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Quando la scienza rifiuta il confronto. Non resta che incontrare la Prof.ssa Celeste Saulo e il Prof. Jan Barani.


Facendo seguito a quanto avevo riportato nel post di ieri – avevo anticipato la mia intenzione di contattare il Dott. Grassi per un aggiornamento – beh, l’ho fatto, e lui mi ha risposto quasi subito, con una chiarezza che non ammette repliche.

La sua risposta ha il suono secco di un’ammissione che conferma ogni più fondato sospetto. Non solo mi ha confermato la correttezza di quanto avevo ricostruito, ma ha aggiunto altri dettagli essenziali che rendono il quadro ancor più fosco.

Mi ha riferito (e quindi confermato) ad esempio, che per ben due volte è stato modificato lo schermo della stazione senza che il SIAS comunicasse al pubblico l’avvenuta modifica, e soprattutto senza spiegarne le ragioni. Questo non è più solo incuria, ma un pattern di opacità volontaria, una sistematica alterazione della scena senza rendere conto a nessuno.

E poi, il cuore della questione si sposta a Torino, al Laboratorio INRiM, quel tempio della metrologia che rappresenta il garante ultimo della veridicità del dato.

Il Dott. Grassi mi ha confermato che, nonostante le ripetute interlocuzioni compiute dal suo legale, il Laboratorio non ha dato riscontro alla sua richiesta di accesso agli atti o di confronto. Per cui, a differenza di quanto si pensava, il muro di silenzio, non è solo regionale, ma si erge anche di fronte a un Istituto Nazionale di altissima competenza.

Le sue parole successive squarciano il velo su quello che potrebbe essere il nodo cruciale di tutta la vicenda. Egli ricorda che nel documento tecnico-scientifico a firma di vari autori del laboratorio INRiM di Torino, con il quale la WMO ha poi deciso di approvare il record di 48,8°, è stato riportato che la stazione non era danneggiata e che dall’analisi delle foto non risultavano anomalie.

A questa affermazione il Dott. Grassi – vedasi le prove evidenziate da egli, link: https://www.meteoweb.eu/2025/07/caldo-sicilia-record-europeo-floridia-siracusa-agosto-2021-e-clamoroso-falso-storico/1001819097/?_gl=1m4g6uu_upMQ.._gaMTgyMDk3MzEzMS4xNzYxNjY2Mjg3_ga_KQG15EME6Z*czE3NjE2NjYyODQkbzEkZzAkdDE3NjE2NjYyODQkajYwJGwwJGgw – oppone una constatazione di un’evidenza disarmante, quasi un paradosso tragico: peccato che lo schermo solare avesse un buco in cui ci potevano entrare anche gli uccellini.

Questa immagine, così potente e grottesca, riassume da sola l’abisso che separa la realtà dei fatti dalla narrazione ufficiale. Da un lato, un documento scientifico di convalida che, basandosi su foto non specificate, asserisce l’integrità della strumentazione, dall’altro, la testimonianza oculare di un buco tale da poter accogliere un uccello.

Viene quindi spontaneo chiedersi: come si conciliano queste due verità? Quali foto sono state esaminate? E perché, di fronte a una discrepanza così macroscopica, non c’è stata la minima volontà di un confronto tecnico trasparente con chi quelle anomalie le ha documentate per anni?

Ciò che emerge, ormai in modo inequivocabile, non è più la storia di un semplice dato sbagliato, ma il racconto agghiacciante di come un dubbio, coltivato con tenacia e supportato da prove incontrovertibili, stia mettendo a nudo le crepe di un sistema che forse ha più a cuore la protezione di una narrazione e dei finanziamenti che essa genera, che non la pura, semplice e, in questo caso, tremendamente scomoda, accuratezza.

Il Dott. Grassi ha aggiunto di aver già richiesto un incontro ufficiale al World Meteorological Organization (WMO), indirizzando la richiesta direttamente alla Prof.ssa Celeste Saulo, Segretario Generale dell’organizzazione, e in copia anche al Prof. Jan Barani.

Da questo passaggio cruciale, posso già prevedere che a breve questo muro di gomma inizierà a mostrare tutte le sue incrinature, e sono certo che molti aspetti della storia verranno finalmente portati alla luce.

Lasciate quindi che concluda questa vicenda con un pensiero in versi:

Del sole che ha surriscaldato i sensori,

nessuno più ascolta i suoi colori.

Si spensero i sogni e i loro splendori,

povere misurazioni senza valori.

E del vento che avrebbe detto il vero,

non resta che un silenzio bugiardo e severo.

Delle temperature… mani velate

ne han falsato le cifre incantate.

Dott. Grassi e Avv. Nunzio Condorelli Caff: perché quel record doveva esistere!


Riprendo da dove avevo lasciato nell’ultima nota a riguardo della temperatura record di 48.8°C registrato a Siracusa l’11 agosto 2021, ufficialmente convalidato dopo un attento esame e come riportavo, ciò che in pochi sanno, e che emerge dai documenti presentati, è che l’indagine metrologica alla base di quella convalida è stata condotta nell’ambito del progetto “Climate Reference Station (CRS-EMPIR)”.

Questo progetto, di altissimo profilo scientifico, è stato cofinanziato dal programma EMPIR e dall’Unione Europea attraverso Horizon 2020. La sua missione era chiara e nobilissima: sviluppare stazioni di riferimento climatologiche con strumenti metrologicamente validati per aumentare l’accuratezza delle misurazioni e rafforzare la fiducia nei dati raccolti.

In altre parole, doveva eliminare ogni dubbio, ogni incertezza, ogni possibile “bias ambientale” che potesse inficiare i dati cruciali per lo studio del cambiamento climatico. La stazione di riferimento climatica installata dal progetto vicino a Torino, in Italia, è un gioiello di precisione, installata in un’area specifica libera da ostacoli e conforme alle rigorose raccomandazioni del World Meteorological Organization (WMO). I suoi dati infatti, sono così pregiati da essere stati proposti per entrare a far parte della ristretta cerchia di stazioni di riferimento della GCOS Surface Reference Network (GSRN).

Ma cosa significa tutto questo? Significa che la convalida del record di Siracusa non è stata un’operazione routine. È stata un’operazione di altissima scienza, condotta con la metodologia più avanzata e rigorosa al mondo, sotto l’egida dei programmi di ricerca più prestigiosi d’Europa. E proprio per questo motivo, la domanda che sorge spontanea – e che attende ancora una risposta chiara – è: perché tanta metrologia avanzata per convalidare un dato, e poi così poca trasparenza su tutto ciò che quel dato ha scatenato a livello istituzionale? Perché un simile apparato scientifico si è piegato a certificare un valore proveniente da una stazione che, come ci ha mostrato il Dott. Alfio Grassi con prove fotografiche, tecniche e logiche inoppugnabili, era palesemente fuori norma, esposta al sole diretto, circondata da asfalto surriscaldato e priva delle condizioni minime richieste da qualsiasi protocollo internazionale?

