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Italia fuori dagli Europei!!! Ma d'altronde, dove si voleva andare con questa squadra…

Avevo preparato un “post” attinente con gli argomenti del mio blog, ma visto quanto accaduto stasera, ho deciso di posticipare a domani quanto avevo preparato e quindi mi soffermo su una futile notizia, la stessa che vede in queste ore molti miei connazionali profondamente delusi… 

Già… perchè se qualcuno aveva previsto che questa nostra squadra sarebbe arrivata nel torneo più avanti, beh… il sottoscritto non era certamente tra questi, anzi il contrario…

Difatti, avevo previsto con alcuni amici che “Mister Certaldo” avrebbe fallitto l’obiettivo ancor prima d’iniziare e così purtroppo è stato; ma d’altronde non ci voleva mica un genio per capire come questa squadra non avesse gioco; difatti nei mesi passati, avevo tralasciato di vedere anche le partite amichevoli, tanto fosse scadente il gioco fin lì evidenziato…

Se pensiamo inoltre che le tre partite disputate prima di questa di stasera con la Svizzera sono state pietose e dovrei anche aggiungere che con la Croazia meritavamo di uscire, ditemi… cosa ci si poteva aspettare salendo di livello e per fortuna che eravamo in una parte del girone più “leggero”, sì… se così si potrebbe dire, visto l’esito finale!!!..

La verita che l’allenatore sin da subito ha mostrato essere in difficoltà, si è visto subito che non sapeva come disporre i giocatori in campo (e dire che se li ha scelti lui…) e difatti i cambi continui delle formazione e quelli in corso durante le partite, hanno evidenziato un fallimento totale nella gestione della squadra, che ha dimostrato di non aver alcuna idea di gioco…

Basti vedere la differenza con gli altri allenatori italiani, gli stessi che stanno allenando tre squadre straniere, mi riferisco a Calzona (Slovacchia), Tedesco (Belgio) e Montella (Turchia); ciascuna infatti di queste squadre ha dimostrato di saper giocare a calcio, di fare la partita, ma soprattutto di voler vincere!!!

Già… tutto il contrario dell’Italia che a vederla giocare veniva da piangere e se non fosse stato per il ns. capitano, Gigi Donnarumma, grandissimo portiere, capace di salvarci, sin dall’inizio del torneo, da una figuraccia terribile…

Comunque, si va a casa… e speriamo ora che non si ripeta quel solito meccanismo “italiano” di continuare a premiare chi ha fallito!!!

Ed allora auspico che sia il mister Toscano – che ho sempre stimato come persona – ad evidenziare con i fatti, di possedere in questo particolare momento grande dignità e coerenza e lasciando che siano altri a prendere il suo posto…

Non credo peraltro che sollevandosi dall’incarico morirà di fame… quindi potrà far a meno d’allenare la squadra italiana per un’altra volta, anche perchè non vorrei che si ripetesse l’errore già fatto con mister Mancini, con il rischio quindi di perdere per la terza volta l’opportunità di andare al mondiale!!!

Auto elettrica? No grazie…

Ho ricevuto dalla Svizzera da mio “fratello” Daniele un post, che mi permetto di condividere:

Da un anno sono possessore di una auto Full Electric di ultima generazione: una Peugeot E-208 con una batteria da 50 KWh. 

Mi sono fatto convincere dalle fandonie raccontate sul fatto che le auto elettriche sarebbero molto più convenienti di quelle con motore termico. 

Ebbene, posso dire con certezza, scontata sul mio portafogli, che le auto elettriche sono una colossale fregatura!!!

L’Unione Europea, non ho ben capito con quale logica e per quale interesse, spinge fortemente per la conversione totale della mobilità dal termico all’elettrico. I principali argomenti per convincere gli utenti a passare all’elettrico sono la scelta ecologica ed il risparmio.

Quanto alla valenza ecologica dei motori elettrici, non ho gli elementi per affermare se sussiste veramente ma ho seri dubbi anche in considerazione dell’enorme problema relativo allo smaltimento delle batterie esauste.

Per quanto riguarda invece la assoluta anti-economicità delle auto elettriche, e problema di non secondaria importanza, la loro faticosissima fruibilità, ebbene qui ho solo certezze, raggiunte dopo un anno di calvario, sia pratico che economico.

Innanzitutto voglio spendere una parola sulla indegna malafede speculativa rappresentata dal costo addebitato all’utente per la energia erogata dalle colonnine pubbliche.

A fronte di un costo medio della energia domestica pari ad € 0,52/KWh, ho dovuto riscontrare che per le ricariche alle colonnine pubbliche viene praticato un costo pari ad euro 0,89/KWh, ovvero quasi il doppio.

Riguardo poi alla non fruibilità delle auto elettriche, faccio presente che i motori elettrici di nuova generazione necessitano di batterie con una capacità di almeno 40kwh, che, a causa della rilevanza di tale capienza, necessitano di essere ricaricate quasi esclusivamente presso i punti di ricarica veloce visto che, con una ricarica lenta, per raggiungere il 100% ci vorrebbero almeno 14 ore.

Quindi il problema della scarsissima disponibilità di punti di ricarica pubblici viene enormemente acuito dalla necessità di accedere esclusivamente ai punti di ricarica veloce, che sono circa il 20% della totalità.

Da ciò deriva che se devi fare un viaggio, o ti prendi due giorni per fare 400 km oppure ti fermi almeno un paio di volte per ricaricare nelle postazioni di ricarica veloce, con una attesa per ogni ricarica di minimo un’ora (purtroppo anche la storia che con 20 minuti si raggiunge l’80% della ricarica è un’altra fandonia: ce ne vogliono almeno 40).

Si aggiunga poi che sulla rete autostradale italiana i punti di ricarica veloce sono rarissimi, il che significa che ogni volta che si ha bisogno di ricaricare si deve uscire dall’autostrada e percorrere a volte diversi chilometri aggiuntivi per raggiungere la postazione.

In sostanza un viaggio che con un motore termico richiederebbe tre ore di percorrenza, con un motore elettrico, se si è fortunati a trovare le colonnine funzionanti e libere, se ne impiegano almeno sei!

Veniamo ora alla tanto sbandierata “economicità” delle auto elettriche.

Mettiamo a paragone una piccola utilitaria con batteria da 40kWh ed autonomia di 170 km (che è la reale autonomia su percorso extraurbano rispettando i limiti di velocità, alla faccia della autonomia di 350 km dichiarata dalla casa), con la stessa utilitaria con motore termico a benzina e Gpl: 

A) un “pieno” di energia effettuato collegandosi ad una utenza domestica costa € 20,80 (€ 0,52 x 40kwh = € 20,80); 

B) un “pieno” di energia effettuato collegandosi alle colonnine pubbliche costa € 35,60 (€ 0,89 x 40kwh = € 35,60);

C) un pieno di 40 litri di benzina costa € 74,40 (€ 1,86 x 40lt = € 74,40);

D) un pieno di 40 litri di Gpl costa € 29,44 (€ 0,736 x 40lt = € 29,44).

Nel paragone va considerato un “piccolo particolare”: con un  pieno di energia si percorrono al massimo 170 km, mentre con un pieno di benzina si percorrono almeno 680 km (considerando un consumo medio di 17 km/l) e con un pieno di Gpl se ne percorrono 560 (calcolando un consumo di 14 km/l).

