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E' bello sapere che tra i miei lettori c'è l'ex Procuratore Procuratore generale di Palermo e della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.
Ed ora, anche il procuratore Scarpinato durante un’intervista ha ripreso quel mio pensiero e debbo dire che la circostanza mi ha fatto molto piacere, d’altronde proprio il giorno prima, anticipando la commemorazione che di li a breve ci sarebbe stata sul suo collega Paolo Borsellino (vittima della strage di Via D’Amelio con la sua scorta), avevo riportato proprio un suo commento…
Ed allora se volete ascoltare quanto ha detto, trovate il video su https://www.tiktok.com/@ugo_fuoco/video/7393428250439044384?_r=1&_t=8oCdHva9zdZ nel quale l’ex procuratore riporta quanto il sottoscritto ripete da sempre e cioè che ad uccidere i giudici Falcone e Borsellino siano stati alcuni referenti politici, legati alla massoneria e ai servizi deviati!!!
E’ importante far passare questo messaggi, affinché non si dimentichi mai quanto realmente accaduto e soprattutto ciò che ha determinato di fatto, un “colpo di stato”!!!
Già, senza aver sparato neppure un colpo d’arma da fuoco, il tutto grazie all’appoggio di ciascuno di noi, me compreso, totalmente illusi da quanto ci veniva riportato a causa di quelle stragi, quasi vi fosse un reale attacco da parte di “cosanostra” contro lo Stato e quindi necessitava urgentemente contrastare quel sistema criminale legato alla vecchia politica, realizzando in tempi brevi quel richiesto cambiamento!!!
Ecco come tutti noi siamo stati manipolati, abbiamo subito e potrei aggiungere “senza accorgercene“, una propaganda mediatica che sin dagli inizi del 1992, aveva portato (dalla creazione prima di quel movimento politico) un nuovo partito ad avere il controllo per oltre trent’anni di questo nostro paese!!!
E’ difatti grazie all’uso della televisione – un mezzo inusuale a quel tempo per la politica – che si è suscitato nell’opinione pubblica quell’entusiasmo e soprattutto l’ammirazione (grazie all’abilità comunicativa…) per quel suo leader, anche se vi era una forte preoccupazione nei partiti tradizionali per l’effetto distorsivo che quell’ingresso determinava, non solo per il corretto funzionamento della democrazia, ma soprattutto per la concentrazione del potere mediatico in una sola persona, una misura certamente anomala rispetto agli altri Paesi occidentali!!!
Sappiamo tutti com’è finita e quali conseguenza quella decisione scellerata ha portato!!!
Sono certo che un giorno tutta la storia di questo paese verrà riscritta e come accaduto in quei paesi sottomessi ai tanti dittatori, vedrete, saranno molte le statue e le targe intitolate a quei soggetti che verranno totalmente distrutte!!!
Strage Borsellino, sembra ieri, ma sono passati 31 anni eppure nulla d'allora è cambiato!!!
Andrea Piazza (fratello di Emanuele Piazza, poliziotto e agente segreto italiano, assassinato nel 1990 ad opera di Cosa nostra):
Un servizio coinvolgente che, non si limita a narrare le tragedie delle tante persone cadute sotto i colpi della mafia, ma altresì a trasmettere lo stato di ansia di coloro che per mestiere decidono di tutelare la sicurezza altrui a costo della propria vita.
Romj Crocitti:
Ascoltare e vedere questo filmato suscita – ha chi possiede una anima sensibile – una grande emozione…
Ma poi penso a quanta ipocrisia quella strage conduce, a quanta gente durante quelle commemorazioni si riempie la bocca parlando di “legalità” che poi non mette mai in pratica….
Oggi tutti pubblicano foto, ricordi di questi eroi, dimenticano però che le commemorazioni sono sterili se poi non si mettono in pratica le azioni!!!
Caro Andrea Piazza tu conosci la situazione in cui mi trovo, adesso sempre più difficile , ma diffido chiunque fin da oggi a commemorarmi…
Perché ora avevo bisogno dell’aiuto dello Stato e non di una giustizia che sembra un puzzle da comporre…
Ed è per questi motivi che non tutti possono sentire le giuste vibrazioni e si comportano come i coccodrilli che mangiano i loro figli per poi piangere….
