Archivi tag: 41bis

Senza la protezione dei colletti bianchi e della politica, noi criminali saremmo rimasti solo una banda di piccoli delinquenti di paese!!!

A dirlo è Carmine Schiavone, cugino del Boss attualmente pentitosi, Francesco Schiavone (detto Sandokan), simbolo del clan dei Casalesi, che ha raccontato alcuni anni fa a don Patriciello, la frase riportata nel mio titolo di apertura. 

Il boss, da 26 anni detenuto al 41Bis, è sicuramente custode d’importanti informazioni, in particolare sui legami che la politica e l’imprenditoria avevano con quel clan e sugli affari realizzati attraverso il controllo degli appalti pubblici ed i rapporti con le imprese del nord che a suo tempo sversavano rifiuti pericolosi e tossini nella regione campana…

Il suo esordio come pentito potrebbe giungere proprio in uno degli ultimi e più importanti processi su taluni colletti bianchi, quello che ha visto coinvolti alcuni funzionari di Rete Ferroviaria Italiana nella concessione degli appalti ad alcune imrpese ritenute colluse in cambio di denaro, favori e regali; che hanno portato nel 2022 a 35 arresti ed a 69 indagati…

Va detto comunque che il procedimento per gli appalti Rfi, sebbene il quadro accusatorio della Dda di Napoli sia basato su elementi gravi, ha subito forti rallentamenti, se pur le conferme da parte della Procura dell’ipotesi d’accusa: difatti, in sede di indagini preliminari il tribunale del Riesame e la successiva Cassazione hanno escluso gravi indizi in ordine al reato di associazione camorristica contestata dalla Dda, come d’altronde a metà 2023, il giudice per l’udienza preliminare di Napoli ha prosciolto tutti dall’accusa di riciclaggio e intestazione fittizia di beni, smontando così il piano accusatorio, tassello dell’inchiesta anticamorra.

Per il gup tra il colletto bianco (definito consulente) e il capoclan, non vi sarebbe stato “alcun rapporto di natura economico-criminale“, ma un semplice legame di riconoscenza in virtù dell’aiuto che si aveva ricevuto negli anni ’70, quando per l’appunto il boss Francesco Schiavone passò loro le sue aziende. 

Per gli altri 9 imputati che hanno scelto l’abbreviato, tra cui alcuni funzionari di Rfi, si è arrivati nei mesi scorsi ad una condanna; certamente ora, con le nuove dichiarazioni che il pentito potrà fornire ai magistrati, non si escludono nuove inchieste giudiziarie e soprattutto annunci pubblici, su personaggi e politici infedeli, finora considerati al di sopra di ogni sospetto!!!

D’altronde senza il sostegno e la protezione di quest’ultimi, quei criminali… sarebbero rimasti soltanto una banda di piccoli delinquenti di paese!!!

 

Nando Dalla Chiesa: "Quando c'è un pubblico che non pensa, non pensa a quello che dice, è chiaro che la mafia è più forte"!!!

Che frase meravigliosa e nello stesso tempo quanto questa sia ridondante!!!

