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Storia di una Dott.ssa che ha deciso di rientrare in Sicilia…

Stavo sfogliando alcuni giorni fa il web, per ricercare alcune notizie sui nostri cervelli siciliani, costretti a causa di questo nostro sistema “clientelare/familiare” (cui aggiungerei mafioso…), che privilegia la raccomandazione alla meritocrazia e che costringe per l’appunto, molti di questi giovani “cervelli”,  a rivolgere verso altre nazioni quelle proprie competenze professionali…
Ecco che all’improvviso mi sono imbattuto su una storia, così toccante che mi sono sentito di doverla condividere nel mio blog…
Provo a riassumerla…
Incarichi prestigiosi all’estero. Collaborazioni con ospedali inglesi e francesi, e poi la scelta di tornare a lavorare nuovamente in Italia.
La storia di Mariangela Panebianco dimostra che quando c’è talento, intelligenza, fatica quotidiana e soprattutto volontà di non farsi sopraffare dalle frustrazioni, la vita ti ripaga di tanta resilienza. Perché questa giovane neurologa siciliana, ha una storia di raccontare che innesca tante riflessioni…

La dottoressa Panebianco si laurea giovanissima all’Università di questa sua città etnea nel 2000, ad appena 24 anni con 110 e lode!!!
Si specializza in Neurologia sempre con il massimo dei voti: studia tre anni nella città siciliana, e i rimanenti due anni alla Cattolica di Roma: “Divento specialista a 29 anni – afferma – terminata la specializzazione inizio a lavorare come consulente neurologo in diverse strutture private, ed anche in contesti di ricerca come il CNR e la Fondazione Scientifica Morgagni con alcune borse di studio. 
Dal 2005 al 2010, cinque anni di lavoro intenso, matto e disperatissimo, accettando tutti gli incarichi. Ma nulla di definitivo e gratificante. Purtroppo non c’è neanche una famiglia di medici alle spalle di Mariangela. Il nonno contadino. Il padre con un’azienda agricola. Ci sono invece la passione per la medicina e la neurologia, un marito e una piccina di pochi anni: questi i dati di realtà, da cui muovere.
Il giro di boa per Mariangela arriva nel 2010: “Vinco un dottorato di ricerca Internazionale in Neurobiologia, della durata di quattro anni. I primi due anni li trascorro a Catania, poi mi offrono la possibilità di andare all’estero”.
Prende la piccola di 4 anni e mezzo e si vola, il marito rimane al suo lavoro in banca: trasferimento nel Regno Unito, Università di Liverpool. 
Entro a far parte di un grande team universitario, faccio ricerca scientifica, in particolare utilizzando tecniche di mappatura cerebrale. Divento autore “Cochrane” per l’”Epilepsy Group” ed inizio a pubblicare reviews e a collaborare con autori di tutto il mondo. Sono ancora oggi membro attivo della Cochrane Library International”. 
Concluso il dottorato firmo un contratto da dirigente neurologo presso il “The Walton Center Hospital”, ospedale universitario, centro di eccellenza nelle neuroscienze.
Vengo inoltre reclutata per scrivere un capitolo di un libro di Neuroanestesiologia per Elsevier, il maggior editore mondiale in ambito medico e scientifico, insieme ad altri autori di fama internazionale. 
Vado in Francia per due mesi, all’Università Pitié-Salpêtrière di Parigi, portando il mio contributo scientifico ad un studio clinico congiunto sullo stroke”. 
Nel 2015 il secondo giro di boa nella vita di Mariangela: nel pieno della carriera nel Regno Unito decide di rientrare in Italia. “Decido di lasciare Liverpool e tornare in Sicilia, ma l’università non vuole perdermi, mi offre allora un contratto part-time da ricercatore per l’Istituto di Medicina Translazionale, che mi porta a ritornare a Liverpool a periodi alterni. 

Oggi sono ancora ricercatore onorario”. 
All’inizio del 2016 l’incontro con una persona straordinaria, la dottoressa Patrizia Perrone, e il concorso per un posto da dirigente in Neurologia all’Ospedale di Legnano: “Lo vinco e inizio a lavorare”.

