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Ogni giorno una serie di lestofanti si alzano e sanno che dovranno essere più astuti rispetto a quanti si occupano di prevenire e perseguire i reati; vivecersa quest'ultimi…

Ogni giorno una serie di lestofanti si alzano e sanno che dovranno essere più astuti rispetto a quanti si occupano di prevenire e/o perseguire i reati; vivecersa quest’ultimi… addetti al controllo del territorio, qualunque cosa compiano, anche il non far nulla, sapranno che qualcuno a fine mese, pagherà loro lo stipendio!!!

A fine mese  – diceva Paolo Borsellino – quando ricevo lo stipendio, faccio l’esame di coscienza e mi chiedo se me lo sono guadagnato!!! 

Già… ma sapiamo bene che stiamo parlando di un uomo, ancor prima che magistrato, diverso perché di tutt’altra pasta; d’altronde come paragonare egli che ha donato la sua vita per questo Paese, con qualcuno ancora seduto in quelle poltrone istutuzionali; ma d’altronde chi vorrebbe replicare a questa personale affermazione???  

Ciò che non riesco a capire (o forse dovrei dire, è quanto faccio fatica a comprendere…) e come certi contesti, visibili a tutti, quantomeno ai cosiddetti addetti ai lavori, non vengano presi minimamente  in considerazione.

Mi riferisco a quelle attività illegali che quotidianamente avvengono o che sono in procinto di verificarsi ma che, per ragioni del tutto incomprensibili vengono occultate; forse debbo pensare perché i soggetti coinvolti in quei meccanismi irregolari sono gli stessi che evidenziano di avere interessi personali, d’altronde fanno parte di quegli stessi legami con garantiscono il condizionamento della politica e delle istituzioni, sì… mi riferisco a coloro che di fatto dovrebbero imporre quelle funzioni di controllo in tutte le attività economiche/finanziarie che vengono ahimè compiute nel nostro territorio. 

In questi anni, questa definiamola  “struttura”, si è dotata di una particolare valenza; è stata capace di imporre il proprio potere, non con la forze o attraverso metodi coercitivi, no… con la semplice capacità di radicarsi nel territorio, lo stesso che offre oggi notevoli risorse economiche grazie anche ai finanziamenti messi a disposizione dall’Unione Europea, miliardi di euro denaro attraverso cui si sta influenzando la vita sociale, politica e istituzionale non soltanto a livello locale e/o regionale, ma bensì anche nazionale, sfruttando quello scambio di voti, che il consenso sociale ha determinato…

Ecco perché quel nucleo organizzativo finalizzato al controllo del territorio, è riuscito grazie a funzionari pubblici infedeli, di stringere rapporti di collusione e complicità con le alte sfere che operano in quegli enti locali, regionali, militari e istituzioni. 

Sono proprio quest’ultime  dinamiche relazionali che hanno permesso d’ottenere per se quelle risorse finanziarie a scapito dei cittadini, quest’ultimi d’altronde si sono accontentati per non dire sottomessi, pur di ricevere in cambio un favore per se o per i propri cari o anche una semplice regalia, preferibilmente in contante…

Potremmo paragonare questi soggetti al “capitale umano”, differentemente da quanto s’intende con questa parola e cioè l’insieme di conoscenze, competenze e abilità, perché in questo caso i soggetti in questione sono abitualmente insignificanti “raccomandati” che grazie a quei rapporti tentacolari, hanno permesso quella presente e diffusa illegalità, la stessa che da sempre persista favoriti anche da coloro che pur essendo preposti a quel contrasto, non fanno nulla, alimentando così ancor più quella rete irregolare, indispensabile per il conseguimento di fini illeciti per i loro amici…

E se qualcuno si sta meravigliando su quanto sopra riportato, mi permetto di ricordare quando dichiarato nel 1998 da un collaboratore di giustizia e cioè: “si cercava di corrompere personalità, come i poliziotti, come i carabinieri, come i magistrati, come i professionisti, per ottenere quello che ci faceva più comodo a noi. Quindi gente addentrata nell’apparato pubblico, amministratori che a noi ci facevano comodo…”.

E’ passato d’allora mezzo secolo, ma mi sembra che d’allora poco o nulla sia cambiato!!!

Lo Stato chiude gli occhi: già… con il tetto del contante più alto, sarà ancor più facile riciclare!!!

A denunciarlo è il procuratore capo del Tribunale di Bari, Roberto Rossi, durante la presentazione in Senato della relazione conclusiva della commissione Antimafia…

Nel presentare il rapporto tra gioco d’azzardo e mafie il Procuratore ha dichiarato: “Non si può più parlare di infiltrazioni. Quello del gioco è un settore ormai nelle mani della criminalità organizzata“. 

Il sottoscritto tra l’altro nel 2019 aveva scritto un post intitolato: Non è che lo Stato sul gioco, sta favorendo la criminalità organizzata??? link: http://nicola-costanzo.blogspot.com/2019/01/non-e-che-lo-stato-sul-gioco-sta.html ed ora leggo: “La raccolta di tutte le indagini che abbiamo acquisito ci mostra come la presenza della criminalità organizzata sia diventata pervasiva” (Giovanni Endrizzi, ex senatore M5s, nella scorsa legislatura a capo del IV Comitato della commissione Antimafia. che si è occupato proprio dell’influenza e del controllo della criminalità sulle attività connesse al gioco). 

Continuando: “Con diversi provvedimenti abbiamo verificato come …. il mercato dei videopoker sia in mano alle mafie locali, che li gestiscono e li impongono attraverso imprenditori collusi. Quando siamo andati a vedere gli elenchi dei maggiori vincitori c’erano diversi personaggi della criminalità organizzata, che facevano milioni di puntate. Come è possibile? Semplice, perché si ricicla“!!!

Ma non solo: “Abbiamo trovato poi come molti punti gioco fossero in mano a parenti di malavitosi. Cosa bisogna fare dal punto di vista normativo? Gare per le concessioni, controlli antimafia per chi apre i punti di gioco, tracciabilità per giocatori sia quando versano somme per poter giocare, sia quando vincono”!!!

Secondo i numeri stimati dagli inquirenti e dalla Direzioni investigativa antimafia il volume di affari illegale è cresciuto, un trend confermato e che evidenzia come il confine tra legale e illegale è andato negli anni dissolvendosi; sono circa 130-140 miliardi di euro per quanto riguarda il gioco legale, oltre venti quelli del mercato illegale!!! 

Dinnanzi a  questo Stato cieco, ecco che le mafie riescono sviluppare i propri business, ampliandoli anche verso nuovi  mercati d’investimento tra cui ad esempio criptovalute e bitcoin, nuove conquiste di cui ancora poco si conosce e dei quali sviluppi nessuno è in grado di comprenderne le potenzialità e soprattutto la difficoltà di rintracciarne i reali possessori in quanto coperti da un muro di anonimato!!!

Eppure l’attuale Governo ha deciso d’innalzare il limite del contante e così vedrete, sarà certamente più facile per quelle associazioni criminali poter riciclare!!!

Ma d’altronde questo è un paese in cui la lotta alla illegalità è fatta spesso all’acqua di rose, già… per sconfiggere la corruzione è necessario sconfiggere la cultura che la sostiene, non a parole, ma con il silenzio dei fatti… 

Peraltro va detto, ai nostri governanti interessa poco contrastare, ad essi interessa trasgredire o ancor peggio modificare o violare le leggi o le prescrizioni vigenti, ma nel compiere quelle azioni sanno bene che per essere responsabili o quantomeno corresponsabili, gli sarà sufficiente far finta di non accorgersi di quanto sta accadendo o ancor peggio, accorgersi e non fare nulla, che è per l’appunto ciò che attuano!!!

E così mentre lo Stato chiude gli occhi, gli altri li tengono viceversa… bene aperti!!!

Il presidente Schifani inizia il suo mandato revocando qualche incarico!!!

Il presidente della Regione, Renato Schifani, in qualità non solo di Presidente della Regione ma di commissario delegato per l’attuazione degli interventi ha iniziato a rimuovere alcune figure note, da tempo dirigenti di importanti Dipartimenti regionali…

Mi sentirei quasi di anticipare i nomi che a breve verranno rimossi da altre strutture ma seppur ho già anticipato a qualche amico/a i nomi, lascio al tempo e soprattutto al Presidente il piacere di comunicarli…
 

Certo, l’inizio non è male, d’altro canto se realmente quanto dichiarato “Il mio governo sarà inflessibile sull’applicazione del principio della massima trasparenza e della massima responsabilità. Se vi sono soggetti che tendono a delinquere, spacciandosi per tutori della legalità, prima o poi pagheranno. Noi saremo molto rigorosi nella selezione preventiva dei futuri direttori generali, non solo sotto il profilo della moralità, dell’affidabilità, ma anche della qualità professionale, di come hanno operato in passato. La corruzione è un male che dobbiamo combattere”, verrà messo in campo, forse qualcosa finalmente nella nostra regione – dopo tanti proclami inutili, potrebbe cambiare…

 
Il sottoscritto – per come ho già scritto, in particolare sui fondi del PNRR che stanno per giungere – non crede molto a quanto è stato detto, anche se mi fa piacere sapere che il Presidente appena insediatosi ha detto: “verrà costituito un organismo di tre soggetti che, probabilmente a titolo gratuito, vigileranno sui flussi di denaro del Pnrr. Questo gruppo di lavoro sarà composto da altissimi esponenti delle istituzioni in pensione, i quali avranno funzioni di controllo ma serviranno anche da deterrente per la mafia attratta dai flussi di parecchi miliardi di euro che arriveranno in Sicilia. La mafia non ha colore politico, guarda l’interesse, noi dobbiamo stare molto attenti e lo saremo”!!! 

