Come dicono i Siciliani: c’è il meglio e c’è il peggio, a ciascuno il suo!!!
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Come dicono i Siciliani: c’è il meglio e c’è il peggio, a ciascuno il suo!!!
Ogni giorno, se pur lontano dalla mia terra, dedico un po’ di tempo alla lettura dei post “siciliani” pubblicati online da varie testate giornalistiche…
E’ incredibile comprendere come certe vicende passino nell’indifferenza generale da parte dei miei conterranei, ma non solo, scopro col passar del tempo che quei pochi giornalisti coraggiosi che ancora provano a far emergere scottanti verità, si ritrovano ahimè isolati, quasi che con quel loro operato, dessero fastidio a tutto l’ambiente circostante, non tanto per aver voluto indagare su fatti e circostanze che sarebbe stato meglio tener celati, bensì per quel loro voler a tutti i costi riportare principi di legalità a cui ormai i siciliani da tempo non credono più o certamente non mettono in pratica!
Sì… potrei paragonare questi nostri attuali giornalisti, a quel povero Prof. Paolo Laurana, il famoso “cretino”, insegnante di lettere al liceo classico che improvvisamente sparì per aver provato a dar soluzione a uno strano delitto, compiuto apparentemente durante un incidente di caccia…
Ma in quel suo indagare dimenticava un regola fondamentale e cioè mai mettersi contro i poteri forti; bisogna infatti stare attenti a certi ambienti sui quali si prova ad indagare, in particolare se questi fanno riferimento a uomini assoggettati alla politica, alle istituzioni ed anche ad una parte malsana della magistratura, già… mi riferisco a tutti quei signori da tempo legati a un sistema celato, massonico, corrotto e clientelare, certamente immorale!!!
Generazioni di fatto compromesse e avvezze a quelle regole imposte, un’infetta compagine ai quali loro oggi seguono quanto anticipatamente compiuto dai loro padri, personaggi assoggettati a quelle collusioni per ottenere desiderati privilegi o quantomeno per non perderle quelli già in loro possesso, continuando a trasmettere a quelle loro future generazioni posizioni raccomandate e chi viceversa cerca di portar via loro quel potere illecitamente ottenuto, ecco che nella migliore delle situazioni, ci rimette la pelle.
Già… come dicono i Siciliani: c’è il meglio e c’è il peggio, a ciascuno il suo!!!
E così alla fine, solo per aver cercato di fare il proprio dovere, sì… esclusivamente per aver provato a rimanere moralmente liberi, per avere contrastato l’ambiente circostante e aver cercato di riportare un po’ di legalità in una terra che evidenzia mancanza principio, carenza e infezione, una terra così fortemente amata, ma che per i propri connazionali si è catalogati come “cretini”!!!
Quel giornalista…??? “E’ un ingenuo, uno sconfitto, sì… un cretino”!!!
Ecco come vengono definiti quegli esigui giornalisti coraggiosi dai loro conterranei, per il solo essere diversi da essi, per quel volere evidenziare di non accettare la realtà con cui abitualmente convivono la maggior parte dei siciliani…
Sono uomini che vogliono condurre la propria battaglia contro l’opinione comune di quell’isola, la stessa che evidenzia, in accordo con l’omertà mafiosa, di come “il miglior diritto e la più giusta giustizia, se proprio uno ci tiene, se non è disposto a confidarne l’esecuzione al destino o a Dio, soltanto possono uscire dalle canne di un fucile”!!!
Mio caro giornalista sei diventato fastidioso, sì… proprio come quel Prof. Laurana, perché in quel voler mettere sempre al centro la lotta contro gli interessi di quei potenti, politici, professionisti, imprenditori, etc… cui si sommano migliaia di complicità silenti, abitualmente compiute da svenduti individui corrotti, dirigenti e/o funzionari pubblici…
Beh… mio caro amico, come avrai capito con l’amore che attui per la tua passione, prima ancora che per la tua professione, non fai altro che farti odiare da tutti e divenire anche tu come ahimè: “un cretino”!!!
"Politica, economia e mafia hanno spesso la stessa faccia"!!!