Passiamo quindi ad analizzare l’ultima parte dell’intervista, quella che forse scioglie i dubbi ma ne apre di nuovi, molto più profondi.

Alla mia 5° domanda, relativa alle motivazioni personali e al sostegno economico delle sue indagini, il Dott. Grassi ha risposto con disarmante sincerità: Il mio impegno sotto forma di volontariato e integralmente sostenuto con le mi finanze è animato dal principio di verità. Mi ritengo autonomo e indipendente a qualsiasi logica di potere, ma ritengo inammissibile, come nel caso in questione, che un falso record sia stato convalidato da Enti, Organizzazioni, Istituti che dovrebbero ispirarsi esclusivamente al rigido metodo scientifico. Quindi, non ricevo alcun finanziamento se non dalla mia stessa tasca. Ritengo, inoltre, che ogni cittadino ha il dovere di ricevere una corretta informazione e che da questi Enti, finanziati con i nostri soldi, sia reso un servizio professionale e trasparente. Qui, invece, ho notato molta opacità, anzi direi malafede!

Ecco perché ha desiderato aggiungermi testualmente che trova inammissibile che Enti pagati con denaro pubblico producano informazioni opache, se non addirittura maliziose. Perché – secondo egli – non si parla più solo di errore tecnico, ma di responsabilità morale e istituzionale. Se un geologo spende i suoi soldi per installare una stazione meteo a norma a 500 metri da quella del SIAS e registra temperature sistematicamente inferiori di fino a 3 gradi, mentre l’altra continua a produrre dati gonfiati, qualcuno dovrà pur chiedersi: chi decide cosa è affidabile e cosa no? E soprattutto, chi trae vantaggio da questa narrazione distorta?

Passiamo quindi alla 6° domanda, quella sulle possibili ragioni dietro il falso record, la risposta è stata ancora più esplosiva:
La ringrazio per questa domanda, ma prima di entrare nel merito, le vorrei dare alcune notizie che tutti sconoscono.
Il SIAS, dopo la registrazione del record, ha cambiato per ben due volte lo schermo bucato, sostituendolo con altri a norma. Di queste modifiche il SIAS non ha mai dato comunicazione ufficiale;
Il SIAS inoltre ha rimosso il secondo schermo dove alloggiava un altro sensore, senza mai darne comunicazione.
Insomma, la stazione si sta trasformando all’insaputa di tutti (che trasparenza!!!), magari nel tentativo di normalizzarla, ovvero di eliminare quella sovrastima sistemica che quasi tutti i giorni la stazione registra a causa di quella bolla di calore che viene dalla strada.
Mi sono convinto che questo record di 48,8° serviva e serve a qualcuno/alcuni per creare l’allarmismo climatico e incutere spavento alla popolazione. Da questo allarmismo si generano nuovi dibattiti, pubblici, nuove politiche economiche, insomma diventa più facile condizionare le nostre società, inducendo le persone ad assumere nuovi stili di vita che possono orientare le popolazioni a consumi alternativi. Affermare che siamo sulla soglia dei 50° ha un impatto devastante verso l’opinione pubblica, perché suscita grande panico. Molte persone sono fragili e a quella temperatura farebbero veramente fatica a sopravvivere, motivo per cui l’allarmismo climatico non passa inosservato, ma suscita una immediata reazione in ognuno di noi.
Senza dubbio il riscaldamento climatico è un dato di fatto ma deve essere valutato nella sua reale consistenza, invece, noto da tempo che viene istillato un allarmismo esasperato, quasi isterico, alimentato dai mass media e dai social, molto spesso viziato da informazioni false, come il record di 48,8°.
Mi creda Costanzo, mi sono reso conto che questa storia del record nasconde risvolti veramente inquietanti che molti esperti, pur essendo consapevoli della falsità del dato, rimangano al silenzio
Credo che molti abbiano perfino paura a parlare!
Il sottoscritto non intende fermarsi e le annuncio che da qualche settimana ho inoltrato richiesta di accesso agli atti al Laboratorio Metrologico INRiM di Torino, dove è stato effettuato il test di calibratura della strumentazione della stazione di Floridia allo scopo di convalidare il record di 48,8°.
Confido in un celere riscontro da parte del Laboratorio INRiM, al fine di fugare alcuni miei inquietanti sospetti che da tempo mi attanagliano.

Comprenderete come ormai il Dott. Grassi si sia fermamente convinto – ed il sottoscritto, dopo averlo ascoltato, non può fare a meno di condividerne il ragionamento – e cioè che quel record potesse servire o serve a qualcuno. Si… potrebbe servire per creare allarmismo climatico, per incutere spavento nella popolazione, per giustificare politiche economiche stringenti, per orientare comportamenti collettivi verso modelli di consumo controllati, per alimentare una narrazione dominante che, pur partendo da un fondo di verità, viene distorta fino a diventare propaganda.

Affermare difatti che siamo a un passo dai 50° ha un effetto psicologico devastante. Suscita panico, condiziona le menti e molte persone, fragili, vulnerabili, ci credono. Non è un caso che il termine “emergenza climatica” sia ormai ovunque, ripetuto come un mantra, mentre i dati che lo supportano non vengono mai messi in discussione.

Il riscaldamento globale esiste, nessuno lo nega, ma va misurato con serietà, con onestà, con strumenti a norma e quando invece si sceglie di ignorare evidenze tecniche inconfutabili, come quelle portate avanti dal Dott. Grassi, allora non si sta combattendo il cambiamento climatico: si sta manipolando la percezione della realtà.

Mi ha colpito particolarmente quando ha detto che molti esperti, pur consapevoli della falsità di quel dato, preferiscono il silenzio. Forse per paura. Forse per complicità. Forse perché chi osa parlare viene emarginato, deriso, cancellato. Ma lui non si fermerà. Come ci ha detto… da qualche settimana ha inoltrato richiesta di accesso agli atti al Laboratorio Metrologico INRiM di Torino, dove sarebbe stato effettuato il test di calibratura della strumentazione della stazione di Floridia. Vuole vedere con i suoi occhi quali prove sono state utilizzate per convalidare quel record e confida che, finalmente, quei documenti possano fugare i suoi inquietanti sospetti.

Noi tutti speriamo con lui che arrivi una risposta. Perché non è solo una questione tecnica. È una questione di democrazia dell’informazione. Di diritto alla verità. Di responsabilità di chi gestisce il sapere scientifico. Chi ha finanziato quel progetto CRS-EMPIR? L’Unione Europea. Chi ne ha beneficiato? Organizzazioni internazionali, enti di ricerca, istituti accademici.

