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In Sicilia è come se ci fosse "qualcuno"… che dirige l'orchestra!!!

La storia sì ripete, sì… da oltre cinquant’anni!!!

Non si può dire che in questo lungo periodo i suonatori non siano cambiati, ma la musica purtroppo è rimasta eguale…
Certo in questi mesi, la politica nazionale si è fatta più stringente e questo ovviamente si è riflettuto nella nostra regione, sempre più attanagliata da nuove leggi anti-corruzione e da un ricambio generazionale di quelle cariche politiche e istituzionale…
Oggi infatti queste nuove evoluzioni di governo, stanno limitando tutte quelle prospettive che a suo tempo erano state predisposte, in particolare i nuovi cambiamenti politici, hanno generato un vuoto, sia sotto il profilo della governabilità, che sotto il profilo degli interessi di quell’associazione criminale, che ora non trova più quei suoi passati referenti politici…
Ecco quindi che ai poteri alti, stanno cercando di attuare nuove strategie, in particolare per ritrovare tutte quelle posizioni strategiche, che ormai vedono limitare sempre più i loro poteri, in cambio di semplici funzioni….
Il potere di quegli uomini sta pian piano dissolvendosi e tutti diventano dei “numeri”, già… individui senza alcun potere, se non per lo svolgimento di quella loro semplice funzione amministrativa…
Ecco perché si sta tentando di riformare l’orchestra e soprattutto quei suonatori, che restano sì… ancora limitati, ma soprattutto carenti per completare quella formazione necessaria…
Sì sta cercando quindi di riunire tutte quelle esigue forze, per ridare slancio a quel sistema massone/clientelare, affinché si ristabiliscano quelle gerarchie di controllo necessarie per mettere sotto pressione l’attuale sistema definito dal nuovo Stato!!!
Non basta quindi ricercare gli uomini giusti, per collocarli nei posti giusti, no… bisognerà fare in modo che taluni individui “non ricattabili”, trovino altra collocazione lontano da questa terra, dove non possano far danno e scombussolare quei loro piani…
Penso ad esempio ai Procuratori della Repubblica troppo integerrimi, per passare ad alcuni Pm incorruttibili oppure a quei magistrati troppo ligi al dovere, per proseguire con quei dirigenti delle forze di polizia, dell’arma e Gdf, per giungere infine a quegli esponenti politici, rappresentanti di quelle commissioni antimafia…
Il Direttore d’orchestra lo sa… e deve tentare con ogni suo mezzo di coinvolgere quanto più suonatori affinché l’esecuzione risulti perfetta e senza alcuna imperfezione…
Ciascuno di essi deve sapere in ogni momento cosa fare e quando farlo!!!
Basterà comprendere a seconda degli eventi quali comportamenti vanno adottati, senza attendere comunicazioni formali/verbali o ancor peggio “pizzini” da dover successivamente distruggere…
La loro è una relazione basata su segnali indefiniti, semplici gesti che troveranno completezza con ogni componente di quell’orchestra, ciascuno dovrà mettere in campo il proprio strumento, affinché la musica risulti un tutt’uno e si proceda in maniera fluida…
Non so dirvi se questa sensazione sia frutto di una mia fantasia o se realmente esista qualcuno che in maniera “celata” muova le fila di questo nostro sistema, affinché incida in maniera diretta su quei ruoli istituzionali, che di volta in volta stranamente – in questa regione – vengono modificati e riassegnati…
Sì perché è proprio il leggere quei nomi che mi fa pensare che qualcosa in questo nostro sistema non funzioni…
Ma… sarà che forse sono troppo sospettoso, ma come diceva spesso uno dei più noti “pupari” di questa nostra nazione (Giulio Andreotti): “A parlare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina”!!!

ASAEC: "Risposta della lettera pubblicata sul quotidiano La Sicilia".


