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A Vienna si discute della credibilità perduta della meteorologia. E il caso “Sicilia” è al centro della polemica.


Come molti di voi sapranno, il record di temperatura di 48.8°C registrato a Siracusa l’11 agosto 2021 è stato ufficialmente convalidato dopo un attento esame.
Ciò che in pochi sanno – e che emerge da documenti ufficiali – è che l’indagine metrologica alla base di quella convalida è stata condotta nell’ambito del progetto “Climate Reference Station” (CRS-EMPIR).

Questo progetto, di altissimo profilo scientifico, è stato cofinanziato dal programma EMPIR e dall’Unione Europea attraverso Horizon 2020. La sua missione era chiara: sviluppare stazioni di riferimento climatologiche con strumenti metrologicamente validati per aumentare l’accuratezza delle misurazioni e rafforzare la fiducia nei dati raccolti. In altre parole, doveva eliminare ogni dubbio, ogni incertezza, ogni possibile bias ambientale che potesse inficiare i dati cruciali per lo studio del cambiamento climatico.

Difatti, la stazione di riferimento climatica installata dal progetto vicino a Torino, in Italia, è un gioiello di precisione, installata in un’area specifica libera da ostacoli e conforme alle rigorose raccomandazioni dettate dal “World Meteorological Organization”(WMO). I suoi dati sono così pregiati da essere stati proposti per entrare a far parte della ristretta cerchia di stazioni di riferimento della “GCOS Surface Reference Network” (GSRN).

Cosa significa tutto questo? Significa che la convalida del record di Siracusa non è stata un’operazione routine. È stata un’operazione di altissima scienza, condotta con la metodologia più avanzata e rigorosa al mondo, sotto l’egida dei programmi di ricerca più prestigiosi d’Europa.

La domanda allora che sorge spontanea, e che ancora attende una risposta chiara, è: perché tanta metrologia avanzata per convalidare un dato, e poi, forse, così poca trasparenza su tutto ciò che quel dato ha scatenato a livello istituzionale e sulle responsabilità di chi avrebbe dovuto prevenire le conseguenze di tali eventi estremi?

Infatti, mentre riflettevo su questa contraddizione, mi sono ritornate in mente le parole pronunciate dal Dott. Grassi che ora risuonano con una precisione quasi profetica: Il mio impegno – aveva affermato – è integralmente sostenuto con le mie finanze ed è soprattutto animato dal principio di verità. Posso altresì affermare di essere autonomo e indipendente a qualsiasi logica di potere, ma alla luce di quanto ho potuto direttamente verificare, ritengo inammissibile che un falso record sia stato convalidato da Enti, Organizzazioni, Istituti che dovrebbero ispirarsi esclusivamente al rigido metodo scientifico. In queste modalità, viceversa, ho riscontrato molte opacità.

Una dichiarazione che quando mi era stata – ufficialmente – comunicata, aveva sollevato un interrogativo ineludibile: chi beneficia di questa opacità e a quali finanziamenti pubblici, magari erogati proprio per garantire trasparenza e accuratezza, si è attinto, già… mentre un dato così fragile veniva elevato a verità indiscutibile?

La sua riflessione poi si è fatta ancora più penetrante, svelando retroscena che hanno gettano una luce sinistra sull’intera vicenda. Il SIAS – secondo il Dott. Grassi – dopo la registrazione del record, ha sostituito (per ben due volte) lo schermo bucato, sostituendolo con altri a norma.

Ora… di queste modifiche il SIAS non ha mai dato comunicazione ufficiale, difatti – sempre secondo il geologo Grassi – quest’ultima ha rimosso il secondo schermo dove alloggiava un altro sensore, sempre senza comunicarlo. Insomma, la stazione è stata modificata all’insaputa di tutti, egli ritiene che quanto sopra sia avvenuto nel tentativo di normalizzarla, ovvero di eliminare quella sovrastima sistemica che quasi proprio in quei i giorni quella stazione registrava.

Difatti, il dott. Grassi proseguendo ha commentato: Mi sono convinto che questo record di 48,8° serviva – o forse serve – a qualcuno per creare allarmismo climatico e incutere spavento alla popolazione.

Perché? Semplice dichiara Grassi: da questo allarmismo si generano nuovi dibattiti, nuove politiche economiche, insomma diventa più facile condizionare le nostre società. Affermare che siamo sulla soglia dei 50° ha un impatto devastante verso l’opinione pubblica, perché suscita grande panico. È qui che il dubbio si fa concreto: quanti progetti, quanti finanziamenti europei e nazionali legati alla cosiddetta transizione ecologica o all’adattamento climatico trovano la loro ragion d’essere in narrazioni costruite su dati così incerti? Ed allora, ecco che viene spontaneo chiedersi: “Chi trae vantaggio da questo panico indotto”?

Ma nel frattempo – in attesa di comprendere (come tanti di voi) cosa sia realmente accaduto – e dopo aver letto e ascoltato in un video pubblicato su Youtube le parole del Dott. Grassi e del suo legale, si… proprio mentre venivano poste quelle domande, è giunta da Vienna, dal Meteorological Technology World Expo 2025, una conferma sconcertante che dà un peso internazionale a quei miei primi, solitari dubbi, quando iniziai a parlare di questo problema.

L’intervento di Jan Barani, uno dei massimi esperti internazionali in strumentazione meteorologica, ha sollevato proprio il caso del termometro malfunzionante della stazione SIAS in Sicilia, citando esplicitamente il lavoro del geologo Alfio Grassi.

