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Cosa nostra, 'ndrangheta e camorra: uno per tutti, tutti per uno!

Già… sembra che ormai, anche le organizzazioni criminali si siano date all’antica lingua latina: Unus pro omnibus, omnes pro uno: Tutti per uno, uno per tutti!

Un motto da romanzo cavalleresco, da eroi senza macchia. E invece no. Oggi è il mantra di chi eroico non ha nulla, ma di strategico ha tutto!

Perché quando cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra decidono di fare squadra, il business non è più una guerra tra clan: è un consorzio: Un sistema “lombardo“, perfettamente oliato, che tra Milano e Varese riscrive le regole del potere criminale.

E così nell’aula bunker di Opera, i nomi che leggeremo non saranno solo siciliani, calabresi o campani, ma saranno ibridi. Mandamenti del Sud che vanno a braccetto con cosche del Nord, tutti imputati per lo stesso reato: associazione mafiosa come “consorzio delle tre mafie“. 

Un anno fa, il Tribunale del Riesame e la Cassazione avevano condotto in carcere 41 indagati, ma la verità è che il processo più grande è già scritto: l’unione fa la forza e soprattutto il profitto.

Sì… una volta, al Nord, si ammazzavano per un porto, un appalto, una chilo di coca, oggi no! Hanno capito che il sangue costa, mentre i soldi stanno nelle mani giunte. E allora via alle “joint-venture“: la droga viaggia sulle stesse rotte, il riciclaggio usa gli stessi professionisti, i territori si spartiscono come azioni di una “S.p.A.”, sì… criminale!

Unus pro omnibus“, ovvero… ogni membro, ogni clan, è un tassello di un mosaico che vale più della somma delle parti. Se la ‘ndrangheta domina i rapporti con la Svizzera, i siciliani gestiscono i contatti con gli emiri, i campani il controllo delle periferie. E tutti si coprono le spalle, perché il nemico non è più l’altro clan, ma lo Stato!

E così, ironia della sorte, mentre la politica fatica a trovare alleanze, le mafie hanno fatto l’accordo di governo perfetto. 

Niente più faide, solo dividendi. E quel motto dei Tre Moschettieri? È la loro arma più moderna: fiducia. 

Perché quando un picciotto sa che può contare su un avvocato calabrese, un prestanome milanese e un corriere napoletano, il mercato è infinito.

E lo Stato viceversa cosa fa? Nulla… resta a guardare, a processare, a sperare che le condanne facciano il loro effetto, ma nel frattempo, loro, quelle mafie ora unite, hanno già cambiato gioco…

Ex giudice Saguto: dovranno essere rideterminate le pene!!!

I giudici della sesta sezione penale della Cassazione hanno rinviato alla corte d’Appello di Caltanissetta il processo che vede imputata l’ex giudice Silvana Saguto, già presidente del tribunale per le misure di prevenzione di Palermo, insieme ad altri 11 imputati, tutti accusati di corruzione e concussione per lo scandalo della gestione dei beni confiscati. 

I giudici d’Appello dovranno rideterminare le pene a cui erano stati condannati gli imputati. 

Secondo i giudici della Suprema Corte, alcuni reati contestati nei capi d’imputazione sarebbero già prescritti e pertanto le pene vanno rideterminate. 

Il Procuratore Generale della Suprema Corte, Simone Perelli, durante la requisitoria aveva chiesto di confermare la condanna a 8 anni e 10 mesi di carcere per Saguto emessa dalla corte d’Appello, ma di assolverla, “perché il fatto non sussiste“, per i tre capi di imputazione sulla rivelazione del segreto d’ufficio. 

Nel processo sono imputati anche l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, ex amministratore giudiziario per i beni confiscati che in Appello era stato condannato a 7 anni e 7 mesi, il professor Carmelo Provenzano, già condannato a 6 anni e 10 mesi, e per il commercialista Roberto Santangelo che in secondo grado aveva ricevuto una condanna a 4 anni e 2 mesi. 

Il Pg aveva chiesto la conferma anche per l’ex Prefetto di Palermo Francesca Cannizzo, già condannata a 3 anni.

Cartelle esattoriali nulle!!!

Immagino la paura quando rispondendo al citofono, dall’altra parte si sente una voce urlare che dice “c’è da firmare una raccomandata”!!!
Il panico… come dicono le mie figlie, cosa sarà mai…???
Una multa, una cartella esattoriale, sicuramente è qualcosa da pagare…
Ecco quindi dare vita al piano B… 
Si adottano tutta una serie di tecniche e strategie per evitare quella consegna o quell’accertamento…
Bisogna adottare tutta una una serie di soluzioni per evitare di prendere in consegna quella cartella… oppure quando si viene scoperti, si provano a trovare una serie di “vizi”, affinché quella stessa cartella possa essere pagata il più lontano possibile…
Ecco che all’improvviso finalmente succede qualcosa di meraviglioso… già, non bisogna più avere paura di quella parola chiamata “Equitalia”…
Sì… perché a darci sostegno sono intervenute alcune sentenze, tra cui quella della Cassazione (Civile tributaria) n.4516 del 21 Marzo 2012, corroborata dalla sentenza del T.A.R. Lazio, che di fatto annullava le cartelle d’Equitalia non redatte o firmate da un dirigente!!!
In sostanza, nella sentenza della Cassazione, vi è riportata la precisione con cui deve essere redatta una cartella esattoriale, la quale, non deve essere limitata alla cifra globale, ma bensì deve dettagliare ogni singolo calcolo e specificare le singole aliquote che annualmente sono state maturate. 
Quanto sopra per evitare la situazione in cui sia lo stesso contribuente a dover fare le indagini, che risulterebbe una violazione del diritto di difesa, che è del resto quanto costituzionalmente garantito…
Ecco quindi che a seminare ogni dubbio viene deciso che, tutte le cartelle notificate dopo il mese di Giugno del 2008, sono illegittime, se prive dell’indicazione della base di calcolo!!!
Si avete capito bene… ILLEGITTIME!!!
Oltre a ciò, tanto per chiarire meglio la situazione, è intervenuta una seconda sentenza, questa volta della Commissione Tributaria Regionale del Piemonte, che con sentenza n.92 del 1° Ottobre del 2012, che ha ripetuto quanto detto dalla precedente Cassazione, in particolare ha specificato come l’atto di riscossione, deve presentare tutti gli elementi che consentono al contribuente di verificare la correttezza dei calcoli effettuati (es. metodo calcolo interessi), altrimenti è invalida, quindi a tutti gli effetti quella cartella è nulla e non va di conseguenza pagata.
Basta  quindi trucchi, basta doversi camuffare davanti al postino… non c’è più bisogno di compiere futili opposizione all’esecuzione o contestare la nullità della notifica… 
Oggi dovete esclusivamente festeggiare e di quel denaro risparmiato… godetevelo, prolungate ancora per un po’, le vostre vacanze!!!

