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L'ignavia e/o la noncuranza della magistratura provocano dei danni sociali irreparabili!!!

 Un libro, quello del maresciallo Filiberti che non piacerà a molti…

«Erano anni che Vernengo pascolava indisturbato per Rozzano. Agli occhi dei rozzanesi gli era concesso perché i carabinieri avevano paura di prendersela con un mafioso del suo calibro. In realtà, i carabinieri lo avevano già denunciato più volte, ma nessuno era stato così sventato da scrivere quello che io scrissi al Magistrato di Sorveglianza».

E questo ci porta, inevitabilmente, a un’altra considerazione ineccepibile: “l’ignavia e/o la noncuranza della magistratura provocano dei danni sociali irreparabili, perché delegittimano e rendono ridicolo chi è chiamato a salvaguardare l’ordine e la sicurezza pubblica”.

Basterebbe questo passaggio a capire perchè il libro che questa settimana è in vetta alla classifica di «Il mio libro», stia destando grande interesse e solenni arrabbiature: soprattutto all’interno dell’Arma dei carabinieri!!! 

É un libro che trasuda affetto, dedizione, per gli alamari della Benemerita… ma ne racconta anche i lati meno gradevoli, la burocrazia prevalente, l’opportunismo e punta il dito contro un altro potere forte, da sempre legato all’Arma: la magistratura!!!

Il teatro di tutto: Milano e poi Rozzano, le città dove l’autore ha lavorato come sottufficiale per decenni.

Il libro si intitola “Toghe e feluche” ed è firmato da Massimiliano Filiberti, maresciallo in pensione da un anno. Nome in codice: “Chimico”

Un investigatore vecchio stampo che ha battuto le piste della malavita organizzata prima che diventasse di moda: e che racconta con devozione i suoi esordi in via Moscova, alla scuola di sottufficiali mitici come Pippo Mondello e Mario Dolcemaschio. 

Poi ci sono gli ufficiali incrociati in questi anni e di alcuni – Paolo La Forgia, Andrea Chittaro, Carlo De Donno – il “Chimico” parla con grande rispetto, mentre di altri, con nome e cognome, dice ahimè cose pesanti… 

Ma a non andargli giù, a fargli sentire il congedo come un sollievo, è quella che descrive come una mutazione genetica dell’Arma, dove trovi ufficiali ai massimi livelli che, nei fatti, non hanno mai conosciuto l’Arma. 

Tutta gente da stato maggiore che – tradotto in termini spicci – significa: carriere costruite in ufficio».

L’Arma amata e vissuta da Filiberti è quella che sa come fiutare una traccia, arruolare confidenti, tirare le fila. 

Vale quando si dà la caccia a bande di rapinatori come gli autori del grande colpo alla Verga di via Mazzini, che si rivelano professionisti seriali e pericolosi oppure quando si pedina per settimane Mario Savio, «Marittiello o’Bellillo», ras dei quartieri spagnoli di Napoli arrivato a conquistare Milano. 

Quando ancora si lavora per incastrare criminali feroci come Chicco Pagani: «Lo sa perchè Pagani dopo vent’anni di carcere è tornato a fare il boss a Rozzano? Perchè è un pazzo, capace di uccidere una persona senza battere ciglio. Ha il cervello di un criceto ma non ha alcuna paura di uccidere»!!! 

Quando ci si imbatte in personaggi da film come Vittorio Hannan, elegantissimo e poliglotta presenza fissa dei grandi traffici di droga, quando si arriva troppo tardi per sventare un delitto annunciato come la morte del nomade Riccardo Fross, ucciso nel 2006 nel campo di via Stephenson, un delitto rimasto impunito, anche se «Chimico» sa che a sparare furono i vecchi boss della Comasina: ma ammazzarono la persona sbagliata…

Della lotta al crimine il vecchio maresciallo conosce le sottigliezze e i compromessi. 

Racconta senza scandalizzarsi la trattativa sottobanco che portò alla liberazione di Alessandra Sgarella, l’ultimo ostaggio milanese dell’Anonima sequestri. 

Ha parole quasi di devozione verso gli ufficiali dell’Arma come Mario Mori che hanno pagato con processi infiniti la loro battaglia contro la mafia. Ma altri viceversa non gli vanno giù: come l’ufficiale che in piena pandemia lo costrinse in piena notte ad accertare – chissà perchè – se Beppe Marotta era ricoverato in ospedale.

E poi ci sono loro, i magistrati della Procura di Milano: quelli che «Chimico» sopporta di meno, con eccezioni che si contano sulle dita di una mano (Alberto Nobili, Gianni Griguolo, e pochi altri); sono i magistrati che non leggono neanche i rapporti, che rifiutano di arrestare, che rispediscono indietro gli appunti non graditi!!! 

E poi: «a Milano il turno esterno” tocca ai pm una volta ogni tre mesi. 

E siccome i pm lo sanno con notevole anticipo (quando gli toccherà quel cazzo di turno esterno), ci si aspetterebbe che quel giorno si liberassero da ogni impegno ed invece no, non è così ed infatti ti senti persino rispondere “mi sta disturbando perchè ora sono a cena fuori, mi richiami tra un’ora”

E tu lì, a girarti i pollici per un’ora, perchè magari il pm è a Brera a fare un apericena!!!

ANAS: nuova inchiesta per corruzione…

L’ennesima inchiesta giudiziaria…

Questa volta la Guardia di Finanza di Milano ha diretto le proprie indagini nei confronti dell’Anas, .nell’ambito di un’inchiesta per corruzione e turbativa d’asta diretta dai pubblici ministeri di Milano Giovanni Polizzi e Giovanna Cavalleri.

Sono state infatti perquisite le sedi Anas di Roma, Torino e Milano e sono 9 le persone attualmente indagate e 3 società.

Gli uomini del Nucleo di polizia economico finanziario della Guardia di Finanza di Milano, coordinati dalla Procura, stanno indagando su una serie di appalti della società del Gruppo FS che gestisce la rete infrastrutturale stradale d’Italia. 

Dall’inchiesta sembra emergere  una presunta tangente da quasi 846.000 euro oltre ad altre “utilità”, come un’auto ed un appartamento.

Sono questi i primi dettagli della una nuova indagine della Procura milanese che sta evidenziando un presunto giro di mazzette sui lavori di manutenzione della rete stradale italiana, in particolare di Lombardia e Veneto, e che coinvolge funzionari ed ex funzionari Anas.

Qualcuno di voi è rimasto sorpreso??? Non certo il sottoscritto…

Chiusa l'inchiesta sul "Consorzio rete fognante Taormina"

Ho letto che l’nchiesta sul “Consorzio rete fognante Taormina” è stata chiusa.

La sostituta procuratrice Roberta La Speme, titolare dell’inchiesta sotto la guida del procuratore capo Antonio D’Amato, ha avvisato tutti gli indagati che gli accertamenti sono arrivati al capolinea.

Il provvedimento di chiusura delle indagini conferma in sostanza le ipotesi accusatorie sollevate dalla Procura di Messina, che ora andranno al vaglio del giudice per le indagini preliminari.

Come abbiamo letto nei mesi scorsi è stata la denuncia di uno degli addetti dell’ente a dare il via all’inchiesta di Polizia e Guardia di Finanza, che hanno analizzato i lavori affidati dal Consorzio, dopo il sequestro dell’impianto per inquinamento nel 2021, e i rapporti tra i dirigenti e le ditte incaricate.

 Il sospetto, sollevato anche dalla denuncia di una persona interna all’ente e suffragato, secondo l’Accusa, dalle intercettazioni, è che per gli affidamenti i dirigenti abbiano incassato dei favori. 

Al vaglio altresì le responsabilità negli episodi di inquinamento dell’Alcantara dovuti al mal funzionamento dell’impianto.

Trovate l’articolo completo con i nomi degli indagati al link: https://www.tempostretto.it/news/indagine-sul-consorzio-rete-fognante-taormina-caudullo-non-doveva-essere-sospeso.html

La riforma Nordio??? Sarà una pacchia per i raccomandati!!!

Per il procuratore di Napoli l’abolizione dell’abuso d’ufficio non aiuta la giustizia e soprattutto le persone oneste. 
Già… con la separazione delle carriere “il pm non ragionerà più da giudice ma da poliziotto”!!! 

Ed allora a chi farà comodo la riforma Nordio che abolisce l’abuso d’ufficio?

È la domanda che il quotidiano “La Repubblica” ha posto al procuratore di Napoli Nicola Gratteri…

La risposta del magistrato è secca e senza fronzoli: «Sicuramente non alla giustizia, al buon andamento degli uffici e soprattutto alle persone oneste. Essa crea un ingiustificato vuoto normativo su aspetti che non sono coperti da altre fattispecie di reato, legalizzando, in maniera priva di ogni senso, delle prassi assolutamente illecite».

All’atto pratico, dice Gratteri, la riforma «farà gioco ai raccomandati che, grazie all’amico membro di commissione di concorso, vincono un posto di lavoro; farà gioco a coloro i quali possono beneficiare di un permesso di costruire in zona vincolata emesso da un loro congiunto; farà gioco a tutte quelle ditte e imprese che si aggiudicano appalti senza gara, perché non è possibile applicare i delitti di turbata libertà degli incanti e di scelta del contraente; farà gioco ai pubblici ufficiali che con condotte vessatorie cagionino danni a comuni cittadini. E non mi si venga a dire che c’era la paura della firma. L’ultima versione era così restrittiva che risultava impossibile perseguire penalmente il pubblico ufficiale che faceva un errore in buona fede».

Si continua a denunciare ma sarà difficile dare risposte!!!

“Sic stantibus rebus” (una locuzione latina traducibile con “stando così le cose”) in soldoni a rimetterci sarà l’esigenza di giustizia di tutti i cittadini che, volendo denunciare, si troveranno davanti all’incognita se ne varrà la pena o meno… 

Il magistrato assicura che «ad oggi le denunce di cittadini vessati o che assistono a scempi ci sono» ma «chiaramente sarà difficile dare una risposta a queste esigenze di giustizia».

Separazione delle carriere: «Il pm non ragionerà più da giudice ma da poliziotto»

Critico anche il giudizio sulla separazione delle carriere. Un concetto più volte espresso dal procuratore: anche qui si produce un danno alla collettività poiché «il pm perdendo la cultura della giurisdizione e non ragionando più da giudice, non avrà più un approccio oggettivo ai casi da trattare, ma si comporterà ragionando da poliziotto. Con questo non voglio dire che il ragionamento del poliziotto sia sbagliato; ma ci vuole qualcuno che conduca con oggettività il lavoro delle forze dell’ordine, nella fase delle indagini».

Non solo, il pericolo è anche un altro, «un danno all’assetto istituzionale dell’Ordinamento, perché sarà l’anticamera della sottoposizione del pm all’esecutivo, creando un serio pregiudizio al principio di separazione dei poteri».

Le falle nel sistema penitenziario

Per combattere la criminalità questo non è il sistema migliore, un sistema processuale che il magistrato di Gerace definisce «lento e farraginoso»

Arrivare a sentenza sarà molto più faticoso e, in un periodo “caldo” come questo (con continui suicidi e proteste) per il sistema carceri, non poteva mancare una considerazione sulle voragini normative e logistiche di un sistema penitenziario che «non consente la rieducazione di chi dimostra effettivamente di voler intraprendere questo percorso, che non tratta in maniera adeguata i tossicodipendenti e che non garantisce certezza della pena per gli altri detenuti. Sotto questo ultimo aspetto, in alcune carceri comandando i detenuti pericolosi, circolano i telefonini e quindi non si assicura il distacco effettivo tra costoro e l’ambiente esterno».

Leggendo quando sopra mi chiedo: ma lo Stato c’è o ci fa??? Ma quel ministro è posto lì affinchè la giustizia funzioni oppure si sta tentando di incitare i cittadini a fare in modo che sia un sistema a modello “Far West” a primeggiare e cioè che ciascuno – quando occorre – si faccia giustizia da se???

Caro ministro, forse è tempo che si consulti direttamente con chi ogni giorno cerca di farla realmente la giustizia in questo corrotto Paese, senza doversi sottomettere (per propri interessi personali) a quegli stessi referenti istituzionali che li hanno appositamente posti in quel ministero, tra l’altro ricordo parliamo di segretari di quei partiti di governo, che tentano di sostituirsi a quell’apparato chiamato magistratura che dovrebbe far valere quelle regole di diritto per il mantenimento ed il rispetto di ciò che dovrebbe essere considerata – a tutti gli effetti – la nostra cosiddetta “giustizia”!!!     

Il cerchio magico??? Meglio chiuderlo definitivamente!!!

Nel 2017 scrivevo: “Catania: uomini che promuovono principi di legalità, per mascherare tutta una serie di azioni illegali!!!” – link:  https://nicola-costanzo.blogspot.com/2017/07/catania-uomini-che-promuovono-principi.html

Ed oggi, l’ex Presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, durante la deposizione nel processo Montante a Caltanissetta, fa i nomi di quel cosiddetto “Cerchio magico”, una sorta di loggia dove ognuno aveva un preciso ruolo e tutti insieme operavano per mantenere saldo il controllo del potere!!!
Un potere “politico ed economico” – ha spiegato l’attuale Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare: «nel governo Crocetta, il potere politico era curato dal senatore Lumia, perché Crocetta era una sorta di esecutore e il potere economico era curato da Antonello Montante».

L’ex Presidente della Regione ha poi aggiunto: «Montante mi disse “inutile dirle che per ciò che riguarda l’assessorato alle attività produttive era a disposizione”. Ma io non ho mai messo piede in quell’assessorato» e rispondendo al pm Davide Spina ha dichiarato: «Il segretario generale della Regione faceva parte del “cerchio magico” e per un certo periodo anche Fiumefreddo» ed ancora, ha voluto sottolineare che del cerchio magico faceva parte anche Giuseppe Antoci (l’ex presidente del Parco dei Nebrodi, che vive sotto scorta dopo essere sopravvissuto a un agguato mafioso); su quest’ultimo ha dichiarato: «Ho proceduto poi a rimuovere il dottor Antoci dal Parco dei Nebrodi» – «Gli uomini del dott. Montante avevano un ruolo importante nella gestione dei rifiuti. Era un’influenza strutturale non politica».
Certo, ascoltando quanto dichiarato dal Ministro e soprattutto leggendo i nomi dichiarati, qualcosa in noi fa sorgere alcune profonde riflessioni, perché non si riesce più a comprendere dove finisce la legalità e si manifesta l’illegalità…
Già ditemi… come si fa a comprendere se i soggetti accusati sono del tutto estranei alle dichiarazioni del ministro oppure confermano in pieno quel loro ruolo all’interno del “cerchio magico“???
Se la scelta dipendesse dal sottoscritto – considerati i dubbi che sono stati in questo processo generati –  azzererei totalmente quei nominativi e ripartirei da zero; d’altronde si sa: il cerchio non è altro che una linea dritta e vorrei evitare che, come sempre accade nel nostro Paese, ritorni al suo punto di partenza!!!