Barani ha parlato di come la meteorologia stia perdendo credibilità, afflitta dal “teatro delle schede tecniche”, dove le specifiche dei sensori mostrano buone performance in laboratorio, ma non riescono a mantenere la stessa accuratezza in condizioni reali. Ha evidenziato altresì come un errore di 3°C, – proprio come quello documentato dal Dott. Grassi – comporti una distorsione del 30% nelle previsioni, influenzando gravemente le previsioni energetiche e climatiche.

Ecco, allora, che inizio a pensare che i miei sospetti non erano affatto campati in aria, ma trovano ora un riscontro autorevole, sì… in una sede prestigiosa, trasformando una questione che ipotizzavo “locale”, in un simbolo di una crisi di fiducia globale.

Sappiamo tutti come dopo l’intervista realizzata al Dott. Grassi, egli, non abbia alcuna intenzione di fermarsi, tanto da avermi anticipato d’aver inoltrato, richiesta di accesso agli atti, al Laboratorio Metrologico INRiM di Torino, dove per l’appunto, era stato effettuato il test di calibratura della strumentazione della stazione di Floridia allo scopo di convalidare il record.

Confido in un celere riscontro – aveva sottolineato Grassi alcuni giorni fa – al fine di fugare alcuni miei sospetti. È l’ultimo, necessario tassello di un’indagine che vuole arrivare fino in fondo, per scoprire non solo la verità su un singolo termometro, ma su un sistema che sembra aver smarrito il suo legame con il rigore scientifico, preferendo alimentare una narrazione utile piuttosto che affrontare la complessità della realtà.

E difatti il Dott. Grassi aveva anticipato che pensava di inoltrare richiesta di accesso agli atti al Laboratorio Metrologico INRiM di Torino, dove era stato per l’appunto effettuato il test di calibratura della strumentazione della stazione di Floridia allo scopo di convalidare il record.

Cosa aggiungere (ho pensato ieri – mentre stavo scrivendo questo post – di contattare per mail il Dott. Grassi, per sapere se nel frattempo egli abbia ricevuto le risposte ufficiali che desiderava) ciò che alla fine emerge non è solo la storia di un dato sbagliato, ma il racconto di come un dubbio, coltivato con tenacia e supportato da prove, stia lentamente smontando una verità imposta, rivelando crepe in un sistema che forse ha più a cuore il consenso e il finanziamento che la pura, semplice e a volte scomoda, accuratezza.

Non mi resta che promettere ai miei lettori che, se vi saranno nuovi sviluppi, farò in modo di farveli conoscere.

Droni russi? Ma quando mai… è l’ennesima macchinazione della “NATO”! Sì… per farci credere di avere un nemico che non esiste.


Droni russi? In Polonia? Ma quando mai…

Si tratta dell’ennesima macchinazione orchestrata dalla “NATO” per destabilizzare l’opinione pubblica, plasmare il consenso e indirizzare l’ira collettiva verso un nemico già predefinito!

Già… quante volte ci hanno raccontato una verità che poi si è sgretolata sotto i colpi della realtà, eppure continuiamo a bere dalle stesse fonti, a fidarci degli stessi canali, come se la storia non avesse mai provato a metterci in guardia.

Mi chiedo spesso: chi decide cosa deve arrivare alle nostre orecchie? Chi stabilisce quale versione dei fatti deve prevalere, anche quando le prove sono fragili, contraddittorie o del tutto assenti?

Sembra quasi che esista una regia silenziosa, invisibile, capace di modellare la narrazione globale con la precisione di un orologiaio, mentre noi, spettatori inconsapevoli, annuiamo convinti di sapere la verità.

È difficile non notare come certi eventi siano costruiti ad arte per generare reazioni prevedibili: paura, rabbia, richieste di intervento. E ogni volta, puntualmente, il colpevole ha lo stesso volto, lo stesso accento, lo stesso simbolo sulla bandiera. 

La Russia, negli ultimi anni, è diventata quel fantasma che aleggia su ogni crisi, su ogni incidente internazionale, come se fosse l’unica nazione al mondo capace di agire nell’ombra. Ma davvero crediamo che sia così? O forse ci stanno semplicemente abituando a cercare il male sempre nello stesso luogo, perché così è più facile giustificare le scelte geopolitiche, i riarmi, le alleanze strategiche? 

Quando sento parlare di droni russi abbattuti al confine con paesi NATO, non posso fare a meno di chiedermi: dove sono le prove concrete? Dove sono i dati accessibili, trasparenti, verificabili? Oppure assistiamo di nuovo a una sceneggiata mediatica, utile a tenere alta la tensione e a legittimare ulteriori pressioni?

Pensiamo al passato: quante volte ci hanno portato in guerra con argomentazioni fasulle? Ricordate le armi di distruzione di massa in Iraq? Un castello di bugie costruito su intelligence manipolata, dichiarazioni gonfiate, silenzi compiacenti. Milioni di persone sono morte per una menzogna che oggi nessuno osa più difendere. Eppure, all’epoca, tutti i media ripetevano lo stesso copione, come se fossero collegati allo stesso palcoscenico.

Oppure ricordiamo l’affondamento del Kursk: subito voci su incidenti provocati da sottomarini stranieri, teorie su collisioni con navi NATO. Poi, con il tempo, emerse che si trattava di un incidente interno, ma l’onda emotiva era già partita, e aveva già fatto il suo lavoro: creare sospetto, diffidenza, tensione. Anche in quel caso, la Russia fu dipinta come vittima di aggressioni occidentali, o come responsabile di disastri evitabili, a seconda delle convenienze narrative del momento.

E che dire del sabotaggio del gasdotto Nord Stream? All’inizio, ovviamente, la Russia fu indicata come principale sospettata. Una mossa logica, secondo la narrativa dominante: Putin vendica le sanzioni, colpisce l’Europa nel cuore energetico. Ma poi? Poi sono emerse tracce, analisi, testimonianze che hanno cominciato a puntare altrove. 

