, nello stesso processo, a tre a anni e sei mesi da scontare in una colonia penale… chissà forse lo mandano in villeggiatura in Siberia…

Ovviamente il Presidente Vladimir Putin non commenta la condanna, neanche per dichiarazione del suo portavoce il quale ha solo detto: non è argomento da rapportare al Presidente

La sentenza era fissata per il 15 gennaio, ma avendo intuito che la protesta iniziava a farsi sentire anche sui social network, ed avendo già questa campagna in pochi giorni raggiunto numeri considerevoli, ecco che, per evitare eventuali movimento di dissenso e di raduni illegali già previsti per il giorno 15… ecco, grazie ad una iniqua normativa, che equipara un “post” ad un reato, si è provveduto ad anticipare la sentenza, ovviamente predeterminata…

Si… sarebbe stato più facile parlare di un 2014 che sta per finire… avevo già infatti preparato un post su quanto si poteva fare e non si è fatto… ma ho preferito dedicarmi a chi oggi sta perdendo la propria libertà, che non è soltanto quella fisica, ma soprattutto quella rappresentata dalla costrizione, dal silenzio…
Mettere il bavaglio e impedire così loro di poter parlare, privare questi due soggetti di quella libertà di parola, che con la forza oggi, si vorrebbe ridurre al silenzio!!!
Volerli privare di gridare i propri pensieri, equivale di fatto ad una vera e propria censura, dimenticando che da sempre la storia dimostra, che nulla può essere controllato e ancor più imbavagliato… se espresso da parole semplici che vanno in profondo all’anima…   

Anche perché così facendo, si limita un uomo, ma si crea un modello, un’eroe, un martire… che forse è proprio quello che si sarebbe voluto evitare…

Certo, oggi la Russia non fa una bella figura… perché è evidente a chiunque, che tutti i quel paese, possono divenire colpevoli… senza doverlo necessariamente essere… ed è proprio uno dei tanti motivi che oggi, portano l’economia russa in crisi e la propria moneta il il rublo, ad avere perso il 50% del proprio potere d’acquisto!!!
Forse è venuto il momento di cambiare… ormai non basteranno più i carri armati a tenere ancora unito un paese, che ormai… va, pian piano disgregandosi!!!

Il coraggio di denunciare…

Resto attonito nell’ascoltare tutti questi precettori che dalla loro posizione, danno linee di condotte morali e orientamenti su come un cittadino deve sapersi comportare…
Ho sentito che: se prima si poteva dire che i segnali non venivano carpiti, compresi, ora quest’alibi non c’è più…, perché prima magari era pure vera questa giustificazione, ora diventerebbe un alibi e gli alibi non sono consentiti…
E’ evidente come da parte della Direzione Distrettuale Antimafia si sproni i cittadini ad aprire gli occhi e soprattutto a denunciare eventuali apprese attività illecite da parte del malaffare organizzato, sottolineando quanto siano importanti le denunce dei cittadini nella lotta alla criminalità organizzata…, già, è quanto riportato da un magistrato: se più spesso venissero dal procuratore e dai magistrati a riferire ciò che vedono e ciò che sanno, probabilmente molti più processi penali verrebbero messi in campo e probabilmente molti più responsabili verrebbero individuati…
È vero in passato i cittadini hanno da sempre preferito non accorgersi di tutto ciò che attorno a loro accadeva e probabilmente hanno preferito fare in modo di non cogliere quei segnali ” ben conosciuti” da noi e certamente si sono sempre astenuti dal presentare denunciare su quanto sapevano… 
Ed è per questo che il sostegno che potrebbe arrivare ai magistrati dalle denunce diventa fondamentale, perché – come vanno ripetendo i procuratori quando intervistati, in televisione, nei media ed in tutte quelle opportune sedi istituzionali, e cioè che “tante volte non si ha certezza dell’esistenza di fenomeni e attività illegali proprio perché nessuno collabora con l’autorità giudiziaria per disvelarle… ed è proprio su questo punto, che i giovani non possano più avere alibi, poiché sono proprio loro, l’investimento per quel necessario cambiamento, per poter aspirare ad un futuro migliore senza dover dire un giorno… ” io non sapevo, non sono stato avvertito, no io non c’ero…”.
Perché ormai tutti sanno… già, tutti hanno avuto modo di assistere personalmente o di conoscere attraverso la lettura della nostra storia quanto accaduto nella nostra terra, ed oggi, sono stati ulteriormente avvertiti che non si possono più tenere comportamenti e condotte che vadano ad arricchire quella cultura fatta d’illegalità e sostenuta da un clima ormai diffuso di malaffare…
Denunciare quindi possibili infiltrazioni, attività illegali, presenza di soggetti poco chiari, sperequazioni finanziarie, furti, ecc…, secondo quanto riportato sopra, dovrebbe servire a migliorare – non solo quel corretto rapporto con la giustizia o con gli organi inquirenti, ma soprattutto dovrebbe permettere di elevare i cittadini verso quel superiore livello di crescita della propria moralità…
Ma, adesso siamo coerenti…
Quando lo Stato, viceversa quelle “necessarie” segnalazioni le riceve… cosa fa???
Come è possibile che invece di tutelare quei soggetti, ci si rivolta contro…???
Uno Stato di m…. , uno Stato che proprio attraverso i suoi delegati uomini , continua quotidianamente a fare c…. e soprattutto quando queste por… vengono evidenziate, tenta, come i bambini di difendersi, mettendo avanti le proprie mani “sporche” e non certo di cioccolata…
Quindi, cari educatori… prima di voler fare morali di legalità a noi, ancora prima di ogni altra cosa…, allorché decideste di dirci come comportarci, ecco, forse è meglio che Vi riflettiate nello specchio della vostra vita, vedrete le volte in cui siete stati codardi, riguarderete quel poco coraggio mostrato… già come ancora oggi siete, ma soprattutto, come non sarete mai… e se osserverete accuratamente l’interno di quello specchio, ecco, potrete ammirare il nostro di coraggio… già quel coraggio che avreste voluto avere e che invece vi è mancato e che adesso viceversa… ricercate in noi!!!
Alcuni giorni fa, un amico mi ha detto che… quando si tenta di portare avanti le proprie idee contro un predisposto sistema, ecco che prima o poi, sarà proprio quel sistema a rivoltarsi contro ed a provare di schiacciarle quelle idee…
Ma come si dice… le idee ispirate dal coraggio sono come le pedine negli scacchi, possono essere mangiate ma anche dare avvio ad un gioco vincente!!!

Una vergogna per la Chiesa:arrestato Jozef Wesolowski

Sembra che a far emergere gli abusi, sia stato un suo ex collaboratore…
Era lui che infatti adescava i ragazzini in cambio loro di denaro, per concedersi ai vizi sessuali del prelato…
Gli abusi sarebbero avvenuti a Santo Domingo, dove il prelato avrebbe adescato dei bambini in spiaggia e poi avrebbe abusato di loro in cambio di denaro e di regali…
Il monsignore 66enne aveva già ricevuto una condanna canonica di primo grado per abusi sessuali su minori che lo aveva ridotto allo stato clericale e quindi, senza quindi poter godere dell’immunità diplomatica ed a a rischio di condanna con l’espiazione delle proprie colpe nelle carceri della Repubblica Dominicana… famose non certamente per il loro permissivismo, in particolare per quei soggetti che si sono macchiati di abusi sui minori… ecco che il prelato ha chiesto con urgenza appello al Vaticano di rientrare…
Però appena giunto nello Stato Pontificio è stato fatto arrestato dalla gendarmeria vaticana su ordine del promotore di giustizia… qualcuno dice… secondo le indicazioni di Papa Francesco…
Ora l’ex nunzio (Jozef Wesolowski) è ai domiciliari nei locali del Collegio dei Penitenzieri… nel frattempo anche altri testimoni questa volta in Polonia hanno denunciato per gli stessi reati l’ex monsignore… ai quali si è saputo sono stati notificati i capi di imputazione a suo carico e cioè: gravi fatti di abuso a danni di minori avvenuti nella Repubblica Dominicana. 

E’ evidente che si vede la mano di Papa Francesco che sin dal suo insediamento ha iniziato a fare pulizia in una congregazione che da sempre è famosa per le proprie protezioni e per i silenzi con i quali ha gestito le proprie vicende… in particolare negli ultimi anni con gli scandali finanziari, gli abusi sessuali, l’omosessualità, le logge segrete, le collusioni con la mafia, ecc…
Ed è per questo che Papa Francesco vuole che un caso così grave e delicato venga affrontato subito senza alcun ritardo e soprattutto con il massimo di rigore possibile…
Ovviamente se da un lato la Santa Sede vuole andare fino in fondo, dall’altro l’ex monsignore sfrutta ora ( sa di essere a casa sua… ) il diritto d’appello…
Speriamo comunque che come sempre alla fine, tutto quanto, non venga insabbiato e si finisca come sempre a proteggere quanto successo… continuando ad operare con gli stessi modi finora vergognosamente utilizzati…
Già la speranza è quella che gli attuali prelati di tutto il mondo, sappiano concedersi ed appagare principalmente i bisogni spirituali tanto manifestati dai fedeli nelle loro chiesette e non abbiano invece a trasformare quei bisogni richiesti, in una auto-idolatria nella quale. il miglioramento è mirato principalmente a soddisfare oltre che la propria vanità, chiaramente, anche esteriormente… la propria cappella…!!!

Arrestato Amministratore Giudiziario!!!