E qui casca l’asino: 

– costo a km di una ricarica domestica = € 0,122 (€ 20,80 ÷ 170km = € 0,122)

– costo a km di una ricarica pubblica = € 0,217 (€ 35,60 ÷ 170km = € 0,209)

– costo a km di un pieno di benzina = € 0,109 (€ 74,40 ÷ 680km = € 0,109)

– costo a km di un pieno di Gpl = € 0,052 (€ 29,44 ÷ 560km = € 0,052).


Quindi, tirando le somme, un pieno di carica elettrica alla colonnina costa il quadruplo di un pieno di GPL.

Il tutto senza considerare che una auto elettrica costa il 30% in più rispetto ad una pari modello termica e che una auto termica può durare anche 15 anni mentre una auto elettrica all’esaurimento delle batterie o della garanzia sulle medesime(dopo non più di 8 anni) vale zero.

Alla faccia delle “scelte ecologiche” per le quali subiamo pressioni da anni: facile così, tanto paga Pantalone.

A questo punto si può giungere ad una sola conclusione: va bene il Green, il rispetto dell’ambiente, l’etica ambientalista, va bene tutto, ma non a spese nostre, non costringendoci a spendere il quadruplo e soprattutto, non speculandoci sopra!!! 

Le sanzioni non fermano il trasferimento di miliardi di franchi svizzeri nelle banche elvetiche!!!

Ci stanno raccontando che i magnati russi stanno per morire di fame, che i loro rubli non valgono più niente e che tutti quei cosiddetti ologarchi a causa ora della guerra stanno perdendo tutto…

Ma veramente pensavate che quei miliardari non si fossero preparati ad ogni evenienza e che negli anni non abbiano investito in oro, diamanti, opere d’arte e soprattutto moneta fisica come dollari, euro, yen o ancor meglio, franchi svizzeri…   

E di denaro ne sta girando tantissimo, in particolare in Svizzera, dove in questi mesi sono giunti nelle proprie banche miliardi di miliardi…

Secondo il rapporto presentato da una Tv Svizzera, i banchieri elvetici hanno introitato presso i loro forzieri in questi giorni, valori appartenenti a clienti russi, tra i 100 e i 200 miliardi, in particolare franchi svizzeri!!!

Sembrerebbe che il patrimonio totale dato in gestione a quelle principali banche elvetiche, da parte di quei magnati russi è di circa 8.000 miliardi di franchi e questo significa che la guerra e le sue sanzioni, a quei magnati russi gli fanno un baffo, dal momento che essi da soli rappresentano in Svizzera ben il 4% del patrimonio totale dei clienti…

Certo, il numero esatto non verrà mai nessun a dircelo e state certi che le cifre sopra riportate sono certamente sotto stimate, ed anche se le banche svizzere debbono entro la fine del mese di giugno presentare gli esatti importi depositati da quei russi al ministero dell’Economia svizzero, vedrete che alla fine molti di quei banchieri si rifiuteranno di fornire i dati reali, se non limitarsi ad applicare a quei fondi un provvisorio “congelamento” che poi d’altronde è quanto a sempre fa più fa comodo a quei noti banchieri…

Peraltro, abbiamo visto tutti come il governo svizzero si sia immediatamente mobilitato a fine febbraio a favore delle sanzioni dell’UE contro la Russia, stabilendo arbitrariamente che quei suoi clienti russi – inseriti nella black list – non possano più prelevare denaro dai propri conti. 

Certo ora sono in molti a contestare questo circostanza e soprattutto quella sua pseuda posizione neutrale della Svizzera che di fatto dimostra storicamente di non garantire mai i propri clienti, pur di accapararsi quando è stato possibile, la montagna di  denaro messa lì a disposizione, oggi dai russi, ma come non ricordare nel dopoguerra lo stesso inganno compiuto quando furono requisiti i patrimoni di quei gerarchi nazisti!!!

Stesse banche, stesso denaro, entrambi allora come oggi, macchiati di sangue!!!  

Denuncia di un giovane italiano del Sud… trasferitosi in Svizzera!!!

Ho ricevuto questa missiva con la preghiera di diffonderla poiché riassume il disagio che hanno gli Italiani in cerca di lavoro tra l’Italia e la Svizzera…

Aggiunge inoltre quanto “Non sia importante la sua storia personale, ma quanto il fatto che essa sia una testimonianza accomunabile a quella di altre migliaia di persone che attualmente si trovano nella sua stessa situazione e che vivono quotidianamente lo stesso disagio…
Ragion per cui, ha preferito “non firmare” per esteso la lettera, in quanto credo che in calce alla stessa, ci possa essere aggiunta la firma di molti cittadini, italiani e non solo, senza che cambi affatto la sostanza della denuncia.
Cordialmente, Gaspare (un italiano in Svizzera…)
Ecco a voi la lettera:
Sono un italiano: fin qui, nessuna colpa.
Appartengono alla “classe 1984”: nemmeno questa una colpa. 
Una “sfiga” forse si: quella di appartenere ad una generazione di mezzo, quella generazione “Y” nata a cavallo tra gli anni ’80 e ‘90: né “figli dei fiori” (per lo più “figli di papà” in lotta per superbi ideali, almeno finché non entrati in banca o ottenuto un posto fisso); né figli della globalizzazione (svezzati a pane e smartphone e quanto mai “cittadini del mondo”). 
Una generazione “ibrida” cresciuta in un mondo jurassico ormai estinto, dopato da un benessere diffuso e indottrinato dal mito della crescita felice.
“Studia e farai strada”, dicevano in tanti; “una laurea in Legge è meglio di un’assicurazione sulla vita”, aggiungevano altri. 
Ed eccomi qui, a 33 anni, crocifisso dal mercato del lavoro, con una Laurea (cum Laude) in tasca e tanti sogni in un cassetto che non si aprirà mai… 
Il miraggio resta sempre lo stesso: né la fama, né il successo, né la ricchezza, nemmeno il famigerato “posto fisso”… 
Semplicemente un lavoro, un dignitosissimo lavoro, che consenta finalmente di esclamare: “ce l’ho fatta!”.
Una doverosa puntualizzazione -per tutti i tastieristi seriali pronti a sparare giudizi come sentenze-: non datemi del “choosy” o “kippers” o “neet”, per favore! 
In primis, perché odio l’esterofilia imperante: quantomeno usiate un epiteto nostrano (“sfaticato”, “fannullone”…); in secundis, poiché non mi sono di certo adagiato sugli allori. 
La laurea è stata un traguardo raggiunto dopo anni di fuori corso, ma al costo di mantenersi a tutti i costi da solo, alternando lavoretti in nero e tirocini “aggratis” (anzi, a proprie spese): per definire al meglio la mia posizione, conierei il neologismo di “diversamente occupato”!
Dimenticavo: oltre ad esser figlio degli anni ’80, sono un figlio del Sud: la medaglia al petto di “sfigato”, dunque, me la sono meritatamente conquistata! 
Cosa vuol dire, per un giovane -non raccomandato e senza un’impresa di famiglia alle spalle- cercare lavoro al Sud? Il più delle volte, un gioco al lotto: con la differenza, in questo caso, di giocare sulla propria pelle!
Arrivati al primo bivio della propria vita (i trent’anni), così, è facile voltarsi indietro ed accorgersi di aver sprecato i propri anni migliori tra cumuli di libri e lavoretti eternamente precari, temporanei, a scadenza… 
Il prezzo necessario da pagare per non essere scavalcati da chi gioca al rialzo nella disperazione!
Si superano i trent’anni, poi, e si scopre d’improvviso di esser troppo presto invecchiati per il mondo del lavoro: bonus a go-go per l’assunzione di under-29, con buona pace per chi non è né tanto giovane né tanto vecchio!
Allora ci si ributta nuovamente a capofitto negli studi, preparandosi per un concorso pubblico. Peccato che, eliminati tutti quelli per i quali vige il solito dolente limite d’età, di corposi ne restano ben pochi. 
E quando per mesi ti prepari per uno dei pochi concorsi a cui aspirare (si veda quello per Assistenti Giudiziari), ti ritrovi a tirare le somme con altri 300 mila candidati per poche centinaia di posti!
Giunge inesorabile, così, il momento di pensare alla fuga, a scappare all’estero! 
Quale meta migliore della vicinissima Svizzera (e dell’italianissimo Canton Ticino)? 
Ripensi ai tanti che ce l’hanno fatta, trovando la loro fortuna tra la Svizzera, il Belgio e la Germania, e molli tutto -gli affetti e le amicizie di una vita- per partire, pronto a sfidare la sorte per un tozzo di pane.
Passano i mesi, e ti rendi però conto che il Paradiso non è di questa Terra… 
Cerchi un lavoro attinente ai tuoi studi? Ben presto ti accorgi che qui la tua laurea è fondamentalmente “carta straccia”! 
Cerchi un qualsiasi lavoro, pur umilissimo, che ti permetta di vivere dignitosamente? 
Nella migliore delle ipotesi, qualora non si richieda il Tedesco Madrelingua (un’oscenità per qualsiasi italiano medio!), o uno dei tanti attestati federali immaginabili (anche per un posto di lavapiatti!) o un permesso di soggiorno (un miraggio senza prima un contratto in mano…), ti rispondono: “ma lei è sprecato per questa posizione…”.
Col morale a terra, continui ancora a cercare la tua strada, tra cartelloni pubblicitari che raffigurano gli italiani come “ratti” e, un po’ ovunque, giornali che sfoggiano titoli a tutta pagina del tipo “Costretti ad emigrare!” (riferiti, stavolta, ai Ticinesi, a causa dell’immigrazione italiana).
Sconfortato, sull’orlo di una crisi di nervi, chiudi gli occhi, e ti accorgi di vivere con un pugno di mosche in mano… ma un tesoro inestimabile attorno: la tua Famiglia, gli affetti più cari, sempre al tuo fianco, comunque pronti a sorreggerti. 
Ed è in questi momenti che un dilemma, come una preghiera, ti scuote brutalmente la coscienza: si può certamente vivere “per” la Famiglia; ma fin quando si può sopravvivere “di” Famiglia???
G.S.
Ovviamente su quanto sopra, non dobbiamo che ringraziare il nostro governo nazionale!!! 
Dall’ultimo… a tutti quelli che in questi vent’anni l’hanno preceduto!!! 