Minc… che frase altisonante, la mafia stara certamente tremando dinnanzi a queste forti dichiarazioni!!!

Vorrei permettermi di non menzionare quelle analoghe frasi dette dai suoi predecessori in questi lungi anni, ma preferisco soprassedere, d’altronde basti costatare come molti di essi siano stati negli anni non solo indagati, ma bensì condannati per associazione mafiosa!!!  
Quindi, caro Presidente Schifani, mi permetta di aggiungere che con le parole non si fa niente… perché con i fatti che si è fatta la storia della nostra bella terra e che ahimè a portato a contare i morti, già… di chi realmente la mafia la combattuta (e purtroppo non c’è più…) e di chi viceversa con quella associazione criminale ci è andata a braccetto e ancora – grazie ad essa – siede in quelle poltrone vellutate!!!
I fatti daranno ragione, vedremo a chi dei due…

La mafia vuole accaparrarsi il controllo di quegli 82 miliardi di euro!!!

Preparatevi, d’altronde l’avevo anticipato in un mio precedente post http://nicola-costanzo.blogspot.com/2022/05/draghi-rivolge-le-sue-attenzioni-al-sud.html, ma ora iniziano ad esserci i primi riscontri.

Basti osservare quanto sta accadendo, sì… nella nostra regione. 

Guardate i nomi dei candidati oppure chi alle ultime elezioni è stato eletto…

Ed ancora chi a breve siederà in quelle poltrone così importanti e chi viceversa sembra stare nascosto; poi c’è chi è uscito allo scoperto, eppure non dovrebbe parlare visti i suoi trascorsi inquietanti per quanto scontato come pena definitiva a causa di quei suoi rapporti con quelle associazioni mafiose ed infine dovremmo contare quanti sono stati in questi mesi arrestati e/o o accusati di scambio elettorale politico-mafioso. 

A breve comunque avremmo le nuove elezioni, ma non solo, dovrebbero iniziare ad arrivare un bel po’ di miliardi, grazie a quel famoso Pnrr….

E c’è chi ha già una sua strategia su come impossessarsi di quel denaro pubblico e parlo di un’organizzazione chiamata “cosa nostra”, che ha già messo in moto i suoi politici, le imprese affiliate e  tutta l’organizzazione costituita da veri professionisti, che si occupano di smistare sui vari comparti quel flusso di denaro.

Il messaggio che si vuole far passare è che quel sistema collaudato “democristiano“, sta nuovamente ritornando, d’altronde come dimenticare il messaggio che circolava allora: con la mafia si lavora, mentre con lo Stato si muore di fame!!!

I cittadini d’altronde dimostrano con molte loro azioni di aver bisogno di fare affidamento su questi individui, gli stessi d’altro canto a cui offrono la loro preferenza e a cui poi chiedono qualcosa in cambio, già questi particolari miei conterranei sono più vomitevoli di quei personaggi corrotti o mafiosi da cui siamo ahimè circondati. 

Qualcosa si sa non va, ma in molti siciliani ahimè c’è ancora forte la convinzione che è proprio grazie a quel sistema clientelare/imprenditoriale/mafioso che si potrà iniziare a stare nuovamente bene e a produrre ricchezza, principalmente per se stessi, più che per il proprio territorio…

Già… in quante cazzate si spera, non capendo che si continuerà a morire di fame fintanto che si resterà succubi di certi personaggi inadeguati e soprattutto rapaci, compromessi moralmente e legati a quel sistema criminale!!!

Ma d’altronde se i miei conterranei preferiscono il reddito di cittadinanza al lavoro cosa si vuole aggiungere, già… quando in molti c’è la convinzione che lo Stato è qualcosa di estraneo, di astratto, un semplice contenitore da cui prendere o rubare, senza dar mai nulla in cambio…

Lo stesso peraltro fa proprio quel meccanismo perverso che proverà attraverso i suoi uomini (più o meno affiliati) ad accaparrarsi il controllo di quegli 82 miliardi di euro (il 40 per cento dei 235 miliardi destinati al nostro Paese) che proprio il Pnrr, quel Piano nazionale di ripresa e resilienza, è pronto a far giungere nel Sud e di cui la quota più consistente verrà destinata alle imprese che operano nel settore delle costruzioni e infrastrutture…

Speriamo che le nostre istituzioni e soprattutto le procure nazionali intervengano prima che quei fondi finiscano in mani sbagliate, almeno così potremmo auspicare che qualcosa di profondamente diverso possa in questa nostra terra essere finalmente compiuto!!!  

Le forniture sono alle stelle e le imprese non sanno più come portare avanti gli appalti aggiudicati!!!

Siamo giunti alla frutta… 

Il caro materiali, la mancanza di forniture, il prezzo dei prodotti petroliferi triplicatisi, stanno mettendo in ginocchio la maggior parte delle nostre imprese che non riescono più ad andare avanti con gli appalti in corso!!!

Sì va detto, il governo ha stanziato 10 miliardi per tamponare la crisi, ma per continuare a realizzare gli investimenti programmati ne servono almeno 50 e certamente non potranno essere prelevati – per come qualcuno fortemente desidera – dai fondi del Recovery… 

Ormai quasi tutte le imprese hanno preferito abbandonare la partecipazione alle gare per gli appalti pubblici, la maggior parte di esse vanno deserte e non solo nei Comuni, ma il momento sta colpendo anche tutte quelle opere infrastrutturali che vanno dalle ferrovie alle autostrade, per passare agli impianti tecnologici, etc… 

D’altronde, la maggior parte dei “prezzari” sono fortemente ridotti rispetto alla economia reale di quasi un terzo e se a questa condizione, si applica l’eventuale ribasso da applicare, non si comprende come facciano talune imprese a realizzare quelle opere in perfetta regola d’arte!!!

C’è poi chi in questi mesi si era pure aggiudicato un appalto ed ora rifiuta di firmare a causa di quanto sopra, d’altronde andrebbero come dargli torto, andrebbero subito in perdita ancor prima d’iniziare i lavori… 

Non ne usciamo, non certo nel breve, l’incertezza di una guerra giunta quasi a cento giorni, si è protratta più di quanto ci si aspettava ed ancora nessuno ne conosce i futuri esiti, beh, in questo clima di indeterminatezza, sono pochi gli imprenditori che pensano di dover affrontare i rischi di un certo fallimento!!!

La verità infatti è che nessuno, dal governo alle regioni, sanno come poter intervenire, tutti si preoccupano nel voler ricevere i fondi, in particolare la nostra burocrazia, che vede migliaia di dipendenti pubblici a breve, se continuerà questo stato di fatto, non percepire più nemmeno un euro, d’altronde se le difficoltà continueranno ad aumenteranno, ditemi, dove troverà lo Stato i soldi per far fronte a tutti quei suoi casermoni???

Una cosa è certa, nessuno racconta delle chiusure che ogni giorno si stanno registrando presso le Camere di Commercio, non si vuole creare il panico nella società civile, ma oggi la situazione è questa ed è ancor peggio di quanto abbiamo superato con la pandemia da Covid-19, ma quantomeno, mentre in quella circostanza, tra malati e ahimè vittime, una cura (provvisoria) si è riuscita a trovare, qui viceversa, in questa particolare situazione, non esiste alcun forma di salvaguardia per il nostro Paese, ne politica e ancor meno economica, che ci potrà permettere di riuscire a sopravvivere da questo totale dissesto finanziario da cui non usciremo in maniera celere!!!

Altro che "costruttori"!!! Presidente Mattarella… il paese viene prima delle beghe!!!

Caro Presidente,
osservando quanto sta accadendo in queste ore, mi convinco sempre di più che nel giorno del suo messaggio augurale di fine anno, qualcuno di quei nostri parlamentari, non la stava ascoltando!!! 
E sì… perché non si spiega altrimenti, come sia possibile che dopo quella frase da Lei pronunciata, “Non viviamo in una parentesi della storia. Questo è tempo di costruttori. I prossimi mesi rappresentano un passaggio decisivo per uscire dall’emergenza e per porre le basi di una stagione nuova”, qualcuno di quei soggetti istituzionali, avrebbe dovuto seguire le sue parole, invece di farsi travolgere da beghe che nulla portano al nostro paese!!!

Tutto questo richiama e sollecita ancor di più la responsabilità delle istituzioni anzitutto, delle forze economiche, dei corpi sociali, di ciascuno di noi. 

Serietà, collaborazione, e anche senso del dovere, sono necessari per proteggerci e per ripartire”; mentre, ancora oggi assistiamo a questo teatrino da parte della politica e di quei suoi referenti!!! 
Gli interessi egoistici prevalgono… e vecchi canoni politici ed economici mostrano tutta la loro inadeguatezza e quindi, mentre il virus, mette a rischio le nostre esistenze e ferisce il nostro modo di vivere – basti ricordare le tante solitudini e il pensiero straziante di chi moriva ( ed ancora oggi muore ) senza avere accanto i propri cari – qualcuno pensa a come spendere i miliardi che a breve giungeranno dall’Europa…

Rivolgendomi a Lei ritengo sia fondamentale ripartire dalla necessità di dare insieme memoria di quello che abbiamo vissuto in questo anno, senza chiudere gli occhi di fronte alla realtà.

Come ha detto “ci accingiamo – sul versante della salute e su quello economico – a un grande compito. Il piano europeo per la ripresa, e la sua declinazione nazionale dovrà essere concreta, efficace, rigorosa, senza disperdere risorse; soltanto così possiamo permetterci di superare le fragilità strutturali che hanno impedito all’Italia di crescere come avrebbe potuto”!!!