Ho avuto il piacere di leggere quanto riportato sulla pagina social di “Facebook” da parte dell’Associazione Antiestorsione di Catania “Libero Grassi” (ASAEC), a risposta della lettera pubblicata sul quotidiano La Sicilia edizione di Catania del 22 giugno 2018 a firma del Sig. Massimo Villardita, ed ecco perché ho ritenuto non solo doveroso ma fondamentale, condividerne con tutti voi, quel loro messaggio…

” Se tutto quanto denunciato dal signor Villardita corrisponde al vero, si impongono certamente interventi decisi da parte delle autorità preposte con responsabilità per le omissioni, ove effettivamente esistenti.
Certamente – e non potrebbe essere altrimenti – dirompente e forte la provocazione lanciata dall’imprenditore secondo la quale a fronte dell’inerzia degli organi competenti a tutelare l’ordine pubblico – spesso dovuta a leggi controverse –  si possa pensare di ricorrere ad altre forme di tutela attingendo alla malavita organizzata in “funzione sociale” di protezione. 
Ma siamo proprio sicuri che i nuovi padroni di Catania siano i punkabbestia, i suonatori ambulanti, gli zingari, i giovani ubriachi e non una certa rete silente di estorsioni e corruzione perpetrate ai danni di imprenditori, commercianti ed artigiani? 

Siamo proprio sicuri che il pagamento del pizzo renda liberi e protetti dai nuovi padroni che infestano le strade del centro di Catania? 

Siamo proprio sicuri che cadere nella tenaglia dall’estorsione non comporti, prima o poi, avere nuovi padroni che prosciugheranno le risorse fino al punto di renderti schiavo così da cedere l’attività? 
Quello lanciato dal Villardita è un grido di aiuto, di allarme, rispetto ad una situazione insostenibile sopportata troppo a lungo dai piccoli imprenditori, commercianti ed artigiani che si scontrano giornalmente con la piccola criminalità. 

Ed accanto al dolore urlato e la provocazione lanciata, crediamo si celi anche una voglia di riscatto e di speranza che fa appiglio alle migliori risorse civili, organi giudiziari e forze dell’ordine – cui va tutta la nostra riconoscenza per alto valore professionale ed investigativo – affinché tutti insieme si trovi un scatto di orgoglio per una ferma e decisa inversione di rotta.

Ma è in questa voglia di riscatto è necessario non cedere nella vecchia e becera logica dela mafia protegge, la mafia fornisce posti di lavoroperché è lì che si annida la connivenza con certa mentalità mafiosa anni ’80.

Lo sconforto dell’esercente sale quando, paragonando Catania a Milano, dove prima lavorava, tutto questo non accadeva, pur pagando le stesse tasse e rispettando le stesse leggi.

Qual’è la differenza? 
Catania ha la febbre alta!
Carenti sono le garanzie in merito alla protezione e al decoro nei confronti dei commercianti e degli imprenditori.
Il “sistema città” funziona solo se accanto a coloro che hanno il compito di tutelare la popolazione, ognuno fa il proprio dovere anche se questo comporta sacrifici.
Pertanto, se da un lato è indispensabile promuovere meccanismi volti a garantire l’ordine e la sicurezza dei cittadini e dei turisti, dall’altro è necessario svolgere un’imponente opera di educazione civica.
In questo difficile contesto, l’associazione Asaec Antiestorsione Di Catania, oltre far appello alle istituzioni e tutti gli organi competenti affinché la provocazione del signor Villardita venga colta come sprone a far meglio e con più solerzia ed efficacia, sarà impegnata in prima fila in un’opera instancabile di sensibilizzazione alla denuncia rispetto all’ormai insostenibile livello di indolenza ed inciviltà che colpisce ampie fette della popolazione”.
Cosa aggiungere, quanto sopra evidenzia come l’azione violenta della criminalità organizzata nei confronti di quelle attività commerciali, sia stata ora sostituita da una forma inconsueta di protezionismo, nei confronti di tutti quei soggetti (punkabbestia, suonatori ambulanti, zingari e giovani ubriachi) che con la loro presenza disturbano ed ostacolano in maniera certamente fastidiosa, gli affari già difficili, di quei bastonati commercianti…

D’altronde non va dimenticato che oltre a quanto sopra, quei commercianti, mi riferisco a quelli incorruttibili, devono fare i conti, per di più, con una concorrenza sleale, creata appositamente da quella stessa associazione criminale che ha deciso da alcuni anni, d’investire parte di quel loro capitale illecito, nel business d’impresa…