Non mi resta che pregare!!!

Per l’ennesima volta sono stato rinviato, questa volta però la responsabilità è da attribuirsi all’astensione dall’attività giurisdizionale delle camere penali dal 7 al 9 febbraio!!!

Difatti, nella Delibera del 25.01.2024, a firma del Presidente Avv. Petrelli, si legge il dissenso dei penalisti ad un modello definito di “populismo giustizialista”, che moltiplica i reati per rispondere alle esigenze di sicurezza. 

Nel mirino degli avvocati vi è anche la mancata modifica dei limiti all’appello e la presenza dei magistrati fuori ruolo nell’esecutivo, in violazione del principio di separazione dei poteri..

Per cui, pur ritenendo il sottoscritto legittima l’astensione degli avvocati penalisti dall’attività giurisdizionale, avrei preferito quantomeno evitare stamani – vista la mancata partecipazione – di dover giungere presso quel Tribunale tra mille difficolta autostradali, al fine di ottemperare a quanto richiesto come “Teste” per poi ahimè ritrovarmi nuovamente a esser rinviato!!!

E così purtroppo il sottoscritto per l’ennesima volta (con questo rinvio siamo giunti a cinque) dovrà nuovamente ripresentarsi, auspicando quantomeno che la prossima volta venga  finalmente ascoltato dal Pm. 

E quindi, pur comprendendo lo stato di agitazione dell’avvocatura di fronte al pacchetto sicurezza, ritenuto “lesivo dei principi di offensività e proporzionalità, ed espressione di un populismo giustizialista e del diritto penale simbolico”, mi chiedevo, ma a noi cittadini che senza alcun interesse personale assolviamo al nostro dovere, chi ci pensa??? 

Già… ogni qual volta che si viene rinviati, non veniamo offesi da una giustizia che non vuole giungere a definizione??? 

E poi qualcuno si meraviglia che nessuno denuncia!!! Già… vorrei però sapere da quegli “ipocriti e omertosi” che sanno soltanto parlare: chi paga per tutti i disturbi arrecati??? Una mia lettrice leggendo questo mio post, mi ha scritto: ” la giustizia può essere praticata soltanto dagli spaccinati 😂😂😂 “!!! 

Permettetemi di aggiungere inoltre che parliamo di cittadini non soltanto rispettosi della legge, ma soprattutto “coraggiosi”, in quanto, dopo aver fatto sì che quegli atti d’illegalità riscontrati venissero portati alla luce, si ritrovano ancora dopo anni sballottati in quelle aule di Tribunale, senza mai riuscire a trovare quella corretta conclusione!!!

La circostanza curiosa è che stamani ho incontrato in quel Palazzo di giustizia un amico che non vedevo da tempo e dopo averlo salutato, non prima di avergli raccontato quanto mi fosse successo, egli in attesa del suo procedimento, osservando da lontano la mia totale disperazione e nel provare quindi a stemperare quella visibile irritazione – a mia insaputa – mi ha inviato dopo alcuni minuti, a mezzo “social”, la clip sopra allegata…

Sì… devo dire che quantomeno guardando quelle immagini ho iniziato a ridere, d’altronde, ormai l’ho capito: non mi resta che pregare!!!

Tribunale di Messina: mi sento come… Don Chisciotte!!!

Già… vengo chiamato quale “teste”, ma per ben tre volte, mi sembra d’esser il protagonista del romanzo di Cervantes…

Sì… perché anch’io come quel cavaliere m’imbatto nei mulini a vento delle nostre aule di giustizia, soltanto per aver deciso di compiere il proprio dovere e cioè l’aver denunciato – a differenza della maggior parte dei miei conterranei che preferiscono essere “omertosi” – fatti e circostanze gravissimi!!!
Ora però, dopo quanto compiuto nel lontano 2018, mi ritrovo – per fortuna soltanto per questa vicenda, le altre dove sono intervenuto si sono correttamente concluse… – ad essere chiamato dal Pm quale teste, per essere ascoltato.
Tra l’altro non comprendo (ma vorrei capire…) perché dopo tutti gli esposti presentati presso le numerose autorità competenti, tutte ovviamente formalizzate dal sottoscritto, a cui sono seguite anche le indagini condotte professionalmente dalla Pg di Messina, le stesse che poi hanno permesso di determinare il rinvio a giudizio dell’imputato, stranamente però come riportavo sopra, l’averle firmate è servito a poco o nulla, dal momento che debbo in fase processuale esser ascoltato dal Pm, sì… ma quando???
E difatti, a inizio anno, vengo convocato ma ahimè in quell’occasione manca sia l’imputato che l’avvocato difensore e quindi in sottoscritto viene rinviato a nuova data.
Mi ripresento per la seconda convocazione, ma purtroppo anche in questa circostanza l’imputato non è presente per ragioni di salute (premetto che il sottoscritto, in quella circostanza non ha visto consegnare al magistrato, da parte del legale presente, alcun certificato medico…), ma stranamente, anche in questa occasione – non ne capisco i motivi, forse perché secondo il sottoscritto non esistono, dal momento che l’avvocato difensore era di fatto presente –  il giudice rinvia il procedimento!!!
E siamo giunti così al 13 Dicembre 2023, nuovamente – a differenza degli altri assenti – il sottoscritto risulta essere nuovamente presente e soprattutto puntuale… ma come già accaduto in precedenza, sì… sempre in quell’aula di Tribunale, questa volta a mancare è il legale, ed anche in questa circostanza il giudice rinvia nuovamente il procedimento ad inizio febbraio 2024… 
Scusate l’ignoranza, ma mi chiedo: quando manca l’imputato ma il legale è presente… il giudice rinvia, viceversa, quando manca il legale rappresentante dell’imputato, il giudice cosa decide??? Rinvia nuovamente!!! Qualcosa mi sfugge…
Già… non capisco, mi chiedo: qual è la corretta condizione affinché questo benedetto processo, possa una volta e per tutte  procedere???
Già… perché a quanto vedo, il sottoscritto insieme al proprio legale è sempre presente, il Pm… altrettanto, il magistrato pure, ma per motivi che ancora non comprendo, non riesco mai a testimoniare (anche se ripeto non ci sarebbe alcun valido motivo, dal momento che quanto dovevo dire l’ho già messo per iscritto tante volte ed in tutte le sedi opportune…) soltanto perché, la parte inquisita e/o lo studio legale che la rappresenta, è assente!!!
 
Quindi anch’io – come quel famoso romanzo di Miguel de Cervantes Saavedra – mi sento come quel suo protagonista, noto con il nome “Don Chisciotte”, si lì dinnanzi a quei mulini a vento del Tribunale di Messina, senza riuscire a concludere nulla – mi consolo sapendo che quantomeno nei procedimenti civili svolti presso altri Tribunali, quel soggetto è stato in questi mesi condannato – già…  a differenza di questa sede, dove vengo, di volta in volta, rinviato (non è che forse debbo pensare che qualcuno stia facendo in modo che il sottoscritto non possa testimoniare???)!!!
Ah… dimenticavo, nel contempo ho sprecato per ciascuna convocazione non solo il mio tempo, ma anche del denaro (essendo per ragioni di lavoro in trasferta) tre giorni di ferie (il prima e l’ultimo per il viaggio in aereo, il secondo giorno per essere presente in aula…), vedasi inoltre costi sostenuto per aerei, carburanti e pedaggi autostradali per potermi recare da Catania (andata e ritorno) presso quel Tribunale peloritano, ricordo costi che lo Stato non rimborsa, a cui ancora vanno sommati – grazie alla riforma “Cartabia” – quelli per il proprio legale, il tutto soltanto per aver deciso di compiere esclusivamente il proprio dovere in una vicenda che non mi riguarda personalmente, ma per difendere il bene di una comunità!!!
Quindi, quando ripenso ai nostri uomini istituzionali, ad iniziare dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per giungere all’ultimo rappresentante di quelle note associazioni di legalità che – come leggiamo quotidianamente – incitano noi cittadini a denunciare, a compiere il proprio dovere, a non piegarsi a quegli abituali sistemi corruttivi, meccanismi perversi che si annidano tra collusioni clientelari e compromessi, sì… quando ascolto quelle parole e poi di fatto vivo quanto accade realmente in quei palazzi di giustizia, vi assicuro che mi sento alquanto scoraggiato!!!.
La sensazione difatti che ricevo, è quella di scoprire come alla maggior parte di essi non interessi minimamente il nostro (coraggioso) impegno, forse debbo pensare perché esso contrasta con l’attuale sistema colluso posto ovunque in atto ed allora, ho come la sensazione che il messaggio che debba passare è quello di reprimere qualsivoglia azione di soggetti “liberi da coercizioni” (come il sottoscritto) o quantomeno quando non si riesce a fermarli, né fisicamente e ancor meno moralmente, di provare in tutti i modi a rendere quei loro esposti – grazie alle aule dei Tribunale – nulli e/o infruttuosi!!!
Ah, comunque, rivolgendomi a quanti ora auspicano in una mia rinuncia (a causa di questa attuale condizione di sfiducia nelle istituzioni), beh… posso dire loro di star tranquilli: sì… ci vediamo a Febbraio (sono proprio curioso di scoprire quale altro escamotage verrà quel dì “utilizzato”, per potermi nuovamente rinviare a nuova data)!!! 
 

Fa parte della "natura umana": chiesti trecentomila euro per pilotare una sentenza!!!

Avevo scritto proprio ieri sulla natura umana dei magistrati, della circostanza che essi non fossero dei supereroi, inattaccabile sotto il profilo morale, vero e proprio baluardo della legalità… si belle parole, ma nei fatti uomini e donne restano e come tali si comportano, non tutti per nostra fortuna, ma qualcuno ogni tanto “cade” ed è quanto accaduto in questi giorni ad uno di essi, ora accusato di tentata concussione per aver chiesto 300mila euro a un imprenditore che intendeva costruire un hotel…

Come dicevo, vi sono anche i magistrati retti, quelli che svolgono in maniera corretta la propria professione, anche quando si tratta di dover compiere delle indagini nei confronti di un collega, ed è così che un pm della Procura di Bari, insieme alla Guardia di finanza, ha dato il via – dopo la denuncia dell’imprenditore – ad un provvedimento che si è concluso con la notifica agli indagati.

Come riportavo sopra, la vicenda vedeva un’imprenditore, a cui erano state contestate delle cartelle esattoriali per circa 2 milioni di euro e per le quali aveva si era opposto con ricorsi alla giustizia tributaria, ricorsi accolti ma poi impugnati dall’agenzia delle entrate.

Ecco però che prima dell’appello, qualcuno avrebbe chiesto al costruttore del denaro soldi per dirottare la causa giudiziaria in suo favore, all’incirca 300.000 euro… 

L’imprenditore viceversa si sarebbe rifiutato di pagare e di conseguenza i procedimenti si conclusero con l’accoglimento dell’appello dell’agenzia delle entrate, nel frattempo però le denunce presentate portarono agli arresti del magistrato e di suoi complici, per corruzione in atti giudiziari..

Scriveva Giuseppe Scarpino: “Un uomo è tale se sceglie sempre di entrare dall’ingresso principale”!!!

Tensioni in Procura a Catania: pm contesta la selezione per il posto antimafia.

C’è un po’ di tensione in Procura a Catania…

Un pm ha contestato la selezione per il posto antimafia. 

L’articolo riporta una controversia sulla nomina di un sostituto in Direzione distrettuale antimafia a Catania, che si è aggiunta a un clima teso all’interno della Procura. 

Il procuratore Carmelo Zuccaro ha presentato un interpello per coprire il posto, e tre sostituti hanno presentato domanda. Zuccaro ha assegnato il ruolo a Michela Maresca, citando la sua “pregevole esperienza”. 

Tuttavia, Rosaria Molè, una delle candidate escluse, ha contestato la scelta, sostenendo di avere più esperienza nel trattare procedimenti di criminalità organizzata. Ha anche sollevato il problema della tutela della gravidanza e della maternità. 

Zuccaro ha risposto alle obiezioni di Molè, sostenendo che la scelta si basava sulla laboriosità e sull’efficienza. 

La controversia viene vista come un altro “caso Catania” dopo la rivolta di altri procuratori aggiunti sulla nomina del vicario del procuratore. 

Difatti erano passati solo pochi giorni, ma come era avvenuto in precedenza con gli aggiunti Fonzo e Pulejo, un altro magistrato ora contesta la scelta del procuratore, inviando al Csm una nota di “osservazioni” che dovrà quindi occuparsi di un secondo filone fratricida all’interno della Procura di Catania. 

La pm tra l’altro nelle osservazioni contesta la violazione dei criteri fissati dal Csm. Inoltre rileva che la scelta del procuratore non fornisce una razionale e congrua motivazione dei requisiti. Rivendica anche una “maggiore anzianità di servizio” rispetto alla collega indicata e rileva come la disponibilità e lo spirito di sacrificio non sono stati presi in alcun modo in considerazione. Infine aggiunge che i fascicoli complessivamente da lei incamerati risultano pari al doppio rispetto a quelli della prescelta.

Ma da quegli uffici si risponde che: se non ci fosse stato un precedente alquanto recente – e cioè lo scontro sulla nomina del vicario del procuratore, finito al Csm – quest’altra vicenda sarebbe riconducibile a una fisiologica dinamica d’ufficio…

Ora si si spera che la questione possa essere risolta nel più breve tempo possibile…

Un muro di gomma: logge e massoneria!!!

Nel processo per rivelazione d’atti d’ufficio a carico di Davigo, l’aggiunta milanese Laura Pedio ha dato la sua versione dei fatti sul caso dei verbali consegnati da Storari al Csm: «Mandare quei verbali al Consiglio superiore che, nell’ipotesi di Amara, era l’organo che la Loggia segreta voleva condizionare, avrebbe significato distruggere l’indagine»

Prosegue a Brescia il processo contro l’ex consigliere del Csm, Piercamillo Davigo, imputato di rivelazione di segreto d’ufficio in merito ai verbali di Piero Amara sull’esistenza della presunta Loggia Ungheria.

