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L’Egitto riaccende un sogno sepolto nella sabbia.

C’è qualcosa che si muove nel profondo del nostro immaginario collettivo quando pensiamo a un luogo dove l’uomo decide di cambiare il volto della Terra, come se in quegli atti estremi si celasse una parte della nostra anima più antica, quella che un tempo costruiva piramidi e sognava città perdute sotto le onde. 

È lo stesso brivido che oggi ci spinge a osservare con attenzione ciò che accade in Egitto, dove un’idea sepolta nel tempo sta riemergendo dalla sabbia con una forza inaspettata: quella di trasformare la depressione di Qattara, un’enorme conca nel deserto che scende a più di cento metri sotto il livello del mare, in un nuovo mare artificiale. 

L’idea è semplice, quasi elementare: scavare un canale di circa 50 km che colleghi il Mediterraneo a questa voragine e lasciare che l’acqua scorra, inevitabile, verso il basso, portando con sé energia, vita e un futuro diverso.

Per decenni questo progetto è rimasto confinato nei manuali di ingegneria visionaria, accantonato per i costi proibitivi e le incertezze tecniche, ma oggi qualcosa è cambiato. La crisi climatica, la carenza d’acqua, la corsa alle energie rinnovabili e la pressione demografica stanno ridisegnando le priorità, già… un oro liquido blu prezioso che scorre sempre più raramente, diventando il centro di ogni strategia. 

Così, quello che sembrava un sogno impossibile riprende corpo, non come fantasia, ma come possibile necessità. L’Egitto, terra di opere titaniche, sembra pronto a sfidare ancora una volta la natura, non per vanità, ma per sopravvivenza. Dopotutto, non è forse la stessa civiltà che ha domato il Nilo, scavato canali attraverso deserti e costruito città dove prima c’era solo silenzio?

C’è un precedente, silenzioso ma potente, che emerge dal deserto del Nord Africa e che non possiamo permetterci di dimenticare: il Grande Mare Fossile, l’enorme acquedotto sotterraneo voluto da Gheddafi in Libia, un’opera titanica che ancora oggi trasporta acqua dolce dalle antiche falde del Sahara, risalenti a migliaia di anni fa, fino alle città del Mediterraneo come Tripoli e Bengasi. 

Fu un progetto ambizioso, uno dei più grandi al mondo, capace di muovere milioni di metri cubi d’acqua al giorno attraverso migliaia di chilometri di tubi, come se il deserto stesso avesse un cuore pulsante nascosto sotto la sabbia. All’epoca fu definito il “Settimo Miracolo del Mondo” da chi lo celebrava, mentre altri lo vedevano come un atto di sperpero, un prelievo massiccio da riserve non rinnovabili che un giorno si sarebbero esaurite. 

Ma al di là del giudizio, quell’opera resta un monito e un esempio: dimostra che quando la necessità stringe, gli esseri umani sono capaci di progettare su scale inimmaginabili, di spostare l’acqua come se fosse sangue per un corpo assetato. E proprio per questo, oggi, mentre si parla di Qattara, non possiamo ignorare ciò che la Libia ci ha mostrato: che trasformare il deserto è possibile, ma che ogni goccia portata alla luce ha un costo, e che il tempo, spesso, è il giudice più spietato.

Eppure, dietro ogni grande cambiamento c’è un’ombra, una domanda che non può essere ignorata. Che cosa accadrà a quel deserto, così arido e apparentemente sterile, ma che in realtà nasconde un equilibrio delicato, un ecosistema unico che ha imparato a vivere con pochissimo? 

Alcuni temono che l’arrivo dell’acqua salata possa contaminare le falde sotterranee, l’unica fonte di vita per le oasi e le comunità che ancora resistono in quei luoghi remoti. E se l’evaporazione, inevitabile in un clima così caldo, lasciasse dietro di sé immense distese di sale tossico, come una cicatrice bianca che si allarga giorno dopo giorno? Non sarebbe allora un nuovo Mar d’Aral, quel lago scomparso che oggi è un monito per l’umanità intera?

Oltre il confine, in Israele e in altri paesi del Mediterraneo, questa prospettiva non suscita solo curiosità, ma preoccupazione. Non si tratta più solo di un progetto nazionale, ma di un’alterazione geografica che potrebbe avere ripercussioni su scala regionale, forse globale. Il dibattito cresce, acceso, tra chi vede in questa impresa una via di salvezza e chi invece teme un effetto domino irreversibile. 

E allora ci si chiede: chi decide per il destino di un intero ecosistema? Chi ha il diritto di trasformare un deserto in un mare, di giocare con forze così immense, con conseguenze che nessun modello può prevedere con certezza?

È in questo punto che il sogno si fa ambiguo, dove la speranza di un mondo migliore si intreccia con il rischio di un disastro annunciato. Perché dietro ogni grande realizzazione c’è sempre la stessa speranza: che l’uomo, con la sua intelligenza e la sua audacia, possa superare i limiti, migliorare le condizioni di vita, portare luce dove c’era solo aridità. 

Ma c’è anche il pericolo di dimenticare che ogni intervento lascia un segno, e che a volte il progresso assomiglia troppo a una fuga in avanti senza bussola. Eppure, non possiamo fermarci. Non possiamo rinunciare a immaginare, a provare, a cercare soluzioni dove sembra non essercene. 

Forse il vero valore di un progetto come quello di Qattara non è nemmeno nella sua realizzazione, ma nel fatto che ci costringe a pensare in grande, a confrontarci con domande scomode, a prendere sul serio la responsabilità che abbiamo verso il pianeta e verso chi verrà dopo di noi.

Ma d’altronde, davanti alle spese faraoniche per alimentare il complesso industriale-militare non si può non pensare a dove scorrono veramente i soldi. Molti di quei capitali, infatti, sono finiti in un settore i cui profitti sono cresciuti in modo spropositato proprio sulle vittime dei numerosi conflitti che insanguinano il mondo. 

Se poi aggiungiamo tutti i soldi buttati al vento per andare nello spazio, già… su Marte, sulla Luna, beh… credo che forse sia giunto il tempo di provare a realizzare quest’opera, sì… un nuovo mare artificiale che non sarà soltanto un lago di acqua salata in mezzo al deserto, ma rappresenterà uno specchio in cui tutta l’umanità potrà guardarsi, riflessa nella sua ambizione, nella sua paura, ma soprattutto nella sua inesausta voglia di ricominciare. 

Sì… forse, in quel riflesso, riusciremo a vedere non solo ciò che abbiamo fatto, ma ciò che potremmo ancora diventare…

Ma come si può pensare di avere quale Presidente di una camera, un condannato con sentenza definitiva???

Ci vuole coraggio a chiedere al M5S di parlare con quel leader di “Forza Italia”, Silvio Berlusconi!!!
Ma come possono alcuni capigruppo di quelle forze politiche di minoranza… (perché di questo si tratta), di voler trovare un accordo sui nomi per le presidenze di Camera e Senato, come se quel loro esiguo peso elettorale, possa realmente contare ancora qualcosa…
Ad esclusione dei vincitori pentastellati e del Sig. Matteo Salvini… gli altri di quella coalizione di centro-destra, devono solo stare zitti!!!
Eccoli quindi quei lacchè insignificanti, posti lì dal “cavaliere” a rendersi ridicoli con quelle loro richieste… provano ancora una volta ad ingannarci, idealizzando il più abile truffatore d’Italia… per innalzarlo ad eroe, dimenticando però in quali modi quel signore, sia diventato ricco e potente e cioè, grazie alla politica e al raggiro…
Ma loro sono la rappresentazione esatta, di quella involuzione morale che si è ormai consolidata nel nostro paese…
Un paese senza regole e soprattutto con personaggi posti ancora lì, grazie ad un sistema elettorale truffaldino, che garantisce loro di stare seduti in quelle poltrone… 
Certo, sarebbe bastato esprimere maggiormente tutta la nostra indignazione, ed allora sì che non l’avremmo più visti… 
Ma purtroppo è andata come e andata… ed ora siamo qui ad aspettare un Presidente della Repubblica, che districhi questa matassa… 
E dire che il suo predecessore stasera si è presentato in tv per dichiarare: “sento una grande responsabilità”!!!
Chissà… debbo pensare che forse si riferisce a quanto accaduto al suo collega francese Sarcozyì… incriminato stamani per corruzione sulla vicenda Gheddafi; peraltro la stessa circostanza era stata vissuta dal nostro paese… ma chissà se da noi si riuscirà a far emergere quanto realmente accaduto o come sempre avverrà… tutto verrà definitivamente insabbiato???
Già nessuno… neppure le più alte cariche dello Stato possono essere prese a modello di riferimento? 
D’altronde basti pensare che il modello “berlusconi” viene visto da molti quale “vincente”, di chi cioè ha saputo raggiungere il successo a qualsiasi prezzo… ed il risultato di quel modello, è la società che ci ritroviamo e della quale ogni giorno ci lamentiamo!!!
Una società dove trionfa l’ipocrisia e dove i rapporti sono di fatto degenerati.
Basti guardare i rapporti tra i singoli e la collettività, per proseguire tra quelli sociali e quelli istituzionali…
Da questa disputa, la politica ha saputo ottenere il maggior profitto… da un lato ha potuto celare quella propria incapacità e nel frattempo, ha potuto compiere le proprie nefandezza!!!
Sono le stesse che hanno creato l’attuali disuguaglianze sociali, favorendo altresì quel naturale scetticismo nella giustizia e nei suoi uomini, incertezze che hanno permesso così nel tempo, d’incrementare i livelli di corruzione e di criminalità di questo paese…
E dire che ancora oggi, quegli stessi uomini sono ancora lì… che provano a imporci quel loro volere fare!!! Incredibile…

Un milione di migranti pronti a sbarcare!!!