A pronunciare queste parole è stato il Prof. Nando della Chiesa, figlio secondogenito del generale Carlo Alberto, ma nel riportare la frase voglio fare di più e cioè riportarvi il dialogo da cui ho estratto la frase… 
Già… mi sono permesso di riprendere quella sua riflessione e riportarla in testo perché pur partendo da quanto accaduto e cioè da quel orientamento garantista così fortemente richiesto a favore dei diritti umani per i detenuti in questi mesi di emergenza sanitaria, si sono sono potute esaminare quali motivazioni hanno condotto alla più grande scarcerazione di massa di criminali della storia della nostra Repubblica…
E quindi, riprendendo quanto il movimento delle associazioni antimafia avevano in questi giorni dichiarato e di come si fossero schierati contro quei procedimenti di liberazione – in particolari nei confronti dei detenuti al 41bis – ecco che ritorna il pensiero di quanto diceva Buscetta e cioè che “dalle associazione mafiose si esce solo rompendo il muro dell’omertà”, anche se c’è chi dice che si possono rieducare i mafiosi senza che questi necessariamente collaborino!!!
Ed allora ripropongo quanto detto dal Professore Dalla Chiesa: 
Diciamo che in realtà l’orientamento – che ho anche condiviso contro l’ergastolo ostativo – parte dall’idea che sia possibile, possibile, non probabile… anche un’uscita silenziosa dall’organizzazione mafiosa; questo vale soprattutto anche per coloro che non ne condividono una capacità di guida, di controllo, che ci sono dentro con un livello di responsabilità molto… molto bassa e in qualche occasione questo si è potuto vedere obiettivamente, persone che appartengono a famiglie mafiose e che a un certo punto, non a un certo punto per miracolo, ma con un percorso vero… non di quelle inventati, sceglie di mettersi fuori… sì questo è possibile!!! 
Il problema è che quello che si dice e cioè che c’è un giustizialismo… quello che è stato inventato dell’ufficio marketing della “Fininvest“…
Ma no… “giustizialismo” è un termine che è entrato – chiedo scusa se correggo ma e solo per esperienza mia personale – nel vocabolario polemico che riguarda la mafia, giusto dopo le confessioni di Buscetta cioè quelle confessioni ribaltano un quadro di certezze perché fecero capire che si poteva parlare anche dall’interno della mafia e raccontare cose che si pensavano coperte per sempre, perché il mafioso non parla e a quel punto nacquero due termini: uno era la cultura del sospetto, uno era il giustizialismo!!!
In prima fila a forgiarlo non c’era un siciliano, ma c’era un leader democristiano trentino che era Flaminio Piccoli; fu uno strumento immediatamente utilizzato… io stesso venni immediatamente attaccato per giustizialismo perché chiedevo giustizia al maxi-processo: era una cosa pazzesca!!!
Cioè la facilità con cui il nostro sistema si abbevera delle parole prive di senso, la facilità con cui salta tutti i passaggi a cui ci dovrebbe richiamare un amore per la logica, è una delle ragioni della forza della mafia!!! 
Quando c’è un pubblico che non pensa, non pensa a quello che dice è chiaro che la mafia è più forte!!!
Perché si possono mettere… c’è anche la forza per mettere in circolazione dei concetti, delle parole che il pubblico non è in grado di filtrare, di valutare… 
Che cosa vuol dire: essere contro i diritti umani dei mafiosi”!!!
Ma se un mafioso… io non sono uno di quelli che dicono buttate via la chiave, deve morire lì dentro perché ha fatto un reato gravissimo, se chiede di morire a casa – ovviamente non ci deve essere una falsa perizia certificata – ci deve essere una perizia con i “controfiocchi” che dica “questo a 7 giorni di vita“, beh… io sono per dire al diritto umano di morire fuori dal carcere!!!  
