Archivi tag: detenuti

Quando la fede si intreccia con il crimine: una storia di ’ndrangheta e contraddizioni…

In una recente operazione della Procura di Brescia, emerge uno scenario che sembra uscito da un romanzo noir…

Già… una suora, figura simbolo di pace e dedizione, posta al servizio della criminalità organizzata: sì… quella calabrese, la nota ’ndrangheta…
Cosa dire, due vite agli antipodi unite dallo stesso sistema, perché da un lato, vi era un temuto elemento di spicco della ’ndrangheta lombarda, dall’altro, una suora, che secondo le indagini avrebbe messo le sue mansioni carcerarie al servizio del sodalizio criminale. 
Infatti, in una conversazione intercettata, un affiliato si riferisce a lei con parole inquietanti: «È una dei nostri. Se ti serve qualcosa dentro, chiedi a lei». 
La religiosa difatti sarebbe stata un importante tramite tra i membri del clan detenuti e quelli operativi fuori dal carcere, dimostrando come la rete mafiosa sappia insinuarsi anche in quelle fenditure insospettabili.
L’indagine ha ora portato all’arresto di ben 25 persone, tutte accusate di reati che vanno dal traffico di droga e armi all’usura, fino al riciclaggio e alle estorsioni. 
Tra i nomi eccellenti figurano anche ex consiglieri comunali, accusati di aver negoziato appalti pubblici in cambio di supporto elettorale, confermando ancora una volta il connubio – purtroppo frequente – tra politica e criminalità organizzata.
Cosa aggiungere… una pagina nera nella lotta alla criminalità, uno specchio delle contraddizioni umane e sociali. 
Una dimostrazione di come il crimine sappia corrompere e sfruttare ogni spazio, persino quelli dedicati alla fede e alla redenzione.
Viene spontaneo chiedervi cosa ne pensate? Come è possibile che realtà così distanti si intreccino in modo tanto inquietante? Se volete inviare la vostra risposta, sarò ben lieto di condividerla.

Emergenza carceri: la società civile non puo più restare a guardare!!!

La questione dei penitenziari in Italia rappresenta un grave problema….

Da anni ci troviamo di fronte a strutture fatiscenti, obsolete e inadeguate a garantire la sicurezza e il recupero dei detenuti. 

È naturale chiedersi per quanto tempo ancora possiamo ignorare questa emergenza, ma soprattutto è fondamentale riflettere su che tipo di pena vogliamo infliggere a chi ha violato le norme della civile convivenza, riconoscendo che il carcere dovrebbe mirare al recupero e non solo alla punizione.

È essenziale differenziare i detenuti in base al reato commesso: non si possono mescolare individui che hanno commesso crimini gravi con coloro che hanno violato norme amministrative. 

Egualmente, va posta attenzione ai minori, che in carcere si ritrovano a contatto con affiliati di organizzazioni criminali, i quali spesso li attraggono in un percorso di affiliazione piramidale, con promesse allettanti in stile “Gomorra.”

L’emergenza delle carceri richiede una riflessione collettiva, coinvolgendo tutti i soggetti interessati, per affrontare seriamente i problemi di sovraffollamento, inadeguatezza delle strutture e gestione eterogenea dei detenuti. 

Questi fattori aumentano i rischi per i più vulnerabili e per il personale carcerario, aggravando una situazione già critica. Un piano di ristrutturazione o, meglio ancora, la costruzione di nuovi istituti potrebbe portare benefici significativi.

L’introduzione di penitenziari differenziati per categoria di reato – tra reati penali e amministrativi – aiuterebbe a limitare le influenze negative sui detenuti non abituali, promuovendo percorsi di recupero mirati. 

Per i giovani detenuti, la situazione è ancora più delicata: il rischio di affiliazione criminale è elevato in mancanza di un ambiente protettivo e di programmi di reinserimento sociale. Separare i minori e offrire loro percorsi educativi e riabilitativi è indispensabile per aiutarli davvero.

È chiaro come il ruolo delle istituzioni sia centrale: serve una vera riforma del sistema penitenziario che coinvolga tribunali di sorveglianza, avvocati, operatori sociali, associazioni e la società civile. 