Cambiamo quindi ciò che va cambiato, rimettendoci coraggiosamente in gioco: lo dobbiamo a noi stessi, ma soprattutto lo dobbiamo alle giovani generazioni…

E’ tempo quindi che ricordi a quei suoi onorevoli colleghi che è tempo che ciascuno faccia la propria parte… altrimenti il rischio è quello di vedere naufragare la nostra democrazia!!!
Grazie Presidente.

I soldi… (in attesa dei fondi europei) stanno ahimè terminando!!!

Secondo i conti fatti dall’INPS l’emergenza Covid-19 ha prosciugato le casse dell’Istituto e difatti gli esborsi sostenuti finora incidono in maniera grave sulle casse e quanto ora si va sta per prospettare presenta enormi incertezze, con un peggioramento della situazione patrimoniale di oltre 20 miliardi di euro e le stime per la fine del prossimo esercizio saranno negative per ulteriori 6 miliardi… 

Non riuscirò mai a comprendere come si possa in questo nostro Paese continuare a portare avanti situazioni come questa, con Enti, Comuni, Regioni, Presidi Ospedalieri e quant’altro, in totale disavanzo a causa di scelte folli e decisioni prese da soggetti che si sono dimostrati negli anni totalmente incapaci non non  sapere prendere quelle giuste iniziative per ripianare una situazione disastrosa!!!

Ma tanto chi paga c’è… già tutti quei fessi che come il sottoscritto, di volta in volta si apprestano – senza aver mai ricevuto il benché minimo beneficio da questo Stato – a pagare quell’elenco numeroso di tributi fiscali che giungono puntualmente a ogni scadenza…

Sì… forse un giorno anche il sottoscritto beneficerà di quella pensione, ma se continua così ho l’impressione che debbo iniziare a preoccupare… perché non è detto che tra qualche anno, quell’equilibrio tra assicurati e pensionati, sia ancora regolato da un equilibrio…

Ma a leggere i conti mi sembra che il sistema sia in tilt… è dire – cattivamente – che proprio grazie a questa pandemia l’Istituto ha risparmiato questo anno un bel po’ di denaro, tra pensioni, accompagnamenti e quant’altro… 

Ma il sistema sta implodendo e se nessuno provvede a trovare interventi urgenti, sia normativi che finanziari, ecco che a breve, neppure le pensioni verranno assicurate…

Ed allora, invece di pensare di trovare soluzioni efficienti, i soliti dirigenti (d’altronde parliamo di soggetti che tra enormi difficolta del Paese, hanno pensato esclusivamente ad aumentarsi il compenso…), utilizzano quell’abituale metodo e cioè, chiedere un prestito al Governo, il quale già di suo dimostra essere in un altrettanto stato fallimentare…

Ecco perché sono in molti a sperare in quel denaro che dovrebbe entro il 2023 giungere dall’Europa ed il nostro paese, avrà a disposizione 65 miliardi dal Recovery Fund, 43 della programmazione 2014-2020 e altri 10-12 in arrivo da React Eu…

Gran belle somme che però si scontreranno con quella debole capacità di saperle utilizzare o di sprecarle per come è sempre avvenuto sia per quella pubblica amministrazione sia centrale che regionale…

Ho l’impressione comunque che sono in molti oggi a puntare a quei soldi e lo vediamo ogni giorno, basti osservare come alcuni nostri politici stiano facendo a gara per riprendere quel potere andato in questi anni perduto…

Vedremo come finirà, anche quest’altra vicenda, anche se la mia personale sensazione, non è per nulla positiva, ma come ripeto spesso a me stesso: speriamo che mi sbagli!!!  

"Operazione Verità" dalla Regione Siciliana…

Il Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, ha presentato il report che riassume un anno di lavoro del suo esecutivo…

Ed allora, ho provveduto a scaricare le slide di quel documento, per esaminare in maniera dettagliata quanto è stato pubblicamente presentato alcuni giorni fa…
Il report è stato denominato “Operazione verità” ed allora ho provato ad esaminare quanta veridicità ci sia in quella documentazione e quanto fa parte di quella abituale propaganda politica…
La prima cosa che balza agli occhi, è riportata nella prima pagina: 5,9 MILIARDI di euro di disavanzo e 8 MILIARDI d’indebitamento”!!!
Come premessa non è male…  
Per chiunque voglia approfondire quel documento, può scaricarlo da questo link: https://www.lasicilia.it/userUpload/REPORT1ANNO.pdf 
Comunque, il report si apre con la frase: In un anno di governo, oltre 1 miliardo di euro d’investimenti!!!
Viene spontaneo chiedersi dove sia stato trovato questo miliardo o se questo vada a sommarsi agli otto miliardi presenti nella voce “indebitamento”…  
Ho letto inoltre che il governatore ha dichiarato: “La drammaticità della situazione siciliana non poteva essere affidata ad atti irresponsabili o a effimeri fuochi d’artificio che provocano un godimento di qualche minuto ma poi diventano polvere. Preferiamo annunciare le cose fatte e non quelle da fare. Forse non abbiamo saputo comunicare ma credo che non sia un male. Negli ultimi tempi la gente è stata ubriacata da titoli forti in prima pagina, rivoluzioni annunciate e promesse disattese”!!!

Ed allora, se pur condivido il pensiero che il tempo delle coccarde sia finito da tempo, provo comunque ad esaminare – senza alcuna pregiudizio – le cose realmente fatte da quel suo governo… 

Innanzitutto, osservando la suddivisione dei capitoli, vi è qualcosa in quell’elenco che non mi convince!!!
Mi riferisco alla disposizione delle voci o meglio l’ordine con le quali sono state presentate e mi auguro che ciò, non rappresenti nei fatti, le priorità di questa regione… 
Difatti, se osservate vedrete che esse sono disposte in questa maniera: il primo capitolo tratta la voce Economia, segue Polo bancario e sostegno alle imprese, quindi Attività produttive, quindi il capitolo Autonomie locali e funzione pubblica, quindi Dissesto idrogeologico e protezione civile,  Territorio e ambiente, Energia e servizi di pubblica utilità, Agricoltura, Pesca, Beni culturali, Turismo, Sport e spettacoli, Istruzione e formazione professionale, Lavoro, Famiglia e politiche sociali, Salute, Infrastrutture e mobilità… 
Ora, conoscendo bene i problemi della mia regione, il sottoscritto avrebbe messo al primo posto il Lavoro seguito dalla Famiglia e politiche sociali, Salute, Infrastrutture e mobilità e quindi a ruota tutti gli altri… ma  sono certo che durante quella sua predisposizione, non sia stato fatto alcun ragionamento predeterminato, ma bensì, si volesse esclusivamente elencare tutti i problemi, che come possiamo vedere dalle slide, sono moltissimi…

Condivido inoltre quel suo pensiero quando dice, “I nemici della Sicilia sono tre: la mafia, il tempo e la rassegnazione. Ma ci sono anche piaghe di lentezza che si chiamano Anas ed Rfi  con i loro tempi di appalto ed esecuzione che frenano lo sviluppo delle infrastrutture”!!!
Sì, ma come ripeto sempre, saperlo non cambia nulla… se non s’interviene con misure di contrasto e con provvedimenti che prendano atto delle sopraddette circostanze, adottando tutti quei necessari interventi, quali ad esempio, la sospensione delle concessioni o l’applicazione di penali e se è il caso, provvedere alla rescissione di quei contratti, per come sta avvenendo con quella concessionaria nazionale, che gestiva il “Ponte Morandi”… 
Comunque, non si può dire che alcune cose non siano state realizzate, ma molte, si ancora molte di quelle descritte, se pur programmate, vanno di fatto iniziate…
Ecco perché Presidente, mi sto permettendo di predisporle un ulteriore report, a completamento di quelle voci e/o di quei programmi, non inseriti in quelle sue slide, ma indispensabili a risollevare in parte, le sorti di questa nostra regione…

Salvini in Libia per convincere il paese a creare degli “Hotspots" per accogliere il flusso dei migranti.


Il ministro dell’interno Matteo Salvini è in Libia per tentare di risolvere il problema dei flussi migratori e di contrastare quelle associazioni criminali che grazie anche ad alcune colluse Ong, hanno permesso a quei flussi di realizzare business sulla pelle di quei poveri migranti… 

