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Ma guarda un po' quale notizia curiosa: Silvio Berlusconi indagato dalla Procura di Roma!!!

Sono rimasto sorpreso nel sentire che Silvio Berlusconi è stato indagato dalla procura di Roma per corruzione in atti giudiziari e in relazione alla sentenza del Consiglio di Stato che il 3 marzo 2016 annullò l’obbligo per lui di cedere la quota eccedente il 9,99% detenuto in Banca Mediolanum stabilito da Bankitalia.
L’inchiesta è quella relativa alle presunte sentenze pilotate al Consiglio di Stato… 
Continua… 

Le cave laviche dell'Etna sotto il mirino degli accertamenti…

Un periodo particolare quello che stanno attraversando in questi mesi i cavatori dell’Etna, con tutta una serie di controlli d’accertamento e prevenzione, che hanno portato a contestazione delle violazioni, in ordine al mancato rispetto delle norme poste a tutela dei rispetto dei limiti previsti, dei contratti di lavoro e della sicurezza e igiene negli ambienti di lavoro…
Quanto sta accadendo in quel comparto delle attività estrattive e aggiungerei annessi impianti di frantumazione, nell’ambito di quelle attività di accertamento e contestazione degli illeciti amministrativi per le violazioni alle prescrizioni autorizzative, sta… per come stiamo vedendo, superando qualsivoglia aspettativa…
Mai come l’anno appena trascorso si è giunti a contare tutta una serie di sopralluoghi da parte dell’autorità giudiziaria, che hanno evidenziato numerosi reati, che hanno condotto non solo alla sospensione dell’attività di cave (o degli impianti di frantumazione), ma anche a provvedimenti giudiziari quali quelli di sequestro…
Ovviamente, l’obbiettivo che si sta tentando di realizzare attraverso gli organi di vigilanza, non è quello di ostacolare lo sviluppo dell’attività di estrazione, ma bensì di rendere quelle cave più sicure, verificando il personale regolare presente, affinché non si verifichino incidenti gravi e/o mortali…
D’altronde se durante quei controlli è emerso che qualcosa in quelle cave non era regolare, significa che il personale addetto a quei controlli ambientali sulle cave, non ha dato i risultati sperati, anzi tutt’altro…
Ora, i motivi li conosciamo bene e più volte sono stati dal sottoscritto portati in evidenza ed inoltre la mancata applicazioni di sanzioni rigide per inadempienza, anche nei confronti di quei funzionari pubblici o di quei professionisti posti a direzione di quelle cave, hanno di fatto vanificato l’efficacia dei controlli stessi, che sono sembrati improntati a un precisa priorità, quella cioè di non arrecare disturbo ai cavatori dell’estrazione, i quali, in taluni casi, si sono mostrati essere imprenditori senza scrupoli, avendo badato esclusivamente ai loro profitti… 
Peraltro la stessa comunità limitrofa si è rivelata profondamente succube di quell’imprenditoria, dimostrandosi essere subalterna a quell’imprenditore “lavico”, che con la propria presenza, garantisce non solo occupazione e crescita sociale, ma soprattutto vantaggi economici e in particolare “voti”…
D’altro canto, non si dice che: “Il lavoro produce ricchezza e che quest’ultima viene redistribuita nuovamente tra la popolazione”???
E’ come essere su una giostra, ad ogni giro ci sono vantaggi per tutti, in particolare per quella parte politica, che pretende che questa “ruota della fortuna“, non venga da nessuno mai fermata!!!
Ma non sarà così…, 
Già… sono quasi certo che a breve nuovi controlli, porteranno ahimè alla chiusura di nuove cave, sia per la presenza di personale non regolarmente registrato, che soprattutto per aver abusato di quelle autorizzazioni a suo tempo concesse… 
I tempi sono finalmente cambiati ed ormai, non vi è più posto per quei cosiddetti imprenditori “prenditori” e soprattutto, per quei loro amici corrotti, un tempo “controllori” !!!

Un nuovo caso "SAGUTO", che nulla centra con "Catania"…

Alcuni giorni fa, la mia cara amica Francesca mi inviava il link del video della puntata del 5 Dicembre trasmessa dalle “Iene”, di cui allego il link:
Naturalmente al centro del dibattito vi sono i provvedimenti da parte del Tribunale e soprattutto, quanto accaduto all’ex Presidente della Sezione di misure di prevenzione del tribunale di Palermo, Silvana Saguto, accusata di corruzione e abuso di ufficio…
L’inviato, Matteo Viviani, questa volta però… racconta di un’altra storia, con al centro la famiglia “Cavallotti”, la quale, non solo è stata sottoposta ad un provvedimento giudiziario ma soprattutto, è rimasta vittima della cattiva amministrazione dello Stato…
I Sig.ri Cavallotti ai tempi, avevano un’impresa d’impianti di pulizia di gas metano, precisamente a Belmonte Mezzagno, in provincia di Palermo, ma secondo le indagini allora condotte, erano collusi con l’associazione criminale “cosa-nostra”…
La società, per i sopracitati motivi, è stata quindi sottoposta ad amministrazione giudiziaria e per quel dirigere compito, è stato incaricato un nuovo amministratore giudiziario, preposto per l’appunto, a quelle misure di prevenzione… 
Nel contempo i Sig.ri Cavallotti, titolari dell’azienda, sono stati arrestati e per loro è iniziato un lungo calvario processuale, completatosi dopo 12 anni con l’assoluzione…  
Per quanto si è appreso, sembra che la vicenda sia iniziata  a seguito di una segnalazione inviata alle autorità giudiziarie, nella quale si sosteneva che i figli, avessero di fatto, proceduto a sostituirsi ai propri genitori, veri e propri “prestanome”…
Ma, grazie ai giornalisti delle Iene, si sono potute ottenere delle intercettazioni, dove si è potuto ascoltare l’ex Amministratore Giudiziario che nei dialoghi parlava di “bilanci presentati a convenienza, di plusvalenze e soprattutto di proposte d’affari” concluse con i Sig.ri Cavallotti…“!!!
Da quelle stesse indagini giornalistiche, sembrerebbe che l’amministratore giudiziario nominato, non operava per c/ del tribunale, ma per alcune aziende sequestrate dal Tribunale… (vedasi d’altronde quale novità…) e difatti il giornalista Viviani nel suo servizio ripropone la frase: “Un inciucio, anzi un vero e proprio reato, commesso da chi quei reati invece dovrebbe aiutare lo Stato a contrastare”!!!
Ovviamente, la società concluse la sua avventura giudiziaria con il fallimento: le commesse furono perse, i dipendenti mandati a casa (resteranno senza ricevere un’euro delle proprie spettanze e in attesa di poter essere soddisfatti da quel cosiddetto “fondo di garanzia”…), il patrimonio di funzionamento (fabbricati mobili, impianti, mezzi d’opera, attrezzature, materie prime, prodotti e merci ancora in magazzino, crediti, denaro, ecc…) completamente svenduto, ma tutto ciò, verrà affrontato da tutte quelle forze sociali, in campo in nome della legalità, come un beneficio per l’azienda e non per come è stato: una “distruzione”!!!
E’ strano che, l’esperienza finora abbia dimostrato come, sotto Amministrazione giudiziaria, le società finiscono la loro vita, in quanto la maggior parte delle perdite, è proprio dovuta al sostentamento di tutti quei signori, che attraverso gli incarichi ricevuti, diventano di fatto, veri e propri bancomat per amici, parenti, familiari e colleghi professionisti esterni, ai quali concedono interessanti incarichi di consulenza, pagati a suon di migliaia di euro…
Ma questa è un’altra storia, di cui ho già ampiamente parlato negli anni scorsi… e di cui ad oggi, non si è trovata alcuna soluzione!!!
Anche perché ditemi… “chi dovrebbe modificare questo stato di cose, forse coloro che, con quel sistema clientelare, ci hanno finora mangiato?”…
Concludo con il commento che la trasmissione fa nel servizio: “La storia dei Sig.ri Cavallotti mostra come una giusta legge antimafia, quando dietro c’è una cattiva amministrazione da parte dello Stato, rischia di incoraggiare quella cultura mafiosa che dovrebbe combattere“!!!

Berlusconi: Richiesto il rinvio a giudizio per corruzione in atti giudiziari…

La Procura di Torino ha richiesto il rinvio a giudizio di Silvio Berlusconi, per corruzione in atti giudiziari… 
L’accusa è quella di aver corrotto dei testimoni, precisamente l’imputazione riporta: corruzione e falsa testimonianza.
Stando all’accusa formulata nei documenti, dai party “Bunga Bunga” sarebbero emerse alcune presunte false testimonianze, tra le quali quelle del cantante Arcore Mariano Apicella a Roma, a Monza le showgirl Elisa Toti e Aris Espinosa, a Pescara l’ex meteorina Miriam Loddo, a Treviso la bionda ex protagonista del Grande Fratello Giovanna Rigato, a Siena il pianista Danilo Mariani e a Torino la soubrette Roberta Bonasia.
Il nuovo processo dovrebbe iniziare all’incirca a febbraio del nuovo anno, nella città di Siena, proprio alcuni mesi prima delle prossime elezioni nazionali… 
Ovviamente il “cavaliere” ha negato tutte le violazioni nel caso, sostenendo che quelle feste, non fossero altro che eleganti cene. 
Certo, questo nuovo processo non gioverà alla propaganda elettorale in corso, che già di per se lo vede “incandidabile” e potrebbe non avere un impatto positivo in prospettiva delle prossime elezioni… anche perché ormai sono pochi quei suoi sostenitori che credono ancora a quelle sue affermazioni e cioè di essere vittima di pubblici ministeri, politicamente motivati… 
Certo, la sua speranza è che “Forza Italia” ritorni nuovamente ad essere il fulcro dell’alleanza di centrodestra, affinché possa riconquistare la maggior parte dei seggi alle prossime elezioni, affinché egli possa riprendere a governare… Ovviamente tutti sanno che sarà impossibile per qualunque partito ottenere la maggioranza assoluta, in particolare proprio il cavaliere, ecco perché dobbiamo iniziare a prepararci per assistere all’ennesima vergognoso gioco delle poltrone e quello odioso metodo dell’inciucio…
Ma d’altronde agli italiani piace quanto sopra… e poi molti miei connazionali dimostrano di possedere una memoria corta o quantomeno hanno una particolare predisposizione particolare ad errare… 
Già come dimenticare con estrema leggerezza tutte le battaglie legali “non-stop” del cavaliere… e non mi riferisco certamente a quelle poco significanti… “sentimentali”, ma a tutti que procedimenti per frodi fiscali sui quali  già pende sul suo collo… una condanna!!!
Ah… dimenticavo, c’è il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo…  
Sì… vedremo come andrà a finire…

2017: mafia Sì… mafia No???

La missiva è del nuovo leader del movimento “Rinascimento” Vittorio Sgarbi, ed è rivolta direttamente al Procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone…
Il giorno dopo la sentenza di “Mafia Capitale”  il Procuratore aveva dichiarato, “la sentenza del Tribunale ha riconosciuto che a Roma ha operato una associazione criminale che si è resa responsabile di una pluralità di fatti di violenza, corruzione, intimidazione. L’indagine di questo ufficio ha svelato un sistema criminale capace di infiltrare il tessuto amministrativo e politico della città fino al punto di avere a libro paga amministratori della cosa pubblica. 
Questo vedo. E questo dice tre cose. La prima: che abbiamo lavorato bene e che hanno lavorato bene i carabinieri del Ros, che per questo ringrazio. La seconda: che la sentenza apre uno spazio per una riflessione non solo giudiziaria su questa città, che però non spetta a me. La terza: non si è trattato di una fiction”
Certo il bicchiere è rimasto mezzo pieno… ma è la notizia del bicchiere mezzo vuoto a fare scalpore: il suo ufficio perde il processo sulla questione dirimente e cioè la mafiosità di quel sistema criminale… “Non c’è dubbio. È il dato negativo di questa sentenza“. 
Ecco quindi seguire la missiva del politico e critico d’arte Vittorio Sgarbi: 
Lei ha una responsabilità che non può consentirle di dubitare dell’Ordine giudiziario di cui fa parte.
In primo luogo, ce lo hanno detto in tutti i modi, «le sentenze non si discutono». 
Se le discute un magistrato, il mondo va a rovescio: è come un prete che bestemmia. 
Prima la magistratura, poi i politici di sinistra da D’Alema a Bersani, giù giù fino a Renzi, hanno dichiarato, per distinguersi dalla destra: le sentenze vanno rispettate anche se appaiono ingiuste. Io, spesso, ho criticato la magistratura, a partire dal caso Contrada, con gli esiti sconcertanti che conosciamo. 
Ma leggere oggi lei, caro Pignatone, fa risentire le parole di Berlusconi attraverso la sua voce. 
Oggi Berlusconi tace, mentre lei viene intervistato dal Corriere della Sera e da Repubblica e dichiara: «Ma a Roma la mafia c’è».
Lei si sente ferito in prima persona e mette in discussione l’equilibrio e il rigore dei suoi colleghi. Giunge a dire come un Cicchitto d’altra epoca: «Io non mi rassegnerò mai».
Lei ha la grave responsabilità di avere caricato su Roma un’ipotesi di condizionamento mafioso come una aggravante, così da dare maggiore rilievo a un processo tenutosi in una città grande, ma svantaggiata rispetto a vere capitali della criminalità come Palermo e Reggio Calabria. Roma è come le sedi disagiate delle ambasciate: occorreva innalzarla a una dignità criminale meritevole del suo operoso e consapevole impegno. Non è stato un errore, ma una deliberata trasfigurazione di reato.
Lei puntualizza: «Dire che con le nostre inchieste abbiamo cambiato il corso politico degli eventi a Roma, che abbiamo esposto la città al ludibrio del mondo, significa attribuirci un uso politico della giustizia penale che non abbiamo in alcun modo esercitato». 
Non lo penso, infatti. Penso che lei abbia fatto un abuso procedurale, chiamando un reato con un altro nome, con assoluta lucidità e piena consapevolezza, e non discuto con quale fede e quale ragione. 
Lei sa che la sentenza è giusta. 
Ma non può accettare la sconfitta di una vita: finire a Roma per occuparsi di quattro attrezzati rubagalline.
La mafia non è un’opinione e noi abbiamo il diritto di chiedere allo Stato di dirci, al di là delle convenienze politiche, cosa sia e dove sia la mafia. 
E lei non può non saperlo. 
Lei non può agitare le acque. 
Lei non può, lei non deve rendere indefinite e ambigue situazioni certe. 
Ed è questo che è avvenuto nel conflitto con la corte giudicante, costituita da suoi colleghi, sicuramente integerrimi, in regime di non separazione delle carriere. Pubblico ministero e giudice sono intercambiabili. 
Quindi lei ha messo in discussione la meditata certezza della sentenza, trasformandosi in avvocato dell’accusa. 
I sottotitoli dei giornali evidenziano questa intollerabile confusione: Gasparri: «I pm vadano a casa». Giachetti: «Basta speculazioni». Ma Zingaretti e Orfini attaccano: «Le infiltrazioni ci sono». Poveretti! Dilettanti di inchieste. Non come lei. E lei si vuole confondere con loro? Gridare all’errore giudiziario? Per quale ragione tutto deve essere incerto e opinabile, quando sono in gioco la nostra vita, la nostra sicurezza?
Non ci possono essere due partiti: mafia sì e mafia no. 
Ma dati e indagini certe. Vogliamo sapere cosa rischiamo a Roma.
Se la città è pericolosa per la mafia come fu Palermo. Se i pariolini sono come i corleonesi.
Le sue indagini sono state sicuramente precise, viste le condanne. 
Ma lei ha voluto chiamare quei reati ben definiti con il nome di mafia. Per l’interesse di chi? Di Roma? Dei cittadini? Dell’efficacia, altrimenti fragile, della sentenza, in verità pesante? O invece pensando che la gravità dei reati legittimava un’amplificazione e un’aggravante del loro nome?
Lei che ha conosciuto la mafia, non può confonderla. 
Se non ha convinto i suoi colleghi, non è perché essi siano più ingenui, ma perché lei non ha convinto neanche se stesso…

L'Amministratore di Condominio e l'ipotesi di rinnovo tacito dell'incarico…

Ultimamente ho assistito ad una Assemblea ordinaria di condominio nella quale l’Amministratore procedeva pur avendo escluso dall’ordine del giorno, uno dei punti fondamentali previsti nel Regolamento Condominiale, che riportava: “L’Assemblea ordinaria si riunisce ogni anno per approvare il preventivo di spesa, il relativo stato di ripartizione, per approvare il consuntivo dell’anno precedente, e per deliberare  in merito alla conferma  o sostituzione  dell’amministratore.  
Lo stesso amministratore altresì, a seguito della contestazione di cui sopra, consegnava a sua giustificazione una nota che riportava “L’amministratore di condominio resta in carica un anno e l’incarico si intende rinnovato per eguale durata” (articolo 1129, comma 10, del Codice civile).
Da queste sintetiche parole, si evidenziava come si fosse dinanzi ad una generalizzata ipotesi di rinnovo tacito dell’incarico…
Comprenderete bene come  sia stato abbastanza agevole per quell’amministratore, far passare questa Sua tesi… d’altronde la maggior parte dei condomini presenti, non possedevano alcuna specifica tecnica su riforme condominiali e soprattutto, non erano esperti legali…  
Quindi a parte il sottoscritto che in un qualche modo ha impugnato questa sua tesi… c’è stato da parte di tutti i presenti il manifestato silenzio…
Ma quanto ha detto quell’Amministratore corrisponde a verità? E’ proprio vera quella sua affermazione?
Provo quindi a chiarire quanto sopra…
Prima della recente riforma realizzata con L. 220/2012 si riteneva che l’accettazione potesse essere espressa oppure tacita; in particolare si realizzava un’accettazione tacita quando l’amministratore nominato cominciava la gestione del condominio e riceveva dal precedente amministratore la contabilità.
A seguito della nuova riforma invece, il nuovo articolo 1129, quattordicesimo comma, c.c., esclude espressamente l’accettazione tacita o per fatti concludenti, in quanto prevede che l’amministratore, all’atto dell’accettazione della nomina o del suo rinnovo, deve specificare analiticamente, a pena di nullità della nomina stessa, l’importo dovuto a titolo di compenso per l’attività svolta.
Inoltre, egli anche in occasione del rinnovo dell’incarico è tenuto a comunicare i dati di cui al secondo comma dell’articolo 1129 del Codice civile (dati anagrafici e professionali, codice fiscale, sede legale e denominazione se si tratta di società, locale in cui sono tenuti i registri condominiali, orari in cui è possibile prenderne visione) oltre per come si diceva sopra a «specificare analiticamente… l’importo dovuto a titolo di compenso per l’attività svolta» (articolo 1129, comma 14, del Codice civile). 
Adempimenti, questi, difficilmente conciliabili con un tacito rinnovo. 
Per altro verso, l’amministratore è pur sempre obbligato a convocare l’assemblea in prossimità della scadenza del suo incarico, affinché si determini in merito alla successiva gestione, tanto che “il ripetuto rifiuto di convocare l’assemblea per la nomina del nuovo amministratore” configura un’espressa ipotesi di “grave irregolarità” (articolo 1129, comma 12, n. 1, del Codice civile) che legittima ciascun condomino ad agire per la revoca giudiziale. 
A questo punto, si ritiene ovvio che non è possibile ipotizzare la proroga dell’amministratore per un altro anno nei casi in cui:
– l’assemblea conferma l’amministratore uscente senza alcuna determinazione in merito al rapporto e all’incarico;
– l’assemblea, magari riconvocata (per scrupolo del professionista o perché gli sia stato richiesto dai condomini), non raggiunge i quorum richiesti per la sua costituzione e per l’adozione della deliberazione di nomina.
Senza questo passaggio procedimentale, la scadenza del termine può determinare solo quella situazione, comunemente indicata, di “prorogatio imperii” a cui, con la riforma, fa ora espresso riferimento l’articolo 1129, comma 8, del Codice civile: «alla cessazione dell’incarico l’amministratore è tenuto… ad eseguire le attività urgenti al fine di evitare pregiudizi agli interessi comuni senza diritto ad ulteriori compensi».
Come avrete potuto comprendere, la nuova disciplina, non tollera “manovre dilatorie o evasive” da parte dell’amministratore in scadenza, prevedendo, in queste situazioni, precisi effetti: la stringente delimitazione dell’ambito di operatività dei poteri dell’amministratore in regime di prorogatio (solo attività urgenti al fine di evitare pregiudizi agli interessi comuni…) e il mancato riconoscimento di un ulteriore compenso costituiscono chiare indicazioni dirette a dare impulso all’iniziativa dell’amministratore in scadenza, tenuto a convocare l’assemblea per le necessarie determinazioni sulla successiva gestione.
Va ricordato inoltre come la revoca dell’amministratore può essere sia deliberata in ogni tempo dall’assemblea (attraverso la maggioranza e con le modalità previste dal regolamento di condominio), ma può essere raggiunta attraverso l’autorità giudiziaria, su ricorso di ciascun condomino, nel caso previsto dal quarto comma dell’articolo 1131, se non rende il conto della gestione, ovvero in caso di gravi irregolarità…
Infatti, nel caso in cui siano emerse gravi irregolarità fiscali (evidenziate quest’ultime da un professionista nominato quale Revisore contabile) oppure per mancata ottemperanza su quanto disposto dal numero 3) del dodicesimo comma del presente articolo, i condomini, anche singolarmente, possono rivolgersi all’autorità giudiziaria…
Nel caso di accoglimento della domanda, il ricorrente, per le spese legali, ha titolo alla rivalsa nei confronti del condominio, che a sua volta può rivalersi nei confronti dell’amministratore revocato.
Vorrei ricordare inoltre quali altre situazioni costituiscono gravi irregolarità:
1) l’omessa convocazione dell’assemblea per l’approvazione del rendiconto condominiale, il rifiuto di convocare l’assemblea per la revoca e per la nomina del nuovo amministratore o negli altri casi previsti dalla legge;
2) la mancata esecuzione di provvedimenti giudiziari e amministrativi, nonché di deliberazioni dell’assemblea;
3) la mancata apertura ed utilizzazione del conto di cui al settimo comma;
4) la gestione secondo modalità che possono generare possibilità di confusione tra il patrimonio del condominio e il patrimonio personale dell’amministratore o di altri condomini;
5) l’aver acconsentito, per un credito insoddisfatto, alla cancellazione delle formalità eseguite nei registri immobiliari a tutela dei diritti del condominio;
6) qualora sia stata promossa azione giudiziaria per la riscossione delle somme dovute al condominio, l’aver omesso di curare diligentemente l’azione e la conseguente esecuzione coattiva;
7) l’inottemperanza agli obblighi di cui all’articolo 1130, numeri 6), 7) e 9);
8) l’omessa, incompleta o inesatta comunicazione dei dati di cui al secondo comma del presente articolo.
Ed infine, in caso di revoca da parte dell’autorità giudiziaria, l’Assemblea non potrà nominare nuovamente l’amministratore revocato!!!