Sono anni che vado dichiarando delle difficoltà a cui le imprese sottoposte a confisca debbono sottostare…

Ad iniziarsi proprio da quel “particolare ed esclusivo” sistema con in quale si giunge alla scelta dei nominativi cui affidare ii controllo societario…
Un vero e proprio rituale quello delle nomine degli amministratori giudiziari, che segue il provvedimento con il quale il tribunale nomina il giudice delegato alla procedura…
Un sistema quasi clientelare, nel quale girano personaggi che hanno ritenuto di poter disporre dei beni confiscati quasi fossero “personali” e su cui costruire i loro vitalizi…

Difatti la consuetudine ha permesso che la maggioranza dei patrimoni confiscati, siano attualmente nelle mani di queste soggetti che, in modo del tutto arbitrario, li gestiscono spesso con discutibile efficienza e soprattutto senza alcun rispetto delle disposizioni di legge.
In particolare queste mie considerazioni, poggiano su fattori determinanti e cioè:
– il primo, quello dei pagamenti: eseguiti questi, senza alcun rispetto di quelle regole elementari chiamate “priorità”, nelle quali pur valendo sempre la regola della cosiddetta “par condicio creditorum”… e cioè che in base a questo principio, i creditori hanno tutti il diritto di essere soddisfatti in egual misura rispetto al patrimonio del debitore, questo però, finché non sussistano diritti di prelazione che dividono i creditori in differenti categorie, alle quali corrispondono ovviamente differenti trattamenti e cioè se si appartiene alla categorie dei privilegiati ( lo Stato, le istituzioni per debiti tributari ed il personale dipendente) oppure dei cosiddetti chirografari, che non godono del diritto di prelazione ( e dunque… saranno soddisfatti successivamente i creditori privilegiati).

– il secondo, quella della rotazione nelle amministrazioni giudiziarie, prevista dalla legge (così come la destinazione dei beni) che dovrebbe avvenire entro 90 giorni o al massimo 180, mentre invece – esistono reali casi in cui società con patrimoni milionari, sono da 15 anni nelle mani dello stesso professionista che per altro, possedeva un doppio incarico, giungendo a prendere cosi negli anni parcelle d’oro ( circa 7 milioni di euro) sia come amministratore giudiziario e sia (150 mila euro) come presidente del consiglio di amministrazione… controllore e controllato nella stessa persona…
– il terzo, la gestione in contemporanea di società – appartenenti questo allo stesso gruppo – che ora vengono ad avere il medesimo amministratore, che ovviamente nell’operare, si ritroverà a seconda della situazione ad essere, una volta creditore ed un’altra volta debitore e viceversa, operando così a “sensazione“, scelte strategiche di solito errate o certamente non convenienti per l’una rispetto all’altra…  

– il quarto, la poca dimestichezza con il settore tecnico da affrontare – per non voler aggiungere,  la poca capacità professionale e personale che questi amministratori giudiziari hanno, garanzia loro data soltanto sulla carta, in quanto iscritti all’Albo nazionale degli amministratori giudiziari, ma per il resto, poco conoscono di quel campo con cui adesso debbono andare ad insediarsi, vedasi imprese alimentari, di costruzione, gestione ambientale, impianti industriali, ecc…, e dove – circostanza questa che secondo il sottoscritto dovrebbe essere sempre adottata – questi amministratori, pur avendo la possibilità di chiedere al giudice delegato il consenso a farsi coadiuvare da tecnici o da altri soggetti qualificati, questi amministratori… preferiscono operare in modo del tutto arbitrario, facendo di solito cazz…, ed in questo, non pensiate che ci sia soltanto l’inadeguatezza professionale… perché al suo interno si nasconde il vero motivo, rappresentato da una personalità debole che per propria convenienza, preferisce in ogni circostanza evitare… quei possibili scontri o eventuali denunce di responsabilità!!!

Quanto sopra è appena emerso, dall’ultima indagine condotta dalla Procura Calabrese, dove è stato scoperto ( ma parliamo sempre dell’acqua calda… ) che la condotta di un amministratore giudiziario infedele, consentiva alla ‘ndrangheta di continuare a controllare le stesse imprese sequestrate alcuni anni prima ad alcune cosche…
Il boss arrestato, grazie alla complicità dell’amministratore giudiziario nominato dal Tribunale, continuava a gestire in maniera diretta le proprie aziende sequestrate, impartendo ordini e fornendo indicazioni che permettevano così alle società collegate di progredire nel malaffare…
Ora in galera sono finiti in tanti, non soltanto coloro che erano affiliati alla cosca, ma anche  insospettabili professionisti, commercialisti ed avvocati, accusati tutti di far parte dell’organizzazione o di averla favorita. Tra questi Rosario Spinella, professionista reggino che il Tribunale aveva designato quale amministratore giudiziario delle aziende sequestrate preventivamente quando era scattata l’operazione…
Spinella è accusato di aver amministrato le aziende, praticamente facendo partecipare il clan a tutte scelte strategiche delle società.

Il manager poi attraverso la sovra-fatturazione delle prestazioni avrebbe costituito un fondo nero al quale i boss potevano attingere, soldi che poi finivano direttamente nelle mani della “famiglia”…
Oltre al commercialista nella lista delle persone finite in manette anche gli avvocati Giulia Dieni e Giuseppe Putortì, legali storici del boss, ora accusati di aver fatto da staffette e portaordini del boss, approfittando della possibilità di avere con lui colloqui in carcere.
Gli inquirenti hanno rilevato che i familiari del boss, era sempre presenti nei cantieri ed aveva la disponibilità di uomini e mezzi che gestivano a loro piacimento, eludendo di fatto, le disposizioni impartite del Tribunale. 

Voler credere oggi che questi rappresenti siano soltanto un caso sporadico è falso…. e vi assicuro che non c’è bisogno d’attraversare lo stretto, basta guardare a casa nostra e di queste imprese e di questi amministratori collusi, ne troviamo a centinaia – basterebbe prendere in mano le carte di quella loro “professionale” gestione amministrativa e ci si accorge subito ( o meglio… ciò è possibile se chi legge le carte è capace di poter individuare anche tra quegli interspazi bui… occultati nel proprio interno, difficilissimi da intuire o da comprendere, anche purtroppo… per gli stessi inquirenti) di come questa loro condotta, sia stata volontariamente, disdicevole e manchevole, un operato svolto non con piena autonomia, ma fortemente condizionato e indubbiamente sottomesso!!!  
Ci sono uomini che credono tanto nella “famiglia” che ne hanno due…

Sentenza Berlusconi: un paese… legato ad un verdetto!!!

Sono passati due millenni da quando il nostro paese iniziava ad essere governato da un unico uomo che riuniva in se il grande impero romano…
La storia si è ripetuta fino a giungere noi attraverso un dittatore, che sotto il nome del fascismo, teneva unito e sottometteva questo nostro paese alle sue volontà…
Oggi, in un contesto totalmente diverso, in un paese che dovrebbe aver raggiunto quella maturità, meglio conosciuta con il nome di democrazia, ecco che invece, ci ritroviamo ad assistere ad un processo, che a seconda del verdetto potrebbe portare a destabilizzare questo nostro già fragile sistema…
Cosa è cambiato quindi???
A cosa serve avere un paese diviso in tifoserie, una di centrosinistra, un’altra di centrodestra ed infine tutti coloro che sono la maggioranza che si oppongono ai due sistemi e che ormai sentitisi abbandonati da quanti li governano, preferiscono legittimamente astenersi al voto…
Se guardiamo i nostri ultimi quarant’anni, troviamo un sistema clientelare mafioso, che ha permesso al nostro paese di proseguire sulla base della corruzione, del malaffare, del clientelismo, dello scambio di voti, del business economico suddiviso in responsabilità, tra tutti i vari partiti… 
E’ questo ultimo ventennio, condizionato da un’uomo che si era presentato con il programma del miracolo italiano e di cui invece oggi ne raccogliamo lo sfacelo…, strano che nel contempo, le proprie società ed il suo patrimonio, si è elevato esponenzialmente di migliaia di volte…
Ora si cercherà di condizionarne il verdetto, il cosiddetto esercito di Silvio, vedrete che scenderà in piazza per difendere il proprio leader…, perché da noi, tutto deve essere ricondotto alla figura di un uomo, che dal suo trono possa influenzare e traghettare il proprio popolo verso una nuova speranza…
C’è chi parla di ragionevolezza, chi di annullare la sentenza, chi ancora ritiene che non vi sia alcun reato e chi pensa sia intollerabile soltanto giudicarlo…
Tutti tentano di volersi sostituire ai giudici, all’operato della magistratura, ognuno di loro, tenta di condizionarne l’esito, influenzando la sentenza attraverso l’azione di governo….
Ma poi di quale governo parliamo, di un governo che nessuno voleva, che nessuno ha scelto, di una combine organizzata a Montecitorio senza il consenso dei cittadini…
Qual’è il rischio??? Che il Pdl definitivamente vada a casa??? Che i propri uomini e donne ( ben inquadrati… ) finalmente comincino a cambiare mestiere e vadano finalmente a lavorare…, lavoro ovviamente permettendo!!!
Qual’è il rischio quello di non vedere le solite facce raccomandate??? Ditemi quindi cosa rischiamo??? Forse assistere al fallimento del nostro paese??? Quello sta già avvenendo da parecchi anni ormai e lo sfacelo è visibile in ogni settore…
Soltanto coloro che ancora si possono permettere di mettersi i prosciutti negli occhi, possono far finta di non vedere…, perché tutti gli altri ormai i prosciutti se li sono mangiati da un po’ ed i loro poveri occhi ormai, non hanno più la forza neanche di piangere…
Credo che possiamo ben dire di non essere giunti ad un bivio, ma al capolinea!!! 
Non c’è più niente da fare…
Soltanto dei poveri stolti possono ancora pensare di volerci continuare ad illudere…
Che epoca terribile quella in cui degli idioti… governano dei ciechi!!! 
William Shakespeare

Imprese in Sicilia tra sequestri e confische…

Purtroppo la nostra regione è fra tutte, quella che possiede più aziende confiscate…

Inoltre di queste, l’85-95% dopo esser passate da un sequestro preventivo, giungono ad una confisca parziale o definitiva e dove si perviene alla cessazione attraverso la liquidazione o il fallimento…
È ovvio che nella gestione di queste Società qualcosa però non funziona, a cominciare dalla sua Amministrazione, che proprio sotto il controllo pubblico, riceve le più dure sconfitte….
Ci si chiede allora… ma perché la gestione finanziaria delle aziende confiscate alla mafia non funziona, da cosa dipende, quali sono le difficoltà che incontra la Società e soprattutto perché queste finiscono in liquidazione o in fallimento? 
Io comunque una idea me la sono fatta…
Innanzitutto bisogna dividere i soggetti e cioè, da una lato abbiamo lo Stato, che interviene sequestrando o confiscando e dall’altro la Proprietà, che si vede sottratta, quanto aveva realizzato in tanti anni di sacrifici…

Questa situazione, nel caso in cui la confisca non interviene per il 100% delle quote societarie, crea ovviamente un muro insormontabile, infatti se da una parte abbiamo lo Stato che cerca di intervenire colpendo con durezza attraverso procedimenti giuridici, dall’altra c’è la restante parte minoritaria, che contrattacca, difendendo quanto reputa giustamente suo…

In tutta questa baraonda, chi ci va di mezzo sono certamente i dipendenti!!!
Infatti questi, pur essendo garantiti in quanto “privilegiati”, dall’altro lavorano in una completa condizione di stress psico-fisico.
Ci si ritrova ad operare in una condizione atipica, dove ogni iniziativa promossa, viene criticata e contestata, dalle parti, dove le decisioni a cui bisogna attenersi, non sono sostenute da scelte precise ma variabili a seconda delle circostanze e dove soprattutto chi possiede all’interno della società delle responsabilità oggettive,  non riceve alcuna assistenza e supporto, ma deve muoversi con estrema cautela, limitando il proprio raggio d’azione e demandando al proprio Amministratore, quanto di Sua competenza, al fine di garantire la propria personale correttezza ed equità.