Prima contro la mafia, dopo contro lo Stato: 25 anni di processi per avere giustizia!!!

Bruno Contrada, capo della mobile a Palermo negli anni di piombo, in prima linea contro la mafia in un periodo in cui s’indagava sui collegamenti tra mafia e Stato e in quella cosiddetta “zona grigia”, tra legalità e illegalità…
Venne arrestato il 24 dicembre del 1992 con l’accusa di concorso in associazione mafiosa. 
Fu condannato in primo grado a 10 anni, ma la sentenza fu ribaltata in appello e il funzionario venne assolto…. 
Dopo di che giunse il giudizio della Cassazione, che annullò l’assoluzione con il rinvio alla Corte d’Appello di Palermo lo stesso che nel 2006, confermò la condanna a 10 anni. 
Ed oggi… la Corte di Cassazione ha revocato la condanna di concorso in associazione mafiosa…
Si resta senza parole, ma soprattutto noi cittadini alla fine, restiamo storditi da questi rocamboleschi e ribaltamenti gradi di giudizio…
Abbiamo sentito e letto, storie su storie su questo funzionario, agente segreto e poliziotto italiano, dirigente generale della Polizia di Stato, numero tre del Sisde, capo della Mobile di Palermo e capo della sezione siciliana della Criminalpol!!!
Viene ovviamente da chiedersi… ma se questo importante funzionario era realmente coinvolto, lo Stato… a quel tempo, ha dimostrato con quella quella sua scelta d’aver fallito… ma se come risulta oggi, quest’uomo, risulta totalmente estraneo e quindi innocente da qualsivoglia incriminazione, lo Stato… in questi anni, ha dimostrato nuovamente di aver fallito e forse viene da chiedersi, se non si sia voluta favorire la mafia e/o qualche uomo di quella zona grigia, allontanando volutamente questo funzionario per 25 anni da quel suo apprensivo lavoro…
Dice bene: “ha sofferto la mia famiglia e il mio pensiero va a tutti loro, che mi sono sempre stati sempre vicini. Il mio onore? Non l’ho perduto mai, ho sempre camminato a testa alta perché ho sempre e solo fatto il mio dovere”!!!
Ma se per fare il proprio dovere, alla fine, uno… deve essere incriminato, comprendo il perché in Italia, la maggior parte dei miei conterranei… non si espone e si fa i cazz… propri!!! 
Immaginatevi l’umiliazione che ha dovuto subire quest’uomo… ovvero la perdita di onore causata da quelle strutture istituzionali, a cui da sempre aveva creduto…
Quale vergogna per se, per la propria famiglia, dover subire questo attacco frontale, questa messa in discussione della propria professionalità… una condizione che lo ha di fatto paragonato ad un traditore dello Stato, un uomo che compieva deliberatamente, tutta una serie di attività indegne, venendo meno al proprio adempimento.
Ma la nostra si sa… è una comunità che ti giudica, sì… una collettività che ti punisce!!!
Possiamo definire la nostra società, quella della “colpa” dove onore e vergogna sono dei sentimenti di profondo rilievo!!!
Come si dice… nascondersi e sparire per la vergogna, riparare e quindi espiare, nel caso della colpa…
Il peso della nostra società e davvero rilevante, nessuno è più disposto ad aspettare la sentenza di un giudice… 
Si preferisce innanzitutto condannare “mediaticamente”, poi eventualmente, se se capaci, si dimostrerà la propria innocenza… per adesso serve qualcuno che paghi!!!
Ma, dato che Bruno Contrada non si è mai piegato a quel giudizio infamante e non si è mai dichiarato corrotto, disonesto e disonorato, la maggior parte dei suoi connazionali, proprio per quel suo atteggiamento di sfida, lo ha ritenuto sin da subito colpevole… 
Oggi, dopo 25 anni… ciascuno di noi, non può ritenersi soddisfatto, ne sotto il profilo umano e neppure sotto quello giudiziario, poiché – abbiamo visto – per fare emergere quell’unica verità… le nostre istituzioni hanno avuto necessità di un quarto di secolo!!!
Come ho scritto alcuni mesi fa: giustizia ritardata… è giustizia negata!!!

Toto Riina ai domiciliari… forse perché non ha mai parlato??? Ma… meglio non rischiare… lasciamolo ai suoi silenzi!!!

Avete visto cosa è accaduto alcuni giorni fa in Calabria, quando si è saputo dell’arresto di uno dei cinque boss più ricercati del paese???
Scene incredibili, persone che si sono stretti in un abbraccio, molti sono accorsi per dare l’ultimo saluto al padrino, baciamani plateali senza curarsi della presenza delle forze dell’ordine o delle telecamere che riprendevano tutto…
Ora la notizia del giorno, sì… quella che vuole concedere i domiciliari al “Capo dei capi”, Totò Riina…
Sappiamo che ormai l’86 enne è da tempo malato ed ora, attraverso il suo avvocato, ha presentato un’istanza al tribunale di sorveglianza di Bologna in cui chiede la sospensione della pena o quantomeno gli arresti domiciliari…
Ora tutti a fare di questa notizia un clamore mediatico, ma la verità è che la Corte di Cassazione non ha mai detto che il boss, andasse scarcerato e neppure che le sue condizioni fossero incompatibili col carcere… ma si sa, da noi tutto serve a fare grandi “polveroni”, ma soprattutto ciò fa vendere la notizia, nei quotidiani e nel web…
Poi c’è chi ha voluto ispirarsi a valori ancor più nobili, parlando di dignità e di comportamenti (cristiani) di pietà e perdono…
Di contro c’è chi attacca il “mostro”, ricordando le stragi, i massacri, le persone sciolte nell’acido e ritiene giusto quindi… che egli sconti ogni giorno di quella la sua pena…
Vanno sommati gli uomini dello “stato deviato”, quelli che hanno paura, che pensano che prima o poi egli possa parlare, raccontando gli intrecci politici/mafiosi e imprenditoriali, che allora costituivano tutto un fascio…
Ed infine ci sono gli attuali uomini delle Istituzioni, quelli che credono nella forza delle leggi, che non hanno paura e lottano ogni giorno contro la mafia e i suoi uomini!!!
Per quest’ultimi, graziare il boss è di per se… un fatto insignificante; essi non hanno paura di liberarlo, d’altronde possono sempre andare a riprenderlo quando vogliono e sbatterlo nuovamente dentro una cella… malato o non malato!!!
Per loro è solo un fatto di pietà… quella che il boss non ha mai avuto nei confronti dei suoi nemici e a volte anche degli amici… 
E’ la vittoria morale dello Stato sulla mafia!!!  
Il sottoscritto di contro crede – proprio osservando quanto appena accaduto in Calabria – che la presenza sul territorio del boss, possa rappresentare una grave minaccia, non per la persona, ma per il  simbolo che egli, ancora rappresenta…
V’immaginate cosa accadrebbe a Corleone…???
Quanti saranno i cittadini che venendo a sapere della sua presenza, andranno immediatamente a salutarlo e gli altri, che ovviamente, se pur contrariati, saranno costretti ad andare in casa sua per porgere i loro omaggi e chissà forse… anche per baciargli la mano!!!
E coloro che mancheranno all’appello cosa accadrà??? 
Cosa potrebbe pensare oggi, chi quel potere lo detiene da anni e che ora, per una sua frase, potrebbe perderlo??? 
Provate a immaginare la scena, se da quella propria abitazione, egli decidesse di proclamare il suo nuovo legittimo successore… rendendo nullo quell’allora testamento ereditario, mai concesso… ma preso per forza maggiore!!!
Sappiamo d’altronde che il passaggio di consegne nei riguardi dell’ex amico Provenzano, non è stato mai ufficializzato, anzi, intercettato durante la sua detenzione, ha dichiarato: “A questo Binnu Provenzano chi è che gli dice di non fare niente? Qualcuno ci deve essere che glielo dice. La cosa… quindi tu collabori con questa gente… a fare il carabiniere pure… e non dici… a rispondergli giusto, regolarmente, e dirgli: perché devo fare questo? Qual è il motivo?”.
Immaginatevi cosa accadrebbe quindi in Sicilia… 
Una nuova faida, tra chi ora detiene quel ruolo ed i nuovi eletti: un vero e proprio atto di forza, che porterà, a secondo delle circostanze, all’eliminazione di molti affiliati, fintanto che ciascuno dei due gruppi, proverà a sostituirsi all’altro e ne prenderà definitivamente il sopravvento!!!
Tranquilli comunque, in questo momento nessuno ha interesse a far uscire il boss, anzi sono tutti d’accordo per tenerlo lì… messo a tacere per sempre e ridotto al completo silenzio!!! 