Associazione a delinquere, corruzione, abuso d'ufficio, truffa e falso… alla faccia delle "misure di prevenzione"!!!

Sull’insuccesso delle “misure di prevenzione”, avete avuto modo in questi anni di leggere pubblicamente, quanto il sottoscritto ha evidenziato…
Per cui oggi, non mi meraviglio di ricevere ulteriori conferme, di cui a suo tempo, avevo esternato forti dubbi e di cui ancora oggi, debbo ricevere riscontri… anche se “qualcuno” all’interno di quei palazzi istituzionali, crede che me ne se dimenticato!!!
Per fortuna che diversamente da queste strutture, a Caltanissetta si è continuato ad operare senza alcun timore reverenziale, difatti, ora comprendo meglio, quando a suo tempo mi venne dalla stessa consigliato… e cioè d’indirizzare per “competenza” il tutto alla Procura di Messina…
Ma io ho preferito soprassedere, in quanto ho estrema fiducia sull’operato della nostra Procura di Catania e ritengo giusto saper attendere i tempi necessari della giustizia, d’altronde si sa… da noi ci sono inchieste ben più importanti che hanno maggiori priorità…
Ritornando al processo per illeciti in corso a Caltanissetta, nella gestione della sezione misure di prevenzione di Palermo, il Gup ha ammesso la costituzione di parte civile della Presidenza del Consiglio dei ministri, dei Ministeri dell’Interno e della Giustizia, del Comune di Palermo e di tutte le amministrazioni giudiziarie delle società destinatarie di provvedimenti della sezione all’epoca in cui era presieduta dal giudice Silvana Saguto, magistrato ora imputato di corruzione!!!
Sono 18 gli imputati per i quali si dovrà decidere il rinvio a giudizio e sono tutti accusati a vario titolo di: associazione a delinquere, corruzione, abuso d’ufficio, truffa e falso!!!
Per chi non ricordasse la vicenda giudiziaria, tra gli imputati del magistrato (Silvana Saguto) vi sono anche il marito, il padre ed un figlio… a cui vanno aggiunti, l’ex prefetto di Palermo (Francesca Cannizzo), un colonnello della Dia e i colleghi giudici Lorenzo Chiaramonte, Tommaso Virga e Fabio Licata…
Certamente una spiacevole vicenda, visti i soggetti coinvolti… e potete comprendere con quante difficoltà sono state condotte quelle indagini e quali pressioni, politico/istituzionali la procura di Caltanissetta (in particolare il procuratore della Repubblica -presso il tribunale di Caltanissetta- Amedeo Bertone e i procuratori  aggiunti Lia Sava e Gabriele Paci e al sostituto procuratori Stefano Luciani), avrà dovuto subire, affinché il caso venisse di fatto “contenuto”!!!  
Perché al “sistema” non fa bene che certe notizie vengano divulgate… anzi solitamente si cerca di “insabbiarle“, d’altronde parliamo di livelli talmente alti, che possiamo considerare quei ruoli “intoccabili”, soggetti la cui immagine professionale ed il ruolo rappresentato, è da considerarsi… inattaccabile!!!
Ed ora, che si è avuta conferma, dell’inefficienza di quei criteri di legalità su cui era fondato il sistema delle misure di prevenzione, a cominciare dalla possibile “incapacità” (o forse è meglio dire… attitudine) di controllo del giudice delegato, alla scelta di quegli uomini posti a custodi delle quote sequestrare/confiscate, per concludersi con la gestione delle attività, più o meno lecite, di quegli amministratori giudiziari, supportati da consulenze varie, affidate a famigliari e amici, beneficiando inoltre di compensi smisurati, rispetto ad una qualsivoglia gestione ordinaria, svolta da un serio professionista (certamente più competente…in quel ruolo) che forse, non avrebbe di fatto consentito negli anni, una gestione improntata alla disonestà!!!
Le imprese a causa di ciò sono fallite e quando lo Stato non c’è riuscito a farle soccombere… ci hanno pensato alcuni suoi dipendenti (certamente loro… creditori privilegiati), ma alla fine ciò che è certo è che il sistema di prevenzione – con questi suoi uomini e donne – è stato totalmente fallimentare!!!
Nel frattempo si attende… ci saranno un susseguirsi di ribaltamenti di quei gradi di giudizio, gli anni scivoleranno nell’oblio e chissà se noi tutti… giungeremo mai a scoprire, qual’era l’equa verità!!!
D’altronde forse è quello che in –accordo di tutte le parti in causa- di fatto si desidera!!! 
Lasciare che tutto si concluda in totale silenzio!!!  
   

"Confische spa" e quei suggerimenti espressi dall'Agenzia Beni Confiscati…

Confische s.p.a. – La ragnatela di imprese di mafia“, con questo titolo, l’amministratore giudiziario e consulente della procura di Palermo, Elio Collovà, ha descritto i suoi quasi trent’anni d’attività, durante i quali, ha amministrato decine di beni e di aziende confiscate alla mafia…

Se avete visto il video pubblicato dal sottoscritto nella giornata di ieri, sarete rimasti certamente annichiliti, in particolare quando si è evidenziata l’assoluta meraviglia, sui fatti accaduti a Caltanissetta, da parte della A.N.B.S.C. ( Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la destinazione dei Beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata) da parte del suo Direttore, Avv. Dott. Umberto Postiglione, che sembrava cadere (come diceva nel film Checco Zalone) dalle nubi…
La cosa d’altronde – come riportavo ieri- non mi meraviglia affatto, perché costituisce ormai l’andazzo di questo nostro paese… dove ciascuno s’interessa di fare il minimo indispensabile, l’importante però che a fine mese giunga lo stipendio e soprattutto che, quel proprio incarico, scorra senza impedimenti e senza creare ad altri, eventuali problemi…
Di quanto sopra il sottoscritto, ne ha prova certa!!!
Difatti, in data 07.05.2015, aveva segnalato a mezzo Pec, nota personale alla ASBCN sulla gestione “particolare” di alcuni amministratori giudiziari, alla quale era successivamente seguita una ulteriore trasmissione in data 18.09.2015 con la quale il sottoscritto ( allora “Direttore Tecnico” di una delle più importanti Imprese di costruzione Spa in provincia di Catania) offriva –a titolo gratuito- la propria candidatura, per collaborare nella gestione di società analoghe e cioè sottoposte a misure di prevenzione…
Bene in entrambi i casi, posso assicurarvi di non aver ricevuto alcuna risposta!!!
Ecco questo è quanto lo Stato chiede a ciascuno di noi… e cioè di collaborare, di non essere omertosi, di denunciare e via discorrendo… ma quando si compie quanto è corretto fare, ecco che l’impressione che si riceve… è quella che di voi se ne fottono, che quanto fatto da soltanto fastidio, ma soprattutto… ciò che resta, è che i problemi reali, restano proprio a chi ha avuto il coraggio di esporsi, unico su centomila… mentre loro, protetti in quella loro veste… già ognuno di loro, di quel particolare “club dei temerari”, non faranno mai parte!!! 

D’altronde lo Stato ha dimostrato di non essere pronto a gestire i miliardi confiscati ogni anno alle mafie…. ed il motivo è legato principalmente a quella mancata volontà di scrivere leggi in maniera chiare, sia sulla confisca che nella gestione amministrativa di quei beni confiscati…
Quanto si è evidenziato ha dimostrato come la gestione dei beni sia divenuta negli anni… un vero e proprio business, per quanti operano all’interno dei tribunali, degli uomini da esso nominati, di tutti quei consulenti legati a filo diretto con quel sistema che permette loro, d’ottenere tanti mandati e poi infine, una serie lunghissima di professionisti (amici, coniugi, figli e parenti vari…) che hanno ottenuto negli anni, incarichi milionari… alla faccia di quella lotta alla illegalità!!!
Quelle società sono diventate per quel “sistema antimafia” una vero affare… che ha puntato principalmente a svuotarle quelle aziende confiscate, rinunciando a priori a fare impresa e portando le stesse al fallimento…
Nei casi opposti, quando le società avevano capacità di realizzare profitti, ecco che allora quegli amministratori ( ovviamente aiutati da quanto avrebbero dovuto controllare… ) si sono trasformati improvvisamente in “business man”… uomini cioè capaci di darsi all’imprenditoria ( senza averla mai svolta…), i quali, attraverso efficaci stratagemmi, sono riusciti a “spogliare a Cristo per vestire a Maria”, il tutto con il consenso dello “stato” ( quello però… con la “s” minuscola…)!!!   

Ho letto negli anni, da parte di alcuni soggetti (che operano all’interno di quelle strutture), che nel concreto, manca la volontà politica di cambiarle questo stato di cose…
Ma viene spontaneo chiedervi: con un sistema come questo, che produce benessere per tutti… che motivo c’è di cambiarlo…??? Anzi, il motto che passa è: “facciamo in modo che le cose restino per sempre… per come sono”!!!

"Confische spa" e quei suggerimenti espressi dall'Agenzia Beni Confiscati…

Confische s.p.a. – La ragnatela di imprese di mafia“, con questo titolo, l’amministratore giudiziario e consulente della procura di Palermo, Elio Collovà, ha descritto i suoi quasi trent’anni d’attività, durante i quali, ha amministrato decine di beni e di aziende confiscate alla mafia…

Se avete visto il video pubblicato dal sottoscritto nella giornata di ieri, sarete rimasti certamente annichiliti, in particolare quando si è evidenziata l’assoluta meraviglia, sui fatti accaduti a Caltanissetta, da parte della A.N.B.S.C. ( Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la destinazione dei Beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata) da parte del suo Direttore, Avv. Dott. Umberto Postiglione, che sembrava cadere (come diceva nel film Checco Zalone) dalle nubi…
La cosa d’altronde – come riportavo ieri- non mi meraviglia affatto, perché costituisce ormai l’andazzo di questo nostro paese… dove ciascuno s’interessa di fare il minimo indispensabile, l’importante però che a fine mese giunga lo stipendio e soprattutto che, quel proprio incarico, scorra senza impedimenti e senza creare ad altri, eventuali problemi…
Di quanto sopra il sottoscritto, ne ha prova certa!!!
Difatti, in data 07.05.2015, aveva segnalato a mezzo Pec, nota personale alla ASBCN sulla gestione “particolare” di alcuni amministratori giudiziari, alla quale era successivamente seguita una ulteriore trasmissione in data 18.09.2015 con la quale il sottoscritto ( allora “Direttore Tecnico” di una delle più importanti Imprese di costruzione Spa in provincia di Catania) offriva –a titolo gratuito- la propria candidatura, per collaborare nella gestione di società analoghe e cioè sottoposte a misure di prevenzione…
Bene in entrambi i casi, posso assicurarvi di non aver ricevuto alcuna risposta!!!
Ecco questo è quanto lo Stato chiede a ciascuno di noi… e cioè di collaborare, di non essere omertosi, di denunciare e via discorrendo… ma quando si compie quanto è corretto fare, ecco che l’impressione che si riceve… è quella che di voi se ne fottono, che quanto fatto da soltanto fastidio, ma soprattutto… ciò che resta, è che i problemi reali, restano proprio a chi ha avuto il coraggio di esporsi, unico su centomila… mentre loro, protetti in quella loro veste… già ognuno di loro, di quel particolare “club dei temerari”, non faranno mai parte!!! 

D’altronde lo Stato ha dimostrato di non essere pronto a gestire i miliardi confiscati ogni anno alle mafie…. ed il motivo è legato principalmente a quella mancata volontà di scrivere leggi in maniera chiare, sia sulla confisca che nella gestione amministrativa di quei beni confiscati…
Quanto si è evidenziato ha dimostrato come la gestione dei beni sia divenuta negli anni… un vero e proprio business, per quanti operano all’interno dei tribunali, degli uomini da esso nominati, di tutti quei consulenti legati a filo diretto con quel sistema che permette loro, d’ottenere tanti mandati e poi infine, una serie lunghissima di professionisti (amici, coniugi, figli e parenti vari…) che hanno ottenuto negli anni, incarichi milionari… alla faccia di quella lotta alla illegalità!!!
Quelle società sono diventate per quel “sistema antimafia” una vero affare… che ha puntato principalmente a svuotarle quelle aziende confiscate, rinunciando a priori a fare impresa e portando le stesse al fallimento…
Nei casi opposti, quando le società avevano capacità di realizzare profitti, ecco che allora quegli amministratori ( ovviamente aiutati da quanto avrebbero dovuto controllare… ) si sono trasformati improvvisamente in “business man”… uomini cioè capaci di darsi all’imprenditoria ( senza averla mai svolta…), i quali, attraverso efficaci stratagemmi, sono riusciti a “spogliare a Cristo per vestire a Maria”, il tutto con il consenso dello “stato” ( quello però… con la “s” minuscola…)!!!   

Ho letto negli anni, da parte di alcuni soggetti (che operano all’interno di quelle strutture), che nel concreto, manca la volontà politica di cambiarle questo stato di cose…
Ma viene spontaneo chiedervi: con un sistema come questo, che produce benessere per tutti… che motivo c’è di cambiarlo…??? Anzi, il motto che passa è: “facciamo in modo che le cose restino per sempre… per come sono”!!!

Si cambia: basta con società "confiscate"… si passa finalmente alla "legalizzazione"!!!

Sono anni che vado riportato come, il sistema di prevenzione giudiziaria non abbia dato in fondo, quei frutti sperati…
In particolare ho ritenuto che a fare fallire il sistema dell’amministrazione controllata, siano stati proprio alcuni suoi uomini… che di fatto, sono venuti meno a quanto avrebbero dovuto compiere…

Ed allora forse oggi, avendo compreso quegli errori del passato, si sta iniziando a cambiare rotta, adottando finalmente un nuova metodologia, certamente più efficace…
Molto di questo merito ritengo, sia da attribuire per la prima volta a livello nazionale, proprio alla nostra Procura etnea…
E’ il caso della società Tecnis Spa, una grande realtà della nostra città, a cui il Tribunale di prevenzione di Catania, ha accolto per l’appunto la richiesta della Procura, disponendo la restituzione della società e dei beni della società, ai suoi proprietari, gli imprenditori Mimmo Costanzo e Concetto Bosco…
La nuova procedura prevede difatti che, la stessa viene “legalizzata”, limitando ogni operazione nei prossimi tre anni, per valori superiore ai 250 mila euro, i quali dovranno essere comunicati direttamente alla Questura e alla Guardia di Finanza…
Correttamente infatti i due Pm, Antonino Fanara e Agata Santonocito (gli stessi che negli ultimi anni sono stati interessati nel seguire i maggiori provvedimenti di sequestro e confisca nel nostra provincia), sono giunti alla conclusione che ad essere pericolosi, non sarebbero stati i due imprenditori, ma le loro aziende, molto desiderabili dalla mafia, a causa di tutti quegli appalti aggiudicati, nel corso degli anni…
Certamente il provvedimento di commissariamento prefettizio adottato a suo tempo per questa società, a differenza dei classici interdittivi compiuti con il sequestro delle quote societarie e la nomina degli amministratori giudiziari (che, come abbiamo potuto vedere in alcuni casi in questi anni, non sono stati perfettamente adeguati a quel loro incarico…), ha permesso alla “Tecnis Spa” di poter proseguire nelle attività, senza perdere così gli appalti in corso, ma soprattutto, salvaguardando tutti quei dipendenti e le loro famiglie che, grazie proprio a quel lavoro sopravvivono!!!
Ed è proprio questo il primo impegno che lo Stato deve saper fare per contrastare la criminalità organizzata: dare certezza di continuità, non soltanto lavorativa, ma soprattutto sociale, permettendo a chiunque di comprendere che è proprio grazie alle istituzioni e alle sue procedure legittime, che si può cercare tutti, di vivere in modo dignitoso, ma soprattutto onesto!!!