Alcuni anni fa, avevo scritto sui pericoli derivanti da alcune scelte politiche, compiute dal nostro governo, in politica estera…
Ora, quei forti dubbi stanno emergendo in tutta la loro gravità… e mi meraviglio come il nostro servizio “intelligence” ( di cui ne possiede soltanto il nome… ), non abbia capito i rischi che certe azioni – pur realizzati dai nostri dai nostri fidati partner – si sarebbero successivamente con il tempo, rivoltate contro…
In molti hanno dimenticato quando il Presidente Bush ( parlo del padre… ), durante la I° guerra del golfo, rinunciò ad entrare nella capitale irachena Baghdad, per non far cadere il regime di Saddam…
Il motivo che spingeva l’allora “Central Agency Intelligence” americana a fermare il Presidente dal destituire Saddam, era principalmente motivata, dal rischio che, un’eventuale destabilizzazione di quell’area, avrebbe di fatto, reso ingestibile, tutte le fazioni “islamiche” – che già a quel tempo – provavano a prendere il potere…
Si decise quindi con l’embargo…, che sicuramente limito l’emergere di frange estremiste, ma che ebbe quale unica finalità, quella di isolare il paese e renderlo ancor più vulnerabile alle azioni violente del suo dittatore, che svilupparono nel seno della popolazione civile, un malessere generale, dando impulso a quella formazione della “shari’a” nelle quali venivano insegnati non soltanto i precetti del profeta…, ma soprattutto si cercava di privilegiare proprio quei versetti, che incitano all’odio ed alla guerra, in particolare quest’ultima, scatenata nel nome in nome di un’islam “integralista” nel quale il principale obbiettivo era rappresentato nel voler islamizzare tutto il mondo, distruggendo in modo definitivo la nostra civiltà laica e liberale da quelle radici ebree e cristiane… 
La stessa situazione ed i medesimi errori, sono stati ripetuti alcuni anni dopo, con Muammar Gheddafi, che con molta fretta ( l’interesse principale di alcuni ns. partner era principalmente quello di mettere le mani sui pozzi di petrolio – di cui proprio U.S.A., Francia e Inghilterra ne erano stati fino ad allora esclusi… ) proprio dal ns. Stato Italiano e dal suo principale leader e amico ( il Cavaliere….) era stato abbandonato al suo destino… perdendo in sol colpo, non solo quei vantaggi energetici ed economici fino ad allora goduti, ma dando il via, a queste nuove forze propagandistiche integraliste, che stanno – attraverso una azione mediatica – ispirando intere masse di giovani, ad invadere il nostro territorio…
Premesso, che non vi sia da parte del sottoscritto, alcuna volontà di assolvere le politiche violente e scellerate compiute in tanti anni, da quei due dittatori, nei loro paesi… ma certamente l’immagine che si è voluta dare di loro, forse ha superato la stessa realtà… ( non dimentichiamoci che siamo ancora in attesa di prove che dimostrino l’esistenza delle famose “armi di distruzioni di massa”, che ad oggi non sono state trovate…). 
Per cui non volendo giudicare l’operato dei due dittatori sotto il profilo politico, non bisogna comunque dimenticare che le condizioni socio-culturale ed economiche dei due paesi, erano certamente migliori di quelle che oggi stanno vivendo …
Gheddafi e Saddam, riuscivano, se pur con coercizione, a far rispettare le regole di convivenze tra le varie etnie e soprattutto garantivano la professione delle differenti religioni, inoltre, vi era un’alto grado di libertà, sicuramente maggiore di quanto oggi ce n’è sia, in quei paesi cosiddetti islamici, da molti definiti “moderni”
Come dico sempre, non bisogna mai credere a quanto ci viene raccontato dai media, dalla propaganda creata ad “hoc” che serve per assecondare secondi fini, di cui noi “poveri ignoranti” non siamo certamente portati a conoscenza…
Pensare di credere che l’attacco all’Iraq sia stata la “degna” risposta ad un’attacco subito in terra americana, attraverso quei quattro aerei e con le due torri gemelli distrutte dallo schianto, ecco averci voluto far credere che quanto avvenuto, non fosse già stato elaborato e preparato nei minimi termini è veramente ridicolo e disarmante!!!
Abbiamo visto come la storia si è ripetuta con la cattura e con il presunto funerale a mare dello sceicco Osāma bin Lāden,  della guerra promossa in Afganistan, delle rivolte in Egitto, Tunisia, Sudan, Yemen, ecc… Ed oggi la storia si ripete, con i nuovi avvenimenti in Siria, Ucraina, Libia, e soprattutto con la nuova strategia di violenza perpetrata dal nuovo “Stato Islamico d’Iraq e Siria”, meglio conosciuto come “ISIS”, che nel giugno 2014 ha unilateralmente proclamato la nascita di un califfato in quei territori caduti sotto il suo controllo… e che sta utilizzando in Libia, il traffico dei migranti per inviare i propri terroristi nel nostro paese…
Si aspetta un’invasione che, tra migranti (provenienti da quei paesi in cui sono scoppiate guerre civili e violenze) ed “infiltrati”, che dovrebbe giungere dalla Libia verso il nostro paese, con un numero previsto tra i 500.000 ed un milione!!!
Ora, le nostre autorità – sempre permissive e tolleranti – invece di assecondare le mosse politiche europee, che tentano d’intervenire con strategie inutili ed effimere, dovrebbe pensare a contrastare in modo efficace i barconi di quei “trafficanti” di uomini/donne e soprattutto di bambini, con metodologie che limiteranno in modo concreto questa invasione umana…
Bisogna sin d’ora, tralasciare politiche accondiscendenti ed indulgenti, per iniziare a lavorare ad un programma di contrasto – forte e deciso – come per esempio, pianificare l’invio delle nostre forza armate, in particolare quelle della marina, e posizionare queste proprio di fronte alle coste libiche, non permettendo così a nessuno, di lasciare il paese africano…
Non solo si eviterà di alimentare questo traffico illegale, ma soprattutto si tenterà di rafforzare la sicurezza, limitando di fatto, probabili rischi d’attentati nel nostro paese…
Non si tratta di sollevare come dice qualcuno ” allarmi e allarmismi ” ma non bisogna (come di solito si fa sempre da noi…) attendere che siano sempre gli eventi a condizionare le decisioni del nostro Governo…,
Bisogna iniziare ad organizzarsi con modalità oculate, non solo per prevenire ed assicurare il nostro territorio ed i suoi principali edifici istituzionali, ma soprattutto, per evitare che siano propri i cittadini inermi, a dover subire ( come sempre…) le eventuali conseguenze, divenendo senza volerlo, i principali obbiettivi di quanti oggi vogliono colpirci…

Je suis Charlie…

Bisogna sempre condannare ogni forma di violenza… in particolare se manifestata sotto il nome di Dio…
Penso che quanto fatto a suo tempo – dai cosiddetti cavalieri – sotto il nome di “Cristo“ vada, oggi come allora, condannato per aver esercitato con la forza, l’imposizione di una religione diversa a chi ne professava già una di suo…
In egual maniera, siamo in queste ore a condannare, le azioni efferate realizzate da pseudo-terroristi, che hanno quale unico scopo, quello di terrorizzare le coscienze e la libertà di parola e di scrittura…
Non sono tra quelli che istigano alla violenza, però ritengo, non sia corretto usare la libertà d’espressione per offendere gli altri, in particolare quelli che professano una religione, di qualunque essa sia e soprattutto diversa dalla nostra…
La realizzazione di vignette blasfeme, non offende soltanto quanti vengono con queste pubblicazioni offesi, ma anche coloro, come il sottoscritto, che da queste vignette non trovano nulla per cui ridere… anzi tutt’altro…
Perché, ciò che non viene detto, è che ogni civiltà possiede al suo interno una propria cultura ( più o meno condivisibile…) che va sempre e ovunque rispettata!!!
Abbiamo ascoltato come lo stesso nostro Papa, Francesco, ad una eventuale offesa per la propria madre, ha dichiarato palesemente, di poter rispondere all’offesa, con una risposta forte e decisa, più precisamente colpendo con un pugno colui che l’ha manifestata…!!!
Come si dice… “occhio per occhio, dente per dente…”.
Quindi, oggi protesto a gran voce, per quegli omicidi immorali, per quel modo crudele di calpestare la vita, in particolare ripenso ad un poliziotto ( brutalmente ucciso da un suo fratello musulmano ) morto, per aver compiuto soltanto il proprio dovere… 
Perché alla fine… con la violenza si mortifica l’animo umano e si disprezza quel Dio, al quale, si stavano rivolgendo le proprio azioni!!!
A tutto ciò, però, come da sempre faccio… tento di dare una spiegazione diversa e provo quindi ad osservare quanto sta accadendo intorno a noi, con occhi critici e mai di parte… 
Voglio dire che forse… non tutto quello che ci viene raccontato corrisponde al vero… perché molto probabilmente, dietro questi attentati, quei conflitti in medio oriente, dietro questi stermini in nome di Dio, ecco forse ci sono motivazioni di cui nessuno parla…   
Non dimentichiamoci di come, proprio il nostro paese abbia gestito in maniera errata la vicenda “Gheddafi” con una Libia ora divisa e che ha permesso ad una associazione criminale, quella dei cosiddetti “scafisti”, di trasportare nelle nostre coste, migliaia di poveri disperati, ma soprattutto camuffati al suo interno, centinaia di terroristi!!! 

Se osserviamo bene quanto sta accadendo tra questi stessi gruppi integralisti, non soltanto in Iraq o in Siria, ma anche in quei paesi come Pakistan, Afganistan, Iran, Turchia, e soprattutto nel continente africano, vedasi Somalia, Sudan, Egitto e per ultima la Nigeria con la strage di Boko Haram… è ovvio che qualcuno stia spingendo per realizzare quel cosiddetto califfato islamico d’ispirazione integralista, rispetto ad una religione che nulla centri con la religione Islamica… , ecco che, se ci si sofferma un attimo, forse ciò che è in ballo, è un vero è proprio scontro di suddivisione del potere economico, tra oriente ed occidente!!!

Si sta cercando di nascondere il vero fine, che va ricercato nei giacimenti di petrolio e di gas, in quelle miniere ed in quei passaggi obbligatori via mare e terra, e di quanto, proprio questo nuovo “stato islamico” tenta, di metterci le mani…
Ciò che realmente interessa a chi sta al vertice di questi movimenti, non è rappresentato dalle azioni  esortate dai loro capi religiosi… e  non rappresentato dal numero degli attentati compiuti, perché ciò che interessa maggiormente è distrarre con queste azioni le popolazioni ed i media occidentali, in particolare quelli Europei e degli USA…
Perché il loro vero motivo è quello di prendere il possesso, di riunire in un unico “Ordine mondiale” quegli Stati che ancora oggi, manifestano la volontà di collaborare con l’occidente e con Israele…
Una cospirazione, che serva a macchinare quanto necessario, per destabilizzare, attraverso congiure e complotti, proprio quei paesi ( d’ispirazione musulmana, ma regnati da sovrani sorretti da potenze straniere occidentali), così da poter pervenire a quei tanto desiderati “golpe”, consentendo in maniere celere, d’accrescere quello status di leader, ed in breve tempo, addivenire loro a  “faro d’ispirazione”, per quanti oggi sperano, di poter ribaltare il gioco di forze messe in campo, osando a spingersi verso quel conflitto epocale, che conduca definitivamente alla formazione di un unico ed imponente stato islamico…

Venti di guerra… a chi serve questo caos nel mondo???