Giornalisti liberi e soprattutto coraggiosi, come Seymour Hersh, hanno tirato fuori documenti e fonti che indicavano un intervento diretto della NATO, con la complicità di governi europei. Non sono teorie complottiste, sono ricostruzioni basate su fonti militari e diplomatiche. Eppure, questi racconti sono stati marginalizzati, ridicolizzati, cancellati dai mainstream. Perché? Perché non si adattano alla storia che dev’essere raccontata. Perché smontare il nemico ufficiale significherebbe ammettere che il sistema ha mentito. E questo, evidentemente, non è contemplato.

Mi torna in mente anche la cosiddetta “invasione” della Georgia nel 2008. Fu la Russia a iniziare, dissero. Ma studi successivi, rapporti dell’Unione Europea, testimonianze di esperti neutrali, hanno mostrato che fu Tbilisi a scatenare le ostilità, con il sostegno esplicito di alcuni alleati occidentali.

 Ancora una volta, ecco che la Russia viene dipinta come l’aggressore, mentre in realtà quest’ultima intervenne dopo un attacco a una regione già in conflitto da anni. La stampa mondiale, però, non cambiò mai rotta. Il racconto rimase immutato: Mosca cattiva, Occidente buono. E così si costruiscono i mostri, non con la realtà, ma con la ripetizione costante di una versione dei fatti.

Tutto questo mi porta a un dubbio profondo, che non riesco a scrollarmi di dosso: siamo ancora liberi di pensare, o ci viene soltanto permesso di pensare entro limiti ben precisi? Dietro ogni notizia, dietro ogni emergenza internazionale, sembra esserci una mano che guida, che sceglie chi deve essere colpevolizzato, chi deve essere salvato, chi deve essere temuto. 

E quando questa mano appartiene a un blocco politico-militare come la NATO, che ha interessi economici, strategici e di potere da difendere, diventa ancora più urgente chiedersi: chi controlla la narrazione, controlla il mondo. 

E soprattutto… se continuiamo a credere ciecamente a ciò che ci viene servito ogni sera nei telegiornali, ahimè anche dai nostri governanti, sì… senza mai scavare oltre, senza mai domandarci chi trae vantaggio da quella specifica versione dei fatti, allora saremo sempre marionette, mossi da fili invisibili, applaudendo mentre il puparo cambia scena.

Ecco perché giunto il momento di smettere di guardare solo il palco, e iniziare a fissare l’ombra di chi sta dietro le quinte!!!

Potere e omertà: La politica nelle mani della mafia.

Di poche ore è l’ennesimo processo con rito abbreviato relativo all’inchiesta su presunte infiltrazioni mafiose e casi di corruzione in un Comune alle falde dell’Etna.

In particolare, la Procura ha chiesto la condanna dell’ex sindaco per voto di scambio politico-mafioso e per alcuni presunti episodi di corruzione.

Come già avviene da tempo nelle pagine del mio blog, non intendo entrare nel merito delle inchieste giudiziarie, quelle competono ai Tribunali e ai siti web dedicati alla cronaca. 

Viceversa, come studioso dei comportamenti umani, e in particolare delle condotte che emergono quando fenomeni politici si intrecciano con soggettività mafiose, mi soffermo sugli effetti e sulle gravi conseguenze che tali dinamiche producono non solo nel territorio amministrato, ma anche nella società civile.

Non bisogna mai confondere la posizione di coloro che ricoprono incarichi istituzionali e, al tempo stesso, giustificano il proprio operato infedele attribuendolo a fattori esterni, come le organizzazioni mafiose. Questo atteggiamento permette a tali organizzazioni di stabilire e consolidare un rapporto capace di estendere i propri tentacoli verso la sfera politica e le istituzioni pubbliche.

In questo modo, l’associazione mafiosa acquisisce un carattere di autonomia e sovranità, elevandosi a una posizione di parità rispetto allo Stato. Ciò le consente di imporre le proprie regole, escludendo quelle statuali, e di affermare una logica di dominio che si concretizza nell’accumulazione di ricchezza. Tale ricchezza, a sua volta, le permette di agire come un soggetto sovrano, capace di legare a sé (alcuni) uomini politici o persino intere organizzazioni di potere, come i partiti.

Nel corso degli anni, l’associazione mafiosa ha strutturato un sistema a doppio binario che opera su due fronti paralleli. Da un lato, vi è la manovalanza, impegnata nei traffici illeciti; dall’altro, vi sono i cosiddetti “colletti bianchi”, che si occupano di politica, preferenze elettorali, appalti, raccomandazioni e gestione della manodopera. Si tratta di una struttura dotata di regole, procedure e sanzioni proprie, un vero e proprio ordinamento giuridico parallelo.

Affrontare un problema di tale portata si rivela estremamente complesso… 

Non mancano esempi di illustri studiosi, uomini politici e magistrati che, nonostante anni di impegno e tentativi, non sono riusciti a scardinare questa rete pervasiva. Le continue inchieste giudiziarie sui rapporti tra mafia e politica, regolarmente depositate dai sostituti Procuratori nazionali, rappresentano un drammatico promemoria della profondità e della resilienza di questo sistema. Tuttavia, tali inchieste sono anche un segno che la lotta non è ferma, e che la consapevolezza è il primo passo per costruire un futuro in cui legalità e giustizia possano prevalere.

I politici??? Sono interessati soltanto al consenso!!!

Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi (ospite del convegno ‘Il valore dell’Impresa, l’Impresa di valore) non ha risparmiato critiche alla politica: “Pensano soltanto alle bandierine. La vicenda della manovra economica lo dimostra perché non si pensa al bene del Paese e alla sua crescita ma al consenso effimero elettorale”. 