Quale strana coincidenza: è cambiato il Prefetto a Catania…

A poco più di un anno da quel lontano Novembre 2015 nel quale erano finiti alcuni prefetti in rapporti di amicizia con l’ex presidente della sezione Misure di Prevenzione di Palermo, Dott.ssa Silvana Saguto, ecco che da quel mondo delle amministrazioni giudiziarie, erano spiccano le figure di noti rappresentanti del governo nelle principali città siciliane…
Da Francesca Cannizzo (trasferita dal Consiglio dei Ministri… su sua espressa richiesta, al prefetto di Catania Maria Guia Federico, per finire con l’ex prefetto di Messina Scammacca. 
Si era parlato “d’intrecci prefettizi” e nulla d’illecito era trapelato da quel mondo ovattato, ma la cronaca ci ha decritto di come, in quel mondo delle amministrazioni giudiziarie… abbiano fortemente spiccato le figure dei nostri prefetti…
Vorrei ricordare che dalle documentazione della Procura di Caltanissetta erano emersi rapporti di amicizia di alcuni di essi, con Silvana Saguto, l’ex presidente delle Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, attualmente sospesa dal Csm. 
Sembrerebbe che la Saguto, avesse invocato l’aiuto di un amministratore giudiziario ed in cambio la Cannizzo, avrebbe chiesto un posto di lavoro per un parente dell’ex prefetto di Messina Stefano Scammacca.
Il pensionato Scammacca venne quindi nominato da un altro prefetto, per l’appunto quello di Catania Maria Guia Federico, che era stata sua vicaria, nel collegio di amministratori della discarica di contrada Valanghe d’Inverno, a Misterbianco… una società sequestrata all’imprenditore Domenico Proto. 
Scammacca riceve un (esiguo) compenso di €. 25 mila lordi al mese, circa €. 10.500 netti (stessa cifra assegnata agli altri due commissari, Riccardo Tenti e Maurizio Cassarino).
Il caso finì davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite che ruotano attorno allo smaltimento dei rifiuti. 
Il prefetto catanese spiegò a suo modo, di come “la legge non prevede criteri di nomina dei commissari, quindi si affida a quella che non dico discrezionalità, ma bontà del prefetto, che ha individuato dei criteri che si è data da sola… parliamo di persone fuori dalle valutazioni politiche, fuori da rapporti di tipo politico, di persone competenti, dal curriculum integerrimo e competenti nella specifica materia”. 
Quanto sopra fu oggetto di forti critiche in particolare dagli organi di stampa… ma la risposta fu che la commissione prefettizia precisò come, quei compensi lordi “erano stati liquidati al di sotto del minimo contemplato dalla normativa vigente”… ;”minchia” verrebbe da dire… alla faccia dei minimi, verrebbe quindi da chiedere quale giusto compenso normativo avrebbero dovuto percepire… 40-50.000 euro al mese sarebbero andati bene???
Ma per favore… un po’ di dignità per le persone che ogni giorno si alzano per mille euro al mese!!! Vergogna…
Difatti è proprio grazie a quel vuoto normativo che si è basata la discrezionalità di quelle nomine degli amministratori giudiziari che come abbiamo visto – il sottoscritto purtroppo ne ha una esperienza diretta – ha avuto le conseguenze che ben conosciamo e dove la figura di alcuni prefetti (mi duole dirlo… ma aggiungerei anche di qualche magistrato) ha permesso a molti di essi di godere di quella estrema fiducia posta nei loro riguardi… 
Vorrei ricordare un’altra vicenda (perfettamente riportata dal giornalista R. Lo Verso) nella quale, un’altro ex prefetto, Giosuè Marino, si scopriva essere all’interno del consiglio di amministrazione della clinica Villa Santa Teresa di Bagheria, sequestrata per mafia all’imprenditore Michele Aiello. 
La sua nomina, assieme a quello di un altro ex magistrato, Luigi Croce, fu decisa non dal Tribunale di Palermo, ma dall’Agenzia Nazionale per i beni confiscati un tempo gestita da Giuseppe Caruso, il prefetto che puntò il dito contro chi aveva sfruttato le amministrazioni giudiziarie per assicurarsi dei “vitalizi”: le scelte di allora erano dettate da ragioni investigative, piuttosto che da esigenze manageriali: servivano professionalità adatte per sanare o meglio per smantellare una delicata questione di esuberi…
Concludo riportando i sentiti ringraziamenti fatti all’ex prefetto di Catania dal nostro sindaco Bianco : “che ha saputo guidare con mano ferma la città, rispondendo sempre con estrema celerità alle esigenze di sicurezza e alle emergenze sociali della città, da sindaco e da cittadino le sono particolarmente grato”… (rappresentano d’altronde le classiche frasi di circostanza…), mentre ora viene confermato a Prefetto, direttamente dal Ministero dell’Interno, Silvana Riccio…
Vorrei quindi rivolgerLe un messaggio di benvenuto: Ill.mo Prefetto, mi auguro che questo suo nuovo incarico, porti a Catania una ventata di miglioramento, affinché si realizzi concretamente (e non solo a parole… ) quel reale cambiamento di cui la città ha realmente bisogno.
Nella sua “missione” (perché di questo trattasi), incontrerà parecchie difficoltà, poiché saranno in molti (in particolare tra quanti accanto a Lei fingeranno di sostenerLa…), a preferire che non venga invertita quella rotta finora realizzata, nella quale l’illegalità l’ha fatta esclusivamente da padrona… 
Vorrei ricordare un giorno la Sua persona (e quanto avrà saputo compiere) come la migliore tra tutte quante quelle che l’hanno preceduta, perché in fondo, ciò che è importante nella vita è farsi ricordare sempre per le proprie azioni, soprattutto se queste sono state giuste… 
Le auguro quindi un buon lavoro.

Ecco… questa è la lista di quanti sono ricattabili!!! – Parte Seconda

Ma com’era possibile che i nomi di ciascuno di essi, fossero lì… di un bel colore, rosso fiamma, doveva esserci un errore… 
Osservando con attenzione quelle pagine, fece per di più una scoperta sensazionale…
Concentrando il proprio sguardo su un nome, comparivano all’improvviso come dal nulla… dei segni, ciascuno di essi era in movimento, come fossero linee di collegamento, le quali partendo da un nome, andavano a connettersi con altri nomi… di pagine diverse, quasi fossero connesse tra loro, in un modello d’organigramma 3D…
Seguendo quel percorso egli scoprì come, taluni soggetti che stava esaminando, fossero collegati ad altri, i quali, quest’ultimi, rappresentavano per l’appunto la parte residua di quel gruppo di nominativi, che aveva iniziato a controllare… 
Ed ancora, concentrandosi e seguendo con il dito quelle linee in movimento, giunse sul nome nel quale era posizionato quell’indizio finale, e come d’incanto (quasi fosse quel vecchio libro… una lavagna elettronica) si aprì una nuova pagina…
All’interno di questa, comparivano una serie di notizie, documenti, fotografie, allegati, già sembrava di essere all’interno di un’enciclopedia multimediale…
Da quelle fonti, comprese come ognuno di quei nomi da egli ricercato, fosse di per se colluso agli altri e di quanto quelle loro azioni, fossero state funeste…
Quei segni difatti, mostravano al lettore, quella loro disonestà morale!!!
Pensava tra se e se: “non si tratta d’essere stati sleali durante la propria vita pubblica (ad esempio espletando i propri incarichi professionali nel lavoro o nella politica), ma bensì d’essere stati falsi, anche in quella privata, quella sfera emotiva rappresentata dai familiari, dagli amici e certamente cosa ancor più grave, da se stessi con il proprio credo…“.
Già, perché quando si tradisce… si tradisce è basta, sapendo a priori che ciò che si sta compiendo, attraverso quelle azioni sleali… non potrà essere giustificato!!!
Certo riflettendo… provava a discolpare gli sbagli personali, riteneva infatti che si potesse dare rimedio a quelli, cercando ad esempio di non ripeterli più; diversamente, nella vita pubblica, quanto compiuto, restava indelebile e non vi era alcuna garanzia, che quei segreti,restassero impuntiti o celati per sempre!!!
La considerazione, faceva riferimento a quelle collusioni realizzate; quest’ultime infatti, essendo state compiute in collaborazione con altri soggetti, quei cosiddetti partner “d’affari”, erano in qualunque momento a rischio: qualcuno di essi, avrebbe potuto barattare quelle informazioni comuni per ricevere una eventuale contropartita o viceversa per chiedere in cambio qualcosa per se, in cambio di quel “silenzio”…

Da quell’alleanza consolidata si comprendeva come ognuno di loro, fosse di fatto legato a quel sistema corrotto e secondariamente, che da quel tavolo, non era consentito alzarsi e andarsene…

Era così che veniva trasferita negli anni (da padre a figlio) quella sorta di omertà “generazionale”, nella quale ognuno di essi, segretamente, si legata a quel sistema associativo di carattere clientelare, politico, imprenditoriale e mafioso…
In quello scambio di favori, ciascuno faceva quanto richiesto ed otteneva in cambio un qualche vantaggio personale…
C’era chi lo faceva per soldi, chi per carriera, chi per dare un “posto fisso” ai propri figli, chi per ricevere una pensione d’invalidità (se pur ingiusta) e via discorrendo, l’importante era per tutti… ottenere qualcosa.
Loro  d’altronde, dovevano fare in modo che quel sistema non s’inceppasse, obbligando per l’appunto chiunque a sottomettersi e richiedendo quotidianamente di “oliare” quella macchina (corruttiva), affinché quanti erano lì ad esigere… ricevessero quei vantaggi richiesti, mentre loro di conseguenza, incassavano quanto percepito in maniera illegale, per poterli quindi suddividerli, con gli “amici degli amici“!!!
Leggendo quelle interconnessioni, scoprì che quando si voleva agevolare il percorso di una pratica, quando vi era la necessita di un aiuto esterno, ecco in tutte quelle particolari occasioni (e in molte e molte altre…) bisognava pagare o quantomeno compensare, mettendo se stessi a disposizione di quel sistema corrotto!!!
Il giudice, leggendo quelle procedure truffaldine, rimase alquanto sorpreso dalla semplicità con la quale venivano applicate e di come queste fossero ben “camuffate”…
Frodi intere perpetrate a danno di soggetti deboli o anche alle stesse Istituzioni, che a loro insaputa, garantivano l’esecuzione di quelle truffe, estorsioni, concussioni, richieste di tangenti e varie… 
Nel leggere quel libro si sentiva amareggiato perché riconosceva, nel voltare quelle pagine, molti nomi noti, tra conoscenti e ahimè anche familiari…
Ma soprattutto, i nomi che l’avevano in maggior misura sorpreso, erano quelli di taluni suoi colleghi, magistrati anch’essi o Presidenti di sezioni del Tribunale…
Continuando a leggere tra quei nomi, vi erano uomini e donne delle Istituzioni, forze armate, polizia, custodi, amministratori giudiziari, avvocati, cancellieri, segretari, tutte persone insospettabili, che però – secondo quel libro – erano di fatto… “venduti”!!!

Egli sapeva quanto quel libro fosse veritiero… e di come ognuna di quelle parti, non avesse subito alcuna modifica, ma cercò egualmente di determinare una eventuale prova di ciò…

Riflettendo su alcuni recenti episodi, ne ricordò uno; era a conoscenza di quell’avvenimento, in quanto –pur non avendolo seguito in prima persona– ricordava perfettamente quanto fosse accaduto e cosa era stato in quel processo determinato…
Comparò quindi quei dati, con quelli riaffiorati nella sua mente e finalmente comuna prese ora –grazie a quel libro– i reali motivi che ne avevano determinato quel ribaltamento di giudizio…
Ormai il giudice aveva ricevuto dal libro le risposte ed aveva compreso, in quali modi quel procedimento, avesse ricevuto una corsia privilegiata…
Ognuno di quegli “associati” infatti, aveva svolto alla perfezione il proprio “compito” e qualcuno sopra essi, come un Direttore d’orchestra, ne aveva diretto alla perfezione le fila…
Vi starete chiedendo come aveva fatto??? Semplice… erano tutti ricattabili!!!
Fine Seconda Parte
P.s.
Si precisa che ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale. 

Decreto di sequestro a Catania, per gli Amministratori giudiziari!!!

Stasera, avrei voluto pubblicare la seconda parte di “Ecco… questa è la lista di quanti sono ricattabili“, ma avendo letto la notizia (pubblicata sui quasi tutti i nostri quotidiani on line), ed avendo a cuore questo argomento, ho preferito dirottare, su questa ultima notizia, la mia attenzione… 

Il provvedimento è stato emesso nei confronti di nove indagati, di cui tre, erano di fatto, amministratori giudiziari…
Il decreto di sequestro evidenzia il reato di bancarotta fraudolenta scaturito da condotte di distrazione, dissipazione e occultamento di risorse finanziarie della società Aligrup S.p.a., sottoposta sin dal 2001 ad amministrazione giudiziaria…
Non ho alcun interesse a ripetere quanto trovate perfettamente riportato nei quotidiani, bensì voglio riportare l’attenzione sulle condotte illecite contestate… dalle quali, si è potuto accertare come, la gestione di quegli amministratori giudiziari nominati dal Tribunale, operava sostanzialmente negli interessi della famiglia interdetta… appoggiando non solo le operazioni degli eventuali soci (che avevano subito il provvedimento interdittivo), ma operando in modo arbitrario, sulle società del gruppo imprenditoriale ad essi collegate… 
Abbiamo negli anni potuto verificare come in circostanze analoghe, questo tipo di società, siano state condotte con la manina… a quel naturale processo di liquidazione o indirizzate verso quel di concordato preventivo, il tutto eseguito, previo l’intervento di taluni amministratori (corrotti e compiacenti), nominati per l’appunto, per alterare appositamente i dati posti a bilancio negli anni. 
Sempre durante quei periodi, vi è la consapevolezza –da parte di quegli amministratori collusi– di procedere con la distrazione delle poste in essere, ma soprattutto, si rivolge quella propria attenzione, verso i restanti beni immobiliari, i quali permettono di realizzare una vendita finanziaria interessante in quanto il bene viene venduto (a qualche amico o conoscente) ad un prezzo irrisorio, rispetto al valore di mercato e la parte residua di quel valore reale… viene consegnata brevi mano in contanti… 
Ovviamente quanto sopra determina un depauperamento delle risorse economiche e la sparizione di quei beni patrimoniali delle società, a vantaggio esclusivamente di quanti sono di fatto interdetti o sotto la lente delle istituzioni…
Abbiamo già avuto modo di vedere, con il caso “Saguto” di Palermo, la connivenza di quegli amministratori giudiziari (nominati dal Tribunale) e di come, si è provveduto ad eseguire i sequestri (sui conti correnti, a deposito e nelle varie cassette di sicurezza), intestati ad essi o a propri familiari e comunque nella disponibilità di quegli indagati… ed ora, per l’ennesima volta… la storia si ripete anche qui da noi!!!
Bisogna dare atto alle procure di non fermarsi dinnanzi a fatti del genere che oltre ad essere gravi, condizionano il giudizio che ognuno di noi ha, nell’operato degli uomini e donne… scelti dalle nostre istituzioni.
Sono tempi duri quindi, per il “mestiere” di amministratore giudiziario, perché, oltre al rischio – in caso di comportamenti sleali – di non ricevere quel compenso maturato negli anni, si rischia, di restare esclusi (nei casi di fallimento…) da quei benefici che li faceva rientrare tra i cosiddetti “privilegiati” (come ad esempio per i dipendenti…)…
Inoltre, da quanto sopra, emerge il rischio, non solo di subire un provvedimento di sequestro e/o di confisca dei propri beni, ma di restare coinvolti (a seconda della gravità delle loro compiute azioni) in quei reati previsti dal nostro codice penale. quali ad esempio, l’associazione a delinquere o il concorso esterno in associazione mafiosa…
Sono certo che in questo momento, molti tra loro (di quella categoria) stanno tremando… e chissà se in questo momento, non stiano cercando di far sparire dai propri conti bancari, quanto in maniera disonesta avevano fin qui realizzato…
Riporto quanto avevo scritto nel post del 11 dicembre dello scorso anno: “diceva mio padre… i soldi rubati si piangono tutti… e sono ahimè… lacrime amare”!!!
Ho letto di un amministratore giudiziario (pentito) che rispondendo alle domande del Procuratore della Repubblica ha dichiarato: “Ho rubato, corrotto, ingannato, concusso e mentito”… ed il Pm, “La pianti di vantarsi e venga al dunque”…

Il clan "Saguto & Co"….

L’hanno ribattezzato il “Clan Saguto” e fa riferimento all’inchiesta sulla gestione dei beni confiscati alla mafia, in cui è stata indagata per l’appunto, il giudice Silvana Saguto, insieme ad alcuni suoi familiari e collaboratori…

Tra i reati contestati vi sono, corruzione, induzione e abuso d’ufficio, ed è per difendersi dai sopracitati reati, che ha deciso di lasciare provvisoriamente la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. 
Il suo posto verrà coperto dal giudice Mario Fontana.
A confermare la notizia è stato direttamente il Presidente del Tribunale di Palermo, Salvatore Di Vitale, che “ha preso atto della disponibilità della dottoressa Saguto ad essere destinata ad altra sezione del Tribunale”…
Quanta delicatezza… ma soprattutto bisogna ringraziare la gentilezza della Dott.ssa, nell’aver dato la sua piena disponibilità a recarsi presso un’altra sezione…
Ma scusate, viene spontaneo chiedersi: ma nel caso in cui questa disponibilità non fosse stata da Lei concessa, cosa sarebbe accaduto???
Sarebbe rimasta all’interno di quel Tribunale continuando a ricoprire quel proprio incarico???
La determinazione con la quale lo stesso Presidente cita le motivazioni, non sono per nulla rassicuranti, mi riferisco a quella corretta procedura giudiziaria e quanto riferisce che si “intende tempestivamente garantire in continuità e piena funzionalità di un organo giudicante, da anni centrale nella strategia di contrasto dello Stato alla criminalità mafiosa”, credo che in ogni caso, quella procedura a garanzia di tutti ed in particolare dell’opinione pubblica, sarebbe dovuto essere applicata, l’indomani stesso del ricevimento di quell’avviso di garanzia, che la vedeva per l’appunto indagata dalla procura di Caltanissetta… e non aspettare quasi un anno, per avere conferma, della sua piena “disponibilità“…
Dopotutto si parla di un giro d’affidamenti di beni sequestrati, ad alcuni professionisti (sono indagati oltre che il padre ed il figlio del giudice, anche il marito, l’ingegnere Lorenzo Caramma e l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, titolare di uno studio a cui erano affidate la gestione di diverse aziende confiscate)… per quasi 1 milione di euro….
È questa infatti la somma che il Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo (su disposizione della procura di Caltanissetta), ha sequestrato all’ex presidente della sezione misura di prevenzione del capoluogo siciliano e agli amministratori giudiziari a lei vicini…
La Guardia di Finanza che guida il Nucleo di Polizia Tributaria, ha scoperto come queste somme fossero state celate all’interno di un labirinto di conti correnti, quote societarie e beni immobili. 
Certamente la vicenda andrebbe spostata presso un altro Tribunale, perché quello di Palermo, oggi, non garantisce quell’equo giudizio di imparzialità, lo si vede anche, dai continui ribaltamenti e revoche che in questi mesi si sono avvicendati…
D’altronde come vado da sempre ripetendo, quanti sono coloro che possono ritenersi estranei e non ricattabili all’interno di quel palazzo???
Pensate realmente che quel giudice, con l’influenza che aveva all’interno del Tribunale, non sia stato in grado di agevolare alcune richieste dei suoi colleghi, e che ora, forse per quelle concessioni ricevute, stanno “tremando” e sperando di non dover subire anch’essi la stessa sorta, da quelle eventuali sue spontanee dichiarazioni???
Non va dimenticato che ad oggi l’inchiesta, ha portato già all’allontanamento di due magistrati ed ora, al trasferimento della stessa Saguto, attualmente sotto procedimento disciplinare per volere del ministro della Giustizia, che alcuni giorni fa, ne aveva elencato gli illeciti al procuratore generale di Cassazione e al Csm…
Io resto comunque dell’idea, che quanto accaduto a Palermo è già avvenuto anche in altre realtà… e se si avrà la possibilità di indagare in maniera più approfondita, si scoprirà come la vicenda “Saguto” sia soltanto la punta di un iceberg di quel sistema collusivo e corruttivo, mi riferisco alle restanti sezione di “Misure di Prevenzione” dei vari Tribunali della nostra isola… (proprio perché la nostra regione… possiede la maggior parte dei beni sottoposti a sequestro e confisca del nostro Paese…), dalle quali si potrà scoprire, come sono pochi, coloro che, possono permettersi in questo preciso momento, di scagliare una pietra verso l’attuale giudice “indagato” del Tribunale di Palermo…

Lotta al malaffare: si corre ai ripari quando è ormai troppo tardi!!!

