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Quando la legalità è solo uno slogan: politica e interessi privati. Dov’è la Procura?

Già… una legalità che risuona solo nei discorsi, mentre nella realtà si sgretola come un castello di sabbia al primo soffio di vento. Le parole volano alte, impennate come aquiloni in un cielo sereno, ma i fatti strisciano nel fango, lenti e viscidi, e quel fango è lo stesso in cui affondano le mani coloro che dovrebbero custodire il bene comune con rigore e silenzio.
Questo schifo di politica, gonfia di potere e intrisa di privilegi, ha trasformato la gestione della cosa pubblica in un affare privato, un mercato sommerso dove ogni decisione è un debito da saldare con un favore, ogni posto di lavoro una ricompensa per chi ha baciato l’anello al momento giusto.

Quelli che abbiamo eletto per rappresentarci, per lavorare per tutti, hanno invece interpretato il mandato come un diritto ereditario, una specie di investitura divina a spartirsi ricchezze, appalti, poltrone, come se la città fosse una villa di famiglia da dividere tra eredi. E il peggio? Che lo fanno con la spudoratezza di chi crede di essere nel giusto, di chi si guarda allo specchio e vede un benefattore, non un parassita.

Forse il problema sta proprio in quelle parole mal interpretate, in quel “governare come il buon padre di famiglia” che hanno preso alla lettera, ma nel modo più distorto, più meschino possibile. Per loro, essere “buoni padri” non significa avere cura del paese, ma garantire che i figli abbiano un posto in Comune, che i cognati gestiscano le gare d’appalto, che gli amici più fedeli trovino sempre una raccomandazione pronta presso uno degli uffici. E i concorsi pubblici? Una farsa, una sceneggiata dove i copioni sono scritti mesi prima e gli attori principali sono sempre gli stessi, quelli che non hanno mai aperto un bando ma sanno già dove finirà il posto.

E mentre tutto questo accade, mentre il denaro pubblico diventa moneta di scambio per lealtà personali, mentre le opere incompiute marciscono sotto il sole e i giovani scappano all’estero, mi chiedo: ma le Procure dove sono? Dormono? O forse, anche lì, qualcuno ha deciso che certe cose è meglio non vederle, che certi nomi vanno trattati con riguardo, che certe inchieste potrebbero far cadere troppi alberi in un bosco già malato?

Lasciate quindi che vi racconti una storia, una di quelle che sembrano uscite da un romanzo grottesco, ma che purtroppo è vera, anzi, quotidiana. Un Comune etneo, piccolo ma non troppo, dove le dinamiche di potere si intrecciano con affari, favori e raccomandazioni come radici in un terreno avvelenato. E la cosa più agghiacciante? Che non è l’unico. È solo uno dei tanti anelli di una catena che sembra non avere fine, un sistema che si ripete identico in cento paesi, in cento province, con volti diversi ma stesse mosse, stessi silenzi, stesse complicità.

Ma la domanda che resta, alla fine, è sempre la stessa: fino a quando continueremo a permettere che tutto questo accada? Fino a quando lasceremo che il bene di tutti diventi il bottino di pochi, che la speranza si trasformi in rancore e il rancore in rassegnazione?

Il sottoscritto pensa – ahimè – che non cambierà mai nulla in questo nostro Paese. È un circolo vizioso che si autoalimenta, perché in fondo ai miei connazionali piace questo sistema clientelare, lo tollerano, lo subiscono, ma segretamente sperano di poterne usufruire un giorno, quando toccherà a loro. È un gioco di specchi dove tutti fingono di indignarsi, ma nessuno rompe davvero lo schema, perché ognuno coltiva il sogno di diventare un giorno il padrone del favore, non più il mendicante.

Forse solo un conflitto armato, una di quelle tragedie che sconquassano le fondamenta di una nazione, potrebbe costringerci a un reset, a spezzare la catena e ricominciare da zero. Già, perché così è stato per i nostri padri e nonni. Sì… quelli che hanno vissuto il dopoguerra sanno cosa significa vedere un Paese in macerie e doverlo ricostruire partendo dalla fame, dalla cenere, dai sassi.

D’altronde basti osservare quanto sta accadendo in queste ore nella striscia di Gaza o in Ucraina per comprendere le difficoltà, per capire cosa significa perdere tutto e dover ricominciare con le mani nude. Come oggi, anche allora da noi – in quegli anni bui – accadde qualcosa di straordinario. Quando il pane era razionato e le città ed i suoi palazzi erano ridotti a scheletri di mattoni, la gente si aiutava, non per dovere, ma per necessità, perché l’altro era il fratello della stessa miseria.

Le donne dividevano l’ultima manciata di farina per fare una minestra, mentre i contadini – che nascondevano il grano – ora provavano a sfamare i vicini, gli operai viceversa iniziavano la ricostruzione con le mani nude, con la forza di chi non ha più niente da perdere. Se qualcuno volesse rivivere quei momenti, gli basterà osservare alcuni film neorealisti come “Ladri di biciclette” o “Roma città aperta”; in quei cortometraggi si racconta in modo reale la vita – in quel momento storico – del nostro Paese: non c’era eroismo, solo disperazione e una solidarietà che sgorgava spontanea, unico modo di sopravvivenza.

Persino i bambini raccoglievano cicche di sigarette per rivenderle, le donne facevano la fila per ore per un litro di latte annacquato. Eppure, in quella miseria, c’era una dignità che oggi sembra svanita, un senso di appartenenza che non si comprava, non si raccomandava, ma nasceva dal sangue e dalla terra. Forse perché allora si lottava per qualcosa di concreto: un tetto, un lavoro, un futuro. Oggi, invece, ci accontentiamo di illusioni e piccoli privilegi, mentre il sistema ci divora pezzo a pezzo, in silenzio.

Ma il dopoguerra insegnò anche altro: che la ricostruzione non fu solo merito degli aiuti americani del Piano Marshall. Fu soprattutto la gente comune, quella che non aveva niente da perdere, a rimettere in piedi l’Italia, mattone dopo mattone, con le unghie e con i denti. Senza aspettare che lo facessero i politici, già anche allora impegnati a spartirsi le poltrone, a costruire nuovi castelli di sabbia sulle macerie del vecchio mondo.

Chissà se serve davvero una nuova catastrofe per ritrovare quell’istinto di comunità, quel senso del noi che sembra ormai sepolto sotto tonnellate di individualismo e rancore. Sì… forse, semplicemente, abbiamo dimenticato troppo in fretta cosa significa aver fame, cosa significa non avere niente e dover costruire tutto. E soprattutto, cosa significa alzarsi insieme per cambiare le cose, non per interesse, ma per dignità.

Comunque, domani vi racconto la storia di cui vi ho accennato, vedrete… resterete senza parole.

Gravi rischi per chi viola le normative sul subappalto

Molti imprenditori ignorano, o fingono di ignorare, che violare le norme nell’esecuzione dei lavori può comportare conseguenze penali significative. Questo articolo intende chiarire i principali aspetti relativi al subappalto, sia autorizzato che non autorizzato, analizzando le condizioni necessarie per la conformità normativa e le relative conseguenze in caso di violazione.