Ma chi ha perso? Noi. I cittadini. Perché abbiamo ricevuto un dato presentato come inoppugnabile, mentre le condizioni reali della stazione che lo ha prodotto erano tutt’altro che scientifiche. E se questo è accaduto in Sicilia, quanti altri casi simili esistono in Italia o in Europa? Quanti record basati su stazioni isolate in mezzo all’asfalto, circondate da cemento, ventilazione alterata, sensori mal posizionati? E quanto di ciò che ci viene detto sul clima è davvero accurato, e quanto invece è costruito ad arte per sostenere una narrazione comoda, conveniente, redditizia?

Vi lascio quindi con un pensiero che mi ha accompagnato lungo tutta questa inchiesta: la verità non ha bisogno di spot, di titoli urlati, di like sui social. Ha bisogno di trasparenza, di controllo, di coraggio.

Ed infine permettetemi di allegare il link di un’intervista – realizzata dal programma “Border Nights” – nella quale il Dott. Alfio Grassi insieme all’avvocato Nunzio Condorelli Caff hanno dato prova di una riflessione illuminante, che vi invito caldamente a guardare, perché va oltre la meteorologia, tocca il cuore del rapporto tra istituzioni, informazione e potere.

Potete trovarla qui: https://www.youtube.com/watch?v=zD_D6NI9iR4&feature=youtu.be.

Rappresenta un momento di riflessione profonda, necessaria, urgente. E mentre guardate quel video, chiedetevi: quanti di noi si fidano ciecamente dei numeri che leggono sui giornali, senza mai chiedersi chi li ha prodotti, come, e perché? Perché forse, alla fine, la domanda più importante non è quanto caldo ci sia, ma chi decide quale versione del caldo dobbiamo accettare come verità.

Il termometro del silenzio: e se quel record fosse stato costruito?


Buonasera a tutti,
proseguo stasera l’approfondimento con il Dott. Alfio Grassi, dopo avervi lasciati con una rivelazione che ha scosso le fondamenta di ciò che abbiamo sempre dato per scontato: i dati sulle temperature record in Sicilia non sono solo – secondo il geologo – discutibili, ma potrebbero essere il frutto di un sistema malato, fatto di incuria, omissioni e forse anche di una sorta di complicità silenziosa tra chi produce i dati e chi dovrebbe controllarli.

Nel precedente post, vi ho riportato le prime due risposte del Dott. Grassi, dove emergeva con chiarezza come la stazione SIAS di Floridia, quella stessa che registrò il clamoroso 48,8°C considerato per mesi il record europeo, fosse collocata in condizioni tecnicamente inaccettabili: schermo solare danneggiato, esposizione diretta ai raggi solari, vicinanza ad asfalto surriscaldato, ventilazione alterata da alberi circostanti. Eppure, quel dato è stato accolto, diffuso, utilizzato come prova scientifica di un clima impazzito.

Ma ora andiamo oltre, perché ciò che viene fuori dalle domande successive non riguarda più un semplice errore tecnico isolato, bensì un fenomeno molto più ampio, sistematico, che mina alla base l’attendibilità di un intero sistema di monitoraggio climatico regionale, e forse nazionale.

La terza domanda che ho posto riguardava le segnalazioni formali: se il Dott. Grassi avesse denunciato le anomalie agli enti preposti e quale risposta avesse ricevuto. La sua risposta è stata netta, precisa, e soprattutto documentata: Certamente, ho segnalato allo stesso SIAS il malfunzionamento della stazione di Floridia trasmettendo un dettagliato report sulle prove e cause della sovrastima sistemica; sono andato anche personalmente a riferire al Dirigente Generale dell’Assessorato all’Agricoltura, ma non solo: ho scritto a tutti gli Enti nazionali e internazionali competenti in meteorologia (Aeronautica Militare, Laboratorio Metrologico INRiM, WMO), ma nessuno ha mai dato riscontro ai miei accertamenti tecnici. E le ripeto: a supporto della mia tesi ho anche trasmesso un documento tecnico sulle clamorose risultanze degli studi condotti dal sottoscritto e la relativa documentazione fotografica attestante le palesi difformità strumentali e di localizzazione della stazione SIAS di Floridia.

Viene spontaneo dire: “tutto ciò è alquanto strano”. Già… nessuno che risponde, non una nota, non un’accusa, non un controllo incrociato, non una rettifica. Si… so bene che quanto riportato accade spesso nella mia terra, già… nella mia meravigliosa Sicilia, non so… sarà colpa di quell’intrinseca idea mentale conosciuta come “omertà”, difficilissima da sradicare, ma in questo caso i silenzi riguardano tutti, già… da Nord a Sud! Solo silenzi… sì, ma parliamo di silenzi che non sembrano frutto di disattenzioni, ma di calcolo…

E quando un professionista serio, preparato, mette nero su bianco prove tecniche inconfutabili e nessun ente reagisce, ecco che non siamo più di fronte a un problema di trasparenza, ma a qualcosa di più grave: la normalizzazione della disinformazione e la salvaguardia della poltrona.

Ed è a questo punto che non potevo non chiedermi – e non chiedergli – se quanto scoperto a Floridia fosse un caso isolato o parte di un quadro più ampio. E qui, la risposta alla quarta domanda spalanca una porta su un panorama ancora più inquietante.

Il Dott. Grassi mi conferma che le anomalie non riguardano solo Floridia, ma molte altre stazioni della rete SIAS: i miei studi sono stati estesi anche ad altre stazioni SIAS e non solo. Nel corso degli anni ho potuto constatare che molte stazioni non sono a norma, per difetto di strumentazione, per mancata manutenzione, per infelice posizionamento. Per la rete SIAS, oltre alla stazione di Floridia, ho riscontrato che anche le stazioni di Mineo, Mazzarrone, Noto, Lentini, Francofonte, Paternò, Augusta – ne cito solo alcune – non rispettano i requisiti minimi di conformità. Stessa cosa ho potuto constatare per la rete della Protezione Civile e persino per qualche stazione gestita dall’Aeronautica Militare.

Ed ancora: Ci tengo a precisare che di per sé la misurazione della temperatura in qualsiasi ambiente è sempre legittima, ma una cosa è usare i dati per un’utilità amatoriale o per scopi privatistici, altra cosa è attribuire al dato rilevato una valenza meteo-climatica. In quest’ultimo caso, il dato deve essere verificato e studiato nel rispetto di rigidi protocolli di convalida e ufficialità, e i requisiti strumentali e di localizzazione devono essere pienamente soddisfatti. In assenza dei quali, il dato va scartato.