Vota… "Nuova Democrazia Cristiana"…

Succede che a volte, proprio come in amore, ci si ritrova da soli e le persone con cui si dividevano le giornate, non ci sono più…
Altre volte, scopriamo come le stesse… non sono andate mai via!!!

Ciò che sembra assurdo, è che proprio quando uno spera d’intraprendere nuove esperienze, provando a troncare definitivamente con il passato, tutto sembra ritornare…
Sembra quasi che ci sia un legame, che non permette di staccarsi…
Ed allora, ecco che si prova a ritornare nuovamente insieme, in un disegno politico che desideravamo… non rivedere più!!!
Ed invece no… quando finalmente si era riusciti nell’intento, c’è sempre qualcuno che ha nostalgia del passato…
Vorrei dire a certi soggetti… ma perché ritornate sempre all’ovile…??? 
Cosa ci sarà mai di così importante, da legare soggetti cosi tanto differenti e soprattutto politicamente distanti???
Ecco quindi che in virtù delle prossime elezioni, dopo non aver condiviso nulla in questi anni in riforme e iniziative per il paese, ora si cerca, come tante pecore… di stare “vicini…vicini”…
Una vera e propria situazione tragica quella che si sta per compiere… mirata esclusivamente a raggiungere quel fatidico 5%…
Mi sembra di rivedere nuovamente l’ex “Democrazia cristiana”, quel partito che era stato capace di fare di tutta un’erba un fascio… stavano tutti la dentro: politici, imprenditori, uomini delle istituzioni, professionisti, terroristi, preti e soprattutto mafiosi!!!
Basta soltanto rileggersi la storia… non quella scritta sui libri di scuola, ma quella derivata da 50 anni d’inchieste e processi, che hanno fatto comprendere come quel sistema clientelare e corrotto, governava il nostro paese…
Si comprendono ora le motivazioni che stanno allarmando molti di quei partiti minori, dopo aver saputo dell’accordo tra PD, M5Stelle e FI, sulla nuova legge elettorale…
Questa intesa difatti, sta spiazzando tutti… in particolare quegli esponenti di quei “partitini” che, con quel misero 3%, gli è stato concesso di governare in questi anni, questo nostro paese, alla faccia della maggioranza degli elettori… l’importante per essi era raggiungere quelle poltrone da ministri, senza averne di fatto, ne i numeri, ma soprattutto le capacità!!!

Ed ora quindi… eccoli nuovamente alla ricerca di quei voti necessari affinché si possa superare quello sbarramento ora imposto… e nel far questo, si prova a minacciare l’attuale governo “Gentiloni”.
Ma scusate, viene spontaneo chiedere: ma come si può stare in un unico gruppo politico, quando in questi anni, ci si è gettati soltanto fango???
Anni in cui, si è preferito evitarsi… ed ora, per una mera questione numerica, vorrebbero farci credere che sta nascendo un nuovo partito ed è tempo di riprendere quella strada percorsa a suo tempo insieme…
Vedendo quello scudo crociato, verrebbe da chiedersi… “perché unire ciò che Dio ha voluto tenere separato”???

Ma questi uomini, non possiedono alcuna dignità morale… se l’avessero… non starebbero neppure lì!!!
D’altronde abbiamo visto quanto è stato dichiarato dalla Corte di Cassazione che ha espresso alcuni anni fa, come il Parlamento ed il presidente Napolitano… fossero incostituzionali!!!
Per cui, se le Camere sono state elette con una legge incostituzionale, allora questi avrebbero dovuto essere immediatamente rimossi o quantomeno sostituiti…. ed abbiamo visto com’è finita, nulla è stato fatto!!!
Napolitano ha condizionato questo paese, applicando una serie di imposizioni non democratiche, togliendo con quelle sue azioni, la sovranità al popolo… mentre i suoi referenti, in particolare quelli dei partiti amici e/o collusi… ne hanno in questi anni… approfittato!!!

Alla ricerca della legalità perduta: la "prescrizione"!!!