Partiamo dal subappalto autorizzato. Per ottenere l’autorizzazione, occorre rispettare le seguenti condizioni:

Dichiarazione di subappalto all’atto dell’offerta: Il concorrente deve indicare con precisione i lavori, i servizi o le forniture che intende subappaltare.

Deposito del contratto di subappalto: L’affidatario deve presentare una copia del contratto alla stazione appaltante almeno 20 giorni prima dell’inizio delle prestazioni.

Requisiti di qualificazione: Contestualmente al deposito del contratto, è obbligatorio produrre la documentazione attestante la qualificazione del subappaltatore e il possesso dei requisiti generali previsti dall’art. 38 del D.Lgs. 163/2006.

La normativa sul subappalto, disciplinata dall’art. 118 del D.Lgs. 163/2006, integra i principi delle direttive europee 2004/17/CE e 2004/18/CE. Secondo questa normativa, qualsiasi contratto tra l’appaltatore e terzi, che preveda l’esecuzione di una parte delle prestazioni, è considerato subappalto. Tale contratto è soggetto all’obbligo di qualificazione dei soggetti coinvolti e al rispetto della disciplina antimafia.

Viceversa il subappalto senza autorizzazione comporta conseguenze civili e penali gravi:

Nullità del contratto: Un contratto stipulato senza autorizzazione è nullo per violazione di norme imperative, mentre l’eccedenza oltre le percentuali consentite è nulla per la parte eccedente.

Sanzioni penali: L’art. 21 della legge 646/1982 prevede per l’appaltatore e il subappaltatore l’arresto da sei mesi a un anno e ammende significative. Per i funzionari coinvolti, le pene possono arrivare fino a quattro anni di reclusione.

Sospensione dei pagamenti e risoluzione contrattuale: La stazione appaltante può sospendere i pagamenti e chiedere la risoluzione del contratto per inadempimento, con rottura del rapporto fiduciario.

Errori nella dichiarazione di subappalto

Se in fase di gara il concorrente non dichiara l’intenzione di ricorrere al subappalto o se la dichiarazione è generica, ciò non comporta l’esclusione dalla gara, ma preclude l’utilizzo del subappalto (Cons. Stato, Sez. V, 23 giugno 1999, n. 438). È fondamentale specificare con esattezza i lavori da subappaltare, pena l’invalidità della dichiarazione.

In alcuni casi, il bando di gara può escludere il subappalto per ragioni tecniche. Una dichiarazione in contrasto con tale esclusione può portare all’esclusione del concorrente, poiché l’offerta risulterebbe non conforme alla lex specialis (Cons. Stato, Sez. V, 21 novembre 2007, n. 5906).

Per cui, il subappalto, pur essendo uno strumento utile per la gestione delle commesse, è regolato da norme stringenti che impongono agli imprenditori un’attenzione particolare.

Le violazioni non solo minano la fiducia della stazione appaltante, ma espongono le imprese a pesanti sanzioni, mettendo a rischio la continuità operativa.

Se saranno questi i magistrati che un giorno dovranno giudicare, ditemi: quale giustizia equa dovremmo mai aspettarci???

Già di suo la magistratura mostra ogni giorno tutti i suoi limiti, per non chiamarli intrecci, collusioni, malaffare e potrei proseguire…

D’altronde proprio in questi lunghi mesi ho potuto assistere a circostanze spiacevoli per non chiamarle con il loro nome… dove a seguito di indagini approfondite e ben svolte da parte delle PG di talune procure ed anche della GDF,  con evidenza nei rapporti presentati di acclarati reati gravi perpetrati contro lo Stato e semplici cittadini, ecco che incredibilmente taluni magistrati, hanno deciso arbitrariamente di stralciare quei provvedimenti, ovviamente immediatamente impugnati e dai quali – tramite nuovi giudizi di altri magistrati, si è (dopo non vi riporto i tempi tecnici) conferma delle ragioni presentate, ma ecco che ancora una volta – secondo quanto riportato – causa la mole di arretrati e quant’altro, si continua a stagnare quel provvedimento, che dovrebbero essere risolto senza indugio o certamente in tempi celeri, ma così purtroppo non avviene e il motivo è diventato fin troppo palese!!! 

Già… quando si toccano, uomini o donne delle istituzioni o facenti parte di quel palazzo, tutto diventa difficile ed è come sbattere in un muro di gomma, a cui essi sanno che la maggior parte dei cittadini rinuncia nel proseguire…

Il problema come ripeto spesso è che la Massoneria comanda in Sicilia e questi sono di fatto i risultati!!! Nessuno vuole far nulla, chissà… forse perché chi dovrebbe fare il proprio dovere, andava alle cene organizzate insieme all’ex boss di costa nostra ora finalmente arrestato???

Essa comanda tutti, in particolare proprio quei palazzi dove dovrebbe esserci giustizia e sono soltanto pochi i meritevoli, mi riferisco a taluni Pm che naturalmente escludo dal mio giudizio; essi se pur colleghi di quei soggetti abietti, nulla hanno a che fare con essi, perché a differenza di loro, sono ligi al dovere e soprattutto sacrificano ogni giorno la loro vita per la giustizia di questo Paese!!!

Ma si sa… difficilmente verranno premiati dal sistema, già da questo ordinamento corrotto, dove tutti si vendono, sì… per nulla, anche per un semplice favore!!!    

E difatti, ecco emergere ora un tentativo di truccare l’ultimo concorso svolto in magistratura ordinaria. E’ quanto scoperto dai magistrati di piazzale Clodio, coordinati dal procuratore Francesco Lo Voi. 

Si tratta di una vicenda che risale ad alcune settimane fa ma che è stata resa nota dal capo dei pm di Roma nel corso di un convegno alla Corte dei Conti. 

In base a quanto riferito dal magistrato nel corso di una delle prove scritte è stato messo in atto un tentativo di alterare la regolarità della selezione: «Hanno tentato di rendere riconoscibile il tema in una delle tre discipline – ha affermato Lo Voi – informando uno dei commissari del concorso del segno identificativo dello scritto. 

E’ una vicenda di cui parlo in quanto non più coperta dal segreto investigativo».

Immagino con quanto imbarazzo è stata deciso di riportare la notizia, già… che figura di m…!!!

Leggendola mi chiedevo: Se saranno questi i magistrati che un giorno dovranno giudicare, ditemi: quale giustizia equa dovremmo mai aspettarci???

Chissà, forse la stessa che stiamo subendo…

Magistrati corrotti: Sono in 20 i giudici amministrativi sotto inchiesta!!!