Essere vigliacchi equivale ad essere farabutti ed io ho deciso di non essere entrambi.
“Bisogna imparare il gusto della legalità e il rispetto della legge” diceva Paolo Borsellino… si vince solo applicando nel quotidiano questo concetto dico io.
Dopo quanto sopra, permettetemi di concludere con un mio post intitolato “Falcone e Borsellino non possono essere celebrati da chi convive con i collusi!!!”: http://nicola-costanzo.blogspot.com/2023/05/falcone-e-borsellino-non-possono-essere.html
Lo Stato Parallelo…
Intitolata “l’Impegno di tutti“, questa prima edizione si è svolta da venerdì 5 a domenica 7 maggio 2023 presso Anteo Palazzo del Cinema, col patrocinio di Fondazione Falcone e il contributo di Fondazione Cariplo.
In questo panel l’ex-magistrato Gherardo Colombo ha parlato della P2, presentando il podcast “Lo Stato Parallelo“, pubblicato in esclusiva su RaiPlay Sound. Lo ha intervistato Lea Orifici di Torcha.
Sia RaiPlay Sound sia Torcha sono stati media partner di questa prima edizione del Festival.
PER SAPERNE DI PIU’ SUL FESTIVAL: https://www.festivalantimafia.org
Da quanto stiamo scoprendo, non era Matteo Messina Denaro il latitante, bensì lo Stato!!!
Non se ne può più di scoprire – attraverso le inchieste di questi giorni – con quanta spensieratezza abbia vissuto in questi trent’anni, il più importante latitante d’Italia!!!
Ci hanno raccontato di un “Diabolik” criminale, genio del travestimento e delle tecniche di spionaggio, chi lo ha conosciuto lo aveva descritto freddo, calcolatore, tattico, stratega, dotato in analisi e deduzioni, un fantasma che compariva e spariva a suo piacimento…
Sono state fatte leggende su quest’uomo, nessuno sapeva dov’era, come fosse cambiato, quale volto avesse assunto, in quanti erano a proteggerlo, ci hanno raccontato che possedesse intorno a se una schiera di fedelissimi che si prendevano costantemente cura di egli e di ogni sua esigenza…
Un uomo che stava nascosto, che rimaneva isolato in quel suo bunker e dal quale dava ordini ai sottoposti attraverso i suoi pizzini…
Già… mi viene da sorridere pensare a quante cazzate ci hanno raccontato dalle nostre istituzioni in questi (lunghissimi) anni, pur di proteggere la sua latitanza!!!
E si perché va detto… lo Stato, quando si è trattato di arrestarlo, si è reso latitante!!!
D’altronde correggetemi se sto sbagliando: abitava e passeggiava liberamente in un paesino a pochi metri adiacente un’enorme caserma militare eppure stranamente nessuno mai lo ha riconosciuto e chi l’ha fatto stranamente è rimasto inascoltato!!!
Guidava l’auto senza alcuna scorta a proteggerlo, ma soprattutto senza che mai alcun controllo stradale –a quanto sembra – l’abbia mai fermato.
Continuando, abbiamo letto che (talmente si sentiva sicuro…) si recava assiduamente per pranzare un locale frequentato dalle forze dell’ordine, precisamente dagli uomini della Dia!!!
Si scopre soltanto ora, che si è provveduto a controllare “saltuariamente” l’abitazione di sua sorella…
Ecco questa notizia ha dell’incredibile; ciascuno di noi ha sempre pensato che quantomeno i suoi familiari fossero costantemente sotto controllo, ma da quanto abbiamo ascoltato in questi giorni, così non è stato, ed allora viene spontaneo chiedersi: perché???
E quindi continuando con quanto riportavo sopra, nessuno lo ha riconosciuto, eppure non era minimamente cambiato, sì… certamente invecchiato come d’altronde chiunque di noi, eppure quel viso non ha insospettito nessuno, né in quel quartiere, neppure per le strade, al supermercato, al bar, in trattoria, al ristorante, tutti luoghi che frequentava quotidianamente…
Mi viene da chiedere quindi, non è che forse era lo “Stato” latitante???
Già… forse qualcuno aveva paura che certi documenti segreti (in possesso allora nella cassaforte dell’ex capo dei capi di cosa nostra Totò Riina) potessero emergere nel caso di un suo arresto???
