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Temperatura: con 22 indicatori già in rosso, il futuro del pianeta resta sospeso.


Come sapete da mesi seguo con attenzione l’evolversi di una narrazione scientifica che non parla più in toni ipotetici, ma con la fermezza di chi descrive un presente già in atto.

Il rapporto “The 2024 State of the Climate Report: Tracking the World’s Progress Toward the Paris Agreement”, pubblicato su BioScience, non si è semplicemente limitato a registrare dati, viceversa, ha disegnato il ritratto di un pianeta che sta superando, in molti punti chiave, i limiti entro cui la vita umana e naturale ha prosperato per millenni.
Di questi 35 “segni vitali” che il report monitora con rigore – scelti per rappresentare cause, impatti e risposte della società – ben 22 mostrano ormai segnali di grave stress.

Non si tratta di allarmismi isolati, ma di un sistema interconnesso che vacilla sotto la pressione di un riscaldamento globale senza precedenti. La temperatura superficiale terrestre continua a salire, e con essa si innalza il livello del mare, alimentato dallo scioglimento accelerato dei ghiacci in Groenlandia e in Antartide, oltre che dal bilancio negativo dei ghiacciai montani sparsi in ogni continente.

L’Artico, in particolare, perde ogni fine estate, una porzione sempre più ampia della sua copertura di ghiaccio marino, mentre l’Antartide, pur con dinamiche più complesse, mostra un declino preoccupante nel suo massiccio ghiacciato. Questi non sono semplici cambiamenti geografici: sono leve che innescano reazioni a catena, dal rallentamento delle correnti oceaniche all’innalzamento del rischio di eventi estremi. E lo stesso fanno gli oceani, che assorbono oltre il 90% del calore in eccesso, già… non solo si riscaldano in superficie, ma si acidificano, minacciando interi ecosistemi, a partire dalle barriere coralline, la cui salute è ormai ridotta a brandelli a causa di un mare sempre più ostile.

Intanto, le foreste – polmoni e serbatoi di carbonio del pianeta – continuano a scomparire. La copertura delle foreste primarie tropicali si assottiglia di anno in anno, e la deforestazione in Amazzonia, nonostante gli annunci e gli impegni, rimane su livelli allarmanti. Questa distruzione non è solo una causa del cambiamento climatico, ma ne diventa anche una conseguenza: incendi sempre più frequenti e intensi divorano territori un tempo rigogliosi, trasformando serbatoi di carbonio in fonti di emissione.

Sul fronte delle cause, le concentrazioni atmosferiche di CO₂, metano e protossido di azoto raggiungono nuovi massimi storici, spinte soprattutto dalle emissioni legate ai combustibili fossili, al consumo di carne su scala industriale e ai sussidi che ancora, incredibilmente, gonfiano l’uso di carbone, petrolio e gas. Il consumo globale di energia da fonti fossili non accenna a diminuire, nonostante la crescita delle rinnovabili – solare ed eolico in testa – mostri segnali incoraggianti.

Tuttavia, questa transizione energetica, pur reale, non è ancora sufficiente a ribaltare la traiettoria. Gli investimenti in energie pulite crescono, ma restano controbilanciati da politiche che continuano a proteggere gli interessi consolidati del vecchio sistema. Il prezzo del carbonio, in molte parti del mondo, è ancora troppo basso per disincentivare le emissioni, e i ritardi nell’attuazione dei piani nazionali dimostrano quanto la volontà politica stenti a tenere il passo con l’urgenza fisica del clima.

Altri indicatori, apparentemente più lontani, rivelano anch’essi tensioni crescenti: la copertura nevosa nell’emisfero nord si riduce in primavera, alterando cicli idrologici essenziali; gli eventi di caldo estremo si moltiplicano in ogni angolo del globo; lo stress idrico colpisce un numero sempre maggiore di popolazioni. Ed anche negli Stati Uniti – spesso considerati termometro del dibattito climatico – le temperature estive medie continuano a salire, con impatti sulla salute, sull’agricoltura e sulla stabilità sociale.

Questi 22 indicatori non sono semplici misure: sono campanelli d’allarme che suonano all’unisono. Ci dicono che non stiamo solo attraversando una crisi ambientale, ma che stiamo ridefinendo, giorno dopo giorno, le condizioni stesse della vita sul pianeta. Eppure, ciò che più colpisce non è la gravità dei dati – ormai inequivocabili – ma il divario persistente tra la chiarezza della scienza e la lentezza della risposta collettiva.