Evasione fiscale…??? Sono 10.000 i clienti italiani in Svizzera… di cui non si conoscono ancora i nomi!!!

Tu, tu mi parlavi di frontiere, di finanzieri e contrabbando, mi scaldavo ai tuoi racconti… Lugano addio… cantava, mentre al denaro si stringeva…

Bella quella canzone d’Ivan Graziani… racconta in poche parole, la storia di un paese… noto per le sue banche e per la disponibilità con la quale storicamente, ha saputo –forte del suo ruolo neutrale e di un’operosità improntata ad una etica calvinista– incamerare molte di quelle fortune provenienti dai momenti di crisi internazionali e non solo, diventando negli anni, vero e proprio “paradiso della finanza” e soprattutto cassaforte, di tutti quei capitali di provenienza “illecita”…
Sapere quindi ora che, la Guardia di Finanza ha chiesto a quelle autorità fiscali Svizzere di conoscere i nomi dei circa 10.000 beneficiari italiani, titolari di posizioni finanziare aperte con il  gruppo bancario “Credit Suisse”, non raffigura per ciascuno di noi… nulla di nuovo.
Secondo l’indagine in corso, si tratterebbe di conti per un importo complessivo di oltre 6,6 miliardi di euro…. e finora, sono stati individuati circa 3.000 posizioni, la maggior parte dei quali, ha aderito alla procedura di “voluntary disclosure” e cioè, ad una “collaborazione volontaria”, con il quale il fisco permette ai contribuenti di regolarizzare la propria posizione fiscale!!!
Il “sistema” irregolare prevedeva di far depositare sui conti, miliardi di euro, camuffati da polizze vita assicurative “Unit linked del Credit Suisse Life & Pension Aktiengesellschaft (Cslp)”.
Il meccanismo illecito era di una semplicità estrema… 
I gestori del Credit Suisse facevano sottoscrivere ai clienti italiani le polizze che venivano vendute attraverso due società domiciliate in altrettanti “paradisi fiscali”, Liechtenstein e Bermuda. 
Le due società quindi (secondo le indagini…), dirottavano tutte le somme incassate alla Credit Suisse, la quale, si occupava della gestione totale dei fondi.
I fondi investiti nelle polizze vita, a differenza di rimanere per anni nella disponibilità del gruppo assicurativo, rientravano magicamente nella disponibilità dei clienti della banca, pagando una irrisoria penale… 
Un’altra anomalia era quella, che non prevedeva riserve in caso di morte… anzi ai sottoscrittori, venivano concessi anticipi su pegni…
E’ stato scoperto inoltre un decalogo tra gestori della banca e clienti… con tutta una serie di accorgimenti, per evitare d’essere scoperti o di destare sospetti alle autorità fiscali e/o giudiziarie…
E’ ovvio che quanto compiuto da quei nostri connazionali, aveva come primaria esigenza, quella di nascondere i soldi non dichiarati al Fisco… perché in fondo, di questo si tratta, di riciclare tutto il denaro proveniente da tangenti, evasioni, frodi fiscali, attività illegali compiute da quelle note associazioni malavitose, elusione e quant’altro…
Ma questo d’altronde è quanto vuole lo Stato… o meglio molti suoi cittadini ogni giorno compiono, attraverso quelle quotidiane azioni… e non mi si venga a dire che non siamo a conoscenza di quali modalità trattasi…
Ah… dite di non saperlo, siete del tutto ignari…??? Allora vi consiglio questo link, s’intitola “Come fanno gli italiani ad evadere il fisco”:

Sono 5000 i miliardi di lire depositati in Svizzera, che ora si sta tentanto di convertire…

Mi permetto di pubblicare una notizia interessante di Giovanni Maria Bellu.
Una gara contro il tempo tra la moneta e la giustizia. 
Una gara emozionante e avvincente, decisa da una modifica delle regole  introdotta quando mancavano pochi metri al traguardo. 
E una cifra colossale (circa 2,5 miliardi di euro, vale a dire circa 5000 miliardi di vecchie lire) che in attimo diventa carta straccia. 
O forse no.
E’ infatti in corso un’azione legale per ridare vita a tutti quei soldi. 
Per rimettere in corso, e convertire in euro, quei 5000 miliardi. 
Un’azione sostenuta da  Luciano Faraon, avvocato settantaduenne di Rovigo, col sostegno morale, o per meglio dire la benedizione, di Maria Bolognesi, mistica veneta morta nel 1980 e beatificata nel 2013 da Papa Francesco.