Il passaggio da un Ospedale universitario ad un Ospedale pubblico per acuti non è indolore…
In Inghilterra i tempi dettati dalla ricerca erano più rilassati, i medici non indossano il camice, ma solo un distintivo di riconoscimento, nessuno manca al briefing del mercoledì, che si conclude sempre con uno spuntino collettivo. 
L’abito è fondamentale: la volta che ho indossato i jeans ho rischiato di essere sbattuta fuori dal reparto. Ho riparato subito comprando tailleur. Paradossalmente, l’assenza di camice non significa più empatia con il malato. 
A Legnano ho trovato un ospedale di frontiera, per acuti, dalle risposte rapide e dai ritmi intensi. Usiamo il camice, certo, e sappiamo essere “prossimi” a chi sta male”. 

Leggendo l’articolo ho subito pensato ad una domanda… ma proseguendo, ho visto che quanto stavo riflettendo, era già stata posta dal giornalista: “Perché tornare in Italia, dopo tanti riconoscimenti?”.

Risposta: “E’ difficile dare un’unica, razionale risposta. In Inghilterra ottengo riconoscimenti e prestigio, ma l’Italia mi mancava. Volevo riunire la mia famiglia. Ma forse la motivazione più grande è stata il voler essere riconosciuta e apprezzata in Italia, volevo rimettermi di nuovo in discussione. Liverpool è stata l’esperienza più forte della mia vita. Ho avuto il privilegio di lavorare con professori come Tony Marson, una mente della Neurologia mondiale. I colleghi inglesi mi hanno aperto le porte delle loro case, hanno permesso che mi integrassi totalmente. Sono profondamente grata a tutti loro. Ho avuto il privilegio di far crescere mia figlia in un college, ora adolescente è bilingue. Sono tornata in Italia arricchita da un punto di vista professionale ma anche umano. 

Al tempo stesso oggi sono soddisfatta di essere stata inserita in Italia in un ospedale moderno come quello di Legnano. Sono contenta di aver cercato, ricercato ed essere approdata qui. Sono felice di non aver ceduto alla frustrazione iniziale della professione, quando tutto appariva in salita, con pochissime prospettive, trasformando l’”handicap” in risorsa. 
Se non avessi mai lasciato la mia terra oggi non sarei quella che sono! 
Ancora oggi vivo un insieme di entusiasmo, nostalgia e speranza per il futuro”. 
L’articolo di concludeva: “Troviamo la dottoressa ogni giorno all’Ospedale Civile di Legnano, quarto piano area B, divisa fra reparto, neurofisiologia e cura dell’epilessia”. 
Ma ho scoperto sempre sul web, che la Dott.ssa Panebianco nel frattempo è rientrata finalmente a Catania, e per quanto ho potuto costatare (mi auguro di non sbagliare…) dovrebbe operare nel reparto di neurologia presso l’Azienda Ospedaliera Garibaldi…

Cosa aggiungere, leggendo storie come queste, mi convinco sempre più che – per migliorare questa nostra terra – bisogna innanzitutto stabilire quel concetto di equità, dando così a tutti la possibilità di competere ad armi pari, iniziando dallo stesso livello e dimostrando attraverso lo studio e le capacità personali, di poter essere apprezzati sia umanamente che professionalmente, senza dover essere limitati o svantaggiati da quei classici ostacoli familiari e/o economici…
Purtroppo, per come scrivo tante volte nel mio blog… “noi siamo un’isola“; perché in questa terra, sono ancora in molti a pensare che il merito da solo non basti: “si…bisogna con l’adulazione, il servilismo e il conformismo, trovare qualcuno disposto a riconoscerlo e premiarlo!!!”.
Ma per fortuna, non tutti i siciliani sono eguali e la storia raccontata sopra, conferma perfettamente come si può essere primi, senza dover barattare mai la propria dignità!!!