Solo attraverso un impegno condiviso si potrà creare un sistema più giusto ed efficace.

Scriveva Dostoevskij: Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni!!!

Stamani??? Le solite notizie di cronaca che riguardano ahimè la nostra Sicilia!!!

Ho acceso stamani il cellulare e spostando il dito per aprire la finestra laterale di sinistra, ho iniziato a leggere le notizie in elenco riportate, molte delle quali facevano riferimento ad alcune note testate giornalistiche: “LASICILIA”, “LIVE SICILIA”, etc…

Beh, come solitamente avviene la cronaca occupa la parte predominante di quegli articoli, in particolare sono quelli che fanno riferimento alla criminalità organizzata ad occupare quelle pagine che trattano le confidenze intercettate dalle forze dell’ordine dei suoi affiliati, le dichiarazioni dei pentiti, i libri mastri ritrovati, le procedure d’ingresso nell’isola di droga, armi, denaro, ma anche quei metodi estorsivi posti in atto per raccogliere denaro da destinare ai detenuti, agli ex detenuti e a tutti gli affiliati in difficoltà, una cassa utilizzata come fosse un’ammortizzatore sociale…

Ci sono poi i colletti bianchi, i dipendenti pubblici infedeli, i professionisti legati a doppia maglia con quel sistema corruttivo e clientelare, ma non solo, anche tutte quelle società utilizzate per il riciclo dei proventi illeciti dei vari clan, parliamo di società meglio conosciute come “cartiere” che sappiamo da tempo, come foraggino quel sistema illegale…

Ora, leggendo questi articoli di cronaca mi chiedo se soltanto il sottoscritto comprenda quanto accade quotidianamente nella nostra regione, perché sono anni che se ne parla, ma alla fine non cambia nulla, a dimostrazione quindi che quel contrasto tanto celebrato costantemente dagli uomini delle nostre istituzioni, sia soltanto una presa per il cul…

Non dico che non si faccia parecchio per osteggiare quei meccanismi illegali, ma certamente se i risultati che si ottengono o che si sono ottenuti nel corso di questi anni sono questi, se si osservano quanto essi siano di fatto sterili per non dire inutili, valutando infatti le modalità con cui quell’associazione delinquenziale proceda, si comprende il perché essa continui in maniera agevole e senza alcun ostacolo…

Difatti, ad un affiliato arrestato ne subentra un altro, a una società sequestrata eccone subito un’altra e via discorrendo… quindi di cosa parliamo, se continua a restare questa la modalità di contrasto e quindi di contrapposizione, beh… lo Stato perderà sempre!!!

Ma d’altronde va detto, se chi dovrebbe porre in atto quelle necessarie misure è poi il primo che non le concretizza, ditemi: ma come si può sperare di cambiare questo stato di fatto???

Sì… leggendo ogni giorno quelle notizie, ripenso ad una frase detta dallo scrittore Antonio Amurri: “La lotta alla criminalità organizzata è molto difficile, perché la criminalità è organizzata, ma noi no”!!!