Il mondo è ridotto ad una polveriera, ed ormai evidente che in quasi tutti i continenti si sta combattendo… e dove non c’è una vera e propria guerra, sono presenti manifestazioni di ribellioni che sono soltanto il primo passo ad una prossima guerra civile…

Abbiamo assistito in questi anni a quanto accaduto nei paesi del nord Africa in particolare con ciò che è successo in Libia con l’uccisione di Gheddafi e proseguendo con l’attuale guerra civile in Siria contro Assad…
Abbiamo seguito in diretta il tentativo dei separatisti ucraini appoggiati dalle forze armate russe di Putin, fino a pochi mesi fa, quando finalmente il governo Ucraino ed i separatisti hanno deciso un cessate il fuoco, anche se purtroppo ancora oggi nella cittadina di Donetsk sono presenti delle avvisaglie…, comunque il parlamento ucraino ha approvato nuove leggi per concedere maggiore autonomia ai ribelli a cui e soprattutto ha emanato l’amnistia per molti separatisti di matrice Russa…

E’ cosa dire dell’estensione del conflitto medio-orientale in Afganistan che si sta sempre più espandendo verso gli altri stati limitrofi come l’Iraq ed il Pakistan…

Anche nella penisola arabica le tensioni non diminuiscono anzi proprio in Yemen le azioni di Al-Qaeda hanno ripreso con l’escalation di violenza… 
Parlare del conflitto israeliano-palestinese è ormai avvenimento quotidiano a cui forse difficilmente si potrà mai trovare una soluzione… come ormai sappiamo, gli omicidi di tre ragazzi israeliani ed uno palestinese quest’estate hanno riacceso nuovamente gli scontri nei territori palestinesi, hanno permesso di far precipitare l’area in un confronto militare tra l’esercito israeliano ed il gruppo di fuoco Hamas…
Nel solo mese di agosto di quest’anno, in violazione al cessate il fuoco imposto nel 2012, Hamas ha sparato quasi tremila razzi contro Israele…
Per rappresaglia, Israele ha lanciato attacchi aerei e colpito a Gaza con razzi, presunti obiettivi terroristici a Gaza, come sempre purtroppo poi… sono i civili ad andarci nel mezzo… 
Ora anche la popolazione Curda è entrata in conflitto a causa dell’avanzamento del gruppo ISIS sul confine siriano-turco, assalendo un villaggio curdo in Siria, nonostante gli attacchi aerei dei Siriani…
I militanti curdi hanno manifestato il fallimento del sostegno turco, per aiutare a recuperare la città colpita… e che proprio l’inatteso mancato appoggio su terra della Turchia, sta per minacciare i futuri colloqui di pace tra lo Stato turco e il partito del Kurdistan…
L’ ISIS ha intanto preso il controllo di una città nella provincia di Anbar e finora i morti contati negli scontri sommano a circa cinquecento…
Inoltre nella regione di Nagorno-Karabakh, è iniziata una contesa tra Armenia e Azerbaigian con la ripresa delle ostilità, che ha portato ad una crescente militarizzazione ed a violazioni frequenti del cessate il fuoco…  

Di questi mesi la ribellioni dei cittadini di Honk Kong, e di una nuova tensione tra Giappone e Cina per le isole Senkaku Diaoyu, senza mai dimenticare quella Corea del Nord sempre pronta a voler iniziare una guerra termonucleare…

Se poi aggiungiamo che anche nei paesi confinanti quali la Thailandia, Bangladesh e in Myanmar, vi sono forti momenti d’instabilità e di violenza…, capite bene come tutta l’area del Sud-Est asiatico sia una bomba ad orologeria…
Restano “calde” molte aree dell’Africa in particolare nel sud del Sudan, in Egitto, in Somalia, nella Repubblica Centro Africana, in Nigeria, nel Mali e nel Congo… 
E’ cosa dire del Venezuela, un paese che sta conoscendo tensioni sociali interne, pronte a sfociare in un conflitto civile…
Tutti gli sforzi di mediazione, stanno risultando inutili ed il caos assoluto è generalizzato ovunque… portando i problemi internazionali proprio dietro casa nostra…
Non dobbiamo dimenticarci che oggi… non è soltanto l’ebola a farci paura… ma sono i gruppi terroristici che, infiltrandosi tra quei poveri immigranti, stanno ricreando nuovi basi nel ns. paese…
Qualcuno cerca di diminuire la portata che può avere oggi la mancanza di una protezione dal terrorismo islamico, com’era quella realizzata dall’ex leader Gheddafi… oggi soltanto a poche centinaia di chilometri, c’è la possibilità di trafficare non soltanto in uomini, ma soprattutto in armi che poi, con l’appoggio della criminalità organizzata, potranno proseguire verso il nord Italia e verso tutta l’europa…
Non bisogna inoltre dimenticare che, il defunto leader Gheddafi aveva preparato un progetto nel quale prevedeva una Banca Centrale degli Investimenti con sede in Libia, che aveva lo scopo di diffondere in tutta l’Africa una modernizzazione infrastrutturale…
Lo scopo era quello di realizzare gli Stati Uniti d’Africa, un meraviglioso lungimirante progetto che mirava alla costituzione di un unione politica ed economica, con lo scopo di poter utilizzare le immense risorse del continente a vantaggio dei popoli che lo abitano… un vero riscatto dopo centinaia di anni di sfruttamento e umiliazioni…
Si capisce quindi perché, a differenza di quanto noi semplici uomini della strada pensiamo, questo aumento di tensione mondiale non sia del tutto involontario, ma anzi rappresenta perfettamente un disegno prestabilito nei poteri forti mondiali… di cui noi non veniamo portati a conoscenza e soprattutto continuiamo a restare ignari spettatori…
Sono in tanti oggi però a credere, che le guerre sono necessarie… ad iniziarsi per contrastare il sopra-affollamento, inoltre perché la terrà oggi inizia a non essere più nelle condizioni di produrre quanto abbiamo bisogno, perché le necessità energetiche stanno diminuendo in modo drastico, perché i rifiuti tossici stanno inquinando i nostri mari e le falde acquifere, perché l’ecosistema marino sta divenendo sempre più instabile con cambiamenti e traslazioni visibili della fauna marina, perché l’aumento delle temperatura a causa dei gas prodotti in particolare il CO2, sta alterando la nostra atmosfera aumentando sempre più quell’effetto serra, così tanto pericoloso…
E’ evidente quindi che per molti le guerre sono necessarie… in particolare per quei pochi iscritti nella lista dei miliardari, proprietari di società dalle quali escono la stra.maggioranza delle armi mondiali sulla terrà, veri e propri produttori di armi minute quali pistole, fucili, mitragliatori e le tanto criminali mine anti-uomo,  fino a giungere a grandi armamenti quali carri armati, aerei, navi, sommergibili, ecc… fino a vere e proprie piattaforme missilistiche…
Tutte armi che ovviamente ( lì sta proprio la loro furbata… ) vengono vendute ai rispettivi antagonisti… siano essi Stati o gruppi terroristici, siano esse forze armate regolari o associazioni criminali… per loro l’importante è vendere… per guadagnare… per fare profitto sulla pelle degli altri!!!
Finché l’uomo resta un animale, vive per il combattimento, a spese degli altri, teme e odia il prossimo. − La vita, quindi, è guerra.
Hermann Hesse, Guerra e pace. 

Sirte, Tripoli, Banghazi, Tobruk, come…Guernica

Il 26 Aprile 1937, l’aviazione falangista, con aerei e piloti tedeschi, attaccò e rase al suolo la cittadina basca di Guernica, uccidendo in poche ore circa 2000 persone. Dal punto di vista militare, Guernica era un obbiettivo del tutto insignificante, ma l’azione, svoltasi in un giorno di mercato, servì a realizzare una strage d’innocenti, per seminare tra la popolazione un nuovo grado di angoscia e spavento e sperimentare così una inedita tattica di guerra aerea: il bombardamento a tappeto.

Il grande Picasso, che voleva esprimere la bestialità e brutalità dell’uomo e la condanna in ogni sua forma per le guerre e per i reggimi dittatoriali, non permise, che il suo dipinto più famoso venisse esposto in Spagna, dichiarando esplicitamente che avrebbe potuto tornarvi solo dopo la fine del franchismo…
Oggi come allora, le città libiche vengono poste sotto assedio, sia dal colonello Gheddafi che dalla coalizione della Nato. Oggi in un raid aereo su Tripoli, un figlio del colonnello e tre nipoti sarebbero rimasti uccisi… e di questi, come di tutti i civili che giornalmente perdono la vita non possiamo restare indifferenti…
Come tutti i dittatori, anche questo infatti non fa eccezione…; avrebbe potuto rinnovare il proprio paese in maniera democratica, anche conservando per se la leadership,  per poi passare in maniera graduale il potere ad una consulta popolare…
Ed invece, come i suoi predecessori, vedi per ultimo Saddam Hussein, verrà certamente condannato e giustiziato dal suo stesso popolo! Quei poveri sventurati, che ancora lo inneggiano, davanti alle televisioni gestite ancora dalle autorità, ovviamente saranno i primi a festeggiare appena tutto sarà terminato…e speriamo di non dovere assistere ad un ricorso di Piazzale Loreto…
Purtoppo comuque, chi piange oggi i propri figli sono coloro, che non potendo andare via, subiscono le più gravi perdite, come le madri che piangono i propri figli… vite distrutte, sia per chi se nè andato, che per coloro che rimangono a dover vivere in maniera disperata…; Ormai, non ci resta, che sperare che presto, possa terminare questa guerra fratricida ed inizi per questo popolo, una nuova possibilità, per loro e  per le generazioni future…

Sirte, Tripoli, Banghazi, Tobruk, come…Guernica

Il 26 Aprile 1937, l’aviazione falangista, con aerei e piloti tedeschi, attaccò e rase al suolo la cittadina basca di Guernica, uccidendo in poche ore circa 2000 persone. Dal punto di vista militare, Guernica era un obbiettivo del tutto insignificante, ma l’azione, svoltasi in un giorno di mercato, servì a realizzare una strage d’innocenti, per seminare tra la popolazione un nuovo grado di angoscia e spavento e sperimentare così una inedita tattica di guerra aerea: il bombardamento a tappeto.

Il grande Picasso, che voleva esprimere la bestialità e brutalità dell’uomo e la condanna in ogni sua forma per le guerre e per i reggimi dittatoriali, non permise, che il suo dipinto più famoso venisse esposto in Spagna, dichiarando esplicitamente che avrebbe potuto tornarvi solo dopo la fine del franchismo…
Oggi come allora, le città libiche vengono poste sotto assedio, sia dal colonello Gheddafi che dalla coalizione della Nato. Oggi in un raid aereo su Tripoli, un figlio del colonnello e tre nipoti sarebbero rimasti uccisi… e di questi, come di tutti i civili che giornalmente perdono la vita non possiamo restare indifferenti…
Come tutti i dittatori, anche questo infatti non fa eccezione…; avrebbe potuto rinnovare il proprio paese in maniera democratica, anche conservando per se la leadership,  per poi passare in maniera graduale il potere ad una consulta popolare…
Ed invece, come i suoi predecessori, vedi per ultimo Saddam Hussein, verrà certamente condannato e giustiziato dal suo stesso popolo! Quei poveri sventurati, che ancora lo inneggiano, davanti alle televisioni gestite ancora dalle autorità, ovviamente saranno i primi a festeggiare appena tutto sarà terminato…e speriamo di non dovere assistere ad un ricorso di Piazzale Loreto…
Purtoppo comuque, chi piange oggi i propri figli sono coloro, che non potendo andare via, subiscono le più gravi perdite, come le madri che piangono i propri figli… vite distrutte, sia per chi se nè andato, che per coloro che rimangono a dover vivere in maniera disperata…; Ormai, non ci resta, che sperare che presto, possa terminare questa guerra fratricida ed inizi per questo popolo, una nuova possibilità, per loro e  per le generazioni future…

