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Un giudice senza paura…

Danneggiando una targa, non si cancella la memoria di uomo, che non ha avuto alcuna paura e ancor meno titubanza a presiedere il maxiprocesso a Cosa nostra! Alfono Giordano è questo il nome del magistrato a cui era stata dedicata recentemente una targa dal Comune di Palermo in piazza Edison, nel quartiere Matteotti, è che ora è stata danneggiata tentando anche di rimuoverla. 

Un gesto certamente esecrabile, ma che non scalfigge minimamente il coraggio di un uomo che non si è piegato neppure dopo le minacce velate, sotto forma di augurio, espresse dal “papa” di cosa nostra, Michele Greco: “Io desidero fare un augurio. Vi auguro la pace signor presidente, a tutti voi auguro la pace perché la pace è la tranquillità e la serenità dello spirito e della coscienza e per il compito che vi aspetta la serenità è la base fondamentale per giudicare. Non sono parole mie, sono parole di Nostro Signore che lo raccomandò a Mosè: quando devi giudicare, che ci sia la massima serenità, che è la base fondamentale. Vi auguro ancora, signor presidente, che questa pace vi accompagni per il resto della vostra vita”.

Ecco perché  oggi quello sfregio alla targa dedicata al giudice Alfonso Giordano, non rappresenta nulla, non ha alcun valore neppure come semplice atto vandalico, già perché non scalfigge minimamente la memoria di un grande magistrato che ha avuto il coraggio (pochi al suo posto l’hanno fatto…) di presiedere quel  maxiprocesso alla mafia, un periodo in cui a Palermo venivano uccisi quotidianamente uomini delle nostre istituzioni e tutti avevano paura di contrastare la mafia e i suoi uomini. 

Ecco perché è importante quel giorno storico, perché con quella sentenza, lo Stato ha iniziato a scrivere una pagina indelebile nella lotta alla mafia che ahimè non si è ancora conclusa… 
Non servono targhe, busti, etc… per ricordare i grandi uomini di questa nostra terra, basterà semplicemente il passaparola e vedrete come la memoria del presidente Giordano, non verrà mai cancellata!!!

Tu che vieni qui a contemplare ricorda che: non tutti i siciliani siamo mafiosi e non tutti i mafiosi sono siciliani!!!

Si sa… la memoria umana è uno strumento meraviglioso, ma ahimè fallace!!!
Certo, per non dimenticare vengono compiute ogni anno centinaia di celebrazioni, incontri, cortei, iniziative, che con il passar degli anni sono andate sempre più scemando, sia per quantità, che in presenze… 
Quando poi gli anni sono diventati decenni ecco che – ad esclusione di familiari/amici e qualche trafiletto sui quotidiani – l’ingratitudine di questo Paese, è diventata una costante!!!
Gli anniversari di quelle celebrazioni cosiddette della “memoria”, si sono trasformate in semplici occasioni gioviali, infatti, i ragazzi le vedono come un occasione per “caliarsela” dalle scuole, mentre agli adulti – in particolare a quanti legati al mondo istituzionale – servono per mettersi in mostra…
Ecco quindi che a seconda delle occasioni, assistiamo al collocamento di quelle targhe commemorative in ricordo delle vittime, come se attraverso quelle lapidi si potessero rinnovare le coscienze dei siciliani, per una storia che nei fatti in molti vorrebbe dimenticare… 
Sì… perché la verità in fondo è questa, peraltro quel frammento di storia non interessa a nessuno, neppure per ricordare a tutti noi, che c’è ancora molto da fare!!!
Sì perché finora si è solo discusso, certo vi sono state le inchieste, gli arresti, qualcuno di quegli affiliati è finito al penitenziario… ma per il resto, gli uomini e le donne di quel sistema mafioso/criminale sono ancora lì, sì… ad operare anche per coloro che non possono essere più presenti, ma che hanno ceduto il proprio scettro ai figli e/o familiari… lasciando così quel loro business inalterato, come se nulla fosse accaduto!!!
Viceversa, i familiari  di quelle vittime non sono andati più avanti, continuano a vivere le loro vita in antonimìa, in una sorta di contrapposizione sofferta nel non saper decidere se andare avanti o fermarsi, se ricercare giustizia o rinunciarvi definitivamente, ma poi ditemi, di quale verità parliamo, forse di quella che si sa essere stata collusa e depistata???
Ed allora quei familiari, a chi debbono affidare quel proprio disagio: alla comunità, alla politica, alla magistratura, sì… a chi??? 
Li hanno definiti “famigliari delle vittime“, ed hanno inciso nei propri volti la sofferenza di un dolore imposto non dal fato… ma dall’abbandono di uno Stato che avrebbe dovuto difendere e proteggere quei loro cari, i quali ahimè sono stati costretti da un corrotto sistema ad un ruolo troppo gravoso e di cui forse (rivedendo quanto accaduto e la sofferenza provocata da quel brutale crimine…) avrebbero fatto volentieri a meno. 
D’altronde sono gli stessi familiari che vengono ancora una volta inchiodati dai gesti vandalici di alcuni scellerati, individui che continuano ad offendere la dignità di un popolo con le loro azioni, ad esempio danneggiando la targa alla base dell’albero di ulivo che si trova in via d’Amelio, a Palermo, a ricordo dell’attentato compiuto il 19 luglio 1992 in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina…
La verità è che c’è ancora molto da fare per quei familiari delle vittime, perché il tempo degli insulti e dei sospetti non è ancora finito e perché in questo loro Paese sono costretti –ancora una volta – a doversi scusare per quella loro ingombrante presenza, per il peso che senza volere impongono alla memoria collettiva!!!
Sì… bisogna fortemente lottare contro questo sistema che ci vuole collusi, non solo per “non dimenticare” quelle vittime ed i loro familiari, ma soprattutto per ricordare a noi siciliani chi siamo, dove vogliamo andare,  ma soprattutto con i nostri comportamenti cosa vogliamo essere: perché non tutti i siciliani siamo mafiosi e non tutti i mafiosi sono siciliani!!! 

