Attenzione alle speculazioni e alle mafie che riciclano nella montagna!!!
Archivi tag: don ciotti
Attenzione alle speculazioni e alle mafie che riciclano nella montagna!!!
“Basta nuovi impianti di risalita e piste da bob. Investiamo invece nei servizi necessari per far rimanere i giovani in montagna e in nuove forme di turismo”; Don Ciotti, fondatore di “Libera” interviene al Congresso Nazionale del Cai che si è svolto a Roma alcuni giorni fa.
«Non possiamo permetterci di separare l’etica dalla bellezza. Le montagne, come per tanti, anche per me sono l’immagine di un cammino spirituale che ho cercato di percorrere, con tutti i miei limiti. Hanno un’anima, e noi dobbiamo diventare capaci di ascoltarle e d’accoglierle. Mi hanno aiutato a guardare al cielo e a Dio, senza mai dimenticare le responsabilità a cui ci chiama la terra. Ed allora non si può non rileggere la Laudato sì, l’encliclica verde di papa Francesco e la recente esortazione apostolicia Laudate deum, perché – osserva il sacerdote – ci invitano a vivere la cura della casa comune e a non dimenticarci il passaggio fondamentale dalla transizione ecologica”.
D’altronde, come non essere d’accondo, basti osservare come le cose in questi anni non siano per nulla migliorate, e difatti lo stesso Don Ciotti proseguendo cita i passi dell’intervento dil Papa Francesco quando invita tutti a “fare attenzione a quei soggetti potenti che vogliono influenzare l’opinione pubblica quando hanno intenzione di avviare un progetto a forte impatto ambientale ed elevati effetti inquinanti: gli abitanti della zona dove si vogliono fare certe operazioni, vengono illusi, parlando di progresso locale che si potrà generare, e di opportunità economiche e occupazionali da cogliere. Ma, intanto, fanno i loro affari sporchi. E’ un inganno”!!!
Lo stesso Papa difatti in un intervento aveva affermato: “voglio chiedere in nome di Dio alle grandi compagnie estrattive, minerarie petrolifere, forestali, agroalimentari di smettere di distruggere i boschi, le aree umide e le montagne di smettere di inquinare i fiumi e intossicare i popoli e gli alimenti”.
Ed ora Don Ciotti invita tutti ad una riflessione: “Siamo ormai a un punto di rottura e siamo chiamati tutti ad affrontare questa doppia crisi climatica e la riduzione della bio-diversità”!!!
Tutti parlano di montagna, di “green”, di comunità, di valori come cooperazione, solidarietà, redistribuzione dei beni, ed oggi dobbiamo chiederci quanto rimane di quei valori e perché la montagna si sia lasciata omologare ai bisogni delle città e dei cittadini…
“Alcuni la amano, ma molti la usano, la consumano – denuncia con queste parole il fondatore di Libera quanto sta accadendo, che poi pone interrogativi a cui non si può sottrarre chiunque abbia a cuore l’ecosistema montagna…
Uno strappo tra quella cultura del passato e il vivere di oggi: “Già… dove stanno i servizi essenziali per le persone che vivono in montagna? La salute, la scuola, la cultura, la banda larga? I nostri monti sono sempre più impoveriti di servizi. E ciò toglie libertà e dignità alla nostra gente. Perché i suoli fertili sono stai erosi dalla cementificazione selvaggia e da un’urbanistica cieca? Perché la grande speculazione riguarda anche le “alte quote”? Chi sono questi imprenditori che fanno investimenti con pochi controlli?».
Ed ancora: “Abbiamo scoperto forme di riciclaggio anche di organizzazioni criminali mafiose che vanno a investire in zone montane stupende. E c’è chi concede loro deleghe in bianco non tenendo conto di tutto questo!!!
“E’ tempo di incentivare una nuova filiera che metta insieme agricoltura, turismo, cultura e storia. Abbiamo ragazzi che vorrebbero portare il loro contributo nelle loro terre, diamo quindi una mano a rimanere, invece che spendere soldi per piste da bob inutili. Ritorni l’acqua ad essere un bene pubblico. i parchi sono risorse naturali straordinarie che vanno tutelate e valorizzate e cosa ci impedisce di farne altri? Dobbiamo, insomma, favorire una nuova frequentazione della montagna.
Infine, conclude Don Ciotti: gli impianti da sci sono sufficienti. Facciamo in modo che funzionino bene. Non c’è bisogno di turbare ulteriormente l’ambiente!!!
Procuratore, è tempo di farci un giro in moto!!!
Risponde così alla giornalista Lilli Grubber durante il programma “Otto e mezzo”, il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri: https://www.la7.it/otto-e-mezzo/video/gratteri-chi-ha-ricevuto-le-mie-attenzioni-non-dimentichera-08-11-2023-512651
Il sottoscritto alcuni giorni fa, si era permesso, parlando di legalità, di realizzare – ad una domanda analoga – un omaggio al Procuratore di Napoli, http://nicola-costanzo.blogspot.com/2023/10/vivere-nella-legalita-semplice-basta.html ed ora, ascoltando quanto espresso nel programma di La7, ho pensato di riprendere quella foto, già… forse potremmo anche organizzare un giro della legalità in quella meravigliosa città partenopea, tutti in moto, con Lei al centro e noi a proteggerla, sì… da quanti – a seguito di quelle sue particolari attenzioni – vorrebbero ancora ricordarla!!!