Ma in questo caso noi abbiamo avuto una contemporaneità mai vista nella storia d’Italia, mai vista… non ci sono mai stati centinaia di boss che sono stati scarcerati contemporaneamente tutti con delle false… con delle perizie mediche… che a volte hanno qualcosa di comico per come le ho lette io… 
Cos’è questo il ribadire che l’impunità si è costruita sulle perizie mediche, sulle perizie psichiatriche, è un venir meno ai diritti umani???
Lei lo sa che in questo momento io sono richiesto ad aiutare delle donne detenute per i diritti dei loro bambini – ambienti esposti al covid – e non c’è nessuno che li difende perché i diritti umani valgono soltanto per i boss mafiosi???
A loro non ci pensa nessuno??? 
Vada a vedere quanti di questi “garantisti” hanno scritto un articolo per  la verità su Cucchi… vada a vederlo…. quanti sono??? 
Su 5000 credo 2… esagerando, ma io ho dato la parola a Ilaria Cucchi quando ho fatto il festival dei diritti umani a Genova… ed era il 2011, non era dopo, di cosa stiamo parlando???
Eppure abbiamo masse di persone che si fregiano anche della qualità di “antimafioso” che credono a queste… a queste favole che vengono ammannite con la massima semplicità e digerite con la massima semplicioneria… 
Questo mi tormenta perché noi abbiamo investito tanto sull’educazione alla legalità, abbiamo cercato di portare nelle università, nelle scuole, una cultura su questo tema che non ci si può aspettare dalle facoltà di diritto che sono amministrate dagli avvocati, molti dei quali solidarizzano con i loro colleghi, che difendono i boss mafiosi… 
Lo posso dire perché io sono in una facoltà quella di Scienze Politiche, dove c’era un mio collega che era il Prof. Pecorella, il quale era stato difensore di nobili cause fino a quel momento poi a un certo punto incomincio a difendere il dottor Tassandin del Corriere della Sera implicato nelle vicende della “P2” e me lo ritrovai dall’altra parte al maxi-processo che difendeva un mafioso…
Ora gli avvocati… obiettivamente o sono delle grandi persone o anche mentalmente sono più portati a sposare queste cause e a non vedere, anche perché non studiano la mafia…
Se togliamo la giurisprudenza di Bologna qual è la facoltà di giurisprudenza che si occupa di mafia, quali sono quelli che se ne occupano, cosa ne sanno di diritto di mafia i giuristi??? Cosa ne sanno dal punto di vista del funzionamento della logica dell’essenza, della storia, cosa ne sanno???
Eppure vorrebbero – a partire dalla loro ignoranza del problema – dettare le regole su come affrontarlo giuridicamente???
Siccome fortunatamente abbiamo – come è stato ricordato prima – avuto dei grandi magistrati, dei grandi funzionari dello Stato, dei grandi ufficiali dei Carabinieri, dei grandi commissari di Polizia, che forniti di conoscenze giuridiche il problema lo hanno affrontato, hanno anche cercato di allargare il campo degli strumenti giuridici e sono stati anche ascoltati in sede giurisprudenziale per cui è cresciuta una notevole giurisprudenza di difesa della collettività dell’attacco mafioso, vedere che nelle facoltà di diritto ancora di queste cose non si parla e vedere che ci sono sono – pronti a cadere nella trappola – persone che magari hanno letto dei libri, che vanno alla commemorazione di Falcone di Borsellino, ma senza sapere chi stanno ricordando, qual è stato il loro contributo, qual è la loro eredità e questo mi fa male…
Perché questo vuol dire che è stato inutile Borsellino e siamo stati inutili noi e due generazioni di inutili sono insopportabili per un paese che vuole confrontarsi con la mafia!!! 
E’ la prima volta che lo dico… ma è un ragionamento che ormai mi sta prendendo… 
CONTINUA