La illegalità rappresenta certamente una delle piaga più nefaste per l’intera collettività, ma ciò che risulta ancor più grave, è aver dato l’impressione all’intera collettività, che per quei reati commessi, nessuno… ne prima e neppure dopo, paghi!!!
Così facendo, si è permesso ai cittadini d’allontanarsi dai veri principi educativi di legalità, mentre si insinuato nelle loro menti, quel tarlo che ritiene alla fine conveniente ispirarsi ad un ambiente sociale, improntato per l’appunto alla illegalità…
D’altronde come riportavo sopra, la storie realmente vissute dalle vittime della corruzione, hanno di per se evidenziato come, le cause e gli effetti di quelle ingiustizie, vadano ad incidere in maniera grave, non solo in ambito individuale, bensì anche in tutti quegli aspetti della vita economica e sociale…
Uno dei problemi che maggiormente condiziona la giustizia difatti in questo nostro paese, è rappresentata dai tempi necessari per poter giungere ad una sentenza… che il più delle volte, abbiamo visto, si esaurisce nella fase preliminare…
Si è accertato come una grossa fetta di quei processi giudiziari, sono decaduti ancor prima di giungere al dibattimento… tutto ciò grazie a quelle  “tecniche e strategie”, che permettono ad alcuni noti legali, di non superare la fase delle indagini preliminari…
Se si elaborano i dati degli ultimi dieci anni… realizzati dal ministero della Giustizia, si scopre come più di un milione e mezzo di processi, sono stati prescritti…
Stranamente… anche le leggi realizzate dai nostri governi… hanno comportato l’allungamento dei tempi di prescrizioni nella fase d’appello o di cassazione, quando poi si è scoperto come, la maggior parte di quei processi terminassero ancor prima, in quanto era di fatto intervenuta la prescrizione…
A volte viene da chiedersi che senso hanno questi processi… quando si sa già la fine… 
Certo, la prescrizione era nata per dare tempi certi!!!
Un tempo stabilito per legge dallo Stato per perseguire un reato ed esercitare di conseguenza quell’azione penale… ma si è visto che se quel tempo necessario si può esaurire… ed allora, non vi è più possibilità d’indagare e quegli eventuali indagati, non giungeranno mai ad un processo…
Su circa 100.000 fascicoli… in pratica si chiudono solo 1000 casi, fate quindi da voi le dovute proporzioni…
Ormai il dato è certo, la prescrizione è diventata una garanzia d’impunità… e ciò è dovuto al fatto, che coloro che dovrebbero fare in modo che le leggi abbiano a funzionare… sono gli stessi che fanno in modo che quest’ultime non funzionino… 
Difatti nessuno sceglie di patteggiare o di accedere al rito abbreviato, garantendosi uno sconto sulla eventuale condanna di circa un terzo… ed il motivo è proprio la “prescrizione”, che garantisce la possibilità, che per quei reati…. non si paghi affatto…
Già… “Fatta la legge… trovato l’inganno“…  un proverbio popolare di cui non si conosce l’autore, ma che rispecchia perfettamente il nostro paese e la sua saggezza popolare!!!

Ecco come si aggiustano i processi per mafia…

Le dichiarazioni riportate dal pentito Carmelo D’Amico nell’aula della Corte d’Assise di Messina, dove si stava celebrando un processo per omicidio di mafia, sono state alquanto forti… ed hanno dato il via ad una serie di verifiche da parte dei giudici del distretto di Reggio Calabria, che hanno di fatto competenza territoriale, sulle vicende in cui sono coinvolti i giudici messinesi.

Il pentito ha detto: abbiamo corrotto qualche pubblico ministero, qualche procuratore generale e abbiamo “aggiustato” qualche processo molto importante…
“Minchia… cosa dovevano fare di più, hanno fatto tutto…”, certo che se quanto dichiarato fosse realmente vero, non so più a quale santo bisogna votarci… 
Il pentito, alle domande del Pm ha risposto in questo modo: guardi, io ho deciso di collaborare con la giustizia, perché sono stato sempre chiuso al 41 bis, da quando mi hanno arrestato dal 2009; ovviamente stando da solo ho avuto modo di riflettere…ed anche perché il 41 bis è sicuramente un carcere duro… ed è per quei motivi che ho deciso di cambiare vita, anche se avrei avuto la possibilità di uscire prima o poi… dal carcere, perché io, ho esperienza nei processi… perché abbiamo aggiustato o meglio… la nostra organizzazione ha aggiustato diversi processi, abbiamo corrotto qualche giudizio di cui ne ho parlato, abbiamo corrotto qualche pubblico ministero, qualche procuratore generale e abbiamo aggiustato qualche processo molto importante e quindi c’era una alta  possibilità che io potessi uscire dal carcere.”
Il processo a detta del pentito “più importante”, sarebbe stato quello scaturito dal triplice omicidio Geraci-Raimondo-Martino, avvenuto la notte del 4 settembre 1993 alla stazione di Barcellona: le vittime erano tre ragazzi di Milazzo e furono giustiziate perché avevano superato i confini territoriali del loro comune e si erano spinti oltre… sino a Barcellona P.G. per poter commettere i reati…
Il pentito, tra le sue ammissioni  ha toccato anche toccato anche l’Arma dei carabinieri con le sue dichiarazioni: ho avvisato pure Carmelo Bisognano dell’operazione Icaro, l’ho avvisato io che c’era l’operazione in corso, perché avevamo saputo praticamente, tramite carabinieri “corrotti” che noi, avevamo sul libro paga dal ’90, carabinieri corrotti di cui uno apparteneva alla… alla squadra catturando latitanti, un altro era nella Dda… nella Dda che faceva la scorta… e tanti altri, tra carabinieri e poliziotti, che sono sui nostri libri paga e che ne ho parlato purtroppo”.
Infine, il passaggio alla Cassazione:  la nostra associazione – ha detto D’Amico – era molto ramificata a livello politico, a livello istituzionale, era una delle più potenti che c’era in Sicilia, aggiungendo che la cosca barcellonese e anche molto sanguinaria… 
Noi siamo arrivati anche sino alla Cassazione a sistemare un processo molto noto!!!
Abbiamo corrotto un giudice di Cassazione, io stesso sono andato personalmente insieme a Pietro Mazzagatti Nicola, per corrompere questo giudice nativo di Santa Lucia del Mela e che risiede attualmente a Roma; abbiamo come le dicevo queste persone ed era per questi motivi, che le dicevo prima… che ero sicuro di uscire, perché sapevo che avrei goduto dell’appoggio in Cassazione di questo giudice corrotto…”
Certo a sentire queste dichiarazioni si resta sconvolti e dobbiamo trattenere qualsivoglia esternazione personale sperando che si sia trattato dell’ennesimo tentativo di impressionare i media, per dar modo al processo di aumentare quella propria audience…
Se così non fosse… sarebbe meglio applicare quella citazione che diceva: se i processi fossero risolti a pari e dispari almeno la meta’ delle sentenze sarebbero giuste!!!