Il processo, per cui Davigo ha scelto il rito ordinario con l’esatta intenzione di rendere pubblico il dibattimento, sta facendo emergere il quadro delle posizioni interne alla magistratura in una vicenda ramificata e complessa.

Da una parte Davigo e il pm milanese Paolo Storari, che gli ha consegnato i verbali per sollecitare un’accelerazione dell’inchiesta; dall’altra la procura di Milano con gli aggiunti Fabio de Pasquale e Laura Pedio che invece ritenevano di procedere in altro modo.

Fino ad oggi è emersa soprattutto la posizione di Storari e quella dei consiglieri del Csm, che hanno raccontato la loro versione dei fatti e il passaggio di mano dei verbali. Ora però, durante il processo, ha preso la parola come testimone l’aggiunta Laura Pedio, raccontando come la vicenda è stata vissuta dall’interno della procura meneghina.

Pedio ha parlato per circa un’ora e mezza nell’aula di Assise del tribunale di Brescia, presieduta dal giudice Roberto Spanò e ha raccontato il clima di quei mesi a cavallo tra il 2019 e il 2020.

Pedio ha spiegato perché nell’ufficio non era emersa alcuna intenzione di trasmettere i verbali al Csm, cosa che Storari invece ha fatto di sua iniziativa perché, secondo lui, l’inchiesta era ferma e si ritardavano le iscrizioni nel registro degli indagati.

«Perché mai avremmo dovuto trasmettere i verbali al Csm? Non c’era alcun motivo. Mandare quei verbali al Consiglio superiore che, nell’ipotesi di Amara, era l’organo che la Loggia segreta voleva condizionare, avrebbe significato distruggere l’indagine», è stata la versione di Pedio. 

Amara, infatti, aveva indicato alcuni componenti del Csm come possibili membri della loggia, oltre che numerosi magistrati. «Nessun collega era stato iscritto – ha spiegato Pedio con riferimento alla prassi che vuole il Csm a conoscenza dei giudici finiti sotto indagine – e nessuno è stato mai iscritto neppure dalla Procura di Perugia», infatti «c’erano 47 magistrati indicati come appartenenti alla Loggia eppure Perugia non ha iscritto nessuno, esattamente come non ha mai trasmesso durante la fase di indagine i verbali al Csm». E «anche quando quel Consiglio li ha chiesti, il procuratore Cantone ha opposto il segreto istruttorio».

L’ipotesi di Storari era che si ritardasse la partenza dell’indagine sui verbali per tutelare Amara, che era teste chiave nel processo Eni-Nigeria e una sua eventuale iscrizione nel registro degli indagati per calunnia ne avrebbe minato la credibilità.

Pedio, però, ha negato qualsiasi timore: «Erano dichiarazioni delicate in cui si faceva riferimento a più di cento persone delle più alte cariche dello Stato, civili e militari. Non ho una storia di timore nell’affrontare le indagini, quello che più mi preoccupava era che si trattava di dichiarazioni un po’ vaghe e quindi di capire se avessero contenuti per procedere alle iscrizioni. La natura delle dichiarazioni induceva a una prudenza tecnica».

Quanto al momento in cui il giornalista del Fatto Quotidiano Antonio Massari arriva in procura a consegnare la copia senza timbri dei verbali di Amara, che aveva ricevuto in plico anonimo, Pedio ha raccontato di essersi «molto spaventata e ho pensato che ci fosse stato un accesso abusivo al sistema informatico, l’ho chiesto a Storari, eravamo assieme, lui pensava che non ci fosse stato ma che fossero i verbali in pdf che erano stati modificati. Mi disse di non preoccuparmi, era convinto che quella circolazione fosse imputabile ad Amara o ad Armanna che in qualche modo se ne fossero appropriati».

Invece, come si scoprirà in seguito, i verbali erano gli stessi che Storari stesso aveva consegnato a Davigo e che poi vennero inviati anonimamente a due quotidiani e al togato del Csm, Nino Di Matteo. «Non ho mai sospettato di Storari all’epoca – ha detto Pedio – Abbiamo cominciato a chiederci chi li aveva, se nella stampante magari era rimasto qualcosa in memoria e se c’era stato un accesso abusivo».

Pedio ha anche risposto in proposito del “muro di gomma” che Storari aveva detto di aver trovato dentro la procura di Milano, quando aveva sollecitato di agire rispetto alle notizie contenute nei verbali di Amara. «Tutto il disappunto, il contrasto insanabile, il “muro di gomma” che Storari ha riferito sono venuti fuori dopo il 9 aprile 2021, quando è emerso che era stato lui ad aver consegnato i verbali e ha raccontato queste storie», con «spiegazioni date dopo che è partita l’indagine sulla consegna dei verbali».

Nella ricostruzione temporale, Pedio ha detto che la mail che Storari le ha mandato in cui predisponeva le iscrizioni sul registro degli indagati è «successiva alla consegna dei verbali a Davigo. E’ il primo, se vogliamo, riscontro documentabile che poteva esserci un contrasto». Tradotto: Storari si sarebbe mosso per manifestare l’intenzione di accelerare le indagini solo dopo aver dato i verbali a Davigo e non prima. «E’ possibile che, avendo consegnato i verbali, si sia sentito di dover fare pressioni maggiormente sulle iscrizioni nel registro degli indagati».

Togliete immediatamente le foto dei giudici Falcone e Borsellino dai vostri uffici: non siete degni di rappresentarli!!!

Una vergogna… 

Mi sento veramente avvilito nel vedere con quanta superficialità s’intervenga in tanti nostri uffici istituzionali.

La cosa assurda è che ogni volta che entro vi trovo quelle foto dei nostri due giudici uccisi dalla mafia (e forse da quanto sta emergendo in questi giorni, da una parte deviata dello Stato…), ma non solo essi, anche le altre vittime che hanno sacrificato la propria vita per questo Paese e per quell’incarico rappresentato, tutti lì appesi, già… come se attraverso quella loro costante presenza, si possa manifestare o ancor più rivelare su di essi, quello spirito e quella moralità, vera cultura  di legalità!!!

Ma non accade nulla, giacché quanto quelle foto dovrebbero loro ispirare, quei principi a cui essi si erano immolati, loro sì… vittime di quel sistema colluso (già… vittime, molti al loro posto hanno fatto in modo di cavarsela o certamente si son salvati standosene protetti o alla larga da certe situazioni sconsigliabili e d’altronde sono gli stessi che hanno negli anni protetto, le latitanze di quei noti boss…), lo stesso a cui molti ancora appartengono e difatti quanto accade è palese,  perché quest’ultimi, con le loro azioni, evidenziano d’esser predisposti a disinteressarsi o certamente a disattendere o ancor peggio a rendere sterili le richieste di quegli esigui cittadini ancora onesti.

Peraltro, leggo quotidianamente dalle inchieste effettuate dalle Procure nazionali, il numero di coloro che si rende colluso con quel sistema certamente “ambiguo”, solitamente di carattere massonico/mafioso, ma d’altronde si vede come questi associati (o dovrei chiamarli “adepti”), utilizzino nel loro operato, anche attraverso loro collaboratori condiscendenti, tutta una serie di espedienti per omettere, sabotare, far sparire, stralciare e via discorrendo tutte quei documenti – prove tra l’altro verificate dagli organi inquirenti – per creare confusione e incertezza!!!  

Difatti è grazie a queste macchinazioni, perpetrate all’interno di taluni Tribunali che, molti individui, riescono a non venir mai condannati, perché grazie a quell’appoggio, restano di fatto impuniti e soprattutto liberi di commettere altri e più gravi reati!!!

Quindi ditemi, dov’è quella giustizia tanto proclamata e poi di quale giustizia stiamo parliamo, di quella che non esiste o di quella che appositamente non viene messa in pratica, proprio per favorire i loro “fratelli” massonici???

Mi sento triste nel vedere quelle foto appese in quelle pareti e comprendo perché oggi quegli eroi sono lì e non viceversa con i propri cari 

Già, hanno dedicato la loro vita per questo paese che si è dimostrato essere con loro (già in vita…) “ingrato“, ma ora, come sempre avviene quando si è davanti a un defunto, sono lì tutti a portare rispetto, non con le loro azioni, bensì attraverso quei quadretti appesi, quasi a volerli santificare!!!

Sono poche le persone che si possono permettere di avere un loro foto nella propria stanza, ed il sottoscritto ha avuto l’onore di conoscerli, ma gli altri, tutti quegli altri, sì… se solo si passassero la mano sulla coscienza.

La coscienza… già… la coscienza, ma di quale coscienza parliamo, questa elevata sensibilità loro non la possiedono minimamente, non sanno neppure cosa sia, tanto sono compromessi e ricattabili in quel loro ruolo e se non essi, quei loro familiari, ed è per questi motivi che vivono quella loro professionalità e gli ultimi giorni della loro carriera trascinandola, quasi con noia, peraltro è la stessa avversione che li ha visti negli anni sempre più avviliti, senza ormai alcun interesse per la giustizia che rappresentano, passivi in tutto e indifferenti ai problemi dei cittadini, gli stessi che con grande coraggio si erano rivolti ad essi!!! 

Ma per loro noi non esistiamo, sono talmente irritati da quella loro professione che lo si vede dalla supponenza e l’arroganza con la quale manifestano in quei loro uffici, quella presenza dinnanzi a noi, ma ancor più, sono quei loro collaboratori a dimostrarsi ancor più infastiditi nel riceverci e presentarci o nel dover consegnare quotidianamente nuovi incartamenti, sì… ulteriori documenti da esaminare, che – per quell’avversione a non voler compiere il proprio dovere – si ritrovano sempre più presenti su quell’enorme scrivania, sovrapponendosi tra loro, come pile di grattacieli…

Documenti su documenti, ritardi su ritardi, d’altronde è ciò che essi vogliono, affinché quei procedimenti, quelli che per l’appunto interessano noi tutti, non abbiano mai ad essere definiti in tempi ragionevoli, bensì…. rinviati a tempi indecifrabili, il tutto chissà forse per non giungere mai ad un fine o ancor peggio, per venir stralciati, forse affinché anche noi – come loro – ci si stanchi!!! 

Ma il sottoscritto, come molti altri – permettetemi di aggiungere alcuni stimati ma soprattutto efficienti Pm ed anche i responsabili di taluni uffici inquirenti – siamo qui perché diversi, già… noi siamo proprio come quegli uomini e quelle donne ora ahimè appese in quelle foto, certamente ciascuno con il proprio ruolo e impegno, ma con lo stesso spirito di quelle vittime che non potrà mai morire!!!

Tocca infatti a noi, noi che portiamo dentro quella loro eredità, avere il compito di raccontare la nostra storia e ahimè le pieghe di questa società, provando a trasmettere a tutti, in particolare alle nuove generazioni, il messaggio e la portata di chi si è immolato per il bene e per la giustizia si questo Paese, perché si sa: Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini!!!

Se saranno questi i magistrati che un giorno dovranno giudicare, ditemi: quale giustizia equa dovremmo mai aspettarci???

Già di suo la magistratura mostra ogni giorno tutti i suoi limiti, per non chiamarli intrecci, collusioni, malaffare e potrei proseguire…

D’altronde proprio in questi lunghi mesi ho potuto assistere a circostanze spiacevoli per non chiamarle con il loro nome… dove a seguito di indagini approfondite e ben svolte da parte delle PG di talune procure ed anche della GDF,  con evidenza nei rapporti presentati di acclarati reati gravi perpetrati contro lo Stato e semplici cittadini, ecco che incredibilmente taluni magistrati, hanno deciso arbitrariamente di stralciare quei provvedimenti, ovviamente immediatamente impugnati e dai quali – tramite nuovi giudizi di altri magistrati, si è (dopo non vi riporto i tempi tecnici) conferma delle ragioni presentate, ma ecco che ancora una volta – secondo quanto riportato – causa la mole di arretrati e quant’altro, si continua a stagnare quel provvedimento, che dovrebbero essere risolto senza indugio o certamente in tempi celeri, ma così purtroppo non avviene e il motivo è diventato fin troppo palese!!! 

Già… quando si toccano, uomini o donne delle istituzioni o facenti parte di quel palazzo, tutto diventa difficile ed è come sbattere in un muro di gomma, a cui essi sanno che la maggior parte dei cittadini rinuncia nel proseguire…

Il problema come ripeto spesso è che la Massoneria comanda in Sicilia e questi sono di fatto i risultati!!! Nessuno vuole far nulla, chissà… forse perché chi dovrebbe fare il proprio dovere, andava alle cene organizzate insieme all’ex boss di costa nostra ora finalmente arrestato???

Essa comanda tutti, in particolare proprio quei palazzi dove dovrebbe esserci giustizia e sono soltanto pochi i meritevoli, mi riferisco a taluni Pm che naturalmente escludo dal mio giudizio; essi se pur colleghi di quei soggetti abietti, nulla hanno a che fare con essi, perché a differenza di loro, sono ligi al dovere e soprattutto sacrificano ogni giorno la loro vita per la giustizia di questo Paese!!!

Ma si sa… difficilmente verranno premiati dal sistema, già da questo ordinamento corrotto, dove tutti si vendono, sì… per nulla, anche per un semplice favore!!!    

E difatti, ecco emergere ora un tentativo di truccare l’ultimo concorso svolto in magistratura ordinaria. E’ quanto scoperto dai magistrati di piazzale Clodio, coordinati dal procuratore Francesco Lo Voi. 

Si tratta di una vicenda che risale ad alcune settimane fa ma che è stata resa nota dal capo dei pm di Roma nel corso di un convegno alla Corte dei Conti. 

In base a quanto riferito dal magistrato nel corso di una delle prove scritte è stato messo in atto un tentativo di alterare la regolarità della selezione: «Hanno tentato di rendere riconoscibile il tema in una delle tre discipline – ha affermato Lo Voi – informando uno dei commissari del concorso del segno identificativo dello scritto. 

E’ una vicenda di cui parlo in quanto non più coperta dal segreto investigativo».

Immagino con quanto imbarazzo è stata deciso di riportare la notizia, già… che figura di m…!!!

Leggendola mi chiedevo: Se saranno questi i magistrati che un giorno dovranno giudicare, ditemi: quale giustizia equa dovremmo mai aspettarci???

Chissà, forse la stessa che stiamo subendo…

Il presunto sistema di corruzione… conduce ad un Pm!!!