معمر القذافي‎, Muʿammar al-Qadhdhāfī cioè il Sig. Gheddafi…

Come strano il mondo…

Fino a qualche giorno fa tutti ad acclamare Gheddafi…, quasi fosse un ” Salvatore “, contratti per l’Italia per circa 70 Miliardi di Euro…, forniture di Petrolio e Gas fino al 2030, accordi sul controllo delle coste e dei cosiddetti viaggi nei gommoni da parte degli extracomunitari, accordi di risarcimento da Parte dello Stato Italiano per i danni di guerra, acquisizione di quote societarie delle più importanti Banche e società Italiane e via discorrendo, ammirazione e festeggiamenti con i ns. politici nessuno escluso ( o meglio qualcuno contrario come potrete leggere sotto c’è stato…) ed oggi invece come voltagabbana, cambiano opinione, sputano nel piatto in cui hanno mangiato, dimenticano l’amico che li ha aiutati, ed inoltre lo condannano e ne prendono  subito le distanze…


Ovviamente non pensiate che lo stia difendendo… i Dittatori fanno tutti e sempre la stessa fine…( e questo è sempre un bene…), ma ciò che non sopporto è quella ipocrisia ricamata del tutto Italiana, dove le parole ed i gesti, fortemente sostenuti in precedenza, oggi vengono con la violenza di un temporale cancellate…
Lo stesso è già accaduto durante l’ultima guerra, dove nessuno dopo l’uccisione di Mussolini, era più fascista…; questa è  la maggioranza degli Italiani… Berlusconi, Prodi, D’Alema, Fini, Casini, Di Pietro e tutto il circondario… prima di quà, poi di là, come se tutto fosse un gioco, senza alcun percorso politico… e noi tutti, come tanti stronzi, ancora a votarli…  

Comunque per ciò che ormai può servire, considerato che molti non conoscono la storia del Sig. Gheddafi…, vorrei ripercorre i momenti salienti della sua vita fino ad arrivare ai giorni nostri…
Nacque a Sirte, in una famiglia islamica ed all’età di sei anni perse due suoi cugini e rimase ferito ad un braccio a causa dell’esplosione di una mina di fabbricazione probabilmente italiana. Tra il 1956 e il 1961 frequentò la scuola coranica di Sirte e nel 1968 si iscrisse all’Accademia Militare di Bengasi. Concluse il corso e dopo un breve periodo di specializzazione in Gran Bretagna, fu nominato capitano dell’esercito all’età di 27 anni. Insoddisfatto del governo guidato dal Re Idris I, giudicato da Gheddafi e da numerosi ufficiali troppo servile nei confronti di USA e Francia, il 26 agosto del 1969 guidò un colpo di stato contro il sovrano, che portò il 1º settembre dello stesso anno alla proclamazione della Repubblica, guidata da un Consiglio del Comando della Rivoluzione composto da 12 militari di tendenze panarabe filo-nasseriane. Gheddafi, che nel frattempo era stato nominato colonnello, si mise a capo del Consiglio instaurando un regime dittatoriale in Libia.

Fece approvare dal Consiglio una nuova Costituzione, da lui definita araba, libera e democratica.

In nome del nazionalismo arabo, egli nazionalizzò la maggior parte delle proprietà petrolifere straniere, espropriò ed espulse la comunità italiana residente nel paese, chiuse le basi militari statunitensi e britanniche, in special modo la base “Wheelus”, ridenominata “ʿOqba bin Nāfiʿ”, dal nome del primo conquistatore arabo-musulmano delle regioni nordafricane.
La politica della prima parte del governo Gheddafi può essere definita come una ” terza via ” tra comunismo e capitalismo nella quale egli cercò di coniugare i principi del panarabismo con quelli della socialdemocrazia. Espose, in maniera più organica, i suoi principi politici e filosofici nel Libro verde, pubblicato nel 1976. Il titolo prendeva spunto dal colore della bandiera libica, che infatti è completamente verde, e che richiama la religione musulmana, dato che verde era il colore preferito di Maometto ed il colore del suo mantello.
Tra le riforme effettuate da Gheddafi in questo periodo, ricordiamo l’innalzamento del salario minimo, la possibilità per gli operai di partecipare alla gestione della loro azienda, la soppressione dell’alcool (di per sé già vietato come precetto islamico), la chiusura dei locali notturni, la restaurazione della Sharīʿa (la legge religiosa che deriva direttamente dal Corano e dalla Sunna). Inoltre, per cercare di ridurre al minimo le spese, egli rifiutò il lusso, dormendo sempre (anche e certamente per motivi di sicurezza personale) in una base militare di Tripoli…e poi all’interno di una tenda che non ha mai una sede fissa…
Fra le primissime iniziative del governo di Gheddafi vi fu l’adozione di misure sempre più restrittive nei confronti della popolazione italiana che ancora viveva nella ex colonia, culminate col decreto di confisca del 21 luglio 1970 emanato per “restituire al popolo libico le ricchezze dei suoi figli e dei suoi avi usurpate dagli oppressori”. Gli italiani furono privati di ogni loro bene, compresi i contributi assistenziali versati all’INPS e da questo trasferiti in base all’accordo all’istituto libico corrispondente, e furono sottoposti a progressive restrizioni finché furono costretti a lasciare il Paese entro il 15 ottobre del 1970. Dal 1970, ogni 7 ottobre in Libia si celebra il “giorno della vendetta”, in ricordo del sequestro di tutti i beni e dell’espulsione di 20.000 coloni italiani.

In politica estera, egli finanziò l’OLP di Yasser Arafat nella sua lotta contro Israele. Inoltre, propose spesso un’unione politica tra i tanti Stati islamici dell’Africa e, in particolare, caldeggiò un’unione politica con la Tunisia ai primi degli anni settanta ma la risposta negativa del presidente tunisino Bourguiba fece tramontare questa ipotesi. Dal 16 gennaio 1970 al 16 luglio 1972 fu anche, ad interim, primo ministro della Libia prima di lasciare il posto a ʿAbd al-Salām Jallūd. Nel 1977, grazie ai maggiori introiti derivanti dal petrolio, Gheddafi poté dotare la sua nazione di nuove strade, ospedali, acquedotti ed industrie. Sull’onda della popolarità, nel 1979 rinunciò a ogni carica politica, pur rimanendo l’unico leader del paese con l’appellativo di “guida della rivoluzione”.
Gheddafi ebbe una svolta politica negli anni ottanta: la sua indole anti-israeliana e anti-americana lo portò a sostenere gruppi terroristi, quali per esempio l’irlandese IRA e il palestinese Settembre Nero. Fu anche accusato dall’intelligence statunitense, di aver organizzato degli attentati in Sicilia, Scozia e Francia, ma egli si dichiarò sempre innocente. Si rese anche responsabile del lancio di un missile contro le coste siciliane, fortunatamente senza danni. Divenuto il nemico numero uno degli Stati Uniti d’America, egli fu progressivamente emarginato dalla NATO. Inoltre, il 15 aprile 1986, Gheddafi fu attaccato militarmente per volere del presidente statunitense Ronald Reagan: il massiccio bombardamento ferì mortalmente la figlia adottiva di Gheddafi, ma lasciò indenne il colonnello, che era stato avvertito del bombardamento da Bettino Craxi, allora Presidente del Consiglio in Italia.

Il 21 dicembre del 1988 esplodeva un aereo passeggeri sopra la cittadina scozzese di Lockerbie: perirono tutte le 259 persone a bordo oltre a 11 cittadini di Lockerbie. Prima dell’11 settembre 2001 è stato l’attacco terroristico più grave. L’ONU attribuì alla Libia la responsabilità di questo attentato aereo e chiese al governo di Tripoli l’arresto di due suoi cittadini accusati di esservi direttamente coinvolti. Al netto e insindacabile rifiuto di Gheddafi, le Nazioni Unite approvarono la Risoluzione 748, che sanciva un pesante embargo economico contro la Libia, la cui economia era già in fase calante. Nel 1999, con la decisione della Libia di cambiare atteggiamento nei confronti della comunità internazionale, Tripoli consegnò i sospettati di Lockerbie: Abdelbaset ali Mohamed al-Megrahi fu condannato all’ergastolo nel gennaio 2001 da una corte scozzese, mentre Al Amin Khalifa Fhimah fu assolto.
Recentemente Gheddafi ha cambiato registro per ciò che concerne la politica estera: condannò l’invasione dell’Iraq ai danni del Kuwait del 1990 e successivamente sostenne le trattative di pace tra Etiopia ed Eritrea.
Quando anche Nelson Mandela fece appello alla “Comunità Internazionale”, a fronte della disponibilità libica di lasciar sottoporre a giudizio gli imputati libici della strage di Lockerbie e al conseguente pagamento dei danni provocati alle vittime, l’ONU decise di ritirare l’embargo alla Libia (primavera del 1999).
Nei primi anni duemila, gli ultimi sviluppi della politica libica di Gheddafi hanno portato ad un riavvicinamento agli USA e alle democrazie europee, con un parallelo allontanamento dall’integralismo islamico. Grazie a questi passi l’allora presidente statunitense George W. Bush decise di togliere la Libia dalla lista degli Stati Canaglia (in cui rimangono invece l’Iran, la Siria e la Corea del Nord) portando al ristabilimento di pieni rapporti diplomatici tra Libia e Stati Uniti.

Nel 2004, il Mossad, CIA e Sismi individuarono una nave che trasportava la prova che Gheddafi possedeva un arsenale di armi di distruzione di massa. Invece di rendere pubblica la scoperta e sollevare uno scandalo, Stati Uniti e Italia, posero a Gheddafi un ultimatum che questi accettò.[6]
In ogni caso, la Libia (chiamata per volere di Gheddafi Jamāhīriyya, neologismo coniato per l’occasione a partire dal termine arabo jumhūr, il cui plurale jamāhīr significa “masse”) non si può definire una democrazia, perché non sono concesse, se non altro, varie libertà politiche (tra cui, per esempio, il multipartitismo).
Il figlio secondogenito del colonnello, ovvero Sayf al-Islam Gheddafi, è stato designato dal padre come erede alla presidenza nel 1995. Il terzo figlio maschio, Al-Sa’adi Gheddafi sembra invece avere altri interessi quali il calcio (ha giocato anche in Serie A con il Perugia, esordendo in un incontro contro la Juventus, e ha militato, sempre in Serie A, anche con la Sampdoria), e la mondanità.

Proposta di Laurea Honoris Causa da parte dell’Università di Sassari
Nel maggio 2009 il consiglio della facoltà di giurisprudenza dell’Università di Sassari ha approvato una proposta formale d’assegnare una laurea honoris causa in giurisprudenza al colonnello Gheddafi.
Questa iniziativa ha suscitato vivaci proteste da parte dei Radicali Italiani, soprattutto con Marco Cappato (europarlamentare della Lista Emma Bonino) che ha parlato di “HoRRoris causa in Diritto per un sanguinario alleato bipartisan”, e dai parlamentari Matteo Mecacci e Marco Perduca (entrambi Lista Emma Bonino – PD) che hanno convocato una conferenza stampa dal tema “Le vere cause della resistibile ascesa di Gheddafi”.
Nel giugno 2009 si è recato per la prima volta in Italia in visita di Stato; Gheddafi ha soggiornato tre giorni in Italia, seppur fra molte polemiche e contestazioni. Il leader libico si è recato al Campidoglio, a La Sapienza (dove ha ricevuto la contestazione degli studenti del movimento dell’Onda), alla sede di Confindustria e ha incontrato le massime cariche italiane. Durante la visita di stato ha mostrato, appuntata sulla divisa militare, una foto dell’eroe della resistenza libica antitaliana Omar al-Mukhtar, suscitando interesse e qualche perplessità.