La proposta prevede innanzitutto la realizzazione di nuovi centri di accoglienza ai confini del Sud del paese africano, per evitare che Tripoli e la parte di quel nord Africa, possa divenire, un serbatoio umano, per come è accaduto per il nostro paese…
Salvini, durante l’incontro ha aggiunto: “Giovedì a Bruxelles sosterremo di comune accordo che i centri di accoglienza e identificazione vanno costruiti a sud della Libia per aiutare a bloccare l’immigrazione che stiamo subendo entrambi”!bloccato sul nascere la proposta, dichiarando: !!
Ovviamente, come logico che fosse, il numero due del governo libico presieduto da Fayez Al Sarraj, ha subito bloccato la proposta, dichiarando: “Rifiutiamo categoricamente la presenza di qualsiasi campo per i migranti in Libia: non è consentito dalla legge libica”…
Sono certo comunque che l’eventuale apertura a forti concessioni economiche e la realizzazione di programmi infrastrutturali, potrà ribaltare questa attuale presa di posizione…  
Per meglio comprendere comunque il giro d’affari che muove la gestione dei migranti, mi permetto di riportare quanto segue, per meglio comprendere che fine fanno i soldi messi a disposizione…  
L’Unione europea ha appena deciso di triplicare i fondi per la gestione dei migranti: la somma messa a bilancio passerà dagli attuali 13 miliardi di euro (anni 2014-2021) ai futuri 35 miliardi di euro (anni 2021-2027).
Prima però di compiere l’analisi dei costi preventivati e di dove finiscono quei soldi, ritengo sia doveroso comprendere  cosa si prende da quei paesi africani, e cosa viceversa apportiamo ad essi…
Bisogna cioè prendere in esame i luoghi dai quali quei migranti partono…
Ho letto ad esempio che spendiamo 35 euro al giorno per ospitare un migrante, mentre con soli 6 euro al giorno, potremmo farli stare bene lì… a casa propria.
Già, viene quindi da chiedersi, perché non vengono aiutati direttamente nei propri paesi d’origine???
Ed allora mi permetto di riportare un belissimo articolo di Silvestro Montanaro: 
Casa loro? Andiamoci piano con le parole. Perché la loro casa è in vendita e sta divenendo la nostra. 
Per dire: il Madagascar ha ceduto alla Corea del Sud la metà dei suoi terreni coltivabili, circa un milione e trecentomila ettari. La Cina ha preso in leasing tre milioni di ettari dall’Ucraina: gli serve il suo grano. In Tanzania acquistati da un emiro 400mila ettari per diritti esclusivi di caccia. L’emiro li ha fatti recintare e poi ha spedito i militari per impedire che le tribù Masai sconfinassero in cerca di pascoli per i loro animali. La loro vita.
E gli etiopi che arrivano a Lampedusa… non accreditabili come rifugiati, giungono dalla bassa valle dell’Omo, l’area oggetto di un piano di sfruttamento intensivo da parte di capitali stranieri che ha determinato l’evacuazione di circa duecentomila indigeni. E tra i capitali stranieri molta moneta, circa duecento milioni di euro, è di Roma. Il governo autoritario etiope, che rastrella e deporta, è l’interlocutore privilegiato della nostra diplomazia che sostiene e finanzia piani pluriennali di sviluppo. Anche qui la domanda: sviluppo per chi???
L’Italia intera conta 31 milioni di ettari. La Banca mondiale ha stimato, ma il dato è fermo al 2009, che nel mondo sono stati acquistati o affittati per un periodo che va dai venti ai 99 anni 46 milioni di ettari, due terzi dei quali nell’Africa sub-sahariana. In Africa i titoli di proprietà non esistono (la percentuale degli atti certi rogitati varia dal 2 al 10 per cento). Si vende a corpo e si vende con tutto dentro. Vende anche chi non è proprietario. Meglio: vende il governo a nome di tutti. Case, villaggi, pascoli, acqua se c’è. Il costo? Dai due ai dieci dollari ad ettaro, quanto due chili d’uva e uno di melanzane al mercato del Trionfale a Roma. Sono state esaminate 464 acquisizioni, ma sono state ritenute certe le estensioni dei terreni solo in 203 casi. Chi acquista è il “grabbatore”, chi vende è il “grabbato”.
 La definizione deriva dal fenomeno, che negli ultimi vent’anni ha assunto proporzioni note e purtroppo gigantesche e negli ultimi cinque una progressione pari al mille per cento secondo Oxfam, il network internazionale indipendente che combatte la povertà e l’ingiustizia. Il fenomeno si chiama land grabbing e significa appunto accaparramento della terra…
I Paesi ricchi chiedono cibo e biocombustibili ai paesi poveri. In cambio di una mancia comprano ogni cosa. Montagne e colline, pianure, laghi e città. Sono circa cinquanta i Paesi venditori, una dozzina i Paesi compratori, un migliaio i capitali privati (fondi di investimento, di pensione, di rischio) che fanno affari. 
E’ più facile trasportare una tonnellata di cereali dal Sudan che le mille tonnellate d’acqua necessarie per coltivarle. 
Ed allora, ritorniamo nuovamente alla domanda: aiutiamoli a casa loro? Siamo proprio sicuri che abbiano ancora una casa? Le cronache sono zeppe di indicazioni su cosa stia divenendo questo neocolonialismo che foraggia guerre e governi dittatoriali pur di sviluppare il suo business. In Uganda 22mila persone hanno dovuto lasciare le loro abitazioni per far posto alle attività di una società che commercia legname, l’inglese New Forest Company. Aveva comprato tutto: terreni e villaggi. I residenti sono divenuti ospiti ed è giunto l’avviso di sfratto… Dove non arriva il capitale pulito si presenta quello sporco. 
La cosiddetta agro-mafia. Sempre laggiù, nascosti dai nostri occhi e dai nostri cuori, si sversano i rifiuti tossici che l’Occidente non può smaltire. La puzza a chi puzza…
Chi ha fame vende. Anzi regala. L’Etiopia ha il 46 per cento della popolazione a rischio fame. E’ la prima a negoziare cessioni ai prezzi ridicoli che conosciamo. Seguono la Tanzania (il 44 per cento degli abitanti sono a rischio) e il Mali (il 30 per cento è in condizioni di “insicurezza alimentare”). Comprano i ricchi. Il Qatar, l’Arabia Saudita, la Cina, il Giappone, la Corea del Sud, anche l’India. E nelle transazioni, la piccola parte visibile e registrata della opaca frontiera coloniale, sono considerate terre inutilizzate quelle coltivate a pascolo.
Il presidente del Kenya, volendo un porto sul suo mare, ha ceduto al Qatar, che si è offerto di costruirglielo, 40mila ettari di terreno con tutto dentro. Nel pacco confezionato c’erano circa 150 pastori e pescatori. Che si arrangiassero pure!
L’Africa ha bisogno di acqua, di grano, di pascoli anzitutto. Noi paesi ricchi invece abbiamo bisogno di biocombustibile. Olio di palma, oppure jatropha, la pianta che – lavorata – permette di sfamare la sete dei grandi mezzi meccanici. E l’Africa è una riserva meravigliosa. In Africa parecchie società italiane si sono date da fare: il gruppo Tozzi possiede 50mila ettari, altrettanti la Nuova Iniziativa Industriale. 26mila ettari sono della Senathonol, una joint-venture italosenegalese controllata al 51 per cento da un gruppo italiano. Le rose sulle nostre tavole, e quelle che distribuiscono i migranti a mazzetti, vengono dall’Etiopia e si riversano nel mondo intero. Belle e profumate, rosse o bianche. Recise a braccia. Lavoratori diligenti, disponibili a infilarsi nelle serre anche con quaranta gradi. E pure fortunati perché hanno un lavoro.
Il loro salario? Sessanta centesimi al giorno!!!”.
Ora, dopo aver letto quanto sopra, mi auguro che molti miei connazionali, rivalutino quei pregiudizi fortemente manifestati in questi giorni nei confronti di quei migranti, che certamente dimostrano sì… d’aver bisogno, ma la cui soluzione non può essere realizzata con quanto finora compiuto o meglio, con le modalità che ben conosciamo e cioè di questa accoglienza infinita per tutti coloro che giungono nel nostro paese…
E’ evidente a tutti che così facendo il problema non verrà risolto… perché è alla fonte che va affrontato, sì… in quei paesi d’origine e l’Europa deve mostrarsi d’essere finalmente unito e non diviso per come finora ha fatto, ma soprattutto deve evidenziare principi di solidarietà nei confronti di quei paesi (che ben conosce… visto che riesce ancora oggi a sfruttarli…), che richiedono di ricevere da quei paesi ricchi, non solo carità, ma soprattutto sostegno per la loro crescita…
D’altronde diceva Pierre Rabhi: I Paesi del Terzo Mondo si percepiscono ormai come poveri, quando i loro territori celano immense ricchezze di cui si organizza il trasferimento verso Paesi già prosperi, per accrescerne ulteriormente la prosperità… 

Berlusconi: "Prometto di fare il bene dell'Italia"!!!