Di giorno "magistrato", di notte "tenutario"…

Alcuni anni fa avevo letto che in Nuova Zelanda una donna poliziotto era stata denunciata per essersi dedicata ad un secondo lavoro (non autorizzato), quello di prostituta…
Mi aveva sorpreso poiché lì… la prostituzione, è considerata legale ed anche perché, ai poliziotti è consentito avere un doppio lavoro… 
Certamente non si riferivano a quello da lei compiuto… in quanto è evidente che le due attività sono di fatto incompatibili!!! 
A quel tempo… si giustificò dicendo che non sapeva che quella attività fosse di per se vietata ed inoltre l’era servita per superare alcune difficoltà finanziarie del momento…
Così riuscì a conservare il proprio lavoro ”ufficiale”, ovviamente, dopo aver rinunciato a quello notturno!!!
Qui invece da noi… la prostituzione è vietata e dovrebbe saperlo bene… proprio chi la legge da sempre cerca di farla rispettare… 
Ed invece in questo paese, avviene tutto il contrario…
Le azioni disdicevoli vengono compiute proprio da quei soggetti di cui meno ci si aspetta… 
Siano essi politici, funzionari pubblici, uomini delle forze dell’ordine e ahimè anche magistrati!!!
E difatti è quanto appena emerso in questi giorni…
Un magistrato in Cassazione (con incarichi extra giudiziali) che nel proprio tempo libero (significa che ne aveva tanto a disposizione…), gestiva insieme alla propria compagna (lei una poliziotta in aspettativa…), un B&B che in realtà celava una casa d’appuntamento…
È questa difatti l’ipotesi di reato con la quale il magistrato Giuseppe Caracciolo (in servizio presso il Palazzo di Giustizia di Roma) è stato indagato dai suoi colleghi pugliesi, per favoreggiamento appunto della prostituzione… 
La sua “Casa Vacanze Lauretta” posta nel centro della capitale, altro non era, che un ritrovo per trascorrere qualche ora di svago in compagnia di giovani ragazze, rumene e/o sudamericane.
Lo stesso ambiente veniva pubblicizzato presso alcuni noti siti d’incontri hard… ma proprio quel via vai di ragazze e di uomini, aveva insospettito i vicini, che hanno prontamente avvisato e denunciato quanto scoperto, alle forze dell’ordine… 
Da lì i controlli che, secondo gli inquirenti, dimostravano come il magistrato e la sua compagna, affittavano gli appartamenti a delle ragazze per una cifra a vano, intorno ai 300-350 euro al mese… 
Stanze ovviamente che venivano affittate anche a più persone contemporaneamente e di cui, proprio il magistrato si premurava d’informare personalmente le ragazze… il tutto ovviamente, senza alcuna ricevuta e svolto direttamente in contanti…
Lo stesso appartamento, durante i controlli, ha dimostrato la presenza di una porta d’accesso interna, che accedeva nell’unità immobiliare del giudice… 
Così poteva controllare personalmente quanto accadeva… e attraverso alcune telecamere poste davanti al portone d’ingresso verificare gli eventuali clienti che entravano e uscivano (e chissà se da quelle indagini non emergerà anche la presenza di qualche ulteriore telecamera all’interno di quelle stanze… forse per eventualmente ricattare quegli ignari clienti…)   
Dalle indagini è emerso come, nello svolgimento dell’attività… lo stesso magistrato si occupava in prima persona dell’attività illecita e infatti, era egli stesso a prelevare e accompagnare le ragazze, facendo d’autista… dall’aeroporto all’appartamento e viceversa (si vede che forse in quel palazzo di giustizia di lavoro da fare non c’è ne fosse tanto… visto l’ampio tempo a disposizione di cui godeva… questo magistrato). 
Infine, durante la perquisizione, la Polizia ha sorpreso una di queste ragazze che stava consumava un rapporto sessuale con un cliente…
Quando ho ascoltato la notizia, avrete pensato che sono rimasto “basito”… 
Ed invece no… ho ripensato a tutti coloro che in questi anni ci hanno  governato e come proprio quelle varie “escort”, siano state da loro… ben inserite in quegli apparati istituzionali, quindi perché meravigliarmi…
Ciò che di contro mi preoccupa fortemente è sapere che oggi bisogna dubitare anche di quel mondo legato al sistema giudiziario… sapendo che la nostra libertà è affidata a uomini e donne dei quali… non sappiamo nulla!!!  
I cittadini (sia quelli onesti che anche i disonesti) sperano ancora in quel sistema e soprattutto in quei giudici!!!
Sono gli stessi uomini (e donne) che dovranno esprimersi in quei tre gradi di giudizio, soprattutto in quell’ultimo… decisivo baluardo della Cassazione, che oggi dimostra (a causa della debolezza di qualche suo “indegno” rappresentante) di quanto in pericolo sia questo sistema e di come “forse”, sia molto facile corromperlo… 
La legge è uguale per tutti. Ma per alcuni è più uguale che per altri, e mi riferisco in particolare a chi è raccomandato, ha i soldi o ha qualcosa con cui ricattare!!!

Rubare… non è reato!!!

Appena si era sparsa la notizia in tanti nel nostro paese avevano iniziato a saltare dalla gioia!!!
Dopotutto in questa terra in cui i ladri sono più degli onesti, ecco che è bastato dare loro… un semplice titolo (posto volontariamente in modo ambiguo) affinché venissero indotti in errore…
E’ dire che d’astuzie e inganni quei nostri ladri ,sono specialisti… non per nulla conducono quelle loro vite miserevoli attraverso ripetuti comportamenti illeciti, che rappresentano di fatto, il loro principale motivo d’esistenza!!!   
Già, ma questa volta, miei cari “truffatori”… vi è andata male, la legge (per fortuna) non si riferisce a voi… 
Sì… “rubare”… ma per fame “non costituisce reato”.
Con questa motivazione la Cassazione ha annullato la condanna per furto inflitta a un giovane clochard straniero…  che spinto dalla fame, aveva rubato al supermercato dei wurstel e del formaggio.
La differenza è fatta dalla forma e cioè che il furto lieve (com’era il caso in questione con un valore approssimativo intorno alle quattro euro) non è considerato un reato…
Bisogna aggiungere inoltre che, lo stesso indigente, aveva per di più pagato una confezione di grissini presa, mentre i wurstel e le porzioni di formaggio erano state sottratte e messe in tasca…
Ora con tante cose importanti a cui dedicarsi… la nostra magistratura, ecco che perde il proprio tempo e soprattutto il nostro denaro, ad intentare processi nei riguardi di un emarginato che non ha ahimè neppure i soldi per mangiare…
Sono certo che se avessero risparmiato quel denaro utilizzato per i tre gradi di giudizio, oggi quel vagabondo avrebbe potuto pranzare in una trattoria per almeno dieci anni…
Ma questa è l’Italia… uno Stato rappresentante perfetto di “spreco generale“!!!
Per fortuna che ora questa sentenza dovrebbe diventare la regola… così  finiranno definitivamente questi inutili processi!!!
Sarebbe inoltre opportuno che, proprio quei supermercati, si adeguassero… affinché si prodigassero a distribuire quanto in giacenza ma in prossimità della data dii scadenza, per consegnarlo almeno questo, gratuitamente a questi senza fissa dimora….
Lo stesso dicasi per quegli impiegati… che mostrassero una maggiore sensibilità nei riguardi di queste persone, che certamente stanno soffrendo una condizione di disagio non indifferente…
Mostrarsi così ligi al dovere… quando poi forse in situazioni diverse (nella forma ma analoghe nella sostanza) dimostrano di non essere così moralmente corretti, per come vorrebbero di fatto elevarsi…   
Ci si deve ricordare la prossima volta … che rubare per necessità non è reato e questa regola vale anche quando il reo è recidivo ha già commesso il fatto più volte!!!

E’ dire che già nel 2008 erano intervenute le Sezioni Unite della stessa Cassazione per ribadire lo stesso principio… ma chissà per quale motivo dopo quasi otto anni ci si era dimenticati!!! 