Il primo attacco è per i rappresentanti della politica locale che dopo aver compiuto il loro intervento, come abitualmente fanno, se ne sono andati via… 

Il presidente si rifersice all’assessore alle Attività produttive Mimmo Turano e al sottosegretario alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri ( entrambi sembra attesi al porto di Trapani per l’inaugurazione del nuovo terminal passeggeri.): Anche questa mattina purtroppo, come spesso accade, vediamo i politici intervenire ai nostri convegni ma non fermarsi mai fino alle loro conclusioni… avranno certamente degli impegni inderogabili, ma in questo modo viene a mancare il confronto e l’ascolto sulle necessità ed i bisogni del mondo del lavoro”. 

Difatti, ad ascoltare sul palco è rimasto soltanto il parlamentare Steni Di Piazza, segretario della commissione Finanze del Senato..

E infine un affondo indiretto al presidente della regione, nei confronti del Cts e del suo presidente: “A Musumeci avrei voluto dire che bisogna avere il coraggio di cambiare strada sulla Commissione specialistica che rilascia le autorizzazioni ambientali, perché così non si può andare avanti”!!!

Casualmente, proprio alcuni giorni fa, avevo richiesto una valutazione al rappresentante legale di un’associazione di imprese (afferente la filiera della pietra lavica), sul metodo analitico adottato dalla CTS per la valutazione degli studi ambientali dei soggetti proponenti, privati e pubblici, da parte della Commissione Tecnica Specialistica…

Tra qualche giorno, la risposta in una sua lettera aperta…   

La doppia anima dei siciliani…

Quale miglior periodo questo, per evidenziare i due lati contrapposti di noi siciliani…
Da una parte quello chiaro, generoso, altruista, disinteressato e amichevole, con momenti abbaglianti pieni di sincerità e dall’altro, quello che esprime profonda inquietudine, quell’essere sempre bloccato, alla ricerca assidua del profitto e dei propri interessi, quel vivere quotidianamente in antagonismo con il mondo che lo circonda, che egli d’altronde studia ed esamina in tutti i suoi aspetti, affinché possa in breve tempo riuscire nei propri intenti…
Il trucco è talmente perfetto che, difficilmente i suoi simili se ne accorgono, sia per via della qualità ingannevole messa in atto, così attenta e scrupolosa da risultare essere agli occhi di tutti… irreprensibile, ma capace esclusivamente di puntare ad ottenere i propri successi… evitando sempre ed in ogni circostanza di mostrare -a quanti gli sono vicino- che egli non subisce per nulla quel fascino…
Già, se non fosse che quel disturbo sia cosi perfettamente controllato, potremmo inserire questi soggetti, tra coloro che soffrono di comportamenti bizzarri, quali ad esempio quelli “bipolare” (una malattia che caratterizza alcuni soggetti da gravi alterazioni nelle emozioni, nei pensieri e quindi nei comportamenti, tali da passare senza alcuna ragione apparente, da momenti di felicita a vere e proprie disperazioni…).
Ma qui ci troviamo di fronte a veri e propri casi speciali che potremmo definire “straordinari”, perché questi soggetti (e sono la maggioranza…) vivono quella propria esperienza di vita, attraverso sì… visioni diverse, ma ciascuna, convergenti su un solo tema, quello dell’amore per la propria terra, vissuta con passione e rabbia, ma senza mai permetterle di ottenere un radicale cambiamento…
E’ questa d’altronde la società che essi preferiscono, immobile e rassegnata, ma soprattutto individualista, che tende così ad escludere i bisogni della maggioranza, premiando esclusivamente le necessità personali… 
Sì… perché non importa a questi siciliani la condizione nella quale vivono, quella mancata speranza di un futuro migliore, essi preferiscono subire il fascino dell’agonia, di quell’angoscia vissuta sulla propria pelle… quasi si vivesse ogni giorno in attesa di un eventuale cataclisma…
Già… si guardi cosa avviene intorno a noi: una vera e propria negazione sociale, che spinge ciascuno di noi verso lo scetticismo, che allontana di fatto ogni ipotesi di miglioramento, una contraddizione latente che tende a ricercare in ogni occasione, quel solo consenso politico, sistema affaristico e clientelare, che si sa essere legato a filo diretto, con quel mondo mafioso e consociativo… 
Ecco la doppia anima dei siciliani, quella a cui non interessa riflettere, quella che pur amando la propria terra,  non vuole cambiare rotta… restando (elettori) “fedeli” di quanti finora hanno –grazie a quel loro voto– abusato di quel potere conferitogli…
Ai siciliani è ovvio (l’hanno appena dimostrato nelle ultime regionali e a breve ripeteranno lo stesso errore per le prossime elezioni nazionali…), non interessa avere una nuova chance, non vi è in loro, alcuna insofferenza e ancor meno un fermento di cambiamento o di rivoluzione… 
Niente, neppure quello di saper aggregare e mobilitare quelle poche forze oneste, in grado di spezzare quantomeno quel circuito dell’illegalità e dalla corruzione…
Già… non serve, d’altronde va bene così!!! 
Difatti, non è grazie a quel mondo sommerso, che riesce questa terra a sopravvivere…???

Votazione Regionale: chiamala comu voi, sempri cucuzza è!!!