Parliamo di rapporti non di condanna e nemmeno di propaganda, ma di semplice registrazione. Ed è proprio in questa registrazione sobria che risiede la sua forza. Perché ci ricorda che il tempo delle scelte non è finito, ma si sta facendo sempre più breve.

Se desiderate ancor più approfondire questi temi, vi lascio di seguito i link ufficiali dai quali ho potuto estrapolato i dati per questo post:

“BioScience”: https://academic.oup.com/bioscience/article/74/7/585/7638659

“World Scientists’ Warning to Humanity” (con dati aggiornati e risorse): https://scientistswarning.org
Infine, vi allego i 35 indicatori e/o parametri vitali (“vital signs”), suddivisi in due categorie: Indicatori principali (16) e Indicatori supplementari (19).

L’elenco è aggiornato al report del 2024:

Primary Indicators (16)

Concentrazione atmosferica di CO₂

Concentrazione atmosferica di CH₄ (metano)

Concentrazione atmosferica di N₂O (protossido di azoto)

Temperatura globale superficiale

Estensione del ghiaccio marino artico (settembre)

Estensione del ghiaccio marino antartico (febbraio)

Massa del ghiaccio della Groenlandia

Massa del ghiaccio dell’Antartide

Bilancio di massa dei ghiacciai mondiali

Temperatura superficiale degli oceani

Acidificazione degli oceani (pH superficiale)

Livello del mare globale

Copertura forestale primaria tropicale

Deforestazione dell’Amazzonia brasiliana

Emissioni globali di CO₂ da combustibili fossili

Emissioni globali di CO₂ pro capite da combustibili fossili

Supplementary Indicators (19)

Popolazione mondiale

Consumo globale di carne

Numero globale di passeggeri aerei

Emissioni globali di CH₄ da attività umane

Emissioni globali di N₂O da attività umane

Emissioni globali di gas fluorurati (F-gas)

Uso globale di energia da fonti fossili

Uso globale di energia rinnovabile

Capacità installata globale di energia solare fotovoltaica

Capacità installata globale di energia eolica

Prezzo del carbonio (media ponderata globale)

Sussidi ai combustibili fossili (globale)

Investimenti globali in energie rinnovabili

Percentuale di elettricità globale da fonti rinnovabili

Temperatura media estiva negli Stati Uniti

Frequenza degli eventi di caldo estremo (globale)

Copertura nevosa nell’emisfero nord (maggio)

Salute dei coralli (copertura globale di barriere coralline vive)

Indice di stress idrico globale

Quando il pianeta parla e il mondo ascolta con “interesse”.


Continuando il discorso che porto avanti da mesi sul blog, mi sono imbattuto in una nota su una pagina Instagram che ha catturato subito la mia attenzione e da cui ho tratto spunto per questa riflessione.

La notizia confermava, con dati incontrovertibili, ciò di cui si parla da tempo: il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato e, con ogni probabilità, il più caldo degli ultimi 125.000 anni. Non si tratta di un semplice numero, ma di un segnale profondo emerso dal sesto rapporto sullo “Stato del Clima”.

Mi colpisce sempre pensare a come questi parametri vitali del pianeta — 22 su 35 ormai a rischio (nel post di domani ne parlerò più nel dettaglio) — non siano più fredde statistiche, ma sintomi visibili di un’accelerazione della crisi climatica. Dagli oceani che si surriscaldano alle foreste divorate dalle fiamme, la percepiamo ormai come un rumore di fondo alla nostra esistenza.

Ascoltando Johan Rockström, si comprende che molti di questi indicatori hanno da tempo superato ogni soglia storica. Non si può allora non riflettere sulla natura interconnessa dei rischi che affrontiamo: dall’indebolimento delle correnti oceaniche alla fragilità delle risorse idriche. È un monito che va ben oltre l’allarme ambientale: ci parla della salute stessa dei sistemi che ci permettono di vivere.

Eppure, mentre la realtà fisica del pianeta ci parla con un linguaggio diretto e implacabile, la nostra risposta collettiva sembra annaspare in un paradosso stridente. Gli “Accordi di Parigi” fissano obiettivi vincolanti, ma di fatto non prevedono sanzioni, affidandosi unicamente alla buona volontà degli Stati.