Ma ciò che grava maggiormente è che in questa fase, degli stipendi maturati, nessuno se ne preoccupa…, e dove con il tempo, a causa delle lentezze burocratiche, questi, aumentano sempre di più…
Alla fine quindi, da una lato si diventa per lo Stato “osservati speciali” in quanto esistenti all’interno dell’impresa prima dell’intervento giudiziario, dall’altro nel continuare ad operare per la cosiddetta                        “Amministrazione Statale”, si viene visti, come collaborazionisti e traditori…

Malgrado ciò, soltanto il 2/3 per cento di queste imprese sopravvivono e migliorano, e ciò è originato dalla fondatezza che il successo di un’azienda è basato su particolari caratteristiche…

Innanzitutto dalle conoscenze personali, sia nel privato che nel pubblico, quindi da quelle capacità tecniche ed operative messe in mostra nel corso degli anni, dalla buona reputazione dei titolari, dalla promozione fatta dai clienti, dai fornitori e dal rapporto con le Banche ed Enti pubblici, ed infine anche da quanto riportato dagli stessi lavoratori e per finire dalle capacità proprie dell’Amministratore Unico…
I requisiti di cui sopra, al momento della confisca precipitano, in quanto l’Amministratore nominato dal Tribunale, non è quasi mai qualificato per operare in quello specifico settore al quale viene affidato, inoltre egli, non ha alcun particolare interesse di procacciare lavori per l’azienda, ne di ricercare commesse, ne di disturbare amici e/o clienti, sia perché non è nelle condizioni necessarie per potersi esporre, ed in quanto ciò, non rientra nelle proprie competenze…   

Egli deve amministrare e gestire il patrimonio e l’attività come il ” Buon padre di famiglia… “, ma alla fine (  ad esclusione di qualche rara eccezione, che riesce a svolgere il proprio compito in maniera onesta, imparziale, corretta ed equa), quanto sopra si riduce esclusivamente nell’unico interesse che è rappresentato dal proprio compenso e dalla salvaguardia personale, che gli possa permettere di continuare la propria professione grazie ad ulteriori incarichi!!!

Per far sì che l’impresa continui ad operare, questa deve essere “economicamente sana”, perché nella circostanza inversa, in cui presenta già gravi problemi finanziari e con un Amministratore nominato dal Tribunale, che giustamente non ha alcun interesse ( e sarebbe illegittimo chiederglielo…) di garantire personalmente…, ecco che se a questo si aggiunge il mancato sostegno creditizio delle Banche, l’epilogo è quello di accompagnare per mano, un malato al cimitero…
Di sicuro, per lo Stato ciò rappresenta una sconfitta, ed ancor più grave è che si continua ad alimentare l’opinione che  ( io l’ha ricordo ai tempi dei cosiddetti Cavalieri…), con la mafia si lavora e con lo Stato no!!!

Influisce sulle sorti dell’azienda anche la sua tipologia, certamente quelle che svolgono la propria attività attraverso contratti con terzi, sia per Enti pubblici che per privati, ecco che per queste diventa più difficile mantenerne il prosieguo, in quanto ad iniziare dei clienti, venendo a conoscenza della confisca ( invece di  sentirsi garantiti dalla Stato), si allontanano e preferiscono interrompere qualsivoglia rapporto…

Certo è un vero peccato che una azienda confiscata, non riesca ad avere continuità ed a produrre ricchezza, sostenendo così anche i lavoratori, che avrebbero visto garantito il proprio posto di lavoro…

Lo Stato comunque deve fare una scelta risoluta e cioè quella di decidere se le società potenzialmente  rilevanti, debbono continuare ad operare, garantendo così la continuazione aziendale ed il personale loro facente parte, oppure debbono chiudere!!!.
A queste società, perché possano superare le difficoltà di accesso al credito, debbono avere in maniera celere la possibilità di usufruire ad un fondo di garanzia, tale da permetterne l’utilizzo immediato,  garantito prima dalla Stato e successivamente dal patrimonio posto a confisca…
Bisogna blindare l’Amministratore nominato, sulla possibilità di utilizzo di questi crediti, che dovranno essere destinati soltanto per portare avanti le commesse ancora in essere, per il pagamento dei salari, per migliorare e mantenere la presenza sul mercato, continuando a beneficiare delle capacità professionali dei dipendenti ancora presenti. 

Certamente per fare ciò, l’Amministratore ( nominato dal Tribunale ) deve poter gestire la società con scelte e decisioni celeri, con procedure operative immediate, senza lungaggini, rinvii e inconcludenti perdite di tempo, dovute in particolari alle continue richieste fatte al giudice delegato, che nella funzione del proprio incarico e soprattutto per la consistente mole di lavoro, non sempre è disponibile…
Indugiare, attendere decisioni esterne da parte del Tribunale, salvaguardarsi cautelando la propria posizione, operare principalmente la scelta di non sbagliare, non fa altro che favorire e accelerare quella procedura di fallimento, che era proprio quanto dal principio, si voleva evitare…

Legittimo impedimento…

Nel codice penale è previsto che ogni cittadino ha diritto a far spostare un’udienza di un processo che lo riguarda se ha un impedimento, che però precisa la legge, deve essere effettivo ed assoluto…
Una malattia, può rientrare in un caso tipico…
Quanto sopra vale per tutti, ma nel caso che l’imputato sia anche Presidente del Consiglio le cose cambiano, infatti è intervenuta una legge, che ha esteso di molto le circostanze in cui egli può chiedere di non dover presenziare al dibattimento e quindi di rinviare…
Quali sono questi casi…???
Per esempio in caso di concomitante esercizio di una o più delle attribuzioni previste per leggi, oppure dai regolamenti e delle relative attività preparatorie e consequenziali; ed ancora per ogni attività, derivante da funzioni di Governo…

Il bello è che ai tempi ( 2011 ) era stato fatto pure un referendum, promosso da Italia dei Valori e come sapete era necessario affinché il referendum fosse considerato valido, una richiesta la partecipazione al voto, per il 50% più uno degli aventi diritto, quorum che poi fu  raggiunto con il 54,78%, e comunque anche se la maggioranza dei SÌ aveva scelto di abrogare la norme sottoposte a referendum…, alla fine sappiamo come è andata a finire!!!
Ed allora quindi chi decide???
Di solito dovrebbe essere il tribunale a ricevere la richiesta dell’imputato ed a prenderne le decisioni conseguenti,  ma come abbiamo ben capito, nel caso del Presidente del Consiglio, le procedure sono differenti e cioè ove la presidenza del Consiglio dei ministri attesti che l’impedimento è continuativo e correlato allo svolgimento delle funzioni di cui alla presente legge, il giudice è tenuto a rinviare il processo a udienza successiva al periodo indicato, che non può, comunque, essere superiore a 6 mesi…

Ed ancora questa legge che il Parlamento ha promulgato nel 2010 e che doveva avere una validità temporanea di diciotto mesi è rimasta ferma presso la Commissione Affari Costituzionali e quindi continua ad essere purtroppo ancora applicata…
Ed ecco che alla fine alcuni giudici, dichiarano la incostituzionalità della legge, mentre altri continuano ad osservarla…, in Italia tutto è retto su questo principio dell’alternativa, perché non si giunga mai ad una soluzione…
Non ci resta che sperare che qualcosa finalmente possa cambiare… 
Dover ascoltare stasera, certe trasmissioni televisive di parte, pilotate in tutto, con interviste a giornalisti, politici e medici che manifestano tutta la loro disapprovazione, mi convince sempre di più, di vivere in questo Paese che di democratico ormai nulla possiede… e che viene rappresentata da soggetti, senza la ben ché minima personalità!!!

