Archivi tag: mezzo

2017: mafia Sì… mafia No???

La missiva è del nuovo leader del movimento “Rinascimento” Vittorio Sgarbi, ed è rivolta direttamente al Procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone…
Il giorno dopo la sentenza di “Mafia Capitale”  il Procuratore aveva dichiarato, “la sentenza del Tribunale ha riconosciuto che a Roma ha operato una associazione criminale che si è resa responsabile di una pluralità di fatti di violenza, corruzione, intimidazione. L’indagine di questo ufficio ha svelato un sistema criminale capace di infiltrare il tessuto amministrativo e politico della città fino al punto di avere a libro paga amministratori della cosa pubblica. 
Questo vedo. E questo dice tre cose. La prima: che abbiamo lavorato bene e che hanno lavorato bene i carabinieri del Ros, che per questo ringrazio. La seconda: che la sentenza apre uno spazio per una riflessione non solo giudiziaria su questa città, che però non spetta a me. La terza: non si è trattato di una fiction”
Certo il bicchiere è rimasto mezzo pieno… ma è la notizia del bicchiere mezzo vuoto a fare scalpore: il suo ufficio perde il processo sulla questione dirimente e cioè la mafiosità di quel sistema criminale… “Non c’è dubbio. È il dato negativo di questa sentenza“. 
Ecco quindi seguire la missiva del politico e critico d’arte Vittorio Sgarbi: 
Lei ha una responsabilità che non può consentirle di dubitare dell’Ordine giudiziario di cui fa parte.
In primo luogo, ce lo hanno detto in tutti i modi, «le sentenze non si discutono». 
Se le discute un magistrato, il mondo va a rovescio: è come un prete che bestemmia. 
Prima la magistratura, poi i politici di sinistra da D’Alema a Bersani, giù giù fino a Renzi, hanno dichiarato, per distinguersi dalla destra: le sentenze vanno rispettate anche se appaiono ingiuste. Io, spesso, ho criticato la magistratura, a partire dal caso Contrada, con gli esiti sconcertanti che conosciamo. 
Ma leggere oggi lei, caro Pignatone, fa risentire le parole di Berlusconi attraverso la sua voce. 
Oggi Berlusconi tace, mentre lei viene intervistato dal Corriere della Sera e da Repubblica e dichiara: «Ma a Roma la mafia c’è».
Lei si sente ferito in prima persona e mette in discussione l’equilibrio e il rigore dei suoi colleghi. Giunge a dire come un Cicchitto d’altra epoca: «Io non mi rassegnerò mai».
Lei ha la grave responsabilità di avere caricato su Roma un’ipotesi di condizionamento mafioso come una aggravante, così da dare maggiore rilievo a un processo tenutosi in una città grande, ma svantaggiata rispetto a vere capitali della criminalità come Palermo e Reggio Calabria. Roma è come le sedi disagiate delle ambasciate: occorreva innalzarla a una dignità criminale meritevole del suo operoso e consapevole impegno. Non è stato un errore, ma una deliberata trasfigurazione di reato.
Lei puntualizza: «Dire che con le nostre inchieste abbiamo cambiato il corso politico degli eventi a Roma, che abbiamo esposto la città al ludibrio del mondo, significa attribuirci un uso politico della giustizia penale che non abbiamo in alcun modo esercitato». 
Non lo penso, infatti. Penso che lei abbia fatto un abuso procedurale, chiamando un reato con un altro nome, con assoluta lucidità e piena consapevolezza, e non discuto con quale fede e quale ragione. 
Lei sa che la sentenza è giusta. 
Ma non può accettare la sconfitta di una vita: finire a Roma per occuparsi di quattro attrezzati rubagalline.
La mafia non è un’opinione e noi abbiamo il diritto di chiedere allo Stato di dirci, al di là delle convenienze politiche, cosa sia e dove sia la mafia. 
E lei non può non saperlo. 
Lei non può agitare le acque. 
Lei non può, lei non deve rendere indefinite e ambigue situazioni certe. 
Ed è questo che è avvenuto nel conflitto con la corte giudicante, costituita da suoi colleghi, sicuramente integerrimi, in regime di non separazione delle carriere. Pubblico ministero e giudice sono intercambiabili. 
Quindi lei ha messo in discussione la meditata certezza della sentenza, trasformandosi in avvocato dell’accusa. 
I sottotitoli dei giornali evidenziano questa intollerabile confusione: Gasparri: «I pm vadano a casa». Giachetti: «Basta speculazioni». Ma Zingaretti e Orfini attaccano: «Le infiltrazioni ci sono». Poveretti! Dilettanti di inchieste. Non come lei. E lei si vuole confondere con loro? Gridare all’errore giudiziario? Per quale ragione tutto deve essere incerto e opinabile, quando sono in gioco la nostra vita, la nostra sicurezza?
Non ci possono essere due partiti: mafia sì e mafia no. 
Ma dati e indagini certe. Vogliamo sapere cosa rischiamo a Roma.
Se la città è pericolosa per la mafia come fu Palermo. Se i pariolini sono come i corleonesi.
Le sue indagini sono state sicuramente precise, viste le condanne. 
Ma lei ha voluto chiamare quei reati ben definiti con il nome di mafia. Per l’interesse di chi? Di Roma? Dei cittadini? Dell’efficacia, altrimenti fragile, della sentenza, in verità pesante? O invece pensando che la gravità dei reati legittimava un’amplificazione e un’aggravante del loro nome?
Lei che ha conosciuto la mafia, non può confonderla. 
Se non ha convinto i suoi colleghi, non è perché essi siano più ingenui, ma perché lei non ha convinto neanche se stesso…