Se dovessi descrivere con un ortaggio queste nostre elezioni regionali siciliane, la “zucchina” sarebbe perfetta, perché concentra in se, tutte quelle componenti necessarie, affinché quella competizione elettorale, si possa svolgere…
Fateci caso… quali sono i soggetti indispensabili perché si giunga alla definizione di quella sfida???
Innanzitutto, bisogna iniziare con quei “concorrenti” e cioè con coloro che hanno deciso di mettersi in gioco, presentandosi agli elettori per farsi sostenere…
La prima cosa che mi viene da dire, confrontando solitamente i soggetti durante quelle competizioni è: quanti di loro hanno le teste vuote??? 
Ecco quindi venirmi in mente la citazione più corrispondente da paragonare a quell’ortaggio: “iavi na testa leggia… comu na zucca”!!! 
Se poi uno di quei politici è un tipo che parla poco… potrei dire: “testa c’un parra… cucuzza si chiama”!!! 
Poi, naturalmente ci sono gli elettori, in particolare quanti dimostrano con i loro gesti di essere veri e propri “lacchè“… che vendono quella propria dignità per essere solitamente compiacenti con quei burocrati… 
Dimostrano difatti di non possedere alcun personalità, sono dei veri e propri “zucconi“, persone talmente sciocche ed inutili, che vengono naturalmente da molti definiti “cucuzzuni“!!!
La nostra politica d’altronde è come quel detto… “conzala comu voi, sempri cucuzza è” (condiscila come preferisci, ma sempre zucchina rimane), per intendere qualcosa che è talmente insapore e inutile da non migliorare nemmeno con il massimo impegno, quasi che la zucchina fosse l’elemento più insapore a cui paragonare le peggiori banalità della vita.
Ora, da quanto sopra, abbiamo compreso come tutta la politica siciliana e non solo… può essere descritta con questo ortaggio… 
In particolare vedasi quanto sta accadendo in questi giorni, dove agli elettori è stata data la possibilità di scegliere; ciò ovviamente è quanto vorrebbero farci credere… e la cosa assurda è che – con tutte queste “cucuzze” in circolazione – ci stanno… riuscendo!!!
Sì… gli elettori credono di avere un ampia possibilità di scelta, possono pensare di decidere quale candidato preferire tra quelli presentati, dai partiti coalizzati del centrodestra a quelli del centrosinistra…
Possiamo certamente eliminare da questo inciucio il MStelle: non voglio apparire “simpatizzante”, ma è solo per far comprendere che chi vota per questo movimento, sceglie quale candidato alla presidenza un solo nome, il Sig. Cancelleri ed un solo movimento, i cinque stelle e nessun altro…
Quindi se egli vincerà al primo turno… (circostanza che non credo proprio si realizzerà… sia per le forze contrarie messe in campo e soprattutto perché i Siciliani non sono ancora disposti a fare a meno di quelle raccomandazioni… ) andrà a Palermo, al Palazzo della Regione a governare… e saranno “cazzi amari” per molti siciliani…; contrariamente, se si  dovesse giungere al ballottaggio, perderà sicuramente, per i motivi semplici che andrò a breve a spiegare e che ci ricollega ancora una volta, a quell’ortaggio sopra riportato…
Infatti, prendiamo il Centrodestra… 
Se siete legati alla destra e quindi appartenete a Fratelli d’Italia o Fronte dei Siciliani… bene, il vostro voto è diretto verso l’unico premier scelto, Nello Musumeci; analoga situazione avverrà se siete degli elettori della Lega (o meglio Noi con Salvini) e se siete elettori dei partiti del centro come Forza Italia, Udc, CP,  Cdu, autonomisti, movimento civici, ecc… il nome che vi verrà proposto è sempre lo stesso… nuovamente Nello Musumeci!!!
Potremmo forse aggiungere la discesa in campo di Vittorio Sgarbi… ma con quanti e quali effetti sulla competizione finale è tutto da vedere, ed in ogni caso, quei voti alla fine… andrebbero a sommarsi certamente a quelli dell’amico del Cavaliere… 
A qualcuno verrebbe da dire: e allora??? 
Ho necessità prima di rispondere a questa domanda di fare un’ulteriore analisi…
Passiamo quindi al Centrosinistra… 
Anche in quella coalizione, le forze (pur di vincere… ) si sono unite, ed infatti si passa dai Dem alle liste che sostengono il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando,  quindi MDP, Sinistra Italia e Possibile, a cui va aggiunto quel centro di Alternativa Popolare,  il cui leader (ministro degli Esteri) Angelino Alfano, è ritenuto in grado di spostare in Sicilia un gran numero di voti, che potrebbero decidere il vincitore di quelle elezioni presidenziali…
Quindi è logico che, il giorno delle votazioni, se non si dovesse giungere ad un responso definitivo, ciascuno di noi sarà costretto a ripresentarsi alle urne per quell’ulteriore ballottaggio…
Ora, considerato che i dati di previsione danno possibili vincitori esclusivamente due contendenti, precisamente, Cancelleri del M5stelle e Nello Musumeci del Centrodestra, ditemi: secondo voi, a chi andranno quella parte dei voti del Centrosinistra??? 
Certamente non al M5Stelle: è impensabile favorire il movimento di Grillo, quando si sa che a breve… ci saranno le elezioni nazionali!!!
Ed allora??? Non resta altro che darli ufficialmente agli “amici degli amici” del Cavaliere…
Ecco quindi il perché, qualunque scelta decidiate… sempre di “cucuzza” si tratta!!!

Interessa davvero sconfiggere la mafia o si preferisce convivere con essa???