Imprese confiscate: 30.000 lavoratori a rischio licenziamento

La sfida alla crisi passa anche dalla corretta gestione economica delle imprese attualmente confiscate… Questo è il dato che viene fuori, da quanto emerso nel convegno di Napoli proprio in questi giorni, dal quale si evidenzia che le imprese attualmente confiscate, rappresentano un patrimonio di ben 500 Miliardi di Euro, con 30.000 addetti ai lavori… 
Nel convegno si è parlato su quali soluzioni adottare per poter traghettare alla legalità, le imprese confiscate alle mafie, restituendo alla società civile i beni accumulati… 
Il Pres. degli Organi dei Commercialisti di Napoli, Dott. Achille Coppola, parla degli strumenti e delle norme da adottarsi, applicandole con maggiore decisione ed intervenendo rapidamente… 
Al centro dell’incontro, anche la corretta attuazione del codice antimafia, ed in questo il Pres. Aggiunto GIP di Napoli ( Dott. Bruno D’Urso ), parla della salvaguardia dei posti di lavoro, garantendo la permanenza ed il mantenimento dei dipendenti… 
Tra le priorità, scongiurare il fallimento delle imprese, durante il passaggio tra la illegalità e la legalità, cosa che non avviene secondo il Dott. Alberto Capuano ( GIP Tribunale di Napoli ) per il 95% delle aziende in sequestro che giungono al fallimento e/o alla liquidazione…, questo ovviamente in contrasto con le tanto declamate procedure per il mantenimento dei dipendenti e/o della redditività dell’impresa stessa… 
E quindi a veder questi dati non viene da chiedersi che forse lo Stato in qualcosa sta sbagliando??? 
Non rappresenta un segnale di debolezza, il fatto che lo Stato porti a concludere in maniera fallimentare queste imprese..? E’ dove sono quelle istituzioni che avrebbero dovuto garantirne il proseguio..? Una beffa per i lavoratori e per l’economia e a chi dare la colpa..??? 
Gli effetti propagandistici, fatti da Magistrati e Polizia, che hanno portano a successi straordinari, finita l’esultanza cosa hanno prodotto….? E non è vero che su molti beni immobili sequestrate gravano ipoteche e pignoramenti che ne rendono difficile il loro riutilizzo..? mentre per quelli mobili più della metà non sono stati neache rinvenuti o sono stati totalmente rottamati…? 
Quindi di cosa si parla??? Come mai ad una impresa posta a sequestro vengono tolti gli appalti aggiudicati in precedenza…, lo Stato non avrebbe dovuto rappresentare per i committenti pubblici una maggiore garanzia??? Ed ancora, sappiamo tutti, come le Banche che prima dei sequestri concedevano prestiti, adesso chiudono l’accesso ai fidi, intimando immediatamente il rientro delle somme date in precedenza, ed i clienti che non sentendosi più garantiti, girano ora le loro commesse ad altre imprese, per finire ai creditori che ora procedono al recupero dei crediti agendo per vie legali, ed in tutto questo, gli Amministratori ( Giudiziari ) non potendo concedere alcuna garanzia e soprattutto essendo essi, soltanto degli esecutori di ordini, dati da qualcuno ancora più in alto…, attendono in maniera passiva, cercando di custodire e mantenere il valore dei beni e ove possibile tentare di aumentarne la redditività…, ma come e con quali mezzi, resta un mistero!!! 
Se lo Stato, non cerca di supportare queste Imprese e di difendere quei posti di lavoro di chi, con mafia, criminalità, sequestri e confische… non c’entra nulla, iniziando a creare un Fondo di garanzia che sostenga le iniziative degli amministratori giudiziari nei momenti più difficili e le difenda dai duri attacchi, ecco che allora si può parlare tanto, anzi tantissimo, ma la realtà sarà sempre quella…, beneficiare e sfruttare questi patrimoni, per coloro che con questo sistema “ ci campano e bene direi… “ , continuando come sanguisughe a servirsene, finchè sarà tutto definitivamente prosciugato…!!!

Imprese confiscate: 30.000 lavoratori a rischio licenziamento

La sfida alla crisi passa anche dalla corretta gestione economica delle imprese attualmente confiscate… Questo è il dato che viene fuori, da quanto emerso nel convegno di Napoli proprio in questi giorni, dal quale si evidenzia che le imprese attualmente confiscate, rappresentano un patrimonio di ben 500 Miliardi di Euro, con 30.000 addetti ai lavori… 
Nel convegno si è parlato su quali soluzioni adottare per poter traghettare alla legalità, le imprese confiscate alle mafie, restituendo alla società civile i beni accumulati… 
Il Pres. degli Organi dei Commercialisti di Napoli, Dott. Achille Coppola, parla degli strumenti e delle norme da adottarsi, applicandole con maggiore decisione ed intervenendo rapidamente… 
Al centro dell’incontro, anche la corretta attuazione del codice antimafia, ed in questo il Pres. Aggiunto GIP di Napoli ( Dott. Bruno D’Urso ), parla della salvaguardia dei posti di lavoro, garantendo la permanenza ed il mantenimento dei dipendenti… 
Tra le priorità, scongiurare il fallimento delle imprese, durante il passaggio tra la illegalità e la legalità, cosa che non avviene secondo il Dott. Alberto Capuano ( GIP Tribunale di Napoli ) per il 95% delle aziende in sequestro che giungono al fallimento e/o alla liquidazione…, questo ovviamente in contrasto con le tanto declamate procedure per il mantenimento dei dipendenti e/o della redditività dell’impresa stessa… 
E quindi a veder questi dati non viene da chiedersi che forse lo Stato in qualcosa sta sbagliando??? 
Non rappresenta un segnale di debolezza, il fatto che lo Stato porti a concludere in maniera fallimentare queste imprese..? E’ dove sono quelle istituzioni che avrebbero dovuto garantirne il proseguio..? Una beffa per i lavoratori e per l’economia e a chi dare la colpa..??? 
Gli effetti propagandistici, fatti da Magistrati e Polizia, che hanno portano a successi straordinari, finita l’esultanza cosa hanno prodotto….? E non è vero che su molti beni immobili sequestrate gravano ipoteche e pignoramenti che ne rendono difficile il loro riutilizzo..? mentre per quelli mobili più della metà non sono stati neache rinvenuti o sono stati totalmente rottamati…? 
Quindi di cosa si parla??? Come mai ad una impresa posta a sequestro vengono tolti gli appalti aggiudicati in precedenza…, lo Stato non avrebbe dovuto rappresentare per i committenti pubblici una maggiore garanzia??? Ed ancora, sappiamo tutti, come le Banche che prima dei sequestri concedevano prestiti, adesso chiudono l’accesso ai fidi, intimando immediatamente il rientro delle somme date in precedenza, ed i clienti che non sentendosi più garantiti, girano ora le loro commesse ad altre imprese, per finire ai creditori che ora procedono al recupero dei crediti agendo per vie legali, ed in tutto questo, gli Amministratori ( Giudiziari ) non potendo concedere alcuna garanzia e soprattutto essendo essi, soltanto degli esecutori di ordini, dati da qualcuno ancora più in alto…, attendono in maniera passiva, cercando di custodire e mantenere il valore dei beni e ove possibile tentare di aumentarne la redditività…, ma come e con quali mezzi, resta un mistero!!! 
Se lo Stato, non cerca di supportare queste Imprese e di difendere quei posti di lavoro di chi, con mafia, criminalità, sequestri e confische… non c’entra nulla, iniziando a creare un Fondo di garanzia che sostenga le iniziative degli amministratori giudiziari nei momenti più difficili e le difenda dai duri attacchi, ecco che allora si può parlare tanto, anzi tantissimo, ma la realtà sarà sempre quella…, beneficiare e sfruttare questi patrimoni, per coloro che con questo sistema “ ci campano e bene direi… “ , continuando come sanguisughe a servirsene, finchè sarà tutto definitivamente prosciugato…!!!

Rignano: tutti assolti per non aver commesso il fatto…

Anni e anni di processi per poi non giungere a nulla o meglio i giudici del Tribunale di Tivoli hanno assolto tutti gli imputati perché il fatto non sussiste…
Lascio ad altri, la cronaca di quanto accaduto in quella scuola, ma mi chiedevo, non era molto più semplice mettere quattro cimici e microtelecamere nascoste in più, proseguire di qualche giorno l’indagine e vedere cosa realmente accadeva in quella scuola materna???
Ed invece Nooo…, da noi tutto deve essere spettacolare, giornali e televisioni debbono infierire, parlare degli abusi perpetuati dagli insegnanti ( che vengono messi sulla pubblica piazza senza alcun riguardo, anche per le loro famiglie ) e quei poveri bimbi, anch’essi al centro di indagini, dove si tenta interrogandoli di giungere alla verità…
Non dimentichiamoci che gli imputati erano stati denunciati per violenza sessuale, maltrattamenti di minore, sequestro  di persona, atti osceni… e via dicendo, immaginatevi poi tutto ciò amplificato perché commesso ai danni di bambini e quindi tutti a parlarne e ad aspettarne l’esito…
Bene… dopo circa sei anni di indagini e processi, ( alla faccia dei costi dello Stato ma soprattutto del tutto sprecati poiché inutili ),  ci ritroviamo che oggi sono tutti scontenti, sia gli insegnanti che chiedono ora giustizia per il maltolto subito…, che per i genitori dei bambini, anch’essi arrabbiati per la sentenza a loro modo ” ingiusta ” e quindi  già annunciano una nuova battaglia legale…, a questi si aggiungono anche tutti coloro che, schierati da una parte o dall’altra, incitano, urlano, insultano il giudizio dei giudici, qualche giornalista e continuano prendendo a pugni la porta d’ingresso…
Una vicenda squallida, sotto tutti i punti di vista, parlare di abusi sessuali su minori fa sempre male, principalmente per chi li subisce ed anche per coloro che veramente innocenti, vengono accusati  dall’opinione pubblica, che li ha già giudicati e condannati, una macchia questa che resterà indelebile per tutta la vita…
A me dispiace, vedere con quanta leggerezza la nostra magistratura, procede ad arrestare gli eventuali colpevoli e soprattutto con quanto fragore i mass media, lapidano questi ultimi senza aspettarne i risultati delle indagini…
Ogni anno, si sprecano milioni di euro in processi inutili, che non trovano soluzione, che servono soltanto a fare un po’ di pubblicità a qualche giudice che totalmente sconosciuto cerca di salire sul palco della notorietà, indagini condotte con molta leggerezza e prove del DNA che di solito non giungono a nulla oppure vengono contraddette ed utilizzate dalla difesa quale controprova… alla fine dopo anni, si giunge al nulla e bisogna ricominciare o vedere abbandonare le indagini e quindi gli eventuali colpevoli…
Tutti desideriamo che la giustizia faccia il proprio corso… ma ciò che maggiormente vorremmo e che alla fine questa rappresenti quella ” autentica “, senza che poi dopo qualche anno, una nuova sentenza d’Appello e/o di Cassazione porti a nuove irregolari e discutibili discordanze…   