Inoltre, mi rivolgo a tutti quei clienti che quasi fossero stati nominati ispettori, sono lì pronti ad avvisare e a denunciare immediatamente lo scorgere di un furto di cui ci si è accorti…
Coccarde e premi non c’è ne sono… in particolare per questi casi dove denunciando non si compie il proprio dovere di cittadino “onesto”… quello per favore lasciatolo stare… è un lusso della povertà!!!
Qui si tratta di mettere in atto motivazioni ben più profonde!!!
Come per esempio quando si deve presentare in modo corretta la propria dichiarazione dei redditi, oppure quando bisogna provvedere a pagare entro i termini previsti le tasse, quando a causa di eventuali “coercizioni” vanno denunciate eventuali richieste estorsive o quando ci si accorge nel proprio ambiente di eventuali condizionamenti corruttivi; poi bisogna prendere la decisione di saper dire no alla richiesta di passaggio del badge da parte di qualche collega o quando per velocizzare le proprie pratiche, si offre un compenso sotto forma di bustarella…
Potrei continuare all’infinito con quelle abituali prassi di malaffare di cui ormai siamo ben informati e dove in tanti (molti di loro fanno pure i moralisti…) risultano se non associati, almeno partecipi… 
Quindi alla fine, bisogna prendere esempio da questi poveri perché almeno essi in questo loro modo di vivere, hanno saputo conservare l’unico vero senso di questa nostra vita…

Ci sono voluti 20 anni… forse…

Sono passati vent’anni da quando si è iniziato a parlare del Senatore Dell’Utri!!!.
Tutto è iniziato nel lontano 1994 con l’iscrizione nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa.
Il procedimento, continuato con la condanna in appello… a subito un’ulteriore stop con il rinvio da parte della Cassazione; quindi, un’ulteriore condanna a sette anni nell’appello Bis ed ora forse finalmente si giunge al giudizio definitivo da parte della Cassazione!!!
 Certo alla vigilia di questo nuovo processo, l’indagato che fa??? Vola casualmente all’estero per curarsi… 
In Libano per esattezza dove da poche ore è stato fermato in attesa dell’estradizione.
Secondo l’inchiesta le collusioni, sono ad ogni livello, dalla politica a cosa nostra!!!
In particolare sembra che proprio il suo intervento abbia garantito al leader di Forza Italia ed al Suo partito, quei voti e quelle “particolari ” protezioni.
Centinaia e centinaia di dibattimenti e udienze, pentiti, testimoni, fino alle attuali condanne.
,Come avevo preannunciato al cavaliere in un mio post, tutto inizia a crollare e la barca su cui si reggeva tutto, pian piano affonda ed i topi scappano… 
Dell’Utri ricercato, il Cavaliere affidato ai servizi sociali, gli ex amici si allontanano, Alfano, Cicchitto, Lupi, Bonaiuti, Letta tutti saldi negli ex tre governi del Cav. ed ora come fratelli di Giuda l’abbandonano!!!!
L’assurdo è che ora hanno la faccia tosta di riproporsi a noi…
Ormai è certo il giochino dei due “grandi” partiti sta iniziando a saltare ed anche la coalizione messa insieme con forza dal Centro-Destra… farà certamente un buco nell’acqua!!!

Gli elettori sono stanchi di questi giochetti e di personaggi che hanno distrutto – ahimè purtroppo anche e soprattutto con i ns. voti – questo nostro meraviglioso Paese!!!

Ma non pensiate comunque che la vicenda giudiziaria di Dell’Utri sarà definitiva!!!
Già perché martedì 22 c.m. la Cassazione, dopo che verrà pronunciato il verdetto e nel caso in cui dovesse giungere una condanna (senza dimenticare che Dell’Utri è ancora all’estero)  l’ex senatore, potrebbe ancora richiedere un nuovo processo il cosiddetto appello-ter!!!
Come si dice la “Storia Infinita”… prosegue!!!

Le "ciliegine" di Totò Riina…

Sono rimasto senza parole nell’ascoltare, durante la trasmissione su La7 “Servizio Pubblico” ( presentato da Michele Santoro ) le intercettazioni tra Salvatore Riina ed il compagno d’aria…
Ciò che mi ha colpito in particolare, non sono le frasi dette… che considerati gli interlocutori erano prevedibili…
Ma quello che mi ha stupito è che queste intercettazioni siano state effettuate parecchi mesi fa, senza voler aggiungere quelle del 2008, dove per la prima volta si fa riferimento ad un senatore che ” è una mente “.
Mi sono chiesto: ma come fa un soggetto internato con il 41 bis, senza alcuna possibilità di dialogare, isolato da qualsivoglia comunicazione esterna, a esprimere quanto di li a breve sarebbe successo nel campo della nostra politica nazionale…
Come fa a sapere anticipatamente in quali modi si sarebbe potuta esprimere la Magistratura sul Cavaliere???
Perché parlare del Cavaliere: ” se lo merita, se lo merita. Gli direi io… ma perché ti sei andato a prendere lo stalliere? Perché te lo sei messo dentro???”, parole che sembrano essere riferite a Vittorio Mangano, lo stalliere di Arcore condannato per mafia… ” era un bravo picciotto… Mischino, poi si è ammalato ed è morto “…
Sembra inoltre che Riina ( il 6 agosto 2013 ) chieda al suo compagno d’aria sul Cavaliere: cosa scrivono i telegiornali di quel “buffone” di Berlusconi??; il boss pugliese della sacra corona unita rispose che ” a Roma stavano vedendo come fare per salvarlo “. 
Ad un certo punto Riina lancia un’altra delle sue invettive: “Noi su Berlusconi abbiamo un diritto… ed ancora parlando del Cavaliere e dei fratelli Filippo e Giuseppe Graviano ( boss di Brancaccio ) ricorda dei molti contatti economici avuti propria con l’imprenditoria di Milano, aggiungendo: ” avevano Berlusconi… certe volte…”… ovviamente il tutto è seguito da parole incomprensibili e da frasi che chissà…, forse sono state opportunamente cancellate….
Chi gli ha detto di eventuali nuovi accordi o di strategie elettorali politiche???
Cosa dire di Alfano e del suo partito Nuovo Centrodestra???  
Perché parlare soltanto ora, dopo tanti anni, del paese del “Ciliegiaro“??? 
Sembra secondo gli inquirenti che al “Ciliegiaro” corrisponda il paese di Chiusa Sclafani, ovvero il paese del Sen. Renato Schifani… 
Come dicevo sopra, non è la prima volta che Riina faccia riferimento all’ex presidente del Senato: il 10 giugno del 2008, durante un colloquio con i familiari, intercettato dagli investigatori, aveva detto alla figlia Lucia che “Renato Schifani è una mente”, da li a qualche settimana infatti l’ex esponente di Forza Italia era diventato presidente del Senato!!!
Oggi Schifani è sotto indagine per concorso esterno in associazione mafiosa. 
La Procura ne aveva chiesto l’archiviazione, ma il gip ha deciso che le indagini debbano andare avanti…
Ed ancora se la prende con Angelino Alfano… lo definisce “disgraziato” quel ministro dell’interno Agrigentino, che si è accanito con quelli del 41 bis… “una canaglia“, perché fa di tutto  per perseguitare i detenuti del carcere duro…, chissà, forse perché spera così che qualcuno si ” penta ” e dichiari quanto a sua conoscenza, in particolare su quella famosa trattativa Stato-mafia, a cui tutti oggi cercano di stare lontani, evitando di restare coinvolti…
Già una trattativa pericolosa, dove le prove misteriosamente spariscono, dove le intercettazioni vengono distrutte e dove i testimoni muoiono misteriosamente…
Se fosse tutto vero sarebbe una grave vergogna per il nostro Stato…
Silenzi da cui però tutti attendono delle risposte!!!
Non le chiediamo soltanto noi, semplici cittadini, ma le chiedono coloro che, nel voler ricercare la verità, hanno sacrificato, per questo Stato… le loro vite.
Cosa aggiungere…
Qualcuno… ha forse deciso di fare emergere queste intercettazioni… queste improvvise notizie che fanno luce su alcuni personaggi, che forse, secondo “qualcuno” debbono definitivamente scomparire dall’attività politica…
Un segnale è chiaro ed inequivocabile: fa fatta pulizia, quella vecchia classe politica va completamente riformata… 
Basta con gli appoggi di un tempo, basta con quegli uomini… 
Ora, volerci fare credere che, un uomo che ha combattuto da solo per trent’anni lo Stato, non sia in grado di capire di essere intercettato anche nelle banali ore d’aria, che non riflette sulla possibilità di essere ascoltato… è da parte di qualche giornalista una presunzione ( per non voler usare un’altro aggettivo…).
Egli sa per certo che le sue dichiarazioni verranno intercettate, che queste rappresentano l’unica modalità per farsi ascoltare da quella reclusione blindata…
Ma soprattutto questo è l’unico modo per inviare le proprie ” ciliegine subliminali “, per far comprendere a chi di dovere ( tra gli ex amici mafiosi e politici ) che non è più disposto, con i propri silenzi… a continuare a proteggere!!!
Perché si sa come finisce con le ciliege: c’è sempre il rischio che una… tiri l’altra !!! 