D’altronde in una regione come la nostra, colma d’illegalità e legata a meccanismi politici/clientelari/mafiosi, per come ha correttamente descritto il nostro procuratore Sebastiano Ardita (membro del Consiglio Superiore della Magistratura), nel suo discorso in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario intitolato per l’appunto: “Politica, economia e mafia hanno spesso la stessa faccia“…
Un post che mi permetto di consigliarvi: http://www.cataniatoday.it/politica/giustizia-il-catanese-sebastiano-ardita-politica-economia-mafia-1-febbraio-2019.html?fbclid=IwAR3wq1v-yz3Ko5NS2ESm-0Npsku6p0agdWvOaVULZ7o8zLAiLaVDDGZRntU in quanto descrive perfettamente lo stato di fatto, anche da punto di vista della nostra “giustizia”…
Ecco perché soltanto dopo che accadono circostanze come quella appena descritta dal procuratore, che pensi quanto sia giusto continuare a insistere, frangenti che incoraggiano a credere come questa terra possa prima o poi migliorare…Sì… sarà forse come dicono in molti un’utopia, ma io voglio, come la parte buona di questa regione, voglio crederci!!!
I capi scelgono sempre i servi e non i più bravi, perché i più bravi sono spesso anche rompicoglioni… perché usano il cervello!!!
Sono sempre in continua ricerca di competizione con quanti più bravi o certamente più meritevoli e consumati da quella ricercata carriera, costruiscono sul lavoro, una immagine di se, pienamente rappresentante di un “bluff”…
Un autentico egocentrismo, che trova le proprie radici in quell’assiduo desiderio di potere e di denaro, da destinare non a se stessi, ma alla propria famiglia; quanto sopra, serve a ricercare attraverso i propri cari, quella considerazione personale, che si sa di non possedere al di fuori di quell’ambiente o nei giudizi dati da altri… Cacopardo: “Per combattere l’illegalità non sono necessari gli eroi, ma gente perbene che fa il proprio dovere”
Da operatore del diritto e da uomo di cultura quali sono le sfaccettature diverse con le quali giudica il disinteresse degli intellettuali sui temi della legalità e sul malcostume?
Riecheggia antichi pregiudizi legati all’esperienza del socialismo reale posto in essere nei regimi sovietici. Lo stesso Gramsci –che pure aveva un’idea teleologica del lavoro intellettuale- non è mai arrivato a subordinare il proprio giudizio alla funzionalità etico-sociale della scrittura letteraria, storica, musicale, figurativa.
Tanto è vero che negli anni ’80 si afferma il realismo trascendentale della Nuova Avanguardia (Chia, De Maria, Clemente e altri) a scapito del realismo più o meno socialista di cui è stato espressione italiana Renato Guttuso.
Si afferma Leonardo Sciascia a scapito di tutti gli untorelli legati a una visione strettamente politica della narrazione.
Legalità e malcostume sono concetti, rispettivamente, politico-sociale e morale, che esulano dalle esigenze e dai presupposti della narrazione e non sono idonei a esprimere un giudizio artistico sull’opera dell’intellettuale.
Anzi è vero il contrario: nell’immenso numero di libri che si pubblicano in Italia, il “mood” è proprio quello di indicare al lettore tutti gli strappi veri, presunti e immaginari che si producono nei confronti della legalità e del malcostume dichiarati.
Già, perché praticarli concretamente (i valori della legalità) è affare ben diverso da quello di proclamarli, facendo della proclamazione l’elemento caratterizzante di una poetica narrativa.
Tornando a Sciascia, i suoi libri raccontano una realtà, quella che lui conosceva e percepiva, lasciando il giudizio ai lettori, mai anticipandolo in più o meno retorici proclami».
A distanza di oltre 20 anni da Tangentopoli, è realmente cambiato qualcosa sul fronte della corruzione nella Pubblica amministrazione?
Il problema della corruzione non può essere risolto con la legge penale, con magistrati severi, con indagini a tappeto.
Poiché il reato di corruzione è reato tipico dei pubblici funzionari e dei pubblici amministratori, lo strumento per prevenirlo e impedirlo è costituito dal diritto amministrativo.
Cioè da norme che azzerino o quasi la discrezionalità di funzionari e pubblici amministratori costringendoli alla trasparenza e a procedure non truccabili.
Il resto è saponata come dicevano i barbieri di un tempo.