Particolarmente ostili all’accoglienza trionfale preparata per il leader libico da parte del governo sono stati i Radicali Italiani, che con il deputato Matteo Mecacci e il senatore Marco Perduca (entrambi membri della delegazione Radicale nel PD) hanno organizzato manifestazioni di protesta, in aula del Senato e fuori.
Queste proteste hanno fatto sì che la sede dove il colonnello Gheddafi avrebbe dovuto tenere il suo discorso fosse spostata dal Senato alla meno prestigiosa sala Zuccari di Palazzo Giustiniani.
Il discorso pronunciato dal colonnello l’11 giugno 2009, ha destato comunque molte polemiche per alcuni dei suoi passaggi:
« Gli Stati Uniti sono terroristi come Bin Laden, hanno fatto dell’Iraq un Paese islamico e le dittature non sono un problema se fanno il bene della gente»
« Quale differenza c’è tra l’attacco degli americani nel 1986 contro le nostre case e le azioni terroristiche di Bin Laden? »

Il 16 novembre 2009 Gheddafi torna in Italia, a Roma, per partecipare a un incontro della Fao. Durante il suo soggiorno romano, organizzò alcune “lezioni” di Islam e Corano a un centinaio di ragazze hostess dell’agenzia Hostessweb, regolarmente stipendiate per la presenza, chissà forse è seguito un party ” Bunga Bunga ” ….
Il 16 luglio 2008 in un albergo di Ginevra, Hannibal Gheddafi (figlio del dittatore) percosse due domestici marocchini; la polizia del Canton Ginevra intervenne arrestando Hannibal e la moglie Aline. Da questa data (e in seguito alla pubblicazione delle foto di Hannibal sul quotidiano “la Tribune de Genève”), il dittatore libico si è prodigato con ogni mezzo nell’attuazione di misure di ritorsione contro lo Stato svizzero. Fra queste figurano la proposta di smembramento della Svizzera inoltrata all’ONU, l’interruzione dei collegamenti aerei fra Libia e Svizzera garantiti da Swiss, il boicottaggio delle banche elvetiche (e in tutta fretta il dittatore libico ha ritirato circa 5 miliardi di franchi depositati nella Confederazione), la sospensione delle forniture petrolifere dirette in Svizzera e la sospensione della concessione di visti a favore di cittadini svizzeri. Su tutte, la misura con più conseguenze è risultata l’arresto, successivamente trasformatosi in rapimento, del dirigente di ABB Max Göldi, liberato il 14 giugno 2010 dopo quasi 700 giorni trascorsi in mani libiche e dell’impresario edile svizzero-tunisino Rachid Hamdani, nel frattempo liberato.

L’immobilismo delle autorità elvetiche, in un primo tempo giustificato dalla separazione dei poteri vigente in Svizzera, ha poi lasciato spazio a una fervente attività diplomatica volta a ottenere la liberazione dei due ostaggi trattenuti nel paese africano. Il 20 agosto 2009 il Presidente della Confederazione Hans-Rudolf Merz rivolgendo le scuse ufficiali alla famiglia Gheddafi per l’arresto di Hannibal Gheddafi e della moglie Aline, ha acconsentito a un arbitrato internazionale al fine di dirimere la controversia, senza peraltro ottenere la liberazione degli ostaggi promessa. Dopo il fallimento dell’arbitrato, arenatosi al momento di definire il giudice arbitro, sono intervenuti numerosi colpi di scena. Quando la soluzione alla crisi sembrava vicina, immancabilmente subentravano nuovi problemi. Conseguentemente al rifiuto di concedere visti per l’area Schengen a 188 esponenti del governo libico voluto dalla Svizzera, e quale ritorsione per l’esito del voto sull’Iniziativa contro l’edificazione di nuovi minareti in Svizzera, il 15 febbraio 2010, il colonnello Gheddafi proclamò la Jihad contro la Svizzera, scatenando le reazioni di disapprovazione dei maggiori Stati occidentali e della folta comunità islamica residente in Svizzera. Da parte sua, la Libia ottenne il supporto di 17 Stati della Lega araba e un certo sostegno da parte dell’Italia e Malta, importanti partner commerciali di Tripoli.

Il 21 febbraio 2010, gli ambasciatori di alcuni paesi europei che solidarizzavano con Berna presidiarono l’ambasciata svizzera a Tripoli, scongiurando un’aggressione da parte delle forze armate libiche. Erano presenti gli ambasciatori di Spagna, Francia, Germania, Austria, Polonia, Gran Bretagna e Paesi Bassi. Mancavano invece quelli di Italia e Malta, paesi che già in precedenza avevano supportato le richieste di Tripoli nei confronti della Svizzera.
Secondo il quotidiano il Giornale (di proprietà della famiglia Berlusconi) la situazione fu sbloccata dallo stesso premier italiano che contattò telefonicamente il dittatore libico, con il quale è in ottimi rapporti. Tuttavia fuori dall’Italia la notizia non ebbe conferme. Anzi, la TV pubblica svizzera RSI ritiene che Berlusconi abbia piuttosto creato dei problemi per aver convinto l’Europa a spingere la Svizzera a rinunciare alla sua strategia delle limitazioni sui visti Schengen, strategia che aiutò la liberazione di Hamdani.

29 agosto 2010 Gheddafi inizia un nuovo soggiorno in Italia per celebrare il secondo anniversario della firma del Trattato di Amicizia fra Italia e Libia. Anche durante questo suo soggiorno romano, organizza alcune “lezioni” di Islam e Corano a quasi 500 ragazze hostess, regolarmente stipendiate per la presenza. «L’Islam dovrebbe diventare la religione di tutta l’Europa» ha apostrofato Gheddafi alle ragazze. Tre ragazze, due italiane e una spagnola, si sono presentate con il velo perché si sono convertite all’Islam.
Anche in questo caso la presenza del leader libico nello Stivale ha suscitato notevoli polemiche. In particolare il senatore Marco Perduca (Lista Emma Bonino – PD) e i Radicali Italiani hanno protestato per la permanenza nella caserma dei carabinieri dedicata all’eroe italiano “Salvo D’Acquisto”.
Frattini diceva: ”Ritengo che al di la’ delle modalita’ e delle espressioni che usa il leader Gheddafi, questa sia stata una visita che conferma il ruolo importante dell’Italia” ed inoltre proseguiva di ”non condividere” l’analisi della Cei che attraverso il giornale Avvenire ha definito la visita di Gheddafi a Roma un ”boomerang”.

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi esaltava l’amicizia tra Italia e Libia durante la cerimonia per il secondo anniversario del Trattato di Bengasi e affermava che ”tutti dovrebbero rallegrarsene” e chi critica ”e’ prigioniero di schemi superati”.
Gheddafi: ”Saluto il grande coraggio del mio grande amico”. La giornata di ieri, segnata dalla richiesta di 5 miliardi all’anno per fermare l’immigrazione clandestina in Europa e da nuove polemiche sulla visita del leader libico, si e’ conclusa con una cena di gala.
Non appena presa la parola, Gheddafi ha subito fatto presente ”i drammi e le sofferenze” subite dal popolo libico a causa dell’invasione italiana, drammi rtuttora presenti tra la popolazione del Paese. Anche Berlusconi, ha raccontato il Colonnello, si e’ oggi commosso ”al punto di piangere” alla visione delle fotografie ”ufficiali” esposte nella mostra inaugurata oggi pomeriggio dai due leader e che documentano la dolorosa pagina del colonialismo italiano. Era un’altra Italia, ha aggiunto Gheddafi.

Oggi c’e’ il Trattato di amicizia e nuove sfide da affrontare insieme, prima fra tutte, quella della ”pericolosa” immigrazione africana che spetta alla Libia, ”ponte” privilegiato tra l’Africa e l’Europa, contrastare con l’aiuto economico dell’Unione europea. Cinque miliardi di euro e’ la cifra richiesta da Gheddafi per impedire che ”l’Europa – cosi’ ha prospettato il colonnello – un domani potrebbe non essere piu’ europea e diventare addirittura nera perche’ – ha spiegato – in milioni vogliono venire in Europa”. ”Attualmente – ha affermato dipingendo uno scenario fosco – subiamo una immigrazione dall’Africa verso l’Europa ma in questo momento si tratta di una cosa molto pericolosa: non sappiamo che cosa succedera’, quale sara’ la reazione degli europei bianchi e cristiani di fronte a questo movimento di africani affamati e non istruiti”. ”Non sappiamo – ha insistito Gheddafi – se l’Europa restera’ un continente avanzato e coeso o se si distruggera’ come avvenne con le invasioni barbariche”. ”Dobbiamo immaginare che questo possa succedere – ha sottolineato a sostegno del proposta da lui stesso avanzata – e prima che succeda dobbiamo lavorare insieme, fermare l’immigrazione sulle frontiere libiche”. ”L’Europa – ha scandito – ci deve ascoltare” mentre tocca all’Italia sostenere in sede europea la richiesta di Gheddafi di fare della Libia l’avamposto chiave nel contrasto all’immigrazione clandestina. Berlusconi da parte sua ha ricordato come con la stipulazione del Trattato di amicizia fra i due Paesi si sia ”voltato pagina” e chiuso per sempre la pagina nera del colonialismo. Gheddafi lo ha piu’ volte lodato menzionando il ”grande coraggio” del presidente del Consiglio per le scuse presentate dal premier per il passato coloniale italiano in Libia, ”un errore – ha sottolineato il Colonnello – commesso dall’Italia fascista, non dall’Italia”. Da qui anche la richiesta avanzata alla comunita’ internazionale affinche’ sia l’Italia ad avere un seggio al consiglio permanente di sicurezza dell’Onu. Un ”diritto” dell’Italia, secondo Gheddafi, che ha avuto, al contrario della Germania, la forza e il coraggio di liberarsi da sola del fascismo ”impiccando Mussolini per le strade”. Nell’Italia di oggi poi, il leader libico, ha incoraggiato ad investire i suoi stessi connazionali che dispongono di risorse economiche e finanziarie.

Un nuovo flusso di investimenti libici potrebbe presto arrivare in Italia a rafforzare la crescente presenza nelle nostre banche, societa’ e industrie in combinazione con la corsa delle imprese italiane a realizzare le infrastrutture del paese nordafricano. Il leader Muammar Gheddafi, alla cerimonia per il Trattato italo-libico, dove e’ presente una nutrita schiera di personalita’ dell’economia e della finanza italiana, incoraggia i libici con risorse finanziarie ”a venire in Italia per investire in Italia”. Il Colonnello chiede anche scambi di conoscenza e tecnologie ma sono le parole sugli investimenti, poche ma precise in un discorso fiume di 40 minuti ricco di citazioni storiche e incentrato sulle colpe del colonialismo e le nuove sfide dell’emigrazione, a creare piu’ interesse fra la comunita’ finanziaria. Diversi esponenti del mondo dell’economia e manager, prima di recarsi alla cena ufficiale (slittata a oltre la mezzanotte) sottolineano ”l’affidabilita’ oramai assodata’ dei libici come partner e un ambiente molto migliorato per realizzare gli affari. ”I libici – spiega uno di questi -. sono un partner che guarda al medio-lungo termine con molte risorse”.