Già… penso che potrebbe essere una valida idea, da un lato Lei finalmente realizzerà quel suo sogno, dall’altro noi, viceversa, con la nostra presenza, ma soprattutto con il nostro impegno, dimostreremo a quanti non lo avessero ancora capito, come anche noi… non li abbiamo minimamente dimenticati!!!
Procuratore, proverò quale associato a “Libera” di coinvolgere Don Ciotti, sì… per realizzare una manifestazione di legalità su due ruote; già… sarebbe un segnale importante non solo per la presenza dei cittadini, che sin d’ora prevedo numerosi, bensì per poter inviare un messaggio concreto di contrasto a quell’occulta organizzazione criminale!!!
Procuratore, ci vediamo presto a Napoli…
"Ci sono momenti nella vita in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un dovere morale, una responsabilità, un imperativo etico. Non possiamo tacere!"
“Ci sono momenti nella vita in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un dovere morale, una responsabilità, un imperativo etico. Non possiamo tacere!”. Sono le parole iniziali dell’intervento di don Luigi Ciotti, alla manifestazione “La Via Maestra” e ancora: “La nostra Costituzione è il primo vero testo antimafia. La mafia non solo è quella delle armi, delle bombe, degli omicidi, ma anche quella dei privilegi, degli abusi, della corruzione. E’ la mafia dei poteri, la mafia di quella finanza sporca, spesso insanguinata.”
Uniamo le nostre forze per diventare una forza etica, sociale, culturale e politica come servizio per il bene comune.
Il Ponte sullo stretto??? Sì… serve ad unire gli interessi di cosa nostra con quelli della 'ndragheta!!!
Pesano le parole espresse da Don Luigi Ciotti….
Egli stesso gioca con le parole per rendere il messaggio più efficace. Lo fa quando dice che il ponte non unirà due coste, quella siciliana e quella calabrese, ma due cosche… quelle sì!!!
L’allarme sugli appetiti mafiosi per le grandi opere. Una frase che aveva già pronunciato in passato. L’ultima volta a Villa San Giovanni, nel corso del consiglio comunale aperto dopo le intimidazioni alla sindaca Giusy Caminiti.
Nella Locride torna ad affermarlo davanti ai giovani, perché è a loro che pensa quando pronuncia quelle parole. Lo fa in occasione del ventennale della marcia “I Sentieri della Memoria” in ricordo di Lollò Cartisano e di tutte le vittime innocenti calabresi.
Sulla vicenda è intervenuto il vicecapogruppo della Lega alla Camera, Domenico Furgiuele: “Parlando di Ponte che unirà due cosche”, scrive il deputato in una nota, “vorrebbe attaccare l’opera voluta dal ministro Salvini, ma nella realtà offende tutti i meridionali dando loro, implicitamente, dei criminali fino a prova contraria”.
“Non saranno le polemiche e gli insulti del presidente di Libera a bloccare il futuro del Sud”, conclude Furgiuele, “i giovani non torneranno in Calabria e Sicilia con le dispute sul nulla, ma con azioni concrete e investimenti reali sul territorio”…
Staremo a vedere, tanto prima bisognerà attendere che i lavori sul ponte abbiano di fatto inizio…
La nuova mafia abita in mezzo a noi, ma è diventata invisibile!!!
Lo dico tra l’altro come associato a “Libera” perché vede, parlare di mafia, di boss, di criminalità organizzata, d’imprenditoria collusa è molto semplice, esiste e sappiamo tutti come essa faccia di tutto per appropriarsi di quei settori econiìomici dove girano parecchi milioni di euro…
Ma il problema fondamentale oggi è costituito dalle coperture a livello politico o dalle complicità finanziarie ed economiche cui lei fa correttamente riferimento, no… sono i cittadini, il livello medio/basso e soprattutto tutti quegli ambienti istituionali che sembrano rappresentare di fatto la legalità e la giustizia, ma che celano al proprio interno, soggetti che mostrano essere fortemente collusi e corrotti…
D’altronde mi dica che cosa significa essere antimafia? Quanti sono i soggetti che si dichiarano apertamente, che denunciano con il proprio nome e cognome o anche con la propria faccia??? Beh… pochissimi, il sottoscritto le ha contate sulla proprie dita…
Ma si sa… i cittadini preferiscono restare omertosi, nessuno che denuncia pur di salvaguardare la propria posizione o per garantirsi quel proprio orticello familiare necessario per una eventuale successiva raccomandazione, la stessa d’altronde che ha permesso loro d’essere lì, in quei ruoli strategici, sì… se pur inadeguati.
Sì è vero… resta il sentimento puro di migliaia di giovani, gli stessi che scendono in piazza, ma sappiamo entrambi come quella intensità dovrà confrontarsi prima o poi con la realtà, già… tutta quella passione verrà infettata dalla società civile, dall’ambiente esterno, ma anche dai propri familiari, gli stessi che negli anni hanno beneficiato di quegli appoggi e che sanno bene a cui doversi rivolgere nel caso in cui si volesse agevolare il percorso dei propri figli, perché sappiamo bene come senza quelle vergognose agevolazoni, essi dimostrerebbero di essere come i loro genitori, già… altrettanto inadeguati!!!