“Giuro di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità: Prometto di fare il bene di questo paese e di tutti gli Italiani”!!! 
Ahhhh… la mia mano… Ahhh….
COSI IMPARI A DIRE LE BUGIE!!!
Ma veramente c’è ancora qualcuno convinto che il “Cavaliere” si sia insediato in politica per fare gli interessi di questo paese…
Poveri illusi!!! 
La storia che avete già vissuto non vi ha insegnato nulla…???
Avete creduto per un momento che egli si fosse insediato lì… per il nostro bene??? 
Di una cosa comunque sono certo… i suoi se li è fatti benissimo!!!
Da quel maledetto anno 1994, l’anno in cui decise di scendere in campo -secondo le informazioni ufficiali d’allora- il “Cavaliere” deteneva un patrimonio (trasformato in euro) di circa 170 milioni di euro…
Oggi, se pur “poveretto” rispetto a molti suoi colleghi miliardari, non solo internazionali, ma anche nazionali… è riuscito con un ventennio di politica, ad incrementare quel proprio patrimonio, a quasi 3 miliardi…
Una strana circostanza… visto che la maggior parte di noi a causa della crisi mondiale si è ritrovato negli anni seguenti sempre più indebitato… ma egli stranamente, ha visto di contro crescere quel proprio utile, grazie all’ascesa del  fatturato delle aziende di famiglia…
Va tenuto conto inoltre, quella circostanza importante di aver dovuto detrarre dai propri utili, i pagamenti sostenuti per quei numerosi studi legali, che l’hanno difeso durante i processi cui è stato interessato, che l’hanno visto di volta in volta passare in giudicato di condanna per via di assoluzioni, declaratorie di prescrizione, amnistie e depenalizzazioni dei reati contestati.
Non va dimenticato infatti che l’ingresso in politica, lo ha certamente favorito in molti processi… in quanto egli ha potuto giovare di leggi approvate da quella sua maggioranza parlamentare, da egli stesso guidata… per ottenere tutte le necessarie assoluzioni o riduzioni di pena: non per nulla… tali provvedimenti, hanno suscitato intense diatribe politiche, meglio conosciute come “leggi ad personam”!!!
Ecco perché il “cavaliere” rimane attualmente un “pregiudicato” per la fedina penale, mentre per la Legge Severino è incandidabile e interdetto, ma con diritto di voto…
Ritorniamo comunque ai numeri… 
La verità e che molti cittadini, durante quella sua prima candidatura, avevano pensato quanto segue: “certo uno come lui… così capace e professionale, che dal niente è riuscito a farsi un impero, soprattutto pieno di soldi, non ha bisogno di fare politica per rubare o quantomeno non sara così ladro come tutti quei suoi predecessori…”!!!
Ecco… è su questo falso presupposto che egli ha potuto giocare e vincere la sua partita… già sull’ignoranza della gente, su quella loro convinzione che il possedere di per se una vita lussuosa… non determinava la ricerca morbosa di un’altra… ancora più faraonica!!!
Ma i numeri hanno parlato chiaro… ed il Cavaliere, grazie agli incarichi di governo, si è ritrovato a guadagnare oltre 400.000 euro al giorno… malgrado tutti quei costi sostenuti ed i vari impegni personali, tra cui la passione per il calcio e per i bunga-bunga…
Inoltre, nei primi anni ’90 il patrimonio immobiliare del “Cavaliere” era irrisorio… due semplici ville (ed Arcore ancora non esisteva…), oggi Mr. Paperon De Paperoni… deve in confronto ad egli… mettersi di lato!!!
Ville, appartamenti, resort, centri commerciali, villaggi turistici con centri benessere e quant’altro, non solo in Italia ma nel mondo intero… 
Grazie alla politica quest’uomo è riuscito ad entrare a far parte della classifica degli uomini più ricchi del mondo… 
Nel 2017 il “Cavaliere” è 199esimo con 7 miliardi, quindi possiamo dire che per egli, fare politica è stata una sorta di fortuna… tanto da permettergli un salto  verso traguardi… inimmaginabili!!!
Utili che grazie a quelle sue politiche di governo (certamente colluse…) hanno permesso a quelle società di crescere in maniera esponenziale… ed oggi, il rischio è quello di vedere una parte sana della nostra magistratura, indagare sui beni o su eventuali sperequazioni finanziarie… 
Motivo per cui oggi, scende nuovamente in campo, affinché possa mettersi a riparo da eventuali provvedimenti di sequestro o di confisca!!!
D’altronde gli accorgimenti compiuti in questi ultimi anni, attraverso la vendita di una grossa fetta di quel suo patrimonio, dovrebbe fare riflettere… 
Non per nulla sono quasi certo che nella prossima occasione, appena l’assegno di Murdoch salirà di quell’importo necessario… egli, in accordo con i propri figli, provvederà a vendere immediatamente le proprie televisioni e chissà se per evitare problemi personali, non decida di trasferirsi verso uno di quei paesi senza estradizione… 
Peraltro, qualcosa in questi anni è cambiato… ed ora egli è cosciente che questo è il migliore momento per riprendere in mano quel potere perso il 12 Novembre del 2011…
E’ necessario quindi ora (insieme ai suoi noti “lacchè”), compiere tutti i necessari provvedimenti per salvaguardare innanzitutto il proprio patrimonio e successivamente per evitare di restare coinvolto in circostanze spiacevoli, a causa di movimenti populisti che potrebbero ribaltare questa generale condizione del paese… totalmente assopita!!!
E’ arrivato quindi il momento di riprendere il comando perduto… e per farlo, gli è bastato semplicemente riproporre un nuovo contratto con gli italiani!!! 
D’altronde questi’ultimi, sono sempre pronti a farsi abbindolare da quelle promesse, che si sa, sin d’ora… non verranno mantenute!!!
Nel I Secolo Fedro riportava:Non bisogna mai fare società con i più forti e i più furbi, perché il debole o l’ingenuo, ne uscirà sempre con le ossa rotte”!!!

Berlusconi: "Prometto di fare il bene dell'Italia"!!!

“Giuro di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità: Prometto di fare il bene di questo paese e di tutti gli Italiani”!!! 
Ahhhh… la mia mano… Ahhh….
COSI IMPARI A DIRE LE BUGIE!!!
Ma veramente c’è ancora qualcuno convinto che il “Cavaliere” si sia insediato in politica per fare gli interessi di questo paese…
Poveri illusi!!! 
La storia che avete già vissuto non vi ha insegnato nulla…???
Avete creduto per un momento che egli si fosse insediato lì… per il nostro bene??? 
Di una cosa comunque sono certo… i suoi se li è fatti benissimo!!!
Da quel maledetto anno 1994, l’anno in cui decise di scendere in campo -secondo le informazioni ufficiali d’allora- il “Cavaliere” deteneva un patrimonio (trasformato in euro) di circa 170 milioni di euro…
Oggi, se pur “poveretto” rispetto a molti suoi colleghi miliardari, non solo internazionali, ma anche nazionali… è riuscito con un ventennio di politica, ad incrementare quel proprio patrimonio, a quasi 3 miliardi…
Una strana circostanza… visto che la maggior parte di noi a causa della crisi mondiale si è ritrovato negli anni seguenti sempre più indebitato… ma egli stranamente, ha visto di contro crescere quel proprio utile, grazie all’ascesa del  fatturato delle aziende di famiglia…
Va tenuto conto inoltre, quella circostanza importante di aver dovuto detrarre dai propri utili, i pagamenti sostenuti per quei numerosi studi legali, che l’hanno difeso durante i processi cui è stato interessato, che l’hanno visto di volta in volta passare in giudicato di condanna per via di assoluzioni, declaratorie di prescrizione, amnistie e depenalizzazioni dei reati contestati.
Non va dimenticato infatti che l’ingresso in politica, lo ha certamente favorito in molti processi… in quanto egli ha potuto giovare di leggi approvate da quella sua maggioranza parlamentare, da egli stesso guidata… per ottenere tutte le necessarie assoluzioni o riduzioni di pena: non per nulla… tali provvedimenti, hanno suscitato intense diatribe politiche, meglio conosciute come “leggi ad personam”!!!
Ecco perché il “cavaliere” rimane attualmente un “pregiudicato” per la fedina penale, mentre per la Legge Severino è incandidabile e interdetto, ma con diritto di voto…
Ritorniamo comunque ai numeri… 
La verità e che molti cittadini, durante quella sua prima candidatura, avevano pensato quanto segue: “certo uno come lui… così capace e professionale, che dal niente è riuscito a farsi un impero, soprattutto pieno di soldi, non ha bisogno di fare politica per rubare o quantomeno non sara così ladro come tutti quei suoi predecessori…”!!!
Ecco… è su questo falso presupposto che egli ha potuto giocare e vincere la sua partita… già sull’ignoranza della gente, su quella loro convinzione che il possedere di per se una vita lussuosa… non determinava la ricerca morbosa di un’altra… ancora più faraonica!!!
Ma i numeri hanno parlato chiaro… ed il Cavaliere, grazie agli incarichi di governo, si è ritrovato a guadagnare oltre 400.000 euro al giorno… malgrado tutti quei costi sostenuti ed i vari impegni personali, tra cui la passione per il calcio e per i bunga-bunga…
Inoltre, nei primi anni ’90 il patrimonio immobiliare del “Cavaliere” era irrisorio… due semplici ville (ed Arcore ancora non esisteva…), oggi Mr. Paperon De Paperoni… deve in confronto ad egli… mettersi di lato!!!
Ville, appartamenti, resort, centri commerciali, villaggi turistici con centri benessere e quant’altro, non solo in Italia ma nel mondo intero… 
Grazie alla politica quest’uomo è riuscito ad entrare a far parte della classifica degli uomini più ricchi del mondo… 
Nel 2017 il “Cavaliere” è 199esimo con 7 miliardi, quindi possiamo dire che per egli, fare politica è stata una sorta di fortuna… tanto da permettergli un salto  verso traguardi… inimmaginabili!!!
Utili che grazie a quelle sue politiche di governo (certamente colluse…) hanno permesso a quelle società di crescere in maniera esponenziale… ed oggi, il rischio è quello di vedere una parte sana della nostra magistratura, indagare sui beni o su eventuali sperequazioni finanziarie… 
Motivo per cui oggi, scende nuovamente in campo, affinché possa mettersi a riparo da eventuali provvedimenti di sequestro o di confisca!!!
D’altronde gli accorgimenti compiuti in questi ultimi anni, attraverso la vendita di una grossa fetta di quel suo patrimonio, dovrebbe fare riflettere… 
Non per nulla sono quasi certo che nella prossima occasione, appena l’assegno di Murdoch salirà di quell’importo necessario… egli, in accordo con i propri figli, provvederà a vendere immediatamente le proprie televisioni e chissà se per evitare problemi personali, non decida di trasferirsi verso uno di quei paesi senza estradizione… 
Peraltro, qualcosa in questi anni è cambiato… ed ora egli è cosciente che questo è il migliore momento per riprendere in mano quel potere perso il 12 Novembre del 2011…
E’ necessario quindi ora (insieme ai suoi noti “lacchè”), compiere tutti i necessari provvedimenti per salvaguardare innanzitutto il proprio patrimonio e successivamente per evitare di restare coinvolto in circostanze spiacevoli, a causa di movimenti populisti che potrebbero ribaltare questa generale condizione del paese… totalmente assopita!!!
E’ arrivato quindi il momento di riprendere il comando perduto… e per farlo, gli è bastato semplicemente riproporre un nuovo contratto con gli italiani!!! 
D’altronde questi’ultimi, sono sempre pronti a farsi abbindolare da quelle promesse, che si sa, sin d’ora… non verranno mantenute!!!
Nel I Secolo Fedro riportava:Non bisogna mai fare società con i più forti e i più furbi, perché il debole o l’ingenuo, ne uscirà sempre con le ossa rotte”!!!