Che il sottoscritto possieda il dono della preveggenza è un dato ormai assodato… 
Avevo scritto proprio due giorni fa un post http://nicola-costanzo.blogspot.com/2018/06/libera-denunciare-conviene-certo-facile.html dove riportavo: “D’altronde con una giustizia ritardata e il più delle volte negata, e con un sistema che non punisce ma che assolve, vorrei sapere quanti sono quei folli (il sottoscritto ahimé… ne conosce uno…) che provano con ogni mezzo a contrastare questo sistema “colluso e corruttivo”, dedito quotidianamente – grazie a quei suoi uomini, personaggi al di sopra di ogni sospetto – al malaffare e a condurre le proprie vite, in maniera immorale e socialmente riprovevole…

Ma questa (povero noi…) è la natura dell’uomo e tutti indistintamente si piegano a quelle sue infide regole, dagli abituali delinquenti… fino a quegli sleali magistrati (purtroppo sì… ci sono anche loro)!!!”.       
Ed ecco che immediatamente, quanto avevo scritto trova la sua giusta collocazione!!!
Stamani, sul quotidiano la Repubblica, c’è la notizia in prima pagina sulle sentenze amministrative comprate e un’azione di dossieraggio per inquinare e depistare importanti inchieste penali”. 
Le Procure di Roma e Messina avevano già portato all’arresto a febbraio 15 persone per corruzione in atti giudiziari. 
In manette anche un Pm della procura di Siracusa e il regista di questo giro di mazzette, un avvocato siciliano con una grossa clientela internazionale. 
Tra gli indagati anche l’ex presidente di sezione del Consiglio di Stato…
L’indagine ha portato ora, secondo le fonti riservate del quotidiano “La Repubblica”  alla notizia (vedremo se in queste ore verrà confermata), ma da quanto emerso, vi sono più di una ventina di giudici amministrativi, posti ora sotto indagine e iscritti per corruzione in atti giudiziari nel registro degli indagati, per un giro di processi aggiustati nell’ambito della giustizia amministrativa…
Ciò che incuriosisce è che la notizia, stranamente, non è stato portata a conoscenza dall’opinione pubblica, sia nei siti Web che dai Tg Nazionali…
Eppure comprenderete come lo scenario è gravissimo e soprattutto sconfortante, con un Consiglio di Stato e un Consiglio di Giustizia, fortemente dominato da un libro paga, che aveva al suo interno, un numero consistenti di giudici segnati “per aver preso cospicue mazzette e aver favorito alcuni clienti di quei noti studi legali…
D’altra parte ritengo che il problema vada ricercato a monte…
Difatti, buona parte dei giudici del Consiglio di Stato, sono di nomina politica… all’incirca il 25% (i quali entrano attraverso un concorso pubblico), mentre l’altro 25% viene nominato dal Consiglio dei ministri, ed infine il restante 50% sono giudici del Tar, che vengono di volta in volta promossi o per meglio dire “selezionati” attraverso particolari modalità, di cui non approfondisco… 
Si può comprendere da quanto sopra, come il Consiglio di Stato, abbia un’importanza fondamentale e quindi, bisognerebbe riflettere se non sia il caso di rivedere quelle modalità d’accesso finora utilizzate, dal momento che queste sono basate su norme certamente superate e non più in linea con quei principi di trasparenza e meritocrazia ricercati… 
Non è possibile che ancora oggi, l’ammissione sia limitata su una selezione discrezionale del giudice, mentre la parte del concorso può dipendere da un colpo di fortuna e cioè, dipende dalla fortuna d’indovinare il tema, oppure a quella abituale raccomandazione, che fa pervenire al candidato “segnalato”… anticipatamente, il tema sul quale si svolgerà il concorso… 
Perché meravigliarci, si sa come vanno in questo paese le cose… ed ecco perché sarebbe il caso che il Consiglio di Stato, s’organizzasse con un sistema certamente più moderno e controllato…
D’altronde lo stesso discorso andrebbe fatto anche per la magistratura ordinaria, dove a partecipare sono in migliaia e senza che vi sia una metodologia trasparente che faccia comprendere, con quale criterio sono valutati tutti quei temi, per capirne le differenze sostanziali e promuovere così i più bravi…
Ma per favore… è più logico pensare che questo sistema antiquato basa questa sua modalità affinché tutto resti inalterato, per poter premiare i soliti figli di papà, i cui genitori sono da tempo inseriti in quel “cerchio magico” (la cui casta solitamente poi si scopre essere legata a qualche loggia massonica… ), a discapito come sempre di chi, sarebbe certamente più meritevole!!!
L’ennesima circostanza grave, compiuta a danno di questo Paese, da quei suoi referenti… ma che come sempre, si prova a celare per non parlarne!!!
Se il sistema è questo perché meravigliarci se ogni giorno scopriamo nomi su nomi di magistrati corrotti??? 

Decreto di sequestro a Catania, per gli Amministratori giudiziari!!!

Stasera, avrei voluto pubblicare la seconda parte di “Ecco… questa è la lista di quanti sono ricattabili“, ma avendo letto la notizia (pubblicata sui quasi tutti i nostri quotidiani on line), ed avendo a cuore questo argomento, ho preferito dirottare, su questa ultima notizia, la mia attenzione… 

Il provvedimento è stato emesso nei confronti di nove indagati, di cui tre, erano di fatto, amministratori giudiziari…
Il decreto di sequestro evidenzia il reato di bancarotta fraudolenta scaturito da condotte di distrazione, dissipazione e occultamento di risorse finanziarie della società Aligrup S.p.a., sottoposta sin dal 2001 ad amministrazione giudiziaria…
Non ho alcun interesse a ripetere quanto trovate perfettamente riportato nei quotidiani, bensì voglio riportare l’attenzione sulle condotte illecite contestate… dalle quali, si è potuto accertare come, la gestione di quegli amministratori giudiziari nominati dal Tribunale, operava sostanzialmente negli interessi della famiglia interdetta… appoggiando non solo le operazioni degli eventuali soci (che avevano subito il provvedimento interdittivo), ma operando in modo arbitrario, sulle società del gruppo imprenditoriale ad essi collegate… 
Abbiamo negli anni potuto verificare come in circostanze analoghe, questo tipo di società, siano state condotte con la manina… a quel naturale processo di liquidazione o indirizzate verso quel di concordato preventivo, il tutto eseguito, previo l’intervento di taluni amministratori (corrotti e compiacenti), nominati per l’appunto, per alterare appositamente i dati posti a bilancio negli anni. 
Sempre durante quei periodi, vi è la consapevolezza –da parte di quegli amministratori collusi– di procedere con la distrazione delle poste in essere, ma soprattutto, si rivolge quella propria attenzione, verso i restanti beni immobiliari, i quali permettono di realizzare una vendita finanziaria interessante in quanto il bene viene venduto (a qualche amico o conoscente) ad un prezzo irrisorio, rispetto al valore di mercato e la parte residua di quel valore reale… viene consegnata brevi mano in contanti… 
Ovviamente quanto sopra determina un depauperamento delle risorse economiche e la sparizione di quei beni patrimoniali delle società, a vantaggio esclusivamente di quanti sono di fatto interdetti o sotto la lente delle istituzioni…
Abbiamo già avuto modo di vedere, con il caso “Saguto” di Palermo, la connivenza di quegli amministratori giudiziari (nominati dal Tribunale) e di come, si è provveduto ad eseguire i sequestri (sui conti correnti, a deposito e nelle varie cassette di sicurezza), intestati ad essi o a propri familiari e comunque nella disponibilità di quegli indagati… ed ora, per l’ennesima volta… la storia si ripete anche qui da noi!!!
Bisogna dare atto alle procure di non fermarsi dinnanzi a fatti del genere che oltre ad essere gravi, condizionano il giudizio che ognuno di noi ha, nell’operato degli uomini e donne… scelti dalle nostre istituzioni.
Sono tempi duri quindi, per il “mestiere” di amministratore giudiziario, perché, oltre al rischio – in caso di comportamenti sleali – di non ricevere quel compenso maturato negli anni, si rischia, di restare esclusi (nei casi di fallimento…) da quei benefici che li faceva rientrare tra i cosiddetti “privilegiati” (come ad esempio per i dipendenti…)…
Inoltre, da quanto sopra, emerge il rischio, non solo di subire un provvedimento di sequestro e/o di confisca dei propri beni, ma di restare coinvolti (a seconda della gravità delle loro compiute azioni) in quei reati previsti dal nostro codice penale. quali ad esempio, l’associazione a delinquere o il concorso esterno in associazione mafiosa…
Sono certo che in questo momento, molti tra loro (di quella categoria) stanno tremando… e chissà se in questo momento, non stiano cercando di far sparire dai propri conti bancari, quanto in maniera disonesta avevano fin qui realizzato…
Riporto quanto avevo scritto nel post del 11 dicembre dello scorso anno: “diceva mio padre… i soldi rubati si piangono tutti… e sono ahimè… lacrime amare”!!!
Ho letto di un amministratore giudiziario (pentito) che rispondendo alle domande del Procuratore della Repubblica ha dichiarato: “Ho rubato, corrotto, ingannato, concusso e mentito”… ed il Pm, “La pianti di vantarsi e venga al dunque”…