Per cui, mentre i locali storici chiudono, altri nuovi aprono improvvisamente e fanno a quanto sembra, grossi affari… d’altronde basti difatti vedere come le denunce da parte dei commercianti, artigiani e imprenditori, non siano aumentate, ma anzi fortemente diminuite…
Quei pochi che coraggiosamente hanno deciso di resistere, hanno fatto una scelta e cioè, continuare ad operare con questo sistema e con tutti i suoi problemi, senza mai denunciare quanto di fatto avviene…
Grande solidarietà quindi al Sig. Massimo Villardita, che a differenza di molti suoi colleghi, ha deciso di denunciare pubblicamente quanto avviene in questa nostra città…
Speriamo che quelle sue parole non finiscano – come molte volte accade – in quell’abituale dimenticatoio, dove vengono solitamente poste tutte quelle parole, che danno evidentemente molto fastidio a questa città!!!  

Catania e la solita sinfonia stonata!!!

La città… Catania, i soldi spesi per  gioielli, abiti e vacanze… quelli dell’Istituto Musicale “Vincenzo Bellini”, le somme… 14 milioni di euro, gli arrestati… 23 tra funzionari, dipendenti della scuola e persone giuridiche esterne all’Ente pubblico, le accuse per quei reati: peculato, ricettazione e riciclaggio!!!
Ci mancava l’ennesima inchiesta… in questa nostra bistrattata città… 
C’era una volta in cui si era (negativamente) famosi nel mondo… per gli omicidi compiuti in maniera abitudinaria, ora con quella stessa regolare cadenza,  assistiamo a tutte queste inchieste per corruzione, tangenti, riciclaggio, scambio di voti, abuso d’ufficio, appalti irregolari e potrei andare all’infinito, tanto ogni giorno… ne abbiamo una!!!
Sono 23 le persone arrestate (sei in carcere e 17 ai domiciliari) dalla Guardia di Finanza al termine dell’indagine condotta sull’Istituto Superiore Musicale “Vincenzo Bellini” di Catania…
Erano, una vera e propria associazione a delinquere “ufficiale”, dove ciascuno di essi partecipava utilizzando o meglio distraendo illecitamente le risorse finanziarie dell’istituto.
Quando ripeto continuamente che i ladri non vanno soltanto ricercati in quegli ambienti ben conosciuti (mafia/politica/imprenditoria), ma soprattutto tra quegli enti pubblici… non mi sbagliavo, difatti, se andate a ripercorrere le inchieste in quest’ultimo anno e mezzo in Sicilia, potrete costatare come la maggior parte di quei “corrotti” sono inseriti in quegli uffici ed hanno solitamente le camicie dai “colletti bianchi”…
Nei loro confronti è stata compiuta dal gip un’ordinanza cautelare che dispone il sequestro preventivo equivalente di beni per 14 milioni di euro…
Ovviamente quei soggetti, sono stati coadiuvati nella truffa da alcune società commerciali compiacenti, di cui molte di esse… vedrete a giorni faranno come si dice a Catania “il botto” in quanto sicuramente già inadempienti con il fisco…
Fondi e fondi pubblici indebitamente consegnati a favore dell’ex responsabile dell’ufficio ragioneria dell’Istituto, il quale li divideva ai dipendenti suoi complici e alle imprese partecipanti all’illecito…
Quindi… gli indagati con quei soldi andavano in vacanza, acquistavano gioielli, compravano per se e per i propri cari vestiti d’alta moda, mentre le società a sostegno della truffa, aprivano conti correnti, usavano le carte prepagate, provvedevano ad inviare denaro con operazioni di “home banking”, trasformavano gli assegni in prelevamenti contanti, somme che venivano in parte restituite per cassa a compenso di quelle precedentemente incassate illecitamente (dal momento che non vi era stata svolto alcun mero servizio a favore di quell’ente…), così per come concordato quindi, le somme rientravano nella disponibilità di quei “corretti”impiegati… oggi “indagati”…
L’avevo scritto proprio alcuni giorni fa: cambiano i suonatori, ma la musica è sempre la stessa!!!