Quanto sopra – tiene a precisare il Dott. Grassi – non significa che ogni singola misurazione sia falsa, ma che molti dati vengono raccolti in condizioni che violano i protocolli internazionali, rendendo quindi quei valori inutilizzabili per finalità climatologiche ufficiali. Eppure, stranamente, quegli stessi dati vengono regolarmente citati nei bollettini, nei comunicati stampa, nelle campagne mediatiche sul cambiamento climatico.

Perché – permettetemi di aggiungere da profano – esiste una differenza abissale tra rilevare una temperatura per uso privato e farne un dato scientifico ufficiale. Comprenderete certamente che nel primo caso tutto è lecito, mentre nel secondo servono conformità, verifica, validazione. E quando queste mancano, non si tratta di semplici imprecisioni: si tratta di legittimare un falso.

Mi sorgono allora alcune domande, le stesse che molti di voi si staranno ponendo: quanti dei “record” che ci vengono annunciati con toni apocalittici sono davvero tali? Quanti sono gonfiati da errori strumentali, da ubicazioni sbagliate, da stazioni isolate in mezzo all’asfalto, circondate da cemento e traffico? E soprattutto: chi decide quali dati vengono presi in considerazione e quali vengono ignorati?

Il quadro che emerge non è quello di un complotto, forse, ma di un sistema che preferisce la narrazione allo scrutinio, il sensazionalismo alla precisione. Un sistema che, pur di alimentare una certa visione del clima, accetta dati fragili, li amplifica, li celebra, mentre chi osa metterli in discussione viene emarginato, ignorato, cancellato con il silenzio.

E mentre scrivo, penso a quanta fiducia riponiamo nei numeri, nei grafici, nei bollettini ufficiali, pensando ad essi come oggettivi, neutri, incontrovertibili. Ma se dietro quei numeri c’è incuria, indifferenza, o addirittura volontà di non vedere, allora non stiamo parlando solo di meteorologia: stiamo parlando di qualcos’altro.

E forse, proprio come il sole che il Dott. Grassi ha citato nella nostra conversazione, la verità prima o poi riesce a filtrare, anche attraverso le crepe dello schermo solare di una stazione malconcia.

Ed allora – come dice spesso mia figlia Alessia: “grazie al mio fiuto da profiler e/o investigatore” – sarà forse merito al fatto che, in questi lunghi anni, frequentando uffici delle Procure, la Dia, la Gdf, le sezioni di polizia giudiziaria a seguito delle mie denunce, sto iniziando a comprendere – come molti di voi – cosa vi sia davvero dietro quel record di temperatura di 48,8°C registrato a Siracusa l’11 agosto 2021, che fu ufficialmente convalidato, in prima battuta, dopo un attento esame.

Ma ciò che in pochi sanno, ed emerge da documenti ufficiali, è che l’indagine metrologica alla base di quella convalida è stata condotta nell’ambito del progetto “Climate Reference Station (CRS-EMPIR)”.

Di questo parlerò nel prossimo e ultimo appuntamento, insieme alle conclusioni e alle ultime rivelazioni emerse dall’intervista con il Dott. Grassi.

Restate quindi connessi, perché questa storia non finisce qui…

Intervista al Dott. Alfio Grassi: Il caso delle temperature record e una verità sconcertante!


Come promesso ai miei lettori più attenti, oggi ho avuto il privilegio di incontrare il Dott. Alfio Grassi nel suo ufficio, un professionista che desidero ringraziare pubblicamente non solo per la disponibilità dimostrata, ma per il coraggio e l’integrità intellettuale con cui ha deciso di affrontare una tematica spinosa, proprio come aveva preannunciato nella sua breve risposta – vedasi link: http://nicola-costanzo.blogspot.com/2025/09/richiesta-intervista-al-dott-alfio.html.
Dietro la mia insistente richiesta di un confronto, c’era una semplice ma fondamentale ricerca: trovare delle risposte.

Sì… risposte che, fino ad oggi, sembravano sfuggire a qualsiasi logica, sepolte sotto una coltre di silenzi, dichiarazioni ufficiali spesso contraddittorie e una narrazione che non riusciva a soddisfare la curiosità e le legittime preoccupazioni di noi “semplici” cittadini.

Grazie all’intervento del Dott. Grassi, quel muro di omertà e di dubbi forse sta per essere finalmente scalfito, difatti, quel che è emerso nel corso della nostra lunga conversazione, va ben oltre le mie più rosee aspettative e, devo ammetterlo, le mie più fosche previsioni.

L’argomento è talmente vasto, complesso e ricco di dettagli cruciali che, per onestà intellettuale verso i miei lettori e per il rispetto della chiarezza che un tema del genere merita, ho deciso di suddividere il resoconto dell’intervista in più post (peraltro ho avuto poco tempo a disposizione stasera per organizzare tutto il materiale).

Ma non posso, e non voglio, trattenere oltre la notizia più sconvolgente. Voglio preannunciarvi sin da questo primo articolo che quanto scoperto oggi è di una portata tale da lasciare basiti.

Le informazioni che il Dott. Grassi mi ha comunicato, supportate da documenti e una logica stringente, sono qualcosa che mai avrei creduto possibile. Sono certo che, come è successo a me, anche voi lettori resterete senza parole, sorpresi e profondamente turbati da ciò che sta dietro la facciata delle “temperature record” che hanno investito la nostra Sicilia.

Procediamo quindi…

Buonasera, iniziamo con la prima domanda: Occupazione del caso del presunto record e tempistiche – Dott. Grassi, desidero sapere come mai Lei si sta occupando di questo presunto record e soprattutto da quando?

Risposta: Da anni mi occupo di aspetti ambientali-climatici nella qualità di professionista geologico; in particolare, dall’anno 2016 ho avviato uno studio di monitoraggio sulle reti di rilevazioni di dati meteo installate nella Sicilia orientale, sia pubbliche che private, attraverso lo studio dei dati e dei sopralluoghi periodici, al fine di constatare lo stato di conformità di queste stazioni meteorologiche.

Nel 2017, dopo un’analisi accurata condotta sui dati registrati da una stazione ubicata nel comune di Floridia, appartenente alla rete SIAS (Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano), ente regionale gestito dall’Assessorato all’Agricoltura, mi rendo conto di alcune notevoli anomalie sull’andamento termico delle temperature diurne registrate e decido di effettuare un sopralluogo nel sito di ubicazione della stazione.

In sede di sopralluogo mi accorgo, con grande stupore, che lo schermo protettivo del termometro presenta un’ampia apertura attraverso la quale, in alcune ore del giorno, entravano perfino i raggi solari, inficiando la reale misura termometrica in violazione di qualsiasi protocollo di conformità nazionale e internazionale attinente alla metodologia standard di regolare rilevazione della temperatura dell’aria sulla superficie terrestre.