Nuova requisitoria per l'ex Presidente della Regione Siciliana

Eravamo giunti all’ultima udienza (dinnanzi alla terza sezione penale della Corte d’appello di Catania) con la requisitoria del processo all’ex leader del Mpa Raffaele Lombardo (ed ex presidente della Regione Siciliana), condannato, il 19 febbraio 2014, in primo grado a sei anni e otto mesi per concorso esterno in associazione mafiosa. 
In aula, per l’accusa erano intervenuti il sostituto Procuratore generale Sabrina Gambino e il sostituto procuratore Agata Santonocito…
Come sempre, l’ex presidente Lombardo, assistito dai propri legali, si era proclamato innocente!!!
La requisitoria del processo fu aggiornata a questo mese d’Ottobre… ma per l’appunto, alcuni giorni fa, abbiamo scoperto che ci vorrà un’altra udienza, la quarta, per conoscere la richiesta dell’accusa…
I tempi del processo… già finora abbastanza estesi (va ricordato infatti che il processo si sta svolgendo con il rito abbreviato) hanno ricevuto quindi, una richiesta da parte dei sostituti procuratori, per un’ulteriore requisitoria… ribadendo di essere in possesso di quelle prove necessarie, che inchioderebbero Lombardo a precise responsabilità!
Il tutto – secondo i magistrati – è basato su dichiarazioni, incontri, testimonianze ed episodi, che confermerebbero le loro accuse e proverebbero il sostegno “politico” dato, direttamente (o indirettamente) all’ex presidente, da una parte di quegli ambienti mafiosi…
Per cui, l’udienza per adesso è stata rinviata e verrà ripresa intorno ai primi giorni di Novembre… con la formulazione delle richieste dell’accusa, alle quali ovviamente, seguiranno le arringhe degli avvocati difensori…
E’ un momento di grande “fibrillazione” giurisprudenziale questo… in quanto ciò che vi è in gioco, è il “reato di concorso esterno” e cioè dove il soggetto incriminato, non è parte integrante o direttamente affiliato a quel mondo criminale, ma si mette “a seconda delle circostanze” a disposizione –grazie alla posizione privilegiata acquisita– della medesima…
A mio modesto parere, ciò che sta avvenendo – in particolare all’interno delle nostre aule di Giustizia di Catania – è di determinare o ancor meglio “limitare”, quelle regole di partecipazione criminosa…
In particolare ciò che si vuole far evidenziare è la demarcazione “morale”, che punisce per l’appunto colui che, pur non partecipando materialmente al reato… (attraverso proprie azioni specifiche) le avalla di fatto, incentivandole (o suggerendole) a chi di dovere, attraverso messaggi subliminali, mezze parole, cenni d’intesa, strette di mano e omissioni; tutte azioni capaci di rafforzare la volontà di colui (o di coloro) che compiono successivamente quegli atti materiali…
Non bisogna però trascurare, quanto espresso dalla Corte Europea (ma anche da un giudice di Catania per un’altro noto procedimento in corso…), che ha posto in luce un argomento fondamentale e cioè l’assenza di una disposizione normativa sul concorso esterno!!!
Quanto sopra rappresenta un tema fondamentale per la nostra legislazione, che vive esattamente sul dogma del principio di legalità in virtù del quale, nessuno, può essere punito per un fatto che, al momento della sua commissione, non è previsto dalla legge come reato e sono in molti difatti – tra gli studiosi di diritto – a dichiarare che la legge, non contempla il concorso esterno!!!
Non si tratta quindi di doversi schierarsi per l’una o per l’altra interpretazione legislativa, ma far in modo che venga sempre rispettata la legge in maniera corretta!!!
A breve, vedremo cosa accadrà…

Quel labile confine tra la giustizia legale e quella morale…


Nel nostro ordinamento giudiziario, ultimamente, si sta assistendo ad una diatriba, tra quanti vorrebbero cancellare il reato di concorso d’associazione mafiosa e quanti invece lo ritengono fondamentale…

Ciò che si sta cercando di fare (ma non nelle sedi naturali…) attraverso emeriti “oratori”, è di riuscire ad ottenere, un cambio di rotta e per far ciò, questi illustri studioso del diritto penale, sfruttano la potenza dei media, per legittimare le proprie ragioni…
Si tenta cioè di spettacolizzare la giustizia, non tenendo in considerazione quel netto confine che esiste tra giustizia “morale”  e giustizia “legale”…
Dopotutto come si può chiedere quanto sopra, quando tra i principi del difensore, ci sono quelli di difendere chi si sa essere colpevole, sostenendone di contro… l’innocenza!!!
Non bisogna difatti mai scordare, quanto stabilisce dall’art. 64 c.p.p. e cioè che permane nel nostro ordinamento, il diritto dell’imputato a mentire e che l’avvocato, può difendere la menzogna, anzi la può anche suggerire: è un diritto del suo assistito e l’avvocato è difensore dei diritti prima che delle persone che li esercitano e può indicare i modi di esercizio del diritto…

Quanto sopra ovviamente va in profondo conflitto con quei basilari principi di legalità… che sono alla base dello Stato di diritto e che rappresentano, elemento fondamentale della moralità…

Tuttavia, è evidente come manchino nel nostro ordinamento, quegli strumenti giuridici che consentano di valutare e tutelare, innanzitutto i principi di condotta morale, ancor prima di determinare l’eventuale responsabilità diretta e di conseguenza, la determinazione della  pena…

Credo che sia tempo che certi “signori”, svolgano onorevolmente le funzioni ad essi affidati dalla nostra Costituzione, evitando, per come sta accadendo, quella indegna strumentalizzazione di singoli casi di cronaca, per creare confusione, istigare processi mediatici, implementare commenti e giudizi sui blog o nei quotidiani di parte, quanto sopra, per voler diffondere il terrore nella società civile… additando rischi e pericoli, da parte di quanti sono designati allo svolgimento di quei procedimenti giudiziari….