E occorre anche informarsi: non una delle fonti continuamente citate sulle dimensioni della corruzione italiana ha basi scientifiche.
Il medesimo osservatorio internazionale viene redatto sulla base del numero di articoli di giornale che si occupano di corruzione.
L’unica fonte che ha solide basi tecnico-scientifiche, l’osservatorio europeo ci pone, dal punto di vista della corruzione, nella media europea».
E sono la famiglia e la scuola a doversi fare carico di portare il tema della legalità tra i valori basilari della società italiana.
La questione fondamentale è far comprendere come tra legalità e illegalità non sia possibile alcun compromesso, mentre nella vita quotidiana degli italiani (e dei siciliani) il compromesso è diffuso, è endemico.
Qualsiasi transazione sui due termini dell’antinomia è diseducativa e costituisce quell’esempio vizioso, intorno al quale attecchiscono e si sviluppano i semi della corruzione morale del Paese.
Forse un grande choc, più grande di Tangentopoli può creare le condizioni perché questo elementare e fondamentale assunto, presupposto di una civile convivenza, divenga di comune condivisione.
Nemmeno magistrati e giudici hanno il compito di educare.
Magistrati e giudici hanno un solo compito che è di altissimo valore sociale: applicare la legge secondo scienza e coscienza.
Il Paese non ha bisogno di eroi: ha bisogno di persone che quotidianamente compiano il loro dovere, quello stabilito, appunto, dalla legge.
Carlo Alberto Dalla Chiesa che mi è stato vicino in periodi rischiosi della mia attività, sosteneva che la migliore risposta da dare a chi intendeva sovvertire l’ordine costituzionale era di continuare a operare in modo serio e continuativo nell’ambito dei propri doveri d’ufficio.
Con questo sistema furono sconfitte le Brigate rosse e simili organizzazioni.
Rimane tanto lavoro da fare: nei confronti della mafia, della ‘ndrangheta, della camorra, della sacra corona unita, della criminalità internazionale insediatasi nel nostro Paese.
Condivido però l’opinione di Lupo-Fiandaca: la mafia non ha vinto né vincerà.
Non l’ho inserita né la inserirò, perché la considero (la damnatio in cui sono specializzati gli specialisti di parole, non di fatti), una manovra evasiva: se è della politica la colpa di tutto, noi siamo innocenti, forse eroi.
Ma la politica non è categoria isolabile dalla società.
La cattiva coscienza sociale produce una cattiva politica e viceversa, in una continua interazione, della quale il dominus è, comunque, il comune sentire.
Non è questa la strada.
Giovanni Falcone è l’unico magistrato ad avere condotto in porto un processo, il maxi, nei confronti di 460 imputati di mafia. Il suo metodo, sempre rigorosamente induttivo, mai deduttivo, è stato premiato. Altri procedimenti così efficaci e così risolutori non si sono visti.
Per questo motivo e perché –combattuto da tanti che oggi si dichiarano suoi amici- era il più autorevole candidato a diventare Procuratore nazionale antimafia, il crimine l’ha ucciso a Cinisi. Non per altro.
E per lo stesso motivo è stato assassinato Paolo Borsellino, l’unico che avrebbe potuto raccogliere il suo testimone.
Il metodo, infatti, usato da entrambi a Palermo, a livello nazionale avrebbe prodotto il cambio di marcia di cui ancora oggi abbiamo necessità.
E questo la mafia non poteva subirlo. Il resto, come ho scritto, prima, è saponata».
C'è gente invece… che non dorme mai!!!
“Ammettiamo che in questa zona, in questa provincia, operino dieci ditte appaltatrici: ogni ditta ha le sue macchine, i suoi materiali: cose che di notte restano lungo le strade o vicino ai cantieri di costruzione; e le macchine son cose delicate, basta tirar fuori un pezzo, magari una sola vite: e ci vogliono ore o giorni per rimetterle in funzione; e i materiali, nafta, catrame, armature, ci vuole poco a farli sparire o a bruciarli sul posto. Vero è che vicino al materiale e alle macchine spesso c’è la baracchetta con uno o due operai che vi dormono: ma gli operai, per l’appunto, dormono; e c’è gente invece, voi mi capite, che non dorme mai. Non è naturale rivolgersi a questa gente che non dorme per avere protezione?”.