Meno si parla di mafia… e più la mafia fa affari!!!

Sì… sembrerà strano, ma la morte del “capo dei capi” rappresenta per questa attuale associazione criminale ed il suo capo, un vera e propria liberazione, in quanto quella figura era diventata per cosa-nostra troppo ingombrante…

Abbiamo visto come in questi lunghi anni (nei quali i boss di Corleone sono stati sottoposti al 41 bis), l’allora mafia aggressiva e bellicosa, ha lasciato il posto ad una nuova strategia… quella dell’immersione!!!
Il nuovo gruppo dirigente, con a capo (per quanto finora è stato riportato dai media…) Messina Denaro, ha imposto la regola del silenzio: meno si parla di mafia e maggiori saranno per questa, le possibilità di compiere affari illegali… 
Si tratta cioè di mettere in pratica, tutte quelle azioni affinché i principi corruttivi abbiano effetto… 
D’altronde, quell’associazione malavitosa sa benissimo di poter contare su tutta una serie di soggetti esterni, che nulla centrano con i propri affiliati; persone che a prima vista si possono definire autorevoli, perbene, slegati da eventuali meccanismi perversi e corruttivi, d’altronde molti di loro svolgono i loro incarichi all’interno delle pubbliche amministrazioni, altri ancora sono interconnessi con la politica, alcuni di essi ne fanno proprio parte nella veste di rappresentanti e poi vi sono tutta quella schiera dei professionisti, da tempo “ammaestrati”, che sanno di dover sottostare a quel sistema, poiché in caso contrario vengono totalmente estraniati…
Sono i cosiddetti “colletti bianchi”, quelli che il sottoscritto preferisce definire “grigi”, appartengono a quel “mondo di mezzo”, una zona che negli anni, ha fatto in modo da rendersi invisibile, rendendosi disponibile a collaborare con questi nuovi uomini al comando di quel mondo criminale…
Uomini che seppur al comando, non hanno potuto avere in questi anni, una vera e propria legittima ufficialità sia da parte dei loro boss (da tempo colpiti dai provvedimenti giudiziari), che da quella cosiddetta “commissione” interprovinciale, che non ha dato quella necessaria autorizzazione, essendo ancora in vita (seppur in carcere) il capo indiscusso… 
Ecco quindi che, all’interno di quella gerarchia, tra vecchia mafia che resiste al comando e nuova che prova ad appropriarsi di quei posti scoperti, si è creato sicuramente uno scontento, con problemi che minano l’assetto di quelle posizioni ai tempi stabilite…
Ecco perché c’era bisogno all’interno di cosa-nostra di rinnovare, ma per far ciò, era necessario che Totò Riina… non ci fosse più!!! 
Ecco perché finalmente ora la morte del boss permette… anzi libera l’offensiva alla nuova classe dirigente, di quell’associazione mafiosa…
Va inoltre aggiunto che, molti di quegli uomini (che avevano per altro collaborato nel passato con quel boss…) sono rimasti in questi anni in disparte, senza fidarsi di nessuno, in particolare di nuovi pseudo padrini, che avevano provveduto per l’appunto, attraverso propri emissari, ad informarli sulle variazioni sopraggiunte, … 
Ciascuno di essi difatti, ha preferito conservare la propria autonomia, avendo quale arma di baratto, segreti di cui si è stati partecipi o quantomeno portatori…
Ora finalmente, per molti all’interno di quel mondo criminale si aprirà una autostrada!!!
Già, non è escluso che si possa determinare una nuova rivalsa per definire l’assetto piramidale, in particolare proprio da chi considera oggi, quel posto come “vacante” e non riconosce di fatto alcun padrino e/o gruppo di comando, ritenuto nella sostanza… abusivo!!!
Cosa accadrà lo vedremo a breve: se ci sarà silenzio, allora la cupola avrà deciso per tutti, imponendo di proseguire con l’attuale vertice di comando e preferendo così, gli affari all’egoismo dei suoi affiliati (ed allora, nessuno di noi, s’accorgerà di nulla…); viceversa, se i media, inizieranno a parlare di scontri a fuoco, vittime e quant’altro, allora prepariamoci a rivivere nuovamente, una possibile “terza” guerra di mafia…
Ovviamente, nei due casi sopra esposti, incrociamo le dita e speriamo che le nostre Forze dell’ordine…intervengano prima che entrambe possano avverarsi!!!

Berlusconi: 41 milioni di lire al mese da consegnare alla mafia di Toto Riina!!!

L’intercettazione va ovviamente presa con il beneficio d’inventario, dopotutto  non c’è modo di verificarne la fondatezza su quanto racconta l’ex “capo dei capi“…