Seconda domanda: Scoperta delle non conformità della stazione SIAS di Floridia – Quando ha scoperto per la prima volta che la stazione SIAS di Floridia non era a norma?

Risposta: Come le ho detto, anni prima che avvenisse il record europeo di 48,8°, il sottoscritto si era accorto che la stazione non rispettiva minimamente i requisiti standard richiesti dai protocolli tecnico-scientifici ufficiali, ma non solo per la presenza del buco nello schermo solare di protezione del termometro, ma anche per l’infelice ubicazione della stazione.

La stazione si trova circondata da alberi e nelle immediate vicinanze, a meno di 10 m, è presente una strada pubblica asfaltata che durante le ore diurne si riscalda notevolmente creando una bolla di calore che spesso, in condizioni di scarsa ventilazione, invade la stazione facendo impennare la temperatura rilevata.

Già alcuni giorni dopo la registrazione del record, avvenuto l’11/08/21, il sottoscritto si è premurato di effettuare un monitoraggio temporaneo e comparativo attraverso l’uso di una stazione datalloger professionale piazzata a circa 50 m dalla quella SIAS, i cui risultati hanno confermato che in alcuni momenti del giorno, quando il vento proveniva dalla stessa direzione di quella del giorno in cui si registrò il record, la sovrastima della temperatura della stazione SIAS registrava picchi di quasi 3°.

Nel 2024, a spese mie, decisi di installare in un luogo non influenzato da ostacoli o strade una stazione professionale a 500 m di distanza da quella del SIAS, dotata di certificazione di calibratura del sensore termometrico e, quindi, rispettosa di tutti i requisiti di conformità richiesti dai protocolli tecnici – scientifici ufficiali.

La stazione è stata messa in rete e, quindi, i dati di temperatura che vengono registrati in automatico ogni 10 minuti sono consultabili online da chiunque, Dopo 14 mesi di monitoraggio si è potuto constatare che la mia stazione restituisce temperature massime quasi sempre inferiori a quelli del SIAS e in certi giorni si sono registrate differenze di ben 3°!

Ma ecco che improvvisamente arriva il momento della rivelazione più sconvolgente, quella che ha giustificato ogni mia perplessità e che trasforma questa intervista in un’indagine su una delle pagine più opache della recente storia meteorologica italiana.

Sì, vi assicuro: questo è solo un assaggio, il primo di una serie di post che cercheranno di scavare a fondo, per arrivare alla verità.

E del resto, non si dice che la verità è come il sole? È vero: fa fatica a rimanere nascosta per sempre!

Restate quindi sintonizzati: i prossimi capitoli saranno ancora più incredibili.

La fragilità dei numeri “Caldi”.

Avevo letto di questo articolo a fine luglio e mi ero ripromesso di scrivere un post a riguardo, poi, però, altre notizie avevano avuto la precedenza e, sebbene avessi già abbozzato una prima stesura, solo stasera ho trovato il tempo di completarla e pubblicarla.
La questione del record di caldo a Floridia, riportata dal sito “MeteoWeb”, mi aveva lasciato perplesso, non tanto per il dato in sé, ma per ciò che potrebbe celarsi dietro quelle poche cifre.

E allora, come molti di voi, mi sono chiesto: com’è possibile che una stazione meteorologica (a quanto pare “malfunzionante”) abbia generato un valore così eclatante? E ancora, come ha fatto l’OMM a validarlo dopo due anni di verifiche?

Ora, non essendo un esperto in meteorologia, ritengo comunque che questa sia una scienza piuttosto precisa, eppure, leggendo l’articolo, mi sembra esserci qualcosa di incomprensibile, almeno, il sottoscritto ammette di non averci capito granché.

Si parla di un termometro rotto, di un falso storico che ha fatto il giro del mondo, eppure la cosa più strana è come tutto questo sia potuto accadere sotto gli occhi di esperti e istituzioni (ammetto che per il sottoscritto non è una sorpresa: sono anni che, per vicende giudiziarie in cui sono stato coinvolto, mi sono imbattuto in un sistema i cui referenti, spesso, “non vedono l’elefante nella stanza”).

Quei +48,8°C registrati nell’agosto 2021 avrebbero dovuto rappresentare un primato europeo, superando di quasi un grado il precedente record greco del 1977. E invece, oggi emerge che il dato era errato, già… frutto di un malfunzionamento.

Ma allora, perché è stato confermato dall’OMM? E soprattutto – ed è qui che la mia mente non trova pace -cosa si nasconde dietro questa differenza di pochi gradi, apparentemente insignificante ma in realtà così determinante?

Sì… è quell’insistere ossessivamente su un valore al limite della realtà che rende tutto ancora più sospetto. Sappiamo bene, in particolare i miei conterranei, come la Sicilia possa rappresentare una terra di caldo estremo, ma non mi sembra normale dover discutere su dati che dovrebbero essere certi e inconfutabili. Come si è potuta creare una tale confusione attorno a misurazioni che, come dicevo, dovrebbero essere incontrovertibili?

Forse il problema non è solo il termometro, difettoso o meno, ma qualcosa di più profondo, qualcosa che sfugge alla comprensione di chi, come me, osserva la vicenda con scetticismo.

L’OMM ha in parte ritrattato, ma lasciando un ulteriore alone di ambiguità. Il record greco resta imbattuto, ma ormai il dubbio è stato piantato: quanti altri dati sono stati accettati con troppa facilità? Quanto possiamo fidarci delle cifre che diventano storia, se poi si scopre che dietro c’è un errore?

Perdonate il mio scetticismo e/o la mia mancanza di fiducia, ma, da tempo, ho capito che in questo Paese non ci si può fidare di nessuno. E chissà se anche in meteorologia, come in altre discipline, ciò che sembra certo nasconde spesso zone d’ombra.

A me questa cosa non riesce proprio a convincermi. Ecco perché, dopo aver letto l’articolo e lo studio di Alfio Grassi (del cui link non mi è ero accorto a causa del cellulare, con tanto di immagini e dettagli a testimonianza – secondo il geologo – del falso storico), ho provato a contattarlo. Non riuscivo a capire quali ripercussioni, positive o negative, potesse avere l’aumento anche solo di due gradi nella temperatura registrata.

Purtroppo, il geologo Grassi mi ha comunicato di essere in ferie all’estero. Mi ha però promesso che, appena rientrato a Catania, mi contatterà per spiegarmi nel dettaglio il suo studio e, soprattutto, per chiarire cosa – secondo lui – si celi dietro questa vicenda.