Un attimo di pazienza. 
La vicenda, raccontata nell’ultimo numero dell’Espresso, è solo apparentemente intricata. 
Per comprenderla è sufficiente tornare indietro di poco più di quattro anni, agli ultimi mesi del 2011. Un momento storico per l’Italia. 
Era appena finita, con le dimissioni da presidente del Consiglio, l’era di Silvio Berlusconi e si era appena insediato il governo Monti. 
Che, tra i tanti provvedimenti economici volti a salvare l’Italia dalla catastrofe economica, ne adottò uno a cui pochi fecero caso. 
Ma che gettò alcune decine di persone molto facoltose nella disperazione. 
Il termine ultime per convertire le lire in euro, fino a quel momento fissato al 28 febbraio del 2012, fu anticipato di due mesi. 
La scadenza divenne l’ultimo giorno del 2011. Una decisione tecnica del governo più tecnico della storia, finalizzata – come tutte le altre – a recuperare un po’ di soldi a favore delle esangui casse dell’erario. 
Pochi ci fecero caso perché l’euro aveva sostituito la lira da quasi dieci anni e la maggior parte degli italiani aveva provveduto alla conversione nei giorni o al massimo nei mesi successivi. 
Le lire ancora presenti  nelle case erano costituite da qualche manciate di monete-ricordo o, al massimo, da qualche banconota di piccolo taglio. 
Degli effetti dell’anticipazione del termine ultimo per la conversione si è parlato in questi anni in relazione a casi singolari come il ritrovamento, nel doppio fondo di un mobile ereditato da un vecchio zio, di tesoretti nascosti e, ormai, perduti per sempre.  
Ma allora perché quella minoranza di facoltosi fu presa dal panico?
Anche in questo caso, la spiegazione è semplice. Si chiama evasione fiscale. 
Già, perché una parte considerevole delle vecchie lire giaceva all’estero, in particolare in Svizzera, custodita nelle confortevoli casseforti delle banche. 
E i correntisti miliardari non avevano ancora proceduto alla conversione perché temevano che, in quel momento, l’evasione fiscale sarebbe stata rilevata e contestata come reato. 
Questo quando le somme accumulate erano il frutto del mancato pagamento delle tasse. Figuriamoci poi se derivavano da attività illecite. Quindi, meglio attendere. 
Per tutto il tempo disponibile: dieci anni. 
Il tempo che fa scattare la prescrizione di quel genere di reati.  
Quei due mesi in più, la scadenza  al 28 febbraio del 2012, erano importantissimi: erano esattamente l’arco di tempo in cui procedere alla conversione delle lire senza correre rischi. 
Ecco anche perché la decisione del governo Monti  fu un’autentica mazzata.
Ma nel novembre del 2015 la partita inaspettatamente si riapre.  
Un cittadino che ha rivenuto tardivamente qualche decina di milioni di vecchie lire (uno di quei casi singolari dei tesoretti nascosti nei mobili e nei materassi)  contesta  la legittimità dell’anticipazione del termine e  la Corte costituzionale gli dà ragione.   
La norma varata dal  governo Monti è incostituzionale. 
Una decisione che, tuttavia, non basta a risolvere il problema perché  la Banca d’Italia interpreta la sentenza in modo restrittivo. 
La possibilità di procedere alla conversione è accordata solo a quanti entro il 28 febbraio del 2012 ne avevano fatto richiesta.  
E i  proprietari dei miliardi svizzeri erano rimasti immobili. 
Un po’ per le preoccupazioni di natura penalistica di cui si è detto, un po’ perché era difficile immaginare quello che la Corte costituzionale ha deciso tre anni dopo.
Ed è questo uno degli argomenti dell’avvocato Faraon. che, sentito dall’Espresso, ha definito “assolutamente illecita” l’interpretazione che la Banca d’Italia ha dato della sentenza della Consulta. 
A questo argomento si aggiunge il fatto che il trattato di Maastricht non stabilisce che gli Stati debbano porre un termine per la conversione. Che, infatti, in diversi paesi, tra i quali la Germania, non esiste. 
Ma lo spiraglio più concreto è offerta da un emendamento del Movimento 5 stelle al decreto Milleproroghe che, se accolto, impegnerebbe il governo a dare a tutti – anche a quanti non ne fecero richiesta – la possibilità di procedere alla conversione.
L’attivismo dell’avvocato Faraon, per un verso ha ridato speranza ai facoltosi, per altro verso ha rinnovato i loro timori. 
A quanto pare, infatti, di quei  5000 miliardi hanno incuriosito l’Ufficio di informazione finanziaria della Banca d’Italia, l’organismo che segnala alla Guardia di Finanza e alla Direzione investigativa antimafia le operazioni sospette. 
Il dubbio è che non tutti quei soldi siano il frutto di “semplici” evasioni fiscali ma anche di traffici sporchi.
Resta da spiegare cosa c’entri in tutto questo la beata  Maria Bolognesi.  Anche in questo caso, la ragione è semplice: l’avvocato Faraon è un suo devoto. 
Tanto che presiede il Centro intitolata alla futura santa. 
E ha predisposto un piano di rientro che prevede che i miliardari donino proprio all’associazione Maria Bolognesi il tre per cento delle somme. Che, in tutto, corrisponde alla bellezza di 75 milioni di euro. 
Naturalmente un’altra percentuale andrebbe alle casse dello Stato. 
Con soddisfazione di tutti, sostiene l’avvocato: dei  santi come dei peccatori. 
Ma, forse, non di quanti hanno sempre pagato le tasse.

Se non ci si può fidare dei Giudici… su chi credere???

Un’altra Cupola dopo quella dell’Expo… viene scoperta a Genova…
Un’inchiesta che parte dalla Banca Carige, dal suo ex Presidente Giovanni Berneschi e dei suoi due uomini, secondo l’accusa soci occulti dell’o stesso imprenditore, uno nel comparto assicurativo Carige Vita (Ferdinando Menconi) e l’altro immobiliarista (Ernesto Cavallini), che facevano acquistare, immobili e società a prezzi fuori mercato e successivamente si suddividevano il plusvalore realizzato che veniva depositato presso conti esteri…
Direte e allora??? Niente di nuovo… di truffe analoghe c’è ne sono circa una al giorno… questa cosa ha di così diverso???
Gli appoggi!!! Si, coloro che hanno permesso che quanto sopra accadesse grazie alle protezioni ed alle informazioni che venivano loro trasmesse… da chi???
Sembra che la Procura di Genova sia in possesso di intercettazioni nelle quali i vari soggetti ( banchieri, immobiliaristi e prestanomi vari ) tutti arrestati, utilizzino quali loro scudo quattro fra GIUDICI  E PM!!!
Se quanto emerso fosse vero… credo che non ci sia più niente da dire e da fare in questo paese… ma soltanto da scappare e senza mai voltarsi indietro!!!
Il primo magistrato su cui si sono concentrati gli accertamenti è l’attuale procuratore aggiunto Vincenzo Scolastico ed è un certo Menconi a descriverne la figura parlandone con l’ex condirettore generale di Carige Assicurazioni (Malavasi) dove pur non nominandolo direttamente, lo definisce un carissimo amico con cui prendere il caffè ogni sabato…
Ovviamente il magistrato smentisce tutto…
Un’altro indagato è l’attuale procuratore capo della Spezia Maurizio Caporuscio, dove sembra che da una intercettazione telefonico tra l’avvocato Andrea Baldini (ex componente cda Carige) e l’ex presidente Carige, si confidasse come proprio Caporuscio fece in modo che fosse fornita al Bernaschi la copia d’una denuncia «riservata», che era stata presentata da un imprenditore per truffa…e che proprio grazie al intervento della propria moglie, Pasqualina Fortunato – Magistrato del Lavoro a La Spezia – la Procura chiederà l’archiviazione del fascicolo!!!
L’ultimo togato chiamato in causa è il capo dei pm di Savona, Francantonio Granero, in un’interrogatorio avrebbe suggerito ad un amico del Bernaschi di non rispondere…
Il palazzo è crollato ed a breve vedremo quanti di questi cosiddetti ” amici “, alla vista delle sbarre, riusciranno a tenere  la bocca chiusa… sono gli stessi cattivi presagi che in Carige avevano già percepito per non voler dire che qualcuno l’avesse già avvisato: «…devo uscire… sento odore di Procure: ho delle sensazioni… il vice procuratore di Genova, mio carissimo amico, mi ha detto… non sei …stattene fuori…
Milioni e milioni di euro riciclati in Svizzera…, ed oggi per chi indaga, diventa difficile riuscire a lavare i panni sporchi, fuori da quelle acque… da quel contesto che da sempre ha rappresentato, come una chiesa, una protezione, permettendo ai propri uomini di essere sempre protetti e di occultare le loro mancanze….
E’ poi… si è certi che il numero sia soltanto quello o che all’interno della magistratura non ci siano state ulteriori collaborazioni di talpe che oggi, se indagati, potrebbero divenire pericolosamente confidenti???
Un fiume di parole potrebbe a breve uscire fuori e chissà se tra quei nomi, non saltino fuori dal cilindro, personaggi altisonanti, professionisti intoccabili, che rischiano di coinvolgere non soltanto uomini dello Stato, ma anche del Vaticano o addirittura dei servizi segreti…
Ora, dopo l’ennesima inchiesta, mi chiedevo, ma se quanto accaduto fosse vero, allora di chi possiamo più fidarci…, se tanto poi la legge viene interpretata a seconda delle circostanze e la giustizia mostra i molti pesi e le relative possibili misure, a seconda dei soggetti che dovrebbero essere incriminati…
Forse chissà la stessa frase presente in tutti i tribunali andrebbe rivista e modificata…
Vedremo, cosa e quanto, salterà fuori da questa ennesima e incresciosa vicenda…