E’ necessario tener presente quanto solitamente avviene nel nostro Paese e cioè che si corre ai ripari… quando è ormai troppo tardi!!!
Se osserviamo a quali livelli sono giunte le mafie nelle nostri regioni e come abbiano saputo inserirsi in tutti quegli affari milionari… è evidente che qualcosa in quel sistema di prevenzione è venuto a mancare!!!
Ora molti tra voi diranno: si vabbè… caro Costanzo, non è che si può pensare sempre in maniera negativa,  dopotutto qualcosa di buono è stato fatto…
Sì… è vero, ma il problema è che si giunti sempre ad individuare quel sistema corruttivo, quando ormai gli avvenimenti… erano stati compiuti!!!
Per cui, a cosa serve arrivare a posteriori, quando cioè le collusioni sono state realizzate, quando ormai si è proceduto con la spartizione di quelle tangenti e le documentazioni incriminate sono state fatte sparire o quantomeno alterate, ed infine anche i suoi  truffatori sono riusciti a scappare all’estero e con i soldi percepiti, si stanno facendo seguire dal “noto” legale…  
Si parla tanto di controlli, ma se osserviamo il quadro normativo vigente, questo è compreso in quella semplice informativa antimafia, rappresentata dalla legge delega del 1994 nota con il numero 47…
Le Prefetture, hanno avuto così la possibilità di acquisire quelle necessarie informazioni, volte al cosiddetto accertamento d’infiltrazione mafiosa… all’interno di quegli organismi societari…
Ora vorrei dire… per aggirare quei controlli, basta costituire una società con due facce pulite e con il casellario giudiziario immacolato, senza carichi pendenti ed in regola con i propri adempimenti amministrativi, basterà inoltre passargli un’autovettura, uno stipendio ed il gioco è fatto… per ottenere quella informativa negativa antimafia!!!
Dopotutto come considerare quelle verifiche se non meramente ricognitive…
Sappiamo bene che, nello svolgimento di quei controlli, si esaminano esclusivamente i dati su eventuali provvedimenti giudiziari o misure cautelari, oppure si verifica se il soggetto è sottoposto a giudizio o sono in corso sentenze di condanna…
Quindi, se l’accertamento (sulla base di attività di indagine effettuata dagli organi inquirenti) risulta negativo, viene esclusa di fatto la possibile esistenza di elementi che presumerebbero tentativi di infiltrazione mafiosa… 
Ottenuto quindi quel cosiddetto “lasciapassare”… dalla prefettura, si potrà cominciare a ricevere quelle necessarie autorizzazioni per operare o concessioni varie, tra cui quelle relative ad esplosivi (per lo svolgimento di particolari attività…), nonché quei necessari titoli abilitativi alla conduzione di mezzi ed al trasporto di persone o cose…
Nel caso contrario e cioè quando la Prefettura emette i provvedimenti interdittivi, considerando quelle società come “infiltrate”… ecco che intervengono eventuali determinazioni, tra cui per esempio, i ben noti provvedimenti giudiziari, dai quali scaturiscono, sequestri e confische per tutte quelle società cosiddette “infiltrate” e con con la ben nota gestione amministrativa…
Se poi, successivamente a quanto sopra, si assiste a ciò che è avvenuto nel corso degli anni, mi riferisco ai continui ribaltamenti giudiziari, che hanno restituito ai legittimi proprietari le società interdette, ribaltando di fatto, tutti quelle pregiudizievoli espresse in precedenza…
Sorge quindi il dubbio che qualcosa forse in quei controlli non funzioni… perché se le procedure adottate in precedenza, vengono col passar del tempo… ribaltate, c’è da chiedersi se non sia il momento di cambiare qualcosa…
Infatti, considerando la lotta contro la mafia, che ha comportato –almeno qui da noi in Sicilia– migliaia di provvedimenti interdittivi, è strano dover giungere nel 2016 per comprendere come di contro, gli interessi di cosa nostra – grazie ad altre sue imprese associate – abbiano raccolto a se, la maggior parte degli appalti, in particolare quelle delle “grandi opere pubbliche”!!!
Ora, quanto sopra, è avvenuto principalmente a causa di un sistema di contrasto debole o quantomeno non adeguato, a differenza delle capacità messe in campo da quella criminalità organizzata, che nei fatti, si è aggiudicata quasi tutti gli appalti pubblici messi a disposizione dallo Stato…
Ritengo che l’errore fatto… sia dipeso dal non aver saputo concentrare in un’unica struttura, tutte quelle informazioni presenti nei vari gruppi d’interforze, mantenendo inoltre le stesse, costantemente aggiornate, per poter generare in maniera rapida, tutti quei provvedimenti di competenza… senza dover rischiare in un secondo tempo… la classica figuraccia…
E’ in questa ottica, che va migliorato il sistema di controllo, realizzando per esempio una banca dati che concentri l’elenco di quelle società sottoposte ai provvedimenti d’interdizione, i suoi soci, ed anche coloro che hanno negli anni gravitato intorno ad essa… in qualità di affiliati, associati o anche di semplici consulenti, per finire con coloro che, in qualità di responsabili o funzionari di enti delle PA, hanno permesso con le loro ignobili azioni, che quelle corruzioni potessero realizzarsi …
D’altronde… è in ciò che viene rappresenta la più grande mancanza istituzionale: l’inefficacia infatti della circolazione delle informazioni, ha permesso in questi anni, a tutte quelle società infiltrate dalla criminalità organizzata, di poter sfruttare tutte le lacune “donate” dallo Stato, permettendo così di operare indisturbatamente, in quasi tutti gli appalti pubblici.

Chi di "Beni confiscati" ferisce… di "beni confiscati" perisce!!!

Saranno in molti a tremare tra quegli Amministratori giudiziari, Custodi e ahimè anche Magistrati…
Sono soltanto alcuni soggetti, che si sono macchiati a Palermo di quei “reati” ora loro contestati dalla Procura di Caltanissetta, attraverso le procedure gestionali dei beni sequestrati e confiscati alla mafia!!!
Il sistema evidenziato dalla Procura di Caltanissetta (il Procuratore aggiunto, Lia Savia… “Santa” subito), ha dimostrato come esisteva un connubio diretto tra chi, nominava quegli amministratori giudiziari e chi, con quegli incarichi ricevuti, amministrava per concretizzare i propri interessi e quelli del “circolo”…
Il motto era: io faccio un favore a te… tu ne fai uno a me!!!
Ecco perché venivano (e ancora purtroppo… vengono) affidate più nomine ad uno stesso amministratore…

Ecco perché, all’interno di quegli studi di nominati amministratori giudiziari, troviamo alcuni collaboratori (e/o dipendenti, familiari) di quei giudici.

Ecco perché attraverso quella gestione amministrata, venivano concessi lucrosi incarichi a consulenti esterni, ma appartenenti tutti alla cerchia, come Studi legali, tecnici, del lavoro, amministrativi, peritali, ecc… i quali, ovviamente al momento opportuno ricambiavano il favore…
Dopotutto, grazie ad accordi “celati” con la parte interdetta, si poteva procedere con eventuali assunzioni di personale (non strettamente necessario…), ma che permetteva di favorire la richiesta ricevuta…
Entrambi così… realizzavano un comune vantaggio: l’Amministratore ha la possibilità d’inserire all’interno di quella società propri dipendenti (suggeriti o certamente “raccomandati”) ed al socio/i interdetto/i, concedere quella disponibilità, permetteva di non farsi escludere dalla gestione societaria… e difatti, in quasi tutte queste società amministrate dallo Stato, troviamo questi (sig.ri), che camminano insieme a braccetto… 
Finalmente… la Procura di Caltanissetta ha disposto in via d’urgenza per l’ex Presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo Silvana Saguto, il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, anche per equivalente, di ingenti somme di denaro, beni immobili e quote societarie costituenti prezzo, profitto e prodotto di delitti di corruzione, concussione, peculato, truffa aggravata e riciclaggio, indagata nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei beni sequestrati e attualmente sospesa dalle funzioni e dallo stipendio.
Il sequestro preventivo, in corso di esecuzione da parte del personale del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo, ha riguardato anche l’Avvocato Gaetano Cappellano Seminara, al quale la Saguto aveva affidato la gestione di numerosi beni sequestrati, e Maria Ingrao, Roberto Nicola Santangelo, Walter Virga e Luca Nivarra. 
Il sequestro è stato disposto in via d’urgenza per il pericolo concreto ed attuale di dispersione dei patrimoni illecitamente accumulati.
Una vera e propria sfilza di amministratori giudiziari… ma sono certo che la lista si allungherà a breve… di un bel po di nomi!!! 
Non so più chi sia peggiore, tra quei mafiosi o imprenditori (in affari con i boss) colpiti dai provvedimenti a sua firma quando era Presidente della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo o quegli stessi amministratori… da Ella nominati!!!
Un vero e proprio scandalo quello della “gestione dei beni confiscati alla mafia” che coinvolge soltanto in Sicilia, migliaia di società… da spremere… lasciando a casa con quella mala-gestione… centinaia di dipendenti i quali, proprio sotto quella gestione, devono ancora ricevere le proprie retribuzioni… 
Come per esempio il sottoscritto che, dalla Società IN.CO.TER S.P.A., deve percepire ancora oggi…  quasi un anno di stipendi… è dire che un commentatore meschino di nome “Giovanni” (su Live Sicilia Catania) mi ha apostrofato “mercenario”!!! 
Che schifo di terra è la nostra… sì diceva bene il mio ex collega Sollima: “una terra infetta”!!! 
Riporto quanto ho letto: un sistema denominato a “MARGHERITA”… dove al centro del fiore c’era il magistrato e intorno i vari petali che svolgevano incarichi diversi; a prima vista scollegati ( ma facenti parte tutti dello stesso fiore ) tra loro vi erano: amministratori giudiziari, professionisti, colleghi, cancellieri, ufficiali di polizia giudiziaria, rappresentanti del mondo universitario ed anche giornalisti, dai quali la stessa traeva vantaggi e utilità di varia natura….
Altro che vincoli associativi, questa è una vera e propria “affiliazione” ad un sistema corruttivo, ben peggiore di quello stesso a stampo mafioso!!!
Dopotutto non basa anch’essa come la mafia la propria esistenza su quegli stessi interessi corruttivi, familiari, clientelari, finanziari e associativi…
E cos’è la mafia se non quanto sopra… cos’è che manca a quell’elenco… forse le armi???
Ma perché le armi coercitive usate da questi “affiliati”, non sono peggiori o certamente più aggressive di quelle… più rumorose???
Il fine non è lo stesso…??? Non si tratta di arricchimento illecito… grazie a vincoli familiari e clientelari???
Per favore… finiamola con questi sequestri e queste confische… sono soltanto “bufale”, che non fanno più ridere nessuno… anzi, ho l’impressione che qualcuno si potrebbe fare male!!!
Fintanto che in questo paese… chi sbaglia non paga, non ci sarà mai alcuna legalità e soprattutto futuro, in particolare per questa nostra regione, dove “tutti” tendono a fare azioni illecite e dove, quei provvedimenti giudiziari, hanno a seconda degli imputati… tempi e modalità, completamente diversi!!!
Sì… è giusto continuare a sperare nella giustizia, ma quando accadono situazioni come quelle di sopra o altre peggiori, che a distanza di anni… devono ancora emergere, chiedo a Voi… ma come si fa a credere ancora nella giustizia???

Chi di "Beni confiscati" ferisce… di "beni confiscati" perisce!!!

Saranno in molti a tremare tra quegli Amministratori giudiziari, Custodi e ahimè anche Magistrati…
Sono soltanto alcuni soggetti, che si sono macchiati a Palermo di quei “reati” ora loro contestati dalla Procura di Caltanissetta, attraverso le procedure gestionali dei beni sequestrati e confiscati alla mafia!!!
Il sistema evidenziato dalla Procura di Caltanissetta (il Procuratore aggiunto, Lia Savia… “Santa” subito), ha dimostrato come esisteva un connubio diretto tra chi, nominava quegli amministratori giudiziari e chi, con quegli incarichi ricevuti, amministrava per concretizzare i propri interessi e quelli del “circolo”…
Il motto era: io faccio un favore a te… tu ne fai uno a me!!!
Ecco perché venivano (e ancora purtroppo… vengono) affidate più nomine ad uno stesso amministratore…

Ecco perché, all’interno di quegli studi di nominati amministratori giudiziari, troviamo alcuni collaboratori (e/o dipendenti, familiari) di quei giudici.

Ecco perché attraverso quella gestione amministrata, venivano concessi lucrosi incarichi a consulenti esterni, ma appartenenti tutti alla cerchia, come Studi legali, tecnici, del lavoro, amministrativi, peritali, ecc… i quali, ovviamente al momento opportuno ricambiavano il favore…
Dopotutto, grazie ad accordi “celati” con la parte interdetta, si poteva procedere con eventuali assunzioni di personale (non strettamente necessario…), ma che permetteva di favorire la richiesta ricevuta…
Entrambi così… realizzavano un comune vantaggio: l’Amministratore ha la possibilità d’inserire all’interno di quella società propri dipendenti (suggeriti o certamente “raccomandati”) ed al socio/i interdetto/i, concedere quella disponibilità, permetteva di non farsi escludere dalla gestione societaria… e difatti, in quasi tutte queste società amministrate dallo Stato, troviamo questi (sig.ri), che camminano insieme a braccetto… 
Finalmente… la Procura di Caltanissetta ha disposto in via d’urgenza per l’ex Presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo Silvana Saguto, il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, anche per equivalente, di ingenti somme di denaro, beni immobili e quote societarie costituenti prezzo, profitto e prodotto di delitti di corruzione, concussione, peculato, truffa aggravata e riciclaggio, indagata nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei beni sequestrati e attualmente sospesa dalle funzioni e dallo stipendio.
Il sequestro preventivo, in corso di esecuzione da parte del personale del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo, ha riguardato anche l’Avvocato Gaetano Cappellano Seminara, al quale la Saguto aveva affidato la gestione di numerosi beni sequestrati, e Maria Ingrao, Roberto Nicola Santangelo, Walter Virga e Luca Nivarra. 
Il sequestro è stato disposto in via d’urgenza per il pericolo concreto ed attuale di dispersione dei patrimoni illecitamente accumulati.
Una vera e propria sfilza di amministratori giudiziari… ma sono certo che la lista si allungherà a breve… di un bel po di nomi!!! 
Non so più chi sia peggiore, tra quei mafiosi o imprenditori (in affari con i boss) colpiti dai provvedimenti a sua firma quando era Presidente della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo o quegli stessi amministratori… da Ella nominati!!!
Un vero e proprio scandalo quello della “gestione dei beni confiscati alla mafia” che coinvolge soltanto in Sicilia, migliaia di società… da spremere… lasciando a casa con quella mala-gestione… centinaia di dipendenti i quali, proprio sotto quella gestione, devono ancora ricevere le proprie retribuzioni… 
Come per esempio il sottoscritto che, dalla Società IN.CO.TER S.P.A., deve percepire ancora oggi…  quasi un anno di stipendi… è dire che un commentatore meschino di nome “Giovanni” (su Live Sicilia Catania) mi ha apostrofato “mercenario”!!! 
Che schifo di terra è la nostra… sì diceva bene il mio ex collega Sollima: “una terra infetta”!!! 
Riporto quanto ho letto: un sistema denominato a “MARGHERITA”… dove al centro del fiore c’era il magistrato e intorno i vari petali che svolgevano incarichi diversi; a prima vista scollegati ( ma facenti parte tutti dello stesso fiore ) tra loro vi erano: amministratori giudiziari, professionisti, colleghi, cancellieri, ufficiali di polizia giudiziaria, rappresentanti del mondo universitario ed anche giornalisti, dai quali la stessa traeva vantaggi e utilità di varia natura….
Altro che vincoli associativi, questa è una vera e propria “affiliazione” ad un sistema corruttivo, ben peggiore di quello stesso a stampo mafioso!!!
Dopotutto non basa anch’essa come la mafia la propria esistenza su quegli stessi interessi corruttivi, familiari, clientelari, finanziari e associativi…
E cos’è la mafia se non quanto sopra… cos’è che manca a quell’elenco… forse le armi???
Ma perché le armi coercitive usate da questi “affiliati”, non sono peggiori o certamente più aggressive di quelle… più rumorose???
Il fine non è lo stesso…??? Non si tratta di arricchimento illecito… grazie a vincoli familiari e clientelari???
Per favore… finiamola con questi sequestri e queste confische… sono soltanto “bufale”, che non fanno più ridere nessuno… anzi, ho l’impressione che qualcuno si potrebbe fare male!!!
Fintanto che in questo paese… chi sbaglia non paga, non ci sarà mai alcuna legalità e soprattutto futuro, in particolare per questa nostra regione, dove “tutti” tendono a fare azioni illecite e dove, quei provvedimenti giudiziari, hanno a seconda degli imputati… tempi e modalità, completamente diversi!!!
Sì… è giusto continuare a sperare nella giustizia, ma quando accadono situazioni come quelle di sopra o altre peggiori, che a distanza di anni… devono ancora emergere, chiedo a Voi… ma come si fa a credere ancora nella giustizia???

Amministrazioni giudiziarie & Associazioni antimafia…

La festa è quella dell’Unità a Catania e la Presidente della Commissione Nazionale Antimafia, Rosy Bindi, ha dichiarato: “Combatteremo l’antimafia deviata” e quindi ha attaccato gli ordini professionali… ribadendo “Abbiamo sentito gli ordini professionali, tutti tutelano i propri affiliati anche quando sbagliano”!!! 
Durante il convegno si è parlato di mafia, di collusioni, di corruzione, ma soprattutto di quella “antimafia” di facciata che dimostra avere non soltanto paura di quel sistema… ma bensì proprio per evitare possibili ripercussioni… ci va a braccetto!!! 
Ed inoltre, si discute di provvedimenti di sequestro e di confisca, casi di deviazione degli amministratori giudiziari con provvedimenti dai tempi lunghissimi, probabilmente realizzati forse, per aumentare il proprio compenso economico…
Finalmente le mie parole, scritte su questo blog… cominciano ad avere quei giusti effetti… 
Già, dopo anni e anni in cui scrivo su quei meccanismi perversi, qualcuno forse (o finalmente…) ha iniziato a prendere coscienza che quei fatti raccontati, non erano inventati, ma costituivano vere e proprie fedeli ricostruzioni… ed è interessante scoprire che, quando si parla di “antimafia di facciata”, la nostra Sicilia rappresenta perfettamente quel modello…
Come ci si può dimenticare di personaggi pubblici, Presidenti di Associazioni nazionali (veri e propri finti paladini della legalità) che hanno permesso di realizzare ovunque tangenti ed alla mafia di poter accrescere e sviluppare il proprio potere…
Si chiama “antimafia deviata” quella che non combatte la mafia o le collusioni di quei colletti grigi, ma cerca bensì di beneficiare di quel paravento, per ottenere sempre più potere e finanziamenti dati dallo Stato… centinaia di migliaia di euro, che finiscono per essere utilizzati per fini propri e quasi sempre personali…
Analoga situazione va rivista per gli ordini professionali, che non sono fatti per tutelare gli interessi di chi è iscritto a quell’ordine, bensì sono stati creati, per tutelare i cittadini dal corretto esercizio della professione”…
Ma dove il Presidente Bindy ha dato il meglio di se, è quando ricorda di come a Palermo la mafia è stata combattuta e dove i suoi boss sono stati pian piano consegnati alla giustizia, a differenza di Catania, dove sono ancora tutti fuori…  perché la maggior parte di essi sono “prenditori”… pardon imprenditori!!!.
Importante anche quanto pronunciato dal procuratore Franco Roberti che durante il suo intervento, ha parlato della necessità di fare le riforme in tema di giustizia: “Chiedo per i corrotti e i corruttori gli stessi strumenti di indagine che sono previsti per le mafie, con agenti sotto copertura, sconti di pena per chi collabora con la giustizia, durata delle  indagini e delle intercettazioni di pari misura rispetto quelli previsti per i reati di mafia e possibilità di fare intercettazioni preventive. Inoltre, sarebbe necessario inserire  nel 416bis un aggravante specifica, se l’associazione mafiosa si avvale della corruzione per  conseguire appalti pubblici e commesse pubbliche; una semplice modifica che segnerebbe un passo avanti perché sappiamo tutti che la corruzione è lo strumento privilegiato delle organizzazioni mafiose”.
Ma quando il procuratore Franco Roberti parla delle amministrazioni giudiziarie, ecco che finalmente, sento svelare qualcosa di significativo… 
Sono anni che il sottoscritto attendeva una rivelazione come quella appena esposta: ”Vi siete chiesti perché nelle amministrazioni giudiziarie i procedimenti di prevenzione durano cosi a lungo? e sempre nella complessità dei beni da gestire o forse più va a  lungo l’amministrazione giudiziaria e  più l’amministratore giudiziario ne profitta economicamente magari in combutta con qualche giudice come abbiamo dovuto in qualche caso penosamente constatare?
Sono certo che quando dichiarato, non sarà di facile comprensione per molti… ma state certi che chi doveva intuire, ha compreso bene quel messaggio “subliminale”… 
Tra questi c’è il sottoscritto ed anche qualche ex collega!!! 