Lo stupro è meno grave se la ragazza non è vergine…

Se il caso della sentenza di cassazione sullo stupro della minorenne, meno grave, in quanto non più vergine vi ha colpito, leggete questo articolo da “altalex” che approfondisce da un punto di vista giuridico la questione.
La nota vicenda criminosa al centro della cronaca giudiziaria, sulla presunta minore gravità della violenza sessuale ai danni di una minore non più vergine, merita chiarezza.
Nell’ambito dei reati contro la libertà personale, come noto, la minore gravità del fatto costituisce una attenuante speciale prevista dall’art. 609-quater, comma 3, c.p. , segnatamente per il reato di atti sessuali con minorenne.
Il delitto ex art. 609 quater c.p. testualmente recita: “Soggiace alla pena stabilita dall`articolo 609 bis chiunque, al di fuori delle ipotesi previste in detto articolo, compie atti sessuali con persona che. al momento del fatto: 1) non ha compiuto gli anni quattordici; 2) non ha compiuto gli anni sedici, quando il colpevole sia l`ascendente, il genitore anche adottivo, il tutore, ovvero altra persona cui, per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia, il minore è affidato o che abbia, con quest`ultimo, una relazione di convivenza. Non è punibile il minorenne che, al di fuori delle ipotesi previste nell`articolo 609 bis compie atti sessuali con un minorenne che abbia compiuto gli anni tredici, se la differenza di età tra i soggetti non è superiore a tre anni. Nei casi di minore gravità la pena è diminuita fino a due terzi. Si applica la pena di cui all’articolo 609 ter, secondo comma, se la persona offesa non ha compiuto gli anni dieci”.
Il reato ascritto, innanzitutto, è quello di cui all’art. 609 quater, caratterizzato dall’assenza di pressioni coercitive, (Cass. pen. 29662/2004); in tal senso la Corte evidenzia che: “si era trattato di un rapporto pienamente assentito dalla stessa che ne aveva scelto le modalità”.
La Cassazione, dunque, entrando nel merito della quaestio, evidenzia una aporia logica nella motivazione del collegio di merito: lo stesso riconosce, con riguardo alla consumazione del rapporto, che si era trattato di un rapporto assentito dalla stessa, la quale, in particolare, ne aveva scelto le modalità.
Sempre la stessa Corte di merito, proseguendo, nega la diminuente della minore gravità del fatto di cui all’art. 609-quater, comma 3, c.p. proprio con riferimento alle “modalità innaturali del rapporto”.
Gli ermellini, a questo punto, rilevano un evidente punto nevralgico motivazionale: lo stesso fatto (modalità del rapporto) è addotto sia in veste negativa, (a svantaggio del condannato), sia in veste positiva, (a vantaggio dello stesso).
La Suprema Corte, quindi, evidenzia, “che è bensì vero che ciò non elimina la riprovevolezza della condotta dell’imputato che in realtà si è avvalso dello stato di soggezione in cui la giovane vittima si trovava nei suoi confronti per essere inserita nello stesso nucleo familiare da lui costituito con la di lei madre convivente” ma “in questo contesto non sembra possa convenirsi con l’impugnata sentenza laddove afferma la gravità dell’episodio deducendola dalle modalità innaturali del rapporto, che in realtà furono scelte con avvedutezza della minore in quanto a suo dire idonee ad evitare i rischi che un diverso rapporto poteva comportare per la sua salute a causa della pregressa condizione di tossicodipendente dell’imputato”.
Non appare razionale, ad avviso del Collegio, pertanto, che l’agente possa essere escluso dal benefico della diminuente per un aspetto connotativo del comportamento delittuoso scelto dal soggetto passivo.
Tanto dedotto in fatto, la Corte si sofferma a valutare l’incidenza della condotta delittuosa sul bene giuridico tutelato dalla norma, ovvero “il corretto sviluppo della personalità sessuale del minore”, incidenza che va valutata in concreto, (Cass. pen. 12007/2003): il Collegio non condivide, quindi, la sentenza di merito dove ritiene le modalità di consumazione del rapporto sessuale “tali da compromettere l’armonioso sviluppo della sfera sessuale della vittima".
Ad avviso del Collegio: “l’affermazione è infatti del tutto apodittica in quanto trascura di considerare quanto nella stessa sentenza poco prima si è rilevato, e cioè che la ragazza già a partire dall’età di 13 anni aveva avuto numerosi rapporti sessuali con uomini di ogni età di guisa che è lecito ritenere che già al momento dell’incontro con l’imputato la sua personalità dal punto di vista sessuale fosse molto più sviluppata di quanto ci si può normalmente aspettare da una ragazza della sua età”.
La disamina oggettivo-giuridico della sentenza non può che lasciare perplessi: se non altro per la disinformazione assolutamente censurabile.
La sentenza non ha mai affermato che “lo stupro è meno grave se perpetrato ai danni di una ragazza non più vergine”; ha semplicemente dedotto che, una donna la quale abbia già intrattenuto rapporti sessuali con molti adulti ha senza dubbio una maggiore maturità sessuale.
Quanto al fatto tipico, è opportuno ricordare che la stessa Corte ribadisce che esso merita la stessa riprovevolezza, (nulla di meno dunque), ma si tratta, sul piano concreto, di un rapporto sessuale consumato con la volontà della minorenne la quale aveva ella stessa scelto le modalità consumative della relazione.
Quando i Giudici “sbagliano” è sicuramente corretto dirlo ed anche ad alta voce: altrettanto occorrerebbe fare, tuttavia, quando a sbagliare sono i giornalisti.
La sentenza Cass. pen. 6329/06, concludendo, non merita certo di essere “dimenticata con ignominia”: resta opinabile, condivisibile, dal punto di vista giuridico ma, sicuramente, “non ha detto quello che è stato detto”.
(Altalex, 21 febbraio 2006. Nota di Giuseppe Buffone)
Corte di cassazione
Sezione III penale
Sentenza 17 febbraio 2006, n. 6329
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
Con sentenza del 25 novembre 2003 la Corte d’appello di Cagliari decidendo sulla impugnazione proposta da T.M. avverso la sentenza in data 30 novembre 2001 del tribunale della stessa città – che lo aveva condannato alla pena di anni tre e mesi quattro di reclusione per il delitto di violenza sessuale ed a quella di mesi due di reclusione per i reati di percosse e minacce – dichiarava di non doversi procedere per intervenuta remissione della querela in ordine al reato di percosse e rideterminava la pena per i reati sub b) e c) nella misura di gg. 15 di reclusione, confermando nel resto con condanna dell’appellante anche alle spese di costituzione e rappresentanza della costituita parte civile.
Con il primo motivo di appello l’imputato aveva negato il pregresso rapporto di convivenza con la ragazza, S.V., vittima della violenza.
La Corte di merito replicava che le risultanze testimoniali dimostravano il contrario ed altrettanto risultava in definitiva dalle stesse dichiarazioni dell’imputato che aveva parlato di una volontà calunniosa della parte lesa originata dai suoi rimproveri per lo scarso impegno scolastico.
Con altro motivo erano state evidenziate le inesattezze in cui era caduta la ragazza. La Corte osservava che erano inesattezze di carattere marginale e che doveva escludersi il dolo di calunnia nel suo racconto anche perché non aveva avuto difficoltà a riferire dei suoi incontri precedenti con uomini giovani e meno giovani.
Con un’ulteriore motivo aveva sottolineato che la parte lesa aveva falsamente negato di avere parlato dei suoi rapporti con l’imputato ed altresì che la denuncia era chiaramente finalizzata a liberarsi dello stesso.
La replica era che i testimoni avevano confermato il racconto della parte lesa e che per sbarazzarsi del T. sarebbe stato sufficiente denunciare i maltrattamenti ai quali sottoponeva la famiglia.
La gravità del fatto escludeva infine ad avviso della Corte che il fatto stesso potesse configurarsi come fatto di minore gravità.
L’imputato propone personalmente ricorso per cassazione denunziando con un unico motivo mancanza ed illogicità manifesta della motivazione laddove la sentenza impugnata ha negato la minore gravità di cui all’art. 609-quater, comma 3. Rappresenta infatti che si è trattato di un unico rapporto, pacificamente acconsentito dalla ragazza che si era rifiutata ad un rapporto completo ma aveva optato senza difficoltà per un coito orale e che infine fin dall’età di 13 anni la stessa aveva avuto rapporti con giovani ed adulti.
MOTIVI DELLA DECISIONE
L’unico motivo di ricorso merita di essere accolto.
La diminuente della minore gravità del fatto di cui all’art. 609-quater, comma 3, c.p. è stata negata dalla Corte territoriale con riferimento alle “modalità innaturali del rapporto”, ritenute tali da compromettere “l’armonioso sviluppo della sfera sessuale della vittima”.
L’affermazione si pone in contrasto con quanto poco prima rilevato dalla stessa Corte allorché ha proceduto alla ricostruzione dell’unico episodio – quello riprodotto nel capo di imputazione – di abuso sessuale posto in essere dall’imputato ai danni della minore: si era trattato di un rapporto pienamente assentito dalla stessa che ne aveva scelto le modalità. L’imputato infatti intendeva avere un rapporto completo ma la ragazza, consapevole che l’uomo aveva avuto problemi di tossicodipendenza, aveva optato per un, a suo avviso, meno rischioso rapporto orale.
Ora è bensì vero che ciò non elimina la riprovevolezza della condotta dell’imputato che in realtà si è avvalso dello stato di soggezione in cui la giovane vittima si trovava nei suoi confronti per essere inserita nello stesso nucleo familiare da lui costituito con la di lei madre convivente. Ma tale relazione interpersonale fa parte dell’elemento oggettivo della fattispecie delittuosa tipica di cui si tratta (punita con la reclusione da 5 a 10 anni di reclusione) senza la quale quest’ultima non si sarebbe integrata in quanto pacificamente all’epoca del fatto la ragazza aveva compiuto 14 anni e come si è visto la stessa aveva prestato il proprio consenso al rapporto sessuale.
In questo contesto non sembra possa convenirsi con l’impugnata sentenza laddove afferma la gravità dell’episodio deducendola dalle modalità innaturali del rapporto, che in realtà furono scelte con avvedutezza della minore in quanto a suo dire idonee ad evitare i rischi che un diverso rapporto poteva comportare per la sua salute a causa della pregressa condizione di tossicodipendente dell’imputato.
Ancora meno condivisibile è l’altra affermazione della stessa sentenza, relativa alle negative conseguenze indotte da questo rapporto sullo sviluppo sessuale della minore.
L’affermazione è infatti del tutto apodittica in quanto trascura di considerare quanto nella stessa sentenza poco prima si è rilevato, e cioè che la ragazza già a partire dall’età di 13 anni aveva avuto numerosi rapporti sessuali con uomini di ogni età di guisa che è lecito ritenere che già al momento dell’incontro con l’imputato la sua personalità dal punto di vista sessuale fosse molto più sviluppata di quanto ci si può normalmente aspettare da una ragazza della sua età.
Alla stregua delle considerazioni che precedono e tenendone il debito conto, la Corte territoriale ala quale gli atti devono essere restituiti dovrà valutare se il diniego della attenuante in parola possa essere deciso con il supporto di una motivazione diversa da quella testè censurata.
P.Q.M.
La Corte Suprema di Cassazione annulla la sentenza impugnata limitatamente al diniego della attenuante di cui all’art. 609-quater, comma 3, c.p. e rinvia ad altra sezione della Corte d’appello di Cagliari.