E’ ovvio che, se pur certi difensori debbono (visti i congrui compensi ricevuti per quelle prestazioni…) tutelare gli interessi del proprio assistito al meglio e in ogni circostanza (in ossequio oltre che alle norme processuali, alle regole deontologiche), tuttavia non bisogna dimenticare la regola principale che è quella di pervenire alla verità e non creare falsità pur di giungere alla assoluzione del proprio assistito…
Ovviamente, nessuno di noi può chiedere –in virtù del segreto professionale– il mancato rispetto del proprio adempimento, tuttavia ritengo che, tentare di stravolgere a tutti i costi quella verità, utilizzando espedienti di cui si è maestri, non costituisce quanto prevede il proprio codice deontologico, in particolare, nei confronti del dovere di verità…

Difatti, capita frequentemente di trovare dei soggetti che si presentano dall’avvocato indossando le vesti della vittima, ritenendo ingiusto il procedimento in corso per il reato ad egli contestato…

C’è un bellissimo assioma, di un noto concittadino penalista di fama nazionale, l’Avvocato Giuseppe Lipera che dice: “l’imputato colpevole si assiste, l’innocente si difende”!!!
Cosa aggiungere, nessuno può con i propri giudizi, posizionarsi al di sopra della giurisprudenza, in particolare quanti svolgono, la funzione di difensori…
Non per altro che, proprio agli inizi di quest’anno, abbiamo letto di come, l’organizzazione mafiosa della sicilia occidentale, poteva contare sul più insospettabile dei professionisti di Palermo, per gestire le proprie ricchezze…

Questo legale, curava gli affari immobiliari del boss ed infatti, con questa accusa, la Procura di Palermo lo ha accusato di, riciclaggio, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, reimpiego e peculato, tutti aggravati per aver agevolato e favorito l’associazione mafiosa….

In manette sono finite in ugual modo, altre otto persone, fra cui un ingegnere che frequentava spesso lo studio del legale, un costruttore, un geologo, alcuni familiari del boss e due presunti prestanome…
In alcune circostanze, l’avvocato intercettato, si vantava del suo ruolo di insospettabile complice del boss: “tutti quei signori – diceva dei mafiosi – hanno attinto e attingono da questa minna, che è la mia… come denaro”… 

Le risorse mafiose, furono riversate in società pulite amministrate da stimati soggetti, posti dalla “famiglia” in qualità d’amministratori, che hanno permesso e consentito di avviare contatti imprenditoriali, celando per quelle iniziative i reali interlocutori: grazie difatti alla presenza di insospettabili (come per l’appunto l’avvocato difensore), si è riusciti a concretizzare quelle iniziative che, con molta probabilità, non avrebbero mai potuto essere realizzate, con quei soggetti, di cui si era a conoscenza visti i pregressi di giustizia… 

Altresì… nel corso delle indagini, sono state ricostruite anomale attività, immobiliari e finanziarie, poste in essere dalla “famiglia”, che ha potuto avvalersi della figura e della credibilità del professionista legale…
Oltre a tali aspetti è emerso che “l’Avvocato”, aveva ricevuto già numerosi incarichi in qualità di curatore fallimentare: in tale contesto le indagini hanno fatto emergere come lo stesso, si sia appropriato di somme di denaro derivanti dal fallimento di una società amministrata e le abbia successivamente utilizzate, per gli affari in comune con la famiglia del boss…
Diceva il grande Totò: “gli avvocati difendono i ladri. Sa com’è… tra colleghi…”…

Concorso esterno in associazione mafiosa??? No… semplicemente "Leit motiv"!!!

Il tema è sempre quello!!! 
Rappresenta l’argomento dominante e ricorrente, di quest’ultimo periodo ed in particolare di quanto sta avvenendo nei procedimenti delle aule dei tribunali penali…
Da alcuni mesi infatti, si ha la sensazione, di come si voglia – da parte di taluni soggetti – riportare il complesso dibattito, dottrinale e giurisprudenziale, del concorso esterno nei reati associativi, ad un livello di clamore mediatico.
Esistono infatti – tra chi difende e chi accusa – posizioni diametralmente opposte, nelle quali alcuni operatori del diritto, sono arrivati anche a negare la possibilità di ammettere il concorso eventuale nei reati associativi…
Altri, contrari, assimilano la condotte dei concorrenti esterni, a quelle dei veri e propri “affiliati” interni all’associazione mafiosa, ovvero ad ammetterli entro confini piuttosto ampi, pur mantenendo delle distinzioni, tra gli uni e gli altri.
Si cerca quindi ( in particolare da quanti hanno in cuore la difesa dei propri assistiti e che a causa di ciò, purtroppo… non dormono più nemmeno la notte…), di stabilire quel corretto inquadramento della problematica, sottesa all’individuazione delle ipotesi di concorso esterno nei reati associativi…
Bisogna fornire cioè quei giusti “parametri” per identificare colui che ha partecipazione diretta (se pur esterna), determinare in maniera chiara, quella differenziazione netta, tra il cosiddetto affiliato e l’eventuale concorrente esterno…
Sappiamo che la norma di riferimento in tema di reati associativi è rappresentata dagli art.li 110 e 416 bis c.p., che delineano una tipologia delittuosa pluri-soggettiva, richiedendosi (ai fini dell’integrazione della fattispecie), la presenza di un vincolo associativo tra tre o più soggetti finalizzato alla commissione di più delitti. 
E’ chiamato pactum sceleris è coinvolge tutti quei soggetti che, riunitisi in un sodalizio criminoso, agiscono nella piena coscienza e volontà di farvi parte in maniera permanente (dolo generico) con l’intenzione di contribuire, attraverso la realizzazione di una serie anche indeterminata di delitti, all’attuazione del programma criminoso (dolo specifico)!!!
Il tratto distintivo di quella condotta è rappresentato da due elementi qualificanti: il primo, oggettivo, individuabile nel requisito della permanenza nella “illicita societas“, ossia nello stabile inquadramento del soggetto operante nell’organizzazione criminale (circostanza questa facilmente accertabile dalle indagini e con le intercettazioni…), il secondo meno agevole a verificarsi, è ravvisabile nell’elemento psichico che sorregge la condotta del soggetto partecipe dell’associazione, dato dalla commistione di due elementi soggettivi essenziali, e cioè, il “dolo generico” ad aderire al programma tracciato dall’associazione e il “dolo specifico” di contribuire, fattivamente, a realizzarlo…
Basta quindi la sussistenza di questi due requisiti, oggettivi e soggettivi, per verificare e circoscrivere la figura del partecipe, ed isolarla da quella del semplice concorrente esterno…
Difatti, nella pronuncia a Sezioni Unite n. 16 del 28.12.1994 (sentenza Demitri) la Corte di Cassazione ha sottolineato la diversità di ruoli tra “partecipazione all’associazione” e “concorso eventuale materiale“, attribuendo ai soggetti “intranei” alla societas sceleris, una posizione determinante nella “fisiologia” dell’associazione – fornendo gli stessi un apporto quotidiano o comunque assiduo, insostituibile o quantomeno agevolante, alla realizzazione dei fini associativi – e ai soggetti “extranei” un ruolo sostitutivo, non sorretto dalla volontà di far parte dell’associazione, ma asservito a quest’ultima nei momenti di “fibrillazione” o vuoti temporanei che fanno entrare la “societas” in una fase patologica.
Un chiarimento è giunto dalla pronuncia a sezioni unite n. 22327 del 21.5.2003 (sentenza Carnevale), che, prendendo le distanze dai precedenti indirizzi che ritenevano sufficiente (ai fini della sussistenza dell’integrazione dell’elemento psichico) la mera consapevolezza dell’altrui finalità criminosa, richiede come indice necessario anche la coscienza e la volontà dell’efficienza causale del proprio contributo rispetto al conseguimento degli scopi dell’associazione.
Si esige che il concorrente esterno, pur sprovvisto dell’affectio societatis (e cioè della volontà di far parte dell’associazione), si renda compiutamente conto dell’efficacia causale del suo contributo, diretto alla realizzazione, anche parziale, del programma criminoso del sodalizio.
E’ chiara la differenza sotto il profilo oggettivo, tra partecipe necessario e concorrente eventuale: “si definisce partecipe colui che, risultando inserito stabilmente e organicamente nella struttura organizzativa dell’associazione mafiosa, non solo “è” ma “fa parte” della (meglio ancora: “prende parte” alla) stessa”…
Sul piano probatorio, poi, rilevano, ai fini della partecipazione, “tutti gli indicatori fattuali dai quali, sulla base di attendibili regole di esperienza attinenti propriamente al fenomeno della criminalità di stampo mafioso, possa logicamente inferirsi il nucleo essenziale della condotta partecipativa e cioè la stabile compenetrazione del soggetto nel tessuto organizzativo del sodalizio. 
E’ logico dedurre che, affinché ci sia un comportamento concorsuale, deve esserci un requisito essenziale dove, il dolo del concorrente esterno, investa nei momenti della rappresentazione e della volizione, sia gli elementi essenziali della figura criminosa tipica, sia il contributo causale recato dal proprio comportamento alla realizzazione del fatto concreto, con la consapevolezza e la volontà di interagire “sinergicamente” con le condotte altrui nella produzione dell’evento lesivo del “medesimo reato”.
Questo è un dibattito che dura da oltre vent’anni… e negli atti del maxi processo contro la mafia, (istruito dai giudici Falcone e Borsellino), emergeva chiaramente la posizione dei due magistrati secondo i quali, la figura del concorso esterno è la figura più idonea per colpire l’area “grigia” della cosiddetta contiguità mafiosa…
I casi per i quali, in quest’ultimo periodo – una particolare categoria si sta affannando a trovare una possibile soluzione – sono (casualmente) quelli relativi al politico, al libero professionista (medico, avvocato, bancario, ecc. ), ai funzionari delle PA ed agli imprenditori che, pur non essendo formalmente affiliati a quella organizzazione criminosa o comunque non sono direttamente organici, intrattengono dei rapporti con l’associazione mafiosa, per fini che sono vantaggiosi, sia per l’associazione stessa, che soprattutto… per il soggetto esterno a questa!!!
Basti vedere in quali modi opera l’associazione mafiosa, per comprendere come questa presenti una particolare attitudine ad intrecciare rapporti di cooperazione (attivi e passivi), con tutti quei soggetti “esterni”, dalla cui collaborazione, riesce a condizionare a loro favore, tutti i settori della vita civile: dalla politica all’economia, dalla finanza alle istituzioni, dalla gestione occupazionale agli incarichi ai professionisti, fino al controllo del voto dei cittadini!!!
Ma chissà forse mi sto sbagliando ed hanno ragione loro: già, come può esistere il concorso esterno in associazione mafiosa, quando manca di fatto, l’elemento essenziale…. chiamato mafia???
  