Nella tribuna d’onore a pochi passi dal premier Silvio Berlusconi e dal leader libico ad assistere al carosello dei Carabinieri e alle evoluzioni dei cavalieri arabi, si sono notate le presenze dell’ad di Unicredit Alessandro Profumo (dove i libici sono oramai il primo socio con il 7% del capitale) accanto a Jonella Ligresti, al presidente Telecom Gabriele Galateri, ai vertici Enel Piero Gnudi e Fulvio Conti il quale ha spiegato che il gruppo ”ha interessi potenziali in Libia” anche se al momento non c’e’ nulla. Presente anche Massimo Ponzellini, presidente di Impregilo che realizzera’ insieme ad altre 20 imprese italiane (fra cui Todini, Salini, Condotte e Cmc) l’autostrada finanziata dall’Italia a risarcimento dei danni del’epoca coloniale, e il numero uno di Finmeccanica Pierfrancesco Giarguaglini, anch’essa impegnata nel paese insieme a Zarubezhstroytechnology, societa’ controllata dalle Ferrovie Russe Jsc Rzd, un contratto da 247 milioni di euro per realizzare sistemi di segnalamento, alimentazione e comunicazione sulla tratta da Sirte a Bengasi. Con Finmeccanica inoltre i libici hanno siglato una nuova joint venture (dopo la Liatec, Libyan Italian Advanced Tecnology Company, costituita nel 2006 per realizzare elicotteri). Il rapporto fra il gruppo ENI e il paese e’ piu’ che consolidato e di recente il colosso italiano ha annunciato investimenti sul posto per 25 miliardi di euro.
Questa era la situazione in Libia, prima dei nuovi accadimenti avvenuti in questi mesi in Tunisia, Algeria, Marocco, Egitto, Bahrein, Gibuti, Yemen, Sudan, e vedremo in questi giorni cosa succederà in Iran…, con ovviamente tutte le ripercussioni, in particolare la produzione del greggio, che in questo momento ha subito incrementi ai distributori che non si vedevano dalla guerra del golfo…

معمر القذافي‎, Muʿammar al-Qadhdhāfī cioè il Sig. Gheddafi…

Come strano il mondo…

Fino a qualche giorno fa tutti ad acclamare Gheddafi…, quasi fosse un “ Salvatore ”, contratti per l’Italia per circa 70 Miliardi di Euro…, forniture di Petrolio e Gas fino al 2030, accordi sul controllo delle coste e dei cosiddetti viaggi nei gommoni da parte degli extracomunitari, accordi di risarcimento da Parte dello Stato Italiano per i danni di guerra, acquisizione di quote societarie delle più importanti Banche e società Italiane e via discorrendo, ammirazione e festeggiamenti con i ns. politici nessuno escluso ( o meglio qualcuno contrario come potrete leggere sotto c’è stato…) ed oggi invece come voltagabbana, cambiano opinione, sputano nel piatto in cui hanno mangiato, dimenticano l’amico che li ha aiutati, ed inoltre lo condannano e ne prendono  subito le distanze…


Ovviamente non pensiate che lo stia difendendo… i Dittatori fanno tutti e sempre la stessa fine…( e questo è sempre un bene…), ma ciò che non sopporto è quella ipocrisia ricamata del tutto Italiana, dove le parole ed i gesti, fortemente sostenuti in precedenza, oggi vengono con la violenza di un temporale cancellate…
Lo stesso è già accaduto durante l’ultima guerra, dove nessuno dopo l’uccisione di Mussolini, era più fascista…; questa è  la maggioranza degli Italiani… Berlusconi, Prodi, D’Alema, Fini, Casini, Di Pietro e tutto il circondario… prima di quà, poi di là, come se tutto fosse un gioco, senza alcun percorso politico… e noi tutti, come tanti stronzi, ancora a votarli…  

Comunque per ciò che ormai può servire, considerato che molti non conoscono la storia del Sig. Gheddafi…, vorrei ripercorre i momenti salienti della sua vita fino ad arrivare ai giorni nostri…
Nacque a Sirte, in una famiglia islamica ed all’età di sei anni perse due suoi cugini e rimase ferito ad un braccio a causa dell’esplosione di una mina di fabbricazione probabilmente italiana. Tra il 1956 e il 1961 frequentò la scuola coranica di Sirte e nel 1968 si iscrisse all’Accademia Militare di Bengasi. Concluse il corso e dopo un breve periodo di specializzazione in Gran Bretagna, fu nominato capitano dell’esercito all’età di 27 anni. Insoddisfatto del governo guidato dal Re Idris I, giudicato da Gheddafi e da numerosi ufficiali troppo servile nei confronti di USA e Francia, il 26 agosto del 1969 guidò un colpo di stato contro il sovrano, che portò il 1º settembre dello stesso anno alla proclamazione della Repubblica, guidata da un Consiglio del Comando della Rivoluzione composto da 12 militari di tendenze panarabe filo-nasseriane. Gheddafi, che nel frattempo era stato nominato colonnello, si mise a capo del Consiglio instaurando un regime dittatoriale in Libia.

Fece approvare dal Consiglio una nuova Costituzione, da lui definita araba, libera e democratica.

In nome del nazionalismo arabo, egli nazionalizzò la maggior parte delle proprietà petrolifere straniere, espropriò ed espulse la comunità italiana residente nel paese, chiuse le basi militari statunitensi e britanniche, in special modo la base “Wheelus”, ridenominata “ʿOqba bin Nāfiʿ”, dal nome del primo conquistatore arabo-musulmano delle regioni nordafricane.
La politica della prima parte del governo Gheddafi può essere definita come una “ terza via ” tra comunismo e capitalismo nella quale egli cercò di coniugare i principi del panarabismo con quelli della socialdemocrazia. Espose, in maniera più organica, i suoi principi politici e filosofici nel Libro verde, pubblicato nel 1976. Il titolo prendeva spunto dal colore della bandiera libica, che infatti è completamente verde, e che richiama la religione musulmana, dato che verde era il colore preferito di Maometto ed il colore del suo mantello.
Tra le riforme effettuate da Gheddafi in questo periodo, ricordiamo l’innalzamento del salario minimo, la possibilità per gli operai di partecipare alla gestione della loro azienda, la soppressione dell’alcool (di per sé già vietato come precetto islamico), la chiusura dei locali notturni, la restaurazione della Sharīʿa (la legge religiosa che deriva direttamente dal Corano e dalla Sunna). Inoltre, per cercare di ridurre al minimo le spese, egli rifiutò il lusso, dormendo sempre (anche e certamente per motivi di sicurezza personale) in una base militare di Tripoli…e poi all’interno di una tenda che non ha mai una sede fissa…
Fra le primissime iniziative del governo di Gheddafi vi fu l’adozione di misure sempre più restrittive nei confronti della popolazione italiana che ancora viveva nella ex colonia, culminate col decreto di confisca del 21 luglio 1970 emanato per “restituire al popolo libico le ricchezze dei suoi figli e dei suoi avi usurpate dagli oppressori”. Gli italiani furono privati di ogni loro bene, compresi i contributi assistenziali versati all’INPS e da questo trasferiti in base all’accordo all’istituto libico corrispondente, e furono sottoposti a progressive restrizioni finché furono costretti a lasciare il Paese entro il 15 ottobre del 1970. Dal 1970, ogni 7 ottobre in Libia si celebra il “giorno della vendetta”, in ricordo del sequestro di tutti i beni e dell’espulsione di 20.000 coloni italiani.

In politica estera, egli finanziò l’OLP di Yasser Arafat nella sua lotta contro Israele. Inoltre, propose spesso un’unione politica tra i tanti Stati islamici dell’Africa e, in particolare, caldeggiò un’unione politica con la Tunisia ai primi degli anni settanta ma la risposta negativa del presidente tunisino Bourguiba fece tramontare questa ipotesi. Dal 16 gennaio 1970 al 16 luglio 1972 fu anche, ad interim, primo ministro della Libia prima di lasciare il posto a ʿAbd al-Salām Jallūd. Nel 1977, grazie ai maggiori introiti derivanti dal petrolio, Gheddafi poté dotare la sua nazione di nuove strade, ospedali, acquedotti ed industrie. Sull’onda della popolarità, nel 1979 rinunciò a ogni carica politica, pur rimanendo l’unico leader del paese con l’appellativo di “guida della rivoluzione”.
Gheddafi ebbe una svolta politica negli anni ottanta: la sua indole anti-israeliana e anti-americana lo portò a sostenere gruppi terroristi, quali per esempio l’irlandese IRA e il palestinese Settembre Nero. Fu anche accusato dall’intelligence statunitense, di aver organizzato degli attentati in Sicilia, Scozia e Francia, ma egli si dichiarò sempre innocente. Si rese anche responsabile del lancio di un missile contro le coste siciliane, fortunatamente senza danni. Divenuto il nemico numero uno degli Stati Uniti d’America, egli fu progressivamente emarginato dalla NATO. Inoltre, il 15 aprile 1986, Gheddafi fu attaccato militarmente per volere del presidente statunitense Ronald Reagan: il massiccio bombardamento ferì mortalmente la figlia adottiva di Gheddafi, ma lasciò indenne il colonnello, che era stato avvertito del bombardamento da Bettino Craxi, allora Presidente del Consiglio in Italia.

Il 21 dicembre del 1988 esplodeva un aereo passeggeri sopra la cittadina scozzese di Lockerbie: perirono tutte le 259 persone a bordo oltre a 11 cittadini di Lockerbie. Prima dell’11 settembre 2001 è stato l’attacco terroristico più grave. L’ONU attribuì alla Libia la responsabilità di questo attentato aereo e chiese al governo di Tripoli l’arresto di due suoi cittadini accusati di esservi direttamente coinvolti. Al netto e insindacabile rifiuto di Gheddafi, le Nazioni Unite approvarono la Risoluzione 748, che sanciva un pesante embargo economico contro la Libia, la cui economia era già in fase calante. Nel 1999, con la decisione della Libia di cambiare atteggiamento nei confronti della comunità internazionale, Tripoli consegnò i sospettati di Lockerbie: Abdelbaset ali Mohamed al-Megrahi fu condannato all’ergastolo nel gennaio 2001 da una corte scozzese, mentre Al Amin Khalifa Fhimah fu assolto.
Recentemente Gheddafi ha cambiato registro per ciò che concerne la politica estera: condannò l’invasione dell’Iraq ai danni del Kuwait del 1990 e successivamente sostenne le trattative di pace tra Etiopia ed Eritrea.
Quando anche Nelson Mandela fece appello alla “Comunità Internazionale”, a fronte della disponibilità libica di lasciar sottoporre a giudizio gli imputati libici della strage di Lockerbie e al conseguente pagamento dei danni provocati alle vittime, l’ONU decise di ritirare l’embargo alla Libia (primavera del 1999).
Nei primi anni duemila, gli ultimi sviluppi della politica libica di Gheddafi hanno portato ad un riavvicinamento agli USA e alle democrazie europee, con un parallelo allontanamento dall’integralismo islamico. Grazie a questi passi l’allora presidente statunitense George W. Bush decise di togliere la Libia dalla lista degli Stati Canaglia (in cui rimangono invece l’Iran, la Siria e la Corea del Nord) portando al ristabilimento di pieni rapporti diplomatici tra Libia e Stati Uniti.