Lo stupro è meno grave se la ragazza non è vergine…

Se il caso della sentenza di cassazione sullo stupro della minorenne, meno grave, in quanto non più vergine vi ha colpito, leggete questo articolo da “altalex” che approfondisce da un punto di vista giuridico la questione.
La nota vicenda criminosa al centro della cronaca giudiziaria, sulla presunta minore gravità della violenza sessuale ai danni di una minore non più vergine, merita chiarezza.
Nell’ambito dei reati contro la libertà personale, come noto, la minore gravità del fatto costituisce una attenuante speciale prevista dall’art. 609-quater, comma 3, c.p. , segnatamente per il reato di atti sessuali con minorenne.
Il delitto ex art. 609 quater c.p. testualmente recita: “Soggiace alla pena stabilita dall`articolo 609 bis chiunque, al di fuori delle ipotesi previste in detto articolo, compie atti sessuali con persona che. al momento del fatto: 1) non ha compiuto gli anni quattordici; 2) non ha compiuto gli anni sedici, quando il colpevole sia l`ascendente, il genitore anche adottivo, il tutore, ovvero altra persona cui, per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia, il minore è affidato o che abbia, con quest`ultimo, una relazione di convivenza. Non è punibile il minorenne che, al di fuori delle ipotesi previste nell`articolo 609 bis compie atti sessuali con un minorenne che abbia compiuto gli anni tredici, se la differenza di età tra i soggetti non è superiore a tre anni. Nei casi di minore gravità la pena è diminuita fino a due terzi. Si applica la pena di cui all’articolo 609 ter, secondo comma, se la persona offesa non ha compiuto gli anni dieci”.
Il reato ascritto, innanzitutto, è quello di cui all’art. 609 quater, caratterizzato dall’assenza di pressioni coercitive, (Cass. pen. 29662/2004); in tal senso la Corte evidenzia che: “si era trattato di un rapporto pienamente assentito dalla stessa che ne aveva scelto le modalità”.
La Cassazione, dunque, entrando nel merito della quaestio, evidenzia una aporia logica nella motivazione del collegio di merito: lo stesso riconosce, con riguardo alla consumazione del rapporto, che si era trattato di un rapporto assentito dalla stessa, la quale, in particolare, ne aveva scelto le modalità.
Sempre la stessa Corte di merito, proseguendo, nega la diminuente della minore gravità del fatto di cui all’art. 609-quater, comma 3, c.p. proprio con riferimento alle “modalità innaturali del rapporto”.
Gli ermellini, a questo punto, rilevano un evidente punto nevralgico motivazionale: lo stesso fatto (modalità del rapporto) è addotto sia in veste negativa, (a svantaggio del condannato), sia in veste positiva, (a vantaggio dello stesso).
La Suprema Corte, quindi, evidenzia, “che è bensì vero che ciò non elimina la riprovevolezza della condotta dell’imputato che in realtà si è avvalso dello stato di soggezione in cui la giovane vittima si trovava nei suoi confronti per essere inserita nello stesso nucleo familiare da lui costituito con la di lei madre convivente” ma “in questo contesto non sembra possa convenirsi con l’impugnata sentenza laddove afferma la gravità dell’episodio deducendola dalle modalità innaturali del rapporto, che in realtà furono scelte con avvedutezza della minore in quanto a suo dire idonee ad evitare i rischi che un diverso rapporto poteva comportare per la sua salute a causa della pregressa condizione di tossicodipendente dell’imputato”.
Non appare razionale, ad avviso del Collegio, pertanto, che l’agente possa essere escluso dal benefico della diminuente per un aspetto connotativo del comportamento delittuoso scelto dal soggetto passivo.
Tanto dedotto in fatto, la Corte si sofferma a valutare l’incidenza della condotta delittuosa sul bene giuridico tutelato dalla norma, ovvero “il corretto sviluppo della personalità sessuale del minore”, incidenza che va valutata in concreto, (Cass. pen. 12007/2003): il Collegio non condivide, quindi, la sentenza di merito dove ritiene le modalità di consumazione del rapporto sessuale “tali da compromettere l’armonioso sviluppo della sfera sessuale della vittima”.
Ad avviso del Collegio: “l’affermazione è infatti del tutto apodittica in quanto trascura di considerare quanto nella stessa sentenza poco prima si è rilevato, e cioè che la ragazza già a partire dall’età di 13 anni aveva avuto numerosi rapporti sessuali con uomini di ogni età di guisa che è lecito ritenere che già al momento dell’incontro con l’imputato la sua personalità dal punto di vista sessuale fosse molto più sviluppata di quanto ci si può normalmente aspettare da una ragazza della sua età”.
La disamina oggettivo-giuridico della sentenza non può che lasciare perplessi: se non altro per la disinformazione assolutamente censurabile.
La sentenza non ha mai affermato che “lo stupro è meno grave se perpetrato ai danni di una ragazza non più vergine”; ha semplicemente dedotto che, una donna la quale abbia già intrattenuto rapporti sessuali con molti adulti ha senza dubbio una maggiore maturità sessuale.
Quanto al fatto tipico, è opportuno ricordare che la stessa Corte ribadisce che esso merita la stessa riprovevolezza, (nulla di meno dunque), ma si tratta, sul piano concreto, di un rapporto sessuale consumato con la volontà della minorenne la quale aveva ella stessa scelto le modalità consumative della relazione.
Quando i Giudici “sbagliano” è sicuramente corretto dirlo ed anche ad alta voce: altrettanto occorrerebbe fare, tuttavia, quando a sbagliare sono i giornalisti.
La sentenza Cass. pen. 6329/06, concludendo, non merita certo di essere “dimenticata con ignominia”: resta opinabile, condivisibile, dal punto di vista giuridico ma, sicuramente, “non ha detto quello che è stato detto”.
(Altalex, 21 febbraio 2006. Nota di Giuseppe Buffone)
Corte di cassazione