Questo meccanismo è visibile anche nel nostro paese, dove i piani vengono aggiornati senza che i ritardi comportino conseguenze reali. Si rivela così un conflitto profondo tra sovranità nazionale e urgenza globale: non esistono tribunali internazionali capaci di imporre tagli alle emissioni, ma solo un dialogo tra pari, un osservarsi a vicenda mentre la situazione precipita.

È affascinante e, al tempo stesso, angosciante notare come, nonostante il collasso dei parametri climatici, l’interesse mondiale per il tema stia crescendo. Forse la spinta non viene più solo dalla coscienza morale, ma dagli incentivi economici che stanno inclinando l’ago della bilancia verso la cosiddetta transizione ecologica, trasformandola da dovere etico a calcolo strategico.

Forse è proprio in questa frizione — tra la lentezza della politica e la nascita di nuovi interessi — che si sta scrivendo il nostro futuro. E forse è qui che si conferma un meccanismo ricorrente: le istituzioni, nazionali e internazionali, sembrano più concentrate nel coltivare un “interesse” economico e finanziario che nel monitorare con serietà gli indicatori chiave — quei “vital signs” che dovrebbero misurare lo stato reale del sistema climatico e il progresso effettivo verso il suo recupero.

La Corte Europea stoppa Berlusconi e così rimane in fila come tutti gli altri!

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha deciso: niente corsia preferenziale per Silvio Berlusconi.
Ieri pomeriggio, Strasburgo ha negato la “procedura d’urgenza” sul ricorso presentato dall’ex Cavaliere contro la Legge Severino, quella stessa legge che nel novembre 2013 lo fece decadere da senatore dopo la condanna definitiva per frode fiscale nel processo Mediaset.
Attenzione: il ricorso non è stato respinto—verrà comunque esaminato, ma con i tempi ordinari. Niente sprint, niente privilegi. Una sconfitta morale, più che legale, per un uomo che ha sempre vissuto nella convinzione che le regole, per lui, fossero diverse.
La legge che (finalmente) colpisce anche i potenti
La Severino è chiara: chi è condannato in via definitiva per reati non colposi non può ricoprire cariche pubbliche. Una norma giusta, democratica, che dovrebbe valere per tutti. E infatti, quando la sentenza divenne esecutiva, Berlusconi perse il seggio.
Peccato che lui, invece di accettare il verdetto, abbia provato a ribaltare il tavolo. Minacciò di far cadere il governo Letta se il Pd avesse votato per la sua decadenza. Ma il suo piano saltò quando Angelino Alfano e una parte del Pdl lo abbandonarono, fondando il Nuovo Centrodestra e salvando l’esecutivo.
Alla fine, il Senato votò. E lui perse.
Strasburgo: niente scorciatoie
Ora Berlusconi spera in una rivincita tramite la Corte Europea, sostenendo che la Severino sia “eccessiva” o “retroattiva”. Ma Strasburgo, almeno per ora, non ha fretta di ascoltarlo.
La decisione di rifiutare la procedura d’urgenza è un segnale chiaro: qui non si tratta di emergenze, ma di un uomo che cerca di sfuggire alle conseguenze di una condanna definitiva. E la giustizia, quando vuole, sa essere imparziale.
Il privilegio negato (e l’Italia che non cambia)
C’è una scena nel film “Viva l’Italia” (quello con Michele Placido nel ruolo di un senatore borioso) che riassume tutto: il politico malato arriva in ospedale, scavalca la fila e urla ai poveracci in attesa: “Io non ho l’impegnativa, non ho il ticket e sono raccomandato da mio figlio che fa pure il comunista! Ma nessun problema: sono ricco, passo avanti. Voi siete poveri, e vi attaccate al cazzo!
Ecco, questa è l’Italia che Berlusconi ha rappresentato per decenni: un Paese dove i potenti vivono in una dimensione parallela, dove le regole si piegano, dove la giustizia ha due pesi e due misure.
Oggi Strasburgo gli ha ricordato che, almeno fuori dai confini nazionali, le cose potrebbero funzionare diversamente.
Morale?
La Legge Severino ha fatto il suo dovere. Berlusconi ha perso. E ora, per una volta, dovrà aspettare il suo turno.
Come tutti gli altri.

La Corte Europea stoppa Berlusconi!!!