C’è lo dice lo stesso capitano Bellodi…“Ci sono dunque dieci ditte: e nove accettano o chiedono protezione. Ma sarebbe una associazione ben misera, voi capite di quale associazione parlo, se dovesse limitarsi solo al compito e al guadagno di quella che voi chiamate “guardiania”; la protezione che l’associazione offre è molto più vasta. Ottiene per voi, per le ditte che accettano protezione e regolamentazione, gli appalti a licitazione privata; vi dà informazioni preziose per concorrere a quelli con asta pubblica, vi aiuta al momento del collaudo e soprattutto tiene buoni gli operai…
Sono gli stessi uomini e/o donne che, di volta in volta (a seconda delle indagini giudiziarie…) vengono arrestati ed il patrimonio intestato loro, viene confiscato…Urlano tutti…si… ma a bassa voce!!!
Grazie ai soci fondatori che rappresentano coloro che sin dall’inizio ispirano e sovvenzionano l’associazione, si comincia ad essere accreditati in quei modelli onlus ( senza cioè alcun fine di lucro ) e dove il principale obbiettivo risulta essere quello del contrasto alla illegalità ed alla corruzione, volgendo ispirazione per quei valori naturali, andati ormai perduti, quali il rispetto, la moralità e la correttezza!!!
All’inizio, ci si rivolge a parenti ed amici, una forma d’incontro, nato a modello di circolo ricreativo, poi, pian piano, migliorando la struttura e l’organigramma, si da inizio alla raccolta di piccoli contributi, quasi sempre volontari, che con il tempo, possono ufficializzarsi, attraverso il 5 per mille dei contributi Irpef…Si consegna una tessera personale, si passa alla ricerca di nuovi membri e nel contempo, si pubblica su carta stampata o su pagina web, quanto si ha intenzione di proporre in manifestazioni e scambi culturali…
Tutte belle iniziative che però nascondono il vero fine…, e cioè, fare in modo che il consenso possa, sempre più… aumentare!!!
Sembrerà assurdo, ma quanto avviene all’interno di queste associazioni è off-limit… nessuno infatti, è nelle condizioni di poter confermare, se all’interno di queste associazioni, si celino personaggi che hanno interessi con le attività criminali…
La verità è che alla fine, la lotta, la fanno sempre gli altri, quelli invisibili, quelli a cui le medaglia non verranno mai date…La maggior parte… sta nell’ombra, anzi, grazie a queste associazioni si riciclano, sono quegli stessi personaggi che allontanati per varie vicissitudini dalla politica, ora, attraverso queste associazioni, tentano di riavvicinarsi alle poltrone perdute, grazie all’Antimafia.
Personaggi politici, che di giorno sfilavano nei cortei, ma che di notte cenavano insieme agli “amici” per decidere quali accordi elettorali proporre…, personaggi che attraverso quei propri movimenti e quelle fondazioni antimafia, hanno letteralmente intascato fiumi di denaro pubblico, investiti poi in attività commerciali proprie, personaggi infami che presentandosi come paladini della giustizia, hanno foraggiato queste attività fraudolenti…Si mettono – come si diceva una volta – i vestiti buoni della domenica per andar in chiesa…, per mostrare quelle loro facce, a modello ispirazioni di sani principi, ma che nascondono di fatto, il loro vero volto, tra falsità e ambiguità…
Un sistema creato ad hoc, che tenta di sostituirsi ai vecchi ladri, sperando così di ricevere “gratuitamente” i beni di quelle aziende confiscate dallo Stato, dove, attraverso la costituzione di ipotetiche cooperative o associazioni, si ci trova coinvolti, nel gestire patrimoni milionari, ottenute a costo zero e soprattutto foraggiate, in quanto accreditate in quella lotta contro la criminalità…
Perché vestirsi di antimafia era diventato un business… ma oggi lo è ancora di più…
Un nuovo modo astuto, per ripulire la propria immagine…., quasi si trattasse d’immergere se stessi, in un cosiddetto bagno “purificatore”…
La nave della legalità…
Che dire… Sciascia li chiamava i “professionisti della legalità…” e mi piace sottolineare quanto riportava Giorgio Bocca e cioè che forse il vero torto è rappresentato nell’esporre tesi, di muovere critiche, di fare ipotesi che stanno fuori dagli opposti schieramenti, che non collimano esattamente né con i dogmi dell’Antimafia né con le ipocrisie e le seduzioni della mafia. Seguendo Sciascia questo suo suo acuto intuito ha spesso indicato ciò che noi non sapevamo o che forse non volevamo sapere… Un sistema dannoso che approfitta di compiacenti e collusi, per poter realizzare i loro sporchi affari. come quello della circolazione a più livelli di tangenti…