Messinese??? No… Catanese!!!

Alcuni giorni fa mi hanno raccontato una barzelletta… che vorrei oggi condividere con voi:
– Un “catanese” mentre si trova a Messina incontra di mattina un amico e gli racconta un avvenimento accadutogli durante la notte…
Sai, ieri sera ero ad un “Caffe” all’aperto, vicino Via Cannizzaro, sì…sì… proprio lì accanto al Tribunale, quando dopo aver ordinato un mojito, siede accanto a me un signore distinto…. 
Dopo alcuni minuti, iniziamo a parlare e mi dice di essere di Messina, e così discutiamo del più e del meno…
Si fanno le tre e dopo aver bevuto entrambi all’incirca 15 cocktail, mi ha chiesto: “Ma tu… di dove sei?”.
Ed io: “Come di dove sono… sono Siciliano come te”.
E lui: No…no… non intendevo la regione, ma la provincia. Lo sento dall’accento che non sei di qua…”. 
Ed io, leggermente infastidito: “Sono siciliano… ripeto della nostra meravigliosa terra: LA SICILIA”!!! 
E lui: “Sì… Sì… lo capito, della Sicilia, ma di dove precisamente???”
Ed io: “Sono della città con il mare più bello del mondo e con il vulcano più alto d’Europa”… e continuando leggermente irritato, passando QUESTA VOLTA al mio dialetto: “sugnu a differenza to’… da provincia chidda spetta: Sugnu CATANISI!!!”. 
E lui: “A Catania siete tutti mafiosi!”
Allora gli dico: “No, mi spiace, guarda che è un luogo comune del tutto infondato”…
E lui mi ripete: “A Catania siete tutti mafiosi!” 
“No…” gli dico io “ti assicuro di no, che non è così… “si tratta semplicemente di un luogo comune per antonomasia…”, aggiungendo ancora: “I mafiosi sono un’esigua minoranza”!!!
E lui ribattendo: “A Catania siete tutti mafioooosiiii…”. 
Guarda,  ti assicuro che la maggior parte dei catanesi sono brave persone”!!!
E lui, sempre più insistendo: “Te lo dico io, a Catania siete tutti mafiosi!!” 
Credimi… non ne potevo più: “Guarda che se hai intenzione di continuare così., mi stai facendo incazzare e se provi a seguitare con questa stupida frase interrompo qualsivoglia discussione, ma vorrei… prima di ciò, assicurarti che i tuoi pregiudizi sono vittima di una visione parziale della realtà e se mi permetti vorrei dimostrati che… “
E lui: “No, no… te lo dico io… non c’è nulla da dimostrare: A Catania siete tutti mafiosi!”.
Ancora, ancora con quella frase assurda… continuava imperterrito senza fermarsi, pareva “na machinetta…”!!! 
Siete mafiosiiii… a Catania siete mafiosi, i Catanesi sono tutti mafiosiii: Tu sei un catanese mafiosoooo!!!
Minch… credimi, non c’è lo fatta più!!! 
La mia pazienza era colma, sopportarlo mi era impossibile!!!
Ed allora -mi ha chiesto l’amico- che hai fatto???
Ed io: “Niente… l’ho ammazzato!!!”.