Sembra che su quel togato calabrese, magistrato in servizio da oltre 16 anni si sia scritto tanto…

Ho letto un post che riportava… “E non perché non avevamo altro da fare, o per chissà quale altro motivo o peggio per il sol gusto della calunnia, ma perché ogni qualvolta ci siamo trovati di fronte a vicende giudiziarie viziate o mancate, relative agli intrallazzi dei colletti bianchi e degli amici degli amici, quel nome che aggiusta le cose, spunta sempre. 

Infatti, tutti sanno che quando c’è da “intestarsi” qualche fascicolo su inchieste che riguardano i reati contro la pubblica amministrazione o su truffe allo stato, quel “bella chioma” ———— è sempre il primo ad alzare la mano. 

E non è un caso che quelle poche inchieste, istruite non certo per senso di giustizia ma con lo scopo di “pilotarle” o per usarle come arma di ricatto, sono tutte finite con un nulla di fatto o con assoluzioni. 

Tutti flop investigativi e “mancate condanne” che nessuno gli rimprovera, nemmeno le vittime dei suoi “errori giudiziari” che è quanto dire! 

Fallimenti che compensa, per necessità statistiche d’ufficio, arrestando qualche fumatore di spinelli o disperati vari che non possono permettersi qualche avvocato del suo giro, d’altronde qualche inchiesta che va a buon fine deve pur produrla….

Il post continua in maniera feroce… prendendo anche spunto da quanto compiuto dal Csm e continuando: Per… quel pm …. i problemi dei reati contro la pubblica amministrazione erano talmente gravi e all’ordine del giorno (noi lo scriviamo da sempre e continuiamo a farlo) da richiedere il lavoro e l’impegno di in terzo della forza lavoro presente in procura. E con quali risultati? Zero!  Non serve scomodare quella buonanima della Signora in Giallo per capire il perché quel sempre sul pezzo che alza la mano ogni qualvolta c’è da intestarsi qualche inchiesta su politici intrallazzati, colletti bianchi corrotti e imprenditori dalla bustarella facile… 

Basta leggere i risultati delle sue inchieste: “zero tituli”. 

Il post ovviamente continua in maniera dettagliata, ma m’interessa riportare una frase interessata: “Non ci aspettiamo niente perché sappiamo che cane non mangia cane”…

Certo, non so dirvi quanto di vero vi sia un quella formale accusa e sarebbe importante che chi di dovere si dia una mossa a valutare se quanto palesemente riportato sul web rappresenti qualcosa di concreto, perché se così fosse, sarebbe grave non intervenire, come viceversa, è opportuno – nel caso in cui le invettive non trovassero riscontri – fare in modo che quel magistrato venga protetto…

Ritengo che questa attuale incertezza, va in ogni caso definitivamente interrotta!!!  

La partita tra magistrati finisce 3-1: ma incredibilmente a vincere è l'ingiustizia!!!

Sig. Costanzo buongiorno,

le scrivo perché penso sia uno dei pochi a cui oggi ci si può rivolgere per far emergere circostanze gravi che evidenziano ancora una volta come la nostra giustizia sia nelle mani di nessuno o quantomeno che chi è preposto per far emergere la verità e dimostri con i fatti come giustizia venga compiuta, non si dimostri viceversa colluso con quel “sistema” malato, di cui abbiamo letto fino a poco tempo fa nelle nostre cronache giudiziarie.  

La vicenda che sto per raccontarLe rappresenta qualcosa di assurdo e dimostra come i giudici dei nostri tribunali cambino giudizio a seconda dei magistrati che si occupano di quel nostro procedimento. 

Difatti, quanto finora accaduto è diventato per la sottoscritta e soprattutto per molti altri amici, insostenibile!!!

Non si può accettare che dopo ben 3 ordinanze/sentenze emesse dai Giudici del Tribunale di Messina (                                                 ), in un altro procedimento, un’altra Giudice (                              ) possa controvertere il giudizio e l’operato fin qui svolto dai suoi precedendi colleghi.

La circostanza inquietante è che quanto finora accaduto si riferisce ai procedimenti in sede civile, ma ciò che rende ancor più grave il contesto, è quanto accaduto in sede penale, dove incredibilmente (con indagini in corso a seguito di denunce presentate dalla sottoscritta alla Gdf e alla Pg) viene improvvisamente sostituito il PM con una collega (                                                    ), tra l’altro già nota alle cronache in quanto citata nel cosiddetto “Sistema Palamara”!!!    

Vedasi link:                                                                                                                     

Questo Magistrato senza tener conto del giudizio precedente dei suo colleghi, è riuscito ad archiviare una parte del fascicolo (anche se in effetti ha tentato di archiviare tutto il fascicolo), vorrei aggiungere una nota gravissima e cioè che al suo interno sono visibili tutte le relazioni della GDF che ha in carico le indagini e la sottoscritta – senza alcuna censura – è riuscita in maniera tranquilla, a causa di un sistema operativo che definirei “superficiale” all’interno di quell’ufficio” del Tribunale di Messina, pagando solo €. 28.00, averne copia (all’incirca 250 pagine), nelle quali erano presenti documenti sensibili, le confermo che si è provveduto a fare un esposto sulle metodologie di archiviazione fin qui adottate. 

Ma d’altronde non vi è tanto da meravigliarsi, che il Tribunale di Messina sia uno posto ambiguo dove molti pentiti hanno evidenziato problemi di talpe, massoneria, intrecci gravi, è noto a tutti ed io in questa disamina non aggiungo nulla di nuovo: https://www.youtube.com/watch?v=AJQvHxzAEtc

Tra l’altro (essendo una sua assidua lettrice) vorrei ricordare come anche Lei ne parlò in un suo precedente posto: http://nicola-costanzo.blogspot.com/2022/02/la-massoneria-mafiosa-messina-parla.html

Comunque per sintetizzare, la nostra storia inizia da un semplice controllo contabile, per poi scoprire come dietro vi fosse uno scenario inquietante a causa di un “sistema” consolidato con ramificazioni impensabili.

Quanto sopra ha prodotto non solo un enorme danno erariale, ma presenta reati di peculato, frode, raggiro e sottomissione di privati cittadini, parliamo di somme che si aggirano intorno al 1.700.000 euro e che vedono esposti (sin dal 2017) presentati presso Catania e Messina, ma non solo, durante questo periodo è emerso come il “meccanismo” posto in atto, risulti essere esteso anche in altre realtà come la nostra. 

Pertanto auspico che il suo Blog Lei ed altri noti programmi televisivi che abbiamo (insieme a Lei) proprio in questi giorni contattato, possano occuparsi in maniera analitica di questa vicenda, affinché ci si incontri, unitamente ai nostri avvocati (civilisti e penalisti), per poterVi fornire tutta la documentazione di cui in questa mia missiva, solo per brevi linee ho accennato. 

Siamo un gruppo di cittadini perbene, che vorrebbero ricevere un po’ di giustizia in un sistema che finora si è dimostrato certamente iniquo, se pur va detto, abbiamo sempre fatto i passi corretti e mi riferisco alle procedure richieste sia civili che penali, agli esposti presentati nelle Procure Generali, cui sono seguite vari esposti presso le GDF, i VV.FF., le ASP, vari Comuni interessati alla vicenda, ma tutti, in particolare questi ultimi, hanno evidenziato di preferire metter la testa sotto la sabbia (oppure dovrei malignamente pensare che anch’essi sono parte integrante di quel sistema?).

Chissà se con il Suo aiuto e aspettando quei noti giornalisti a cui sono state mandate a mezzo Pec le nostre comunicazioni, provino finalmente a far emergere quanto in questi anni è accaduto e ancora oggi accade, affinché si possa finalmente mettere la parola fine ad una vicenda che ormai rasenta per la giustizia di questo nostra Paese il ridicolo!!!

Ringraziando, per l’attenzione

Firmato (                                 ).

Come sempre a pagare è il braccio, mentre la mente se la cava!!!

Da un post di Luca Fazzo…
Se c’erano dei dubbi sulla necessità di mettere mano alla legge sulla responsabilità civile dei magistrati come chiedeva il referendum respinto venti giorni fa dalla Corte Costituzionale, a fugarli dovrebbe bastare la singolare amara sorte toccata a Gioacchino Genchi, ex funzionario di polizia, ed ex consulente informatico di numerose procure. 

Il povero Genchi viene condannato dalla Corte d’appello di Roma a risarcire tre ex indagati di cui aveva intercettato, esplorato, meticolosamente analizzato le conversazioni, benché fossero parlamentari della Repubblica, e come tali protetti dalla Costituzione. 

Dopo una serie di andirivieni processuali i tre politici intercettati abusivamente si sono visti dare ragione. 

Si tratta di Clemente Mastella, già ministro della Giustizia, dell’europarlamentare Sandro Gozi e dell’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli, che erano finiti anche loro nel tritacarne dell’indagine «Why Not» della Procura di Potenza, condotta dal pm Luigi de Magistris, appoggiata in ampia parte sulle consulenze informatiche di Genchi e alla fine afflosciatasi in una assoluzione generale. 

Il reato commesso da Genchi è ormai prescritto, ma restano le conseguenze più pesanti e concrete: i risarcimenti che l’ex poliziotto dovrà pagare di tasca sua. 

Ma il suo mandante, il pm che gli aveva commissionato le consulenze, e che non poteva non conoscerne i metodi, non risponderà di nulla: la richiesta di danni a de Magistris, spiegano i legali degli intercettati, è stata dichiarata inammissibile in base «a una applicazione assai restrittiva della normativa sulla responsabilità civile dei magistrati». 

Esito surreale: paga il braccio, la mente se la cava. 

Il referendum??? Non si farà!!!

Le inchieste sui presidenti di "Confindustria", sembra che non finiscano mai!!!

Non so che dire… 
Abbiamo visto tutti quanto accaduto ai presidenti di questa associazione nella nostra regione (Sicilia), ed ora anche il presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti, è stato indagato per finanziamento illecito ai partiti,  per averlo elargito -secondo l’inchiesta -ad una candidata di Forza Italia (Lara Comi), 31 mila euro per le elezioni Europee… 
Secondo i pm che indagano nell’inchiesta della Dda sulle tangenti a Milano e Varese, il presidente Bonometti avrebbe effettuato il pagamento attraverso un meccanismo: la cifra sarebbe stata riconosciuta in cambio di un testo di poche pagine, che poi è risultata scaricabile su un sito di tesi di laurea online. 
Una fattura da 31 mila euro emessa nel gennaio 2019 dalla “Omr holding” alla società “Premium Consulting Srl”, tra i cui soci figura proprio Lara Comi e secondo gli inquirenti, si tratti di una forma di finanziamento illecito. 
Tra l’altro con la stessa accusa sono stati iscritti nel registro degli indagati altri imprenditori… che avrebbero utilizzato eguale metodologia di cui sopra e cioè acquistando una consulenza di poche pagine – tra l’altro sembrano essere “copiate” – a fronte di un compenso di 40 mila euro!!!
In particolare ciò che ha insospettito le forze dell’ordine, è che il fatturato di una di quelle azienda era all’incirca 200 mila euro… e quindi la somma versata per la consulenza rappresentava il 20%  di quel loro fatturato… 
L’altra circostanza assurda è che si è voluta pagare una consulenza basata su una tesi di laurea intitolata “Metodi statistici per il web marketing”; denaro che si sarebbe potuto tranquillamente risparmiare, essendo la tesi presente online e firmata dal laureando, Antonio Apuzza.
Cosa dire… l’industriale bresciano vicino agli ambienti di Forza Italia, è stato sentito come persona informata sui fatti e successivamente gli è stata contestata l’accusa di finanziamento illecito e nello stesso tempo le forze di polizia, Gdf  e Carabinieri, hanno ascoltato ulteriori testimoni e indagato legali, direttori generali, assessori, dirigenti e responsabile di uffici tecnici…
Un sistema di corruzione talmente esteso che va dalla Lombardia al Piemonte!!!
E dire che Confindustria nasce principalmente per “partecipare al processo di sviluppo della società italiana, contribuendo all’affermazione di un sistema imprenditoriale innovativo, internazionalizzato, sostenibile, capace di promuovere la crescita economica, sociale, civile e culturale del Paese”
Osservando quanto finora accaduto, si ha come l’impressione che qualche capitolo del loro “Statuto” non sia stato ben compreso da quei suoi dirigenti nazionali… 
Ci auguriamo di non dover assistere in futuro ad ulteriori inchieste giudiziarie, perché una cosa è indubbia: Confindustria non sta facendo bella figura!!!

Non solo a Roma… ma anche a Catania si estorce sesso in cambio di carriere!!!

Non so dirvi perché… ma sono certo che potrei indovinare lo studio legale catanese che prometteva alle praticanti favori, in cambio di prestazioni sessuali…m
Ho appena letto la notizia inviatami dalla mia amica Romj e riprende in un certo modo, quanto avevo scritto proprio ieri, su un vergognoso Pm di Roma…
Oggi viceversa la notizia pubblicata dal giornalista Ignazio De Luca, fa riferimento a una condotta  abusiva e di violenza psicologica compiuta nei confronti di una donna nell’ambito lavorativo, attraverso reiterati comportamenti lesivi della dignità ed integrità psichica, ma soprattutto degradando le sue condizioni di lavoro…
Quanto sopra, è stato compiuto nei confronti di una praticante, costretta a subire ogni tipo di sopraffazione e di violenza sessuale, all’interno di uno studio legale della  nostra città…
L’unica sua colpa…???
Quella di essere un’attraente trentenne da poco laureata che, per fare praticantato e conseguire l’abilitazione, si è rivolta ahimé a quel cosiddetto… “studio legale“.
Come sempre da noi (terra dai forti preconcetti maschilisti), la valutazione professionale non è basata sulla preparazione dell’individuo, bensì… quando il soggetto è di natura femminile, sul suo essere più o meno piacente… 
Ecco quindi che quello studio legale si è trasformato in un vero e proprio “bunga-bunga”, una forma di soap opera a modello “Beautiful“… ma qui a provarci con Brooke non c’era Ridge, ma (provo a immaginarlo… ) un grasso avvocato calvo, convinto d’essere un grande “latin lover”…
Tralascio quanto ho letto sulle modalità sessuali richieste, peraltro il De Luca descrive perfettamente quegli individui, definendoli “rifiuti umani e gran pezzi di merda“!!!
La circostanza comunque ancor più grave è quella successiva all’accaduto e cioè, il non aver potuto denunciare l’accaduto all’ordine degli avvocati!!!
Perché da noi si sa, in questi casi, vige sempre il principio d’omertà e della protezione della casta, dove anche emeriti sconosciuti,  provano a dissuaderti dal fare il proprio dovere…
D’altronde il nostro ordinamento giuridico non ha ancora approntato una normativa ad hoc per questa particolare circostanza e solitamente tende a proteggere invece che incriminare, ma soprattutto garantisce che la carriera (per nulla…) “professionale” di quegli infami soggetti, non venga intaccata… 
Riflettevo… già: “In taluni casi… è una sfortuna, non poter contare su un fratello…”!!!
Speriamo quantomeno che la giustizia faccia il suo corso e che il nome di quello studio legale, venga pubblicato, affinché i suoi clienti, possano definitivamente allontanarsi!!!