Una seconda ” entrata ” economica, elargita quest’ultima a forma d’incentivo per premiare quelle omesse responsabilità o per aver fatto sparire qualche documento compromettente…
Il presidente del Senato, Pietro Grasso, nel corso proprio dell’incontro notturno sulla Nave della legalità ha dichiarato che “per combattere la corruzione bisogna individuarla e farla emergere“…. ma quando ciò avviene che succede… il nulla, il silenzio più assoluto, in particolare se le eventuali denunce riguardano personaggi pubblici e/o vengono intaccati proprio quegli uomini che lo Stato aveva scelto per rappresentarli e/o posti alla salvaguardia ed al controllo…Si parla di combattere il grande alleato della mafia è cioè l’ignoranza… ancora oggi, si vuole fare credere che la mafia sia rappresentata dai cosiddetti pastori… , da personaggi che scendano da chissà quale montagna per governare il ns. paese…
Ma per favore, coloro che oggi regolano le fila di questa associazione, sono proprio coloro che hanno avuto posizioni primarie all’interno del governo e/o delle regioni ed è proprio grazie a queste complicità che si e permesso a certi soggetti di rimanere impuniti per più di un trentennio…Sta proprio in questo il problema e cioè in quanto non si è fatto per combatterlo, esasperando in tal maniera la cultura della complicità che così ha potuto infiltrarsi e, grazie al potere economico ed anche con l’aiuto di qualche escort, giungere a contagiare anche quegli stessi “uomini deviati” dello Stato.
Uomini, mezz'uomini, ominicchi e quaquaraquà…

Ahh… l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire ” UMANITA’ “, una bella parola… ma piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i ( e con rispetto parlando…) pigliainculo e i quaquaraquà…
La mafia, l’omertà e la collusione a svariati livelli nello Stato, il profondo radicamento mafioso nella popolazione, sono le basi narrative su cui si poggia il romanzo poi diventato un celebre film con il titolo ” Il giorno della civetta “, oggi come allora attuale, dal forte messaggio di denuncia…, in un momento in cui l’attivismo antimafia sta attraversando un momento di scarsa visibilità e di debole dinamicità, rispetto ad alcune fasi del passato, dove l’appassionata reazione della società civile, seguita alle stragi degli anni novanta, aveva operato una completa trasformazione, sia nei giudizi che nei comportamenti degli stessi cittadini nei confronti della mafia….
I problemi della realtà siciliana, dovuti principalmente a quel sottosviluppo culturale ed economico, che rappresenta su tutti i cittadini, una spada di Damocle, crea indirettamente, quella condizione favorevole per poter alimentare consensi alla mafia, che in questa anomala situazione, tende a sostituirsi allo Stato per poterne prenderne il posto…
L’organizzazione mafiosa infatti, continua in maniera imperturbabile i propri affari, procedendo così in maniera silenziosa a muovere i propri tentacoli, grazie a quelle connivenze politiche e istituzionali, confortate da deboli resistenze da parte di commercianti e imprenditori alle richieste estorsive, incoraggiati dall’omertà assoluta da parte dei cittadini, sollevati da quella mancata credibilità sulle istituzioni statali e sulla incapacità di fare rispettare le regole, rassicurati inoltre da controlli inesistenti e dalla ampia discrezionalità nelle applicazioni delle norme, e per finire… appoggiati da una inespressa e superficiale repressione statale, fatta di procedimenti penali ” soft ” e non certamente severi…
Tentare di voler cambiare questo stato di cose, può sicuramente risultare difficile, ma come ha detto Gian Carlo Caselli: voler incentrare la strategia di contrasto della criminalità mafiosa esclusivamente sul solo terreno, tecnico investigativo, e non anche su quello politico culturale, alla lunga è inesorabilmente perdente…
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