Ed allora viene da chiedersi, perché l’arresto è stato ora compiuto??? Già… perché proprio ora??? Ed ancora, che fine hanno fatto quei documenti??? Sono passati ad altre mani, chissà forse le stesse che hanno deciso di vendersi quel latitante stragista che dava fastidio ai nuovi affari in arrivo o al ripristino di certi collegamenti politici/imprenditoriali, a causa della sua clandestinità???
Peraltro, abbiamo visto quanto egli fosse di fatto isolato, d’altro canto va detto, la maggior parte dei suoi accoliti erano stati in questi mesi arrestati dalle forze dell’ordine, già… molti di essi, tra l’altro, permettetemi di ricordare, si trovavano a poche centinaia di metri dalla sua residenza…
Ma ormai l’ordine dall’alto era stato dato, egli andava consegnato, con il suo beneplacito o senza… d’altronde abbiamo visto come il messaggio riportato dal Sig. Baiardo (nella trasmissione di Giletti “Non è l’Arena”) parlasse chiaro e concedesse ad egli alcuni mesi di riflessione, per consegnarsi volontariamente, ma forse così non è stato ed allora si è deciso – visto la promessa fatta sul cosiddetto “regalino” – di consegnarlo!!!
Resta però ancora da scoprire che fine hanno fatto quei documenti trafugati (come si è visto da mani esperte, già… capaci di aprite una cassaforte in maniera professionale e senza danneggiare il contenuto posto al suo interno), di cui nessuno sembra saperne nulla…
Infatti… chi ha preso quei documenti nei giorni d’assenza dello Stato da quell’abitazione??? Sono stati gli uomini di Provenzano, che ha poi affidato gli stessi al suo pupillo Matteo Messina Denaro oppure ci hanno pensato i servizi segreti “deviati“, gli stessi che hanno fatto sparire poco prima l’agenda rossa del giudice Borsellino???
Ma se così fosse, se quei documenti sono stati prelevati e consegnati in mano sicure e chissà forse da tempo andati distrutti, perché lasciare per trent’anni latitante questo soggetto??? E allora vi è soltanto una risposta a quell’interrogativo: quei documenti sono ancora in mano a cosa nostra!!!
Certo, da quanto sopra detto si comprende come qualcosa non torni e forse la risposta va ricercata da un’altra parte, sì… in un altro luogo, certamente celato, conosciuto da un solo individuo, egli posto a garante è sicuramente al di sopra di ogni sospetto!!!
Un vero professionista scelto accuratamente per la sua discrezione, conserva e tutela gelosamente quanto ricevuto (forse chissà… in una qualche cassetta di sicurezza all’estero intestata a suo nome); sono documenti scottanti (e aggiungerei imbarazzanti per i nomi riportati…) i cui segreti diventano – a seconda delle circostanze – “baratto“, per i capi di quell’associazione criminale, che di volta in volta, si vanno alternando.
Vengono da anni centellinati da questo “puparo”, sì… sotto forma a volta di ricatti e altre volte di trattative…
Ecco è soltanto lui (e chi fa parte di quella élite…) ha dirigere le fila, mentre questi cosiddetti “capo mafia” sono dei semplici esecutori, sì… soggetti che prendono ordini e si assoggettano alle volontà di chi da sempre comanda questo nostro Paese!!!
Come pilotare i processi…
Continuando con quel sistema colluso che interviene, protegge, condiziona e modifica i processi, ecco un articolo interessante che spiega in maniera perfetta, quanto accaduto alcuni anni fa ad un imprenditore pugliese.
Ci sono la massoneria e i servizi segreti deviati. C’è persino il sistema Gladio, l’organizzazione paramilitare nata su impulso della Nato in chiave antisovietica. Sono gravide di questi riferimenti le minacce di morte raccontate, quando, “dopo dieci anni, il pozzo si è prosciugato”. Le confessioni fiume rese dall’imprenditore di Corato (Bari) Flavio D’Introno dicono di una paura piena, ma anche di depistaggi e di una fuga all’estero ben architettata, il “sistema Albania”. Le sue parole ricostruiscono gli ingranaggi del presunto sistema di corruzione nel tribunale di Trani e inchiodano il magistrato Michele Nardi, almeno stando alle oltre 800 pagine di ordinanza firmata dal gip del Tribunale di Lecce Giovanni Gallo. Ieri, sono state eseguite le misure di custodia cautelare in carcere a carico suo e dell’ex pm di Trani Antonio Savasta, oltre che di un ispettore di polizia. Tra le misure interdittive notificate, una è a carico del noto imprenditore Luigi Dagostino.