Arresti domiciliari??? Quale grave patimento …

Voglio farvi una confidenza… questa storia degli arresti domiciliari mi sta un po’ sul cazz… 
Sì, comprendo perfettamente quanto è previsto dalla normativa vigente e soprattutto che in mancanza di una sentenza definitiva, bisogna attendere che le prove di colpevolezza trovino i dovuti riscontri…
Ma così facendo, difficilmente si troverà mai qualcuno pronto ad ammettere le proprie colpe e i reati commessi (quando questi ovviamente hanno motivo d’esistere), poiché ovattati all’interno della propria abitazione e protetti dal calore dai cari, si proverà in tutti i modi a dimostrare la propria innocenza, anche quando si sa quest’ultima, non essere la verità… 
D’altronde, quella sofferenza di stare rinchiuso in casa, quanto incide realmente sul morale di quei soggetti???
Provano angoscia, patimento, sentono quel castigo come fosse una forma di espiazione…???
Il sottoscritto crede proprio di no, d’altro canto ciascuno di essi gode in casa propria di tutti i confort a cui solitamente si è abituati, si possono espletare nuovamente quelle proprie passioni ed è anche un modo per riprendere i lavori a suo tempo tralasciati, mi riferisco a quegli hobby a cui un tempo, forse da ragazzi, si ci dedicava…
Già, in questo periodo (di reclusione forzata…) si può riprendere a leggere in maniera intensa, si può iniziare a scrivere, si dedica quel proprio tempo alla famiglia, in particolare se si è nonni e la casa è piena di nipotini…
Ecco perché non credo agli arresti domiciliari…
Diversamente infatti sarebbe la vita di questi soggetti, se fossero reclusi…   
Volete mettere quell’abitazione che – grazie ai proventi derivanti dalle corruzioni – è formata da una villa lussuosa con piscina e tutti confort di un centro benessere, con una cella di otto metri quadrati, dove si viene posti insieme ad altre due persone sconosciute???
Tre letti, un tavolo di 80 centimetri per 60, tre sgabelli, tre armadietti… 
Sì, perché nei nostri penitenziari causa il sopra affollamento, non esistono celle singole, per cui finiti lì dentro, ci si ritrova a condividere quello spazio ristretto con individui che sono lì per scontare le proprie pene, a volte lunghe, altre volte lunghissime…

Si cerca quindi giunti lì di sopravvivere, di mantenere giorno dopo giorno un livello di vivibilità meno indecente possibile e chiusi in quel poco spazio a disposizione, si cerca se pur costretti a condividere tutto, anche la propria intimità, di contare i giorni che restano alla libertà…
E’ come se all’improvviso tutto si riempie, quasi fosse una stanza piena di acqua che man mano sale, lasciando al recluso un po’ di aria…
Ecco che s’inizia a morire… anche perché le persone a cui chiedere aiuto non ci sono e quelle presenti nella stanza, non hanno alcuna intenzione di aiutarvi… d’altro canto sono persone che nemmeno si conosce, soggetti con culture e usanze ed anche religioni differenti, individui che in altre circostanze non si sarebbero neppure avvicinati… ed ora incredibilmente, si chiede loro aiuto???
Vivere lì dentro è impossibile, soprattutto per chi non vi è abituato, per quanti non fanno parte di quell’ambiente, dove da generazioni, si entra e si esce e dove il penitenziario viene visto come una seconda casa, piena di familiari e amici da poter – di tanto in tanto – rincontrare… 
Ma per gli altri, per quei professionisti dai colletti “amidati”, per quei medici, dirigenti, funzionari, professori, commercialisti, avvocati ed anche magistrati, ecco per loro la questione è diversa, per loro non è facile stravolgere quella linea di demarcazione, sotto la quale non si è mai scesi…  
Ora viceversa devono trovare un modo per sopravvivere, già… in quell’ambiente così “pericoloso” devono abituarsi a condividere tutto e soprattutto non devono mai calpestare gli altri detenuti senza nel frattempo farsi sottomettere per non perdere quel po’ di dignità che ancora gli resta…
Ecco perché credo che quella particolare situazione possa ritornare utile, affinché quei soggetti corrotti – celati da professionisti perbene – possano riflettere sui propri errori e chissà anche rivelare tutti i retroscena di quelle azioni corruttive e di quanti avevano di fatto partecipato…
Perché, se pur vero che l’uomo alla fine riesce sempre ad abituarsi a qualsiasi situazione, in questi casi particolari credo ci sia poco da fare, affinché quello spirito di sopravvivenza possa saper andare avanti…
Qui non è in conto l’essere umano, qui in gioco c’è tutto il percorso della propria vita, la consapevolezza del vissuto, le scelte giuste fatte e quelle errate, che l’hanno ahimè condotti lì…
Forse le parole sopra espresse possono sembrare dure, ma credo che quell’esperienza così difficile da sopportare, insegni a far mutare le persone a farle confrontare onestamente con se stessi, un modo nuovo per riscoprire la propria vita, senza finzioni, maschere o atteggiamenti di facciata, che si sa forse – in casa propria – quella stessa casa che negli anni che negli anni si è cercato di proteggere e rendere felice (attraverso lussi, regali e denaro) e che ora, sì ora che che si è “sottoposti agli arresti domiciliari” si prova ancora a proteggere,  forse per non far sentire ai familiari il peso di quella propria condizione e così si continua per l’ennesima volta a nascondere quelle proprie preoccupazioni, dietro una falsa felicità!!! 