"Premio scomodo 2016" ad un grande giornalista siciliano: Antonio Condorelli

Mi sarei aspettato di leggere la notizia sui nostri quotidiani, ma purtroppo come ormai consuetudine, la “censura”… batte “l’informazione”!!!
In particolare se ad essere premiato è un siciliano, anzi di più… un giornalista siciliano coraggioso, ecco che allora, prevale quel sentimento acrimonioso nei confronti di chi dimostra possedere qualità professionali, senza l’esigenza d’appartenere a quel noto “sistema chiuso e clientelare”, dove prevale esclusivamente invidia e mai meritocrazia…
E’ motivo d’orgoglio avere appreso quindi la notizia che al “22° vertice della Fondazione Caponnetto“, sia stato premiato un giornalista che da anni è impegnato nell’evidenziare con i suoi articoli su varie testate nazionali, in particolare su “LiveSiciliaCatania” e mediante la direzione del mensile “S”, tutti quei fenomeni provenienti dalle attività criminali organizzate, tra cui il riciclaggio, i flussi di denaro sporco da esso derivanti e naturalmente le collusioni politico/imprenditoriali/mafiose… 
No mafia e terrorismo, con gli Stati Uniti d’Europa un cambio di strategia nel contrasto”, con questo titolo si è dato appuntamento il 16 di questo mese, allo Spedale del Bigallo (Bagno a Ripoli), per un tema, quello della criminalità organizzata e della lotta alla mafia, che non limita più i propri affari illeciti all’interno dei nostri confini, ma si è esteso, ampliando il proprio business disonesto, verso gli altri stati nazionali europei… 
I lavori (dopo i saluti del sindaco Francesco Casini), sono stati aperti dalla relazione di Pietro Grasso (presidente del Senato) e molti sono stati gli interventi previsti (vedasi programma allegato) che, sotto la presidenza di Salvatore Calleri, saranno direttamente coordinati da Raffaele Palumbo e Dario Meini Caponnetto.
Al ricevimento del “Premio scomodo 2016” il giornalista ha commentato: “Non potevo non parlare della grande crisi che attanaglia la Sicilia, quella dei diritti e dei doveri, mentre continuano a proliferare i privilegi concessi da chi gestisce la cosa pubblica per alimentare il proprio apparato. 
Ho abbracciato un giovane uomo dello Stato, Emanuele Schifani, premiato dal collega Paolo Borrometi e finalmente ho conosciuto il famoso sbirro catanese “Gianni Palagonia” (è il nome falso di un poliziotto vero, costretto a nascondersi dietro uno pseudonimo per proteggere se stesso e i propri congiunti, lo stesso che ha pubblicato due libri bellissimi: “Il Silenzio e Nelle Mani di Nessuno”).
Inoltre un ringraziamento a Salvatore Calleri per l’impegno con il quale porta avanti la Fondazione Caponnetto
Due giorni intensi, anche e soprattutto di riflessione…
Per cui, colgo l’occasione per voler esprimere al giornalista Dott. A. Condorelli il mio più sincero ringraziamento per l’impegno e la serietà fin qui dimostrata, comprendendo in questa mia gratitudine, la stima dei molti amici e conoscenti, che avendo letto nel mio profilo Fb del premio da Lei ricevuto, hanno voluto manifestare (attraverso propri post) la propria felicitazione per questo giorno speciale…
Un ringraziamento particolare va inoltre a tutti coloro, che durante il vertice, sono stati premiati…
Grazie…

