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A ricordo di mafia capitale in Sicilia…

Un “business” siciliano che sfiora i 100 milioni di euro.

E un drappello di cooperative, alcune delle quali legate ad enti ecclesiastici, pronte a spartirselo. Benvenuti nel cinico mondo degli affari costruiti sulla gestione degli immigrati. 
Un mondo sul quale l’inchiesta relativa a “Mafia Capitale” ha aperto diversi squarci.
Ciò che finora è rimasto sullo sfondo è la dimensione economica della gestione del Cara (centro di accoglienza dei richiedenti asilo) di Mineo, in provincia di Catania, uno dei più grandi d’Europa. Mentre riemergono i contatti di alcune cooperative coinvolte nel Cara con la diocesi di Roma, che nei giorni scorsi ha reagito con non poco imbarazzo.
La Notizia, documenti alla mano, è in grado di ricostruire i contorni di un “business”, cinicamente parlando, sul quale aveva messo gli occhi il ras delle cooperative rosse, Salvatore Buzzi, accusato di essere il braccio finanziario della presunta cupola guidata dall’ex Nar, Massimo Carminati. 
Ebbene, bisogna partire da una cifra: 96.907.500 euro. Si tratta del valore dell’ultimissima gara assegnata nel giugno scorso per la gestione triennale del Cara di Mineo, una struttura che ospita circa 4 mila migranti di 48 nazionalità diverse. 
A gestire l’affidamento è stato il “Calatino terra d’accoglienza”, il consorzio di comuni siciliani che ha in mano la gestione amministrativa del centro. In realtà la gara non ha fatto altro che certificare l’assegnazione del servizio al gruppo di società che dal 2012 sono sempre rimaste in campo di proroga in proroga.
La decisione finale è caduta su un raggruppamento formato dal consorzio Casa della solidarietà (sede a Roma), dal consorzio Sol. Calatino (sede a Caltagirone), dal consorzio di cooperative Sisifo (sede a Palermo), dalla Cascina global service srl (società controllata dalla cooperativa romana La Cascina), dalla Pizzarotti & c. Spa (sede a Parma) e dal comitato provinciale della Croce rossa di Catania. 
Nel gruppo a dare nell’occhio è soprattutto il consorzio Casa della Solidarietà, all’interno del quale rientra un’altra cooperativa romana piuttosto famosa che si chiama Domus Caritatis. Entrambi in passato sono stati spesso considerati come organismi dell’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento e di San Trifone, inserita all’interno della diocesi di Roma. Prendendo spunto da alcune intercettazioni dell’inchiesta romana, i magistrati hanno evocato una sorta di accordo tra le coop rosse di Buzzi e quelle dell’Arciconfraternita per spartirsi il business dell’accoglienza. 
Questo collegamento ha fatto andare su tutte le furie il cardinale vicario, Agostino Vallini, che due giorni fa ha chiarito di aver disposto già da tempo la chiusura dell’Arciconfraternita, “di cui è in corso la procedura di estinzione”. 

In più per Vallini “non risponde al vero che le attività svolte dalla cooperativa Domus caritatis e dal consorzio Casa della solidarietà siano riconducibili all’Arciconfraternita”. Il fatto è che qualche legame parrebbe persistere. L’Arciconfraternita, infatti, ancora oggi compare nell’elenco degli enti assistenziali riportato nel portale “Integrazione Migranti”, gestito dai ministeri del lavoro e dell’interno.

La “Notizia” ha composto il numero di telefono dell’Arciconfraternita riportato sul portale e a rispondere è stato lo sportello polifunzionale della Domus Caritatis e della Casa della libertà. L’unica spiegazione fornita di questa strana coincidenza è che “l’Arciconfraternita non è più qui”. 
Sta di fatto che la Casa della libertà è rientrata nel raggruppamento che si è aggiudicato il servizio triennale di gestione del Cara di Mineo per circa 100 milioni di euro. E chi c’era nella commissione che ha disposto l’aggiudicazione? Tra gli altri spunta fuori Luca Odevaine, anche lui finito nell’inchiesta con l’accusa di appartenere alla cupola e già vicecapo di gabinetto di Walter Veltroni. Odevaine, come ha già raccontato La Notizia, risulta presidente della fondazione IntegrA/Azione, ente benefico fondato qualche anno fa da Legambiente (poi uscita in tutta fretta) e della cooperativa Abitus. 
Quest’ultima, come si apprende dal sito, svolge attività assistenziali dei centri di accoglienza gestiti dalla Domus Caritatis, cooperativa che rientra nella Casa della libertà. 
Una girandola di incroci che sembrerebbero dimostrare come uomini vicini al mondo delle coop rosse di Buzzi si muovessero in sintonia anche con consorzi e cooperative cattoliche.