Nessuno sa, nessuno deve sapere!!!

Ho finito di leggere su http://catania.meridionews.it/articolo/47010/caso-ciancio-cassazione-annulla-proscioglimento-requisitoria-questo-processo-non-si-voleva-fare/ l’articolo sull’imprenditore ed editore del quotidiano La Sicilia, Mario Ciancio Sanfilippo.
C’è riportato che l’indagine per concorso esterno in associazione mafiosa a carico dello stesso, tornerà alla fase dell’udienza preliminare, a deciderlo, i giudici della Cassazione (a seguito del ricorso della Procura e delle parti offese Dario e Gerlando Montana), annullando di fatto il proscioglimento ottenuto lo scorso dicembre a Catania. 
Lo stesso Procuratore generale ha dichiarato la volontà che “Questo processo non si voleva fare”…
Non entro nei meriti giudiziari, anche perché non ne avrei le competenze… ciò che invece mi ha incuriosito è la frase del legale riportata nel link http://catania.meridionews.it/articolo/38603/ciancio-de-benedetti-e-i-capitali-dallestero-il-progetto-per-far-tornare-i-fondi-neri-in-italia/ dove attraverso una precisa rielaborazione, è stata spiegata la modalità con la quale è stato possibile far rientrare in Italia milioni di euro ( grazie a quel famoso “scudo fiscale” portato avanti dal governo del “Cav.”), custoditi in alcuni fondi neri all’estero, per averli così immediatamente disponibili…
Tra le documentazioni dell’inchiesta vi è il progetto di un’operazione finanziaria internazionale che lo coinvolge direttamente in prima persona… un affare a livello globale che aveva per obiettivo, quello di rendere lecita una struttura offshore. 
Le indagini hanno documentato che per riuscire a togliere il velo sull’operazione che riguardava la rete offshore di Ciancio è stata decisiva la visita dell’economista Raffaella Quarato negli uffici di Ciancio, nella sede del quotidiano locale (un faccia a faccia che però viene ascoltato dai militari della guardia di finanza).  
In quell’occasione, la Quarato avrebbe richiesto all’editore catanese di effettuare ulteriori investimenti nei fondi proponendo un’operazione strutturata e complessa che prevedeva il controllo dell’investimento tramite una società italiana e una società olandese, la stessa illustra a Ciancio tutti i dettagli della complessa operazione finanziaria che intende portare avanti e che ha come risultato definitivo, quello di far rientrare in Italia in maniera pulita alcuni milioni di euro…
L’avvocata – non indagata – viene sentita dagli inquirenti come persona informata sui fatti nel 2011. Inizialmente nega tutto. 
Dai possibili legami proposti nel faccia a faccia tra la società olandese e Ciancio, fino alla conoscenza di fondi dell’editore nella Plurifid. 
Quarato dice di non sapere nemmeno se l’editore fosse in possesso di fondi neri. 
La versione dei fatti tuttavia cambia dopo che i militari fanno sentire alla fiscalista la sua voce intercettata insieme a quella di Ciancio. 
In un passaggio l’editore, riferendosi alle società, dice: “Io teoricamente non potrei averle”. Affermazione a cui segue la risposta dell’avvocata: Nessuno sa, nessuno deve sapere!!!
Termino riportando quanto affermato dal Vice Presidente della Commissione Antimafia, On. Claudio Fava: “Il sequestro antimafia di 17 milioni di euro ai danni dell’editore Mario Ciancio e la supposta provenienza illecita di quei fondi, in parte detenuti all’estero attraverso fiduciarie di copertura, sono notizie gravi… perché riguardano il più potente editore del sud Italia. E la concreta eventualità di una sua compromissione mafiosa, getta un’ombra sull’uso che negli anni Ciancio può aver fatto dei giornali e delle emittenti di cui, in tutto o in parte, è l’editore“.