Dopotutto, è difficile credere solo in parte a ciò che una persona dice… non avendo di contro un eventuale riscontro… 
Certo, se le forze dell’ordine intervenute nell’arresto a casa Riina, avessero preso quei documenti posseduti all’interno della cassaforte a casa del Boss, forse oggi avremmo avuto un maggiore riscontro oppure avremmo potuto dimostrare che quanto riportato nelle intercettazioni,non è altro che il frutto di una fantastica ricostruzione…
Certo, Riina discutendo con il compagno d’aria (il pugliese A. Lorusso) dimostra di conoscere tante notizie… ed è strano, perché molte di quelle circostanze sono avvenute dopo il suo arresto e non si comprende in quali modi – con regime carcerario duro come quello del 41bis – sia stato in condizioni d’apprenderle quelle notizie… così dettagliate e aggiornate… 
Difatti, parlando del cavaliere, racconta dei suoi festini, di Ruby e poi ancora di come negli anni 80, consegnava alla sua associazione criminale 250 milioni di lire ogni sei mesi, circa 40 milioni di lire al mese!!!
L’intermediario era ovviamente il senatore Dell’Utri (oggi detenuto) che temeva a suo tempo per la sua persona (credeva infatti di poter essere sequestrato) o che potessero colpire i suoi ripetitori in Sicilia…. 
Dichiara Riina: “È venuto, ha mandato là sotto ad uno, si è messo d’accordo, ha mandato i soldi a colpo, a colpo, ci siamo accordati con i soldi e a colpo li ho incassati”; quello… è venuto il palermitano… mandò a lui, è sceso il palermitano ha parlato con uno… si è messo d’accordo… dice vi mando i soldi con un altro palermitano. Ha preso un altro palermitano, c’era quello a Milano. Là c’era questo e gli dava i soldi ogni sei mesi a questo palermitano. Era amico di quello… il senatore”…
Il “palermitano” è Tanino Cinà, lo stesso che negli anni Settanta suggerì a Dell’Utri di mandare Vittorio Mangano come stalliere ad Arcore quando Berlusconi cercava “protezione”…
L’ex boss definisce Dell’Utri, “una persona seria”; dopotutto, se pagava (per come riportato) nei modi precisi e puntuali, è logico pensare che non si può… che parlarne bene!!!    
Contrariamente andò a Catania… dove il “Cavaliere” non voleva pagare la cifra richiesta… ed allora… gli bruciarono la Standa”: sì, gli hanno dato fuoco alla Standa… minchia aveva tutte le Stande della Sicilia… – ma non vuole pagare – e allora gli ho detto: bruciagli la Standa”.
A differenza di Dell’Utri, i giudizi sul cavaliere sono pieni di sdegno, è considerato difatti dall’ex boss, un “buffone disgraziato” e poi continua con la figlia Barbara e su come abbia messo “ko” il giocatore Pato ed infine, parla di quel “disgraziato” d’Angelino Alfano…
Certo non sapremo mai, quanto di quelle dichiarazioni siano veritiere e chissà se forse, un giorno, qualcuno, farà emergere quei documenti riservati che comproveranno non solo le sue dichiarazioni, ma che in quel preciso periodo, la trattativa “Stato-mafia” (tanto successivamente dibattuta), non era frutto di una fantasia, ma purtroppo qualcosa di concreto e reale!!!
Un giorno la storia della nostra Sicilia verrà riscritta e forse quel giorno, s’inizierà a dare le giuste risposte a tutte quelle domande mai espresse (o volontariamente taciute…), per fare sì che non si possa mai giungere alla verità!!!
D’altronde è quanto hanno deciso per noi siciliani: se alzi la mano e fai una domanda, sarai sciocco per cinque minuti…. ma se non alzi la mano e non chiedi mai, resterai sciocco tutta la vita!!!

Una stretta di mano… tra gente d'onore!!!