Ecco come le sentenze al Tribunale di Messina venivano sovvertite!!!

Che avessi dei dubbi su alcuni tribunali siciliani o su taluni magistrati, è una cosa ormai risaputa… 
Basti rileggersi alcuni miei post sull’argomento, ricercando le parola “giustizia o magistratura“!!!
A volte mi sembra che non accada nulla, ma quando sembra che tutto si sia arenato… ecco giungere finalmente la scure della giustizia e iniziano a cadere le teste di quei magistrati corrotti…
In manette ora è finito l’ex membro del Consiglio di giustizia amministrativa Siciliana Giuseppe Mineo…
A fare il suo nome agli inquirenti è stato l’avvocato Piero Amara (ex legale Eni), che a febbraio è stato indagato e da mesi collabora con i pm di Messina e Roma
Certo, questa ulteriore mazzata nei confronti di quell’ordine giudiziario, crea non solo forte imbarazzo all’interno di quell’ambiente, ma certamente mette l’intero quell’apparato in forte discussione da parte dell’opinione pubblica…
Credo che per quanti operano in maniera corretta all’interno di quelle strutture, non sia piacevole dover assistere all’ennesima storia di corruzione in atti giudiziari, che ha già visto formalizzare da Palermo a Siracusa… per giungere ora a Messina, a tutta una serie d’inchieste che hanno portato all’arresto di magistrati tra cui un presidente della gestione beni confiscati, ed alcuni Pm e per proseguire, con i dipendenti di quegli stessi tribunali e vari professionisti, tra cui avvocati, commercialisti e consulenti tributari… 
Oggi è toccato ad un altro magistrato: Giuseppe Mineo,  ex giudice del Consiglio di Giustizia Amministrativa Siciliana, un organo che su questa regione a statuto speciale, ha le stesse funzioni del Consiglio di Stato.
Dalle indagini è emerso che abbia sovvertito due sentenze, in cambio di €. 115.000!!! 
Ai domiciliari, sono finiti inoltre due soggetti… 
Il primo è considerato un tramite tra la malavita catanese e quella siracusana, mentre l’altro è uno stretto collaboratore di alcuni moti studi legali, ed era lui a ricevere i bonifici sul suo conto personale maltese…
Non entro nel merito dell’inchiesta, d’altronde su questa vicenda giudiziaria trovate sul web dovizia di notizie e di particolari… 
M’interessa maggiormente riproporre le parole durissime riportate dal Gip: “Ha mostrato di essere avvezzo ad una particolare professionalità a delinquere, in spregio alla funzione ricoperta”!!!
Considerato vicino all’ex governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo e indicato da alcuni come l’ideologo del Movimento per l’Autonomia, il giudice aveva fatto già parlare di se, quando era stato nominato al Consiglio di giustizia amministrativa nel 2010. 
A indicarlo era stato proprio Lombardo, ma alcuni giornali locali avevano fatto notare come per un posto al Cga occorresse essere professore ordinario, mentre all’epoca dei fatti Mineo era solo un associato. 
La stessa situazione si ripeterà anche quattro anni dopo, quando a fare il suo nome per un posto al Consiglio di Stato sarà il governo Renzi. 
Una nomina per fortuna stoppata… proprio come le sentenze che avrebbero dovuto essere sovvertite…
Ho sempre la convinzione che le leggi sono come le ragnatele: abbastanza forti per catturare i deboli, ma troppo deboli per trattenere i forti…
Sono pochi a sapere che la parola “magistrato” derivi da una antica leggenda che riporta quanto segue: i famosi “Re Magi” citati nei Vangeli, nominavano nei loro regni i giudici con un sistema particolare. Su un blocco di marmo versavano diversi strati di polvere d’oro, d’incenso e di mirra, e inserivano tra uno strato e l’altro, dei fogli con i nomi dei candidati. 
Gli aspiranti giudici dovevano scoprire sotto quale strato si celava il fatidico foglio con il nome prescelto. Ecco quindi il perché da “strato dei magi”, deriva quella parola “magistrato“!!!
Sono certo comunque che se dovessi individuare oggi quei loro nomi, non sarebbe difficile… 
Già, li troverei certamente al di sotto di quel particolare strato: sì… coperti da una polvere d’oro!!!