Questo "mondo di mezzo"!!!

Se qualcuno stava pensando che il “mondo di mezzo” fosse la mafia… si è sbagliato!!!

Il mondo di mezzo siamo noi… 

Noi che viviamo all’interno di questo paese corrotto…
Noi che ci facciamo corrompere e partecipiamo a quelle collusioni…
Siamo sempre noi che prendiamo le mazzette e poi le distribuiamo… 
Cosa dire inoltre di quel servilismo con il quale ci proponiamo a quegli uomini politici o a quei dirigenti pubblici…???
Un mondo di mezzo che vive nell’oscurità… alienato, sempre a vendersi o ad elemosinare, in nome della corruzione o di quel vile denaro…
Si passa poi… dall’essere corrotti a quello di corruttori, si nuota in un mare di intrighi, di frodi e di connivenze politico, imprenditoriali e mafiose, nelle quali, proprio noi siciliani… dimostriamo di essere specializzati… 
Nessun rispetto, nessuna dignità della persona, nessuna morale… si cerca in ogni modo di sopravanzare gli altri… senza possederne quantomeno i meriti, puntando a quell’unico obbiettivo chiamato: potere e ricchezza!!!

Corrono tutti per quel desiderio… avere e non essere!!!

Sembrare qualcosa di più di quella propria mediocre personalità, sperare così facendo di crearsi un futuro… per poi passare quel testimone un giorno… ai propri figli prima ed ai nipoti dopo!

Generazioni insulse che concepiscono da generazioni rampolli o meglio… cancri su questa terra!!!   
Gli stessi che si circondano di amicizie influenti da poter sfruttare… personaggi ambigui e indegni, legati ad esponenti criminali… 
Si tenta cosi facendo di salire… a tutti i costi e nello scavalcare gli altri, ci si affianca a quei soggetti mafiosi e/o politici corrotti, l’importante per loro è esserci, ed essere loro complici…
La riflessione intercettata dalle nostre forze dell’ordine pronunciata dal gruppo criminale “Carminati & Co. è perfetta: “È la teoria del mondo di mezzo compà… Ci stanno i come se dice, i vivi sopra e i morti sotto e noi stamo in mezzo… Un mondo in mezzo dove tutti s’incontrano e tu dici come cazzo è possibile”…

Un mondo di mezzo dove s’incontrano mafia, malaffare, eversione, massoneria, curia, servizi segreti, curia, politici, imprenditori e gente insospettabile…

Il sistema è geniale: chi controlla il mondo di mezzo controlla tutti… sia quelli di quelli di sopra, che quelli di sotto… e tutto viene svolto alla luce del sole, senza che nessuno si frappone, senza che le forze dell’ordine intervengano, il tutto nell’indifferenza dei suoi cittadini, sempre meno interessati o forse, sempre più predisposti a quella connivenza…

Questo è infatti il mondo in cui viviamo, quel modello di vita che ci siamo scelti, e di cui in fondo… facciamo parte!!!
D’altronde, se è soltanto uno a combattere quel sistema… cosa può fare???  

Il mondo di mezzo: tra mafie e antimafie…

Ieri, 30 settembre alle 19,30, al Salone Loyola (Parrocchia SS. Crocifisso dei Miracoli di Via Enrico Pantano 42 a Catania) si è tenuta una conferenza sul tema di cui in oggetto, tenuta dal Prof. Antonio La Spina.