Lo stupro è meno grave se la ragazza non è vergine…

Se il caso della sentenza di cassazione sullo stupro della minorenne, meno grave, in quanto non più vergine vi ha colpito, leggete questo articolo da “altalex” che approfondisce da un punto di vista giuridico la questione.
La nota vicenda criminosa al centro della cronaca giudiziaria, sulla presunta minore gravità della violenza sessuale ai danni di una minore non più vergine, merita chiarezza.
Nell’ambito dei reati contro la libertà personale, come noto, la minore gravità del fatto costituisce una attenuante speciale prevista dall’art. 609-quater, comma 3, c.p. , segnatamente per il reato di atti sessuali con minorenne.
Il delitto ex art. 609 quater c.p. testualmente recita: “Soggiace alla pena stabilita dall`articolo 609 bis chiunque, al di fuori delle ipotesi previste in detto articolo, compie atti sessuali con persona che. al momento del fatto: 1) non ha compiuto gli anni quattordici; 2) non ha compiuto gli anni sedici, quando il colpevole sia l`ascendente, il genitore anche adottivo, il tutore, ovvero altra persona cui, per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia, il minore è affidato o che abbia, con quest`ultimo, una relazione di convivenza. Non è punibile il minorenne che, al di fuori delle ipotesi previste nell`articolo 609 bis compie atti sessuali con un minorenne che abbia compiuto gli anni tredici, se la differenza di età tra i soggetti non è superiore a tre anni. Nei casi di minore gravità la pena è diminuita fino a due terzi. Si applica la pena di cui all’articolo 609 ter, secondo comma, se la persona offesa non ha compiuto gli anni dieci”.
Il reato ascritto, innanzitutto, è quello di cui all’art. 609 quater, caratterizzato dall’assenza di pressioni coercitive, (Cass. pen. 29662/2004); in tal senso la Corte evidenzia che: “si era trattato di un rapporto pienamente assentito dalla stessa che ne aveva scelto le modalità”.
La Cassazione, dunque, entrando nel merito della quaestio, evidenzia una aporia logica nella motivazione del collegio di merito: lo stesso riconosce, con riguardo alla consumazione del rapporto, che si era trattato di un rapporto assentito dalla stessa, la quale, in particolare, ne aveva scelto le modalità.
Sempre la stessa Corte di merito, proseguendo, nega la diminuente della minore gravità del fatto di cui all’art. 609-quater, comma 3, c.p. proprio con riferimento alle “modalità innaturali del rapporto”.
Gli ermellini, a questo punto, rilevano un evidente punto nevralgico motivazionale: lo stesso fatto (modalità del rapporto) è addotto sia in veste negativa, (a svantaggio del condannato), sia in veste positiva, (a vantaggio dello stesso).
La Suprema Corte, quindi, evidenzia, “che è bensì vero che ciò non elimina la riprovevolezza della condotta dell’imputato che in realtà si è avvalso dello stato di soggezione in cui la giovane vittima si trovava nei suoi confronti per essere inserita nello stesso nucleo familiare da lui costituito con la di lei madre convivente” ma “in questo contesto non sembra possa convenirsi con l’impugnata sentenza laddove afferma la gravità dell’episodio deducendola dalle modalità innaturali del rapporto, che in realtà furono scelte con avvedutezza della minore in quanto a suo dire idonee ad evitare i rischi che un diverso rapporto poteva comportare per la sua salute a causa della pregressa condizione di tossicodipendente dell’imputato”.
Non appare razionale, ad avviso del Collegio, pertanto, che l’agente possa essere escluso dal benefico della diminuente per un aspetto connotativo del comportamento delittuoso scelto dal soggetto passivo.
Tanto dedotto in fatto, la Corte si sofferma a valutare l’incidenza della condotta delittuosa sul bene giuridico tutelato dalla norma, ovvero “il corretto sviluppo della personalità sessuale del minore”, incidenza che va valutata in concreto, (Cass. pen. 12007/2003): il Collegio non condivide, quindi, la sentenza di merito dove ritiene le modalità di consumazione del rapporto sessuale “tali da compromettere l’armonioso sviluppo della sfera sessuale della vittima".
Ad avviso del Collegio: “l’affermazione è infatti del tutto apodittica in quanto trascura di considerare quanto nella stessa sentenza poco prima si è rilevato, e cioè che la ragazza già a partire dall’età di 13 anni aveva avuto numerosi rapporti sessuali con uomini di ogni età di guisa che è lecito ritenere che già al momento dell’incontro con l’imputato la sua personalità dal punto di vista sessuale fosse molto più sviluppata di quanto ci si può normalmente aspettare da una ragazza della sua età”.
La disamina oggettivo-giuridico della sentenza non può che lasciare perplessi: se non altro per la disinformazione assolutamente censurabile.
La sentenza non ha mai affermato che “lo stupro è meno grave se perpetrato ai danni di una ragazza non più vergine”; ha semplicemente dedotto che, una donna la quale abbia già intrattenuto rapporti sessuali con molti adulti ha senza dubbio una maggiore maturità sessuale.
Quanto al fatto tipico, è opportuno ricordare che la stessa Corte ribadisce che esso merita la stessa riprovevolezza, (nulla di meno dunque), ma si tratta, sul piano concreto, di un rapporto sessuale consumato con la volontà della minorenne la quale aveva ella stessa scelto le modalità consumative della relazione.
Quando i Giudici “sbagliano” è sicuramente corretto dirlo ed anche ad alta voce: altrettanto occorrerebbe fare, tuttavia, quando a sbagliare sono i giornalisti.
La sentenza Cass. pen. 6329/06, concludendo, non merita certo di essere “dimenticata con ignominia”: resta opinabile, condivisibile, dal punto di vista giuridico ma, sicuramente, “non ha detto quello che è stato detto”.
(Altalex, 21 febbraio 2006. Nota di Giuseppe Buffone)
Corte di cassazione
Sezione III penale
Sentenza 17 febbraio 2006, n. 6329
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
Con sentenza del 25 novembre 2003 la Corte d’appello di Cagliari decidendo sulla impugnazione proposta da T.M. avverso la sentenza in data 30 novembre 2001 del tribunale della stessa città – che lo aveva condannato alla pena di anni tre e mesi quattro di reclusione per il delitto di violenza sessuale ed a quella di mesi due di reclusione per i reati di percosse e minacce – dichiarava di non doversi procedere per intervenuta remissione della querela in ordine al reato di percosse e rideterminava la pena per i reati sub b) e c) nella misura di gg. 15 di reclusione, confermando nel resto con condanna dell’appellante anche alle spese di costituzione e rappresentanza della costituita parte civile.
Con il primo motivo di appello l’imputato aveva negato il pregresso rapporto di convivenza con la ragazza, S.V., vittima della violenza.
La Corte di merito replicava che le risultanze testimoniali dimostravano il contrario ed altrettanto risultava in definitiva dalle stesse dichiarazioni dell’imputato che aveva parlato di una volontà calunniosa della parte lesa originata dai suoi rimproveri per lo scarso impegno scolastico.
Con altro motivo erano state evidenziate le inesattezze in cui era caduta la ragazza. La Corte osservava che erano inesattezze di carattere marginale e che doveva escludersi il dolo di calunnia nel suo racconto anche perché non aveva avuto difficoltà a riferire dei suoi incontri precedenti con uomini giovani e meno giovani.
Con un’ulteriore motivo aveva sottolineato che la parte lesa aveva falsamente negato di avere parlato dei suoi rapporti con l’imputato ed altresì che la denuncia era chiaramente finalizzata a liberarsi dello stesso.
La replica era che i testimoni avevano confermato il racconto della parte lesa e che per sbarazzarsi del T. sarebbe stato sufficiente denunciare i maltrattamenti ai quali sottoponeva la famiglia.
La gravità del fatto escludeva infine ad avviso della Corte che il fatto stesso potesse configurarsi come fatto di minore gravità.
L’imputato propone personalmente ricorso per cassazione denunziando con un unico motivo mancanza ed illogicità manifesta della motivazione laddove la sentenza impugnata ha negato la minore gravità di cui all’art. 609-quater, comma 3. Rappresenta infatti che si è trattato di un unico rapporto, pacificamente acconsentito dalla ragazza che si era rifiutata ad un rapporto completo ma aveva optato senza difficoltà per un coito orale e che infine fin dall’età di 13 anni la stessa aveva avuto rapporti con giovani ed adulti.
MOTIVI DELLA DECISIONE
L’unico motivo di ricorso merita di essere accolto.
La diminuente della minore gravità del fatto di cui all’art. 609-quater, comma 3, c.p. è stata negata dalla Corte territoriale con riferimento alle “modalità innaturali del rapporto”, ritenute tali da compromettere “l’armonioso sviluppo della sfera sessuale della vittima”.
L’affermazione si pone in contrasto con quanto poco prima rilevato dalla stessa Corte allorché ha proceduto alla ricostruzione dell’unico episodio – quello riprodotto nel capo di imputazione – di abuso sessuale posto in essere dall’imputato ai danni della minore: si era trattato di un rapporto pienamente assentito dalla stessa che ne aveva scelto le modalità. L’imputato infatti intendeva avere un rapporto completo ma la ragazza, consapevole che l’uomo aveva avuto problemi di tossicodipendenza, aveva optato per un, a suo avviso, meno rischioso rapporto orale.
Ora è bensì vero che ciò non elimina la riprovevolezza della condotta dell’imputato che in realtà si è avvalso dello stato di soggezione in cui la giovane vittima si trovava nei suoi confronti per essere inserita nello stesso nucleo familiare da lui costituito con la di lei madre convivente. Ma tale relazione interpersonale fa parte dell’elemento oggettivo della fattispecie delittuosa tipica di cui si tratta (punita con la reclusione da 5 a 10 anni di reclusione) senza la quale quest’ultima non si sarebbe integrata in quanto pacificamente all’epoca del fatto la ragazza aveva compiuto 14 anni e come si è visto la stessa aveva prestato il proprio consenso al rapporto sessuale.
In questo contesto non sembra possa convenirsi con l’impugnata sentenza laddove afferma la gravità dell’episodio deducendola dalle modalità innaturali del rapporto, che in realtà furono scelte con avvedutezza della minore in quanto a suo dire idonee ad evitare i rischi che un diverso rapporto poteva comportare per la sua salute a causa della pregressa condizione di tossicodipendente dell’imputato.
Ancora meno condivisibile è l’altra affermazione della stessa sentenza, relativa alle negative conseguenze indotte da questo rapporto sullo sviluppo sessuale della minore.
L’affermazione è infatti del tutto apodittica in quanto trascura di considerare quanto nella stessa sentenza poco prima si è rilevato, e cioè che la ragazza già a partire dall’età di 13 anni aveva avuto numerosi rapporti sessuali con uomini di ogni età di guisa che è lecito ritenere che già al momento dell’incontro con l’imputato la sua personalità dal punto di vista sessuale fosse molto più sviluppata di quanto ci si può normalmente aspettare da una ragazza della sua età.
Alla stregua delle considerazioni che precedono e tenendone il debito conto, la Corte territoriale ala quale gli atti devono essere restituiti dovrà valutare se il diniego della attenuante in parola possa essere deciso con il supporto di una motivazione diversa da quella testè censurata.
P.Q.M.
La Corte Suprema di Cassazione annulla la sentenza impugnata limitatamente al diniego della attenuante di cui all’art. 609-quater, comma 3, c.p. e rinvia ad altra sezione della Corte d’appello di Cagliari.