Amara terra di Sicilia…

Preg.mo Logaritmo,
ho letto quanto da Lei riportato ( Live Sicilia del 06-07-2014 ) e riprendendo una sua frase “amara terra di Sicilia “, riporto un passo, scritto nel 1964 dall’allora Cardinale di Palermo, Ernesto Ruffini: mi trovo in Sicilia da 18 anni e ritengo poter dire di conoscere abbastanza questa grande e splendida Isola nonché il suo popolo, intelligente, generoso e buono. 
Quindi per l’appassionato amore che mi stringe alla verità e la profonda stima che andò sempre crescendo nel mio spirito per questa terra privilegiata, sento di dover dire una parola che dissipi pregiudizi e rettifichi concezioni le quali più della carità offendono la giustizia.
In questi ultimi tempi si direbbe che è stata organizzata una grave congiura per disonorare la Sicilia; e tre sono i fattori che maggiormente vi hanno contribuito: la mafia, il Gattopardo,ed il pubblicista Danilo Dolci…
La mafia: una propaganda spietata, mediante la stampa, la radio, la televisione ha finito per far credere in Italia e ali’Estero che di mafia è infetta largamente l’Isola… e che i Siciliani, in generale, sono mafiosi, giungendo così a denigrare una parte cospicua della nostra Patria, nonostante i grandi pregi che la rendono esimia nelle migliori manifestazioni dello spirito umano, inoltre se è vero che il nome di mafia è locale, ossia proprio della Sicilia, è pur vero che la realtà che ne costituisce il significato esiste un po’ ovunque e forse con peggiore accentuazione. 
Per non rifarmi a vecchie date, chiunque abbia letto anche di recente i giornali ha potuto notare – non di rado con somma indignazione e forte deplorazione – delitti inqualificabili commessi altrove, in Europa e fuori, da bande perfettamente organizzate. 
Quelle città e quelle Nazioni hanno il vantaggio di potere isolare le loro nefandezze, non avendo un nome storico che le unisca, ma non per questo giustizia e verità permettono che si faccia apparire il popolo di Sicilia più macchiato delle altre genti.
Il Gattopardo: un altro motivo di diffamazione è stato tratto, di certo contro l’intenzione dell’autore, del romanzo Giuseppe Tommasi,- Duca di Parma e Principe di Lampedusa, che ha raggiunto mezzo milione circa di esemplari.
Il volume, riprodotto in un film piuttosto seducente, è divenuto purtroppo, per una grande moltitudine, la fonte storica della Sicilia. 
Vi sono dipinte, a colori oscuri, la aristocrazia e la borghesia siciliane all’epoca del passaggio dal regno borbonico al regno d’Italia, che il lettore o lo spettatore può ritenere ancora viventi.
La rilassatezza dei costumi, l’ironia talvolta volgare sulle persone e sulle pratiche religiose danno un quadro assai spiacevole. 
Le miserie che affliggevano nel 8oo il popolo siciliano, dalle strade impervie all’assenza di igiene, dalla mancanza di istruzione a una pigrizia paga delle glorie antiche. . . è una lunga serie di motivi deprimenti che suscitano profondo scetticismo e creano disistima per il popolo cui il principe apparteneva.
Ora mi domando: è giusto fare della società di cento anni addietro la società di oggi? è giusto dar credito a un romanzo che un principe deluso compone nell’ultimo anno di vita e nulla sa trovare nella sua gente all’infuori dei difetti, che sono forse anche i suoi, e non riesce a vedere i Iati profondamente sani e in parte ammirevoli, quali la bontà semplice e robusta, il senso della famiglia ancor oggi resistente a ogni forza avversa, il senso dell’onore, il forte attaccamento alle più pure tradizioni cristiane, e altri pregi ?
Danilo Dolci: ecco alla mafia e al Gattopardo si aggiunge, per declassare la diletta Isola, il pubblicista Danilo Dolci, il quale venne a Palermo, per iniziare un’apparentemente campagna benefica, ma che doveva abbruttire il vero volto della Sicilia.