In attesa, proverò ad analizzare e riassumere quanto riportato nel suo studio…

Novità sull'incontro richiesto alla CTS??? Ho incontrato il Presidente Alfio Grassi e mi ha anticipato che…

Ieri mattina, mentre uscivo dal Tribunale di Catania, ho avuto il piacere d’incontrare il Dott. Alfio Grassi (Presidente del Consorzio della Pietra Lavica dell’Etna) ed allora ne ho approffittato per chiedergli se, dall’ultima volta in cui ci eravamo visti, ho cercato di sapere se vi fossero state delle novità, mi riferivo sull’incontro richiesto a suo tempo dalle tre categorie sicilane di cavatori, al Presidente della CTS, Dott. Avv. Gaetano Armao. 

Il presidente Grassi mi confermava che purtroppo nessuno da parte del CTS avesse risposto (perdonatemi la riflessione personale, ma ritengo che quanto accada in questa nostra regione rappresenti qualcosa di paradossale; d’altronde vorrei comprendere quale motivazione conduca una parte – tra l’altro istituzionale – a rifiutare un incontro ufficialmente richiesto), ma soprattutto che le problematiche a suo tempo dal gruppo evidenziate – vedasi link: https://nicola-costanzo.blogspot.com/2023/11/cts-inviata-al-presidente-g-armao-una.html fossero rimaste del tutto  immutate.

Durante il colloquio mi anticipava comunque di un articolo che, da lì a poco, sarebbe stato pubblicato nella testata giornalistica  “Live Sicilia“; difatti, nel primo pomeriggio, ho ritrovato sul sito web il post che per l’appunto affrontava i temi riguardo la semplificazione della nuova disciplina delle procedure di autorizzazione e gestionali delle cave, lo snellimento burocratico, ed ancore l’entità dei canoni e la chiarezza sugli oneri e sugli adempimenti di ripristino ambientale affinché non si cumulino, entrambi, in capo alle imprese. 

L’articolo a nome del Presidente delle sezioni marmi di Sicindustria Trapani, Giovanni Castiglione, riportava quanto segue: “Sono queste le priorità che le aziende del settore lapideo siciliano mettono sul tavolo in vista dell’approdo in Aula del disegno di legge n. 239/A sul riordino della normativa dei materiali da cave e materiali lapidei. Sicindustria, il Consorzio della Pietra Lavica dell’Etna e il Consicav, Consorzio siciliano cavatori, auspicano infatti “che si riesca ad arrivare all’approvazione di un testo che sia in linea con quello spirito innovativo indispensabile per dare una risposta adeguata alle esigenze di un comparto costretto a fare i conti con una normativa ferma da oltre 40 anni”. 

Trovate l’articolo completo su: https://livesicilia.it/cave-e-marmi-la-richiesta-rispondere-alle-imprese-del-settore/

Riprendendo con il Dott. Grassi, chiedevo ad egli quali fossero le reali motivazione che, a mio avviso, avessero ancora vincolato le tre categorie di cavatori dal procedere formalmente – viste le motivazioni a suo tempo formulate nella richiesta d’incontro che mi permetto di ricordare, evidenziavano “disfunzioni della Commissione Tecnica Specialistica del “Servizio 1 VIAVAS dell’Arta Sicilia” in violazione dei principi regolamentari e normativi – attraverso gli organi competenti.

A questa precisa domanda il Presidente Grassi, scusandosi, mi dichiarava che per motivi di riservatezza non poteva anticiparmi nulla; tuttavia, dal suo sguardo, ho avuto come la sensazione che qualcosa a breve si stia per avviare…

Ma chissà, forse mi sto sbagliando???

"CTS" – a domanda risponde: Dott. Alfio Grassi, Presidente del Consorzio Petra Lavica dell'Etna.

Dott. Grassi buonasera, 

a quasi due anni dalla missiva in cui lei gentilmente rispondeva alle mie domande – http://nicola-costanzo.blogspot.com/2021/12/dott-alfio-grassi-deliberazione-della.html – ho potuto leggere successivamente su alcune testate web, degli attacchi sferrati dal Presidente nazionale di Confindustria, Carlo Bonomi, contro la CTS (Commissione Tecnica Specialistica VIA-VAS), a cui si sono aggiunte alcune associazioni di categoria, tra cui proprio il “Consorzio della Pietra Lavica dell’Etna”, da Lei presieduto.

Quantunque da allora, a parte i provvedimenti determinati dal Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ho avvertito la sensazione che su quella vicenda fosse calato il sipario e che quanto a suo tempo emerso, fosse volutamente finito nell’oblio.

Ecco quindi perché a distanza di anni Le scrivo nuovamente, affinché possa chiarirmi alcuni dubbi che, secondo il sottoscritto, in questi mesi sono risultati lacunosi.

Innanzitutto vorrei chiederLe, se al cambio dei funzionari del “CTS” (che ho letto dal web), siano stati attuati degli aggiornamenti e in caso affermativo, se può spiegarli in maniera dettagliata.

Ho letto inoltre un articolo pubblicato su “Livesicilia.it” che ha fatto molta risonanza: https://livesicilia.it/cts-guerra-di-cifre-ecco-le-bugie-di-angelini/

Alla luce quindi di quelle sue dichiarazioni, nelle quali si era scagliato contro l’ex presidente Angelini, vi sono state delle modifiche dal punto di vista procedurale?

Tra l’altro, nel leggere, ho avuto come la sensazione che Lei avesse colto qualcosa di ambiguo in quel operato,  l’impressione ricevuta e che fossero state compiute delle procedure quantomeno anomale. Se non le reca disturbo, può confermarmi se questa personale percezione fosse corretta e in tal caso, potrebbe – senza entrare nei dettagli – rappresentare un caso? Ad esempio, ha riscontrato delle anomalie nell’ordine cronologico delle istruttorie o sono emerse delle eccezioni?

Ed ancora, cosa pensa dell’operato in termini tecnici del CTS? Ritiene che si possano migliorare – a garanzia di efficacia e soprattutto di trasparenza – le metodologie utilizzate per le istruttorie presentate?

Come consiglierebbe di operare affinché si possa accelerare l’iter di quelle pratiche e soprattutto ai fini di legalità, cosa si potrebbe attuare per rafforzare le procedure di controllo, proteggendo così facendo non solo il sistema, ma soprattutto l’operato dei funzionari del CTS da possibili accertamenti giudiziari, solo per aver compiuto il proprio dovere?

Dott. Grassi, ringraziando anticipatamente per la sempre cortese collaborazione, porgo cordiali

RISPOSTA:

Sig. Costanzo buongiorno, 

rispondo innanzitutto alla sua domanda sul cambio dei funzionari del “CTS” e se siano stati attuati degli aggiornamenti: In realtà, solo da alcune settimane si è assistito agli effetti della riforma della CTS, con la nomina a nuovo presidente dell’Avv. Gaetano Armao, anch’Egli ai tempi critico nei confronti del sociologo, Prof. Aurelio Angelini. 