Anticancro low-cost…

Novartis, rappresenta una delle più importanti case farmaceutiche nel mondo…

Nasce nel 1996, dalla fusione di Ciba-Geigy e Sandoz, il nome deriva dal latino novae artes, che significa “nuove arti” e riflette l’impegno nel rendere disponibili prodotti innovativi a pazienti e medici.

Con un fatturato netto annuo che raggiunge i 57 miliardi di dollari e una crescita del 2% in costante aumento, rappresenta una societa in forte e costante slancio in innovazione, crescita e produttività.

Oltre che produttrice ha avuto 17 importanti approvazioni nel 2012 per nuovi farmaci quali,  l’Afinitor per il carcinoma mammario, il Jakavi per la mielofibrosi in Europa, il Dailies Total1 e  il Bexsero innovativo vaccino contro il meningococco B…
Ovviamente come tutte le società farmaceutiche, cercano di salvaguardare i propri interessi, relativamente ai costi di ricerca sostenuti, che attraverso i brevetti registrati, diventano opportunità di utili per molti anni…
Ma con quanto sopra, bisogna doversi scontrare con la salvaguardia del diritto alla salute che è prioritaria su qualsivoglia interesse societario…
Ed è per questo che la Corte Suprema Indiana, ha respinto il ricorso dell’industria farmaceutica svizzera, relativamente al brevetto di un farmaco anti tumore. 
I giudici hanno così deciso che l’industria locale, ha il diritto a produrre il medicinale Glivec come farmaco generico low cost per salvaguardare il diritto alla salute della popolazione. 

Una battaglia legale durata sette anni, ingaggiata dal colosso svizzero per ottenere l’adempimento a quelle leggi sulla proprietà intellettuale. 
Ma, la Corte Suprema ha risposto che il Glivec, non rientra tra i prodotti innovativi in quanto, utilizza una molecola già nota e quindi non possiede come farmaco il requisito di invenzione…
Inoltre secondo le associazioni per la difesa dei diritti umani nel mondo, si deve dare sempre la possibilità a tutti di potersi curare e quindi vedono in questa sconfitta da parte di una Holding farmaceutica un primo passo per la commercializzazione in particolare proprio in India, dei prodotti farmaceutici necessari, per la salvaguardia delle persone… 
Una significativa vittoria dichiarano le organizzazioni non governative “Dichiarazione di Berna” e “Medici senza frontiere”, secondo la quale questa sentenza rappresenta una punto fondamentale per gli ammalati di tutto il mondo, in particolare per quelli che vivono nei paesi più poveri.
La Corte Suprema Indiana ha posto come priorità la salvaguardia della salute, agli interessi economici… 
Bisogna aggiungere che comunque la Novartis forniva gratuitamente il Glivec o altri prodotti a particolari gravi pazienti che ne avessero necessità, ma purtroppo il prezzo degli stessi continuava a rimanere molto alto…
Un cambio di rotta che potrà essere preso a esempio da altri Stati, impedendo che ingiustificati brevetti, possano ottenere licenze, per farmaci che di innovativo nulla possiedono…
Sarebbe bello che Novartis, potesse dimostrare la propria buona fede, dichiarando sin d’ora la disponibilità a rinunciare al brevetto, concedendo gratuitamente la possibilità sia di poter copiare il farmaco che di poterlo distribuire in tutto il mondo…
Una piccola perdita economica in cambio di sicuri benefici, tra apprezzamenti e ammirazione…

Bossi ha ancora il coraggio di parlare…

Vi ricordate del Sig. Bossi e della sua famiglia???
Dopo un periodo in cui erano scomparsi e finalmente stavano in completo silenzio, ora, come se fosse passato chissà quale tempo, credendosi rappacificati con i propri elettori e dimenticando quanto ancora le istituzioni prima ed il nostro paese poi, ne richiedono a titolo di compenso, per danni materiali e morali da loro commessi, ecco che avviene l’incredibile ( e… soltanto da noi certe cose possono accadere ) cioè che gli struzzi iniziano a rialzare il collo e parlano o meglio sparlano…, vista la banalità delle loro argomentazioni… 
Ed allora, convincendosi di essere crollati ben sotto il 3%, tentano una mossa a sorpresa che di effetto eclatante poco possiede… perché non ripete altro, quanto da sempre vanno ripetendo!!!
Quindi considerando il fallimento politico ed economico di questo nostro Stato Italiano, il cosiddetto presidente della Lega Umberto Bossi ( conta oggi come nella briscola… come il due di bastone, quando la giocata e a spade ), dichiara che ormai siamo sul punto del non ritorno… è c’è soltanto una strada, la secessione…, beata questa supplica… che possa realizzarsi  presto, prestissimo, immediatamente per quanto mi riguarda…!!!  
Intervenendo a una festa del Carroccio dalle parti di Varese, il senatour dando seguito a quanto richiesto a gran voce dal presidente della Provincia di Varese, Dario Galli, con la pretesa di voler imitare il modello padano e di trasferirlo a tutto il resto d’Italia, alza il tiro dicendo che non bisogna padanizzare l’Italia ma mandarla a fanculo…, e questo perché non è possibile pensare che Roma possa cambiare… in quanto vuole solo il nostro portafoglio…, strano perché mi sembra lo stesso che da sempre ha fatto lui e la sua family… che proprio nel portafoglio del carroccio le mani c’è l’hanno messe ed anche bene… 
E per finire la solita comica, conclude con le sue solite cazzate riprendendo il discorso sulla macroregione alpina, avviata con un patto firmato di recente in Svizzera e che dovrebbe portare all’indipendenza… e come bandiera, una ed una soltanto, il Sole delle Alpi e non più il tricolore…, chissà, io avrei visto meglio a rappresentarla, la nebbia della padania…
Non pensiate comunque che le follie che va dicendo possano dipendere dalla malattia dalla quale è stato colpito, ma la verità è che lui era già cosi di suo… e purtroppo a certe malattie ereditarie non vi è alcuna soluzione…