Tra Pupi e Pupari…

C’era un tempo in cui le persone si sceglievano, un tempo nel quale alcuni di essi decidevano d’unirsi in un legame, un periodo nel quale ci si prefiggeva di raggiungere gli stessi obbiettivi, giungendo da percorsi diversi…
Era un momento nel quale esistevano gli “uomini”… ormai quel tempo è finito e sono rimasti solo “ominicchi e quararaquà“!!!
Sì, ricordate quelle citazioni antiche siciliane che esprimevano con una frase la concretezza di alcuni soggetti rispetto ad altri, io ricordo “ci stricunu n’terra“… ecco, se dovessimo raffigurare quel concetto oggi, avremmo difficoltà anche “a  trovarli“…
Sono centinaia (per non dire migliaia…) i personaggi che si vendono per pochi euro… non possiedono alcuna dignità morale/materiale e vivono quelle le loro vite senza alcun rispetto per gli altri, tra ripetuti bluff e continue truffe!!! 
Il bello è che in quella loro certezza, si sono persuasi “ca… ciannacunu“!!!
Sono talmente eccitati da quella loro convinzione, che si muovono ormai con atteggiamenti tipici di chi solitamente viene rappresentato in quegli sceneggiati televisivi, dove i protagonisti sono “nuovi emergenti della mala”.
Non comprendono minimamente che una cosa è la realtà ed un’altra la finzione!!! 
A molti di questi soggetti, piace interpretare quella scena bellissima realizzata nel film “I cento passi” dal bravissimo attore Tony Sperandeo; sì… in particolare rivelano una certa cura d’esercizio, nel voler riprodurre la frase che il boss Badalamenti rivolge a Peppino Impastato: “tu non esisti, tu non ci sei… tu non si nuddu… miscatu cu nenti!!!” 
Ecco, è questa la presunzione che vorrebbero manifestare, quella totale arroganza, in cui cercano di spacciarsi per ciò che non sono!!!
Fa parte di quel caratteristico comportamento infantile, di quella mentalità un po “catanese”: “mbare… tu no sai cu sugnu iu“!
Oppure la più reiterata delle frasi:”mbare… tu non sai cu su i cristiani“!
Ognuna di esse, rappresenta la perfetta manifestazione d’atteggiarsi… 
Quanto sopra infatti, mi fa venire in mente un episodio giovanile: mi trovavo all’ex “Tout Và” di Taormina, quando assistetti ad una lite tra due soggetti; uno dei due aizzava verbalmente l’altro finché quest’ultimo non reagi scaraventandolo a terra… seguirono alcune risate tra i presenti; l’offeso appena rialzatosi, si rivolse in maniera forsennata ed urlò: tu non chi sono io… mio compare è “…..”!!! Ora vado e torno, per te saranno soltanto guai!!! 
Ovviamente l’altro sentendo quelle minacce e vedendo con quale modo furioso stava andando via…  lo richiamò a gran voce (io pensai… forse vuole scusarsi oppure preferisce evitare spiacevoli conseguenze… mi sbagliai… nulla di ciò…); quando l’esagitato torno indietro con atteggiamento di sfida (convinto che quelle sue parole avessero fatto segno sull’avversario… ) ecco, appena giunse vicino al contendete, partirono come un fulmine due ceffoni che lo fecero sobbalzare indietro di quasi due metri, dopo di che… si avvicino e abbassandosi in siciliano gli disse: “non c’è bisognu ca cecchi a nuddu, picchi chiddu ca stai ciccannu… iè ca… di fronte a’ tia!!!
Ecco, quanto raffigurato, rappresenta in sintesi, quanto ultimamente sta accadendo… 
Si sono perse quelle naturali identità: i “pupi” che pretendono di sostituirsi ai “pupari“!!!
L’altra mattina mi trovavo seduto in un bar a parlare con degli amici, quando un signore di una certa età, seduto lì accanto, dopo avermi ascoltato, disse: Lei ha perfettamente ragione; ultimamente qualcuno ha dimenticando il proprio ruolo e non mostra più il rispetto che doveva ai propri superiori; questi difatti da subalterni, hanno tentato con il tempo d’usurpare il posto a chi di dovere… io credo invece, che ognuno di noi, dovrebbe stare al proprio posto, perché il rischio non è quello di finire in pentola… ma di diventare esso stesso l’ingrediente principale!!!
D’altronde, dice bene il boss “Badalamenti”: nella vita… bisogna imparare a non sottomettersi, ed ora, siamo pari di tutto, di debito, di riconoscenza e di rispetto!!! Perché io lo so che “quando uno fa del bene viene odiato…” perché è legge di natura: Voi non mi dovete più odiare, perchè con questo caffè abbiamo chiuso tutti i conti… 