Anzi, devo ammettere che Armao fu una delle poche voci critiche del governo Musumeci contro la CTS di Angelini – https://www.ilmoderatore.it/gaetano-armao-nuova-leadership-per-i-grandi-progetti-in-sicilia/ – nonostante molte associazioni di categoria si lamentassero per l’incomprensibile condotta iper-burocratica e discutibile dell’allora CTS. 

Il mio intervento era finalizzato a smentire, numeri alla mano, il prosperoso bilancio che Angelini, al termine del suo incarico, ha cercato di far passare per buono sulle attività di istruttoria della sua CTS.

A seguito di uno approfondito studio analitico condotto dal Consorzio della Pietra Lavica dell’Etna sulle pratiche ambientali istruite dalla CTS di Angelini, è emerso un quadro raccapricciante: Un altissimo numero di istanze venivano rimandate ad una successiva istruttoria (assoggettabilità a VIA), con la conseguenza che un’autorizzazione finale si otteneva dopo 3-4 anni. E c’è di più: spesso le motivazioni di questi rimandi erano illogiche e discutibili e si rasentava perfino l’assurdo.

Consideri, inoltre, che sulle pratiche che hanno raggiunto la conclusione dell’istruttoria, sono state impartite più di 15.000 prescrizioni ambientale! Sa cosa significa? che queste istanze devono essere sottoposte nuovamente al vaglio della CTS per la cosiddetta verifica di ottemperanza, ovvero devono ricevere un ulteriore nulla osta finale per poter procedere finalmente alla realizzazione del progetto.

E’ come il gioco dell’oca: quando ti sembra di essere arrivato al traguardo, ritorni al punto di partenza. Un investitore che entra in questo girono infernale, prima o dopo butta la spugna.

Alla Sua domanda “se avessi colto qualcosa di ambiguo in quel operato”, sono i pareri emessi dalla CTS di Angelini che confermano che qualcosa non andava. Abbiamo studiato tutti i pareri emessi relativi ai progetti di cava e sono venuti fuori asimmetrie e contraddizioni fin troppo palesi. 

Mi chiede inoltre se “abbiamo riscontrato delle anomalie nell’ordine cronologico delle istruttorie o siano emerse delle eccezioni”: Vi sono scavalchi dell’ordine cronologico veramente imbarazzanti. Pratiche presentate in tempi successivi ad altre che sono state esitate in anticipo. Abbiamo casi in cui nello stesso periodo sono stati presentati da diversi proponenti dei progetti di cava; qualcuno è stato fortunato, ottenendo in tempi stretti il parere favorevole, altri aspettano ancora la conclusione dell’istruttoria. Ci sarebbe da chiedersi: come è potuto accadere tutto questo in maniera indisturbata?

Ed ancora – “cosa penso dell’operato in termini tecnici del CTS e se ritengo che si possano migliorare a garanzia di efficacia e soprattutto di trasparenza le metodologie utilizzate per le istruttorie presentate?”: La CTS di Angelini ha rifiutato qualsiasi confronto con il mondo imprenditoriale e dei professionisti. Quando manca il confronto e la dialettica tra le parti i risultati sono sempre nefasti.

L’assessore Pagana ha invece apportato delle importanti modifiche gestionali: le associazioni di categoria potranno porsi come osservatori della CTS e durante le istruttorie dei progetti i soggetti proponenti saranno direttamente coinvolti, col reciproco rispetto dei ruoli.

Sono punti fondamentali per riavvicinare l’utente con la pubblica amministrazione, pur sempre nel rispetto della legalità e dei propri ruoli. Il confronto significa crescita e aiuterà certamente a risolvere criticità procedurali che a volte portano allo stallo infinito delle istruttorie.

Ed infine, alla domanda: “Come consiglierebbe di operare affinché si possa accelerare l’iter di quelle pratiche e soprattutto, ai fini di legalità, cosa si potrebbe attuare per rafforzare le procedure di controllo, proteggendo così facendo non solo il sistema, ma soprattutto l’operato dei funzionari del CTS da possibili accertamenti giudiziari, solo per aver compiuto esclusivamente il proprio dovere”, rispondo:

Caro Costanzo, ritengo che la trasparenza, la professionalità e la dialettica siano i tre elementi indispensabili per poter garantire il buon andamento della pubblica amministrazione. Innanzitutto, voglio spezzare una lancia per quei dipendenti regionali che operano in uffici pesantemente sotto-organico, riuscendo eroicamente a svolgere  il proprio dovere con abnegazione e sacrificio. Detto questo, sarebbe, però, ridicolo non ammettere che vi sono delle gravi criticità in molti settori della pubblica amministrazione che, di fatto, stanno portando ad una paralisi degli investimenti e dello sviluppo economico della Sicilia. Entrando nel merito della CTS, credo che sarebbe  opportuno, innanzitutto, rendere pubblico l’elenco delle istanze, evidenziando l’ordine cronologico delle istruttorie. La performance dei nuclei istruttori dovrebbe essere di dominio pubblico, così come i nominativi degli istruttori di ogni singola istanza. Un proponente che paga migliaia di euro di oneri di istruttoria, credo che abbia il diritto di avere informazioni in tempo reale sullo stato dell’istruttoria della propria istanza, di conoscere i nominativi degli istruttori, di ricevere risposte entro i termini di Legge. 

I dati statistici dell’operato CTS, sia in termini di numero di pratiche esitate che di durata dei vari procedimenti istruttori dovrebbero essere pubblicati online. Stiamo parlando di un servizio pubblico che viene finanziato dai soldi dei contribuenti e degli stessi proponenti delle istanze, quindi non credo che si tratti di una pretesa capziosa quando si chiede all’Amministrazione di essere trasparente. 

Lo sa che durante la presidenza di Angelini, decine e decine di legittime richieste sullo stato dell’istruttoria delle pratiche non hanno mai ricevuto riscontro? Lo trovo vergognoso questo atteggiamento reticente di un organo pubblico.

Sa inoltre che nel sito SIVVI-ARTA dell’Assessorato, qualche anno fa, sempre sotto la presidenza di Angelini, è stato rimosso il link ove era possibile consultare i dati statistici sulle istanze presentante ed esitate? Un bello esempio di trasparenza stile-cinese. 

Mi auguro che l’Avv. Armao riesca ad accogliere le legittime richieste del mondo imprenditoriale che invocano semplicemente il rispetto delle regole e delle Leggi. Un’istanza deve essere istruita entro i termini di Legge, in maniera professionale e trasparente, con un atteggiamento collaborativo e non ambiguo. Dalla CTS passa lo sviluppo della Sicilia, quindi chi ha l’onore di far parte di questo organo tecnico deve assumere un atteggiamento di grande professionalità e responsabilità.