Altro che seme di legalità, l’unica cosa che è germogliata in questi anni si chiama “raccomandazioni e favori”, è rappresenta la regola di quei nostri giovani, la stessa che evidenza una totale mancanza di responsabilità!!!
Difatti, è proprio quello che alla fine della sua intervista dichiara rivolgendosi a quei giovani: “per costruire una realtà diversa bisogna prima sognarla”!!!
Mi dispiace concluedere non questa frase, ma il sottoscritto preferisce le parole riportate da Cicerone in una delle sue “Epistulae”: “Sunt facta verbis difficiliora”; letteralmente: “I fatti sono più difficili delle parole”!!!
La scarcerazione del boss Giovanni Brusca, attraverso le parole di don Luigi Ciotti…
Luigi Ciotti a Famiglia Cristiana:” Il dolore dei familiari è assolutamente comprensibile. Ma con la liberazione dell’ex boss mafioso si dimostra una giustizia che non è vendetta e che contempla la rieducazione del condannato”
Don Luigi Ciotti, 76 anni, è stato uno dei primi in Italia a capire l’ importanze di lavorare per costruire un’ alternativa alla mafia. Da quando nel ’ 65 ha fondato a Torino il Gruppo Abele,- per l’ inclusione e la giustizia sociale coniugando accoglienza e cultura, dimensione educativa e proposta politica – i cammini si sono ampliati e diversificati, Negli anni ’ 90 è nato il periodico “Narcomafie”, nel 1995 “Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”. Il 21 marzo 2014 il Papa ha celebrato messa con lui, per la Giornata in memoria delle vittime innocenti di tutte le mafìe.
Don Luigi molte persone sono disorientate dalla liberazione di Giovanni Brusca, feroce killer di Cosa Nostra, poi collaboratore di giustizia….
«Bisogna pensare innanzitutto al disorientamento e, in certi casi, al risentimento dei famigliari delle vittime. Il loro stato d’ animo è comprensibile e legittimo. La maggior parte di loro attende ancora verità e giustizia. Nei loro riguardi occorre dunque una maggior attenzione anche in termini di diritti. Riguardo invece la liberazione di Brusca, credo che si debba tenere presenti alcuni elementi».
Quali?
«Primo. Dalla scelta di collaborare di Brusca lo Stato ha tratto un innegabili vantaggi, come è stato riconosciuto da figure importanti della stessa magistratura. La sua confessione ha infatti permesso una grande quantità di arresti e un netto indebolimento della Cosa Nostra stragista dei “Corleonesi”. Secondo. Decidendo di collaborare Brusca sapeva bene a cosa andava incontro, conoscendo dall’ interno l’ organizzazione criminale di cui svelava i segreti. Andava incontro a una condanna a morte perché la mafia non perdona chi tradisce, a maggior ragione se il “traditore” è stato una figura non secondaria dell’ organizzazione. Terzo. La legislazione sui “pentiti” e “collaboratori di giustizia” è stata voluta fortemente da Giovanni Falcone. Certo si è trattata di un’extrema ratio, ma si è rivelata efficace con la mafia così come si era rivelata efficace con il terrorismo politico. La giurisprudenza deve misurarsi a volte con vicende storiche che richiedono nuovi parametri perché ci pongono di fronte a mali che non possono essere combattuti con strumenti ordinari. Quarto elemento. Concordo con il Procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho quando dice che l’ uscita dal carcere di Brusca non è una sconfitta ma una vittoria dello Stato. Lo Stato deve dimostrare una levatura morale superiore a quella dei suoi avversari o attentatori, e questa superiorità si dimostra anche attraverso una giustizia che non sia vendetta, che garantisca da una parte una giusta pena, dall’ altro uno spiraglio di speranza per chi sconta la pena e dimostra nei fatti di essere cambiato, di stare dalla parte della giustizia. Del resto si tratta di un principio sancito dall’ articolo 27 della Costituzione laddove si parla di pene che devono tendere alla “rieducazione” del condannato».
E in base alla sua esperienza personale che considerazione fa?
«È il quinto elemento, tratto dalla mia personale esperienza. Bisogna credere nel cambiamento delle persone, nella capacità di riscattarsi dal male, il male subito ma anche il male compiuto. In 56 anni d’ impegno sociale ho visti percorsi di cambiamento e di conversione. Nessuno è irrecuperabile. Certo bisogna richiamare alle responsabilità e stimolare crisi di coscienza, delineando al contempo le opportunità offerte da un cambiamento radicale di vita non solo in termini di vantaggi materiali ma di libertà interiore, possibilità di vivere una vita più libera perché più giusta e più vera. Certo non è facile, e proprio nel mondo delle mafie le conversioni si contano sulle dita di una mano. Ma credo che si debba tentare. Mi auguro che Brusca si sia incamminato in questo cammino di ricerca di verità, non solo sui delitti di Cosa Nostra, ma sul suo esserne stato complice ed esecutore».