Catania… ieri come oggi…

Basta un forte acquazzone, ed ecco che per circolare nella nostra città… ci vuole la barca!!!
Già… sembra di essere tornati come tanti anni fa…
Basta rivedere le foto allegate, e vedrete che non vi è alcuna differenza, tra quelle di un tempo e quelle di oggi!!!
L’arrivo della stagione delle piogge, comporta, una situazione d’allerta…
La cosa assurda è che non c’è bisogno di aspettare chissà quale nubifragio per vedere questo stato di cose… basta infatti, una pioggerella blanda per osservare le nostre piazze/strade, quasi fossero dei bacini o dei torrenti…
Dopotutto possiamo stare tranquilli…
Chi governa questa nostra città… ha la consuetudine, di avvisare in tempo i cittadini, con annunci d’allerta meteo…
In questo modo comunque, ci si libera di tutte quelle responsabilità personali e soprattutto di eventuali problemi… 
Questi difatti, vengono ribaltati alla Protezione civile o a quanti si occupano delle emergenze, come per esempio il Corpo nazionale dei vigili del fuoco… con decine e decine di chiamate sulle quali intervenire…
Estrarre gli automobilisti rimasti intrappolati, liberare negozi o cantine allagate, aiutare gli anziani bloccati nelle proprie abitazioni, senza dimenticare la rimozione degli alberi sradicati e abbattuti a causa del vento….
I sottopassi ovviamente restano allagati, in particolare a soffrire, sono quelle zone poste a livello del mare, queste come sempre, si ritrovano ad essere sommerse… 
L’acqua giunge a superare le stesse ruote delle autovetture… e nel contempo si vedono i cassonetti della spazzatura, galleggiare come barche…
Certo, se i lavori di manutenzione non vengono mai svolti nei tempi previsti o se vengono effettuati in maniera inconsistenti, ecco che questi ne sono i risultati…
Catania quindi… come ogni anno, paga il suo tributo alle piogge… danni economici per molti commercianti e i cittadini vengono lasciati  tra mille difficoltà
Non è soltanto un problema della via­bi­lità su gomma che va in tilt, anche quello ferroviario si ritrova a non poter funzionare, con i pendolari che oltre ad essere inzuppati (nel cercare di attraversare le strade) ora sono anche appiedati… senza poter comprendere cosa fare e a quale ora, potranno fare ritorno a casa…
Si è vero… le segnalazioni e gli inviti ci sono tutti… quasi sempre lapidari… come per esempio, non uscire di casa, scuole chiuse, non usare l’auto, spostarsi nei piani alti… poi, chi sta a piano terra… affoga…
La città comunque rimane solo un paio d’ore sott’acqua, poi per fortuna, la pioggia smette… e così pian piano tutta quell’acqua defluisce e le strade tornano ad essere percorribili.
Certo restano i danni pericolosissimi, buche ovunque, porfidi saltati, spazzatura abbandonata trascinata dall’acqua, marciapiedi divelti e tratti stradali con porzioni di conglomerato bituminoso rimossi, tombini sollevati, alberi e piante da sgomberare, sporcizia, sabbia e terra mischiata a formare una pastella maleodorante a modello fanghiglia…
Il catanese doc direbbe “semu pessi” ed è la verità, con una parola viene descritta quella disperazione personale…
La cosa divertente è che vi sono alcuni soggetti, che con l’acqua si divertono a giocare…
Proprio in una tg nazionale, hanno fatto vedere come alcuni ragazzi, provvisti di tavoletta, facevano surf in via Etnea, mentre altri ancora si facevano il bagno… e poi c’era chi è uscito dalla propria abitazione con il canotto del mare…
Il catanese infatti, dimostra sempre di possedere, anche nei momenti di difficoltà, quello spirito goliardico che gli permette, in questi momenti di criticità,  di saper andare avanti…
Non c’è niente che lo può fermare…
Neanche un’alluvione… mi meraviglio come ancora qualcuno di loro, non abbia provveduto a trasformare la propria auto, come quella di un film degli anni 70′ con il famoso “007” o james bond…
Sarebbe forse il modo migliore per contrastare questo stato di cose, una specie di “hovercraft” con il quale potersi muovere a seconda delle condizioni atmosferiche…

Tralasciando comunque questi estremi, ciò che potrebbe servire per migliorare questa pietosa condizione, potrebbe essere dato da un controllo del territorio più minuzioso, con manutenzioni programmate che risolvano in modo definitivo le cause di questi sempre più frequenti problemi di allagamento, dovuti sicuramente al sovraccarico delle reti fognarie.