Il problema da analizzare non è più rappresentato dall’interesse o meno di sconfiggere la mafia, in quanto, se si osserva quanto avviene sotto il profilo legislativo, giudiziario, politico, culturale e sociale, si comprende come ci sia una sorta di sorta di rassegnazione generale, chissà quasi condiscendete, per non voler dire arrendevole!!!
Dopotutto il periodo delle stragi è un passato lontano e dei suoi ex boss non se ne parla più (sappiamo come Provenzano se ne sia andato nel totale silenzio e a breve, sicuramente vista l’età, lo seguirà il suo ex socio d’affari)…
Sembra difatti, che non interessi più a nessuno, riprendere quelle lotte a suo tempo compiute dopo le morti dei due giudici (Falcone e Borsellino), delle loro scorte e di tutte quelle vittime innocenti… 
Sembrano essersi messi tutti… d’accordo, come se non bisognasse alzare la tensione…
Anche le indagini sono eseguiti nel profondo silenzio mediatico, il clamore delle notizie non deve essere molto assordante…
Si guardi cosa è avvenuto dopo l’aggressione al Presidente Antoci (Ente Parco dei Nebrodi), non se ne parla più e dire che coloro che hanno compiuto l’attentato, sono a quanto ne so… liberi dal circolare…
Ora, se percorrete le nostre strade, si ha la sensazione (o meglio questo è quanto il sottoscritto avverte…) che il territorio non sia (propriamente) sotto controllo, anzi tutt’altro…
Sarà che, per esperienza personale, posso permettermi di fare un confronto con altri paesi nei quali ho vissuto per anni… 
Parlo della Germania o della Francia, ed ancora, dove la presenza militare e la forza pubblica era di per se quasi soffocante, come per esempio l’Ungheria o l’Ucraina…  
Ma non c’è bisogno di andare così lontano, basta recarsi a Verbania, Bolzano o Sanremo e vi assicuro che lì… sentirete quella presenza dello Stato continuamente ( a tutte le ore del giorno o della notte…) con le forze dell’ordine sempre in vista… ma qui di contro, dov’è quella presenza??? 

Non so se debbo pensare che forse sono in molti a non volere quella presenza tra i piedi… oppure che, gli ordini dall’alto trasmessi ai nostri militari, obbligano quest’ultimi a rimanere all’interno di quelle caserme, invece di pattugliare o realizzare ovunque posti di blocco, in particolare in quei quartieri a luce “rossa” (colore… che ovviamente non ha nulla a che fare con la “red zone” di Amsterdam)!!!

Cosa c’è forse… una pax territoriale???

Si permette alla mafia di continuare a fare i propri affari “illegali” e di contro essa, non alza il tiro contro le istituzioni e i suoi uomini…???
Ecco quindi che tutto resta com’è… i commercianti pagano il pizzo, le imprese si assoggettano al racket estorsivo, i politici per paura di possibili intimidazioni (ma soprattutto per non perdere quei voti) non ne parlano, gli amministratori e i funzionari preferiscono conviverci (dopotutto si fanno interessanti affari percependo belle mazzette)…
Ed ancora, molti cosiddetti “imprenditori” sottostanno alle condizioni loro dettate, le quali d’altronde permettono di crescere economicamente, attraverso gli appalti ricevuti… e chi dovrebbe fare quelle lotte, perlomeno morali, si ferma come sempre, un attimo prima …

Restano le procure… le uniche che non hanno paura d’affrontare lo scontro (certo qualcuno aggiungerebbe che quanto da loro svolto, sia di loro competenza… anche perché se mancassero loro, sarebbe la fine…) e qualche folle isolato che crede ancora, in quei sani principi della giustizia e non ha paura di niente e nessuno… neppure di dover morire!!!

Gli altri… parlo dei miei conterranei, quelli non pensano minimamente a cambiare le loro abitudini “omertose”, oltretutto, pensano che sia corretto non vestire i panni dello sbirro, quello non è compito loro… come si dice nell’ambiente: “sono loro quelli pagati per farlo, che ci pensino quindi a far rispettare la legge… noi cosa c’entriamo???“.

In quell’isolamento finiscono anche le associazioni per la lotta alla criminalità, che vengono additate a veri e propri “circoli” antimafia di facciata… a cui piace propagandare molto, ma nei fatti, si fa concretamente poco o nulla!!!

Il sottoscritto di contro, ritiene che solo e soltanto con l’unione di queste forze morali e sociali, si potrà giungere a stravolgere quella sotto-cultura, tanto presente nella nostra terra… 

Serve però allontanare gli egoismi di ciascuna associazione, per riunire ciascuna di quelle forze intellettuali, morali e culturali, affinché si possa giungere alla vittoria contro quel mondo criminale e corruttivo…
Non si può più avere una visione manichea della lotta alla mafia… perché questa lotta non va soltanto predicata, ma praticata!!!
Bisogna tranciare di netto questa attuale struttura politico/mafiosa/clientelare, che di fatto, collude con la mafia e con il suo sistema affaristico…

Si ha bisogno di gente onesta e non di quelli che oggi, si presentano sui palchi (o con qualche “santino” elettorale), per chiederci il voto!!!

C’è bisogno di buoni politici che vogliono realizzare una sana politica e che dimostrano con i fatti (e non soltanto con le parole…) di combatterla quell’organizzazione criminale, senza sperare di contraccambiare sottobanco, quei voti (da essa) offerti…
Vanno affermati in ogni sede, quei principi necessari di legalità, che permettano sviluppo economico e sociale, tanto indispensabile per la sopravvivenza di questa regione!!! 

La mafia si batte con l’onestà e soprattutto, non vorrei ripetermi con parole altrui: con  la matita, dentro la cabina elettorale!!!

Perché fintanto, esisterà un qualsiasi collegamento tra organizzazione criminale, politica, istituzioni, consenso sociale e corruzione, la mafia, con quella propria capacità “camaleontica” di mutare e adattarsi, continuerà (come finora ha fatto…) a sopravvivere!!!