Bisogna dare un plauso a Padre Gianni Notari, che, attraverso questi incontri, cerca di dare un importante contributo morale al rinnovamento delle coscienze civili… 
Difatti, la questione morale rappresenta oggi, uno dei tratti più significativi sul terreno della lotta alla mafia, che vede ancora la presenza di forti riserve culturali e di esitazioni politiche, difficoltà nel rinnovamento di quelle vecchie classi dirigenti e da quel ricercato sostegno clientelare, da cui siamo totalmente sommersi…
Ma soprattutto manca un’alternativa incapace di riuscire a restituire quel diritto democratico proprio dei suoi concittadini, un sistema quest’ultimo, che preferisce andare a braccetto con quel mondo del malaffare, collusivo e corruttivo, che permette a quel ceto di comando, di prendere le redini della cosa pubblica!!!
Il raffronto del Prof. La Spina è perfetto: esistono tre mondi suddivisi in sotto-mondo, sovra-mondo e mondo di mezzo… 
Ognuno di quei mondi si muove in sintonia con i propri affiliati, quasi fossero di fatto una vera e propria organizzazione professionale; ognuna di esse è sorretta da dei veri e propri codici, quasi fossero deontologici, con specialità, abilità e conoscenza…
Esiste tra esse un confine di separazione… ma vi è la possibilità in taluni casi, che esse, entrino in contatto tra loro, per mettere in comune quanto necessario, affinché si concretizzino le necessità di ognuno di quei mondi…
C’è un mondo di mezzo che partecipa a seconda delle circostanze con i due mondi, quello di sopra e quello di sotto… 
Nel suo libro riporta tutto l’universo delle mafie è dei fenomeni che la contraddistinguono… si passa da Cosa-nostra alla Camorre, dalla ‘Ndrangheta agli Stiddari fino a quelli della Sacra Corona Unita… per giungere a entità completamente nuove come “Mafia capitale”….
Ma la lotta alla mafia passa anche attraverso “l’antimafia”, quella vera e sana, quella realizzata dalle associazioni che direttamente sul campo, fanno sì, di dare un grande contributo a quella lotta…
Perché si sa che esiste un’antimafia istituzionale e soprattutto un’antimafia autentica sociale, ma sappiamo bene che da qualche tempo, vi è la presenza di un’antimafìa “apparente”, che camuffata da personaggi “paladini della legalità”, operano falsamente, affinché s’innescano ingannevoli condizioni che permettono di creare, confusioni ed instabilità, nell’operato delle forze istituzionali…
Sono personaggi che operano in quel mondo di mezzo… colletti bianchi che, pur mantenendo sottobanco un rapporto organico con i sodalizi mafiosi, aderiscono ufficialmente o costituiscono di fatto una nuova associazione antimafia… dedicata all’opera di una vittima di mafia… 
Conoscere dal di dentro le dinamiche organizzative della mafia, permetterà a tutti noi di combatterla ed eliminarla definitivamente…
Come diceva il giudice Falcone: “La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine…”.
Noi tutti però, non siamo più nelle condizioni di potere attendere che quel fenomeno giunga da solo alla propria fine!!!
Dobbiamo unire tutte le forze e l’energie, affinché si giunga a quella unione necessaria, per dare un colpo decisivo a quei mondi, criminali, clientelari e associativi…
Faccio quindi un appello a tutte quelle persone perbene presenti (ed anche assenti al convegno…), ma soprattutto rivolgo questo mio appello alle associazioni tutte di legalità… ai loro rappresentanti, che con passione e dedizione, fanno sì che questa nostra terra possa essere migliore – non un giorno – ma sin d’ora…
Ringrazio quindi, quanti ho avuto il piacere di conoscere, in particolare l’Associazione Anti-racket “A.S.I.A.” attraverso il suo Presidente, Dott. Salvatore Campo; l’Associazione antiestorsione di Catania “Libero Grassi” che vede il presidente Linda Russo Zangara e tutti i suoi volontari nella quotidiana battaglia contro il pizzo; dell’Associazione “Giustizia e Pace” dedicata ai due magistrati uccisi dalla mafia, Antonino Saetta(assassinato insieme al figlio nel 1988) e Rosario Livatino (freddato nel 1990), rappresentata da Ugo Tomaselli.
Colgo l’occasione infine per salutare coloro che, quotidianamente, con il proprio impegno, si sacrificano con dedizione affinché, legalità e giustizia, abbiano a radicarsi nella società attuale… mi riferisco a Nicola Grassi, Romj Crocitti Bellanti, Mirko Viola, Antonello Costanzo, ed anche gli amici Alfio Grassi e Maria Anselmi (la quale, mi ha gentilmente concesso di pubblicare in copertina la sua foto…).
Sono in molti ad aver sacrificato se stessi perché animati dal desiderio di rivalsa contro qualunque forma di criminalità organizzata: perché si sa… il bene trionferà e la legalità vincerà la sua battaglia!!!