Infatti, il problema è dovuto principalmente alla inadeguatezza della nostra rete, a quel famoso canale di gronda che non riesce a far defluire nel sottosuolo tutta l’acqua piovana e che di contro fuoriesce dai tombini troppo pieni. 
A quanto sopra bisogna aggiungere le caditoie otturate dai rifiuti ed ecco quindi servito il danno!!!
Non so più da quanti anni si discute di potenziamento della rete idrica e fognaria per risolverne il problema… ma come abbiamo appena visto, mi viene di dire… “siamo ancora in alto mare”,
Ed allora…??? Non ci resta che sperare… 
Già, augurarci che il clima quest’anno, possa essere più mite… rispetto alle annunciate previsioni!!!  

Catanese dove sei???

E’ con questa frase che si sono incatenati i manifestanti “Liberi Cittadini” ( è così…senza alcuna sigla che vogliono essere definiti ) dinnanzi agli uffici della SERIT S.P.A. di Catania…
Ormai stiamo assistendo ovunque, quanto da tempo andavo annunciando e cioè, che sarebbe bastata una piccola scintilla… per far iniziare una protesta a livello Nazionale.  
La gente comune è stanca di vedere quotidianamente prevaricazioni, continue truffe e raggiri, fatti proprio da coloro che dovrebbero invece essere garanti di quei principi e valori di legalità…
Ed invece, scopriamo che proprio questi finti paladini di giustizia, noti per il loro impegno antimafia ed iscritti ad associazioni con finalità di sostegno e d’impegno sociale, sono poi responsabili di condotte personali, di truffe aggravata e peculato con l’aggravante anche di condotta mafiosa…
Proprio ieri abbiamo potuto assistere nei Tg. nazionali, le ordinanze di custodia cautelare emesse in Calabria, nei confronti di ex Sindaci, assessori ed amministratori comunali…
Era ovvio quindi aspettarsi che la protesta dilagasse e che i momenti di tensione previsti, sarebbero quindi definitivamente sfociati nella ribellione di questi giorni…
Le manifestazioni di un piccolo gruppo sono ora divenute ariete per quanti attendevano in silenzio…
Ed allora, ecco associarsi, studenti, agricoltori, precari, universitari, disoccupati, pensionati e quanti purtroppo, che da infiltrati, utilizzano questi momenti di discordia per innalzare la tensione sociale…
Dietro questi ci sono certamente gruppi eversivi, politici, terroristici ed altri, che fomentano queste ribellioni, per alzare la violenza e creare nuovi scontri e disordini.
Proprio qualche giorno fa, tre commercianti si sono incatenati davanti l’ingresso di Riscossione in Corso Sicilia a Catania, gridando ad alta voce il loro disagio ed una ribellione a tutte le tasse ed i modi con cui, queste agenzie richiedono il pagamento…
I suicidi aumentano giornalmente ed un paese civile come il nostro non può più permettersi questa situazione…
L’allerta nelle città è al massimo livello e le prefetture tentano di contrastare i disordini…
Pattuglie di tutte le categorie, stanno intensificando i controlli sul territorio ed il monitoraggio è costante e puntuale…
Qualcosa sta però finalmente cambiando, anche la politica ha iniziato a dare i suoi primi segni di rinnovamento…

Il Pd con il cambio del segretario rinnovatore Renzi, inoltre, proprio di qualche ora fa, il piano Destinazione Italia, che prevede nuovi incentivi alle società estere ed al credito d’imposta; misure per la ricerca e la digitalizzazione delle imprese, lo sviluppo di energia rinnovabili, ed infine forse la notizia sull’abolizione ai partiti del contributo elettorale, cavallo di troia del M5Stelle…
Bisogna fare presto e subito, il nostro paese deve secondo Standard & Poor’s, darsi una svolta, implementando politiche di sviluppo per la crescita, prevista intorno al 0,4%, prima che si decida nuovamente un nuovo declassamento che porterà così definitivamente l’Italia fuori dal mondo che conta. 