LE MINACCE DI MORTE E LO SPAURACCHIO GLADIO
“Disse che se io parlo allora mi doveva far ammazzare da questi dei servizi segreti, tanto lui a Lecce era molto potente, conosceva gip, capo procura, conosceva tutti, disse: ‘Tu sei un morto che cammina se parli’, disse”. Così D’Introno ricostruisce lo “stillicidio” durante gli interrogatori, perché Nardi ci andava giù pesante quando lui non era disponibile: “Quando faccio vedere la tua foto – gli avrebbe detto – faccio uscire a uno e viene qua… io ho i contatti con i servizi segreti. Ho sentito “Inzerrillo” disse su un altro procedimento penale della struttura Gladio”. Lo ribadisce più volte: “Nardi mi ha minacciato di morte dicendosi capace di fare del male sia alla dottoressa Licci (la pm, ndr) che a me che al luogotenente Santoniccolo per il tramite dei servizi segreti deviati”. Così Flavio D’Introno s’è deciso a parlare. Inizialmente, riferisce solo dei suoi rapporti con Nardi, cerca di tener fuori Savasta, in virtù del “patto d’onore” tra loro. Pian piano, però, si apre e delinea i contorni di quella che lui stesso definisce “associazione a delinquere” finalizzata alla corruzione in atti giudiziari, accusa che per il gip ha sostanza.
L’imprenditore 46enne fa di più: per dare maggiore riscontro alle sue dichiarazioni, nell’autunno scorso prende a registrare con lo smartphone i colloqui al bar e altrove. A tratti i rapporti si invertono. Savasta evidentemente ha seri timori: lo invita a non dire nulla di loro e gli promette 50mila euro per fuggire alle Seychelles. È il “prezzo del silenzio di D’Introno – è annotato nell’ordinanza – così come emerge il pieno coinvolgimento anche di Nardi nella strategia finalizzata a comprare il silenzio, provvedendo a fornirgli i mezzi per fuggire dall’Italia e rendersi definitivamente irreperibile”. Il 18 novembre 2018, Savasta consegna a D’Introno i primi 1.800 euro a titolo di anticipo, perché “diciamo tu ti rendi conto che dovremmo vergognarci di vivere per quello che uscirà fuori di merda”, gli spiega l’ex pm.
È l’epilogo di un’organizzazione in cui ciascuno ha il suo ruolo, nella ricostruzione fatta dal pm Roberta Licci e dal procuratore di Lecce Leonardo Leone De Castris: “Nardi è colui che stabilisce le regole organizzative dell’associazione e la ripartizione dei profitti”, “crea i contatti, acquisisce informazioni”; Savasta, “in virtù delle sue funzioni presso la Procura di Trani, concretamente ha il potere di intervenire ed agisce attivando le più disparate iniziative giudiziarie”.
Vincenzo Di Chiaro, ispettore presso il commissariato di Corato, “ha il compito di predisporre false relazioni di servizio e comunicazioni di reato, tutte puntualmente ‘canalizzate’ in modo tale da farle pervenire direttamente a Savasta” ed è il trait d’union tra quest’ultimo e D’Introno; Simona Cuomo, nella sua veste di avvocato, “fornisce copertura giuridica alle iniziative concordate”, costruendo anche false denunce. Grazie a questa architettura si sarebbe consumata più volte la svendita della funzione giudiziaria, un “asservimento, e la circostanza rende se possibile ancora più squallida l’intera vicenda, che i due magistrati – scrive il gip – offrono all’imprenditore D’Introno per risolvere i suoi guai giudiziari, imprenditore visto quale una ‘gallina dalle uova d’oro’ a cui spillare denaro e altre utilità in ogni possibile occasione”.