Bossi ha ancora il coraggio di parlare…

Vi ricordate del Sig. Bossi e della sua famiglia???
Dopo un periodo in cui erano scomparsi e finalmente stavano in completo silenzio, ora, come se fosse passato chissà quale tempo, credendosi rappacificati con i propri elettori e dimenticando quanto ancora le istituzioni prima ed il nostro paese poi, ne richiedono a titolo di compenso, per danni materiali e morali da loro commessi, ecco che avviene l’incredibile ( e… soltanto da noi certe cose possono accadere ) cioè che gli struzzi iniziano a rialzare il collo e parlano o meglio sparlano…, vista la banalità delle loro argomentazioni… 
Ed allora, convincendosi di essere crollati ben sotto il 3%, tentano una mossa a sorpresa che di effetto eclatante poco possiede… perché non ripete altro, quanto da sempre vanno ripetendo!!!
Quindi considerando il fallimento politico ed economico di questo nostro Stato Italiano, il cosiddetto presidente della Lega Umberto Bossi ( conta oggi come nella briscola… come il due di bastone, quando la giocata e a spade ), dichiara che ormai siamo sul punto del non ritorno… è c’è soltanto una strada, la secessione…, beata questa supplica… che possa realizzarsi  presto, prestissimo, immediatamente per quanto mi riguarda…!!!  
Intervenendo a una festa del Carroccio dalle parti di Varese, il senatour dando seguito a quanto richiesto a gran voce dal presidente della Provincia di Varese, Dario Galli, con la pretesa di voler imitare il modello padano e di trasferirlo a tutto il resto d’Italia, alza il tiro dicendo che non bisogna padanizzare l’Italia ma mandarla a fanculo…, e questo perché non è possibile pensare che Roma possa cambiare… in quanto vuole solo il nostro portafoglio…, strano perché mi sembra lo stesso che da sempre ha fatto lui e la sua family… che proprio nel portafoglio del carroccio le mani c’è l’hanno messe ed anche bene… 
E per finire la solita comica, conclude con le sue solite cazzate riprendendo il discorso sulla macroregione alpina, avviata con un patto firmato di recente in Svizzera e che dovrebbe portare all’indipendenza… e come bandiera, una ed una soltanto, il Sole delle Alpi e non più il tricolore…, chissà, io avrei visto meglio a rappresentarla, la nebbia della padania…
Non pensiate comunque che le follie che va dicendo possano dipendere dalla malattia dalla quale è stato colpito, ma la verità è che lui era già cosi di suo… e purtroppo a certe malattie ereditarie non vi è alcuna soluzione…

Dio…visto da streetview…

Sapete cos’è street view??? E’ un programma offerto da Google per vedere in 3D, le strade delle Città nel mondo… ovviamente non di tutte, ma di quelle importanti certamente si…
Una strana attrezzatura digitale montata su una macchina riprende il percorso delle strade cittadine che poi assemblate riproducono in maniera reale il percorso!!!

Ora durante il percorso in una cittadina svizzera sul lago di Walen, nel Canton San Gallo, sembra che in una foto " Dio  " si stia godendo il panorama di questo lago svizzero…

Vi direte ma può essere mai che Google StreetView abbia veramente scoperto l’occhio di Dio sopra un lago svizzero?
La domanda può apparire assurda… ed è certamente una notizia particolare…
Il punto è che, in questa foto scattata a Quarten, , sopra una nuvola appaiono due figure… io a dire la verità ne vedo soltanto una e credo che quanto sopra sia un un riflesso delle lenti di Google…
Certo l’effetto è sorprendente, ma lo è ancora di più la necessità di volere trovare un Dio dove non c’è…l’avrei preferito vicino al Giappone, avrebbe potuto avvisare quei poveri trentamila giapponesi dell’arrivo di uno Tzunami…, ma forse la migliore cosa e che resti dov’è… inutile come sempre!!!
Preferisco guardare le immagini “ reali” riprese dalle macchine di google, visitare le altre citta soltanto attraverso un mouse ed un click… attraversare e godere di situazioni strane, dove vengono immortalate le situazioni più disperate…vedi quella sotto fotografata,  dove un autista di una nota società viene fotografato, chissà forse a chiedere una informazione stradale, oppure chissà… aveva bisogno di altro aiuto…
Attenti quindi, perchè a tutti può succedere di essere fotografati e di ritrovarsi accidentalmente…su streetview…!!!

Dio…visto da streetview…

Sapete cos’è street view??? E’ un programma offerto da Google per vedere in 3D, le strade delle Città nel mondo… ovviamente non di tutte, ma di quelle importanti certamente si…
Una strana attrezzatura digitale montata su una macchina riprende il percorso delle strade cittadine che poi assemblate riproducono in maniera reale il percorso!!!

Ora durante il percorso in una cittadina svizzera sul lago di Walen, nel Canton San Gallo, sembra che in una foto ” Dio  ” si stia godendo il panorama di questo lago svizzero…

Vi direte ma può essere mai che Google StreetView abbia veramente scoperto l’occhio di Dio sopra un lago svizzero?
La domanda può apparire assurda… ed è certamente una notizia particolare…
Il punto è che, in questa foto scattata a Quarten, , sopra una nuvola appaiono due figure… io a dire la verità ne vedo soltanto una e credo che quanto sopra sia un un riflesso delle lenti di Google…
Certo l’effetto è sorprendente, ma lo è ancora di più la necessità di volere trovare un Dio dove non c’è…l’avrei preferito vicino al Giappone, avrebbe potuto avvisare quei poveri trentamila giapponesi dell’arrivo di uno Tzunami…, ma forse la migliore cosa e che resti dov’è… inutile come sempre!!!
Preferisco guardare le immagini ” reali” riprese dalle macchine di google, visitare le altre citta soltanto attraverso un mouse ed un click… attraversare e godere di situazioni strane, dove vengono immortalate le situazioni più disperate…vedi quella sotto fotografata,  dove un autista di una nota società viene fotografato, chissà forse a chiedere una informazione stradale, oppure chissà… aveva bisogno di altro aiuto…
Attenti quindi, perchè a tutti può succedere di essere fotografati e di ritrovarsi accidentalmente…su streetview…!!!

Italiani come topi…

Con una campagna pubblicitaria mirata è partita da qualche mese a Lugano, una diffamazione a sfondo razzista nei riguardi degli Italiani e dei nuovi cittadini della comunita Europea.

