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25 Novembre: una data importante che interroga le nostre coscienze…


Ripropongo oggi un post che avevo scritto ieri, 25 novembre, una data che si ripete ogni anno con il suo carico di dolore e di moniti. È una giornata in cui le bandiere sventolano a mezz’asta per le donne che non ci sono più, un promemoria collettivo che dovrebbe scuoterci dal torpore.

Eppure, ogni volta che questa ricorrenza ritorna, mi chiedo quanto sia profonda la distanza tra le parole che pronunciamo e la realtà che continuiamo a tollerare.

Leggi vengono approvate, decreti si susseguono, eppure il fiume di sangue non si arresta. Si discute di braccialetti elettronici, di ammonimenti, di inasprimenti delle pene, come se la violenza fosse un problema di ingegneria sociale da risolvere con un regolamento più severo. Ma il cuore del male rimane intatto, protetto da un muro di indifferenza e da una cultura che fatica a riconoscere l’odio per quello che è.

Ci hanno detto che settantacinque coltellate non sono crudeltà, ma solo inesperienza. Una sentenza che sembra uscita da un racconto distopico, dove la sofferenza più atroce viene ridotta a una mancanza di pratica, come se il male avesse bisogno di un manuale di istruzioni.

Questo non è un errore giudiziario, è il sintomo di una malattia culturale che pervicacemente si rifiuta di vedere la violenza maschile per quello che è. Non un raptus, non un incidente di percorso, ma un meccanismo di potere, un linguaggio tossico fatto di possesso e di distruzione. Un sistema che, di fronte all’evidenza più macabra, continua a cercare attenuanti, a chiamare l’odio con nomi più gentili, come “delirio” o “eccesso passionale”.

Finché continueremo a farlo, finché la crudeltà dovrà essere dimostrata come un optional e non l’essenza stessa del femminicidio, allora nessuna legge basterà. Perché le leggi possono condannare, ma solo la cultura può riconoscere e prevenire. Ci illudiamo che un provvedimento legislativo possa essere la panacea, mentre il problema affonda le sue radici in un terreno incolto, dove sono assenti l’educazione al rispetto e l’alfabetizzazione emotiva.

Sono gli uomini che odiano le donne, perché hanno paura di loro, della loro forza, della loro intelligenza, della loro libertà. Vedono il rapporto non come una crescita comune, ma come una sfida da vincere, un territorio da dominare. A me, nella mia vita, è sempre stato chiaro che le donne vanno solamente amate, già, per come ho fatto io in tutta la mia vita. È una verità semplice, che dovrebbe essere il fondamento di ogni rapporto.

E allora viene da chiedersi, cosa dovrà ancora succedere. Quante Giulia, quante vite spezzate dovranno ancora attraversare le nostre cronache prima che si ammetta l’ovvio. Che non esiste una violenza contro le donne normale, che ogni femminicidio è già di per sé un atto di crudeltà inaudita. E che finché continueremo a sminuirla, a cercare scappatoie, a chiamarla con altri nomi, nessuna donna sarà mai al sicuro.

L’invito a non voltarsi dall’altra parte, a denunciare, a intervenire, rimane un imperativo categorico. Perché il silenzio e l’indifferenza uccidono tanto quanto un pugnale. E forse, è proprio questa indifferenza la complicità più grande, quella che permette a tutto questo di ripetersi, anno dopo anno, in una data che dovrebbe ricordarci un impegno, e che invece rischia di diventare solo una triste liturgia della nostra incapacità di cambiare.

Pensavo fosse amore… invece era abuso!!!

A leggere quanto accade ogni giorno, la violenza che viene manifestata nei confronti di tutte le donne si resta senza parole…

Ragazzi adolescenti che uccidono la propria fidanzata… mariti che commettono omicidi nei riguardi della propria consorte di una vita e a volte madre anche dei propri figli!!!

Ma d’altronde qualcosa non va se proprio alcuni giorni fa è stato arrestato un soggetto che dichiarava di voler fare una strage ad una manifestazione di femministe: “Le donne moderne sono senza sentimenti, bambole di carne da sterminare“. 

Sono proprio le frasi che sono state intercettate dagli investigatori… un cosiddetto “suprematista” i Savona, che intercettato diceva: “Gli ebrei sono il male primo da eliminare. Gli ebrei sono nati per distruggere l’umanità”. E ancora: “Io una strage la faccio davvero. L’unica cosa da fare è morire combattendo. Ho le armi. Farò Traini 2.0”, l’uomo che nel 2018 sparò in centro a Macerata e ferì 6 persone… meglio morire con onore in uno “school shooting” che vivere una vita di merda. Donne ebree e comuniste sono i nostri nemici!!!

A quasi dieci anni di distanza, quanto scritto dal sottoscritto http://nicola-costanzo.blogspot.com/2012/12/femminicidio.html si va ahimè ripetendo…

C’è un bellissimo libro di cui hanno fatto una trilogia cinematografica: Uomini che odiano le donne!!! 

Nel 2013 ho scritto un post a riguardo: http://nicola-costanzo.blogspot.com/2013/05/uomini-che-odiano-le-donne.html 

Ma se poi accade quanto abbiamo visto a dicembre dello scorso anno e cioè che grazie a taluni nostri magistrati è stato ripristinato il “delitto d’onore“… penso che difficilmente risolveremo questo terribile problema – http://nicola-costanzo.blogspot.com/2020/12/femminicidio-no-grazie-ai-nostri.html – e quanto sta ora riacutizzandosi andrà sempre più ad amplificarsi e se non si troverà una soluzione, principalmente culturale e sociale, non vi sarà alcuna norma che potrà contrastare questa terribile violenza esercitata su tutte le donne, anche su quelle che di fatto non l’hanno mai subita, ma che indirettamente ne pagano moralmente tutto il peso!!!

E’ tempo quindi di trovare una soluzione immediata, perché nessuno di noi può ancora pensare di restare immobile!!!