IL SISTEMA DEL 10%
Dalle carte, disseminate di omissis, emerge che i due magistrati hanno tenuto rapporti diretti anche con altri imprenditori, capitolo su cui le indagini sono ancora in corso. Il sistema, comunque, sempre lo stesso: Nardi “pretendeva il 10 per cento su tutte le questioni trattate da altri magistrati grazie alla sua intercessione”. Pur essendo ormai da diversi anni in servizio a Roma, ora come pm e prima nell’ispettorato del ministero della Giustizia, aveva, a quanto pare, porte aperte nella locale Procura: “Nardi – stando a quanto riferito da D’Introno – aveva il tabulato dei turni dei magistrati di Trani ed era in grado di segnalarmi i giorni precisi per fare in modo che le denunce da me presentate andassero direttamente nella competenza di Savasta”. Nardi tornava nella sua città ogni fine settimana e “ogni dieci, quindici giorni io gli consegnavo soldi in contanti, 1000, 2000, 1500”, rivela l’imprenditore.
In un decennio gli avrebbe dato di tutto, come prezzo della mediazione “ma anche con il pretesto di dover comprare il favore di altri giudici”: un viaggio a Dubai da 10mila euro; la ristrutturazione di un immobile a Roma per 120mila euro e di una villa a Trani per 600mila; diverse somme in contanti; un Rolex d’oro dal valore di 34mila euro; due diamanti da 27mila euro ciascuno. Nardi inizia a proporre poi investimenti nella capitale, come due appartamenti in Piazza di Spagna, finiti in una indagine per bancarotta fraudolenta che lui sta seguendo. Di più: gli chiede due milioni di euro, somme che giustifica come necessarie per corrompere altri giudici, ad una settimana dalla definizione del processo Fenerator in cui l’imprenditore è imputato per usura. D’Introno, però, non ha più soldi. E da quel procedimento giudiziario, anche in appello, ne esce con una condanna. Dopo anni di versamenti, inizia a pensare di “essere stato sfruttato senza in fondo ottenere i risultati che gli erano stati garantiti”.
IL TENTATIVO DI DEPISTAGGIO
Nardi a quel punto gli fa paura: vanta amicizie potenti e la capacità di influenzare gli ambienti giudiziari. Del procedimento a suo carico a Lecce, ad esempio, sembra sapere molto sin dall’inizio, grazie ad una talpa (non individuata) nel palazzo di giustizia salentino. Poiché sa – è la motivazione per cui è stata accolta la richiesta di custodia cautelare in carcere – tenta la carta dell’inquinamento probatorio: “In sostanza – spiega D’Introno – lui mi diceva di riferire volutamente durante i contatti telefonici delle circostanze non aderenti alla realtà, per creare delle prove a suo favore che gli servivano per depistare le nostre indagini di cui lui era sempre a conoscenza. In questo modo si garantiva l’impunità o meglio una imputazione più blanda, di cui era stato già rassicurato da sue fonti interne alla Procura di Lecce”. Per lo stesso motivo, Nardi avrebbe orchestrato con l’avvocato Cuomo una strategia tale da rendere Savasta “il capro espiatorio di tutta la vicenda”. Invece, l’imprenditore puntualizza: sì, “erano un tutt’uno” ma “Savasta eseguiva gli ordini di Nardi. Nardi comandava, la parola precisa”.
COME PILOTARE I PROCESSI
Su “mandato di Nardi” e con la collaborazione dell’ispettore Di Chiaro, Savasta avrebbe cercato di pilotare i processi di primo e secondo grado in cui era imputato D’Introno. Lo avrebbe fatto, in cambio di complessivi 300mila euro, con il fuoco incrociato: stando all’impianto accusatorio, si è mosso attivando – pur non essendo titolare del procedimento Fenerator – procedimenti penali a carico di parti offese e testimoni, a mezzo stralcio da suoi procedimenti concernenti persone e vicende del tutto scollegate. Al poliziotto il compito di creare l’input, depositando annotazioni di polizia giudiziaria e informative di reato attestanti false circostanze e supportate da false dichiarazioni rese da due uomini di D’Introno. Tutto con l’obiettivo di minare l’attendibilità delle prove d’accusa a carico di quest’ultimo. L’imprenditore sarebbe stato aiutato anche per fronteggiare cartelle esattoriali per milioni di euro e nel tentativo di un “golpe aziendale” nella Ceramiche San Nicola, una delle più redditizie aziende di famiglia, che avrebbe voluto sfilare dalle mani del padre e della sorella attraverso un continuo attacco giudiziario sferrato da Savasta.