Il mistero del parcheggio… perduto!!!

Da sempre, una delle emergenze legate alla mobilità di Catania era la necessità di realizzare nuovi parcheggi nel centro storico, della nostra città. 
Come sappiamo, di questi qualcuno è stati realizzato, altri sono in corso, altri ancora debbono iniziarsi, alcuni hanno purtroppo subito trasformazioni più o meno legittime, altri invece realizzati quali parcheggi-scambiatori per collegare cioè l’esterno della città con il centro, sono risultati inutilizzati e riconvertiti ad uso fiere nei periodi festivi, altri iniziano ad essere collegati attraverso bus-veloci.
I problemi quindi alla fine restano tutti e le persone continuano a giungere con le proprie autovetture in città, cercando di utilizzare quei pochi parcheggi disponibili, che tra strisce blu e parcheggiatori abusivi sempre presenti, garantiscono quella discreta soluzione al problema.
Volendo riepilogare sappiamo che la magistratura deve ancora intervenire su alcuni progetti sospesi quali: piazza Verga, via Asiago e piazza Lupo; inoltre che è stata annunciata l’apertura del parcheggio di piazza Europa, ma dove assistiamo ancora a lavori in corso, ed infine che tutti gli altri progetti proposti, sono rimasti soltanto sulla carta…
Per cui, in un momento nel quale, trovare un posto/parcheggio è considerato quasi un colpo di fortuna, vi sembrerà assurdo saperlo, ma nel centro di Catania, precisamente in Via Luigi Sturzo, esiste un parcheggio con circa 65 posti, giornalmente VUOTO!!!!
Vuoto??? Sì vuoto, come vogliamo definirlo: libero, carente, assente, svuotato, privo di qualunque essere e mezzo, cioè non c’è nessuno e cosa incredibile, nessuno ci parcheggia!!!
Nella precedente gestione e cioè fino a qualche mese fa, era sempre pieno, non c’era un posto libero, oggi si hanno a disposizione 65 posti, a qualunque orario della giornata… e dire che è organizzato bene, con barriere mobili poste all’ingresso, telecamere a circuito chiuso, gettoniera elettronica per i pagamenti e si paga come nei parcheggi esterni e cioè quelli posti sulle strisce blu…
Allora mi sono chiesto perché è sempre vuoto???
Discutendo con alcuni vicini residenti ho scoperto che la stra-maggioranza non parcheggia in quanto non essendo presente alcun custode, ritiene il parcheggio abbandonato e soggetto a qualsivoglia atto vandalico…

Inoltre un giorno, provando ad entrare nel parcheggio, dinnanzi all’ingresso, mentre attendevo che la barriera s’alzasse, sono stato casualmente avvicinato da un soggetto, che gentilmente mi consigliava di non parcheggiare all’interno di quella struttura, in quanto a suo dire, non era molto sicura poiché non controllata…

Quindi mi chiedo, a cosa serve avere realizzato un parcheggio come questo, se alla fine non viene utilizzato, perché spendere soldi, per ripulirlo, recintarlo, asfaltarlo, ecc…, se poi alla fine nessuno lo utilizza…
Spero che i dirigenti della società che oggi gestisce questo parcheggio, avendo potuto valutare l’inconsistente ingresso economico che quotidianamente questo realizza, si convincano d’iniziare a prendere delle misure celeri, per rilanciare un parcheggio, necessario se non fondamentale per tutto il centro, in particolare la sera per quell’area limitrofe, che porta direttamente attraverso Via Coppola verso la “Movida Catanese” e cioè tra Via di S. Giuliano e Piazza Teatro Massimo…
Quindi mi chiedo, dal momento che è già presente un locale adibito a custodia, perché non destinare alcuni dipendenti della società, a mansioni di vigilanza e assistenza, in modo da poter sorvegliare ma soprattutto garantire, sia la gestione del parcheggio ma soprattutto l’incolumità di quanti ovviamente desiderano parcheggiare…