Nel 2004, il Mossad, CIA e Sismi individuarono una nave che trasportava la prova che Gheddafi possedeva un arsenale di armi di distruzione di massa. Invece di rendere pubblica la scoperta e sollevare uno scandalo, Stati Uniti e Italia, posero a Gheddafi un ultimatum che questi accettò.[6]
In ogni caso, la Libia (chiamata per volere di Gheddafi Jamāhīriyya, neologismo coniato per l’occasione a partire dal termine arabo jumhūr, il cui plurale jamāhīr significa “masse”) non si può definire una democrazia, perché non sono concesse, se non altro, varie libertà politiche (tra cui, per esempio, il multipartitismo).
Il figlio secondogenito del colonnello, ovvero Sayf al-Islam Gheddafi, è stato designato dal padre come erede alla presidenza nel 1995. Il terzo figlio maschio, Al-Sa’adi Gheddafi sembra invece avere altri interessi quali il calcio (ha giocato anche in Serie A con il Perugia, esordendo in un incontro contro la Juventus, e ha militato, sempre in Serie A, anche con la Sampdoria), e la mondanità.

Proposta di Laurea Honoris Causa da parte dell’Università di Sassari
Nel maggio 2009 il consiglio della facoltà di giurisprudenza dell’Università di Sassari ha approvato una proposta formale d’assegnare una laurea honoris causa in giurisprudenza al colonnello Gheddafi.
Questa iniziativa ha suscitato vivaci proteste da parte dei Radicali Italiani, soprattutto con Marco Cappato (europarlamentare della Lista Emma Bonino) che ha parlato di “HoRRoris causa in Diritto per un sanguinario alleato bipartisan”, e dai parlamentari Matteo Mecacci e Marco Perduca (entrambi Lista Emma Bonino – PD) che hanno convocato una conferenza stampa dal tema “Le vere cause della resistibile ascesa di Gheddafi”.
Nel giugno 2009 si è recato per la prima volta in Italia in visita di Stato; Gheddafi ha soggiornato tre giorni in Italia, seppur fra molte polemiche e contestazioni. Il leader libico si è recato al Campidoglio, a La Sapienza (dove ha ricevuto la contestazione degli studenti del movimento dell’Onda), alla sede di Confindustria e ha incontrato le massime cariche italiane. Durante la visita di stato ha mostrato, appuntata sulla divisa militare, una foto dell’eroe della resistenza libica antitaliana Omar al-Mukhtar, suscitando interesse e qualche perplessità.

Particolarmente ostili all’accoglienza trionfale preparata per il leader libico da parte del governo sono stati i Radicali Italiani, che con il deputato Matteo Mecacci e il senatore Marco Perduca (entrambi membri della delegazione Radicale nel PD) hanno organizzato manifestazioni di protesta, in aula del Senato e fuori.
Queste proteste hanno fatto sì che la sede dove il colonnello Gheddafi avrebbe dovuto tenere il suo discorso fosse spostata dal Senato alla meno prestigiosa sala Zuccari di Palazzo Giustiniani.
Il discorso pronunciato dal colonnello l’11 giugno 2009, ha destato comunque molte polemiche per alcuni dei suoi passaggi:
« Gli Stati Uniti sono terroristi come Bin Laden, hanno fatto dell’Iraq un Paese islamico e le dittature non sono un problema se fanno il bene della gente»
« Quale differenza c’è tra l’attacco degli americani nel 1986 contro le nostre case e le azioni terroristiche di Bin Laden? »

Il 16 novembre 2009 Gheddafi torna in Italia, a Roma, per partecipare a un incontro della Fao. Durante il suo soggiorno romano, organizzò alcune “lezioni” di Islam e Corano a un centinaio di ragazze hostess dell’agenzia Hostessweb, regolarmente stipendiate per la presenza, chissà forse è seguito un party “ Bunga Bunga ” ….
Il 16 luglio 2008 in un albergo di Ginevra, Hannibal Gheddafi (figlio del dittatore) percosse due domestici marocchini; la polizia del Canton Ginevra intervenne arrestando Hannibal e la moglie Aline. Da questa data (e in seguito alla pubblicazione delle foto di Hannibal sul quotidiano “la Tribune de Genève”), il dittatore libico si è prodigato con ogni mezzo nell’attuazione di misure di ritorsione contro lo Stato svizzero. Fra queste figurano la proposta di smembramento della Svizzera inoltrata all’ONU, l’interruzione dei collegamenti aerei fra Libia e Svizzera garantiti da Swiss, il boicottaggio delle banche elvetiche (e in tutta fretta il dittatore libico ha ritirato circa 5 miliardi di franchi depositati nella Confederazione), la sospensione delle forniture petrolifere dirette in Svizzera e la sospensione della concessione di visti a favore di cittadini svizzeri. Su tutte, la misura con più conseguenze è risultata l’arresto, successivamente trasformatosi in rapimento, del dirigente di ABB Max Göldi, liberato il 14 giugno 2010 dopo quasi 700 giorni trascorsi in mani libiche e dell’impresario edile svizzero-tunisino Rachid Hamdani, nel frattempo liberato.

L’immobilismo delle autorità elvetiche, in un primo tempo giustificato dalla separazione dei poteri vigente in Svizzera, ha poi lasciato spazio a una fervente attività diplomatica volta a ottenere la liberazione dei due ostaggi trattenuti nel paese africano. Il 20 agosto 2009 il Presidente della Confederazione Hans-Rudolf Merz rivolgendo le scuse ufficiali alla famiglia Gheddafi per l’arresto di Hannibal Gheddafi e della moglie Aline, ha acconsentito a un arbitrato internazionale al fine di dirimere la controversia, senza peraltro ottenere la liberazione degli ostaggi promessa. Dopo il fallimento dell’arbitrato, arenatosi al momento di definire il giudice arbitro, sono intervenuti numerosi colpi di scena. Quando la soluzione alla crisi sembrava vicina, immancabilmente subentravano nuovi problemi. Conseguentemente al rifiuto di concedere visti per l’area Schengen a 188 esponenti del governo libico voluto dalla Svizzera, e quale ritorsione per l’esito del voto sull’Iniziativa contro l’edificazione di nuovi minareti in Svizzera, il 15 febbraio 2010, il colonnello Gheddafi proclamò la Jihad contro la Svizzera, scatenando le reazioni di disapprovazione dei maggiori Stati occidentali e della folta comunità islamica residente in Svizzera. Da parte sua, la Libia ottenne il supporto di 17 Stati della Lega araba e un certo sostegno da parte dell’Italia e Malta, importanti partner commerciali di Tripoli.

Il 21 febbraio 2010, gli ambasciatori di alcuni paesi europei che solidarizzavano con Berna presidiarono l’ambasciata svizzera a Tripoli, scongiurando un’aggressione da parte delle forze armate libiche. Erano presenti gli ambasciatori di Spagna, Francia, Germania, Austria, Polonia, Gran Bretagna e Paesi Bassi. Mancavano invece quelli di Italia e Malta, paesi che già in precedenza avevano supportato le richieste di Tripoli nei confronti della Svizzera.
Secondo il quotidiano il Giornale (di proprietà della famiglia Berlusconi) la situazione fu sbloccata dallo stesso premier italiano che contattò telefonicamente il dittatore libico, con il quale è in ottimi rapporti. Tuttavia fuori dall’Italia la notizia non ebbe conferme. Anzi, la TV pubblica svizzera RSI ritiene che Berlusconi abbia piuttosto creato dei problemi per aver convinto l’Europa a spingere la Svizzera a rinunciare alla sua strategia delle limitazioni sui visti Schengen, strategia che aiutò la liberazione di Hamdani.

29 agosto 2010 Gheddafi inizia un nuovo soggiorno in Italia per celebrare il secondo anniversario della firma del Trattato di Amicizia fra Italia e Libia. Anche durante questo suo soggiorno romano, organizza alcune “lezioni” di Islam e Corano a quasi 500 ragazze hostess, regolarmente stipendiate per la presenza. «L’Islam dovrebbe diventare la religione di tutta l’Europa» ha apostrofato Gheddafi alle ragazze. Tre ragazze, due italiane e una spagnola, si sono presentate con il velo perché si sono convertite all’Islam.
Anche in questo caso la presenza del leader libico nello Stivale ha suscitato notevoli polemiche. In particolare il senatore Marco Perduca (Lista Emma Bonino – PD) e i Radicali Italiani hanno protestato per la permanenza nella caserma dei carabinieri dedicata all’eroe italiano “Salvo D’Acquisto”.
Frattini diceva: “Ritengo che al di la’ delle modalita’ e delle espressioni che usa il leader Gheddafi, questa sia stata una visita che conferma il ruolo importante dell’Italia” ed inoltre proseguiva di “non condividere” l’analisi della Cei che attraverso il giornale Avvenire ha definito la visita di Gheddafi a Roma un “boomerang”.

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi esaltava l’amicizia tra Italia e Libia durante la cerimonia per il secondo anniversario del Trattato di Bengasi e affermava che “tutti dovrebbero rallegrarsene” e chi critica “e’ prigioniero di schemi superati”.
Gheddafi: “Saluto il grande coraggio del mio grande amico”. La giornata di ieri, segnata dalla richiesta di 5 miliardi all’anno per fermare l’immigrazione clandestina in Europa e da nuove polemiche sulla visita del leader libico, si e’ conclusa con una cena di gala.
Non appena presa la parola, Gheddafi ha subito fatto presente “i drammi e le sofferenze” subite dal popolo libico a causa dell’invasione italiana, drammi rtuttora presenti tra la popolazione del Paese. Anche Berlusconi, ha raccontato il Colonnello, si e’ oggi commosso “al punto di piangere” alla visione delle fotografie “ufficiali” esposte nella mostra inaugurata oggi pomeriggio dai due leader e che documentano la dolorosa pagina del colonialismo italiano. Era un’altra Italia, ha aggiunto Gheddafi.