Basti dire che dopo più di dieci anni di pseudo-apostolato questa terra non può vantarsi di alcuna opera sociale di rilievo che sia da attribuirsi a lui, eppure continua a tener conferenze in diverse Nazioni, facendo credere che qui, nonostante il senso religioso e la presenza di molti Sacerdoti, regnano estrema povertà e somma trascuratezza da parte dei poteri pubblici. 
Intanto raccoglie plausi e denaro, destando viva commiserazione in quanti l’ascoltano per il popolo di Sicilia.
Dopo questa succinta descrizione della battaglia morale che si combatte, un po’ ovunque, contro una regione nobilissima, mi sia consentito manifestare l’intima pena che provo nel constatare come nella nostra stessa Nazione abbia preso incremento, in non pochi manovratori dell’opinione pubblica, il pessimo gusto di diffondere a tinte marcate i torti – talora falsi o, per lo meno, ingranditi – della Sicilia, le colpe e i delitti che vi si commettono, mentre si passano sotto silenzio le singolari prerogative che la rendono degna di rispetto e fanno concepire le migliori speranze per il suo avvenire.
Vede, rileggendo questi passi, emerge l’evidente volontà di non riconoscere quanto stava allora accadendo e rappresenta, per similitudine, la stessa insensibilità azione, manifestata negli anni passati, contro la mafia e le sue connivenze…
Le lotte condotte da parte dello Stato in questi ultimi anni, hanno certamente determinato un rinnovamento nelle coscienze che ha sì portato ad un risveglio culturale da troppo tempo assopito, ma che, nel quotidiano, hanno influito in maniera poco incisiva, perché è evidente a tutti, quanto ancora resta da fare…
la verità è che questo “sistema”, a differenza di quanto riportava il Cardinale, è ancora basato proprio sulla frase finale del libro “ Il Gattopardo “ e cioè che “ i suonatori cambiano ma che la musica resta sempre la stessa“ e dove, l’inquadramento all’interno dell’organigramma piramidale di questa associazione a delinquere, prevede a priori – a seconda dell’intervento giudiziario – quella naturale modifica dei propri “adepti, con il fondamentale principio che tutto però continui a funzionare, senza alcun inceppamento, sempre ed ovunque, nello stesso modo.
E’ evidente quindi che il sistema per continuare a funzionare, deve sempre avere dei validi sostituti, che ovviamente, vengono con il tempo preparati, inseriti nel contesto di quei nominativi “ricattabili”, scelti tra coloro ben disponibili a prestarsi per essere utilizzati successivamente come marionette, selezionati tra quanti sono ben disponibili ai compromessi, certamente anche per un personale tornaconto, economico o di carriera, che viene loro garantito, fintanto si ha la necessità di poterli utilizzare; in seguito, cioè quando ritenuti non più necessari, questi… saranno buttati, conseguenza logica di uno schema che correttamente Lei definisce “dare-avere” ma che io riduco in “usati e buttati“.
Trovare oggi le giuste correzioni è alquanto difficile, ancor più ricercare soluzioni che si possano adattare a tutte quelle possibili variabili, difficili da prevedere poiché in costante trasformazione, aggiornamento continuo di rinnovamento di quei processi deviati, necessari per attuare nuovi meccanismi illegali.
Credo che ognuno di noi, debba fare la propria parte per debellare questa piaga e mi piace ricordare il Giudice Falcone, che disse: la mafia, non è un cancro proliferato per caso su un tessuto sano,vive in perfetta simbiosi con la miriade di protettori, complici, informatori, debitori di ogni tipo, grandi e piccoli maestri cantori, gente intimidita o ricattata che appartiene a tutti gli strati della società. Questo è il terreno di coltura di Cosa Nostra con tutto quello che comporta di implicazioni dirette o indirette, consapevoli o no, volontarie o obbligate, che spesso godono del consenso della popolazione.
Caro Logaritmo, stia certo che sarà il tempo a dare noi le giuste risposte e lì sapremo, una volta per sempre, da che parte eravamo tutti… realmente schierati!!!