Dal suo osservatorio come è cambiata la sensibilità, in Italia, su questo argomento nella comunità ecclesiale?
«È cambiata in positivo, nel senso che in molti contesti la sensibilità è diventata consapevolezza e la consapevolezza impegno. Oggi sono aumentate le realtà ecclesiali impegnate a livello sociale, culturale, educativo. Missione della Chiesa è essere coscienza critica della società in cui vive e voce propositiva dei valori più alti e vitali, non limitandosi alla denuncia del fenomeno mafioso, ma rivolgendo il pressante appello, dando un vero aiuto alla conversione e, soprattutto, formando una nuova coscienza di fronte alla mafia. La strada è in salita perché, in generale, nella società è in aumento una sorta di normalizzazione: il fingere che il problema non esista o sia meno grave di quel che sembra, complice il suo manifestarsi in forme anche nuove e meno aggressive».
Quali momenti, quali prese di posizione che hanno segnato questo tema?
«Per rispondere occorrerebbero molte pagine. Mi limito a enunciarne alcune: già nel 1900 don Luigi Sturzo disse:” la mafia ha i piedi in Sicilia ma la testa forse a Roma. Risalirà sempre più crudele e disumana verso il Nord per portarsi al di là delle Alpi”. Il 3 settembre del 1982, ai funerali del Prefetto Dalla Chiesa, il cardinale di Palermo Pappalardo denuncia l’ immobilismo e i ritardi della politica: “(…) mentre così lente e incerte appaiono le mosse e le decisioni di chi deve provvedere alla sicurezza e al bene di tutti (…) quanto mai decise, tempestive e scattanti sono le azioni di chi ha mente, volontà e braccio pronti per colpire”. Pochi giorni dopo, il 13 settembre, il Parlamento approverà il 416-bis, legge che per la prima volta parla esplicitamente di “associazione di stampo mafioso”. Nell’ ottobre 1991 la Commissione Giustizia e pace della Cei, pubblica un importante documento: «Educare alla legalità». Un passaggio dice: “Il cristiano non può accontentarsi di enunciare l’ ideale e di affermare i principi generali. Deve entrare nella storia e affrontarla nella sua complessità, promuovendo tutte le realizzazioni possibili dei valori evangelici e umani della libertà e della giustizia”. E ancora, il 9 maggio 1993, dalla Valle dei Templi di Agrigento l’ invettiva di Giovanni Paolo II dopo l’ incontro con i genitori del giovane magistrato ucciso Rosario Livatino, oggi beato: “Non può l’ uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, calpestare questo diritto santissimo di Dio. Nel nome di Cristo mi rivolgo ai responsabili: convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!”. Altro passo importante è stato il discorso di Benedetto XVI a Palermo nel 2010 quando definì la mafia come “strada di morte” e soprattutto le parole di Papa Francesco nell’ omelia della Santa Messa celebrata il 21 giugno 2014 alla Piana di Sibari in Calabria, quando definì la mafia “adorazione del male” e dunque i mafiosi “scomunicati”, non in comunione con Dio. Molto importanti sono il documento della Conferenza Episcopale Calabra “Per una nuova evangelizzazione della pietà popolare”, il documento dei Vescovi della Capitanata sulla mafia foggiana:” Giustizia per la nostra terra”, il documento contro il fenomeno della camorra dei Vescovi della Conferenza Episcopale della Campania: “Per amore del mio popolo non tacerò (1982)”, la lettera dei Vescovi di Sicilia a 25 anni dall’ appello di San Giovanni Paolo II: ”Convertitevi!”. Ma, accanto al positivo, permangono come detto eccessi di prudenza, rigidità, zone d’ ombra. E l’ idea che si possa essere cristiani senza un impegno per la giustizia sociale né un forte senso delle responsabilità civili dà luogo, in certi casi, a inquietanti forme di indulgenza – e perfino di copertura – verso forme di religiosità del tutto strumentali, come quelle esibite da alcuni esponenti delle cosche mafiose. Ecco allora la necessità, per la Chiesa, di continuare a saldare con forza il Cielo e la Terra, la dimensione spirituale con l’ impegno sociale e, pur nella specificità del proprio ruolo, di far sentire la sua voce contro le mafie e tutte le forme di “mafiosità” – corruzione, egoismo, indifferenza – che spianano la strada al potere delle organizzazioni criminali».
Formazione ad intra, catechesi, e annuncio come sono state coniugate su questo tema?
«Dopo un lungo e spesso faticoso cammino sta emergendo la consapevolezza che parole esplicite su questo tema debbano essere pronunciate nel Catechismo, nel Compendio della Dottrina sociale della Chiesa e nel Diritto canonico. Lacuna più che mai da colmare dal momento che una Chiesa che parla al mondo non può non prendere posizione di fronte a un male ormai globalizzato come quello delle mafie. Mi auspico che nell’ annunciato Sinodo della Chiesa Italiana vengano affrontati anche i temi legati a mafie e corruzione».
Quali cammini di collaborazione con uomini e donne di buona volontà, anche di altre comunità di fede?