Non piegarsi mai…

E’ sempre importante ricordare l’impegno dimostrato da tutte quelle vittime innocenti delle mafie, di quanti hanno preferito mettere a rischio la loro vita per non voler abbassare la testa…

Ciò che è invece ritengo totalmente inutile è quel volerli ricordali con le solite “targhe” o con quelle manifestazioni – ora si chiamano “Festival” – a carattere propagandistico, dove i nostri politici ed i suoi uomini dello Stato, giungono in schieramento, per commemorare i giorni in cui quei martiri… furono barbaramente assassinati!!!
Cerimonie di consegna, ghirlande di fiori in memoria di quegli eroi, che hanno preferito non piegarsi, affrontare la lotta e non girarsi dall’altra parte…
Sono in molti a manifestare l’utilità di queste manifestazioni, perché hanno come principale obbiettivo quello di voler sensibilizzare l’opinione pubblica, di ricordare alle nuove generazioni quanto accaduto, cercando di non far dimenticare la storia di quel recente passato, violenze inaudite e morti lasciati a terra…

Ok…, ma fatta questa sensibilizzazione pedagogica, fatta questa opportuna cerimonia, viene da chiedersi, ma cosa è realmente cambiato in questi anni???
Quanto queste iniziative hanno migliorato la vita sociale della nostra terra???
Ma veramente dobbiamo ancora credere che qualcuno vuole farci passare il messaggio che, i cosiddetti mafiosi, sono quelli descritti nei romanzi, e cioè gente che passeggiava per le campagne a cavallo, con la propria coppola e lupara???
La cosa assurda è vedere come, nelle nuove fiction televisive, vedasi per ultima “squadra antimafia”, i personaggi criminali diventano quasi un modello da imitare, forti, decisi, romantici, leali con gli amici, ossequiosi con la famiglia, innamorati della propria moglie, rispettosi dell’amicizia e per la parola data, generosi con i propri uomini che obbediscono senza discutere gli ordini ricevuti ( considerati questi sacri e inviolabili), che venerano i bambini, le donne, e la cui vendetta, viene manifestata soltanto per gli infami???
Ecco, in questa immagine popolare, il mafioso assume le vesti dell’eroe, seppur posto dalla parte cattiva, quella negativa che contrasta con i principi dello Stato, il disprezzo per ogni legalità, giustizia, legge e morale…

Ma se poi lo Stato, viene rappresentato come qualcosa di deviato, peggiore di quella stessa associazione criminale, appartenente a quello stesso sistema nel quale, si tenta in ogni occasione di condizionarne i suoi uomini, giudici, procuratori, amministratori, una classe politica che, nella nostra regione, approfittando della posizione e della funzione che occupa, calpesta quotidianamente quella morale che dovrebbe essere alla base del vivere civile, cosa succede…?
Ed allora, se il mafioso è quel individuo che pur di raggiungere i propri fini, mette in atto una serie di azioni illegali,  non posso che far notare come tali atteggiamenti, analogamente, sono insiti se non eguali a quelli svolti dal nostro mondo politico.
Ovviamente quella linea di demarcazione netta, tra i comportamenti dei mafiosi – da non intendersi come atto di violenza fisica, bensì, da quei modi manifestati, senza sporcarsi le mani, svolti da personaggi insospettabili, cosiddetti colletti bianchi – e quanti esercitano la propria posizione, per influenzare in maniera negativa questo sistema, tende sempre più ad assottigliarsi…
Chiedere voti in cambio di false promesse o di un posto di lavoro, distribuire incarichi di prestigio sempre ai soliti soggetti (figli/parenti/amici) rispetto ad altri ben più meritevoli, stravolgere le graduatoria, falsare i concorsi, indirizzare gli appalti verso le imprese amiche loro collegate, non sono anch’essi parte stessa ed immorale di quegli atteggiamenti mafiosi…
Purtroppo, con questi esempi negativi potrei continuare all’infinito, perché ormai questo sistema “malato”, vive proprio grazie a questi atteggiamento meschini, manifestati da tutti e a tutti i livelli…
Si è vero, parlano, s’indignano, ma quando si tratta del proprio “orticello” cercano di salvaguardarselo elemosinando favori a chi di dovere e mettendo se stessi a completa disposizione di quel colluso sistema.

Non serve quindi educare l’opinione pubblica, partecipare a convegni, festival, fiaccolate, se poi la strada scelta è quella di essere complici e volersi fare corrompere…
Compete per prima, proprio al nostro Stato, a quella classe politica, il compito di restituire dignità ai cittadini, tutelare i loro diritti, dare per esempio una svolta, iniziando ad eliminare quegli interessi personali, sacrificando quei propri benefici per metterli a servizio degli interessi della comunità, svolgendo in modo concreto e onesto, la mansione istituzionale per la quale sono stati incaricati.
Mi rendo conto che oggi, questa situazione generale di stallo protrattasi negli anni, ha creato – nella morale dei miei concittadini – una palese fisiologica stanchezza, determinando un atteggiamento, se non proprio arrendevole, certamente di disimpegno.
Ma ritengo, quale preciso dovere morale, sottolineare che, continuando a non contrastare oggi, questa pericolosa strada intrapresa, se non poniamo adesso le basi di quel radicale cambiamento, state certi che in un futuro non troppo lontano, tutti noi, saremo costretti a confrontarci con una realtà che sarà ben diversa e soprattutto definitivamente perduta…