La cricca protegge Cosentino…

Ieri durante le votazioni per l’utilizzo o meno delle intercettazioni, i nostri deputati nell’aula di Montecitorio hanno detto di NO…!!

L’inchiesta ha riguardato l’ex sottosegretario Nicola Cosentino il quale è accusato di avere avuto rapporti con ambienti mafiosi…
Ovviamente Nicola Cosentino, si è detto soddisfatto del risultato e dichiarando per quanto riguarda la sua vicenda giudiziaria, che si faccia finalmente il processo dove egli possa dimostrare la propria estraneità..
Su questo comunque mi trova concorde; bisogna sempre aspettare il giudizio finale prima di mettere in croce un qualsivolglia inputato…cosa che regolarmente invece accade nel nostro Paese!!!
Infatti da noi la notizia giornalistica diventa anticipazione del giudizio di merito cui deve esprimersi la magistratura… anche se a volte quest’ultima utilizza per meglio pubblicizzare l’udienza e quindi mettere in evidenza il proprio lavoro, che comunque, molte volte non trova riscontri con la realtà dei fatti e i processi si chiudano con l’assoluzione piena dell’imputato…!!!
E poi, chi paga questi costi…??? Processi inutili fatti da giudici altrettanto inutili, messi in evidenza e sotto i riflettori  per ottenere qualche vantaggio personale, qualche trasferimento verso altri sedi piu rinomate…e via discorrendo!!! 
Non sto certamente a farvi l’elenco, ma non ci vuole molto a capire chi in questi anni con processi mediaticamente bene in vista, hanno ottenuto benefici impensabili… chi attraverso promozioni, chi entrando in politica e chi infine vendendosi al miglior giornale di gossip con articoli e fotografie!!!
In Italia la giustizia dice che ” La legge è uguale per tutti ” e quindi dinnanzi ad essa tutti siamo uguali…ma purtroppo non è così!!!
In questi ultimi giorni è tornato prepotentemente alla ribalta il dibattito sul processo breve…

Questa ennesima riforma, se entrerà in vigore, avrà sul processo penale sicuramente delle grosse ripercussioni, come già illustrate da autorevoli esperti su molti quotidiani. Meno noti sono gli effetti negativi che essa potrà avere nel processo civile e credo di farvi cosa gradita, nel farvi conoscere quanto riportato da un magistrato…
Innanzitutto è opportuno chiarire che il disegno di legge in esame non modificherà il codice di procedura civile ma la legge 89/2001, meglio nota come legge Pinto, che riconosce un indennizzo a chi abbia subito un processo di durata non ragionevole.
In estrema sintesi la legge sul processo breve intende fissare in due anni, aumentabili a tre, il periodo massimo entro il quale dovrà svolgersi ciascuno dei vari gradi del giudizio civile (primo grado, appello e cassazione), prendendo come momento iniziale quello della prima udienza e come momento finale quello del provvedimento che definisce il giudizio.

Una volta scaduto tale termine, senza che vi sia stata una decisione da parte del giudice, il processo proseguirà normalmente, ma la sua durata non sarà più ragionevole e la parte interessata potrà chiedere l’indennizzo previsto dalla Legge Pinto, a condizione che in precedenza abbia presentato al giudice competente un’istanza di sollecita definizione del giudizio, di cui lamenta la lentezza.
E’ questa istanza che, in concreto, secondo le intenzioni del legislatore, dovrebbe determinare l’accelerazione del giudizio perché, nel caso in cui venga presentata, il giudice sarà tenuto a fissare le udienze che fossero necessarie ad intervalli non superiori a quindici giorni l’una dall’altra.

Ora tale meccanismo non tiene conto che la durata dei processi civili dipende non solo dall’atteggiamento delle parti e del giudice, ma anche da una serie di variabili imprevedibili e oggettivamente ineliminabili, come la complessità dei fatti da accertare, il numero delle parti, i vizi procedurali che si possono verificare nel corso di essi. E’ proprio per questo motivo che, attualmente, per stabilire se un processo abbia avuto una ragionevole durata o meno non si può prescindere dall’esame del caso specifico.

La nuova disciplina invece non considera le peculiarità di ciascun processo e la sua applicazione sarà vieppiù problematica in quei processi che richiedono una ampia attività probatoria, che è impossibile contenere in tempi predefiniti, se non a rischio di lacune ed errori.

In questi casi le norme approvate dal Senato, se non modificate, comprimeranno non solo i tempi del giudizio ma anche il diritto di difesa delle parti che avessero interesse, o necessità, di una attività istruttoria approfondita e in tempi congrui, ma che non potranno opporsi alla istanza di accelerazione del processo, non essendo previsto il loro consenso sul punto.
In questa prospettiva anzi l’istanza di accelerazione potrà essere strumentalizzata dalla parte che, sapendo di aver torto, non volesse far accertare compiutamente i fatti.
Ancora il progetto di legge rischia di provocare disparità di trattamento difficilmente giustificabili.
Il giudice, infatti, potrà trovarsi nella situazione di dare la precedenza a cause di valore modesto, a scapito di altre più rilevanti, sotto il profilo economico o sociale, qualora solo nelle prime venisse presentata l’istanza di accelerazione.

E’ facile prevedere, poi, che, qualora le istanze dovessero essere numerose, sarà pressoché impossibile rispettare i termini fissati dal disegno di legge, perché dovranno essere tutte trattate con pari celerità, con l’ulteriore conseguenza che per tutte maturerà il diritto ad ottenere l’indennizzo previsto dalla legge Pinto.
A fronte di tali molteplici inconvenienti davvero non si vede quali possano essere i benefici della disciplina attualmente in gestazione, tanto più se si considera che, solo a luglio del 2009, è entrata in vigore una riforma del codice di procedura civile che ha, tra le principali finalità, quella di abbreviare i tempi del giudizio civile (basti pensare alla possibilità per il giudice di comminare sanzioni pecuniarie alla parte che abbia agito o resistito in giudizio con mala fede o colpa grave, alla riduzione dei termini per lo svolgimento di determinate attività processuali, alla introduzione del processo sommario).
Infatti, a determinare le attuali condizioni della giustizia civile, come è stato evidenziato più volte a più livelli, concorrono, da un lato, l’elevato tasso di litigiosità degli italiani e, dall’altro, la cronica carenza del personale di cancelleria, un criterio di distribuzione degli uffici giudiziari sul territorio superato e, per alcuni distretti di corte di Appello, l’inadeguatezza degli organici dei magistrati rispetto al numero degli abitanti.
Per incidere su tali fattori occorrono interventi strutturali ed organizzativi profondi di cui non vi è traccia nel disegno di legge sul processo breve.
Speriamo di non dover ritornare con questi nostri giudici al periodo della Santa Inquisizione…

P1, P2 o P3???