«I cammini nell’ arco degli anni si sono intrecciati e moltiplicati man mano che cresceva, anche grazie all’ opera riformatrice di papa Francesco, la consapevolezza che la fede implica un’ etica, cioè un impegno della Chiesa e del credente nel mondo e per il mondo. Con altre confessioni religiose come la Chiesa Avventista del Settimo Giorno, la Chiesa Ortodossa Rumena, l’ Unione Induista Italiana, la Comunità Islamica, l’ Unione Comunità Ebraica Italiana, l’ Unione Buddista Italiana, la Chiesa Valdese, si sono creati legami stabili e, in certi casi, di lunga data».
Don Luigi Ciotti inaugura il parco della memoria delle vittime della mafia.
Il Parco ha difatti il pregio di restituire visivamente e fisicamente il dramma di tutte quelle vite distrutte ed è solo attraverso il cui ricordo che si costituisce la forza data in eredità a tutti coloro che vogliono combattere per la giustizia e la legalità!!!Ma… quanto peso hanno nella pratica tutte queste Associazioni di legalità???
Collegandomi al web e digitando la voce “antimafia”, troviamo un elenco lunghissimo di associazioni di legalità, se pur soltanto una (per quanto a mia conoscenza), quella costituita da Don Luigi Ciotti, “Libera”, risulta essere iscritta nel registro nazionale del ministero del Lavoro per le attività di promozione sociale…
Già, per loro, l’importante è accaparrarsi quei finanziamenti pubblici e utilizzare l’associazione come un “brand“, sì… quasi fosse la “legalità” un qualcosa da vendere o propagandare!!!800582727: "Linea Libera", ecco il numero verde per chi vuole segnalare o denunciare condotte corruttive!!!
Finalmente parte il nuovo servizio di Libera nella lotta alla corruzione per chi vuole segnalare o denunciare condotte corruttive.Si chiama “Linea Libera” ed il numero verde è il seguente: 800582727 – operativo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e il martedì e il giovedì dalle 15 alle 19.
E’ riservato a tutti coloro che avendo assistito ad episodi opachi, condotte corruttive o di stampo mafioso, ed anche, clientelismo, cattiva amministrazione, situazioni di conflitto di interesse sul luogo di lavoro, tangenti, infiltrazioni criminali, tutte quelle circostanze che secondo voi, possono essere segnalate o denunciate.
“Linea Libera” fa ora quanto il sottoscritto da tempo svolge nel proprio blog, attraverso il link con l’immagine del megafono: “Denuncia“.
Sì “denuncia”, un luogo di ascolto, d’incontro, di accompagnamento per chi vuole mettere potenziali segnalanti e denuncianti in grado di districarsi nel complesso quadro normativo e burocratico, per poter poi proseguire in autonomia un proprio percorso, verso quei canali istituzionali…
D’altronde si è visto come purtroppo, il più delle volte a segnalare si rischia la solitudine ed inoltre, nel denunciare fatti gravi come estorsione e usura o nel far emergere il malaffare a cui si assiste anche sul luogo di lavoro, spesso non si sa neanche come farlo o a chi rivolgersi.
Con Linea libera si desidera colmare questo vuoto: essere di sostegno a chi fa queste scelte, non solo accompagnandolo verso la segnalazione/denuncia, ma anche fornendo un supporto nelle fasi successive, che rischiano solitamente d’isolare e rendere vulnerabili le persone.
D’altronde come sappiamo, non sono gli arresti o le condanne a limitare quei processi corruttivi o mafiosi…
Abbiamo visto come negli anni la stessa mafia abbia cambiato il proprio metodo coercitivo: “poco sangue e tanta corruzione“.
La corruzione non solo infrange le regole stabilite a tutela del bene pubblico, ma sfascia l’economia, disgrega i legami sociali, rischia di fare a pezzi la nostra stessa democrazia, in quanto spezza il legame di fiducia fra i cittadini e le istituzioni.
Chi paga per questa situazione? Tutti noi… in particolar modo le persone che hanno più bisogno di riferimenti, di servizi e di politiche sociali.
Ma in tutto questo, anche lo Stato deve dimostrare la propria forza, in particolare colpendo tutti quegli uomini posti in propri settori chiave, della giustizia, delle istituzioni, della politica, ecc… affinché quelle denunce presentate alle Autorità giudiziarie, trovino (previa verifica) adeguato ascolto e soprattutto, garantiscano a chi denuncia, quell’adeguata protezione personale e soprattutto familiare…
Denunciare è vero… conviene, ma quando vi è uno Stato che dimostra essere quantomeno per primo di non essere “CORROTTO”, altrimenti si rischia di ripetere quanto avviene oggi in molte situazioni e cioè, di rimanere in linea a quel telefono, senza che vi sia mai qualcuno che risponda!!!
800582727: "Linea Libera", ecco il numero verde per chi vuole segnalare o denunciare condotte corruttive!!!
Finalmente parte il nuovo servizio di Libera nella lotta alla corruzione per chi vuole segnalare o denunciare condotte corruttive.Si chiama “Linea Libera” ed il numero verde è il seguente: 800582727 – operativo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e il martedì e il giovedì dalle 15 alle 19.
E’ riservato a tutti coloro che avendo assistito ad episodi opachi, condotte corruttive o di stampo mafioso, ed anche, clientelismo, cattiva amministrazione, situazioni di conflitto di interesse sul luogo di lavoro, tangenti, infiltrazioni criminali, tutte quelle circostanze che secondo voi, possono essere segnalate o denunciate.