Sezione III penale
Sentenza 17 febbraio 2006, n. 6329
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
Con sentenza del 25 novembre 2003 la Corte d’appello di Cagliari decidendo sulla impugnazione proposta da T.M. avverso la sentenza in data 30 novembre 2001 del tribunale della stessa città – che lo aveva condannato alla pena di anni tre e mesi quattro di reclusione per il delitto di violenza sessuale ed a quella di mesi due di reclusione per i reati di percosse e minacce – dichiarava di non doversi procedere per intervenuta remissione della querela in ordine al reato di percosse e rideterminava la pena per i reati sub b) e c) nella misura di gg. 15 di reclusione, confermando nel resto con condanna dell’appellante anche alle spese di costituzione e rappresentanza della costituita parte civile.
Con il primo motivo di appello l’imputato aveva negato il pregresso rapporto di convivenza con la ragazza, S.V., vittima della violenza.
La Corte di merito replicava che le risultanze testimoniali dimostravano il contrario ed altrettanto risultava in definitiva dalle stesse dichiarazioni dell’imputato che aveva parlato di una volontà calunniosa della parte lesa originata dai suoi rimproveri per lo scarso impegno scolastico.
Con altro motivo erano state evidenziate le inesattezze in cui era caduta la ragazza. La Corte osservava che erano inesattezze di carattere marginale e che doveva escludersi il dolo di calunnia nel suo racconto anche perché non aveva avuto difficoltà a riferire dei suoi incontri precedenti con uomini giovani e meno giovani.
Con un’ulteriore motivo aveva sottolineato che la parte lesa aveva falsamente negato di avere parlato dei suoi rapporti con l’imputato ed altresì che la denuncia era chiaramente finalizzata a liberarsi dello stesso.
La replica era che i testimoni avevano confermato il racconto della parte lesa e che per sbarazzarsi del T. sarebbe stato sufficiente denunciare i maltrattamenti ai quali sottoponeva la famiglia.
La gravità del fatto escludeva infine ad avviso della Corte che il fatto stesso potesse configurarsi come fatto di minore gravità.
L’imputato propone personalmente ricorso per cassazione denunziando con un unico motivo mancanza ed illogicità manifesta della motivazione laddove la sentenza impugnata ha negato la minore gravità di cui all’art. 609-quater, comma 3. Rappresenta infatti che si è trattato di un unico rapporto, pacificamente acconsentito dalla ragazza che si era rifiutata ad un rapporto completo ma aveva optato senza difficoltà per un coito orale e che infine fin dall’età di 13 anni la stessa aveva avuto rapporti con giovani ed adulti.
MOTIVI DELLA DECISIONE
L’unico motivo di ricorso merita di essere accolto.
La diminuente della minore gravità del fatto di cui all’art. 609-quater, comma 3, c.p. è stata negata dalla Corte territoriale con riferimento alle “modalità innaturali del rapporto”, ritenute tali da compromettere “l’armonioso sviluppo della sfera sessuale della vittima”.
L’affermazione si pone in contrasto con quanto poco prima rilevato dalla stessa Corte allorché ha proceduto alla ricostruzione dell’unico episodio – quello riprodotto nel capo di imputazione – di abuso sessuale posto in essere dall’imputato ai danni della minore: si era trattato di un rapporto pienamente assentito dalla stessa che ne aveva scelto le modalità. L’imputato infatti intendeva avere un rapporto completo ma la ragazza, consapevole che l’uomo aveva avuto problemi di tossicodipendenza, aveva optato per un, a suo avviso, meno rischioso rapporto orale.
Ora è bensì vero che ciò non elimina la riprovevolezza della condotta dell’imputato che in realtà si è avvalso dello stato di soggezione in cui la giovane vittima si trovava nei suoi confronti per essere inserita nello stesso nucleo familiare da lui costituito con la di lei madre convivente. Ma tale relazione interpersonale fa parte dell’elemento oggettivo della fattispecie delittuosa tipica di cui si tratta (punita con la reclusione da 5 a 10 anni di reclusione) senza la quale quest’ultima non si sarebbe integrata in quanto pacificamente all’epoca del fatto la ragazza aveva compiuto 14 anni e come si è visto la stessa aveva prestato il proprio consenso al rapporto sessuale.
In questo contesto non sembra possa convenirsi con l’impugnata sentenza laddove afferma la gravità dell’episodio deducendola dalle modalità innaturali del rapporto, che in realtà furono scelte con avvedutezza della minore in quanto a suo dire idonee ad evitare i rischi che un diverso rapporto poteva comportare per la sua salute a causa della pregressa condizione di tossicodipendente dell’imputato.
Ancora meno condivisibile è l’altra affermazione della stessa sentenza, relativa alle negative conseguenze indotte da questo rapporto sullo sviluppo sessuale della minore.
L’affermazione è infatti del tutto apodittica in quanto trascura di considerare quanto nella stessa sentenza poco prima si è rilevato, e cioè che la ragazza già a partire dall’età di 13 anni aveva avuto numerosi rapporti sessuali con uomini di ogni età di guisa che è lecito ritenere che già al momento dell’incontro con l’imputato la sua personalità dal punto di vista sessuale fosse molto più sviluppata di quanto ci si può normalmente aspettare da una ragazza della sua età.
Alla stregua delle considerazioni che precedono e tenendone il debito conto, la Corte territoriale ala quale gli atti devono essere restituiti dovrà valutare se il diniego della attenuante in parola possa essere deciso con il supporto di una motivazione diversa da quella testè censurata.
P.Q.M.
La Corte Suprema di Cassazione annulla la sentenza impugnata limitatamente al diniego della attenuante di cui all’art. 609-quater, comma 3, c.p. e rinvia ad altra sezione della Corte d’appello di Cagliari.