Lo stupro è meno grave se la ragazza non è vergine…

Se il caso della sentenza di cassazione sullo stupro della minorenne, meno grave, in quanto non più vergine vi ha colpito, leggete questo articolo da “altalex” che approfondisce da un punto di vista giuridico la questione.
La nota vicenda criminosa al centro della cronaca giudiziaria, sulla presunta minore gravità della violenza sessuale ai danni di una minore non più vergine, merita chiarezza.
Nell’ambito dei reati contro la libertà personale, come noto, la minore gravità del fatto costituisce una attenuante speciale prevista dall’art. 609-quater, comma 3, c.p. , segnatamente per il reato di atti sessuali con minorenne.
Il delitto ex art. 609 quater c.p. testualmente recita: “Soggiace alla pena stabilita dall`articolo 609 bis chiunque, al di fuori delle ipotesi previste in detto articolo, compie atti sessuali con persona che. al momento del fatto: 1) non ha compiuto gli anni quattordici; 2) non ha compiuto gli anni sedici, quando il colpevole sia l`ascendente, il genitore anche adottivo, il tutore, ovvero altra persona cui, per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia, il minore è affidato o che abbia, con quest`ultimo, una relazione di convivenza. Non è punibile il minorenne che, al di fuori delle ipotesi previste nell`articolo 609 bis compie atti sessuali con un minorenne che abbia compiuto gli anni tredici, se la differenza di età tra i soggetti non è superiore a tre anni. Nei casi di minore gravità la pena è diminuita fino a due terzi. Si applica la pena di cui all’articolo 609 ter, secondo comma, se la persona offesa non ha compiuto gli anni dieci”.
Il reato ascritto, innanzitutto, è quello di cui all’art. 609 quater, caratterizzato dall’assenza di pressioni coercitive, (Cass. pen. 29662/2004); in tal senso la Corte evidenzia che: “si era trattato di un rapporto pienamente assentito dalla stessa che ne aveva scelto le modalità”.
La Cassazione, dunque, entrando nel merito della quaestio, evidenzia una aporia logica nella motivazione del collegio di merito: lo stesso riconosce, con riguardo alla consumazione del rapporto, che si era trattato di un rapporto assentito dalla stessa, la quale, in particolare, ne aveva scelto le modalità.
Sempre la stessa Corte di merito, proseguendo, nega la diminuente della minore gravità del fatto di cui all’art. 609-quater, comma 3, c.p. proprio con riferimento alle “modalità innaturali del rapporto”.
Gli ermellini, a questo punto, rilevano un evidente punto nevralgico motivazionale: lo stesso fatto (modalità del rapporto) è addotto sia in veste negativa, (a svantaggio del condannato), sia in veste positiva, (a vantaggio dello stesso).
La Suprema Corte, quindi, evidenzia, “che è bensì vero che ciò non elimina la riprovevolezza della condotta dell’imputato che in realtà si è avvalso dello stato di soggezione in cui la giovane vittima si trovava nei suoi confronti per essere inserita nello stesso nucleo familiare da lui costituito con la di lei madre convivente” ma “in questo contesto non sembra possa convenirsi con l’impugnata sentenza laddove afferma la gravità dell’episodio deducendola dalle modalità innaturali del rapporto, che in realtà furono scelte con avvedutezza della minore in quanto a suo dire idonee ad evitare i rischi che un diverso rapporto poteva comportare per la sua salute a causa della pregressa condizione di tossicodipendente dell’imputato”.
Non appare razionale, ad avviso del Collegio, pertanto, che l’agente possa essere escluso dal benefico della diminuente per un aspetto connotativo del comportamento delittuoso scelto dal soggetto passivo.
Tanto dedotto in fatto, la Corte si sofferma a valutare l’incidenza della condotta delittuosa sul bene giuridico tutelato dalla norma, ovvero “il corretto sviluppo della personalità sessuale del minore”, incidenza che va valutata in concreto, (Cass. pen. 12007/2003): il Collegio non condivide, quindi, la sentenza di merito dove ritiene le modalità di consumazione del rapporto sessuale “tali da compromettere l’armonioso sviluppo della sfera sessuale della vittima”.
Ad avviso del Collegio: “l’affermazione è infatti del tutto apodittica in quanto trascura di considerare quanto nella stessa sentenza poco prima si è rilevato, e cioè che la ragazza già a partire dall’età di 13 anni aveva avuto numerosi rapporti sessuali con uomini di ogni età di guisa che è lecito ritenere che già al momento dell’incontro con l’imputato la sua personalità dal punto di vista sessuale fosse molto più sviluppata di quanto ci si può normalmente aspettare da una ragazza della sua età”.
La disamina oggettivo-giuridico della sentenza non può che lasciare perplessi: se non altro per la disinformazione assolutamente censurabile.
La sentenza non ha mai affermato che “lo stupro è meno grave se perpetrato ai danni di una ragazza non più vergine”; ha semplicemente dedotto che, una donna la quale abbia già intrattenuto rapporti sessuali con molti adulti ha senza dubbio una maggiore maturità sessuale.
Quanto al fatto tipico, è opportuno ricordare che la stessa Corte ribadisce che esso merita la stessa riprovevolezza, (nulla di meno dunque), ma si tratta, sul piano concreto, di un rapporto sessuale consumato con la volontà della minorenne la quale aveva ella stessa scelto le modalità consumative della relazione.
Quando i Giudici “sbagliano” è sicuramente corretto dirlo ed anche ad alta voce: altrettanto occorrerebbe fare, tuttavia, quando a sbagliare sono i giornalisti.
La sentenza Cass. pen. 6329/06, concludendo, non merita certo di essere “dimenticata con ignominia”: resta opinabile, condivisibile, dal punto di vista giuridico ma, sicuramente, “non ha detto quello che è stato detto”.
(Altalex, 21 febbraio 2006. Nota di Giuseppe Buffone)
Corte di cassazione