“Linea Libera” fa ora quanto il sottoscritto da tempo svolge nel proprio blog, attraverso il link con l’immagine del megafono: “Denuncia“.
Sì “denuncia”, un luogo di ascolto, d’incontro, di accompagnamento per chi vuole mettere potenziali segnalanti e denuncianti in grado di districarsi nel complesso quadro normativo e burocratico, per poter poi proseguire in autonomia un proprio percorso, verso quei canali istituzionali…
D’altronde si è visto come purtroppo, il più delle volte a segnalare si rischia la solitudine ed inoltre, nel denunciare fatti gravi come estorsione e usura o nel far emergere il malaffare a cui si assiste anche sul luogo di lavoro, spesso non si sa neanche come farlo o a chi rivolgersi.
Con Linea libera si desidera colmare questo vuoto: essere di sostegno a chi fa queste scelte, non solo accompagnandolo verso la segnalazione/denuncia, ma anche fornendo un supporto nelle fasi successive, che rischiano solitamente d’isolare e rendere vulnerabili le persone.
D’altronde come sappiamo, non sono gli arresti o le condanne a limitare quei processi corruttivi o mafiosi…
Abbiamo visto come negli anni la stessa mafia abbia cambiato il proprio metodo coercitivo: “poco sangue e tanta corruzione“.
La corruzione non solo infrange le regole stabilite a tutela del bene pubblico, ma sfascia l’economia, disgrega i legami sociali, rischia di fare a pezzi la nostra stessa democrazia, in quanto spezza il legame di fiducia fra i cittadini e le istituzioni.
Chi paga per questa situazione? Tutti noi… in particolar modo le persone che hanno più bisogno di riferimenti, di servizi e di politiche sociali.
Ma in tutto questo, anche lo Stato deve dimostrare la propria forza, in particolare colpendo tutti quegli uomini posti in propri settori chiave, della giustizia, delle istituzioni, della politica, ecc… affinché quelle denunce presentate alle Autorità giudiziarie, trovino (previa verifica) adeguato ascolto e soprattutto, garantiscano a chi denuncia, quell’adeguata protezione personale e soprattutto familiare…
Denunciare è vero… conviene, ma quando vi è uno Stato che dimostra essere quantomeno per primo di non essere “CORROTTO”, altrimenti si rischia di ripetere quanto avviene oggi in molte situazioni e cioè, di rimanere in linea a quel telefono, senza che vi sia mai qualcuno che risponda!!!
Prima la giustizia!!! Per un’Italia fondata sulla corresponsabilità nella lotta alle mafie e alla corruzione.
Ho ascoltato su Radio Radicale, la XIV edizione del premio “Ambiente e Legalità”, promosso da Legambiente e Libera…
Aggiungendo inoltre: “vi è bisogno di denunce serie, mai retoriche, va mostrato in ogni occasione il “coraggio”!!! Sì perché un’Italia fondata sulla corresponsabilità nella lotta alle mafie e alla corruzione, ha tanto bisogno di corresponsabilità”.
Bisogna collaborare con le istituzioni (quando fanno le cose per bene…) e bisogna essere propositivi, anzi di più… essere un “pungolo” quando non fanno quello che devono fare, il coraggio passa della denuncia seria, attenta, documentata, mai retorica… mai demagogica!!!
Ma, su questo punto, vorrei chiedere al mio Presidente Don Ciotti (dal momento che sono anche un suo iscritto): “Chi aiuta coloro che hanno avuto il coraggio di denunciare, di provare a far emergere quelle verità e soprattutto, cosa devono fare questi soggetti, quando trovano in quel loro percorso di giustizia, uomini corrotti o chissà forse incompetenti, che si ergono a profeti della giustizia ed ergono barriere affinché quelle denunce presentate vengono di fatto insabbiate???
E’ bello presentarsi a quelle manifestazioni, troppo comodo ricevere quelle giuste gratificazioni…
Ma siamo sicuri che fra quei soggetti, vi siano individui meritevoli…???
In questi anni potrei fare un elenco di uomini e donne dello Stato che per l’impegno profuso meriterebbero il “nobel per la giustizia”, cosa che non potrei dire per altri, i quali viceversa, per quanto compiuto nel corso della loro esperienza professionale, non andrebbero gratificati neppure con una coccarda di cartone…
Personaggi che si sa essere stati collusi e corrotti, soggetti da “discarica”, gente che la giustizia la compiuta stando a guardare dalla finestra, mentre altri, quelli che le medaglie non le riceveranno mai, sono ogni giorni a combattere al posto loro, denunciando e facendo emergere tutte quelle continue truffe, raggiri, reati ambientali e quant’altro, dando così battaglia, non solo a quei disonesti, criminali, mafiosi, ecc… ma anche a quegli uomini delle “istituzioni” che hanno celato quanto loro fatto pervenire…
Ed allora caro Don Ciotti… in questi casi, cosa si può fare???
Se mi permette, la vorrei suggerire io una soluzione: “Sputtanarli” nei media o nei social!!!