0,01!!! Un centesimo non permette di lavorare…

Le cose più assurde avvengono nel ns. Paese, in particolare quando c’è di mezzo un Istituto Pubblico ed il proprio impiegato… quasi sempre limitato!!!
Da un lato troviamo quei poveri imprenditori tartassati da migliaia di adempimenti e da questo Stato che come una sanguisuga attende le imposte sugli utili d’impresa e da un altro, una struttura macchinosa e lenta che, attraverso i suoi – quasi sempre impiegati raccomandati,  attende il versamento di quel denaro come fosse “fluido rosso”per la loro stessa… sopravvivenza!
Ed allora ecco che a Rovigo, solo e soltanto per un centesimo un imprenditore ha rischiato di dover portare avanti la propria azienda…
Il tutto nasce da il rilascio di un documento il DURC; questo rappresenta il documento unico di regolarità contributiva, senza il quale nei lavori pubblici, non è possibile incassare il mandato di pagamento per i lavori eseguiti… o per l’eventuale partecipazione ad una gara d’appalto… 

E’ veramente incomprensibile come nel 2014 , dove il mondo viaggia verso la totale informatizzazione, il ns. Paese è ancora ai tempi del medioevo… carte, carte ed ovunque carte e con un sistema ed un apparato statale che alimenta sempre più pratiche ed alle quali non da quasi mai in maniera celere soluzione…

Ovviamente l’Inps non vuole passare per stupida… ed allora la Direzione Provinciale dell’Istituto replica che il centesimo dichiarato è soltanto simbolica e serve a segnalare che purtroppo è evidente una irregolarità!!!
Si peccato che l’unica irregolarità e quella di chiederci in che modo e con quel concorso questi Direttori e/o Funzionari siano entrati all’interno di questo Istituto!!!
Volerci fare credere che il valore se pur irrisorio costituisce una sostanziale omissione contributiva è pura follia!!!
Come se il sistema informatico, non  possa prevedere al suo interno di oltrepassare per una cifra prestabilita i limiti previsti – si può considerare per esempio un limite max di cento Euro, entro il quale l’importo è considerato corretto… e le eventuali differenze, verranno successivamente richieste.  
E’ ovvio che quanto sopra è l’ennesima dimostrazione di come lo Stato faccia di tutto per complicarci la vita, per rallentare quanto di più semplice esista o chissà debbo pensare che il sistema è collaudato perché in tal maniera, si cerca di creare quei modi ambigui attraverso cui, le pratiche vengono smistate in maniera celere, se conosci il solito impiegato e/o funzionario amico…
Situazioni assurde come quella fatta a suo tempo ad un’azienda della provincia di Roma, che sempre per il solito centesimo si vide negare il Durc – ovviamente il tutto inviato a mezzo raccomandata con costi postali pari a €. 5,70 euro… cioè 570 volte l’importo richiesto… tanto alla fine chi paga come sempre siamo sempre NOI!!!!
Fintanto che il sistema non cambia…, vedrete che queste spiacevoli situazioni i non saranno solo e soltanto degli episodi occasionali.
Quanto oggi sembra a noi accidentale,  potrà tranquillamente ripetersi – e non per fatalità – anche purtroppo ad ognuno di Noi!!!

Concorso a cattedre…

Oggi 17 Dicembre inizia per circa 320.000 insegnanti, la speranza di poter divenire insegnanti di ruolo…
Un posto ogni 28 professori, per poco più di 11.500 cattedre da assegnarsi, attraverso prove pre-selettive, che prevedono test dove si dovrà rispondere a 50 domande, su una banca dati di 3.500…
Ovviamente quanto sopra ha destato molti dubbi e perplessità, innanzitutto per aver anticipatamente già fornito le risposte, dando così a tutti la possibilità di prepararsi quasi fosse un quiz per l’esame della patente…       
Ma non solo, appena sapute le domande comprensive delle risposte, sono usciti in circolazione dei software che permettevano di prepararsi ai test, fornendo immediatamente i risultati dei test effettuati e correggendo da subito le risposte date…
Non dimentichiamoci che sono sufficienti per passare la selezione, 35 domande sulle 50 e conoscendo a monte le domande e le risposte, possiamo dire che anche le mie figlie, che possiedono una memoria visiva formidabile, riuscirebbero a passare semplicemente il test… 
Ovviamente le regole di questo concorso contrastano quanto richiesto dalla Direttiva Europea, ma come sappiamo da noi le regole esistono proprio, per essere violate… ed ancora questo concorso non tiene conto di tutti quegli insegnanti precari, che da anni si trovano in lista d’attesa… una attesa che non arriverà purtroppo mai!!! 
Quindi perché invece di pensare d’inserire coloro che erano in graduatoria si è pensato a realizzare un concorso…???, semplice per poter favorire i figli dei soliti amici appartenenti alla casta, che essendo da poco laureati, non sarebbero riusciti con questo stato di cose, ad entrare definitivamente nel sistema scuola se non prima di trent’anni…
Ed allora ecco escogitato il concorso… , la trovata è veramente geniale…, con un colpo di spugna si gettano via, anni di precariato, mentre si regolarizzano docenti che non possiedono neanche l’abilitazione all’insegnamento… 
La scuola ormai in questo ventennio, ha toccato il fondo e si è giunti ad un punto di non ritorno, dove i docenti non trovano più quel fervore, quella creatività e quella ispirazione che da sempre ha caratterizzato la  conduzione a compiere una professione, che è stata sempre considerata, non un semplice lavoro,  ma un atto nobile e d’amore verso gli altri, trasmissione di conoscenza, crescita dell’individuo…
Nel contempo gli alunni, trovando questa confusione e disorganizzazione, aule costituite da 30-40 ragazzi, programmi che per essere realizzati, scorrono in maniera talmente celere, che non possono essere minimamente approfonditi ed è cosi che alla fine i nostri ragazzi, risultano sempre più impreparati…
Comunque, alla fine il concorso è partito…, e posso dire sin d’ora, che mi aspetto di dover sentire nei prossimi giorni, che qualcosa non sia andato per il verso giusto, che i computer abbiano dato risultati discordanti, che qualcosa abbia condizionato le risposte, che qualcuno abbia saputo approfittare del sistema per violarlo…, ma soprattutto se i soliti raccomandati predisposti a vincerlo questo concorso, dovessero non farcela, ecco che allora si troverà il modo alla fine di doverlo ripetere… senza dimenticare che comunque, si potrà sempre fare ricorso…