Sezione III penale
Sentenza 17 febbraio 2006, n. 6329
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
Con sentenza del 25 novembre 2003 la Corte d’appello di Cagliari decidendo sulla impugnazione proposta da T.M. avverso la sentenza in data 30 novembre 2001 del tribunale della stessa città – che lo aveva condannato alla pena di anni tre e mesi quattro di reclusione per il delitto di violenza sessuale ed a quella di mesi due di reclusione per i reati di percosse e minacce – dichiarava di non doversi procedere per intervenuta remissione della querela in ordine al reato di percosse e rideterminava la pena per i reati sub b) e c) nella misura di gg. 15 di reclusione, confermando nel resto con condanna dell’appellante anche alle spese di costituzione e rappresentanza della costituita parte civile.
Con il primo motivo di appello l’imputato aveva negato il pregresso rapporto di convivenza con la ragazza, S.V., vittima della violenza.
La Corte di merito replicava che le risultanze testimoniali dimostravano il contrario ed altrettanto risultava in definitiva dalle stesse dichiarazioni dell’imputato che aveva parlato di una volontà calunniosa della parte lesa originata dai suoi rimproveri per lo scarso impegno scolastico.
Con altro motivo erano state evidenziate le inesattezze in cui era caduta la ragazza. La Corte osservava che erano inesattezze di carattere marginale e che doveva escludersi il dolo di calunnia nel suo racconto anche perché non aveva avuto difficoltà a riferire dei suoi incontri precedenti con uomini giovani e meno giovani.
Con un’ulteriore motivo aveva sottolineato che la parte lesa aveva falsamente negato di avere parlato dei suoi rapporti con l’imputato ed altresì che la denuncia era chiaramente finalizzata a liberarsi dello stesso.
La replica era che i testimoni avevano confermato il racconto della parte lesa e che per sbarazzarsi del T. sarebbe stato sufficiente denunciare i maltrattamenti ai quali sottoponeva la famiglia.
La gravità del fatto escludeva infine ad avviso della Corte che il fatto stesso potesse configurarsi come fatto di minore gravità.
L’imputato propone personalmente ricorso per cassazione denunziando con un unico motivo mancanza ed illogicità manifesta della motivazione laddove la sentenza impugnata ha negato la minore gravità di cui all’art. 609-quater, comma 3. Rappresenta infatti che si è trattato di un unico rapporto, pacificamente acconsentito dalla ragazza che si era rifiutata ad un rapporto completo ma aveva optato senza difficoltà per un coito orale e che infine fin dall’età di 13 anni la stessa aveva avuto rapporti con giovani ed adulti.
MOTIVI DELLA DECISIONE
L’unico motivo di ricorso merita di essere accolto.
La diminuente della minore gravità del fatto di cui all’art. 609-quater, comma 3, c.p. è stata negata dalla Corte territoriale con riferimento alle “modalità innaturali del rapporto”, ritenute tali da compromettere “l’armonioso sviluppo della sfera sessuale della vittima”.
L’affermazione si pone in contrasto con quanto poco prima rilevato dalla stessa Corte allorché ha proceduto alla ricostruzione dell’unico episodio – quello riprodotto nel capo di imputazione – di abuso sessuale posto in essere dall’imputato ai danni della minore: si era trattato di un rapporto pienamente assentito dalla stessa che ne aveva scelto le modalità. L’imputato infatti intendeva avere un rapporto completo ma la ragazza, consapevole che l’uomo aveva avuto problemi di tossicodipendenza, aveva optato per un, a suo avviso, meno rischioso rapporto orale.
Ora è bensì vero che ciò non elimina la riprovevolezza della condotta dell’imputato che in realtà si è avvalso dello stato di soggezione in cui la giovane vittima si trovava nei suoi confronti per essere inserita nello stesso nucleo familiare da lui costituito con la di lei madre convivente. Ma tale relazione interpersonale fa parte dell’elemento oggettivo della fattispecie delittuosa tipica di cui si tratta (punita con la reclusione da 5 a 10 anni di reclusione) senza la quale quest’ultima non si sarebbe integrata in quanto pacificamente all’epoca del fatto la ragazza aveva compiuto 14 anni e come si è visto la stessa aveva prestato il proprio consenso al rapporto sessuale.
In questo contesto non sembra possa convenirsi con l’impugnata sentenza laddove afferma la gravità dell’episodio deducendola dalle modalità innaturali del rapporto, che in realtà furono scelte con avvedutezza della minore in quanto a suo dire idonee ad evitare i rischi che un diverso rapporto poteva comportare per la sua salute a causa della pregressa condizione di tossicodipendente dell’imputato.
Ancora meno condivisibile è l’altra affermazione della stessa sentenza, relativa alle negative conseguenze indotte da questo rapporto sullo sviluppo sessuale della minore.
L’affermazione è infatti del tutto apodittica in quanto trascura di considerare quanto nella stessa sentenza poco prima si è rilevato, e cioè che la ragazza già a partire dall’età di 13 anni aveva avuto numerosi rapporti sessuali con uomini di ogni età di guisa che è lecito ritenere che già al momento dell’incontro con l’imputato la sua personalità dal punto di vista sessuale fosse molto più sviluppata di quanto ci si può normalmente aspettare da una ragazza della sua età.
Alla stregua delle considerazioni che precedono e tenendone il debito conto, la Corte territoriale ala quale gli atti devono essere restituiti dovrà valutare se il diniego della attenuante in parola possa essere deciso con il supporto di una motivazione diversa da quella testè censurata.
P.Q.M.
La Corte Suprema di Cassazione annulla la sentenza impugnata limitatamente al diniego della attenuante di cui all’art. 609-quater, comma 3, c.p. e rinvia ad altra sezione della Corte d’appello di Cagliari.