I protagonisti di queste immagini esposte in molti cartelloni sono tre ratti: Fabrizio, Giulio e Bogdan!!!
Si avete capito bene tre topi che rappresentano quei cittadini  che giornalmente vanno a lavorare in Svizzera e tra questi troviamo anche il nostro ministro Tremonti ( “Giulio” infatti e lui…).
Tralasciando il nome del deficiente che ha potuto inventarsi una pubblicità così volgare…, vorrei soffermarmi comunque sul fatto che a volte queste provocazione, nascondino un vero e proprio disagio civile…e che questo trovi attraverso casse di risonanza come la pubblicità, un momento di sfogo e nuovi adepti per futuri movimenti politici a carattere xenofobo…   
Non dimentichiamoci che proprio in questi giorni, le discriminazioni messe in atto dal governo Francese sulla vicenda del Burqà e degli extracomunitari seguiti a ruota da molti altri paesi europei tra cui anche l’Italia, stanno facendo emergere un problema reale che è quello della convivenza, del rispetto delle regole, della mancanza di lavoro, dell’aumento di crimini…
Alle ultime elezioni in molti paesi europei anche tra quelli da sempre più civili quali la Svezia, il partito nazionalista ha raggiunto il 5%… 
Nel caso particolare della Svizzera, la motivazione è certamente un’altra…; loro da sempre hanno vissuto e guadagnato sul sistema bancario, cioè l’ingresso di denaro/titoli/preziosi depositati presso i loro caveu senza chiederne mai l’indubbia provenienza…, sia che questa fosse derivante da evasione fiscale o da associazioni malavitose… l’importante è fare soldi…
Oggi la politica di Berlusconi, con il rientro delle somme depositate, grazie allo scudo fiscale, ha fatto sì che le Banche Svizzere, abbiano ad avere grosse ripercussioni finanziarie…; e allora ecco le ritorsioni… a cominciare da coloro che vanno a lavorare lì, con il rischio oggi concreto, anche della propria incolumità personale e familiare…
Ovviamente con la disoccupazione intorno al 4,5% tutti sono ancora tranquilli, ma state certi che appena tale percentuale raddoppierà… allora vedrete che saranno problemi…
Oggi i nostri lavoratori  in Svizzera oltre che ovviamente lavorare ad uno salario dimezzato rispetto a quello dato ai cittadini svizzeri, consuamno, producono e pagano anche le tasse… ma soprattutto rendono il doppio!!!

Non dimentichiamoci che questi…sono stati capaci di barattare la loro cosiddetta libertà e democrazia quale  ” Stato Neutrale “, con il Sig. Hitler…, ricevendo nei loro caveau, l’oro rubato agli Ebrei… ; come dice la frase ” A caval donato non si guarda in bocca ” peccato che se avessero guardato bene si sarebbero accorti che quell’oro proveniva proprio dalle bocche di quei poveri sventurati… prelevato prima di essere mandati  a morire nelle camere a gas di Auschwitz e degli altri lager nazisti…
Credo che questi Svizzeri hanno poco da insegnare oggi e farebbero bene a starsene solamente zitti…
La loro colpa non è ancora espiata!!!

Italiani come topi…

Con una campagna pubblicitaria mirata è partita da qualche mese a Lugano, una diffamazione a sfondo razzista nei riguardi degli Italiani e dei nuovi cittadini della comunita Europea.

I protagonisti di queste immagini esposte in molti cartelloni sono tre ratti: Fabrizio, Giulio e Bogdan!!!
Si avete capito bene tre topi che rappresentano quei cittadini  che giornalmente vanno a lavorare in Svizzera e tra questi troviamo anche il nostro ministro Tremonti ( “Giulio” infatti e lui…).
Tralasciando il nome del deficiente che ha potuto inventarsi una pubblicità così volgare…, vorrei soffermarmi comunque sul fatto che a volte queste provocazione, nascondino un vero e proprio disagio civile…e che questo trovi attraverso casse di risonanza come la pubblicità, un momento di sfogo e nuovi adepti per futuri movimenti politici a carattere xenofobo…   
Non dimentichiamoci che proprio in questi giorni, le discriminazioni messe in atto dal governo Francese sulla vicenda del Burqà e degli extracomunitari seguiti a ruota da molti altri paesi europei tra cui anche l’Italia, stanno facendo emergere un problema reale che è quello della convivenza, del rispetto delle regole, della mancanza di lavoro, dell’aumento di crimini…
Alle ultime elezioni in molti paesi europei anche tra quelli da sempre più civili quali la Svezia, il partito nazionalista ha raggiunto il 5%… 
Nel caso particolare della Svizzera, la motivazione è certamente un’altra…; loro da sempre hanno vissuto e guadagnato sul sistema bancario, cioè l’ingresso di denaro/titoli/preziosi depositati presso i loro caveu senza chiederne mai l’indubbia provenienza…, sia che questa fosse derivante da evasione fiscale o da associazioni malavitose… l’importante è fare soldi…
Oggi la politica di Berlusconi, con il rientro delle somme depositate, grazie allo scudo fiscale, ha fatto sì che le Banche Svizzere, abbiano ad avere grosse ripercussioni finanziarie…; e allora ecco le ritorsioni… a cominciare da coloro che vanno a lavorare lì, con il rischio oggi concreto, anche della propria incolumità personale e familiare…
Ovviamente con la disoccupazione intorno al 4,5% tutti sono ancora tranquilli, ma state certi che appena tale percentuale raddoppierà… allora vedrete che saranno problemi…
Oggi i nostri lavoratori  in Svizzera oltre che ovviamente lavorare ad uno salario dimezzato rispetto a quello dato ai cittadini svizzeri, consuamno, producono e pagano anche le tasse… ma soprattutto rendono il doppio!!!

Non dimentichiamoci che questi…sono stati capaci di barattare la loro cosiddetta libertà e democrazia quale  " Stato Neutrale “, con il Sig. Hitler…, ricevendo nei loro caveau, l’oro rubato agli Ebrei… ; come dice la frase ” A caval donato non si guarda in bocca “ peccato che se avessero guardato bene si sarebbero accorti che quell’oro proveniva proprio dalle bocche di quei poveri sventurati… prelevato prima di essere mandati  a morire nelle camere a gas di Auschwitz e degli altri lager nazisti…
Credo che questi Svizzeri hanno poco da insegnare oggi e farebbero bene a starsene solamente zitti…
La loro colpa non è ancora espiata!!!

Un aiuto dato a coloro che ne hanno bisogno… preghiamo…

Molti gerarchi nazisti come Eichmann, Mengele, Priebke, trovarono rifugio in Argentina. Ad attuare la loro fuga era la Organisation der ehemaligen SS-Angehöringen, detta “operazione Odessa”; questa aveva complicità sia nella Chiesa cattolica ma anche con il regime del presidente Juan Carlos Perón. Oggi attraverso materiali inediti dei servizi americani ed europei si ricostruisce l’intera filiera di Odessa, svelando i contatti di Perón con i nazisti; l’azione degli agenti segreti di Himmler giunti a Madrid per preparare una via di fuga nel 1944, e dal 1946 attivi a Buenos Aires con diramazioni in Scandinavia, Svizzera e Italia; gli accordi tra il governo e la Chiesa cattolica argentina e la complicità delle autorità svizzere.
Solo ora si aprono prospettive di lavoro più analitiche su questo tema, per anni rimasto un buco nero della ricerca storica. L’infinita mole di volumi pubblicati sulla seconda guerra mondiale si interrompe improvvisamente davanti alle macerie del Reichstag o, nel migliore dei casi, nell’aula di tribunale di Norimberga, ignorando volutamente le centinaia (e forse migliaia) di criminali di guerra sfuggiti alla morte o alla cattura e rifugiatisi in America Latina (ma anche negli Stati Uniti e in altri paesi del blocco occidentale).
Oggi si è in grado di mettere insieme il materiale sufficiente per ricostruire la vicenda generale della fuga dei criminali di guerra dall’Europa e quella specifica di alcuni di loro, fra cui Ante Pavelić ( Poglavnik dello Stato Indipendente Croato), Adolf Eichmann (il “ferroviere” dell’Olocausto), Erich Priebke (il responsabile della strage delle Fosse Ardeatine), Josef Mengele (il “dottore della morte” di Auschwitz). Gli archivi della Croce rossa in Svizzera; quelli belgi che conservano il diario di uno dei più importanti criminali fuggiti in Argentina; i documenti dei servizi segreti americani; i moduli di sbarco e i permessi rilasciati dall’Ufficio immigrazione di Buenos Aires; i pochi documenti Vaticani messi a disposizione.