Oggi c’e’ il Trattato di amicizia e nuove sfide da affrontare insieme, prima fra tutte, quella della “pericolosa” immigrazione africana che spetta alla Libia, “ponte” privilegiato tra l’Africa e l’Europa, contrastare con l’aiuto economico dell’Unione europea. Cinque miliardi di euro e’ la cifra richiesta da Gheddafi per impedire che “l’Europa – cosi’ ha prospettato il colonnello – un domani potrebbe non essere piu’ europea e diventare addirittura nera perche’ – ha spiegato – in milioni vogliono venire in Europa”. “Attualmente – ha affermato dipingendo uno scenario fosco – subiamo una immigrazione dall’Africa verso l’Europa ma in questo momento si tratta di una cosa molto pericolosa: non sappiamo che cosa succedera’, quale sara’ la reazione degli europei bianchi e cristiani di fronte a questo movimento di africani affamati e non istruiti”. “Non sappiamo – ha insistito Gheddafi – se l’Europa restera’ un continente avanzato e coeso o se si distruggera’ come avvenne con le invasioni barbariche”. “Dobbiamo immaginare che questo possa succedere – ha sottolineato a sostegno del proposta da lui stesso avanzata – e prima che succeda dobbiamo lavorare insieme, fermare l’immigrazione sulle frontiere libiche”. “L’Europa – ha scandito – ci deve ascoltare” mentre tocca all’Italia sostenere in sede europea la richiesta di Gheddafi di fare della Libia l’avamposto chiave nel contrasto all’immigrazione clandestina. Berlusconi da parte sua ha ricordato come con la stipulazione del Trattato di amicizia fra i due Paesi si sia “voltato pagina” e chiuso per sempre la pagina nera del colonialismo. Gheddafi lo ha piu’ volte lodato menzionando il “grande coraggio” del presidente del Consiglio per le scuse presentate dal premier per il passato coloniale italiano in Libia, “un errore – ha sottolineato il Colonnello – commesso dall’Italia fascista, non dall’Italia”. Da qui anche la richiesta avanzata alla comunita’ internazionale affinche’ sia l’Italia ad avere un seggio al consiglio permanente di sicurezza dell’Onu. Un “diritto” dell’Italia, secondo Gheddafi, che ha avuto, al contrario della Germania, la forza e il coraggio di liberarsi da sola del fascismo “impiccando Mussolini per le strade”. Nell’Italia di oggi poi, il leader libico, ha incoraggiato ad investire i suoi stessi connazionali che dispongono di risorse economiche e finanziarie.

Un nuovo flusso di investimenti libici potrebbe presto arrivare in Italia a rafforzare la crescente presenza nelle nostre banche, societa’ e industrie in combinazione con la corsa delle imprese italiane a realizzare le infrastrutture del paese nordafricano. Il leader Muammar Gheddafi, alla cerimonia per il Trattato italo-libico, dove e’ presente una nutrita schiera di personalita’ dell’economia e della finanza italiana, incoraggia i libici con risorse finanziarie “a venire in Italia per investire in Italia”. Il Colonnello chiede anche scambi di conoscenza e tecnologie ma sono le parole sugli investimenti, poche ma precise in un discorso fiume di 40 minuti ricco di citazioni storiche e incentrato sulle colpe del colonialismo e le nuove sfide dell’emigrazione, a creare piu’ interesse fra la comunita’ finanziaria. Diversi esponenti del mondo dell’economia e manager, prima di recarsi alla cena ufficiale (slittata a oltre la mezzanotte) sottolineano “l’affidabilita’ oramai assodata’ dei libici come partner e un ambiente molto migliorato per realizzare gli affari. ’‘I libici – spiega uno di questi -. sono un partner che guarda al medio-lungo termine con molte risorse”.

Nella tribuna d’onore a pochi passi dal premier Silvio Berlusconi e dal leader libico ad assistere al carosello dei Carabinieri e alle evoluzioni dei cavalieri arabi, si sono notate le presenze dell’ad di Unicredit Alessandro Profumo (dove i libici sono oramai il primo socio con il 7% del capitale) accanto a Jonella Ligresti, al presidente Telecom Gabriele Galateri, ai vertici Enel Piero Gnudi e Fulvio Conti il quale ha spiegato che il gruppo “ha interessi potenziali in Libia” anche se al momento non c’e’ nulla. Presente anche Massimo Ponzellini, presidente di Impregilo che realizzera’ insieme ad altre 20 imprese italiane (fra cui Todini, Salini, Condotte e Cmc) l’autostrada finanziata dall’Italia a risarcimento dei danni del’epoca coloniale, e il numero uno di Finmeccanica Pierfrancesco Giarguaglini, anch’essa impegnata nel paese insieme a Zarubezhstroytechnology, societa’ controllata dalle Ferrovie Russe Jsc Rzd, un contratto da 247 milioni di euro per realizzare sistemi di segnalamento, alimentazione e comunicazione sulla tratta da Sirte a Bengasi. Con Finmeccanica inoltre i libici hanno siglato una nuova joint venture (dopo la Liatec, Libyan Italian Advanced Tecnology Company, costituita nel 2006 per realizzare elicotteri). Il rapporto fra il gruppo ENI e il paese e’ piu’ che consolidato e di recente il colosso italiano ha annunciato investimenti sul posto per 25 miliardi di euro.
Questa era la situazione in Libia, prima dei nuovi accadimenti avvenuti in questi mesi in Tunisia, Algeria, Marocco, Egitto, Bahrein, Gibuti, Yemen, Sudan, e vedremo in questi giorni cosa succederà in Iran…, con ovviamente tutte le ripercussioni, in particolare la produzione del greggio, che in questo momento ha subito incrementi ai distributori che non si vedevano dalla guerra del golfo…

La Libia ci attacca…!!!

Si è proprio così…ma tutti tacciono…fanno finta che non sia successo niente…
Certo capisco perfettamente che il Sig. Gheddafi in questi anni ci stia sovvenzionando economicamente…
Pochi sanno infatti che il Fondo Sovrano Libico ( Lybian Investment Authority ) è nell’azionariato delle più grosse Società Italiane, vedi gli interessi in Fiat, Eni e Finmeccanica, ma soprattutto ha acquistato le azioni dell’UniCredit ed è lanciato un fondo congiunto con Mediobanca fino a 500 milioni di dollari per investimenti in società italiane in difficoltà a causa della crisi….; il rapporto gode di un canale privilegiato grazie agli accordi di collaborazione firmati con il premier Berlusconi.
 Gli interessi nell’ex colonia italiana sono molteplici: sono stati infatti siglati 6 contratti di Exploration & Production Sharing (EPSA IV) che permettono all’Italia un’estensione fino al 2042 dei permessi per lo sfruttamento petrolifero e fino al 2047 per quelli concernenti il gas ed inoltre la grossa fetta dei lavori di costruzione in Libia è stata affidata alle nostre imprese italiane ( devo aggiungere purtroppo solo e soltanto quelle del Nord Italia… mentre le restanti del Sud sono rimaste a secco…). 
I nostri rapporti sono ovviamente migliorati da quando il Governo Berlusconi ha deciso di risolvere il contenzioso post-bellico che durava ormai da più di 50 anni…; ovviamente il nostro paese si impegnerà a versare nelle casse libiche 250 milioni di dollari l’anno per i prossimi 20 anni, per investimenti di diversa natura.
Infine, non dimentichiamoci che per controllare l’ingresso nel nostro paese dell’immigrazione irregolare è stato definito un accordo per evitare gli sbarchi clandestini da parte del paese nordafricano.
Quindi per quanto sopra esposto, vi renderete conto che una qualsivoglia mitragliata da parte di una motovedetta libica ( per di più regalata dal nostro paese…) non può che passare in secondo piano…
Oggi anche la Libia fa la sua parte, il ministro degli esteri libico annuncia di aver sospeso il comandante della motovedetta fino a quando la commissione d’indagine avrà fatto sulla spiacevole vicenda… certamente con il tempo non se ne sentirà più parlare e tutto verrà insabbiato…
Era il minimo data l’incresciosa vicenda a causa dei racconti discordanti delle due parti.
Ma c’è un altro giallo legato alle armi che si fa spazio in questa vicenda complessa; secondo i Ris di Messina, che stanno sviluppando una perizia balistica sul peschereccio, i fori di 10 millimetri di diametro sono stati sparati non da armi fisse in dotazione alla motovedetta libica, in quanto l’imbarcazione consegnata dal nostro paese, era priva di armi a bordo e quindi l’equipaggio libico avrebbe sparato con armi portatili di proprietà della Guardia costiera libica, poste su cavalletti fissi…
Comunque possiamo stare tranquilli, gli interessi sono talmente tanti e tali che, che, tra il nostro Paese e quello Libico, non ci sarà, almeno non per i prossimi 50 anni ( se non attraverso i soliti proclami di conquista, conversione e libertà… ), nessuna condizione d’instabilità e tutto continuerà a proseguire in quel modello di diplomazia che da tempo si sono prefissati…!!! 

La Libia ci attacca…!!!

Si è proprio così…ma tutti tacciono…fanno finta che non sia successo niente…
Certo capisco perfettamente che il Sig. Gheddafi in questi anni ci stia sovvenzionando economicamente…
Pochi sanno infatti che il Fondo Sovrano Libico ( Lybian Investment Authority ) è nell’azionariato delle più grosse Società Italiane, vedi gli interessi in Fiat, Eni e Finmeccanica, ma soprattutto ha acquistato le azioni dell’UniCredit ed è lanciato un fondo congiunto con Mediobanca fino a 500 milioni di dollari per investimenti in società italiane in difficoltà a causa della crisi….; il rapporto gode di un canale privilegiato grazie agli accordi di collaborazione firmati con il premier Berlusconi.
 Gli interessi nell’ex colonia italiana sono molteplici: sono stati infatti siglati 6 contratti di Exploration & Production Sharing (EPSA IV) che permettono all’Italia un’estensione fino al 2042 dei permessi per lo sfruttamento petrolifero e fino al 2047 per quelli concernenti il gas ed inoltre la grossa fetta dei lavori di costruzione in Libia è stata affidata alle nostre imprese italiane ( devo aggiungere purtroppo solo e soltanto quelle del Nord Italia… mentre le restanti del Sud sono rimaste a secco…). 
I nostri rapporti sono ovviamente migliorati da quando il Governo Berlusconi ha deciso di risolvere il contenzioso post-bellico che durava ormai da più di 50 anni…; ovviamente il nostro paese si impegnerà a versare nelle casse libiche 250 milioni di dollari l’anno per i prossimi 20 anni, per investimenti di diversa natura.
Infine, non dimentichiamoci che per controllare l’ingresso nel nostro paese dell’immigrazione irregolare è stato definito un accordo per evitare gli sbarchi clandestini da parte del paese nordafricano.
Quindi per quanto sopra esposto, vi renderete conto che una qualsivoglia mitragliata da parte di una motovedetta libica ( per di più regalata dal nostro paese…) non può che passare in secondo piano…
Oggi anche la Libia fa la sua parte, il ministro degli esteri libico annuncia di aver sospeso il comandante della motovedetta fino a quando la commissione d’indagine avrà fatto sulla spiacevole vicenda… certamente con il tempo non se ne sentirà più parlare e tutto verrà insabbiato…
Era il minimo data l’incresciosa vicenda a causa dei racconti discordanti delle due parti.
Ma c’è un altro giallo legato alle armi che si fa spazio in questa vicenda complessa; secondo i Ris di Messina, che stanno sviluppando una perizia balistica sul peschereccio, i fori di 10 millimetri di diametro sono stati sparati non da armi fisse in dotazione alla motovedetta libica, in quanto l’imbarcazione consegnata dal nostro paese, era priva di armi a bordo e quindi l’equipaggio libico avrebbe sparato con armi portatili di proprietà della Guardia costiera libica, poste su cavalletti fissi…
Comunque possiamo stare tranquilli, gli interessi sono talmente tanti e tali che, che, tra il nostro Paese e quello Libico, non ci sarà, almeno non per i prossimi 50 anni ( se non attraverso i soliti proclami di conquista, conversione e libertà… ), nessuna condizione d’instabilità e tutto continuerà a proseguire in quel modello di diplomazia che da tempo si sono prefissati…!!!