Sesso in cambio di favori: il Pm condannato a 11 anni!!!

Ogni giorno c’è ne una…
La cosa assurda è che ormai si assiste ad una globale immoralità, anche da parte di chi dovrebbe essere garante di comportamenti esemplari o quantomeno decorosi…
Ed invece, contrariamente a ciò, sempre più frequente scopriamo di come certi individui, grazie a quel loro potere, facciano uso in maniera distorta e aberrante, di quel ruolo…
Per fortuna che la giustizia giunge anche per loro!!!
Difatti dopo più di 14 ore di camera di consiglio, una sentenza ha condannato un ex pm della Dda romana a 11 anni di reclusione… 

Le accuse sono gravissime: corruzione, rivelazione del segreto d’ufficio, accesso abusivo al sistema informatico e detenzione di materiale pedopornografico!!! 
Secondo le accuse il Pm, avrebbe consumato rapporti sessuali con donne (ed anche transessuali…) posti sotto indagine, anche presso il proprio ufficio, concedendo favori in cambio di prestazioni intime… 
Ecco perché la Procura di Perugia, aveva chiesto a carico dell’ex Pm, la condanna a 10 anni e 6 mesi, contestando anche la concussione…
Certo, dal suo arresto – avvenuto nel 2013 – sono passati cinque anni e qualcuno ancora oggi ricorda quando i carabinieri si presentarono a casa del magistrato e perquisirono anche il suo ufficio, dove erano state piazzate dalle forze dell’arma, cimici e telecamere nascoste. ..
Lo scandalo era emerso nel corso di un’inchiesta sulla prostituzione nella capitale e la prima ad accusare il Pm, era stata proprio una transessuale. 
Ovviamente i documenti dell’inchiesta erano stati immediatamente “secretati” e trasmessi alla Procura di Perugia, competente nell’indagare sui magistrati romani.
Il Pm fu accusato di avere avuto rapporti con alcuni transessuali e di avere concesso loro in cambio, permessi di soggiorno temporanei… 
In ufficio avrebbe avuto anche un incontro intimo con la compagna di un boss noto della criminalità romana; in cambio per quella prestazione, il Pm si sarebbe impegnato a dare parere favorevole ai domiciliari a carico dell’uomo, che si trovava in quel momento in carcere. 
Per questa vicenda, la donna del boss ha patteggiato un anno e 10 mesi di reclusione.
Desideravo infine commentare questa spregevole vicenda, ma nel far ciò, preferisco utilizzare i commenti pubblicati nel web, da chi meglio del sottoscritto – ha avuto modo di conoscere direttamente quel cosiddetto “magistrato”:
– “Finalmente e’ stato ritenuto colpevole di vari reati che probabilmente aveva già perpetrato in varie altre procure tipo Trieste: vedasi suo allontanamento per lettera di garanzia ad un certo “———-” condannato per pedofilia. Il tutto dovuto al suo atteggiamento strafottente e a quel senso di onnipotenza che lo hanno sempre accompagnato. Gli si ritorce contro il suo comportamento. Speriamo che qualche anno in carcere gli facciano capire la vita”!!!
– “Sono stato vittima di questo….PM mi piacerebbe sapere se la giustizia alla fine abbia fatto il suo lavoro e che abbia condannato questo sporco bastardo”.

In Sicilia è come se ci fosse "qualcuno"… che dirige l'orchestra!!!

La storia sì ripete, sì… da oltre cinquant’anni!!!

Non si può dire che in questo lungo periodo i suonatori non siano cambiati, ma la musica purtroppo è rimasta eguale…
Certo in questi mesi, la politica nazionale si è fatta più stringente e questo ovviamente si è riflettuto nella nostra regione, sempre più attanagliata da nuove leggi anti-corruzione e da un ricambio generazionale di quelle cariche politiche e istituzionale…
Oggi infatti queste nuove evoluzioni di governo, stanno limitando tutte quelle prospettive che a suo tempo erano state predisposte, in particolare i nuovi cambiamenti politici, hanno generato un vuoto, sia sotto il profilo della governabilità, che sotto il profilo degli interessi di quell’associazione criminale, che ora non trova più quei suoi passati referenti politici…
Ecco quindi che ai poteri alti, stanno cercando di attuare nuove strategie, in particolare per ritrovare tutte quelle posizioni strategiche, che ormai vedono limitare sempre più i loro poteri, in cambio di semplici funzioni….
Il potere di quegli uomini sta pian piano dissolvendosi e tutti diventano dei “numeri”, già… individui senza alcun potere, se non per lo svolgimento di quella loro semplice funzione amministrativa…
Ecco perché si sta tentando di riformare l’orchestra e soprattutto quei suonatori, che restano sì… ancora limitati, ma soprattutto carenti per completare quella formazione necessaria…
Sì sta cercando quindi di riunire tutte quelle esigue forze, per ridare slancio a quel sistema massone/clientelare, affinché si ristabiliscano quelle gerarchie di controllo necessarie per mettere sotto pressione l’attuale sistema definito dal nuovo Stato!!!
Non basta quindi ricercare gli uomini giusti, per collocarli nei posti giusti, no… bisognerà fare in modo che taluni individui “non ricattabili”, trovino altra collocazione lontano da questa terra, dove non possano far danno e scombussolare quei loro piani…
Penso ad esempio ai Procuratori della Repubblica troppo integerrimi, per passare ad alcuni Pm incorruttibili oppure a quei magistrati troppo ligi al dovere, per proseguire con quei dirigenti delle forze di polizia, dell’arma e Gdf, per giungere infine a quegli esponenti politici, rappresentanti di quelle commissioni antimafia…
Il Direttore d’orchestra lo sa… e deve tentare con ogni suo mezzo di coinvolgere quanto più suonatori affinché l’esecuzione risulti perfetta e senza alcuna imperfezione…
Ciascuno di essi deve sapere in ogni momento cosa fare e quando farlo!!!
Basterà comprendere a seconda degli eventi quali comportamenti vanno adottati, senza attendere comunicazioni formali/verbali o ancor peggio “pizzini” da dover successivamente distruggere…
La loro è una relazione basata su segnali indefiniti, semplici gesti che troveranno completezza con ogni componente di quell’orchestra, ciascuno dovrà mettere in campo il proprio strumento, affinché la musica risulti un tutt’uno e si proceda in maniera fluida…
Non so dirvi se questa sensazione sia frutto di una mia fantasia o se realmente esista qualcuno che in maniera “celata” muova le fila di questo nostro sistema, affinché incida in maniera diretta su quei ruoli istituzionali, che di volta in volta stranamente – in questa regione – vengono modificati e riassegnati…
Sì perché è proprio il leggere quei nomi che mi fa pensare che qualcosa in questo nostro sistema non funzioni…
Ma… sarà che forse sono troppo sospettoso, ma come diceva spesso uno dei più noti “pupari” di questa nostra nazione (Giulio Andreotti): “A parlare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina”!!!

Ecco come le sentenze al Tribunale di Messina venivano sovvertite!!!

Che avessi dei dubbi su alcuni tribunali siciliani o su taluni magistrati, è una cosa ormai risaputa… 
Basti rileggersi alcuni miei post sull’argomento, ricercando le parola “giustizia o magistratura“!!!
A volte mi sembra che non accada nulla, ma quando sembra che tutto si sia arenato… ecco giungere finalmente la scure della giustizia e iniziano a cadere le teste di quei magistrati corrotti…
In manette ora è finito l’ex membro del Consiglio di giustizia amministrativa Siciliana Giuseppe Mineo…
A fare il suo nome agli inquirenti è stato l’avvocato Piero Amara (ex legale Eni), che a febbraio è stato indagato e da mesi collabora con i pm di Messina e Roma
Certo, questa ulteriore mazzata nei confronti di quell’ordine giudiziario, crea non solo forte imbarazzo all’interno di quell’ambiente, ma certamente mette l’intero quell’apparato in forte discussione da parte dell’opinione pubblica…
Credo che per quanti operano in maniera corretta all’interno di quelle strutture, non sia piacevole dover assistere all’ennesima storia di corruzione in atti giudiziari, che ha già visto formalizzare da Palermo a Siracusa… per giungere ora a Messina, a tutta una serie d’inchieste che hanno portato all’arresto di magistrati tra cui un presidente della gestione beni confiscati, ed alcuni Pm e per proseguire, con i dipendenti di quegli stessi tribunali e vari professionisti, tra cui avvocati, commercialisti e consulenti tributari… 
Oggi è toccato ad un altro magistrato: Giuseppe Mineo,  ex giudice del Consiglio di Giustizia Amministrativa Siciliana, un organo che su questa regione a statuto speciale, ha le stesse funzioni del Consiglio di Stato.
Dalle indagini è emerso che abbia sovvertito due sentenze, in cambio di €. 115.000!!! 
Ai domiciliari, sono finiti inoltre due soggetti… 
Il primo è considerato un tramite tra la malavita catanese e quella siracusana, mentre l’altro è uno stretto collaboratore di alcuni moti studi legali, ed era lui a ricevere i bonifici sul suo conto personale maltese…
Non entro nel merito dell’inchiesta, d’altronde su questa vicenda giudiziaria trovate sul web dovizia di notizie e di particolari… 
M’interessa maggiormente riproporre le parole durissime riportate dal Gip: “Ha mostrato di essere avvezzo ad una particolare professionalità a delinquere, in spregio alla funzione ricoperta”!!!
Considerato vicino all’ex governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo e indicato da alcuni come l’ideologo del Movimento per l’Autonomia, il giudice aveva fatto già parlare di se, quando era stato nominato al Consiglio di giustizia amministrativa nel 2010. 
A indicarlo era stato proprio Lombardo, ma alcuni giornali locali avevano fatto notare come per un posto al Cga occorresse essere professore ordinario, mentre all’epoca dei fatti Mineo era solo un associato. 
La stessa situazione si ripeterà anche quattro anni dopo, quando a fare il suo nome per un posto al Consiglio di Stato sarà il governo Renzi. 
Una nomina per fortuna stoppata… proprio come le sentenze che avrebbero dovuto essere sovvertite…
Ho sempre la convinzione che le leggi sono come le ragnatele: abbastanza forti per catturare i deboli, ma troppo deboli per trattenere i forti…
Sono pochi a sapere che la parola “magistrato” derivi da una antica leggenda che riporta quanto segue: i famosi “Re Magi” citati nei Vangeli, nominavano nei loro regni i giudici con un sistema particolare. Su un blocco di marmo versavano diversi strati di polvere d’oro, d’incenso e di mirra, e inserivano tra uno strato e l’altro, dei fogli con i nomi dei candidati. 
Gli aspiranti giudici dovevano scoprire sotto quale strato si celava il fatidico foglio con il nome prescelto. Ecco quindi il perché da “strato dei magi”, deriva quella parola “magistrato“!!!
Sono certo comunque che se dovessi individuare oggi quei loro nomi, non sarebbe difficile… 
Già, li troverei certamente al di sotto di quel particolare strato: sì… coperti da una polvere d’oro!!!

Berlusconi – Escort: L'udienza è stata fissata al 16 Novembre…

Sono passati quasi 4 anni, da quel 14 novembre 2014 e per l’ennesima volta la lettura del dispositivo e cioè la decisione del giudice sulla richiesta di rinvio a giudizio (avanzata dalla Procura di Bari) è stata nuovamente rinviata, perché i legali del “cavaliere“, sono impegnati in Parlamento per le elezioni del Presidente della Repubblica…

E quindi l’udienza preliminare dei confronti dell’ex premier è stata rinviata al prossimo 16 novembre!!!
D’altronde casualmente… le complicazioni si susseguono a fagiolo, come ad esempio la situazione d’emergenza che si è venuta a creare nella capoluogo pugliese, dove i magistrati sono costretti ad operare in una tendopoli a causa della inagibilità del Tribunale… 
Nell’udienza oltre a Berlusconi è accusato Lavitola e l’ex direttore del quotidiano l’Avanti, che avrebbe fatto da tramite tra l’ex presidente del Consiglio e l’imprenditore Tarantini. 
Secondo l’accusa, Berlusconi avrebbe fornito a Tarantini (attraverso il Lavitola), studi legali, una occupazione e centinaia di migliaia di euro affinché mentisse ai Pm che indagavano sulle ragazze portate nelle residenze estive fra il 2008 e il 2009 e sui suoi interessi particolareggiati su Finmeccanica.
Sono tutti accusati d’induzione a rendere false dichiarazioni all’autorità giudiziaria, ecco perché si stanno analizzando le intercettazioni telefoniche e vanno verificate le testimonianze delle ragazze, alcune delle quali escort…
Quindi, si tornerà in udienza, fra cinque mesi e in quella data il gup (Rosa Anna Depalo) dovrà decidere se prosciogliere o rinviare a giudizio Silvio Berlusconi & Co. 
D’altronde sulla vicenda escort i legali della difesa del “Cavaliere”, hanno chiesto d’inviare gli atti alla Corte costituzionale, affinché essa si esprima sulla eventuale incostituzionalità di alcune norme in essa contenute, tra cui in particolare, se sia ancora oggi costituzionale punire chi recluta donne che volontariamente si prostituiscono… 
Non è il sesso, in realtà, che si fa vendere alla prostituta: è la sua degradazione. E il compratore, il cliente, non sta comprando la sessualità, ma il potere.

Il Pm, Nino Di Matteo, spiega in "30 minuti" la trattativa "Stato-mafia"!!!


Su Rai Tre, durante la trasmissione “In mezz’ora in più“, il sostituto procuratore titolare dell’inchiesta, Nino Di Matteo, ha illustrato la portata della sentenza: “Gli ufficiali dei carabinieri sono stati condannati per avere svolto un ruolo di cinghia di trasmissione delle richieste della mafia nel 92 rispetto ai governi Amato e Ciampi, mentre l’ex senatore e co-fondatore di “FORZA ITALIA” ha svolto il medesimo ruolo nel primo governo Berlusconi, ed infine, il magistrato ha accusato Csm e Anm per quel loro “silenzio assordante”!!!

