
Oggi sento il bisogno di parlare di una questione che mi sta profondamente a cuore, e che purtroppo si ripete con una sconcertante regolarità…
Rifletto da tempo su come il mancato rispetto dei contratti, l’aumento indiscriminato delle ore lavorative e l’erosione delle tutele possano creare un terreno fertile per la tragedia.
Si tratta di un circolo vizioso che, ahimè, continua a mietere “vittime bianche”, ogni giorno, rendendo il lavoro non un luogo di dignità, ma di pericolo.
Mi torna altresì in mente – quanto ho sempre evidenziato nel mio blog – un’altra ambigua circostanza, una procedura che avrebbe dovuto essere un faro di trasparenza. ,
Per anni, ad esempio, ho denunciato il fatto che, nonostante fosse prevista dalla normativa, questa pratica fosse sistematicamente ignorata da molti Committenti, in particolare dai suoi dirigenti, come se le regole fossero optional e non prescrizioni vitali.
Eppure, finalmente, dopo tanto insistere, vedo finalmente un segnale di cambiamento, seppur a macchia di leopardo.
Ho constatato personalmente, negli ultimi mesi, che alcuni General Contractor, non tutti purtroppo, stanno iniziando a richiedere con serietà le liberatorie, accompagnate dai relativi bonifici, a tutte le maestranze coinvolte nelle catene d’appalto.
Un passo fondamentale, perché certifica il pagamento e il rispetto dei diritti di chi lavora, dall’appaltatrice principale fino all’ultimo subappaltatore o fornitore. Già… un riconoscimento formale che il lavoratore esiste, è stato retribuito, e non è un fantasma nel sistema.
Pensando a questo, non posso non ricordare quanto accaduto nella mia regione, dove la Fillea Cgil Sicilia ha sollevato il velo su irregolarità profonde negli appalti pubblici. Denunciavano accordi aziendali che, con un lessico calcolatamente edulcorato, trasformavano lo straordinario in “lavoro aggiuntivo”, retribuito forfettariamente e privato di ogni tutela indiretta e differita.
Una deroga silenziosa al contratto nazionale che svuota la dignità del lavoratore. Ma la risposta di taluni Enti (committenti) non è stata lineare, anzi in molte occasioni hanno preferito non affrontare il merito, ma girare lo sguardo, addirittura omettendo di coinvolgere il sindacato nelle comunicazioni successive.
Un comportamento che, ho letto, ha portato la vicenda davanti al Giudice del Lavoro per un presunto comportamento antisindacale!
Tutto questo mi fa pensare a una partita, sì… una partita in cui le regole sono chiare, ma chi dovrebbe arbitrare a volte sembra dimenticarsi di farlo, o addirittura scende in campo in modo maldestro negli ultimi minuti.
Noi, però, non possiamo essere spettatori passivi di questo gioco. Perché quando si gioca con i diritti e la sicurezza delle persone, l’unico gol che si segna è quello della negazione della vita stessa e ogni “vittima bianca” è una sconfitta per tutti noi.