Beni confiscati: perché è impossibile intraprendere azioni di responsabilità nei confronti degli Amministratori giudiziari.

Non passano giorni in cui non emergono gravi e imbarazzanti rapporti sul complesso sistema che ha permesso a molti amministratori giudiziari di ricevere decine d’incarichi in pochi anni, parcelle ricevute per centinaia di migliaia di euro, ma soprattutto, con la distribuzione di favori ad amici e parenti, in cambio di assunzioni, consulenze e quant’altro…
Abbiamo letto tra l’altro come ai nominativi di amministratori giudiziari, siano stati iscritti nel registro degli indagati anche illustri magistrati… tutti accusati a vario titolo di  corruzione, induzione, abuso d’ufficio, violazione di segreto, ecc…
Un sistema clientelare che ha coinvolto molti appartenenti a quella “casta” protetta dove attorno, gravitano tutta una serie di collaboratori esterni che operano di comune accordo: parenti di magistrati, avvocati, militari, dirigenti, cancellieri, che grazie alla gestione di quei beni confiscati, hanno realizzato un modo perverso per incassare denaro in maniera legale, attraverso gli incassi delle vendite dei beni loro affidati…
Non è mia intenzione farvi l’elenco di quei nominativi… basta digitare sul motore di ricerca “google” e vedrete da voi quanti sono i nomi presenti…
Per fortuna che alcune procure (vedasi quella di Caltanissetta) operano meglio di altre o almeno hanno dimostrato di non essere “sottomesse”… facendo emergere quei nomi così imbarazzanti… 
Si parla di un valore complessivo dei patrimoni di oltre 30 miliardi di euro… e di cui quasi la metà sono nella nostra isola!!!
Una ricchezza che in questi anni (in un periodo di forte crisi economica e con una forte riduzione di richieste d’assistenze), ha portato il complesso di quei “consulenti” in dissesto (gli studi chiusi anche a seguito di questi provvedimenti sono migliaia…) a dirigersi verso questo intricato sistema clientelare dei beni confiscati, il quale è riuscito da solo… “a dar da mangiare” ad una grossa fetta di quei soggetti…
Un sistema complesso dove si è tutti interconnessi… dove la gestione di quella ricchezza è ristretta a pochi fedelissimi, anzi potrei aggiungere… sempre agli stessi!!!
Mi chiedevo… se i soci era permesso (avendo scoperto di essere stati posti, all’interno di un meccanismo collusivo) procedere contro quegli amministratori giudiziari “infedeli”, attraverso azioni di responsabilità per danni (previste dagli artt. 2392-2395, c.c.), che dovrebbero di fatto rappresentare il sistema più efficace contro quegli abusi di poteri!!! 
In particolare la legge indica, quali soggetti indicati nel promuovere un’azione di responsabilità (contro quegli amministratori) i soci… gli unici a poter richiedere innanzi al tribunale (nei casi in cui venga dimostrata una gestione “truffaldina”) che quegli amministratori vengano condannati a risarcire i danni causati alla società data loro in gestione… 
Il punto però è comprendere in quali modi l’amministratore abbia compiuto atti di mala gestione o abbia danneggiato il patrimonio della società…???
Inoltre, può essere condannato a risarcire… e con quali beni risponderà per quei danni compiuti, con i propri e se non ne possiede…???
Ed infine, avendo operato per nome/conto dello Stato, non dovrebbe essere quest’ultimo a pagare per quei danni… e successivamente esso stesso valersi sul proprio “collaboratore”???
Certo a questo punto scatta un problema e cioè, quando un’azione di responsabilità può essere promossa…
Possiamo riassumere il tutto in due casi:
– la violazione dei doveri; 
– il danno al patrimonio della società;
Bisogna trovarsi di fronte ad un amministratore che abbia violato gravemente i propri doveri (una situazione alquanto difficile che possa avvenire…) o che abbia danneggiato il patrimonio della società (anche questa difficile da dimostrarsi… le vendite per esempio realizzate nel corso di quella gestione… risultano per esempio, essere necessarie per la continuità gestionale…) e non bisogna dimenticare come in quasi tutte le loro azioni, gli amministratori giudiziari si siano protetti, avendo richiesto all’assemblea dei soci l’autorizzazione a procedere… e quindi alla fine quegli amministratori si ritrovano blindati… da qualsivoglia eventuale azioni di responsabilità…
Tutto considerato, l’amministratore giudiziario è un soggetto nominato dal tribunale, con compiti precisi, che rende conto del suo operato al tribunale (o meglio è ciò che dovrebbe fare…), con l’obiettivo di ripristinare la legalità all’interno della società ad egli affidata….
Inoltre, nel caso specifico in cui questa società è una S.p.A., ecco, in questa particolare tipologia, vi è una ulteriore tutela alle sue azioni…
Mi riferisco alla presenza di un organo -il cosiddetto collegio sindacale- che ha precisi compiti di vigilanza e che possiede la necessaria risolutezza (nei casi di gravi irregolarità degli amministratori o laddove i richiami verso gli amministratori non dovessero avere effetto) per denunciare al tribunale o chiedere allo stesso di revocare l’amministratore nominato o di sostituirlo con un’altro, situazione quest’ultima che il collegio sindacale può operare anche qualora i soci non si attivino o anche quando non esistano soci di minoranza che facciano sentire la loro voce…
Da quanto sopra, si capisce perfettamente, quanto sia difficile trovare notizie dalle quali emergano denunce presentate nei confronti degli amministratori giudiziari… ed anche il perché, in fin dei conti queste… non abbiano mai a realizzarsi!!!

Norma Saguto…

E’ tra le novità del codice antimafia presentato dal Governo e prende il nome dal nome dell’ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, Silvana Saguto, sospesa dalle funzioni e indagata per corruzione insieme al marito, Lorenzo Caramma, nominato coadiutore di diverse società amministrate dallo Stato e l’amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara…  
Con questo emendamento presentato, riferito all’articolo 13, s’impedisce la nomina ad amministratore giudiziario di beni confiscati alla mafia, o coadiutore o collaboratore, non solo ai “parenti”, ma anche ai “conviventi e commensali abituali” del magistrato che conferisce l’incarico. 
Il divieto sarebbe esteso per i parenti fino al IV° grado e per gli affini entro il II° grado, ma soprattutto, gli amministratori giudiziari non potranno inoltre avere più di 3 incarichi… che, secondo il sottoscritto sono sempre troppi…. o meglio la valutazione di questo numero, dovrebbe essere commisurata con le dimensioni patrimoniali delle società d’amministrare… 
E’ illogico… paragonare un’impresa individuale da una S.r.l. e ancor meno da una S.p.a. quindi non esiste un numero esatto… ma si dovrà raffrontare questo, con la capacità produttiva e logistica, sul numero presente di contratti d’appalto da realizzare o in corso d’opera ed infine, sul patrimonio immobiliare e finanziario presente alla data della confisca…
Perché… nel dover seguire con impegno un’azienda, ci vuole innanzitutto piena disponibilità, coordinare l’organigramma aziendale, collaborare con i dipendenti, interfacciarsi con tutte le problematiche che nel corso dell’incarico potranno presentarsi, rilevare e contrastare le anomalie gestionali, apportando quei correttivi necessari… tutte circostanze che necessitano di massima dedizione!!! 
Anzi, da esperienze dirette, posso suggerire che una eventuale terna, composta da un amministratore e due coadiutori tecnico e amministrativo, è la migliore soluzione gestionale per società di questo tipo, dove ognuno di essi, assume in se, un ruolo di corresponsabilità personale, in quelle scelte decisionali…   
Ora che il testo passa per l’approvazione al Senato ( alla Camera l’approvazione ha avuto 281 sì, con 66 contrari -Fi e M5S- e due astenuti), si spera di modificare definitivamente (con queste nuove regole ferree), l’assegnazione e la gestione dei beni sequestrati,  alla criminalità…
Bisogna aggiungere che il provvedimento, deriva dalla proposta di legge di iniziativa popolare per la quale, grandi organizzazioni sociali (Cgil, Avviso Pubblico, Arci, Libera, Acli, Lega Coop, Sos Impresa, Centro studi Pio La Torre) hanno fatto si, che in questi due anni e mezzo, si raccogliessero centinaia di migliaia di firme, a sostegno e integrazione del lavoro svolto nel contempo, dalla commissione parlamentare antimafia.
Sono in definitiva 30 articoli, dai quali si ridisegna tutta la complessa materia delle misure di prevenzione, come, l’assegnazione in affitto degli immobili confiscati alla mafia al personale delle forze di polizia, delle forze armate e ai vigili del fuoco, che potranno provvedere a proprie spese a ristrutturarli, se le amministrazioni assegnatarie non dispongano delle risorse necessarie. 
Finalmente con questa legge, non si dovrebbero più avere, situazioni incresciose come quelle emerse in questi mesi nel tribunale di Palermo, ma soprattutto ciò che ci si augura, è poter recuperare quelle società ancora gestite in modo disonorevole da parte di certi amministratori giudiziari e soprattutto, di tutelare quei lavoratori che hanno cercato – se pur con i problemi legati al provvedimento di confisca – di dare il meglio di se… per far sì che nulla andasse definitivamente distrutto…
Perché nella vita ci sono sempre due scelte fare: accettare le condizioni in cui viviamo o assumersi la responsabilità di cambiarle!!!

Stato-Mafia… ecco le prove…

Proprio alcuni giorni fa, abbiamo assistito alla sentenza del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia e dalla quale è stata emessa un’assoluzione per l’ex ministro Calogero Mannino… (non bisogna però confondere che, una cosa è l’essere stato giudicato  innocente in modo definitivo dal concorso esterno ed un’altra cosa è l’esser stato assolto in primo grado per la trattativa… dopotutto si riporta: questa è stata una assoluzione per insufficienza o contraddittorietà delle prove, non per la loro mancanza e bisogna aggiungere che il giudice, con quel tipo di decisione, ha ammesso che la trattativa c’è stata e che costituisce reato…).

Ora all’improvviso ecco che l’ex Pm Antonio Ingroia esce allo scoperto… dichiarando ad una intervista del quotidiano Libero: cosa diceva Giorgio Napolitano, ex Presidente della Repubblica, nelle intercettazioni sull’inchiesta Stato-Mafia?
Ecco… anche se probabilmente un giorno racconterò tutta la verità… (dopotutto in uno Stato democratico certi avvenimenti andrebbero sempre svelati…), ma non ora… e non certo attraverso un’intervista e poi credo che ancora non sia arrivato il momento…
Ed allora quando??? Forse attraverso la pubblicazione di un libro… il cui titolo potrebbe essere “Caro Giorgio come stai?”.
Come si spiega l’applicazione sulla richiesta di distruzione immediata delle intercettazioni???
Lei Dott. Ingroia ha dichiarato, l’applicazione di quella richiesta… un abuso, provando in tutti i modi ad ostacolarne la distruzione (intercettazione di dialoghi tra l’ex capo dello stato Giorgio Napolitano e l’ex ministro Nicola Mancino) ma ora, si è capito come quella fosse di fatto una sentenza politica, che avrebbe comportato non solo una gravissima crisi istituzionale, ma anche le possibili dimissioni del Presidente della Repubblica…
Certo ora anche l’ex Pm è stato abbandonato… (come in molti… in questo nostro paese… soprattutto quando si trattano argomenti scomodi…), si perdono infatti per strada… più di un amico, in particolare proprio per quanto emerso dall’inchiesta sulla trattativa, che dimostrava essere scomoda a molti,  non solo a destra, ma anche a sinistra…
Ed è il motivo per cui hanno trasformato quel lavoro (fatto di quasi vent’anni d’indagini) in un tentativo promozionale personale, di un lancio verso la politica… dimenticando tutti quegli uomini dello Stato e non,  che nel corso di quegli anni… sono rimasti uccisi…
Purtroppo ciò che è grave è trovare ancora oggi, in qualità di  pubblico ministero, dei giudici che non vogliono sentire, vedere, sapere… già un meccanismo di autodifesa corporativa che scatta spesso quando ci sono di mezzo magistrati o altri pezzi delle istituzioni!!!
Detto così si potrebbe pensare che ogni riferimento al procedimento Stato-mafia è puramente casuale… o forse ritiene che in quel processo siano stati protetti pezzi di istituzioni???
No, più che nel processo lo si è fatto fuori dal processo perché quel processo non si celebrasse mai… e difatti, un ruolo fondamentale lo hanno svolto anche la magistratura associata e il Csm a colpi di procedimenti disciplinari nei confronti dei pm che doverosamente facevano quelle indagini…
Come si spiega infine il suo ruolo d’avvocato, avendo dichiarato a suo tempo… che mai avrebbe mai assistito mafiosi e corrotti, ed invece oggi, sta difendendo i presunti complici di Massimo Ciancimino, condannato in via definitiva per riciclaggio del patrimonio mafioso del padre: niente di incoerente perché nessuno dei miei assistiti è incriminato per fatti di mafia, in più aggiungo che sono convinto dell’innocenza di questi imputati che sono rimasti stritolati da quello che io definisco il sistema Cappellano…(l’amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara, posto sotto indagine dalla Procura di Caltanissetta per corruzione e altri reati…).
Dall’inchiesta emerge che l’amministratore giudiziario, aveva l’interesse a enfatizzare se non addirittura inventare l’origine “mafiosa” di certi patrimoni, specie se di ingente valore, per ottenere così incarichi e onorari, che poi, venivano rapportati sul valore della aziende confiscate.
Un sistema che consentiva, d’elargire incarichi e benefici a parenti e amici dei magistrati che spesso, erano gli stessi, che avevano nominato quegli amministratori e che in corso d’opera… gli liquidavano quei lauti compensi!!!
Uno di quei magistrati era proprio Silvana Saguto, ex presidente della sezione misure di prevenzione dei beni confiscati del Tribunale di Palermo, dove sul suo conto in queste settimane, sono emerse intercettazioni imbarazzanti…
La sensazione è che ci sia un’Antimafia che più che gli ideali persegua interessi particolari!!!
Ma quella è un altra questione…
continua 

Il Collezionista… d'Incarichi

Ricordate il libro “Il collezionista di ossa” tratto dall’omonimo romanzo di Jeffery Deaver divenuto famoso con il film omonimo, interpretato da Denzel Washington e Angelina Jolie… 

Lì c’erano due poliziotti sulle tracce di un serial killer, qui di contro, abbiamo una procura (quella di Caltanissetta) che va ad indagare all’interno di un Tribunale (quello di Palermo) sulla delicata gestione… dei beni confiscati. 
Ecco quindi scoprire un’analogia, tra chi raccoglieva “ossa” e chi invece accumula “incarichi”…  e dove, proprio da uno di questi capitoli… si apprende (a nome del Presidente della Commissione regionale Antimafia… Nello Musumeci ) esserci un “dossier” su presunte anomalie…
Già, fu lo stesso presidente della commissione, a suo tempo intervistato, che dichiarò : non possiamo dire più di quanto già esposto in conferenza stampa, il tema è delicato e “caldissimo”… fili ad alta corrente, che pochi fin qui si sono azzardati a toccare. Si parla di gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. 
Un sistema, ha commentato Fabrizio Ferrandelli (vicepresidente dell’Antimafia regionale) che “ha mostrato delle lacune e delle storture, in alcuni casi anche fisiologiche”!!!
Se si pensa che oggi, l’agenzia di questi beni, rappresenta la più grossa “holding” del nostro paese, con un indotto (rappresentato dalle migliaia di aziende, immobili, terreni, beni mobili, impianti ed attrezzature…) che non solo ha favorito l’eccessiva concentrazione d’incarichi, ma soprattutto ha permesso di privilegiare taluni studi professionali e/o società vicine a questi amministratori… e basta poco quindi, per intuirne i motivi…  perché nessuno vuole restarne fuori!!!  
Non bisogna inoltre dimenticare, la denuncia presentata dall’ex prefetto Giuseppe Caruso (poco prima di lasciare la direzione dell’Agenzia), sulla gestione ad uso “privato” dei beni da parte di alcuni amministratori giudiziari, scelti proprio dal Tribunale…
Sicuramente il comportamento dell’ex prefetto risultò –per come dichiarò lo stesso Vice-presidente della Commissione Nazionale Antimafia Claudio Fava– un po “bizzarro”, poiché questa dichiarazione… giunse successivamente all’incarico fin lì assunto, ma più di ogni altra cosa, che dalle sue dichiarazioni non vi erano dati certi che potevano inficiare la professionalità di alcuni amministratori giudiziari… ( bisogna aggiungere che su tale punto, l’ex prefetto Caruso, aveva dichiarato che non era sua intenzione delegittimare il lavoro della magistratura, ma segnalare l’inopportunità di alcuni amministratori giudiziari i quali aerano anche presidenti di consigli di amministrazione di società, molte delle quali, non passavano e non passano, dal sequestro alla confisca).
Dopo il polverone emerso sul Tribunale di Palermo, si è capito (finalmente…) che il sistema va totalmente cambiato, a cominciare dalla istituzione di un albo degli amministratori giudiziari, ed ancora, l’importanza di coinvolgere figure professionali specializzate, con l’utilizzo di quanti hanno avuto incarichi professionali all’interno di quelle imprese e ne conoscono di fatto le problematiche, ed infine e forse la più importante, procedere a riformare la normativa vigente…
Su questa vicenda, lo Stato, non ha fatto finora una bella figura… perché volendo tralasciare le problematiche inerenti la gestione e gli uomini a cui si erano affidati tali incarichi… ciò che emerge oggi, è la mancata capacità di continuità, ed il messaggio che passa purtroppo, è quello che con la mafia si lavora e con lo Stato il lavoro… si perde!!!
Il dato scoraggiante è che quasi il 95% delle imprese sottoposte a sequestro o confisca, finiscono per auto-liquidarsi o fallire… e con loro vanno a casa migliaia di lavoratori (si parla di circa 100.000 lavoratori rimasti disoccupati a seguito proprio di quei provvedimenti giudiziari…) di contro, lo Stato, è capace di fare incassare centinaia di migliaia di euro ai suoi uomini e quanti gravitano attorno a quel sistema clientelare…
Inoltre, è stata dimostrata l’incapacità di riutilizzo di quegli stessi beni… che restano di fatto, nelle mani di coloro a cui erano stati sottratti!!!
Quindi l’essere passati sotto la cosiddetta “legalità” ha permesso alle aziende confiscate di chiudere ed ai loro dipendenti… di perdere il lavoro, mentre, tutte quelle imprese che operano illegalmente nel mercato, con contratti del personale mai rispettati (il più delle volte a nero), gestione finanziaria/amministrativa e tecnica superficiale, appalti aggiudicati solo per fare cassa… mentre i lavori vengono subappaltati a piccole imprese individuali o artigiane, che il più delle volte, si ritrovano (a causa dei mancati pagamenti) a dover chiudere anch’essi i battenti…
Perché… fino a quando sarà la politica a scegliere gli uomini, ad incaricare (senza alcuna meritocrazia) quanti dovrebbero controllare in maniera onesta questo nostro paese… ecco, fintanto sarà questa la metodologia adottata… statene certi, che nulla potrà mai cambiare!!!
Dopotutto è proprio come la nostra vita… rivoluzione, riflessione e televisione. Si comincia con il voler cambiare il mondo e si finisce col cambiare i canali!!!