La sentenza ha detto che, mentre la mafia faceva le stragi in Italia, c’era qualcun’altro all’interno delle istituzioni che trattava con i vertici di cosa-nostra… 
Come sappiano la Corte d’Assise di Palermo ha condannato a 12 anni Marcello Dell’Utri e gli ex vertici del Ros Mario Mori e Antonio Subranni ed ha assolto l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino dall’accusa di falsa testimonianza.
Non va dimentico d’altronde che esiste già una sentenza definitiva che affermava di come, 1974 al 1992, Marcello Dell’Utri si fece garante di un patto tra Berlusconi e le famiglie mafiose palermitane… con la sentenza di alcuni giorni fa, si comprende come intermediazione non si fermò al ’92, ma proseguì, con il primo governo Berlusconi. 
Questo fatto grave, oltre a non essere stato portato adeguatamente a conoscenza di tutti… non sempre è stato adeguatamente sottolineato… ed inoltre resta da capire, il cambio di strategia fino ad allora utilizzato da Riina & Co., abbandonando all’improvviso quel programmato attentato nello stadio Olimpico di Roma, il 23 gennaio 1994, per avviare una lunga tregua con lo Stato… certamente a causa di quella trattativa!!!
La cosa assurda è che vengono condannati gli ufficiali dei carabinieri, quasi fossero loro ad avere avuto un particolare interesse in quella trattativa e di contro, non sono stati minimamente giudicati quanti in quegli anni, avevano incarichi istituzionali di governo… 
Dice bene la conduttrice: Perché ad esempio per il primo periodo la sentenza non ha riportato i nomi dei due presidenti Amato e Ciampi?
La risposta e semplice… e purtroppo è sempre la stessa, quando si toccano “livelli alti” della Repubblica…  d’altronde non sono state trovate (o non si sono volute trovare…) prove concrete per agire contro di essi… ma, che quei carabinieri, siano stati mandati, incoraggiati e sicuramente ricompensati con carriere luminose, è quantomeno certo!!!
Sono convinto che questa vicenda non sia ancora conclusa, se pur in molti vorrebbero porre la parola fine, a quel vergognoso evento storico…
Speriamo che prima o poi qualcuno in possesso di quei documenti ufficiali e/o ufficiosi, decida finalmente di portarli a conoscenza dell’opinione pubblica; forse così finalmente conosceremo i nomi di quanti sono stati da questo sistema… ben protetti!!! 

Come dicevo alcuni giorni fa… ci sono proprio tutti!!!

Come ormai consuetudine in questo nostro paese, sopra ogni cosa ci sono le solite mazzette e a dividersele vi sono quei nostri “cittadini al di sopra di ogni sospetto“…
Ed allora… ripartiamo dalla procura milanese che proprio alcuni mesi fa, aveva evidenziato una tangente data per oltre un miliardo di euro… quella grazie a cui l’ENI aveva ottenuto il giacimento nigeriano Opl 245…
E per questo motivo che su mandato del procuratore aggiunto Laura Pedio, la Guardia di Finanza aveva perquisito la sua abitazione ed ovviamente il suo studio, mentre per quanto concerne la società Eni, si tratta di un vero accerchiamento giudiziario!!!
Da quella inchiesta è partita nella stessa giornata l’inchiesta di Siracusa, che ha portato all’arresto del pm Giancarlo Longo, accusato insieme un altro avvocato legato a Eni, Piero Amara, di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione…

Il pm avrebbe incassato 88mila euro per istruire un fascicolo nel quale l’Ad di Eni, Claudio De Scalzi, (imputato a Milano per la maxi-tangente di cui sopra…), figurava come vittima di un complotto ordito da due consiglieri del colosso petrolifero, Luigi Zingales e Katrina Litvak, che Longo provvedeva a iscrivere ingiustamente nel registro degli indagati. 
Una storia di cui bisogna dare merito al ” Fatto Quotidiano” che per primo iniziò a parlare di quella inchiesta, spiegando di come a Siracusa si stava compiendo un ulteriore complotto nei confronti del’ex premier Matteo Renzi. 
Ed è grazie a quegli articoli che il comitato parlamentare che vigila sulla nostra “intelligence”, prese ad  intervenire e diede modo di verificare come durante un’intercettazione lo stesso Longo, intercettato mentre parlava con due suoi colleghi, dichiarava: “…quegli articoli (del Fatto Quotidiano…) sparano un po’ di cazzate… così chiama il Copasir… il Copasir richiama … e lui è cominciato ad andare un po’ in panico su questa cosa…”.
Ed allora riporto quanto ho letto dallo stesso quotidiano:
“LUI ”È FRANCESCO Paolo Giordano, il procuratore capo di Siracusa che, dopo aver letto gli articoli, vuole vederci chiaro e, come spiega Longo, “assegna il fascicolo a Scavone”… 
Fabio Scavone è il procuratore aggiunto di Siracusa… 
Il suo arrivo, per Longo, è l’inizio della fine. 
E la reazione a catena arriva (per come riportato sopra…)  fino alla perquisizione di Mantovani. 
Fabio Scavone nel contempo (continua Longo), va là (dal procuratore capo) e gli fa casini, dicendo:guarda io ho visto questo fascicolo… se l’è passato… no… se l’è assegnato!!!”. 
Il risultato per Longo e l’intero depistaggio è devastante… 

Il procuratore capo Giordano trasferisce gli atti alla procura di Milano, segnala Longo alla Procura generale della Cassazione e trasmette a Messina, competente a indagare sui magistrati di Siracusa, notizie che riguardano il fascicolo sul falso complotto contro De Scalzi… 

La procura di Messina, ieri, ha arrestato Longo accusandolo di una “precisa regia e consapevolezza di utilizzare l’azione giudiziaria per fini illeciti”!!!
Quello sul falso complotto comunque, non è l’unico finito nel mirino della procura di Messina.
Il metodo “LONGO” (secondo l’accusa), era di tre tipi. 
Creava fascicoli “specchio”, che si auto-assegnava per monitorare i fascicoli, assegnati ad altri colleghi che potevano interessare agli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore per avere copia di atti altrui o riunire i procedimenti…
– Si creavano fascicoli “minaccia ” nei quali venivano iscritti una serie di soggetti ostili agli interessi di alcuni clienti di Calafiore.
Ed infine, c’erano i fascicoli “sponda”per poter conferire consulenze utili agli interessi dei clienti di Calafiore e Amara”… 
Ma ritorniamo al finto complotto…
“Il pm Longo, scrive il gip di Messina Maria Ventriglio, si auto-assegnava un procedimento a carico di ignoti per il surreale sequestro denunciato da Alessandro Ferraro. Quindi faceva confluire nel fascicolo un verbale di informazioni sommarie rese dal tecnico petrolifero (Massimo Gaboardi) che secondo l’accusa, erano di fatto un falso, visto che era stato redatto in forma di domande e risposte, direttamente dal solito avvocato Calafiore.
Quindi iscriveva tra gli indagati Gaboardi, il dirigente Eni Umberto Vergine, i consiglieri Karina Litvak e Luigi Zingales… il tutto (riporta il gip) – al fine di precostituire e introdurre elementi indiziari idonei a sviare le indagini svolte dalla Procura di Milano, sulla famosa tangente nigeriana… 
Nel fascicolo il Ferraro, sosteneva d’essere stato sequestrato da uomini armati, due di colore e un italiano, e “riconduceva l’attentato” a “quanto appreso a Milano in occasione di una cena” nel corso della quale un nigeriano gli aveva “riferito dell’esistenza di un’organizzazione criminale, la cui mente era tale Volpi, finalizzata a destabilizzare il management di alcuni gruppi imprenditoriali
tra i quali l’Eni”… 
L’obiettivo di Volpi, sosteneva sempre Ferraro, “era di acquistare le quote dell’Eni, avvalendosi di Vergine e Zingales, e ordire un complotto ai danni di De Scalzi”… 
Dichiarazioni ovviamente rilasciate al Pm senza però che fosse presente, la polizia giudiziaria.
Una modalità secondo l’accusa inusuale, in cui veniva sentita come persona informata sui fatti un certo Vincenzo Armanna (non indagato, n-Milano per maxi tangente nigeriana che, in quei giorni, riscontrava le rivelazioni formulate da Gaboardi”.
Naturalmente in cambio dell’istruzione di questo fascicolo, mirato secondo l’accusa a sviare l’inchiesta milanese, il Longo riceveva gli 88mila euro un viaggio a Dubai con la famiglia.
Certo, chiudere un fascicolo che vedeva De Scalzi vittima di un complotto, peraltro ordito da un alto dirigente Eni e due consiglieri del Cda, avrebbe potuto sortire qualche effetto anche sul futuro processo contro De Scalzi… ed un ipotetico collegamento investigativo con Milano, avrebbe consentito di conoscere l’intero fascicolo contro De Scalzi, dal pm milanese Fabio De Pasquale. 
L’intervento comunque tempestivo del procuratore Giordano – certamente a seguito della pressione mediatica del quotidiano “Il Fatto” – riesce a far bloccare comunque quanto si stava compiendo… 
Dal fascicolo trasmesso a Milano partono le archiviazioni per Litvak e Zingales – iscritti in modo “irregolare” – e le indagini che hanno portato alla perquisizione di Mantovani…
Avrei voluto concludere con un mio commento personale su questa vicenda, quasi incredibile, ma mi permetto di riprendere le parole riportate dal gip che scrive: “È inquietante il dato che gli accertamenti effettuati da Longo, si muovano su iniziativa di soggetti non deputati istituzionalmente alle indagini”!!!.
Ed è ancor più allarmante… la disinibita gestione dei fascicoli” del pm che ha proceduto all’audizione di informatori, senza l’ausilio di segretari o polizia giudiziaria, ma ha addirittura, formato falsi verbali.
Ritengo che non ci sia più nulla d’aggiungere…

Cittadini al di sopra di ogni sospetto…

Che vi avevo detto alcuni giorni fa nel mio post ” https://nicola-costanzo.blogspot.it/2018/02/si-meritasseru-testa-scippata.html “… sono cittadini al di sopra di ogni sospetto!!!
Difatti… sono passati soltanto tre giorni e quanto avevo scritto… si è come d’incanto  avverato!!!
Si tratta di una operazione congiunta tra la procura di Roma e quella di Messina, che ha portato la GdF ad effettuare 15 arresti per due associazioni a delinquere dedite alla frode fiscale, reati contro la pubblica amministrazione e corruzione in atti giudiziari!!!
Sono accusati di avere “aggiustato” sentenze del consiglio di Stato!!! 
Nell’inchiesta si parla di due sodalizi criminali  accusati di avere messo su un meccanismo in grado di influenzare l’affidamento di alcune gare e di modificare alcune sentenze per “aggiustare” i processi. Tra i fatti contestati, la costruzione di falsi dossier per spiare le inchieste, una fra tutte quella avviata dalla procura di Milano sulle tangenti Eni.
Tra i fermati ci sono anche Giancarlo Longo, ex pm della Procura di Siracusa e gli avvocati siracusani Piero Amara e Giuseppe Calafiore (all’estero) e gli imprenditori Fabrizio Centofanti e Enzo Bigotti, quest’ultimo già coinvolto nel caso Consip.
In particolare, l’ex pm di Siracusa Giancarlo Longo è accusato di associazione a delinquere, corruzione e falso. 
Il magistrato da qualche mese ha chiesto il trasferimento al tribunale di Napoli. 
In qualità di pubblico ufficiale svendeva la propria funzione“, si legge nella misura cautelare emessa a suo carico!!!
I magistrati di Roma e Messina hanno scoperto una vera e propria associazione a delinquere in cui il Pm aveva un ruolo rilevante. 
Per anni avrebbe messo a disposizione la sua funzione giudiziale, in cambio di soldi, per aiutare i clienti dei due avvocati siracusani. 
I magistrati che ne hanno chiesto l’arresto parlano di “mercificazione della funzione giudiziaria”. 
E aggiungono: “Longo usava le prerogative a lui attribuite dall’ordinamento per curare interessi particolaristici e personali di terzi soggetti dietro remunerazione. Tali condotte vengono riscontrate a partire dal 2013 e perdurano sino ai primi mesi del 2017“.
I metodi usati dal Pm erano tre: creazione di fascicoli “specchio” che il magistrato “si auto-assegnava (spiegano i pm che hanno condotto l’inchiesta) al solo scopo di monitorare ulteriori fascicoli di indagine assegnati ad altri colleghi (e di potenziale interesse per alcuni clienti rilevanti degli avvocati Calafiore e Amara), legittimando così la richiesta di copia di atti altrui, o di riunione di procedimenti; fascicoli “minaccia”, in cui “finivano per essere iscritti -con chiara finalità concussiva- soggetti “ostili” agli interessi di alcuni clienti di Calafiore e fascicoli “sponda”, che venivano tenuti in vita “al solo scopo di creare una mera legittimazione formale al conferimento di incarichi consulenziali (spesso, radicalmente inconducenti rispetto a quello che dovrebbe essere l’oggetto dell’indagine), il cui reale scopo era servire gli interessi dei clienti di Calafiore a Amara”.
Di Longo il giudice scrive ancora che “ha dimostrato di possedere una personalità incline al delitto, perpetrato attraverso la strumentalizzazione non solo della funzione ricoperta, ma anche dei rapporti personali e professionali”.
“La gravità delle condotte da lui poste in essere in qualità di pubblico ufficiale che svendeva la propria funzione, – prosegue – concorreva alla redazione di atti pubblici ideologicamente falsi, si faceva corruttore di altri pubblici ufficiali, con piena accettazione da parte degli stessi, che venivano per giunta da lui remunerati con soldi pubblici, intratteneva una rete di rapporti dall’origine oscura e privi di apparente ragion di essere oltre che, in certi casi, contraria ai più elementari principi di opportunità, depone nel senso della assoluta insufficienza a contenere il pericolo di reiterazioni criminosa attraverso misure diverse e meno afflittive della custodia cautelare in carcere”.
Longo era stato sanzionato nei mesi scorsi dal Csm a seguito di un procedimento disciplinare e poi trasferito il 26 luglio da Siracusa, dove era pm, al tribunale civile di Napoli come giudice. Il trasferimento in prevenzione è avvenuto su sua domanda.
Aveva il sospetto che stessero indagando su di lui. 
Per questo commissionò a un privato che lavorava con la Procura di effettuare una bonifica all’interno del suo ufficio per verificare l’eventuale presenza di microspie. 
Con il tecnico si giustificò dicendo che ad indurlo in allarme era stata la “visita” dei finanzieri inviati dalla Procura di Messina che, in effetti, stavano indagando sul collega.
La bonifica non diede frutti, ma Longo, qualche giorno dopo, trovò le «cimici» da solo. 
Una telecamera piazzata nella stanza lo immortala mentre sale sulla scrivania per perlustrare l’ufficio. Per accertare chi gli avesse dato la ‘dritta’, gli inquirenti decisero di sequestrargli il cellulare e andarono in Procura, ma l’ex pm non c’era. 
Ad avvertirlo fu un collega, anche lui già indagato e condannato per vicende analoghe, Maurizio Musco.
A quel punto, Longo si precipitò in ufficio e dichiarò: «Non ho al seguito il cellulare contraddistinto in quanto, lo stesso, si è rotto. Preciso, altresì, che tale apparato telefonico si trova presso la mia abitazione di Mascalucia». 
Ma chiaramente a casa dell’ex pm del telefonino non c’era traccia. Longo l’aveva fatto sparire.
Nell’inchiesta risulta indagato anche l’ex presidente di sezione del Consiglio di Stato, Riccardo Virgilio, oggi in pensione. Nei suoi confronti si contesta il reato di corruzione in atti giudiziari in concorso con l’avvocato Piero Amara e Giuseppe Calafiore.
Nei confronti di Virgilio era stata chiesta una misura «non detentiva» ma è stata respinta dal gip per assenza di ragioni cautelari.
In una nota congiunta le due Procure scrivono che le «indagini hanno preso le mosse da distinti input investigativi convergendo sull’operatività dei due sodalizi criminali, consentendo la ricostruzione di ipotesi di bancarotta fraudolenta da parte di soggetti non riconducibili alla struttura delle organizzazioni». In particolare il gip di Roma ha emesso misure cautelari personali oltre che per Amara, Centofanti e Bigotti anche per Luciano Caruso.
Alcuni nomi, in particolare quello di Amara e Centofanti, compaiono anche nell’ordinanza emessa dal gip di Messina che ha disposto il carcere per Longo chiedendo l’applicazione di misure cautelari anche per tutta una serie di altri soggetti…
L’inchiesta comunque è ancora in corso e sicuramente ci riserverà ulteriori notizie eclatanti!!!