Una mano lava l'altra… e tutte due lavano quel viso…

Il 6 Dicembre del 2014 avevo preannunciato sviluppi sul “centro immigrati” cara di Mineo…

Dopo un’anno e mezzo, ecco che salta fuori un inchiesta nella quale sono inquisiti uomini del governo…
Uno di questi è Giuseppe Castiglione, sottosegretario all’Agricoltura ed esponente rappresentativo del Nuovo Centrodestra di Alfano…
E’ stato inserito nella lista tra gli indagati per turbativa d’asta, nell’inchiesta dalla Procura di Catania.
Una storia infinita quella del centro rifugiati di Mineo, appalti per la gestione con decine e decine, milioni di euro… 
A cominciare da quell’affitto milionario: una struttura di proprietà della Pizzarotti di Parma – proprietaria del villaggio – che porta un utile alla società di circa sei milioni di euro l’anno…
La società di costruzioni, allora,  non lo ritenne un equo rimborso, ma venne lo stesso accettato, in quanto stimato quale giusto valore di mercato dall’ufficio tecnico erariale di Catania.
Certamente è molto meno di quanto pagavano i militari USA di Sigonella, ma proprio gli stessi, nel 2010 avevano preferito abbandonare la struttura, per affittare alloggi più vicini alla base militare, e quindi quanto avvenuto successivamente ed i benefici che ne hanno derivato, rappresentano di fatto, favori insperati… poiché vista la collocazione ( in mezzo al nulla e lontano da tutti i centri abitati ) lo stesso villaggio sarebbe andato certamente distrutto o occupato abusivamente da Rom, saccheggiato, ecc…, così come infatti accaduto al villaggio analogo di Comiso.
Una struttura trasformata in prigione per quanti sono dovuti scappare da quelle terre oggi compromesse dalle guerra, gente che ha bisogno di tutto, ed ecco quindi che parte quel sistema costituito appositamente, di “finta solidarietà” ,  ha realizzato l’unico scopo per il quale erano in molti interessati, e cioè quello di produrre soldi… 
Ed allora, ecco pertire la gestione del villaggio, dal controllo della sicurezza, ai pasti, dal vestiario ai trasporti, dalle manutenzioni alle forniture, dagli operatori assistenziali, associazioni varie, onlus, più le spese di manutenzioni generali, acqua, luce, danni, costi per varie commissioni, fino agli stipendi del personale della Croce rossa di guardia al presidio di salute. 
Inoltre, ci sono tutti quegli stipendi per vigilantes, poliziotti, carabinieri, guardia di finanza ed anche l’esercito per imporre l’ordine pubblico….
Una montagna di soldi che scendono come acqua dal cielo, e tutti vogliono farne parte???
Una “mangiucchia” che faceva gola a tutti, che spartiva tangenti per aggiudicarsi gli affidamenti, turbando se necessario le stesse gare di appalto, condizionando così la scelta finale del contraente…
Gare definite illegittime dal Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, ma che stranamente, il ministero dell’interno, nella persona del Ministro A. Alfano, se ne totalmente fregato, ignorato… per meglio dire fottuto!!!
Ora che la cupola è saltata, ognuno di essi cerca di salvare il salvabile…, tutti si dichiarano innocenti, ma quelle mani oggi debbono essere ripulite, da quella accusa infame, nuovo schiavismo del quale si sono macchiati, perché sebbene questo sfruttamento non sia propriamente chiamato schiavitù, le condizioni alle quali questi poveri migranti sono stati costretti a vivere sono le stesse…, gente vendute come oggetti e costretti a lavorare gratis o pagati con paghe irrisorie, alla mercé di quei cosiddetti datori di lavoro…
A cosa serve quindi costituire una Autorità Anticorruzione, se alla fine si continua sempre a vivere nella “Repubblica delle banane”, un governo di ladri, tangenti a tutti i livelli, corruzione negli appalti, pubblici, ambientali, nelle gestione delle forniture, pubblici ufficiali che si lasciano volutamente corrompere, tangenti che girano e rigirano, truffe, continui brogli organizzati anche con l’ausilio della criminalità organizzata…, tanto, qui da noi, alla fine non paga nessuno!!!
E’ dire che c’è ancora qualcuno che chiama tutto ciò: democrazia e giustizia…