L’articolo è stato estratto da: https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/01/15/massoneria-servizi-deviati-gladio-le-minacce-di-morte-del-giudice-allimprenditore-che-non-poteva-piu-pagarlo/4897863/
L'ennesima inchiesta su magistrati e poliziotti!!!
Ma d’altronde se le premesse sono quelle riportate anche dal sottoscritto in questi giorni, con tutta una serie d’inchieste che vanno dal “CSM” ad alcune Procure nazionali, dai Tribunali a quegli uffici istituzionali, dai magistrati a gli uomini delle forze dell’ordine dimostratisi corrotti, proseguendo ancora con Enti istituzionali e personalità note di associazioni di categorie o di legalità, già con tutto questo lerciume che ogni giorno ci viene evidenziato, dove si pensa di poter andare???Giovanni Falcone: Oggi avrebbe compiuto 80 anni!!!
Un nuovo sistema politico/mafioso voleva che si alzasse la tensione, che cadessero alcune teste di governo, che quella classe dirigente andasse definitivamente a casa per essere cambiata da una nuova, ed in questo la mafia ha dato una mano…
Riprendendo quindi quanto sopra esposto ed a conferma che i “pecorai” non erano in condizione di utilizzare quelle tecnologie sofisticatissime, ecco i nuovi dati sui quali la procura di Caltanissetta sta ora indagando, e cioè che il tipo di esplosivo utilizzato, non è quello specificatamente usuale per la mafia. Non ho tempo da perdere, devo lavorare, devo lavorare… E’ una corsa contro il tempo, per arrivare alla verità prima di essere fermato".
Sì… hanno provato ( quantomeno questo è quanto ci hanno raccontato…) a ricostruire quegli ultimi giorni, ma soprattutto si è cercato di comprendere a quali indagini il giudice Borsellino era interessato, in particolare dopo alcune dichiarazioni confidenziali rivelate ad egli da alcuni pentiti, in particolare quelle di Gaspare Mutolo e Nino Giuffrè, che proprio in quei giorni, avevano cominciato a rivelare le collusioni tra criminalità organizzata, magistratura, forze dell’ordine e servizi segreti!!!
Difatti, sembra che dopo aver ricevuto quelle dichiarazioni, egli abbia compreso come la sua vita era ormai appesa ad un filo… tanto che, proprio il giorno prima della strage, il procuratore si recò a pregare nella chiesetta di Santa Luisa de Marillac (dove tra l’altro, verranno celebrati i suoi funerali)…
Quella mattina decise di scrivere una lettera alla preside di un liceo di Padova, presso il quale avrebbe dovuto recarsi per un incontro al quale non si era poi recato per una serie di disguidi e per i suoi impegni che non gli davano tregua…
E’ passato più di un quarto di secolo e credo che ormai abbiamo la certezza che la fine di questo magistrato, non la si conosce affatto!!!Già, perché ancora oggi non sappiamo chi l’ha ucciso e perché lo voleva morto, ma soprattutto chi l’ha tradito e l’ha lasciato solo!!!
Paolo Borsellino non si è sacrificato… ma è stato sacrificato, proprio da coloro che percepivano come un pericolo l’opera del Magistrato…
Individui infami (riportati sicuramente in quell’agenda rossa…), che hanno beneficiato della sua morte, e che finalmente attraverso quella sua dipartita, hanno potuto proseguire indisturbati verso quelle loro finalità, nel quadro di una convergenza di interessi tra “Centri di potere”, “Apparati dello Stato” e “Cosa nostra”!!!
Una circostanza quest’ultima percepita dallo stesso giudice che rivolgendosi il giorno prima della strage alla moglie Agnese, raccontò che: “Non sarebbe stata la mafia ad ucciderlo… ma sarebbero stati i suoi colleghi ed altri a permettere che ciò potesse accadere”!!!
Borsellino: Una storia da riscrivere!!!
Ho sempre scritto sull’argomento dicendo che c’era ancora tanto da compilare e soprattutto, che la storia che mi avevano raccontato, non mi convinceva affatto…
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