In poche parole, potrei sintetizzare così: quella Commissione ha bisogno di tecnici che considerino il loro compito un umile servizio e non un potere. Tecnici che valutino il trascorrere del tempo come una calamità e non un’opportunità. Voglio una Commissione che lavori per accelerare le procedure invece di provare il sadico piacere di infliggere a ogni istanza decine di prescrizioni, spesso discutibili. Così si frena la spesa per gli investimenti e si condanna l’economia siciliana alla stagnazione.

Nel ricevere la sopraddetta risposta ho rivolto al Dott. Grassi (in data 07 c.m.) un’ulteriore domanda: mi sembra di aver già sentito qualcosa del genere, sbaglio? 

La risposta ricevuta è stata: 

Non sbaglia: sono dichiarazioni rilasciate dall’allora Presidente Musumeci quando nominò nel 2019 la nuova CTS presieduta dal Prof. Angelini.

Dott. Alfio Grassi: Deliberazione della Giunta Regionale della Regione Sicilia n. 448

Sig. Costanzo buonasera,
rispondo con piacere alla mail ricevuta, d’altra parte la sua nota anticipa quanto il sottoscritto aveva, pochi giorni fa, trasmesso al Presidente dell’Ordine dei Geologi di Sicilia, Dott. Geol. Corrao Mauro.

Ed è quindi per la sopraddetta ragione che mi permetto di inviare Lei quanto ufficialmente trasmesso, affinchè da quella missiva si possano comprendere tutte le problematiche fin qui emerse con il CTS ed i suoi diretti esponenti:

Il sottoscritto Dott. Geol. Alfio Grassi, iscritto all’O.R.G.S. al n. 2352, libero professionista, nonché rappresentante legale del “Consorzio della Pietra Lavica dell’Etna” – associazione di imprese afferente la filiera della pietra lavica – con la presente esprime il più profondo disappunto per quanto riportato nella deliberazione n. 448 (del 05/11/21) della Giunta Regionale della Regione Sicilia in merito alle responsabilità additate ai progettisti degli studi ambientali sul mancato rispetto dei tempi procedimentali di istruttoria delle istanze presentate al Servizio 1 VIA-VAS dell’A.R.T.A. Sicilia, di competenza della Commissione Tecnica Specialistica. 

Più precisamente, si fa riferimento alla scarsa qualità progettuale del soggetto proponente pubblico e privato come causa ostativa alla fluidità dei procedimenti istruttori che, a dire degli esperti della CTS (Commissione Tecnica Specialistica), rappresenta una delle maggiori criticità per il buon funzionamento dell’organo di valutazione delle procedure ambientali, ai sensi del Decreto Legislativo 152/06 e ss.mm.ii. 

Tali affermazioni, a parere del sottoscritto, appaiono palesemente calunniose nei confronti dei professionisti che operano da anni nel settore della progettazione tecnica-ambientale, che non si sono mai risparmiati al costruttivo confronto con la pubblica amministrazione e ai quali è stata da sempre riconosciuta la professionalità acquisita e maturata nel corso degli anni. 

L’attuale CTS, insediatasi nel luglio 2019 e presieduta dal Pedagogo Prof. Aurelio Angelini, si sta distinguendo per i metodi di condotta e valutazione a dir poco discutibili. 

Dalla consultazione dei decreti assessoriali e dirigenziali relativi alle pratiche istruite durante la vigenza dell’attuale CTS, risulta palese che l’ordine cronologico di istruzione delle istanze non segue quello di presentazione delle medesime, suscitando forte perplessità sul metodo poco trasparente adottato dalla CTS per l’assegnazione delle pratiche ai vari gruppi istruttori. 

Inoltre, i tempi di istruttoria di molte istanze si è dilatato in maniera esorbitante rispetto a quanto si registrava con la precedente Commissione, creando un grave nocumento alle imprese che restano in attesa di anni per ricevere il nulla osta ambientale ai fini dell’attuazione del proprio investimento.

Altrettanto poco trasparente appare il metodo analitico adottato dalla CTS per la valutazione degli studi ambientali dei soggetti proponenti privati e pubblici, contraddistinto da una differenziazione di giudizio che in certi casi appare del tutto irrazionale, visto che per analoghi progetti e medesimi contesti ambientali vengono edotte valutazioni diametralmente opposte, comportando un forte pregiudizio al concetto delle “pari opportunità d’impresa”. 

Inoltre, dai dati relativi ai procedimenti conclusi, analizzati direttamente dal sottoscritto, si  riscontra che il rendimento della CTS è notevolmente inferiore a quanto prospettato in sede di insediamento; l’obiettivo di esitare 90 pratiche al mese, come dichiarato dall’Assessore Cordaro e dal Presidente Musumeci, è stato palesemente disatteso, visto che in realtà le procedure effettivamente concluse sono mediamente 15 al mese. 

Da tempo, molte associazioni di categoria hanno già manifestato le sopra-esposte criticità all’Assessorato del Territorio e dell’Ambiente della regione Sicilia, senza però ottenere alcuna risposta concreta sulla problematica emersa.

Anzi, in occasione di alcuni incontri avvenuti tra i tecnici delle associazioni di categoria (compreso il sottoscritto) del settore lapideo-estrattivo e i rappresentanti della CTS, è emerso il rifiuto da parte del presidente Aurelio Angelini a riconoscere le anomalie documentalmente evidenziate e riscontrate in alcuni procedimenti ambientali di progetti di cava, per le quali il noto Prof. Angelini ha additato, anche in quella occasione, la responsabilità ai professionisti-progettisti.

A parere del sottoscritto, è ormai palese che gli attacchi perdi delegittimazione portati avanti dall’organo CTS nei confronti dei professionisti siano del tutto inaccettabili e finanche calunniosi, volti solo a mascherare il fallimento di una Commissione che rischia di provocare la paralisi delle attività produttive imprenditoriali della Sicilia. 

Per quanto sopra, si chiede alla S.V. di intraprendere ogni azione di tutela e difesa del prestigio professionale legato al nostro Ordine Regionale dei Geologi di Sicilia, oggi gravemente leso da un organo tecnico dell’amministrazione regionale preposto alle autorizzazioni ambientali.

Il sottoscritto, infine, si rende disponibile a fornire qualsiasi documentazione a supporto delle recriminazioni evidenziate nella presente.

Sig. Costanzo, auspico di aver chiarito ogni sua richiesta e resto a disposizione per qualsivoglia ulteriore evidenza. 

Cordiali saluti
Alfio Grassi