La gestione dei "beni confiscati" a Palermo… ecco i nomi dei successori!!!

Il Presidente ha scelto!!!
Sì… il Presidente della Sezione misure di prevenzione del Tribunale, Mario Fontana, per sostituire l’amministratore giudiziario, finito nei giorni scorsi sotto inchiesta da parte della procura di Caltanissetta,  ha scelto di far subentrare il prefetto Isabella Giannola e l’avvocato Antonio Coppola…
Un prefetto con una esperienza nei servizi segreti e l’avvocato del nostro capo dello Stato… ecco chi sono i soggetti, per sperare di cancellare quanto gravemente finora emerso, ma soprattutto allontanare anche i sospetti, che in quel tribunale, la gestione dei beni sequestrarti/confiscati alla mafia, sia stata condotta (anche da chi non è attualmente indagato…) in modo del tutto arbitraria!!!
Adesso i neo amministratori, nell’adempimento degli incarichi ricevuti, dovranno dare prova di comportamenti conformi alla diligenza del buon padre di famiglia, dare cioè dimostrazione, di saper gestire quei patrimoni milionari, in maniera corretta!!!
Il tempo però di sistemare “provvisoriamente”… che già iniziano ad affiorare notizie non certo rassicuranti!!!
Infatti, sarebbe al vaglio degli inquirenti di Caltanissetta, la posizione del prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo, sull’inchiesta emersa per la gestione dei beni confiscati di cui sopra…
Secondo infatti quanto riporta il quotidiano “Il Messaggero” ci sono delle verifiche in corso, sul contenuto di alcune presunte conversazioni intercettate, tra lei e l’ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, Dott.ssa Saguto, indagata dalla procura nissena…
Tutto nascerebbe dalla richiesta formulata dal prefetto, secondo la quale, era necessario rafforzare la scorta al magistrato, a causa di notizie trapelate secondo cui, la mafia voleva morta la Saguto e un altro magistrato…
Secondo la procura di Caltanissetta, sembrerebbe che questa notizia, sia stata riportata, con l’unico l’obbiettivo, di contrastare alcuni servizi realizzati dalle Iene e da Telejato…
Adesso, dopo uno scandalo, gestito per anni con la complicità di molti, ecco che, si decide di rendere trasparenti il sistema delle nomine, non più clientelari (o come si è visto attraverso scelte autonome dei giudici), ma imponendo quale priorità –mi auguroil merito, forse così un buon 95% di questi attuali amministratori… cambierà definitivamente mestiere… 
Nel contempo, si è deciso di cambiare anche le disposizioni in materia di calcolo e liquidazione dei compensi, per chi verrà chiamato a gestire quei patrimoni…
Il sottoscritto avrebbe inserito inoltre, una sanzione amministrativa (intaccando l’eventuale compenso…) per quei comportamenti, nei quali è dimostrata (nello svolgimento dell’incarico ricevuto) la propria responsabilità diretta, su circostanze o azioni, che hanno di fatto condotto, a danni finanziari rilevanti o gravi ripercussioni sull’andamento della stessa società…
Di poco fa una notizia su Sudpress, dalla quale sembrerebbe che l’inchiesta sulla gestione dei beni confiscati, potrebbe ampliarsi… 
Sono infatti interessanti, le domande poste dall’editoriale web nell’articolo e cioè: 
– Quanto accaduto a Palermo è un caso isolato?
– A Catania, a Siracusa, a Messina come stanno le cose?
Stiamo a vedere cosa accadrà… 

I diecimila passi… verso la legalità!!!

Continuando a parlare dello scandalo sulle toghe del tribunale di Palermo, ora, il Consiglio superiore della magistratura, per vederci chiaro, ha aperto un fascicolo, per  “incompatibilità ambientale e funzionale dei giudici”…
Una volta, al giovane Peppino Impastato, bastavano “cento passi” per riaccendere quella fiaccola di speranza, chiamata legalità… oggi a distanza di quasi quarant’anni…, quel sogno, grazie ad alcuni uomini di questo “stato” ( quelli con la s… minuscola…), si sta trasformando in un’illusione…
Sembra di uscire da un incubo…, quando si pensa finalmente di assistere ad un radicale cambiamento, quando quella luce sembra esserci più vicino…, ecco che ti accorgi, di guardare un miraggio!!!
Come si può continuare così…
Desidero riportare sulla vicenda di cui sopra, alcuni passaggi letti tra i commenti di alcuni quotidiani on line ( tra cui alcuni inviati a mio nome ) e dove in ognuno di essi, si manifesta quell’alto sdegno popolare, di chi, non ne può più, d’assistere a queste incessanti ruberie!
Riporto alcuni passaggi interessanti, dai quali è possibile, prendere spunto per quella necessaria riforma, sulle gestione dei beni confiscati:
enzo messina
Solo una parola: VERGOGNA! Chissà cosa ci sarà ancora…vedi sezione fallimenti e sequestri. Ecco perché poi molte aziende falliscono e molte persone sfortunate vengono stritolate come avvolte fra le spire dei serpenti con il coltello in mano. Guai a fallire, tutti i tuoi beni verranno, dal curatore, fatti sparire come per incanto. W i GIUDICI ONESTI…, miserabili i disonesti.
Comitato Cittadino Porto del Sole
A Catania un caso rimane ancora inspiegabile fra le tante “nebbie” anche portuali: il caso della ditta confiscata Riela le cui attività in crescita furono spente nonostante il settore del trasporto su gomma più che favorevole del tempo. Sarà stata colpa del destino o di qualche gestore distratto da troppe incombenze?
fulvio
Meno male che la procura di Catania, esente da qualsiasi scandalo, tenga alto l’onore della magistratura.
Vincenzo
Heilà, che succede? Qualcuno ha dimenticato il coperchio aperto della pentola? Richiudete, presto, non sentite che fetore esce?
Nolobby70
Quando cominceranno a farlo anche a Catania? Iniziate dai Sigg. Paternò, grazie.
logaritmo
Dire vergogna è poco, troppo poco!!!
Nulla togliendo a tanti magistrati che lavorano ogni giorno, in prima fila, contro il vigliacco mondo della mafia, rischiando in prima persona e, ai tanti giudici che hanno inflitto pene pesanti a tanti pezzi merdosi da 90, non può certamente passare inosservata l’inquietante vicenda della gestione dei beni confiscati che sta provocando danni incalcolabili alla società e che sta, perfino, rischiando di ridicolizzare la nobile lotta alla mafia. Senza dubbio una società/impresa tolta dalle mani della mafia esce da quel circolo vizioso, oserei dire dopato, in cui gli appalti, prima del sequestro/confisca, cadevano “miracolosamente” dal cielo, permettendo a queste società di stritolare la concorrenza di tante altre imprese che basano la loro attività solo sui principi di sana concorrenza. Detto questo, non può passare inosservato che a Catania la situazione sui beni sequestrati/confiscati è, a dir poco, drammatica, . Molte società sequestrate/confiscate prima di passare all’Agenzia dei Beni Confiscasti, sempre qualora non vengano restituite ai proprietari interdetti, diventano oggetto di saccheggio e di malcostume tipico del malaffare italo-siciliano. Molti tra gli amministratori giudiziari sono sempre gli stessi, scelti perché appartengono al cerchio-magico dei figli di papà (professionisti di grido), che si limitano a gestire in punta di piedi società/beni ove ci lavorano tanti padri di famiglia onesti, assoggettandosi spesso alla volontà degli stessi soggetti interdetti per mafia e dei loro difensori. Poco viene fatto negli interessi delle società. Si vedono cose assurde. Gli illeciti che avvengono sotto amministrazione giudiziaria, spesso, sono ancora più gravi del periodo del pre-sequestro/confisca. Emolumenti di tutto rispetto, perizie costosissime affidate a consulenti di fiducia, vendita di beni a soggetti vicini (in qualche caso parenti) dei soggetti interdetti, strani furti di mezzi e strumenti, inspiegabili (ovviamente tutto è spiegabile) triangolazioni di acquisto e vendita materie prime e tante..tante cose altre che in un altro paese civile comporterebbero quanto meno la radiazione dell’amministratore.
Risultato: i dipendenti perdono in breve tempo il posto di lavoro, cadendo nella più tremenda disperazione, la società viene messa in liquidazione o fallimento, l’amministratore nel frattempo avrà preso qualche altro incarico ed i mafiosi interdetti prenderanno lo spunto per dire quanto di più tremendo si può sentire: Con noi si lavorava, con lo Stato morite di fame!!!
E allora non limitiamoci a dire solo vergogna, c’è da agire ed in fretta!!
Un’ultima cosa: vorrei lanciare un appello a quei pochi amministratori onesti, che con rettitudine faticano a gestire una società o un bene confiscato, di non demordere, di non lasciarsi travolgere dallo scoramento e di ricordarsi che per cambiare questa terra bisogna pensare a Falcone e Borsellino che hanno gettato un seme di speranza per le generazioni future e non per loro stessi.
vincenzo
Commento azzeccatissimo e senza peli sulla lingua. Basta tavole rotonde, convegni e passerelle. Bisogna passare, senza indugio, dalle parole ai fatti……pesantissimi!
Bisogna calarsi la maschera e fare una disinfestazione generale.
salvatore
SE LA “NOTIZIA” E’ IN CHI DA’ LA NOTIZIA
Come è noto non fa “notizia” il cane che morde l’uomo ma viceversa.
E che ci siano indagini su giudici che avrebbero abusato del loro potere non è una “notizia” così come non lo è che altri giudici cerchino di fare la dovuta chiarezza.
Appare invece una “notizia” che a rivelare le indiscrezioni sia il quotidiano di proprietà della famiglia Caltagirone, ossia l’azionista di maggioranza dell’UDC, uno dei partiti sino ad oggi più coinvolti in indagini e condanne per reati di mafia.
Perché non c’è macchia peggiore per un giudice che quella di corrompersi per ottenere indebiti vantaggi o addirittura favorire i mafiosi, ma è anche vero che l’arma prediletta di mafiosi e addentellati potentati economici è quella della delegittimazione piuttosto che quella della minaccia e della violenza.
In attesa dei dovuti riscontri, per il momento la “notizia” è in chi ha dato la notizia.
Cosimo Cristina
Il Suo concetto è racchiuso in una sola parola: paura.
Si parla di mafia, di aziende confiscate, di società essere state legate ad ambienti malavitosi, d’associazioni per delinquere, di organizzazioni criminali, di soggetti prepotenti e vigliacchi che tentano, con quelle peculiari “attenzioni”, d’intimidire quanti (pochi) hanno il coraggio di osteggiarli.
Tra questi (anche se forse Lei ci sperava) non troverà mai, gli amministratori giudiziari, i quali cercano di fare il loro “compitino”, incassare i propri lauti compensi, non avversare i soggetti
interdetti (evitando anzi che questi ultimi, possano attuare azioni di responsabilità), limitare il proprio incarico, ad una sommessa conduzione sterile, che ha, quale unico intento, quello di salvaguardare l’incarico ricevuto, di omaggiare familiari di giudici delegati, propri parenti, amici o conoscenti, ma specialmente, eliminare concrete ripercussioni personali.
La società amministrata è ora assistita da questi uomini, nel proprio suicidio, un’eutanasia a suo tempo preparata a tavolino, che dimostra, non solo l’incapacità di questi uomini, ma dello stato, che non ha avuto la capacità di saperle gestire.
Il resto di quanto Lei scrive, è già stato scritto, qualche tempo prima, nel momento in cui si è pensato per l’appunto, d’intervenire con il provvedimento giudiziario!
Giuseppe Condorelli
Cari Vincenzo, Cosimo e Logaritmico: ma vi rendete conto di quanto siamo fortunati noi catanesi ? Solo piccola delinquenza, lo scippatore, lo spacciatore, il vecchietto del supermercato……insomma roba di poco conto. La delinquenza istituzionale, quella che impoverisce la città, che traffica con parenti, amici, amanti, che segue la politica del dò ut dès da noi non esiste. Infatti ha mai letto sulla stampa locale dell’arresto di qualche “pezzo grasso” delle istituzioni, di inchieste su reati nella pubblica amministrazione università inclusa ? No perché non esistono. Qui tutto è trasparente, tutto fila liscio come l’olio, possiamo stare più che tranquilli: viva Catania, e per cortesia, smettetela di scrivere sciocchezze che, se lette altrove, potrebbero danneggiare l’immagine di questa virtuosa città. 
Nolobby70
Ottimo Giuseppe, c’era da spettarselo, abbiamo come Sindaco un ex Ministro dell’Interno (notoriamente intoccabili) e come Rettore un luminare della giurisprudenza mondiale. Che fortuna… 
H. Poirot
L’apparente “nonchalance” di marciare sul marcio da parte di personalità, facenti parte di istituzioni per definizione aliene dal marcio, lascerebbe presagire che si sia raggiunto un livello tale di sicurezza e tracotanza, da poter fare arrossire nel confronto, gli indagati di tangentopoli..
Ma questo alle mie celluline grigie non torna affatto…
Ritengo allora che sia solo la punta emergente di un iceberg, prodotto ed alimentato da una ragnatela di ricatti e contro ricatti che si annida in tutti i poteri e i gangli vitali della società palermitana che conta: mondo finanziario, politico, imprenditoriale, mafioso forse sono talmente intrecciati da aver creato come collante e il meccanismo del ricatto intrecciato, alimentato da elargizioni illegali finalizzate a rinforzarlo.
Mi auguro di sbagliarmi..
Se fosse così, ci troveremmo in un salto di qualità insospettabilmente elevato e pericolosissimo..
l’ottimista
…a Catania quando?
quando a Messina ci sarà un giudice coraggioso che se ne frega delle parentele che bloccano le inchieste in corso da secoli a Catania.e se ne frega dei cognomi importanti dei colleghi e delle colleghe,e dei mariti delle colleghe….
Cri
Peppino
Che vergogna lo stato italiano
Anonymous
I ladri rubano, i mafiosi rubano, i giudici rubano, gli amministratori rubano, i consulenti rubano…
Accertato quindi che rubano tutti, cosa si fa?
Per i primi, sappiamo che c’è la galera, ma per i secondi cosa c’è?
Una condanna amministrativa, la trasformazione dell’incarico, l’insabbiamento?
Come fa questo Stato a infliggere pene ai suoi uomini, a crocifiggere quindi, quel suo stesso sistema!
Che vergogna, quale disonore, i suoi uomini non solo collusi, ma dimostrano di profittare di quello stesso sistema putrido, cioè, ladri che rubano ad altri ladri!!!
Tutti ora si sdegnano per l’accaduto, si meravigliano di questi incarichi milionari, di come loro colleghi giudici abbiano potuto vendersi,  di quelle inopportune raccomandazioni, richieste per i propri familiari, di quelle consulenze date ad amici.
Dimenticano però che anch’essi, nel corso dei loro incarichi ricevuti, hanno condotto in maniera analoga, l’impegno preso, richiedendo favori personali, concedendo consulenze e inserendo i propri uomini in questo ( ben lubrificato ) ingranaggio!
Si sono scordati i regali ricevuti?
Le procure, perché in collaborazione con la Guardia di finanza, non controllano le sperequazioni effettive di questi soggetti, in particolare quindi, perché non analizza le dichiarazioni dei redditi presentati, con i reali beni posseduti, integrando quest’ultimi con le disponibilità finanziarie a loro nome o intestate a prestanome di familiari e parenti?
Basterebbe questo per fare centro e capire in maniera determinata e sicura, chi con questo modo d’agire ci ha ricavato e chi invece, in maniera corretta e rispettosa, ha esercitato la propria professione…

Noi un’idea (in %) c’è la siamo fatto già fatta è voi?