Società Segreta P1, P2 oppure P3 quale ” accendiamo “????
Il senatore Marcello Dell’Utri e il sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino sono indagati nell’ambito dell’inchiesta che ha portato in carcere nei giorni scorsi Flavio Carboni, Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino, e nella quale è indagato anche il cordinatore del Pdl Denis Verdini.
A iscrivere i due politici nel registro degli indagati è stato il pubblico ministero Rodolfo Sabelli ( nella foto quello a destra ) al quale è affdata l’indagine stralcio dall’inchiesta sull’eolico.I reati ipotizzati sono quelli di associazione per delinquere semplice e violazione degli Articoli 1 e 2 della legge Anselmi che vieta la ricostituzione delle società segrete. Cosentino è indagato per l’episodio della candidatura sostenuta dal gruppo di Carboni alla presidenza della regione Campania e per la diffamazione ai danni del governatore della Campania, Stefano Caldoro. Tra gli episodi contestati anche le pressioni alla corte di Cassazione per anticipare l’udienza in merito alla misura cautelare emessa nei confronti di Cosentino dalla procura di Napoli. Pressioni esercitate per conto della presunta associazione segreta da Lombardi nel tentativo di salvare la candidatura di Cosentino alla presidenza della regione Campania.
A Dell’Ultri è contestata, tra l’altro, la partecipazione alla cena a casa del coordinatore del Pdl, Denis Verdini, a Roma nel settembre dello scorso anno. Incontro a cui presero parte, oltre al gruppo Carboni, il sottosegretario Giacomo Caliendo, il magistrato, Antonio Martone, il capo degli ispettori del Ministero della Giustizia, Arcibaldo Miller. Le posizioni di questi ultimi sono ora al vaglio degli inquirenti romani.
Il nome di Dell’Ultri compare anche tra coloro che avrebbero preso parte a riunioni, svolte a Roma e in Sardegna nel dicembre scorso, con Carboni, Verdini e il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, per gli appalti sull’energia alternativa.
Cosentino: ” ancora una volta apprendo dalle agenzie di stampa di essere sotto inchiesta da parte di qualche procura per aver commesso qualcosa “. Questa volta mi pare si tratti di una sorta di ” banda del torchio“, dal sapore davvero surreale. Mi chiedo quando e se si finirà di usare la magistratura per altri fini… così, in una nota, il sottosegretario Nicola Cosentino commenta l’inchiesta che lo vede coinvolto.
Berlusconi ritiene che ci sia stata una certa leggerezza da parte di alcuni esponenti del partito sulla quale si dovrà fare chiarezza, riferiscono esponenti del Pdl cercando di riassumere lo stato d’animo del Cavaliere.
Resta comunque la consapevolezza, spiega un altro esponente del Pdl dopo aver parlato con Berlusconi, che l’intera vicenda è “figlia dell’ennesimo caos mediatico: è chiaro infatti che il tutto è stato ingigantito dalla stampa”. L’inchiesta sulla cosiddetta «P3» è solo una «vergognosa montatura» alimentata dai media. Lo sostiene il premier Silvio Berlusconi che ancora una volta ha scelto la via del messaggio al sito dei Promotori della Libertà per dire la sua sui temi più caldi che animano il dibattito politico. «Loro ed i loro giornali – ha detto Berlusconi evocando l’opposizione – continuano con le chiacchiere, gli insulti, le calunnie, i falsi teoremi per cercare di infangare e di indebolire un governo che lavora, concretamente e bene, nell’interesse di tutti gli italiani». «Abbiamo vinto tutte le sfide elettorali, degli ultimi due anni – ha aggiunto -. Siamo quindi il pilastro portante del governo, e nella realtà e nei numeri non ci sono ipotesi diverse di governo. Siamo di fronte all’ennesimo tentativo della sinistra di ribaltare per via giudiziaria il risultato delle urne, siamo di fronte all’eterna pretesa e all’eterno sogno della sinistra di far diventare maggioranza la minoranza, con un gioco di prestigio».
« VOGLIONO DELEGITTIMARCI » – Già in mattinata, Berlusconi aveva invitato gli esponenti dell’esecutivo, riuniti in Consiglio dei ministri, ad andare avant, nonostante i tentativi di delegittimazione. Non c’è da essere preoccupati, occorre continuare a lavorare con tranquillità. Dobbiamo concentrarci sulle cose concrete, parliamo dei fatti e dei risultati che abbiamo raggiunto, si tratta solo di «chiacchiere che non ci scalfiscono. C’è un disegno per delegittimarci. Noi andiamo avanti per la nostra strada».

BERSANI: «SI RIPOSI DI PIU’» – Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, da New York dove si trova invia al leader del Pdl un invito ironico: «Chissà, forse se si riposasse un po’ di più, avremmo meno guai tutti» ha detto intervistato dal Tg3. Quanto alle inchieste, il segretario dei democratici ha rilevato che «c’è un problema non solo di singolo malaffare, di malcostume, ma anche di meccanismi ai quali mettere mano. Berlusconi invece di minimizzare dovrebbe venire in Parlamento a dire cosa pensa di tutto questo, per la prima volta in due anni».

DI PIETRO: «FACCIA DI TOLLA» – «Berlusconi è proprio una faccia di tolla – ha detto invece senza mezzi termini il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro -. Solo così si spiega la spudorataggine con la quale attribuisce a sé i risultati ottenuti a Milano dai carabinieri, dai magistrati e dalle forze dell`ordine proprio grazie al sistema delle intercettazioni che lui stesso vuole abrogare».

IL SISTEMA PUO’ REAGIRE» – Sempre in mattinata era intervenuto anche il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, parlando da Bruxelles: «Abbiamo una certezza: che il sistema-giustizia ha dentro di sé tutti gli anticorpi per reagire». E ancora: «Non si può fare di tutta un’erba un fascio e non si può dare la caccia alle streghe. Ciascuno faccia il proprio dovere, sia dal punto di vista inquirente che da quello dei diritti di chi è chiamato a difendersi».

«IL PREMIER NON SAPEVA NIENTE» – Sull’inchiesta e sulle indiscrezioni emerse dai verbali negli ultimi giorni è intervenuto anche il deputato Pdl e avvocato del premier, Niccolò Ghedini. «L’interpretazione data negli atti di indagine che “Cesare” sarebbe riferibile alla persona del presidente Berlusconi oltre che inveritiera è ridicola» ha spiegato il legale. «In relazione agli articoli apparsi in questi ultimi giorni su alcuni quotidiani, tendenti a far ritenere che vi fosse una consapevolezza da parte del presidente Berlusconi di attività antigiuridiche di terzi, si deve ribadire – ha aggiunto – come tali prospettazioni siano del tutto inveritiere e contraddette dagli stessi atti processuali». «Ancora una volta, con la parziale pubblicazione di atti di indagine, in palese violazione di legge, si tenta di gettare discredito nei confronti del presidente Berlusconi» ha concluso, annunciando che «saranno esperite tutte le azioni giudiziarie del caso».

FORMIGONI: «IO NON C’ENTRO» – Sulle inchieste che ruotano attorno all’eolico in Sardegna e alla cosiddetta P3 è tornato a dire la sua anche Roberto Formigoni, chiamato in causa da una informativa dei carabinieri, secondo la quale sarebbe il «mandante» delle pressioni del gruppo per la riammissione della sua lista alle ultime elezioni regionali. «Ovviamente non ho dato un mandato a nessuno» ha detto il governatore della Lombardia. «Non c’è nessun coinvolgimento né presunto né reale» ha aggiunto Formigoni, rispondendo ai giornalisti e dicendo che quelle uscite finora sono «tutte notizie false e infondate».

Iniziativa del procuratore generale Esposito nei riguardi del presidente della Corte d’Appello di Milano il cui nome compare nelle intercettazioni dell’inchiesta sulla cosiddetta P3. Marra sarà inoltre ascoltato lunedì prossimo dalla prima commissione del Csm che ha avviato nei suoi confronti la procedura di trasferimento di ufficio per incompatibilità ambientale.

ROMA – Il procuratore generale della Cassazione Vitaliano Esposito ha avviato l’azione disciplinare nei riguardi del presidente della Corte di Appello di Milano, Alfonso Marra, il cui nome compare nelle intercettazioni dell’inchiesta sulla cosiddetta P3. Esposito – titolare, così come il ministro della Giustizia, dell’azione disciplinare – ha informato oggi il Csm della sua iniziativa. Marra, inoltre, sarà ascoltato lunedì prossimo dalla prima commissione del Csm che ha avviato nei suoi confronti la procedura di trasferimento di ufficio per incompatibilità ambientale dopo gli sviluppi dell’ inchiesta sulla P3. Lo accompagnerà, nella veste di assistente tecnico, Piercamillo Davigo, ex pm del pool di Mani Pulite, oggi consigliere di Cassazione.

Ma l’avvio dell’azione disciplinare è una nuova tegola che si abbatte sull’alto magistrato milanese. Due gli addebiti che gli vengono mossi: il primo, di essersi rivolto all’ex giudice tributario Pasquale Lombardi per esercitare pressioni su componenti del Csm al fine di favorire la sua nomina alla presidenza della Corte di Appello di Milano; il secondo, il suo presunto intervento, sollecitato da amici di Lombardi, a valutare con attenzione particolare il ricorso del presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni contro l’esclusione della sua lista dalle elezioni regionali.
Il sovrapporsi della procedura amministrativa e di quella disciplinare potrebbe essere oggetto di valutazione già nei prossimi giorni da parte della Prima Commissione, dal momento che i fatti contestati sono gli stessi. Nella comunicazione delle contestazioni approvata oggi a larga maggioranza con cui ha deciso la convocazione, la Prima Commissione ipotizza che Marra “non possa più esercitare con la dovuta imparzialità e indipendenza la sua attività giurisdizionale”. Il motivo va ricercato proprio nelle intercettazioni telefoniche dell’inchiesta condotta dalla procura di Roma dalle quale risulta che Marra si sarebbe rivolto a Lombardi, uno degli arrestati, perché intercedesse su componenti del Csm per facilitare la sua nomina, e il fatto che, una volta nominato, amici di Lombardi gli abbiano chiesto il favore di verificare al meglio il ricorso del presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni sull’ esclusione della sua lista dalle elezioni regionali.

Marra nei giorni scorsi ha detto di essere contento della iniziativa del Csm: “Così si chiarirà la sua posizione”.

Marra è solo la toga principale su cui si sta concentrando l’attenzione della Commissione: all’autorità giudiziaria sono stati chiesti gli atti che riguardano altri magistrati citati nell’ordinanza del Gip. Uno di questi è il presidente della corte di Appello di Salerno, Umberto Marconi, che ha chiesto al Csm di essere trasferito perché non più sereno nel suo ruolo per le notizie che lo coinvolgono nell’attività di dossieraggio ai danni dell’attuale presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro. Accertamenti potrebbero riguardare anche il sostituto procuratore generale di Milano Gaetano Santamaria Amato, il procuratore aggiunto di Milano Nicola Cerrato; i procuratori Giovanni Francesco Izzo (Nocera Inferiore) e Paolo Albano (Isernia).
Un’altra ” società segreta ” è stata portata alla luce… dimostrazione ulteriore che in Italia se si appartiene ad una cosiddettà ” casta “,  si gode di benefici, vantaggi, potere, dove tutto viene spartito, gestito e diretto in favore degli iscritti,  che viene certamente e sempre tolto a chi…giusti meriti ne avrebbe diritto!!! Aspettiamoci fra qualche anno la nuova P4!!! (…e non è un’arma. ).