La procura chiede 12 anni al cofondatore di "FORZA ITALIA": Marcello Dell'Utri

Siamo nel 1993, quando Marcello dell’Utri insieme all’amico Silvio Berlusconi danno vita al partito “Forza Italia”, lasciando la carica di presidente di Publitalia ’80…

Per chi non lo sapesse, Publitalia ’80 è la concessionaria esclusiva di pubblicità del Gruppo Mediaset in Italia, fondata a Milano nel 1979 per la raccolta pubblicitaria di Canale 5, la rete nazionale lanciata ufficialmente l’anno successivo proprio dal Cavaliere…
Va ricordato inoltre che il Dell’Utri, nel 1995 fu arrestato a Torino con l’accusa di aver inquinato le prove nell’inchiesta sui fondi neri della società da egli amministrata (per l’appunto… “Publitalia ’80”).
Nell’anno seguente (gennaio 1996), mentre era imputato su quanto sopra riportato, per false fatture e frode fiscale, viene indagato a Palermo per Mafia…
L’11 aprile 2014 la Corte d’Appello di Palermo ha dichiarato Marcello Dell’Utri latitante…
Lo stesso difatti si era reso irreperibile –in base a quanto dichiarato dalla Direzione Investigativa Antimafia di Palermo– alla quale era stata delegata la notifica dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dello stesso emessa dalla terza sezione penale della Corte d’Appello di Palermo.
Constatata la latitanza viene esteso dagli organi di polizia italiani un mandato di cattura internazionale presso l’Interpol e attraverso il coordinamento dei servizi della Direzione Investigativa Antimafia, viene localizzato sul territorio libanese per mezzo dell’incrocio delle informazioni relative ai tabulati telefonici e alle risultanze di una carta di credito in suo possesso utilizzata per i pagamenti e conseguentemente arrestato all’interno di un albergo di Beirut, in Libano, il 12 aprile 2014.
L’operazione è stata condotta localmente dalla Intelligence libanese che ha fermato Dell’Utri all’interno del hotel “Intercontinental Phoenicia“; al momento dell’arresto era in possesso di due passaporti di cui uno diplomatico (già scaduto) e di una somma di denaro in contante pari a 30.000 euro…
In questi giorni la Procura di Palermo ha chiesto la condanna a 12 anni di carcere dell’ex senatore Marcello Dell’Utri, imputato di minaccia e violenza a Corpo politico dello Stato al processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. 
Dell’Utri sta già scontando una condanna a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, mentre per l’ex capo del Ros, Mario Mori sono stati chiesti 15 anni: è imputato di minaccia e violenza a Corpo politico dello Stato al processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia.
Infine una condanna a sei anni di carcere è stata chiesta per l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, imputato di falsa testimonianza… (già, tutti noi stiamo ancora aspettando di poter ascoltare quelle intercettazioni telefoniche con il Quirinale…).  
Ed infine richiesta di condanna, rispettivamente a 16 e 12 anni di carcere, per i boss Leoluca Bagarella e Antonino Cinà, accusati di minaccia a Corpo politico dello Stato nel processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, mentre per il pentito Giovanni Brusca, che rispondeva dello stesso reato, i pm hanno chiesto l’applicazione dell’attenuante speciale prevista per i collaboratori di giustizia e la dichiarazione di prescrizione delle accuse.
Chiesta anche la dichiarazione della prescrizione per le accuse di concorso in associazione mafiosa contestate nel processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia a Massimo Ciancimino. 
Ciancimino rispondeva anche della calunnia dell’ex capo della polizia De Gennaro: per questo reato sono stati chiesti 5 anni di carcere. 
Per i pm le condotte di concorso in mafia sarebbero cessate con la cattura del boss Riina (gennaio 1993), per questo la richiesta di dichiararle prescritte.
Non so perché ma ho come la sensazione che a breve… qualche altra Procura Nazionale (e chissà se non sia proprio quella Etnea…) estenderà ad altri membri di quel partito, eventuali inchieste su taluni procedimenti “criptici”, dei quali forse esistono già, delle indagini in corso, ma di cui ancora oggi, quantomeno noi cittadini, non siamo venuti ancora a conoscenza…
Speriamo quantomeno che quanto sopra emerga prima dello svolgimento delle prossime elezioni nazionali del 4 marzo!!!
Se non altro, per evitare che quei voti dati a probabili soggetti “collusi” (di cui come ultimamente avviene, scopriamo essere stati legati a note associazioni criminali…), possano indirettamente influenzare il corretto esito numerico delle votazioni, consegnando la vittoria alla coalizione, che più di altre, ha saputo condizionare (e forse anche suggestionare…) in maniera risoluta, il giudizio di noi “ingenui” elettori!!! 

La procura chiede 12 anni al cofondatore di "FORZA ITALIA": nascita, ombre e processi.

Siamo nel 1993, quando Marcello Dell’Utri, insieme all’amico Silvio Berlusconi, dà vita al partito “Forza Italia”, lasciando la carica di presidente di Publitalia ’80. Per chi non lo sapesse, Publitalia ’80 è la concessionaria esclusiva di pubblicità del Gruppo Mediaset in Italia, fondata a Milano nel 1979 per gestire la raccolta pubblicitaria di Canale 5, la rete nazionale lanciata ufficialmente l’anno successivo dal Cavaliere.
Ma c’è un retroscena da ricordare: nel 1995 Dell’Utri fu arrestato a Torino con l’accusa di aver inquinato le prove nell’inchiesta sui fondi neri della società da lui amministrata (appunto, Publitalia ’80). L’anno seguente, mentre era già imputato per false fatture e frode fiscale, viene indagato a Palermo per mafia. Un curriculum davvero preoccupante, non trovate?
L’11 aprile 2014, la Corte d’Appello di Palermo dichiarò Marcello Dell’Utri latitante. Si era reso irreperibile – come confermato dalla Direzione Investigativa Antimafia di Palermo – proprio alla notifica dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla terza sezione penale della Corte d’Appello. Constatata la latitanza, gli organi di polizia italiani estesero un mandato di cattura internazionale tramite Interpol, coordinati dalla Direzione Investigativa Antimafia. Dell’Utri venne localizzato sul territorio libanese grazie all’incrocio di informazioni relative ai tabulati telefonici e alle transazioni effettuate con una carta di credito in suo possesso. Arrestato il 12 aprile 2014 all’interno dell’hotel Intercontinental Phoenicia di Beirut, aveva con sé due passaporti (uno diplomatico, già scaduto) e una somma di denaro contante pari a 30.000 euro. Una fuga degna di un film di spionaggio, ma con un finale inevitabile.
In questi giorni, la Procura di Palermo ha chiesto la condanna a 12 anni di carcere per l’ex senatore Marcello Dell’Utri, imputato di minaccia e violenza a Corpo politico dello Stato nel processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. Dell’Utri sta già scontando una condanna a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Nel medesimo processo, per l’ex capo del ROS Mario Mori sono stati chiesti 15 anni di carcere, sempre per minaccia e violenza a Corpo politico dello Stato. Infine, una condanna a 6 anni è stata richiesta per l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, accusato di falsa testimonianza. Già, tutti noi stiamo ancora aspettando di poter ascoltare quelle famigerate intercettazioni telefoniche con il Quirinale…
E non finisce qui. Sono state avanzate richieste di condanna rispettivamente a 16 e 12 anni di carcere per i boss Leoluca Bagarella e Antonino Cinà, accusati di minaccia a Corpo politico dello Stato. Per il pentito Giovanni Brusca, invece, i pm hanno chiesto l’applicazione dell’attenuante speciale prevista per i collaboratori di giustizia e la dichiarazione di prescrizione delle accuse. Anche per Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino, è stata chiesta la prescrizione delle accuse di concorso in associazione mafiosa contestate nel processo sulla trattativa Stato-mafia. Tuttavia, per la calunnia nei confronti dell’ex capo della polizia De Gennaro, sono stati chiesti 5 anni di carcere. Secondo i pm, le condotte di concorso in mafia sarebbero cessate con la cattura del boss Totò Riina (gennaio 1993), motivo per cui hanno richiesto la dichiarazione di prescrizione.
Non so perché, ma ho la sensazione che presto qualche altra Procura Nazionale (e chissà, magari quella etnea…) estenderà ad altri membri di quel partito eventuali inchieste su procedimenti “criptici”. Forse esistono già indagini in corso, ma di cui oggi, quantomeno noi cittadini, non siamo ancora a conoscenza. Speriamo che quanto sopra emerga prima dello svolgimento delle prossime elezioni nazionali del 4 marzo.
Perché? Per evitare che quei voti dati a probabili soggetti “collusi” – come ultimamente scopriamo essere stati legati a note associazioni criminali – possano indirettamente influenzare il corretto esito numerico delle votazioni, consegnando la vittoria alla coalizione che più di altre ha saputo condizionare (e forse anche suggestionare…) in maniera risoluta il giudizio di noi “ingenui” elettori.

La strumentalizzazione compiuta con l'Avviso di Garanzia…

Alcuni mesi fa ho letto sul web un articolo di Michele Serra, che riportava quanto segue: “Se il sindaco di un paese terremotato dovesse ricorrere a qualche scorciatoia procedurale, a qualche arbitrio personale per aggirare la burocrazia e ottenere scopi che ritiene utili per la sua comunità, senza alcun vantaggio personale per se stesso, ve la sentireste di condannarlo? E se levassimo la qualifica di “terremotato” dalla frase precedente, cambia molto? Quanti pubblici amministratori finiscono nei guai non per disonestà, ma perché traversando gli ingorghi delle procedure passano con qualche semaforo rosso?”…

Ed ancora… “Sempre più spesso, leggendo delle disavventure giudiziarie (frequentissime) di sindaci e reggenti a vario titolo la cosa pubblica, la sola domanda che viene da porsi è questa: ma ha rubato, o lo ha fatto per districarsi nella lugubre palude degli iter, delle scartoffie, dei controlli? E se lo ha fatto per la seconda ragione, vale la pena porre “questioni morali” o basta una sanzione amministrativa (blanda) che lo richiami alle regole? Vale il “caso per caso”, lo so, e non tutti i casi sono uguali. Ma il sindaco, sapendo che ogni firma può costarvi la fama di delinquente, voi lo fareste?”…

Ecco quanto sta accadendo oggi con il Sindaco di Torino, Chiara Appendino del M5Stelle, da a tutti la sensazione che la cosiddetta “informazione di garanzia” (nota a tutti come “avviso di garanzia”) non costituisca più un diritto a garantire l’esercizio di difesa di colui che viene indagato, bensì serve a colpire (per non dire a eliminare… quasi fosse una notizia comoda da usare con orologeria), l’eventuale politico scomodo…

La cosa assurda è che questa procedura dovrebbe essere una garanzia per il cittadino, che viene per l’appunto attraverso questa disciplina penale, informato d’essere sottoposto ad indagini preliminari…
Nondimeno, quando questa informazione viene spiattellata ai quattro venti grazie ai media, affinché l’opinione pubblica ne prende coscienza, ecco che quanto ne consegue è l’immediata condanna immediata di quell’indagato, ancor prima di aver proceduto con un processo, senza che lo stesso possa difendersi da quelle accuse…
Se poi si sommano i ritardi giudiziari, ecco che si determina quella consapevolezza in molti che quell’indagato, solo perché è stato iscritto in quegli atti dovuti, è certamente “colpevole” e a nulla serve successivamente dimostrare quella propria estraneità, in vicende o circostanze su cui probabilmente si verrà assolti, proprio per non aver commesso il reato…

Difatti, quanto appositamente accade nel nostro paese, è che la notizia sull’avviso di garanzia viene data in pasto sin da subito ai giornalisti, affinché possano evidenziarla a caratteri cubitali e messa in bella mostra in “grassetto” sulle pagine di quei quotidiani cartacei e/o online…
Di contro, l’eventuale assoluzione, dopo alcuni anni…  verrà (forse…) riportata su un trafiletto della penultima pagina di quegli stessi notiziari forcaioli!!!

D’altronde, a questa Italia “giustizialista” piace questa procedura, in particolare perché ciò serve a sputtanare l’avversario di turno, soprattutto quando quell’azione giudiziaria, serve a contrastare quel soggetto politico, opposto a quella corrente politica, a cui in sostanza… si sta facendo da compare.