Pablo
Trasparenza, evidenza pubblica, rotazione dgli incarichi, sono i principi delle norme anticorruzione. Valgono per tutti?
Salvatore
Posso chiedere nella qualità di cittadino della Costituzione le dimissioni dei Ministri della Giustizia
ed Interni?
Fabrizio
Per coerenza devi domandare anche quelle dei vertici della magistratura e dei membri togati del CSM.
Kemonia
Fnalmente c’è” un giudice a Berlino” !!!Qualche magistrato serio sta cercando di scoperchiare un
pentolone pieno delle attività’ della cosiddetta antimafia !!! Speriamo che presto venga fuori la verità!
Giuseppe
qui non c’entra l’antimafia, ma la gestione dei beni confiscati da parte dello Stato
Francesco
Confiscare i beni ai legittimi proprietari costituisce per molti esponenti della cosiddetta antimafia una specie di lavaggio di coscienza. Poi che uso scellerato se ne faccia successivamente, così come sta a dimostrare l’inchiesta in corso, non preoccupa invece affatto. Tanto l’importante è “confiscare”.
ioparloxme 
“…ai legittimi proprietari…”. è scoppiata la guerra. non si salverà nessuno.
Giuseppe
se i beni sono confiscati, i proprietari non sono legittimi
andrea
chissà quanti stanno pensando e che non hanno capito che il ” fine ” dell articolo è quello che riguarda la gravità sulla gestione di questi beni confiscati e non è messa in assoluta questione che quei patrimoni andassero confiscati….
ioparloxme
ed ora tutti i portatori di interessi “particolari”, tutti a prendere colpo avanti… l’anti-antimafia dell’antimafia.
Salvatore
Consiglio la rilettura di Buttanissima Sicilia in particolare la parte in cui si parla di mafia dell’Antimafia.
Epperò
Ma fino ad oggi i vertici di tribunale e corte d’appello non sapevano nulla o non hanno vigilato per
nulla? E gli ispettori ministeriali che vengono mandati di qua e di lá a spese dei contribuenti, a che servono, a sanzionare qualche povero impiegato tartassato e anziano?
trasparenza
Ecco cosa accade quando i “professionisti” dell’antimafia vogliono screditare i Giudici.
Mi chiedo e vi chiedo:
– è reato avere un marito che svolge una libera professione?
– è reato se nell’ambito delle consulenze l’amministratore giudiziario decide di avvalersi di quelle del
professionista che conosce?
– il marito della Saguto ha divieto di esercitare la libera professione?
Quindi quali reati avrebbero commesso la Saguto e l’Amministratore Cappellano?
Se il divietò è riconducibile a motivi di opportunità, analoga disciplina dovrebbe essere adottata per
tutti i congiunti dei Magistrati che operano nello stesso ambito territoriale, in altri termini, al fine
di evitare possibili strumentalizzazioni tutti dovrebbero chiedere di lavorare in altri distretti
compresa la categoria degli avvocati in evidente violazione di dettami costituzionali quali il diritto
alla difesa, istruzione, salute ecc. ecc.
Ecco, se i termini della vicenda dovessero essere questi, come è presumibile, credo che presto tornerà il sereno.
Sicuramente la Saguto ed il suo collegio non sono stati teneri con il malaffare ed i potenti di turno e,
pertanto dobbiamo ringraziarla per il suo operato in un contesto difficile sicuramente non paragonabile a quello della Valle d’Aosta.
Forse per evitare possibili letture strumentali gli atti dell’amministrazione giudiziaria, sia penale,
sia civile, dovrebbero essere resi pubblici e sottoposti alla valutazione di un collegio presieduto da un giudice della prevenzione, nonché composto da un giudice civile, un giudice della corte dei conti, da professori universitari, ufficiali di p.g. , dal rappresentante dell’ordine dei commercialisti e di altre professioni di altre regioni ecc..
Rendiamo pubblico l’operato di chi amministra, l’interesse preminente è quello pubblico quindi rendiamo tutto pubblico, ma tutto dalle misure di prevenzione, alle mediazioni, alle consulenze di qualsiasi natura, alle procedure concorsuali.
Rendiamo pubblico ed aggiornato l’elenco dei consulenti chiamati ad operare per ogni necessità giudiziaria e di governo (centrale, regionale e comunale) e rendiamo pubblici i compensi e le procedure di affidamento degli incarichi. Perché non renderli noti?
Questo sarebbe trasparenza.
Francesco
Metterei al primo punto del tuo lungo elenco la cosa più giusta da fare e cioè restituire i beni
confiscati.
giufà
Un ingegnere, un avvocato, un commercialista può esercitare la propria professione anche senza incarichi giudiziari. Un professionista coniugato ad un magistrato farebbe bene a non incrociare la propria professione con quella del coniuge e quindi evitare incarichi da parte di qualsiasi tribunale, perchè altrimenti diventa un do ut des, io do un incarico al parente del mio collega di un altro tribunale e lui lo da ad un mio parente …..
Toni
Infatti stanno indagando perché cappellano gestisce 90 confische dove stranamente ci lavora il marito e per come scrive telejato anche il figlio come chef, invece gli altri ne hanno solo uno, forse. Per te tutto questo come si potrebbe chiamare? Rifletti.
Nicola Costanzo
Sono anni, che vado dichiarando come, l’azione repressiva finora condotta da parte dello Stato (diretta nell’intervenire principalmente sul patrimonio di quelle società sottoposte ad amministrazione giudiziaria e realizzato per controllarne i profitti illecitamente accumulati), ha sì di fatto contribuito a debellare una parte di quel malaffare (costantemente presente, a tutti i livelli nel nostro territorio), ma di contro, ha sviluppato un business parallelo, derivante proprio, dalla gestione di questi beni, ad iniziare dagli uomini scelti per tale incarico e da quanti gravitano intorno, a mo’ di consulenti…
L’intuizione iniziale della legge, finalizzata dallo strumento di prevenzione del sequestro/confisca, è
stata affiancata però, dallo sfacelo prodotto negli anni, da una gestione superficiale, realizzata da
questi soggetti: inesperti, impreparati ed il più delle volte collusi…
Il mancato mantenimento conservativo della società a loro affidata, non solo ha provocato la mancata prosecuzione dell’attività imprenditoriale, ma ne ha anticipato la chiusura della stessa, con il relativo licenziamento del personale…
Inoltre, non bisogna dimenticare che, il più delle volte, per alcune di queste società, è venuto anche a
mancare, l’eventuale riutilizzo del bene confiscato…
Ciò che comunque ha rappresentato il punto debole (nella gestione dei beni sequestrati/confiscati), è
l’aver permesso ad alcuni i quei soggetti nominati, di utilizzare in modo del tutto arbitrario queste
società, partecipando con le loro condotte, quel progressivo ed illecito buco finanziario, differentemente da quanto, avrebbero dovuto conseguire – operando con il principio del buon padre di famiglia – per la gestione della stessa, senza avere di fatto, quale unico obbiettivo, quello di realizzare per se, possibili profitti…
Basta quindi, con incarichi dati a “raccomandati”, occorre istituire un Albo meritocratico degli 
amministratori giudiziari, nei quali verranno inseriti esclusivamente quanti, hanno dato modo in questi anni, di possedere quei principio di rettitudine, competenza e libertà di azione…
Nuovi manager specificamente formati nella gestione delle aziende sequestrate e/o confiscate…
I restanti di questi… vanno completamente destituiti!!!
andrea
finalmente qualcuno che dice qualcosa di sensato….
ogni volta che leggevo ” restituire beni ai legittimi proprietari”
o beni confiscati ingiustamente o ancora che si mettesse in secodno piano come se fosse una cosa da
niente che queste aziende derivavano da attività illecite mi arrivava un pugno allo stomaco….del resto hanno dato, gli indagati con qeusta gestione scellerata, modo di parlare a chi i beni li avuti confiscati….
logaritmo
Società confiscate che vengono sguarnite e frodate dagli interdetti mafiosi sotto gli occhi degli amministratori giudiziari distratti, furbescamente impauriti, impegnati in decine di incarichi, selezionati tra le strette cerchie dei salotti buoni. Per carità esistono anche quei pochi onesti che vengono lasciati da soli nel campo di battaglia.
Quando si apriranno gli occhi della magistratura di fronte a questo scempio?
Cincinnato
Nuovi manager specificamente formati nella gestione delle aziende sequestrate e/o confiscate… Formati da chi? Dai corsi tenuti da …..
Nicola Costanzo
Hai perfettamente ragione, quando dici, manager formati da chi…? Considerate le modalità con cui sono stati finora realizzati i corsi nella regione Sicilia, con l’unico obbiettivo di foraggiare quel
clientelismo, tra società di servizi, consulenti vari, docenti incompetenti, discenti quasi sempre
assenti, il tutto, per poter rientrare ( beneficiando di una parte di quelle somme destinate alla
formazione attraverso il classico giro di mazzette ) attraverso il solito sistema “politichese” che da un
lato ne permette il beneficio, dall’altro, crea quei pressupposti per legare tutti questi soggetti, in
prospettiva di prossime elezioni…
Sono d’accordo con te… ( nel mio omonimo blog lo vado ripetendo continuamente e per fortuna che
esistono testate libera come questa), che prima di pensare a realizzare i corsi, dobbiamo selezionare gli eventuali partecipanti… (io farei piazza pulita di un buon 98%…) e darei ad altri soggetti, che
abbiano dato, con la loro esperienza personale, di segnalare, denunciare, mostrare quella libertà morale, senza essere limitati da eventuali compromessi o favori ricevuti nel corso della propria vita…
Ecco forse è questo il reale problema, il trovare cioè… persone perbene, che non possiedano alcuno
scheletro nel proprio armadio, e che quindi, a causa di ciò, non possano essere con il tempo… ricattabili!!!
Caio Giulio Cesare
Alcuni anni addietro ad un mio conoscente venne sequestrata l’azienda che fatturava diversi miliardi di lire l’anno.
Dopo quattro anni venne assolto perchè il fatto non sussisteva ma intanto il curatore giudiziario aveva raso al suolo l’azienda portandola da un cospicuo attivo l’anno a un pauroso passivo e i dipendenti licenziati………………….la giustizia è servita…
pino
Grave e imbarazzante. È così che lo stato perde il vero contrasto con le mafie. Liberiamoci della mafia e della mafia dell’antimafia. Quest’ultima esempio d’ipocrisia e corruzione.. è poi non c’è nessuno che vigila sulla gestione degli amministratori.. una pacchia per loro. Basta! !
vival’italia
e adesso controlliamo i consigli di amministrazione delle società sequestrate… e controlliamo le nomine ad amministratori figli di magistrati… 
Ma loro non ne sapevano niente…
Tutte persone di fiducia e competenti……..
e controlliamo gli incarichi affidati, non allo stesso avvocato, ma ad avvocati dello stesso studio e poi controlliamo gli scambi fra colleghi di studio….
Se Caltanissetta vuole, scoperchia la pentola e non si salva nessuno.
e poi, anzi, ora, avanti la Corte dei Conti !!!!!
sono pubblici amministratori e pubblici dipendenti che avrebbero fatto interessi propri a danno del pubblico..
toni
Basterebbe :
– un solo incarico ad amministratore
– nessun parente dei magistrati, avvocati e forze dell’ordine può lavorare in questi amministratori
nominati
– all’amministratore parcella fissa equa e non a percentuale sul valore del sequestro presunto (il valore dei patrimoni sono notevolmente gonfiati per aumentare la parcella)
Vi posso garantire che finirebbe il miele.
anonimo
Dobbiamo dare atto che non tutti hanno le mani in pasta e che tanti sono onesti lavoratori.
In Italia è diventata consuetudine che dove c’è movimento di denaro si lucra.
Inoltre dobbiamo anche sostenere che il problema sta nelle modalità del sequestro e del blocco delle attività, non nell’idea della legalità per il quale il pool antimafia si è fondato,non è giusto nel nome di Falcone e Borsellino che si sono battuti e morti per liberare la nostra terra dal cancro della mafia.
Questo è il punto, il Giudice in questione, gli Amministratori giudiziari e coadiutori hanno perso di vista l’ideale dei due Giudici ammazzati.
Il loro supremo e in giudicabile potere, che per anni ha sconvolto famiglie di onesti operai e dipendenti, legati alle aziende sotto sequestro preventivo, che sono stati licenziati, a loro di per giusta causa, dato che la loro unica pena era quella di aver fatto bene fino a quel momento il proprio lavoro ed essere entrato nelle “Grazie” degli Amministratori legittimi, garantendosi lo stipendio per sopravvivere loro e le loro famiglie.
Ex Amministratori esclusi e derubati delle loro aziende senza che una sentenza, una perizia abbia mai confermato la concussione mafiosa degli stessi.
Tutto questo ha dell’invero simile, siamo l’unico stato dove (in questi casi) l’indiziato deve difendersi
senza che ci sia delle prove, di solito alle prove devi replicare e discolparti.
L’autorità degli Amministratori Giudiziari e dei loro Coadiutori che escludono dalle attività tutti i
dipendenti e coloro che con capacità mandano avanti le aziende, non è un caso che la quasi totalità delle aziende sotto controllo falliscono. Compensi allucinanti ed ex lavoratori legati alle briciole del
compenso della “disoccupazione” con la prospettiva del Nulla (in questi anni chi ha un lavoro è fortunato).
Hanno avuto la capacità, con la loro autorità o abuso di ufficio, di escludere e/o sequestrare le aziende che con grande capacità commerciale restavano in “Piazza” e che per essere con loro in competizione dovevano essere eliminate.
Questa è mafia, il loro non sapere amministrare(arricchendosi) e coordinare il lavoro, con nuovi collaboratori con dubbie capacità e altre tante dubbie assunzioni( parenti, amici e amici degli amici) hanno rovinato l’economia Palermitana e il sacrificio dei martiri della Mafia.
Oggi forse si farà chiarezza nel nome della vera LEGALITA’.
Viva la giustizia.
Nicola Costanzo
Ringrazio per quanto avete riportato, ma chi vi parla, conosce perfettamente quanto avviene all’interno delle imprese sottoposte a sequestro/confisca in quanto dipendente di una di esse, in qualità di direttore tecnico ed RSPP…
Sono passati più di cinque anni dal provvedimento giudiziario, e come si dice… “acqua sotto i ponti ne è passata tanta” ma di concreto, per il proseguo dell’attività, poco si è fatto o nulla…
In particolare, sono proprio gli uomini come il sottoscritto che, non volendosi piegare al sistema, hanno permesso, ad una impresa come la nostra, di continuare finora ad esistere.
Permettetemi, di scagliare una freccia a favore dell’attuale amministratore, che proprio con le vicende di cui stiamo discutendo, ha certamente poco a che fare…; lealtà, correttezza morale e professionalità, sono stati i requisiti, posti a basamento, per la gestione di una società come la nostra ( leader fino a qualche tempo fa nelle infrastrutture), tentando di operare tra mille difficoltà, cercando sempre, il sostegno dei propri collaboratori, per adempiere in modo corretto, all’incarico ricevuto; ma non solo, esponendosi in prima persona e denunciando quando necessario, fatti e soggetti, che, in più di una circostanza, sono stati portate all’attenzione, di questo quotidiano…
Analoga situazione non posso certo esprimerla, per chi l’ha preceduto o per quanti sono stati nominati a gestire le altre società, legate a questa, nei provvedimenti preventivi!
Non si tratta quindi di una falla nella “mansione” correttamente prevista dalla normativa, anche se,
opportune limitazioni (come possiamo ben leggere anche dai commenti di cui sopra) vanno certamente applicate, ma, degli uomini scelti, di quanti cioè non possiedono quell’alto senso di responsabilità e di dovere civico, a cui di contro, dovrebbero propriamente ispirarsi, nel portare avanti, l’incarichi ricevuti…
Ma questi, alla fin fine, sono “uomini”, e subiscono come tutti – quelle influenze esterne da cui vengono “condizionati”, dopotutto, sono proprio le scelte che operano nello svolgere il proprio incarico (vedasi, rapporti con i soci interdetti, problematiche nella gestione, assunzioni o incarichi per consulenze esterne, che determinano i valori di giudizio sul proprio operato, anche quando questo, viene svolto in maniera diligente), che influenzano, in maniera positiva o negativa, l’eventuale possibilità di prosecuzione all’interno di questo “circoscritto” ambiente per pochi eletti, che da modo, inoltre – per l’indiscutibile prestigio che lo stesso incarico rappresenta – di beneficiarne implicitamente di riflesso, nell’ambito professionale d’appartenenza…
Come diceva un libro di Robert Hopcke, “ Nulla succede per caso “ e qui purtroppo è la stessa cosa…
achille
Falcone e – Borsellino si staranno rigirando dentro le tombe .
anonimo
Avevamo qualche perplessità su questa donna magistrato, anche per un episodio che ci lasciò amareggiati. Ora pare arrivata forse anche la conferma del suo “modus operandi”! Perchè non la sospendono intanto subito, per poi cacciarla via, come in tanti ormai cominciano a ritenere? Pare davvero intaccata la magistratura italiana da un grosso neo! E tu signor R. Cantone, dove sei stato? Forse non sapevi e non vedevi? Sorgono davvero dubbi seri!! Tutto un magna magna legale…
Siciliano75
Wuauuu il cerchio vedo si allarga. Forse la volta buona. Grande Caltanissetta tanti Siciliani onesti
vittime di questa Antimafia sporca hanno e stanno soffrendo. Sì perché i sequestri facili senza prove
erano ‘Sprero erano’ all ordine del giorno.
Andreuccio
Scusami potresti fare qualche esempio di qualche sequestro facile?
non mi sembra che i nomi altisonanti con altisonanti patrimoni fossero in qualche modo stati sequestrati senza prove certe sulla gestione degli incarichi siamo d’accordo ma non credo che venga messa in assoluta discussione i sequestri effettuati… anzi la saguto è stato uno dei giudici che più ha combattuto la mafia in merito ai sequestri, poi adesso vedremo come andrà l’indagine riguardante l’effettiva spartizione nel “circoletto” di questi incarichi…
Andreuccio
E tu potresti fare qualche esempio dove dimostrano che i sequestri sono stati fatti con prove certe? Mi auguro che entreranno anche nelle indagini le migliaia di sequestri effettuati a persone non risultate mafiose (assolte con sentenza definitiva dalla cassazione) che gli hanno sequestrato e poi confiscato un bene oppure gli è stato restituito dopo che gli amministratori giudiziari con i loro consulenti se la sono mangiata.
anonimo
caro andreuccio ti posso assicurare che tanti nomi che non sono altisonanti e tanti che sono altisonanti hanno subito sequestrati senza prove certe, poi se tu conosci tutte le carte dei processi bravissimo
andrea
basandomi sui dati riportati sui giornali, e purtroppo solo su quelli posso sbilanciarmi non conoscendo altre informazioni mi sembra che questi patrimoni fossero stati per molto tempo “sotto controllo” prima che venisse richiesto il sequestro, e se quello è riportato sui giornali è vero, l’ammontare del patrimonio sembra scollegato o meglio incompatibile con le attività esercitate… poi bhu… io mi baso sui quello che riportano i giornali quindi lascio il tempo che trovano, ma basta avere un po di tempo per cercare anche su livesicilia sequestri mafia e insomma… si capisce che non mi sembra siano stati colpiti innnocenti…, ma attenzione è un mio pensiero magari sbagliato
andrea
in effetti mi tocca correggermi ho trovato un bellissimo articolo riguardante la vicenda ponte, effettivamente loro sembrano essere stati assolutamente vittime del sistema, per il resto non vedo cosa ci sia di sbagliato nei sequestri.. tranne l assoluta gestione affidata agli stessi amministratori, cosa gravissima
mara
Più si gonfia l’inchiesta più si sgonfierá come un pallone troppo gonfio
mara
Vedrete, su virga si dirà che il csm é un organo collegiale e che i reati commessi dai suoi membri é competente la corte costituzionale
Per il resto vedrete che la sig.ra si dimetterà anticipatamente dalla magistratura e pagherà solo qualche amministratore giudiziario… PURTROPPO
Siciliano75
Pensare che questi personaggi sono stati auditi in Commissione dalla Rosy Bindi nel caso Italgas con il petto i fiori e sicuri di se!!!!!!
Fabrizio
La logica ci anticipa che, sempre che tutto non venga sepolto, potremmo arrivare a scoprire lo sconcertante e terribile scenario che molti imprenditori sono stati perseguiti per concorso esterno o roba simile con il fine ultimo di aggredire i loro patrimoni.
Siamo solo all’inizio e temo però che poi non si andrà molto oltre.
Giuseppe
Vabbè che viviamo in una società talmente criminale e ipocrita che tutto è possibile, ma questo non
voglio crederlo. Credo che invece si sia caduti nella solita patologia di essere puri e inattaccabili e
quindi di poter credere di fare di tutto. In buona fede, s’intende, perchè se uno è puro, antimafioso,
legale per definizione, allora può fare di tutto, anche quello che, se fatto da altri, è criminale e mafioso
 Andreuccio
non c’entra nulla… l articolo parla di AFFIDAMENTO degli incarichi state pur certi che i sequestri non erano senza motivazione… basta leggersi articoli ed atti, ci sono dei chiare motivazioni, parentele etc… smettiamola per favore
Fabrizio
Sentenze ultime di proscioglimento tra Cassazione e Corte Europea ne stanno arrivando parecchie mentre i patrimoni ormai sono irrecuperabili e/o distrutti da questi avvoltoi.
Sandokan
Hai centrato l’obiettivo, condivido pienamente
Giuseppe
certo che siamo in buone mani, non c’è che dire….dovrebbero perseguire i crimini e assicurare la
giustizia e invece ecco cosa si scopre…
Certo il dubbio è sovrano e le responsabilità devono essere accertate nel processo, ma a vedere la
trasmissione delle Iene di qualche tempo fa non capisco che dubbi possano esserci…
tiziano
Pure per gli studi universitari del figlio!! È MORTIFICANTE!!
ballacoilupi
Il quadro che appare è squallido e mortificante.
Molti giovani sono costretti ad andare all’estero dove è diffusa la meritocrazia al contrario dell’Italia
dove è diffusa l’auto-referenzialità, il nepotismo,la selezione delle persone in maniera clientelare
ecc..
giuseppe sammartino
La parentopoli si annida anche nella magistratura e coinvolge esponenti di elevato rango giudiziario da fare presagire un terremoto tra i più sconvolgenti di questa Repubblica del familismo sempre più becero e truffaldino da far rimpiangere la prima Repubblica.
Oltre a porre dei rigidi paletti nell’assunzione alle più alte cariche dello Stato, c’è urgente necessità
che nell’ambito della dirigenza pubblica ci sia la rotazione e la mobilità per un massimo di cinque anni nello stesso posto e nella stessa carica.
Il falso mito che si perde la memoria e la continuità nelle inchieste giudiziarie non può consentire,
finché non ci sono i controlli opportuni e un organo di garanzia neutrale e integerrimo che tuteli
l’efficienza e il rispetto delle leggi, che dei disonesti o dei famelici depredatori delle casse dello
Stato per fini parentali o strettamente personali si arricchiscano sempre di più a danno della povera
gente e soprattutto dei giovani più preparati costretti ad allontanarsi da questa “bruttissima” Sicilia
che è tale per colpa esclusiva di un potere tollerante con i forti e debole con i poveri.Giuseppe
bendico’
Che schifo!!! E questa è la legalita. …
ares02
Manca ancora qualche nome eccellente! Voglio sperare che si vada a fondo in questa vergognosa vicenda che ha danneggiato centinaia di cittadini che nulla hanno avuto o hanno a che fare con la mafia e che da 20 anni, inascoltati, denunciano il malaffare dei cosiddetti amm. giudiziari. Mi riferisco, nella fattispecie ai costruttori di complessi residenziali.
anonimo
Non finisce qui sembra come la corrida……(complimenti)
E siamo a niente. Amministratori tutti e coaudiatori la giusta giustizia sta arrivando finalmente anche per voi iniziate a preparare tutte le fatture dei beni materiali e personali che vi siete rubati in tutte le aziende da voi gestite,i conti di tutte le fatture della merce che vi siete venduta (milioni) e non avete mai pagato, niente senza mai dare spiegazioni tanto eravate tutti soci, la cara dottoressa tutte queste cose non li sapeva? Da buona madre di famiglia non aveva pietà di tutti i padri di famiglia licenziati dai suoi soci senza nessuna causa e non potevano più fare la spesa.
GIUSTIZIA STIAMO ARRIVANO 
Salvo
Ma ormai buona parte della magistratura è implicata, fra consulenze, nomine e quant’altro, in questo
governo che non cessa far parlare di se. Questa è la gente che dovrebbe poi sentenziare nel giudicare gli altri! Speriamo che un po’ di pulizia venga fatta e che la giustizia (quella terrena intendo) arrivi.
Paolo
Spiegatemi la differenza tra mafia ed antimafia….i soldi passano da una mano all’altra non certo alla
povera gente, in compenso lo stato italiano non ne ha mai per fare le riforme per migliorare le
condizioni di noi cittadini!! Anzi ci mette pure le mani in tasca per rastrellare il più’ possibile.
ballacoilupi
Per non cadere in tentazioni i sequestri vanno fatti con le prove e gli iter per la confisca sarebbero
brevi.
Per un controllo preventivo di un azienda non serve il sequestro con il conseguente invio di tuttologi ma basterebbero i controlli delle normali istituzioni preposte.
fabio
il grande FAVA e la dolce ROSI BINDI cosa dicono. chiederanno consigli a crocetta o a montante o a libera. VERGOGNA DOVETE SPARIRE DALLA SCENA POLITICA.
lella 
Grande Caruso onore ad un uomo di valore la Bindi e fava chiedano scusa al grande uomo Caruso
la libera procura di Caltanissetta indaghi sulle dichiarazioni della Bindi potrebbero riscontrare un favore
Peppe
Certo Mara si potrebbe sgonfiare ma come dice anche pino.maniaci, sono capaci di sotterrare anche
l’evidenza.
Domanda
Come riportano le cronache è legale che il.magistrato di chiude il procedimento, virga, e poi il.figlio
viene nominato amministratore?
Se per lei è normale bene per altri sarebbe corruzione come dice pino maniaci.
Loro sono magistrati viaggiano.sopra la.legge.?
Io penso che se non vuole delegittimarsi definitivamente la.magistratura la parte buona deve applicare la legge come fanno ai cittadini comuni.
mara
Tranne i casi eclatanti e palesi tutti i parenti dei giudici lavorano con i tribunali e continuerà così.
Come ho detto in altri articoli agli avvocati senza padri illustri gli affidano gli ovili da amministrare
ai figli dei giudici i colleghi di papà liquidano parcelle d’ oro
Caronte
Questa è una piaga purulenta, gravissima ancor più perchè si tratta di magistrati!!!!!
Mi chiedo, custodia cautelare non ne è prevista per questi casi?
In ogni caso, un plauso e profonda gratitudine alla Procura di Caltanissetta per il coraggio e per dare una grande segnale di speranza ai siciliani onesti, che lavorando fanno campare anche quei magistrati che disonorano la categoria, con stipendi d’oro ma che evidentemente non li soddisfano….
ulisse
I paladini della legalità’ niente dicono?
lella
Questo casino si può risolvere in un attimo costituire un gruppo di gestione formato da finanzieri esperti
Francesco
Pensate per un momento!
Siete uncomnercialista avete come parente o amica la d.ssa Saguto!!
Vi ritrovate ad essere a capo di un azienda di milioni di euro di fatturato!
Vi assegnate u a parcella dinila e mila euro aannue. ..avete rapporti con fornitori che potreste gestire in un certo modo. …potete gestire la contabilità in un certo modo…ma non vi sembra di avere vinto un gratta e vinci milionario?
sergiofrasca
Occorre e subito in via cautelare bloccare I patrimoni di tutti I coinvolti almeno da recuperre I’ll mal
tolto 
Pietro
Finalmente si scopre quello che di e sempre pensato.
Altro che giustizia antimafia 
Spero che qualcuno paghi
amleto
L’unico potere che in Italia avrebbe potuto ristabilire la legalità sarebbe stato la Magistratura, ossia
anche, il terzo potere dello Stato. Sugli altri due, non ci conto affatto, alla luce dei fatti….
Talvolta penso che l’anarchia non sarebbe male dopo aver provato una democrazia costituzionale che suo malgrado, non è stata di garanzia nei confronti del popolo presumibilmente sovrano….
cicciomusacara
lupo non mangia lupo,,,,tutto a mare finirà
melogramo
Da chi deve guardarsi il povero cittadino che per trovare lavoro deve andare fuori,dai politici,dai
mafiosi,dai magistrati? Dal passacarte che esercita un millesimo di potere e crede in quel momento di essere un dio.Purtroppo chi ha il potere si adegua al proprio tornaconto,non meravigliamoci quindi se un giorno un disoccupato farà una fesseria contro queste persone,se la stanno proprio cercando,non c’è limite all’indegnità di queste “piccole”persone che esercitano poteri superiori a quelli di un onnipotente.
Max
Io penso che prima di puntare il dito contro certe persone, la procura e gli inquirenti siano in possesso di prove certe. Parliamo di Magistrati che sicuramente conoscono bene il penale e la procedura penale e che sanno come difendersi. Adesso invece serve non lasciare soli i Magistrati nisseni ai quali va tutta la mia stima.
Fra
Inizio a sperare in una svolta epocale;a credere che esista un po’ di giustizia in questa terra
martoriata da chiunque possa esercitare un minimo di autorità . È’ ora di alzare la testa,non accade dai Vespri purtroppo .
Luisa
Hanno rovinato centinaia di imprenditori, titolari di aziende attività, mettendo persone amici e parenti nelle casse di ristoranti bar dandogli lauti stipendie usando il conto corrente di queste persone come Bancomat, dopo che azzerano il conto corrente gli mettono i sigilli
Toroseduto
Insomma un’associazione
STEVE
Diciamolo che tutto questo nasce da conoscenze che vanno nel tempo, tipo compagni di liceo, familiari che sono in amicizia. circoli, associazioni, etc…. e quando si ricoprono certe cariche ognuno chiama i suoi amici, questo è innegabile! Mentre i ragazzi che si laureano e che oggi sono dei validi avvocati in questo campo non trovano inserimento perchè i papà non sono conosciuti, magari qualcuno faceva il pasticciere, ma non è nè avvocato o notaio! Questa è la vita!