Far emergere i nomi e cognomi di quei personaggi “sterili”, di quella gente posta in prima fila per ricevere i premi… ma poi nei fatti inconcludente!!!
Presidenti di “Associazioni” di legalità o di contrasto alla criminalità dai nomi certamente attraenti, ma soltanto sulla carta, in quanto poi si dimostrano nei fatti… essere inefficaci per non dire inconcludenti!!!
Basta quindi con tutte queste banali manifestazioni, con quegli incontri per promuovere o propagandare quelle associazioni o alcuni loro uomini…
Iniziamo a fare le cose sul serio, ad esempio potremmo far funzionare la nostra amministrazione in modo più “trasparente”… e non come oggi, talmente trasparente che non la si riesce a vedere!!!
Porto un esempio di pochi giorni fa accaduto al sottoscritto: avevo necessita di comunicare telefonicamente o mezzo Pec con un “reparto operativo”, in quanto quello riportato nella loro pagina web ufficiale, era errato e analoga considerazione avevo dovuto costatare per quanto concerneva l’indirizzo Pec…
Non domo… ho chiamato la Sede di Roma, dalla quale ho ricevuto un numero telefonico a cui purtroppo rispondeva esclusivamente un Fax; a quel punto ho chiamato nuovamente quel numero “romano” e mi è stato dato un altro numero, che veniva registrato dalla compagnia telefonica… come “inesistente”!!!
Ho richiamato nuovamente, lamentandomi del disservizio e facendo presente che i numeri in precedenza ricevuti erano tutti inesatti e che di contro tale servizio, avrebbe dovuto essere operante 24 ore su 24, mentre al sottoscritto, quanto accaduto dava l’impressione di una farsa…
Finalmente, dopo alcuni minuti, ho ricevuto quanto avevo necessità…
Per cui, quando sento frasi come quella del convegno… “Prima la giustizia“, mi viene da chiedere: Sì… ma “prima” quando??? Perché ho l’impressione che nel frattempo, prima che essa giunga… siamo morti tutti!!!
Sì, Locri per un giorno "Libera"… e dopo…???
E’ stata una marcia spontanea, senza colori, ne schieramenti politici e soprattutto, nessuna propaganda… in prima fila c’erano solo gli uomini delle nostre istituzioni…
Non si tratta di essere frustati o fatalisti, oppure di credere che nulla potrà mai cambiare, ma non si può chiedere loro di cambiare lo stato di cose, se lo Stato non dimostra di essere presente con i fatti!!! Ricordo un manifestazione calabrese di molti anni fa che diceva “Orgoglio calabrese… ma la lo Stato dov’è?’“.
Io però vorrei ricordare un documento dell’allora Procuratore Nazionale Pietro Grasso: “… anche la Ndrangheta ha voluto dimostrare la propria geometrica capacità militare di colpire nei modi e nei tempi prescelti, lanciando nel contempo un messaggio di intimidazione perché tutto resti come prima e nulla cambi; raggiunto un potere economico smisurato, essa tende adesso ad occupare lo spazio politico che una classe politica sinora dimostratasi debole, incapace o collusa, le ha spalancato” – Non siamo più (concludeva il dossier della Dna) al interno della tradizionale categoria mafia-politica, che presuppone l’esistenza di due entità diverse anche se in dialogo tra di loro, ma in una nuova dimensione, quella della mafia che tende a farsi, a proporsi, soggetto politico essa stessa, che come tale rivendica ruolo e visibilità, per contare nelle decisioni strategiche, che determinano la spesa regionale…”.Sì, Locri per un giorno "Libera"… e dopo…???
E’ stata una marcia spontanea, senza colori, ne schieramenti politici e soprattutto, nessuna propaganda… in prima fila c’erano solo gli uomini delle nostre istituzioni…
Non si tratta di essere frustati o fatalisti, oppure di credere che nulla potrà mai cambiare, ma non si può chiedere loro di cambiare lo stato di cose, se lo Stato non dimostra di essere presente con i fatti!!! Ricordo un manifestazione calabrese di molti anni fa che diceva “Orgoglio calabrese… ma la lo Stato dov’è?’“.
Io però vorrei ricordare un documento dell’allora Procuratore Nazionale Pietro Grasso: “… anche la Ndrangheta ha voluto dimostrare la propria geometrica capacità militare di colpire nei modi e nei tempi prescelti, lanciando nel contempo un messaggio di intimidazione perché tutto resti come prima e nulla cambi; raggiunto un potere economico smisurato, essa tende adesso ad occupare lo spazio politico che una classe politica sinora dimostratasi debole, incapace o collusa, le ha spalancato” – Non siamo più (concludeva il dossier della Dna) al interno della tradizionale categoria mafia-politica, che presuppone l’esistenza di due entità diverse anche se in dialogo tra di loro, ma in una nuova dimensione, quella della mafia che tende a farsi, a proporsi, soggetto politico essa stessa, che come tale rivendica ruolo e visibilità, per contare nelle decisioni strategiche, che determinano la spesa regionale…”.Quale futuro per questa terra…
Le mafie sono un problema internazionale e bisogna sottolinearlo con forza…
Da sempre Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, tenta di evidenziarne i rischi, grazie al lavoro messo in atto presso il Parlamento Europeo, perché ormai, risulta evidente quanto sia necessaria una modifica legislativa sulla confisca dei beni, anche a livello comunitario.