Ieri pomeriggio, la Corte di Strasburgo a negato di concedere una corsia “preferenziale” al ricorso presentato in merito alla Legge Severino, che ha determinato nel mese di novembre 2013 la decadenza del parlamentare Silvio Berlusconi.
La decisione con la quale la Corte ha deciso di rifiutare di esaminare con la cosiddetta “procedura d’urgenza” il ricorso, ovviamente non impedirà la valutazione di ammissibilità dello stesso ricorso, dove sarà valutata la possibilità di essere giudicata per poter entrare eventualmente nel merito.
Ed è per questa motivazione che la Corte esaminerà il caso sottoposto dall’Italia con la procedura consueta.
L’azione portata avanti dall’ex leader, riguarda la Legge Severino che prevedeva l’incandidabilità e l’impossibilità a ricoprire delle cariche istituzionali di tipo governativo per coloro che sono stati condannati in via definitiva per delitti non colposi.
Ora per Berlusconi, che è stato condannato a 4 anni con sentenza passata in giudicato nell’ambito del processo sui diritti tv Mediaset, la legge ha fatto giustamente ha fatto scattare la decadenza da senatore…
Il piano politico di Berlusconi ( determinato a far cadere il Governo nel caso in cui il Pd votasse per la decadenza ) non riusci a causa del vicepremier Angelino Alfano e dei ministri del Pdl che lasciarono da solo il Cavaliere, dando inizio alla nuova costola del Pdl chiamato Nuovo centrodestra e salvando così Enrico Letta ed il suo esecutivo.
Ovviamente alla fine si voto per la decadenza di Berlusconi e tutti sappiamo oggi com’è finita…, spera ancora di rientrare dalla porta di servizio grazie all’aiuto dato a lui dall’amico Renzi…
Comunque in definitiva la Corte di Strasburgo, ha dichiarato che i tempi applicati sulla decisione saranno quelli ordinari e non quelli della procedura d’urgenza…
Un schiaffo morale per il Cavaliere che da sempre è abituato ed ha abituato i suoi fedelissimi a camminare su corsie privilegiate e godendo di favori personali cui la casta ci ha ormai abituati e di cui purtroppo noi semplici cittadini non potremmo mai godere…
https://youtube.googleapis.com/v/rE7ZnjPpWmE&source=udsGià, mi sembra di rivedere un film con Michele Placido ( nella parte di un Senatore della ns. Repubblica ) in Viva l’Italia, quando attraversando malato la corsia dell’ospedale e accompagnato dal figlio medico ( interpretato da Raoul Bova ) scavalca tutti i malati in attesa e gridando: a frignoni che fate la fila… ribellatevi!!! 
Io non ho fatto l’impegnativa…, non ho il ticket e per di più sono raccomandato da mio figlio che fa pure il comunista… non c’è nessuna anomalia siamo in Italia, io sono ricco e passo avanti, lei è povera e si attacca al cazzo!!!!

Quei lavori stradali estivi…

Vi siete mai chiesti perchè i lavori stradali vengono sempre svolti nei mesi estivi…in particolare ad Agosto???
Qualcuno potrebbe pensare che viste le belle giornate, per eseguire tali lavori è preferibile farli d’estate piuttosto che d’inverno…
Altri invece pensano che bisogna far vedere che in Italia si lavora…che c’è lavoro…e quindi che si lavora!!!
Ciò serve in particolare a tutti…
Dai funzionari, ai nostri politici ed anche a coloro che mostrano avere forti interessi personali, nel vedersi appaltare quei lavori urgenti, direttamente alle loro società…
La cosa terribile è che purtroppo ci va sempre di mezzo il povero cittadino che si immette in autostrada…
Non gli viene segnalato alcuna lavoro e quindi nessuna coda…
Ed invece proprio quando tutto sembra andare per il verso giusto, ecco la sorpresa: Lavori stradali!!!
Se poi aggiungiamo che molti di questi interventi vengono compiuti nella assoluta mancanza di sicurezza, alla faccia di quanto previsto con dal Dlg. 81/08, con il rispetto al PSC, POS, ecc…
Ma i controlli scusate dove sono???
Ma qui si parla di enti intoccabili… e guai a toccarne gli interessi!!!
Comunque si sa… questa è la nostra Italia, e questo è ciò che ci meritiamo,restiamo in fila!!!