P.s.: quanti non concordi con la pubblicazione riportata sopra a loro nome, sono pregati d’inviare richiesta a nicolacostanzo67@gmail.com per la sua celere rimozione, grazie.    

Presidente della sezione misure di prevenzione, indagato per corruzione!!!

Potrebbe sembrare una bufala… ma così non è… 

La procura di Caltanissetta, ha notificato al giudice Silvana Saguto (presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo) e all’Avv. G. Cappellano Seminara (uno dei più affermati amministratori giudiziari, che per conto del tribunale gestisce i beni sequestrati alla mafia), un avviso di garanzia…
Inoltre, è stato notificato, anche un terzo provvedimento al marito del presidente Saguto, l’ingegnere Lorenzo Caramma, anch’esso, consulente di una società amministrata dall’Avv. di cui sopra…
Le indagini, hanno portato ad acquisire elementi di riscontro, in ordine a fatti di corruzione, induzione, abuso d’ufficio, compiuti direttamente dalla Presidente della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale, nell’applicazione delle norme relative alla gestione dei patrimoni sottoposti a sequestro di prevenzione, con il concorso di amministratori giudiziari e di propri familiari…
Alla faccia della giustizia… ormai non si sa più di chi fidarsi… e dire che questi, hanno anche il coraggio di parlare di mafia e di mafiosi…: non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati!!!
Perché quindi osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? 
O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell’occhio tuo c’è la trave? 
Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello…
Ora, per fortuna c’è chi denuncia pubblicamente… ed è per questo motivo che è scaturita l’inchiesta, anche perché, in mancanza di ciò, di una denuncia formale, le indagini forse… non sarebbero neppure partite e di questa vicenda “ignobile” non se ne sarebbe minimamente accennato….
Sembra ogni volta, di scoprire “l’acqua calda”… io l’avrò scritto migliaia di volte nel mio blog… e mi riferisco al giro d’affidamenti dei beni sequestrati/confiscati, accordati sempre, ai soliti “amici” professionisti, e permettendo a questi di beneficiare di parcelle d’oro (per centinaia di migliaia di euro…), garantendo nel contempo, consulenze ben retribuite… per i propri amici.
Proprio la Sicilia, in questo detiene un record e cioè quello del patrimonio confiscato (mai “degnamente” riadoperato dallo stato… ), ma gestito esclusivamente, per produrre compensi economici, per questa particolare “casta”…
A suo tempo, il prefetto Caruso, aveva sollevato dinnanzi alla Commissione antimafia, dubbi sull’affidamento degli incarichi… in particolare aveva citato proprio il caso della “Immobiliare Strasburgo” società confiscata dallo stato e che da anni, veniva gestita proprio dall’Avvocato Seminara, il quale (per tale incarico d’amministratore giudiziario), percepiva una parcella di circa 7 milioni di euro ed altri 150 mila euro, per essere anche presidente del consiglio di amministrazione…
Come si dice, controllore e controllato…, 
Certo dispiace sentire che, proprio la Presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, che ritengo persona moralmente corretta e con cui ho avuto modo di rapportarmi, abbia dichiarato che non vi fossero elementi tali da inficiare la condotta delle singole persone… forse sarà stata per cautela o perché non esistevano prove che dimostrassero eventuali complicità, ma in ogni caso, nel dubbio, sarebbe stato meglio prendere dei provvedimenti o certamente impartire degli avvicendamenti…
L’indagine aperta dalla Procura di Caltanissetta sul tribunale di Palermo, darà modo ora, di poter verificare se anche in altre sedi giudiziarie, i rispettivi presidenti ed i suoi collaboratori, hanno, su questo settore delicato della gestione dei beni confiscati, operato in modo corretto o anch’essi si sono macchiati dei fatti di cui sopra…, aprendo così a possibili indagini,  nuovi scenari, che potrebbero rivelarsi ancor più clamorosi!!!
Non mi meraviglio più di niente… potrei essere stato anche “profetico” in questa mia ultima dichiarazione, ma considerato che la gestione di questi beni, rappresenta nel ns. territorio una quota preponderante rispetto alla media nazionale, trattasi difatti del 43%… Per cui,  miliardi di euro in mano dello Stato, che diventano una manna, per quanti sono – attraverso i loro incarichi – portati a gestirli…
La gestione di tali beni, per come finora è stata condotta, rappresenta una vera “ignominia”, ancor più, poiché, realizzata da quegli stessi uomini, che lo stato aveva scelto e che avrebbero dovuto, almeno per principio, dimostrarsi retti ed incorruttibili…
Valori di lealtà ed onestà, che nei fatti, sono stati disattesi e che dimostrano – se ancora ci fosse motivo di dubitare – che non esistono persone oneste e persone ladre… ma entrambi, possono essere facce della stessa medaglia, egualmente corrotti e disonesti,  a seconda del tavolo a cui siedono…
Più questa mensa è bandita… e maggiore saranno le probabilità d’avere come ospiti quindi… dei delinquenti!!!
    

Ed hanno il coraggio di chiamarli… Amministratori giudiziari!!!

Ho già toccato in molti miei precedenti post l’argomento… ed il più delle volte ho avuto la sensazione di aver dato fastidio nel aver espresso giudizi negativi su alcuni soggetti appartenenti a questa particolare “casta”…
Ed è per i ripetuti motivi e per non volermi ripetere…, che non mi meraviglio di aver letto in questi giorni, sul fatto quotidiano, dell’ennesima beffa a danno delle società amministrate dallo Stato…
Dire che la Prefettura di Catania non faccia una bella figura è una situazione che ormai si ripete con consuetudine…
Anche perché in questi anni, ha già dimostrato, con scelte discutibili, di essersi più volte ripetuta…, basta rileggere gli articoli di alcune testate giornalistiche, in particolare quelle pubblicate online… vedasi per esempio quelli su Live Sicilia…
Per cui, scoprire come due commissari straordinari, nominati appunto dalla Prefettura di Catania, per amministrare in contemporanea, una discarica e due aziende specializzate nel settore dei rifiuti, abbiano percepito stipendi lordi da 45.000 euro al mese, non mi fa sobbalzare minimamente!!!

Assistere quotidianamente a come, ci si trova dinnanzi a personaggi del genere, aumenta ancor di più, quella disistima verso questo sistema guasto, che ormai non trova più persone per bene… ma gente corrotta e meschina…
E’ cosa dire dell’Anticorruzione… che ha provveduto a commissariare lo scorso settembre le due società che operavano nel settore dei rifiuti… per chissà quali accertamenti… ed oggi si ritrovano di contro, ad avere nominato propri uomini, che hanno dimostrato di approfittare- aggiungerei in modo vergognoso – dell’incarico ricevuto…
I miei complimenti Dott. Cantone… per l’ottima scelta!!!
La cosa assurda, è che, gli uffici prefettizi…, nel voler beneficiare ulteriormente i due “rispettabili” amministratori, di quella già ricevuta elargizione…, appunto, non sazi dei mandati onerosi dati…, hanno provveduto ad affidare, sempre agli stessi, una ulteriore consulenza… da 25.000 euro ciascuno, per gestire la discarica di Valanghe d’Inverno…
Mi chiedo, non è che forse queste somme ricevute, dovevano successivamente essere spartite anche con altri soggetti…???

Mi auguro che la Procura di Catania… faccia chiarezza sull’accaduto e che, visti i personaggi e le istituzioni coinvolte, non si cerchi –come molto spesso avviene nel ns. paese in casi analoghi– di soffocare  l’indagine o si tenti di farla passare nel dimenticatoio…
Se penso a quelle povere società… già in crisi a causa dei provvedimenti giuridici ricevuti, che ora, si ritrovano a doversi confrontare con nuovi e gravosi problemi a causa di una gestione truffaldina, ecco, quando penso a tutti quei lavoratori della Oikos Spa, Imprese Pulizie Industriali Srl (Ipi) e Valanghe d’Inverno… vedo sempre di più… il fallimento dello Stato, dei suoi uomini, di quella gestione mafiosa che tanto si vorrebbe combattere e di cui invece si dimostra di fare parte…

Basta con i proclami… non vi è più nulla da poter imparare… non esiste nessuno tra voi che può venirci a fare le morali… nessun insegnamento può esserci dato dai vostri uomini… da questi nuovi delinquenti “legalizzati” con i colletti inamidati che tentano di coprire quell’odore marcio di cui traspirano…
Quanti altri trenta denari avete bisogno per toglierci dai c….. questi Amministratori ???
A difesa comunque di alcuni appartenenti a questa categoria, aggiungo come dice il detto… “non si fa di un’erba un fascio” e a seguito proprio della mia attuale esperienza professionale, debbo confermare che quanto sopra detto è vero!!!
Perché se da un ladro esistono questi “ladri”…, da alcuni anni, nello svolgere il mio incarico di Direttore tecnico, mi ritrovo a collaborare con un’amministratore giudiziario che – non solo svolge da tre anni in modo professionale il proprio compito, ma soprattutto, che da quasi due anni, non riscuote il proprio compenso…
Sono due facce della stessa medaglia…, una onesta ed una ladra!!!

Quali obblighi per gli Amministratori giudiziari…

Sarei curioso di conoscere se le comunicazioni previste nell’Art. 5 e precisamente ai comma 4 – 5 effettuate con modalità telematiche, secondo quanto previsto nelle specifiche tecniche stabilite dal decreto dirigenziale del responsabile per i sistemi informativi del Ministero della giustizia, vengano poi verificate da qualcuno che le riceve e mi riferisco in particolare ad alcuni obblighi che proprio questi “amministratori” dovrebbero comunicare e cioè:
1) la comunicazione nella quale si fa presente al responsabile dell’Albo, di tutte le nomine ricevute dall’autorità giudiziaria ovvero dall’Agenzia, al fine di consentire il monitoraggio statistico e soprattutto la rotazione degli incarichi.
2) l’eventuale esistenza o sopravvenienza di situazioni di incompatibilità per lo svolgimento dell’incarico;
3) la data di cessazione dell’incarico ed i motivi che hanno portato alle proprie dimissioni volontarie e soprattutto i compensi percepiti.
4) ma questo lo aggiungo io… i risultati realmente conseguiti per i lauti compensi ricevuti…
Perché se da un lato è vero che bisogna accelerare quel processo delicato, della modalità di passaggio dalla gestione mafiosa a quella dell’amministrazione giudiziaria è altrettanto vero, che il rischio a cui alla fine si assiste e che alla fine si è soltanto rovinato il bene ricevuto attraverso il sequestro o la confisca, ed è rappresentato proprio con il fallimento o la liquidazione dell’impresa e/o dallo stesso declassamento delle proprietà rimaste inutilizzate o utilizzate solo per fare cassa…, dando così l’impressione, che la lotta alla mafia costituisca soltanto un sostentamento personale di una ricchezza messa a disposizione proprio di questi uomini dello stato…
Ed è per questo che occorre quindi che il sistema normativo venga modificato e che si doti di quelle necessarie garanzie di controllo non solo di onestà, ma soprattutto di professionalità e lealtà,.a cui demandare quegli incarichi di amministratore dei beni sequestrati o confiscati. 
Non basta quindi aver istituito un albo nazionale degli amministratori giudiziari e degli amministratori dei beni confiscati alla criminalità, le garanzie dei soggetti da nominare debbono essere valutate e verificate da una centrale che ne verifichi il lavoro svolto nel corso delle precedenti esperienze, e se questi si sia dimostrati qualificati e soprattutto liberi da ingerenza esterne…
E’ necessario pertanto fare iscrivere in questo particolare albo, solo quei soggetti dotati di indiscusse qualità morali e professionali, verificate sulla base non di privilegi e raccomandazioni ricevute, ma da criteri omogenei ed uniformi, che garantiscano il soggetto in modo obbiettivo e professionale. 
Una esigenza non nuova, ma palesemente manifestata dall’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione dei Beni Confiscati alle mafie, precisamente nell’art. 38, comma 6, del decreto legislativo n. 159 del 2011, secondo cui, si tentava di assicurare attraverso criteri di trasparenza, la rotazione degli incarichi degli amministratori, la corrispondenza tra i profili professionali e i beni sequestrati, nonché la pubblicità dei compensi percepiti.
Purtroppo, come accade spesso nel ns. paese, il decreto interministeriale tra Interni e Giustizia non è stato emanato e la disposizione richiamata, prevedeva un meccanismo talmente macchinoso, che non permetteva in modo chiaro e semplice di capirne il corretto funzionamento; di qui l’esigenza di introdurre delle norme precise che hanno permesso almeno di dare regole certe.
Una situazione delicata se si tiene conto che in una riunione di qualche mese fa, la Commissione Antimafia ha chiesto espressamente al direttore dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati, di fornire alla commissione parlamentare l’elenco delle nomine di tutti gli amministratori giudiziari e dei loro coadiutori, i loro compensi e soprattutto una mappa dettagliata dei beni di cui oggi sono responsabili…
La lobby degli amministratori giudiziari infedeli vedrete avrà breve vita, ormai si sta per mettere il guinzaglio su un cerchio magico cui alcuni amministratori in questi decenni, hanno potuto godere e gestire, attraverso quei poteri forti, concessi loro direttamente dallo stesso palazzo di Giustizia…
Un sistema ben radicato… che oggi cerca di difendersi da quegli attacchi esterni che ormai tentano di far scardinare quel lubrificato sistema… 
Nessuno di loro ovviamente vuole rinunciare a cifre che per i soli compensi – realizzati questi nel giro di pochi anni – giungono a nove zeri e che certamente servono non soltanto a creare quel piccolo tesoretto vitalizio ma sicuramente anche, per rinsanguare quanti posti dietro e nell’ombra, ricevono sotto forma di regalie e di consulenze per i propri familiari…
Un “tributo” che rappresenta di fatto, lo stesso male che si tentava ( proprio attraverso questi soggetti ) di estirpare…