Il presidente dell’Antimafia Pisanu ha dichiarato…, ma quale trattativa… soltanto una parziale intesa tra lo Stato e “cosa nostra”….
Ahhhh…, come….  ho sentito bene…. ?????
Le nuove affermazioni del Presidente della Commissione Antimafia B. Pisanu, nel ricordare il periodo stragista,  dichiara che non fu una vera e propria trattativa… ( e no certo…, non si poteva mica contrattare attraverso carte bollate o davanti ad un notaio), ovviamente la serie di colloqui e discussioni preliminari, che hanno poi condotto alla conclusione di una contrattazione, non poteva  svolgersi in maniera palese e con il tacito accordo scritto tra le parti…
Chiamiamola soltanto un’intesa…, loro non mettono più le bombe e lo Stato migliora la condizione dei detenuti e del cosiddetto 41bis…
E’ certo, non si poteva mica continuare così, con i nostri magistrati che saltavano in aria e poi chi sarebbe stato il prossimo…, ancora un magistrato o forse chissà qualche politico???
Comunque, si sono parlati, si… senza alcun mandato ufficiale…, ovviamente nessuna delle due parti, poteva delegare, per nome e per conto proprio, un rappresentante ( non certo diplomatico… ) o una delegazione, che avrebbe dovuto esternare i punti della cosiddetta trattativa….
Ognuno di essi, diciamo che era senza un mandato ufficiale, così uomini dello Stato, senza alcun motivo personale, soltanto per spirito d’iniziativa, si sono trasformati in nuovi Rambo, verso la missione della vita…, agenti di una Patria, che non riconoscerà loro  meriti e medaglie…
Ma alla fine quindi, il famoso papello… fu firmato oppure no??? e chi fu questo uomo dello Stato ( con mandato e/o senza mandato ) da potersi permettere di  mediare con la più potente società criminale nel mondo, da venire accettato dalla contro parte, quale garante delle Istituzioni…, doveva essere qualcuno di veramente importante, non certo un pinco-pallino, qualcuno che poi, riportando a chi di dovere gli accordi della transazione, veniva ovviamente ascoltato, adottando quanto necessario perché l’accordo venisse quindi mantenuto…
Comunque in definitiva, a differenza di quanto finora detto, un’accordo c’è stato e qualcuno si è piegato alle volontà dell’altro…, dando così inizio a quelle nuove collaborazioni, che si sono poi sviluppate prima nella politica e successivamente nell’economia e nel sociale…, certo una vera vergogna, pensando a coloro che per questo Stato, hanno dato la propria vita…
Oggi mi viene il dubbio o almeno il sospetto, che quanto dichiarato dai nostri Vertici Istituzionali del tempo, forse non era proprio vero… e che qualcosa su quella trattativa era trapelato…
Abbiamo sentito proprio in questi giorni, nella trasmissione di Santoro come l’ex Procuratore Ingroia, ha raccontato in diretta, una parte fondamentale di quel periodo e di come qualcuno si salvò al posto di qualcun’altro… ( http://youtu.be/8onNFYg5UpM )
Volerci indurre a credere che dietro le stragi, ci sia stato soltanto “cosa nostra” e quanto si è cercato di fare in tutti questi anni, per nascondere la vera intenzione di coloro ( uomini deviati dello stato, politici corrotti, nuove forze emergenti, loggie o massonerie, agenzie estere…) che hanno permesso alla mafia, di potersi eclissare, insabbiando quanto svolto, celando gli uomini con cui avevano mediato, dissimulando ed offuscando i propri tentacoli in altre attività, non più rette dalla forza delle armi, ma da quelle connivenze  territoriali, politiche ed economiche, che le hanno permesso di crescere e di ricostruire la propria organizzazione…
Qualcosa, si è vero sta cambiando, ma siamo ben lontani da poter dire che questo nostro Stato sia oggi in grado di poter infliggere un duro colpo a questa organizzazione, anche e soprattutto perché, non bisogna mai dimenticare che la mafia non rappresenta la causa prima dei mali della nostra Sicilia, ma semmai, sono i mali della nostra Regione, e cioè, la disoccupazione, la povertà, la dispersione scolastica, i mancati investimenti, il controllo del territorio, lo sfruttamento, la malasanità, il lavoro nero, l’analfabetismo, le politiche di sviluppo inadatte ed errate nell’industria, nell’agricoltura e nel turismo, tutti problemi strutturali, creati a tavolino, da quel capitalismo politico e partitocratico che è finalizzato soltanto agli interessi del Nord.