Il percorso è lungo e non basteranno i soliti dibattiti e convegni, le solite testimonianze dei familiari delle vittime, come non è fondamentale incontrare i nostri politici e forse neanche noi, semplici cittadini…
Non serve incoraggiare con pranzi, concerti, spettacoli nelle piazze delle città come non è fondamentale promuovere nelle scuole quei principi di legalità, se poi, quegli stessi adolescenti tornando a casa, s’immergono in problemi familiari ben più gravi, come, trovare il padre senza un lavoro, oppure scoprire che la madre non sa cosa dover cucinare avendo il frigo vuoto o dove ancore, i fratelli, dopo essersi sbattuti per tutta la giornata, racimolare “a nero” solo pochi euro che non bastono neppure per pagarsi le sigarette…Ed allora… cosa dobbiamo dire a quei ragazzi… quando si rendono conto da soli… che non vi è alcun futuro in questa nostra terra!!!
Di cosa vogliamo discutere, quindi????
Già, cosa può importare a quei ragazzi che in Sicilia, nella loro terra c’è la mafia ed i loro mafiosi…
Cosa può loro interessare, quando vedono che, proprio i figli di quei cosiddetti mafiosi, stanno bene… vivono nel lusso… perché a loro non manca niente…, ed allora, come si suole modificare queste certamente “povere”… coscienze???
Per favore, le parole sono belle e forse lo sono anche gli intenti, ma sono e restano solo e soltanto belle iniziative, perché, se alla fine non si cambia in maniera “decisa” quanto colluso con questo sistema, non cambierà mai nulla!!!Non basteranno cento, mille, diecimila arresti, non serviranno condanne, sequestri e confische… non saranno mai sufficienti… perché, per ognuno di loro… c’è ne sarà sempre un’altro pronto a sostituirlo!!!
Sì… faranno a gara per prenderne il posto, anzi non aspettano altro, acquisiranno finalmente quel potere a cui da sempre aspiravano, comandare, diventare protagonisti, possedere quanto più possono prendere, per se e per i propri cari!!!
La verità è che questo sistema fa comodo a tutti in particolare proprio alle istituzioni ed alle forze politiche, che proprio attraverso quegli appoggi, hanno da sempre trovato il consenso elettorale necessario tanto ricercato…Perché se alla fine, non si modifica definitivamente questo modo di fare politica, se non si realizzano non soltanto quelle necessarie leggi ferree contro chi delinque, ma soprattutto, non si concretizzano quelle indispensabili politiche sociali… tutto il resto alla fine risulta inutile, serve soltanto a “mantenere” quel casermone della “giustizia”, fatto di commissioni, associazioni, presidenti, consiglieri, giudici, sostituti procuratori, amministratori, assistenti, segretari, portantini, ufficiali, militari e quant’altro possa soltanto servire a dimostrare all’opinione pubblica che si sta operando… si peccato che questa rappresenti, solo e soltanto, una lotta “impalpabile”, sempre parziale e mai definitiva…
Perché, fintanto saranno questi gli uomini che dovranno contrastarla, se sono gli stessi uomini con cui la mafia a portato avanti trattative… e quant’altro, allora, come possiamo mai sperare che in tempi celeri, si potrà giungere a quella ricercata speranza di cambiamento, tanta desiderata da questi, sempre più rari, siciliani onesti???
Assegnazione dei beni confiscati??? Soltanto un problema!!!
C’è lentezza nell’assegnazione dei beni confiscati è quanto dichiarato dall’ex Capo della Direzione Nazionale Antimafia, oggi Presidente del Senato, Pietro Grasso, in questi giorni in visita a Palermo…
Aveva detto in una diretta Tv dell’11 Aprile 1991… lo stesso Libero Grassi: io non divido le mie scelte con i mafiosi, non sono pazzo e non mi piace pagare!!!
Non è più quel seme che doveva germogliare… questo col tempo è diventato un’arbusto i cui rami hanno diversificato verso nuove diramazioni, inglobando al loro interno soggetti “al di sopra di ogni sospetto“, che pur facendo parte di quelle categorie cosiddette “garanti di legalità”, non denunciano, anzi, partecipano con i loro uomini “attivamente” affinché quella collaudata macchina del malaffare, possa proseguire senza alcun ostacolo… Quante associazioni antimafia…
Oggi assistiamo a contese e diverbi tra quanti sembrano essere gelosi delle loro associazioni e come se volessero riconoscersi – quasi avessero ottenuto il benestare della mafia – quali unici movimenti riconosciuti dell’antimafia, ed allora ecco che tutto ciò che avviene, debba nascondere ovunque al suo interno la parola mafia, anche quando si tratta d’immoralità e disonestà…
Si continua ad operare ancora con idee antiquate, si pensa al contrasto attribuendosi i meriti delle forze dell’ordine e delle procure, che grazie ai continui arresti ed alle costanti condanne, pongono quell’esiguo freno alla crescita del malaffare… 




.jpg)



