L'Avv. Antonio Fiumefreddo, salva la Società "Riscossione Sicilia" dalla messa in liquidazione!!!

Il nostro paese a differenza di altri, si contraddistingue solitamente per una fastidiosa consuetudine: quella di non saper mai riconoscere i meriti degli altri!!!
Tende principalmente a privilegiare o ancor meglio ad esaltare, i propri di meriti o quelli certamente, di quanti loro vicini tra parenti, familiari o amici…
Ecco quindi che le coccarde vengono solitamente date a chi difficilmente le merita, a chi non fa mai nulla per il sociale o per migliorare questo stato di cose, a chi solitamente è raccomandato, a chi occupa quelle posizione autorevoli o privilegiate, i quali vengono regolarmente adulati, da quei suoi ruffiani concittadini…
Per tutti gli altri, per chi dimostra d’essere stato capace di compiere il proprio dovere, ancor più se questo è realizzato  per fini prettamente sociali e con gravi ripercussioni personali, ecco per quest’ultimi, l’unico sentimento che viene corrisposto è l’ingratitudine!!!
Anzi, ciò che si manifesta nell’opinione pubblica (per quei benefici indirettamente ricevuti) è un vero e proprio attacco personale, verso per l’appunto chi è stato capace di opporsi a quel sistema clientelare, che basa quella propria sopravvivenza, sul continuo scambio illecito di favori e protezioni, non soltanto nei rapporti comuni sociali, ma bensì in quelli politici e amministrativi…
Per aver violato ora quel meccanismo collaudato, ecco che si scatenano, nei confronti di questa cosiddetta “pecora nera”,  tutta una serie di giudizi oltraggiosi, simboleggiati da violenze verbali, colme di rancore e rabbia…
La maggior parte delle persone difatti, pur di non dover manifestare la propria gratitudine, diventano ingrate e rancorose, in particolare proprio su chi contrariamente, meriterebbe quel loro necessario sostegno…
Ciò è dovuto, per come riportavo sopra, a quella difficoltà generale di saper condividere, nei confronti degli altri (più meritevoli), quei sentimenti positivi… 
E’ infatti per questi motivi che la maggior parte dei miei conterranei, ricorre a seguire una strada diversa, quella cioè di diventare antagonista di quei soggetti, ponendosi di fatto contro, quel singolo che li sta aiutando… 
I beneficiari di quell’operato compiuto (da quello stimato individuo…), non possono accettare che il clamore derivato da quelle azioni, venga proiettato esclusivamente su quegli unici soggetti (a loro modo di vedere immeritevoli), probabilmente perché quell’improvviso (altrui) successo, non proietti su di essi, quella momentanea verificatasi notorietà…

Ecco perché a differenza di molti miei concittadini, desidero esprimere un plauso all’Amministratore unico di “Riscossione Sicilia”, Avv. Antonio Fiumfreddo, circostanza quest’ultima che ho potuto personalmente manifestare alcuni giorni fa casualmente, all’interno del Tribunale di Catania (incoraggiandolo ad andare avanti senza timori e soprattutto, senza farsi condizionare da quelle ricevute intimidazioni…): situazione che ha saputo dimostrare, attraverso l’operazione di rottamazione delle cartelle esattoriali, raccogliendo il quinto posto nel nostro paese per volume di adesioni e con il ricavato dell’aggio – oltre 1,5 Miliardi di euro – iniziare a riconsiderare la possibilità di salvare la società di riscossione, dalla messa in liquidazione…
Avvocato… i miei complimenti!!!

Inefficienze e sprechi nelle Pubbliche Amministrazioni ci costano ben 16 Miliardi!!!

Che la pubblica amministrazione non funzioni, sarà per lo meno trent’anni che se ne parla…

Che si sia fatto nel frattempo qualcosa per eliminare quelle irregolarità… è solo una fantasia…
D’altronde questa condizione è andata bene a molti, a tutti coloro che volevano che questo sistema non funzionasse…
Mi riferisco a molti nostri governanti, i quali hanno fatto s’ che il posto pubblico diventasse la principale aspirazione delle masse…
Inoltre, attraverso quelle raccomandazioni, hanno ambito controllare quelle posizioni concesse…
Quest’ultimi, inquadrati (negativamente) hanno fatto sì che quel sistema venisse pian piano… condizionato, affinché quei meccanismi di corruzione che ben conosciamo, potessero alimentarsi ed oliarsi…

Come dimenticare quelle assenze ingiustificate, quei tesserini timbrati illecitamente, la montagna di bustarelle e di tangenti, tutte richieste e ricevute prima dell’espletamento delle proprie funzioni…
Un sistema clientelare adottato all’interno di quegli uffici e dove, soltanto con gli omaggi è possibile far procedere le pratiche presentate…

Ma non vi sono solo gli apparati istituzionali, ma anche quelli politici, quelli legati alla sanità, alle consulenze, all’istruzione e via discorrendo… da tempo ormai sottoposti al vaglio delle procure nazionali
Sono stati stimati in 16 miliardi di euro (ogni anno) gli sprechi della pubblica amministrazione che si potrebbero risparmiare…
Se, poi a quanto sopra, si aggiungono tutte quelle spese riconducibile ai falsi invalidi o a chi percepisce deduzioni fiscali non dovute o ancor peggio agli esorbitanti costi derivanti dalla gestione del patrimonio immobiliare, ecco che si comprende come i milioni di euro persi… sono quantomeno il doppio!!!

Non dimentichiamoci che stiamo esaminando esclusivamente dati certi… perché all’appello mancano quelli derivanti da evasione, corruzione e quant’altro…

Sono soldi pubblici che ovviamente vanno ad incrinare o quantomeno a diminuire le esigenze di quei servizi indispensabili, di cui i cittadini avrebbero realmente bisogno… come ad esempio la sanità, i trasporti, la pubblica istruzione e la giustizia!!!
Ed invece, proprio a causa di quegli sprechi, le persone in questo paese non solo soffrono… ma ahimè muoiono!!! 

D’altronde un paese “democratico come il nostro, che non è in grado di proteggere i propri cittadini andrebbe totalmente riveduto…
Ma la nostra si sa… non è per nulla una “democrazia”, bensì rappresenta perfettamente una “oligarchia”, dove difatti il potere è detenuto sotto forma di regime politico e quello amministrativo è caratterizzato dalla concentrazione nelle mani di una minoranza ristretta, per lo più operante a esclusivo vantaggio personale e contro gli interessi della maggioranza…

Ma gli Italiani si sa… hanno una particolare propensione ad essere sottomessi e in quella loro indole sperano sempre che ci sia un uomo che risolva tutti i loro problemi: un tempo era l’imperatore, quindi il monarca, il dittatore ed infine questi ultimi anni i nostri inconcludenti premier… da Prodi a Berlusconi e per ultimo Renzi…

Si resta sempre in attesa di qualcuno che ci salvi, ma nel frattempo la barca con tutte quelle falle (che noi cittadini, di volta in volta e sempre a nostre spese, andiamo tappando…) va sempre più… a fondo!!!

Sono 5000 i miliardi di lire depositati in Svizzera, che ora si sta tentanto di convertire…

Mi permetto di pubblicare una notizia interessante di Giovanni Maria Bellu.
Una gara contro il tempo tra la moneta e la giustizia. 
Una gara emozionante e avvincente, decisa da una modifica delle regole  introdotta quando mancavano pochi metri al traguardo. 
E una cifra colossale (circa 2,5 miliardi di euro, vale a dire circa 5000 miliardi di vecchie lire) che in attimo diventa carta straccia. 
O forse no.
E’ infatti in corso un’azione legale per ridare vita a tutti quei soldi. 
Per rimettere in corso, e convertire in euro, quei 5000 miliardi. 
Un’azione sostenuta da  Luciano Faraon, avvocato settantaduenne di Rovigo, col sostegno morale, o per meglio dire la benedizione, di Maria Bolognesi, mistica veneta morta nel 1980 e beatificata nel 2013 da Papa Francesco.