Il quadro che ne viene fuori è al tempo stesso maestoso e deprimente, per la serie di connivenze e di interessi incrociati che fruttarono l’impunità e spesso una vita agiata a individui che si erano resi responsabili delle peggiori atrocità in tempo di guerra. A tutto ciò contribuì l’acquiescenza dei servizi segreti occidentali, che permisero la fuga di gran parte dei criminali già in arresto; l’ignavia della Croce rossa, che fornì i documenti di viaggio… chissà po per quale ragione senza effettuarne il minimo controllo; l’interesse politico ed economico (la necessità di tecnici specializzati, per esempio nel settore aeronautico) di Perón e del suo entourage, che organizzò una vera e propria rete di espatrio clandestino; la malintesa e molto sospetta carità cristiana di alcuni fra i più alti esponenti del Vaticano (vescovi austriaci, argentini e croati, con la provata complicità di Pio XII…non dimentichiamoci dei suoi “ silenzi “ e del cardinale Montini, futuro Paolo VI), tanto attivi nell’organizzare una via di salvezza per i criminali cattolici quanto nel negare aiuti sostanziali agli ebrei sottoposti a sterminio pochi anni prima.

In pratica, gli emissari di Perón in Europa – spesso già in contatto con i servizi segreti nazisti durante la guerra – misero in piedi due strutture di fuga, l’una negli anni 1945-47, attraverso soprattutto la Spagna franchista, per mettere in salvo i criminali cattolici (rexisti belgi, fascisti francesi, ustaša croati); l’altra negli anni 1947-49, a vantaggio soprattutto dei nazisti tedeschi e transitante per l’Italia. Spesso fatti fuggire dai campi di prigionia alleati grazie all’aiuto di alti prelati, i criminali di guerra erano tenuti in clandestinità in monasteri o appartamenti di proprietà del Vaticano. Intanto gli inviati argentini procuravano loro i documenti di viaggio della Croce rossa e l’assenso all’immigrazione delle autorità argentine (ancora nel dopoguerra spesso propense a negare i permessi ai profughi ebrei). Infine, questi individui giungevano in Argentina (talvolta grazie a voli della compagnia di bandiera o a un’agenzia privata gestita dagli stessi che ne avevano organizzato l’espatrio), dove venivano accolti a braccia aperte da altri nazisti e filonazisti precedentemente sbarcati, in grado di procurar loro una sistemazione, un lavoro e non di rado un incontro con lo stesso Perón.

Chi pagherà per le responsabilità globali, che attraverso istituzioni quali il Governo argentino, il Vaticano e la Croce Rossa e quanti ancora in maniera del tutto personale hanno dato moto alla più attiva ” Squadra salva Nazisti ” nel dopoguerra?

Un aiuto dato a coloro che ne hanno bisogno… preghiamo…

Molti gerarchi nazisti come Eichmann, Mengele, Priebke, trovarono rifugio in Argentina. Ad attuare la loro fuga era la Organisation der ehemaligen SS-Angehöringen, detta “operazione Odessa”; questa aveva complicità sia nella Chiesa cattolica ma anche con il regime del presidente Juan Carlos Perón. Oggi attraverso materiali inediti dei servizi americani ed europei si ricostruisce l’intera filiera di Odessa, svelando i contatti di Perón con i nazisti; l’azione degli agenti segreti di Himmler giunti a Madrid per preparare una via di fuga nel 1944, e dal 1946 attivi a Buenos Aires con diramazioni in Scandinavia, Svizzera e Italia; gli accordi tra il governo e la Chiesa cattolica argentina e la complicità delle autorità svizzere.
Solo ora si aprono prospettive di lavoro più analitiche su questo tema, per anni rimasto un buco nero della ricerca storica. L’infinita mole di volumi pubblicati sulla seconda guerra mondiale si interrompe improvvisamente davanti alle macerie del Reichstag o, nel migliore dei casi, nell’aula di tribunale di Norimberga, ignorando volutamente le centinaia (e forse migliaia) di criminali di guerra sfuggiti alla morte o alla cattura e rifugiatisi in America Latina (ma anche negli Stati Uniti e in altri paesi del blocco occidentale).
Oggi si è in grado di mettere insieme il materiale sufficiente per ricostruire la vicenda generale della fuga dei criminali di guerra dall’Europa e quella specifica di alcuni di loro, fra cui Ante Pavelić ( Poglavnik dello Stato Indipendente Croato), Adolf Eichmann (il “ferroviere” dell’Olocausto), Erich Priebke (il responsabile della strage delle Fosse Ardeatine), Josef Mengele (il “dottore della morte” di Auschwitz). Gli archivi della Croce rossa in Svizzera; quelli belgi che conservano il diario di uno dei più importanti criminali fuggiti in Argentina; i documenti dei servizi segreti americani; i moduli di sbarco e i permessi rilasciati dall’Ufficio immigrazione di Buenos Aires; i pochi documenti Vaticani messi a disposizione.


Il quadro che ne viene fuori è al tempo stesso maestoso e deprimente, per la serie di connivenze e di interessi incrociati che fruttarono l’impunità e spesso una vita agiata a individui che si erano resi responsabili delle peggiori atrocità in tempo di guerra. A tutto ciò contribuì l’acquiescenza dei servizi segreti occidentali, che permisero la fuga di gran parte dei criminali già in arresto; l’ignavia della Croce rossa, che fornì i documenti di viaggio… chissà po per quale ragione senza effettuarne il minimo controllo; l’interesse politico ed economico (la necessità di tecnici specializzati, per esempio nel settore aeronautico) di Perón e del suo entourage, che organizzò una vera e propria rete di espatrio clandestino; la malintesa e molto sospetta carità cristiana di alcuni fra i più alti esponenti del Vaticano (vescovi austriaci, argentini e croati, con la provata complicità di Pio XII…non dimentichiamoci dei suoi “ silenzi “ e del cardinale Montini, futuro Paolo VI), tanto attivi nell’organizzare una via di salvezza per i criminali cattolici quanto nel negare aiuti sostanziali agli ebrei sottoposti a sterminio pochi anni prima.

In pratica, gli emissari di Perón in Europa – spesso già in contatto con i servizi segreti nazisti durante la guerra – misero in piedi due strutture di fuga, l’una negli anni 1945-47, attraverso soprattutto la Spagna franchista, per mettere in salvo i criminali cattolici (rexisti belgi, fascisti francesi, ustaša croati); l’altra negli anni 1947-49, a vantaggio soprattutto dei nazisti tedeschi e transitante per l’Italia. Spesso fatti fuggire dai campi di prigionia alleati grazie all’aiuto di alti prelati, i criminali di guerra erano tenuti in clandestinità in monasteri o appartamenti di proprietà del Vaticano. Intanto gli inviati argentini procuravano loro i documenti di viaggio della Croce rossa e l’assenso all’immigrazione delle autorità argentine (ancora nel dopoguerra spesso propense a negare i permessi ai profughi ebrei). Infine, questi individui giungevano in Argentina (talvolta grazie a voli della compagnia di bandiera o a un’agenzia privata gestita dagli stessi che ne avevano organizzato l’espatrio), dove venivano accolti a braccia aperte da altri nazisti e filonazisti precedentemente sbarcati, in grado di procurar loro una sistemazione, un lavoro e non di rado un incontro con lo stesso Perón.

Chi pagherà per le responsabilità globali, che attraverso istituzioni quali il Governo argentino, il Vaticano e la Croce Rossa e quanti ancora in maniera del tutto personale hanno dato moto alla più attiva “ Squadra salva Nazisti ” nel dopoguerra?