Catania: un concorso forse da rifare…

Come sempre in Italia c’è sempre qualcuno che fa il furbo… sarà per quella mania di protagonismo, sarà perché qualcuno deve sempre guadagnarci, ma alla fine si rovina sempre tutto!!!
Certo sentire che per 855 posti di funzionario amministrativo tributario, presso l’Agenzia delle entrate, si sono presentati in tutta Italia in 26.000 è veramente scoraggiante… lo 0,03% di essere presi!!!
A Catania erano in tremila e sin dalla mattina, si erano messi in fila ma soltanto alle 14,00 hanno iniziato a svolgere il questionario…ma la cosa assurda era che se si voleva uscire bisognava firmare una rinuncia.
Quindi a differenza delle altre sedi dove alle 12.00 avevano iniziato ed alle 13.00 avevano concluso, qui hanno iniziato, quando gli altri avevano già concluso e nel contempo, cominciavano a circolare su internet le domande dei questionari con ovviamente le relative risposte… a quel punto qualcuno si accorge che qualche cellulare, tablet e acceso e riceve le risposte ed inizia il caos…, il concorso si blocca e intorno alle 16,00 si decide di sospendere il concorso…
Secondo l’Agenzia tutto si sarebbe svolto regolarmente e che anche l’eventuale possibile download con la descrizione del questionario sarebbe un falso…
Ora si dovrà rivedere se ripetere il concorso o annullarlo del tutto… sono già partite le denunce e conoscendo i tempi dei nostri tribunali, prima che ci potrà essere una soluzione vedrete che passeranno degli anni e quando tutto sarà dimenticato, in un modo… il solito direi,  vedrete che qualcuno, lì prenderà quei posti!!!
A me questo concorso è sembrato quasi un bluff… nel senso che avendo recepito la poca popolarità in questo periodo, manifestate con quelle iniziative di ribellione, all’improvviso scopriamo che l’Agenzia si promuove, annunciando posti di lavoro, nuove opportunità per quei giovani disoccupati… e così si prova a distogliere l’attenzione…
L’idea che in Italia ed in particolare in Sicilia, qualcosa possa cambiare è sempre più una speranza vana… e credo che soltanto provando a cambiare per una volta quella mentalità che vuole ottenere sempre personali vantaggi, a scapito di coloro che forse li meritano più di noi, ecco soltanto allora, cominciando a mostrarci in maniera diversa e corretta nei confronti dei nostri simili, allora forse, inizieremo un percorso di crescita  per questa terra, che un giorno sarà dei vostri figli!

Catania: un concorso forse da rifare…

Come sempre in Italia c’è sempre qualcuno che fa il furbo… sarà per quella mania di protagonismo, sarà perché qualcuno deve sempre guadagnarci, ma alla fine si rovina sempre tutto!!!
Certo sentire che per 855 posti di funzionario amministrativo tributario, presso l’Agenzia delle entrate, si sono presentati in tutta Italia in 26.000 è veramente scoraggiante… lo 0,03% di essere presi!!!
A Catania erano in tremila e sin dalla mattina, si erano messi in fila ma soltanto alle 14,00 hanno iniziato a svolgere il questionario…ma la cosa assurda era che se si voleva uscire bisognava firmare una rinuncia.
Quindi a differenza delle altre sedi dove alle 12.00 avevano iniziato ed alle 13.00 avevano concluso, qui hanno iniziato, quando gli altri avevano già concluso e nel contempo, cominciavano a circolare su internet le domande dei questionari con ovviamente le relative risposte… a quel punto qualcuno si accorge che qualche cellulare, tablet e acceso e riceve le risposte ed inizia il caos…, il concorso si blocca e intorno alle 16,00 si decide di sospendere il concorso…
Secondo l’Agenzia tutto si sarebbe svolto regolarmente e che anche l’eventuale possibile download con la descrizione del questionario sarebbe un falso…
Ora si dovrà rivedere se ripetere il concorso o annullarlo del tutto… sono già partite le denunce e conoscendo i tempi dei nostri tribunali, prima che ci potrà essere una soluzione vedrete che passeranno degli anni e quando tutto sarà dimenticato, in un modo… il solito direi,  vedrete che qualcuno, lì prenderà quei posti!!!
A me questo concorso è sembrato quasi un bluff… nel senso che avendo recepito la poca popolarità in questo periodo, manifestate con quelle iniziative di ribellione, all’improvviso scopriamo che l’Agenzia si promuove, annunciando posti di lavoro, nuove opportunità per quei giovani disoccupati… e così si prova a distogliere l’attenzione…
L’idea che in Italia ed in particolare in Sicilia, qualcosa possa cambiare è sempre più una speranza vana… e credo che soltanto provando a cambiare per una volta quella mentalità che vuole ottenere sempre personali vantaggi, a scapito di coloro che forse li meritano più di noi, ecco soltanto allora, cominciando a mostrarci in maniera diversa e corretta nei confronti dei nostri simili, allora forse, inizieremo un percorso di crescita  per questa terra, che un giorno sarà dei vostri figli!

Mario Ciancio indagato per associazione mafiosa…

A Catania la notizia ha fatto subito il giro della città…
L’editore e direttore del quotidiano La Sicilia, Mario Ciancio Sanfilippo, è stato iscritto nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa dalla Procura della Repubblica di Catania.
Non mi importa sapere a quali episodi fa riferimento la magistratura, ma ciò che mi incuriosisce e come mai soltanto ora se ne parla…
Non vorrei, che in questo momento particolare, in cui la nostra politica nazionale ed in particolare quella regionale, sono, sotto dichiarato attacco,  quotidianamente ed a turno, chiunque senza alcun escluso, possa ritrovarsi indagato, per ritrovate dichiarazioni,  per nuove situazioni che sotto amnesia erano state dimenticate, ed ora riaffiorano con precise puntualizzazioni…
Sembra che un nascosto compositore d’orchestra, stia manovrando da dietro il palco, le fila di un progetto che ancora non trova risposta… ma che riesce a creare i presupposti di confusione e instabilità, da cui certamente oggi ottiene, quanto in precedenza predisposta in maniera  chirurgica…    
Ciò che poi rappresenta una mancanza delle nostre istituzioni e vedere publicate le notizie delle inchieste, coperte dal segreto istruttorio, prima nei telegiornali e successivamente nei tribunali di competenza…
Si parla di interessi economici… vorrei sapere chi avendone le possibilità, non investa una parte del proprio patrimonio, in iniziative che possano garantirne reddito e quindi utile…, certamente superiori alle percentuale d’interesse, offerte dai Titoli di stato… BOT,BTP, CCT, CTZ!!! Ma poi, stiamo parlando d’imprenditori, che ovviamente meglio di chiunque altro, sanno riconoscere a quali rischi e a quali vantaggi, una operazione possa certamente condurre…
Vedrete che alla fine…tutto si concluderà con un niente di fatto, come il 65% dei nostri processi italiani, che alla fine non ottiene alcun risultato!!!
Sarei curioso di sapere, come oggi il Sig. Ciancio ( che non conosco… e non mi interessa conoscere…), risulta certificato attraverso il proprio casellario giudiziario… considerato che al momento, per quanto di mia conoscenza, non abbia mai commesso alcun illecito…

Non stiamo parlando di un giovane di ventanni, ma di una persona che nei suoi 50′ anni d’attività avrebbe certamente e commettere qualche reato… avere qualche macchia… ed invece niente di niente…ed ora all’improvviso come per magia, viene indagato e diffamato…
Sono certo che tra un po’, qualche altro nome importante, uscirà fuori dal cilindro magico…
Qualcuno vuole certamente illuderci, del gran lavoro svolto nel nome e per conto degli interessi della comunità e dei comuni cittadini…
A me sembra essere ritornati a sistemi  coercitivi, istaurati in maniera dittatoriale, anche nel nostro Paese, qualche decennio fa…
Spero, prima dei miei prossimi 40 anni ( non che ci tenga particolarmente…) di riuscire a vedere almeno come andrà a finire…