Come non ricordare alcuni momenti storici nei quali sono stati inviati alcuni “avvisi di garanzia”; molti “strumentali” effettuati a ridosso delle elezioni… oppure quanto compiuto alcuni anni fa al ” Cavaliere” fatto pervenire a Napoli durante il G7…
Ho ascoltato oggi un caso personale; un consigliere regionale che aveva deciso di candidarsi a Sindaco nella città di Bari: ho ricevuto un avviso di garanzia per “concorso in tentato abuso d’ufficio” – ero stato indagato per aver “raccomandato” una persona che non solo era stata bocciata, ma stra-bocciata… era arrivata penultima – in un paese normale, uno esce… va in televisione e dice, guardate se l’avessi raccomandato io, probabilmente quello non finiva così male…
Inoltre, ho dovuto subire per quattro anni un processo – nonostante avessi chiesto il rito abbreviato, non mi sono potuto candidare a fare il Sindaco, fino a quando non sono stato assolto!!! Sapete chi mi aveva indagato…??? Mi aveva indagato la “Pm” che si era candidata contro di me a fare il Sindaco; io non ho detto una parola, perché avevo fiducia nella magistratura, sono stato assolto e ho vinto le elezioni…”.
Ovviamente qualcosa non funziona nelle procedure messe in atto da alcuni magistrati, con quel avviso di garanzia…
Questa procedura deve essere certamente rivista… non solo dai cittadini, che devono interpretare questa norma come un atto dovuto e quindi con la consapevolezza di un atto a garanzia di tutti in particolare per coloro che vengono indagati e che possono difendersi dalle accuse rivolte, ma bensì anche da tutti coloro che, vogliono oggi far passare quell’avviso come un “atto politico” (campato in aria), destabilizzando di conseguenza l’atto giudiziario compiuto, che aveva dato seguito a quanto era stato denunciato…
Certamente ben altra situazione è quando il magistrato nello svolgere le sue indagini, decide “quando” mandare quell’avviso di garanzia… (ecco perché si parla di “avviso ad orologeria”…), poiché non solo sbaglia, ma commette di fatto egli stesso un reato… poiché la legge,  prevede già i termini entro i quali un magistrato deve muoversi ricevuta la denuncia di reato, provvedendo entro quel periodo previsto, ad informare l’indagato che è stata aperta su egli, un’indagine penale…
Ecco, forse si tratta soltanto di saper applicare la legge… e di fare in modo che tutti in cittadini abbiano – per quella particolare circostanza – la stessa attenzione e soprattutto gli stessi termini previsti…
Si eviterà in futuro di dover ascoltare discussioni futili eliminando definitivamente quell’errato giudizio, che dietro l’informazione di garanzia, si celi un giudice della “santa inquisizione”…
  

Magistrocrazia!!!

Una cosa è certa: la legge protegge i magistrati!!!
Ma quando la magistratura dimostra di non essere giusta… chi paga???
Ritengo doveroso separare in prima analisi, coloro che operano all’interno di quest’organo giudiziario… tra chi si occupa nella qualità di Gup (Giudice dell’Udienza Preliminare) di decidere – durante un’udienza preliminare – sulla richiesta da parte del pubblico ministero di rinvio a giudizio di un imputato o ancora, colui che nella qualità di giudice “super partes“, dovrà occuparsi del pronunciamento delle sentenze… e dall’altra parte la cosiddetta  magistratura “togata” di cui fanno parte il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) – che interviene in determinate procedure nella fase delle indagini preliminari – e il Pubblico Ministero (PM) – che si occupa dell’esercizio dell’azione penale -.
Ecco, da quanto sta avvenendo ultimamente nelle nostre aule dei tribunali, si ha come la sensazione che vi sia una vera e propria discordanza, tra chi svolge quelle indagini preliminari e chi successivamente dovrà esprimersi nel giudizio di quegli indagati e di conseguenza, degli eventuali reati commessi…
Potremmo dire che in talune circostanze, vi è una forte discrepanza tra le indagini e i processi… alterando in noi tutti quel giudizio su una professione… che evidenzia palesemente come “l’abito non faccia il monaco…”.
La legalità peraltro non va promossa solo nella forma, ma va coltivata anche nella sostanza ed è sbagliato ergersi senza meriti dalla parte dei giusti!!!
Come dimenticare quanto diceva Paolo Borsellino: “Sapete che cos’è la Mafia… faccia conto che ci sia un posto libero in Tribunale e che si presentino 3 magistrati; il primo è bravissimo, il migliore, il più preparato, il secondo ha appoggi formidabili dalla politica, mentre il terzo è un fesso… Sapete chi vincerà??? Il fesso. Ecco, questa è la MAFIA!!!”

Non si tratta quindi di criticare particolari decisioni o di prendere in esame singoli magistrati per comportamenti o atti da egli adottati, con i quali non ci si trova concordi… ma di comprendere cosa sta accadendo all’interno di quella istituzione e se forse non sia il caso, di trovare alternative soluzioni, che permettano di dare maggiori garanzie a questa fondamentale potere… in particolare quando viene compiuto nella nostra terra…
D’altronde non è corretto fare di tutta un’erba un fascio, così come non si può dire che la tutta la magistratura non faccia il proprio dovere, ma certamente una gestione diversa di questi uomini e donne, potrebbe portare sicuramente a migliorare quel mondo giudiziario…

Non dimentichiamoci che anche loro sono persone come noi… e conosciamo bene il pericolo insito nella natura umana, sin da quella prima mela concessa dal serpente ad Eva per darla ad Adamo: primo modello di tentazione!!!
Noi tutti sappiamo bene come veniamo quotidianamente tentati… sì basta poco e da quel momento, nell’accettare quella lusinga, si diventa di fatto…ricattabili!!!

Difatti, per contrastare in maniera energica quel possibile rischio, nei paesi più evoluti – a differenza del nostro – si applica la cosiddetta “rotazione”: ciò difatti, permette a chiunque operi su incarichi istituzionali, di non avere una sede operativa “eterna”, ma quella sua professionalità viene a seconda del periodo “temporale” previsto, di volta in volta modificata, affinché non si determinino quei cosiddetti “rapporti confidenziali”, che sono per l’appunto i motivi che condizionano quel proprio operato!!!

Ritengo che proprio in una terra come la nostra, fortemente compromessa da influenze clientelari politico/mafiose, sia giunto il tempi, che si rivedano quegli incarichi, facendo ruotare – nei tempi e modi giustamente prestabiliti – tutti i giudici che si occupano di processi per mafia: chissà infatti, se molti di quei processi finora svolti, fossero stati valutati da Magistrati provenienti dall’Alto Adige o dal Trentino, chissà… forse alcune di quelle sentenze determinate con giudizi d’assoluzioni… non avrebbero ricevuto un eguale verdetto… 
Ma riprendendo quanto diceva il giudice Borsellino… è così che deve andare!!!

I processi di mafia, andrebbero realizzati in sedi opportune…

Ripropongo un’altro interessante quesito richiesto in questi giorni dal M5Stelle ai propri sostenitori… sempre a nome dell’Avv. Mattia Alfano.
Ad oggi, grazie alla lungimirante intuizione e geniale visione di Giovanni Falcone, esistono le Direzioni Distrettuali Antimafia con procuratori, cioè organi requirenti, specializzati in ogni sede di Corte d’appello, coordinate dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo con unica sede a Roma. 
Il M5Stelle chiede se siete d’accordo nel prevedere che tutti i processi legati alla criminalità organizzata di stampo mafioso si celebrino presso le sedi delle Corti d’Appello, formate da Giudici specializzati e muniti di idonee strutture. 
Prevedere dunque che oltre ai PM, chi è chiamato a giudicare, abbia la stessa specifica competenza e formazione di coloro, come i magistrati requirenti, che compiono indagini di contrasto alle mafie.
Il quesito a cui siete chiamati a rispondere riguarda la possibilità o meno di istituire presso le Corti di Appello delle sezioni di giudici specializzate per i reati di criminalità organizzata. 
Per comprendere questo quesito, occorre sapere prima un dato preliminare, ossia che la magistratura è suddivisa in due organi: uno requirente e inquirente, che sono cioè i pubblici ministeri e i procuratori generali che si occupano principalmente della fase investigativa, cioè di ricostruire la fondatezza delle accuse e di stabilire se sussistano degli elementi per poter mandare una persona a processo.
E poi ci sono i giudici, che sono le persone sono chiamate a stabilire la colpevolezza o l’innocenza era una persona accusata di un reato. 
Nel 1990 Giovanni Falcone ci ha lasciato una grande eredità: le sezioni distrettuali antimafia. 

La sua intuizione geniale è stata quella che, per combattere il fenomeno della criminalità organizzata, sarebbe stato necessario istituire degli organi ad hoc specializzati su questa tipologia di crimini accentrate presso i distretti di corte d’appello. 
Questo perché la criminalità organizzata ha delle particolarità tali per cui è necessario che ci siano dei magistrati inquirenti, specializzati sulle modalità operative di questa criminalità. 
E soprattutto che questi magistrati siano fra di loro coordinati, e abbiano una base regionale. Proprio perché la criminalità organizzata ha delle manifestazioni a carattere locale, ma poi si sviluppa su base regionale e base nazionale.

La proposta del Movimento 5 Stelle vuole istituire accanto a quelli che sono degli organi inquirenti, che già esistono, anche degli organi decisionali su base regionale che si occupino esclusivamente di criminalità organizzata. 
La lotta alla mafia richiede persone esperte che siano specializzate nel combattere questa tipologia di crimine. 
La criminalità organizzata spesso si manifesta con piccoli crimini su base locale, ma poi ha la sua manifestazione più grande su ramificazioni ed espressioni che si sviluppano su base regionale e nazionale. 

Spesso il singolo crimine su quale il magistrato è chiamato a decidere in realtà è la punta dell’iceberg; e la parte sommersa è quel molto di più su cui il magistrato dovrebbe avere conoscenze base per essere chiamato a decidere in senso completo e compiuto.

La proposta del Movimento 5 Stelle quindi vuol istituire degli organi decisionali che siano esperti su questa tipologia di crimine e che abbiano una base regionale, proprio perché c’è la consapevolezza che la tipologia del crimine messa in atto dalla criminalità organizzata di stampo mafioso è una tipologia di crimine che per essere pienamente apprezzata, in concreto, dal magistrato, ha bisogno di una base più ampia rispetto a quella del singolo magistrato di ciascun tribunale.
Dicevano gli antichi “scientia est potentia” cioè che la conoscenza è potere. 
La nostra volontà è quella di creare dei magistrati più esperti, più competenti, per far sì che la magistratura sia anche più forte nel momento in cui va a decidere i reati di criminalità organizzata. 
La criminalità organizzata deve avere una risposta dura da parte dello Stato, la volontà di creare dei magistrati più esperti è quella di creare anche dei magistrati più preparati, e quindi anche più forti nel combattere la criminalità organizzata…
Mi chiedo: non è che forse… è proprio ciò che in questo Paese non si vuole???

Assolti perché il fatto non sussiste…

Tutti assolti perché il fatto non sussiste!!!
È bellissima questa frase finale espressa durante molte nostre sentenze, da parte dei giudici delle sezioni penali nei Tribunali Italiani…
Anni e anni d’indagini, intercettazioni, appostamenti, imputati… nomi eccellenti, ed ancora processi che durano un’eternità, per poi sentirci dire: Tutti assolti perché il fatto non sussiste!!!
Mi chiedo allora… sono pazzi quei Pm che hanno trascorso il loro tempo a ricostruire indizi e a formulare accuse, tali da determinare l’inizio delle inchieste, sono folli gli uomini delle forze dell’ordine che si sono dedicati a ricercare quelle necessarie prove, oppure c’è qualcosa che non va in quelle sentenze, in quei giudici all’interno di quei Tribunali???
Io sono dell’idea che bisogna credere nella giustizia… che le sentenze vanno accettate sempre ed in ogni occasione, ma ciò che non può essere da noi tutti gradito, è lo spreco di tempo e di denaro… di noi tutti contribuenti!!!
Certo sono in molti a restare amareggiati, soprattutto quando certe sentenze non producono gli effetti desiderati, quando cioè non si riesce ad ottenere quella necessaria giustizia… anzi, a volte, sembra che a vincere sia proprio l’ingiustizia e si ha il dubbio che quei giudizi formulati, siano determinati da abituali ambienti istituzionali… fortemente “corrotti”!!! 
Ma comunque, bisogna dare meriti –a distanza di tanti anni– anche a quegli studi legali capaci di ricostruire i fatti emersi e di ribaltare, con i loro dibattimenti, le accuse del pubblico ministero, che avevano per l’appunto sostenuto l’accusa in giudizio e chiesto le condanne per i propri assistiti,  motivando l’esistenza di prove su quella loro colpevolezza…
Ed allora, se esistevano, che fine hanno fatto… in quali modi questi “eccelsi” avvocati sono riusciti a farle svanire???
D’altronde, la maggior parte di noi non comprende… non siamo uomini di diritto e quindi riassumiamo quanto avvenuto, nelle motivazioni che hanno condotto a quel giudizio finale…
Certamente, rielaborando quanto quotidianamente avviene nel nostro paese, mi riferisco a tutti i processi conclusi e quelli in fase di completamento… si ha la convinzione che la strada della giustizia sia fortemente in salita e che la certezza di quel giudizio appare sempre meno convincente, anzi, determina nell’opinione pubblica, il giudizio d’essere totalmente errato!!!
Io, come nel calcio, non credo che vi siano influenze personali da parte di quegli “arbitri” togati, che possano condizionare l’equo giudizio,  ritengo di contro, che quanto compiuto, rispecchi la volontà salomonica di determinare la verità… senza farsi condizionare da forzature, ricatti o ambizioni personali…
Certamente oggi la credibilità del sistema è fortemente messa in dubbio,  ma come riportavo sopra, bisogna accogliere senza giudicare le decisioni dei Tribunali, d’altronde non va mai dimenticato, quanto quelle sentenze, esprimano non solo la ricerca della verità, ma soprattutto l’obbligo di garantire sempre e in ogni circostanza, quella necessaria serenità, tale da garantire tutti, non solo i soggetti interessati ma anche e soprattutto le loro famiglie… che da quelle vicende giudiziarie, sono rimasti in questi anni… indirettamente coinvolti!!!
Diceva comunque Socrate: Nessun male può accadere ad un uomo giusto, sia durante la vita che dopo la morte…