Un attimo di pazienza. 
La vicenda, raccontata nell’ultimo numero dell’Espresso, è solo apparentemente intricata. 
Per comprenderla è sufficiente tornare indietro di poco più di quattro anni, agli ultimi mesi del 2011. Un momento storico per l’Italia. 
Era appena finita, con le dimissioni da presidente del Consiglio, l’era di Silvio Berlusconi e si era appena insediato il governo Monti. 
Che, tra i tanti provvedimenti economici volti a salvare l’Italia dalla catastrofe economica, ne adottò uno a cui pochi fecero caso. 
Ma che gettò alcune decine di persone molto facoltose nella disperazione. 
Il termine ultime per convertire le lire in euro, fino a quel momento fissato al 28 febbraio del 2012, fu anticipato di due mesi. 
La scadenza divenne l’ultimo giorno del 2011. Una decisione tecnica del governo più tecnico della storia, finalizzata – come tutte le altre – a recuperare un po’ di soldi a favore delle esangui casse dell’erario. 
Pochi ci fecero caso perché l’euro aveva sostituito la lira da quasi dieci anni e la maggior parte degli italiani aveva provveduto alla conversione nei giorni o al massimo nei mesi successivi. 
Le lire ancora presenti  nelle case erano costituite da qualche manciate di monete-ricordo o, al massimo, da qualche banconota di piccolo taglio. 
Degli effetti dell’anticipazione del termine ultimo per la conversione si è parlato in questi anni in relazione a casi singolari come il ritrovamento, nel doppio fondo di un mobile ereditato da un vecchio zio, di tesoretti nascosti e, ormai, perduti per sempre.  
Ma allora perché quella minoranza di facoltosi fu presa dal panico?
Anche in questo caso, la spiegazione è semplice. Si chiama evasione fiscale. 
Già, perché una parte considerevole delle vecchie lire giaceva all’estero, in particolare in Svizzera, custodita nelle confortevoli casseforti delle banche. 
E i correntisti miliardari non avevano ancora proceduto alla conversione perché temevano che, in quel momento, l’evasione fiscale sarebbe stata rilevata e contestata come reato. 
Questo quando le somme accumulate erano il frutto del mancato pagamento delle tasse. Figuriamoci poi se derivavano da attività illecite. Quindi, meglio attendere. 
Per tutto il tempo disponibile: dieci anni. 
Il tempo che fa scattare la prescrizione di quel genere di reati.  
Quei due mesi in più, la scadenza  al 28 febbraio del 2012, erano importantissimi: erano esattamente l’arco di tempo in cui procedere alla conversione delle lire senza correre rischi. 
Ecco anche perché la decisione del governo Monti  fu un’autentica mazzata.
Ma nel novembre del 2015 la partita inaspettatamente si riapre.  
Un cittadino che ha rivenuto tardivamente qualche decina di milioni di vecchie lire (uno di quei casi singolari dei tesoretti nascosti nei mobili e nei materassi)  contesta  la legittimità dell’anticipazione del termine e  la Corte costituzionale gli dà ragione.   
La norma varata dal  governo Monti è incostituzionale. 
Una decisione che, tuttavia, non basta a risolvere il problema perché  la Banca d’Italia interpreta la sentenza in modo restrittivo. 
La possibilità di procedere alla conversione è accordata solo a quanti entro il 28 febbraio del 2012 ne avevano fatto richiesta.  
E i  proprietari dei miliardi svizzeri erano rimasti immobili. 
Un po’ per le preoccupazioni di natura penalistica di cui si è detto, un po’ perché era difficile immaginare quello che la Corte costituzionale ha deciso tre anni dopo.
Ed è questo uno degli argomenti dell’avvocato Faraon. che, sentito dall’Espresso, ha definito “assolutamente illecita” l’interpretazione che la Banca d’Italia ha dato della sentenza della Consulta. 
A questo argomento si aggiunge il fatto che il trattato di Maastricht non stabilisce che gli Stati debbano porre un termine per la conversione. Che, infatti, in diversi paesi, tra i quali la Germania, non esiste. 
Ma lo spiraglio più concreto è offerta da un emendamento del Movimento 5 stelle al decreto Milleproroghe che, se accolto, impegnerebbe il governo a dare a tutti – anche a quanti non ne fecero richiesta – la possibilità di procedere alla conversione.
L’attivismo dell’avvocato Faraon, per un verso ha ridato speranza ai facoltosi, per altro verso ha rinnovato i loro timori. 
A quanto pare, infatti, di quei  5000 miliardi hanno incuriosito l’Ufficio di informazione finanziaria della Banca d’Italia, l’organismo che segnala alla Guardia di Finanza e alla Direzione investigativa antimafia le operazioni sospette. 
Il dubbio è che non tutti quei soldi siano il frutto di “semplici” evasioni fiscali ma anche di traffici sporchi.
Resta da spiegare cosa c’entri in tutto questo la beata  Maria Bolognesi.  Anche in questo caso, la ragione è semplice: l’avvocato Faraon è un suo devoto. 
Tanto che presiede il Centro intitolata alla futura santa. 
E ha predisposto un piano di rientro che prevede che i miliardari donino proprio all’associazione Maria Bolognesi il tre per cento delle somme. Che, in tutto, corrisponde alla bellezza di 75 milioni di euro. 
Naturalmente un’altra percentuale andrebbe alle casse dello Stato. 
Con soddisfazione di tutti, sostiene l’avvocato: dei  santi come dei peccatori. 
Ma, forse, non di quanti hanno sempre pagato le tasse.

Un discendete del "Faraone Tutankhamon" ha trovato i miliardi per realizzare il ponte sullo stretto…

Il ponte si farà… 

Sì…correva voce nel 1864 che la Società delle Ferrovie fosse interessata a realizzare il ponte…

Ora, dopo quasi duecento anni… ci si veglia da quel sonno profondo e non sapendo di cosa discutere si prospetta per l’ennesima volta, la storia del ponte!!!
Ecco allora che, un discendente della dinastia dei faraoni dell’antico Egitto, ricordando quanto i propri avi avevano già immaginato… e riprendendo quelle iscrizioni sulle pareti ritrovate all’interno di quelle camere mortuarie, ecco che, promuovendosi a nuovi mecenati (ma utilizzando i nostri soldi… quelli cioè dello Stato…) sperimentano di realizzare quelle opere grandiose, lasciate finora incompiute…    
Ma dove trovano quei denari… è ovviamente un mistero… comunque la propaganda politica dice che ci sono 8 miliardi di euro a disposizione…
Il problema è adesso individuare in quale voce, questi, sono stati accantonati!!!
Ed allora “Sì al Ponte sullo Stretto perché è di centrosinistra creare condizioni che favoriscano collegamenti agevoli, connessioni con il resto del mondo, sviluppo e occupazione”… 
Si dimentica che alcuni anni fa… erano proprio loro, quelli del centrosinistra, a gridare che il progetto “avrebbe favorito la mafia” ed oggi, forse perché con quella stessa mafia ci vanno a braccetto e si fanno affari… va tutto bene!!!
Dopotutto se la Sicilia ha bisogno di infrastrutture più moderne, di reti idriche funzionanti, di ammodernare i propri ospedali, di risolvere i problemi dei rifiuti, di realizzare nuove condotte per le acque bianche e nere, d’ampliare aeroporti e porti, non è per loro un problema o meglio, per ora, non può essere affrontato!!!
Se inoltre, questa nostra regione si ritrova –a differenza di quanto ci viene raccontato– in completo abbandono, in uno stato d’anarchia assoluta, con una gestione amministrativa pessima e “collusa” e con quel mondo “clientelare e politico/mafioso” che ha di fatto reso inevitabile i commissariamenti e l’utilizzo “in deroga” delle risorse pubbliche… l’importante è che si pensi al ponte!!!
D’altronde, parte di quelle opere sopra descritte, avrebbero dovuto essere di fatto, le reali necessità di questa nostra terra e non sentire ripetuti quei proclami futili… anche perché sappiamo bene che “con i se e con i ma”, si fanno attraversare mari e monti, senza però costruire alcun ponte…
Ho letto alcuni giorni fa che il Cipe ha approvato la destinazione di fondi comunitari per la spesa corrente e che il governo nazionale è stato costretto a prendere questo tipo di provvedimento, per consentire alla regione di coprire un buco finanziario. 
Come sempre, ci viene ripetuto che questa sarà l’ultima volta, che non è più tollerabile eliminare il terreno sotto i piedi delle nuove generazioni e che non possiamo distrarre risorse dal progresso e dal futuro!!!
La verità è che nessuno ha ancora chiesto a noi siciliani se il ponte lo vogliamo o forse, come già accaduto, si spera di prenderci per la gola o per meglio dire… per il posto di lavoro, convincendoci che questa occasione è la nostra principale priorità.

I posti di lavoro verrebbero occupati egualmente, attraverso una serie d’interventi necessari… e non ci sarebbe alcun bisogno -almeno in questa fase- di prevedere l’inizio dei lavori su un ponte che non darebbe, visti i tempi di realizzo, benefici immediati…
Non dimentichiamo inoltre, che la realizzazione di un opera “faraonica” come questa, creerebbe un potenziale pericoloso e dove certamente le associazioni criminali, sia siciliane che calabresi, faranno in modo di confluirci in tutti i modi…
Basti vedere quanto oggi scoperto sulle tangenti e le corruzione sul treno di Malpensa…
Questo nostro paese va -come ripeto ormai da troppo tempo- ripulito da questo marciume e forse chissà, tra qualche anno, senza tutti questi loschi e corrotti individui, presenti tra gli imprenditori, politici, dirigenti delle PA e uomini delle istituzioni, si potrà prendere in considerazione la possibilità di realizzare questo “benedetto” (o come finora dicono in molti “maledetto”…) ponte!!!
Già quel ponte: fra la disperazione e la speranza è una buona dormita!!!

Grazie ai terremoti… sono stati spesi ben 122 MILIARDI!!!