Piazza Lanza

Vedere in qualla piazza centrale di Catania, ancora quella costruzione fatiscente, una bruttezza da vedersi, sia per i cittadini che per coloro, che in questa struttura dovranno convivere…
Soltanto in certi paesi del Terzo Mondo, le prigioni sono paragonate a dei lager, ma quì da noi, dove ci consideriamo civili, dovremmo cercare almeno di rendere vivibili queste strutture, anche nel rispetto non solo di chi ne è detenuto ma anche di quanti  ci lavorano. Qualcuno giustizialista starà pensando… meglio che soffrono…questo si meritano…ma il problema è la dignita umana, questa deve essere sempre garantita da uno Stato che vuol dirsi civile!!!
Ho saputo che i  detenuti per protestare hanno cominciato a battere con le proprie stoviglie…protesta che oltre che rumorosa per i vicini che già convivono con quella struttura, dovrebbe riuscire a smuovere la nostra  ” lenta ” ( come direbbe Celentano ),  classe politica”.
La rabbia potrebbe trasformarsi… ed esplodere in protesta…anche perchè nulla si fà per risolvere il problema del sovraffollamento, dei malati d’Aids, di poter aumentare gli organici della polizia penitenziaria, la possibilita di una diversa collocazione dei soggetti detenuti in base alle tipologie di reato ed anche a gl’anni di condanna… un ergastolano, non può essere posto con uno che esce dopo qualche mese…
Provate ad andare a Palma di Maiorca e vedrete un penitenziario che sembra un Hotel, non dimentichiamoci che i costi giornalieri per ogni detenuto sono di circa 350 Euro, ( una pensione completa a Rimini/Riccione costa circa 100 Euro converrebbe portarli tutti in vacanza al mare…), troppi sono davvero troppi è impensabile continuare a sopportare costi così elevati, soprattutto tenendo conto che molti di questi dovranno essere sostenuti per tutta una vita…Ecco per quanto riguarda coloro che hanno commesso crimini  tali da essere condannati con l’ergastolo, ecco per questi non posso credere, che una parte delle mie tasse, dovrà mantenerli sempre…

Una soluzione potrebbe essere quella di trasferirli su un’isola, certo potrei sembrare incoerente con quanto sopra e poco amorevole con i principi cristiani ricevuti, ma certamente, oggi ognuno deve ricevere dalla comunità, in maniera proporzionale a quanto ha seminato, ben sapendo che alle proprie scelte saranno commisurate pene severe e dove queste saranno effettivamente scontate… e non sto certamente parlando di saldi…
Ovviamente, per coloro cui purtroppo per cause forse anche accidentali, per scelte errate, a causa del contesto in cui vivono, per parenti e familiari non coerenti con i principi di moralità e correttezza.

Ecco, per questi che si ritrovano a dover convivere con la dura realtà del carcere, a questi si può e si deve dare un’altra possibilità, un’aiuto attraverso gli assistenti sociali e i psicologi, la scuola, l’insegnamento di nuovi mestieri, industriali, artigianali, fino a concretizzarsi attraverso l’utilizzo di strutture esterne che ne possano garantire la completa riabilitazione.
Restare indifferenti non è più possibile, tutti devono unirsi per risolvere i problemi di cui sopra e soprattutto coloro che sono demandati a governare, utilizzino quanto in loro possesso per dare una svolta seria e definitiva, per poter risolvere questo nostro grave problema sociale.

Spero di poter vedere un giorno una bellissima Piazza Lanza, con tanto verde, un parco giochi ed una panchina, dove un nonno seduto, ricorda il tempo lì andato, ed oggi libero, guardare  i suoi nipotini giorcare…