A dirlo è uno studio di Mediobanca, la quale ha calcolato il costo sostenuto dalle PA per i sismi che si sono succeduti dal terremoto del Belice del 1968 a quello dell’Emilia nel 2012…

Nei 44 anni trascorsi dal sisma del Belice a quello dell”Emilia, sono stati spesi la bellezza di 122 miliardi, la media di circa 3 miliardi l’anno…
Una completa follia… se si pensa che con quei soldi, si sarebbe potuto fare prevenzione e sicuramente si sarebbero potute salvare migliaia di vite…
Ed invece, si è preferito continuare per mezzo secolo nella stessa maniera, affinché quanto probabile a causa della natura ( è previsto un terremoto di magnitudo Richter di 5,5° ogni tre anni…) diventasse business… per quegli “indegni”.
Bisogna ricordare inoltre, che in questi anni sono stati fatti dei tentativi per introdurre una polizza assicurativa obbligatoria contro le probabili catastrofi, ma stranamente queste proposte, non sono state mai definite… e dire che una polizza obbligatoria per ciascun immobile, inciderebbe circa 100€/l’anno, se consideriamo una spesa irrisoria per i proprietari, ma garantirebbe certamente una ricostruzione celere e soprattutto, senza incidere nelle casse dello Stato!!!
Ma come sempre da noi, dopo che le tragedie accadono, ci si ricorda di queste polizze assicurative ed allora tutti quei “geni” seduti lì a Roma… fanno adesso a gara, per ripetere come pappagalli quanto hanno appena scoperto…
State certi comunque che anche con queste eventuali polizze –siamo purtroppo in Italia, dove niente si fa per niente– ci sarà la solita truffa organizzata e qualcuno (o meglio in molti…) con le mani già all’interno di quei gruppi assicurativi, si arricchirà ancor di più di quanto finora non abbia fatto…  
Io resto sempre dell’idea che la prevenzione è l’unica strada veramente sicura…
Si tratta di verificare la messa in sicurezza di tutto il nostro territorio, provvedendo ad adeguare gli edifici -nelle zone più a rischio di sismicità, incentivando -grazie ad opportuni investimento- quei lavori necessari ad adeguare non solo le abitazioni, ma in particolare gli edifici pubblici…
Si poteva fare di tutto per migliorarlo questo paese!!!
Oggi per esempio si potevano cacciare fuori da quel funerale tutti quei “personaggi in cerca d’autore“… seduti lì in prima fila!!! 
Ma da noi si sa… si parla… si parla e si continua soltanto a parlare, senza mai concludere niente o meglio, sperperando inutilmente quei nostri soldi pubblici e lasciando viceversa a noi, la conta di tutti quei morti!!!

La mafia… ha conquistato Londra!!!

Roberto Saviano è intervento al Parlamento britannico su invito del parlamentare laburista David Lammy, ex ministro dell’Università…
Quanto segue, rappresenta il proprio intervento:
Se si chiede quale sia il Paese più corrotto al mondo, la risposta più immediata è dettata dal grado di corruzione percepita. 
Magari si penserà al Messico, ai Paesi latinoamericani, a quelli africani, al Medio Oriente, all’Italia. 
E invece il più corrotto è l’Inghilterra, ma non di una corruzione che riguarda gli amministratori pubblici, i poliziotti, i sindaci, ma di una corruzione che è consustanziale al sistema economico. 
Il sistema economico inglese si alimenta di corruzione. 
E in tutto questo il governo e i cittadini britannici non si sono davvero resi conto dell’emergenza che sta attraversando il Paese.
Nel 2015 la National Crime Agency pubblicò un report i cui dati sono estremamente importanti. Il report spiegava che “ogni anno centinaia di miliardi di dollari di provenienza criminale quasi sicuramente continuano ad essere riciclati attraverso le banche del Regno Unito e le loro filiali”. 
E aggiungeva che “l’entità del riciclaggio dei proventi criminali è quindi una minaccia per l’economia e la reputazione del Regno Unito”. 
Di lì a poco anche il primo ministro David Cameron avrebbe espresso il suo impegno dichiarando: “Il Regno Unito non deve assolutamente diventare un paradiso fiscale per soldi sporchi di tutto il mondo”. 
Eppure non è andata così.
In un documento molto interessante pubblicato da Transparency Uk a marzo del 2015 sul mercato immobiliare londinese come rifugio di capitali segreti e soldi sporchi, si parlava di soldi provenienti dalla corruzione, ma non veniva mai citata la parola mafia, né mai si è parlato di organizzazioni criminali. 
Il motivo è semplice: tranne che per rarissimi casi, in Inghilterra la mafia non si vede e non si sente. 
Non ci sono cadaveri sulle strade né sparatorie. In Messico o in Italia tra cadaveri, sangue e sequestri di droga non è possibile pensare che la mafia non esista. 
A Londra esiste ma è silenziosa, agisce nell’ombra… e soprattutto non ha l’odore acre del sangue, ma quello rassicurante dei soldi.
Senza il riciclaggio, il denaro delle mafie sarebbe un ricavato inerte. 
È necessario, invece, che rientri in circolo: il problema delle organizzazioni criminali non è fare soldi, ma riciclarli. 
E nel Regno Unito, secondo le stime di associazioni non-governative, vengono riciclati 57 miliardi di sterline (ovvero 74 miliardi di euro). 
Proventi illeciti che, dopo essere stati opportunamente ripuliti, vengono rimessi in circolo. In silenzio, i capitali criminali si muovono e minano la nostra economia e le nostre democrazie. In silenzio.
La City di Londra, insieme a Wall Street, è la più grande lavanderia al mondo di denaro sporco del narcotraffico. 
Londra è un sistema finanziario internazionale da cui passano transazioni da tutto il mondo per il valore di bilioni di sterline ogni anno e offre i servizi finanziari più ricercati. 
Ma non è tutto, perché oltre a questo, la capitale inglese si trova al centro del più importante sistema offshore del mondo.
Molti capitali internazionali che passano attraverso le dipendenze della Corona Britannica (come Jersey) e i territori d’Oltremare (come le Isole Cayman) – paradisi fiscali per eccellenza – vengono poi incanalate verso le banche della City e quando arrivano a Londra sono già stati ripuliti anche se originariamente erano sporchi. Come rivelò nel 2013 uno studio basato su inchieste di Transcrime (il Centro di ricerca sulla criminalità transnazionale dell’Università Cattolica di Milano) tutte le principali mafie italiane sono presenti nel Regno Unito con i loro affari. 
Uno studio di Transparency International del 2015 ha contato 36.342 immobili in un’area di 6 km quadrati a Londra di proprietà di società di copertura. 
Mentre il 75% degli immobili attualmente sotto indagine nel Regno Unito per reati legati alla corruzione sono registrati in paradisi fiscali. 
A Londra il 90% degli immobili di proprietà di società straniere sono di società registrate in paradisi fiscali.
È così che interi quartieri di Londra si stanno svuotando, diventando luoghi di investimento. Entrano i soldi, escono le persone.
Finalmente la stampa inglese si è accorta di questa vera e propria occupazione finanziaria della propria città: qualche giorno fa ha fatto rumore l’inchiesta del Guardian sul grattacielo residenziale più alto di Londra: St George Wharf Tower, un grissino di cemento di 50 piani dove i 214 appartamenti di lusso sono perlopiù intestati a magnati stranieri quando non posseduti da società offshore. 
Una torre con tutti gli optional che rimane vuota per la gran parte dell’anno, mentre la maggior parte dei londinesi non riesce nemmeno più a trovare un affitto accettabile: le case non servono per essere abitate, ma per fungere da casseforti di cemento, che custodiscono denaro, spesso riciclato.
Tra un mese la Gran Bretagna sarà chiamata a votare al referendum sulla cosiddetta Brexit, per esprimere la propria opinione sull’uscita o meno dall’Europa.
È fondamentale tenere presente che ci sono ambiti – come la sicurezza e la giustizia – in cui non si può agire isolati. 
Quando si parla di criminalità organizzata, di terrorismo, di narcotraffico, non esistono confini. Saremmo degli illusi a pensarlo.
Come si può pensare di affrontare qualcosa che è per definizione internazionale con strumenti nazionali?
Il Regno Unito non può più fare finta di nulla. 
Ora ha i dati, i risultati delle inchieste, gli avvertimenti degli esperti e delle autorità. 
Ora è il momento di muoversi, di fare qualcosa contro il denaro criminale, prima che il denaro criminale si compri tutta la Gran Bretagna.

La Sicilia incapace di spendere i milioni della Comunità Europa…

Il programma di sviluppo rurale prevedeva di distribuire circa 2 miliardi di euro tra gli anni 2007-2013…
E dire che in molti hanno festeggiato per essere stati capaci di utilizzare il 98% di quelle risorse con una perdita per mancato utilizzo di circa 21 milioni…
Quanto sopra però – come sempre quando si fanno i conti – non corrisponde al vero infatti:
– il Tar ha annullato l’assegnazione di 320 milioni per le colture bio;
– 8.000 aziende aggiudicatarie potrebbero essere costrette a tornare indietro 180 milioni;
– dalla capitale debbono ancora giungere 500 milioni di euro per far chiudere in pareggio il bilancio;
A quanto sopra bisogna ricordare che l’Assemblea regionale siciliana prima della fine dello scorso anno era stata costretta a varare l’esercizio provvisorio di bilancio… tra mille polemiche e i franchi tiratori ne avevano di fatto bocciato il documento economico finanziario…
Inoltre l’assessore alla Economia A. Baccei a seguito di una trattativa con il governo nazionale, ha ottenuto il trasferimento di un miliardo e 400 milioni, di cui 900 milioni previsti nella legge di Stabilità e 500 milioni che dovrebbero essere riconosciuti alla Sicilia per un credito fiscale. 
Il problema è che tutti questi soldi andavano spesi entro il 31 dicembre 2015… e quindi l’Unione Europea taglierà alla Sicilia fondi per ben 21 milioni e 500 mila euro… ( erano 100 i milioni… ma per fortuna si è rimediato negli ultimi giorni dell’anno) semplicemente perché non si è stati in grado di utilizzarli!!! 
Un spreco che di fatto toglie queste grosse disponibilità all’isola, che sarebbero potute servire per finanziare quanti ne avevano fatto richiesta…
Si perdono quindi per incapacità dell’amministrazione, milioni di euro che avrebbero finanziato agriturismi, energie rinnovabili, infrastrutture, ecc… e che purtroppo, non saranno realizzate…
A quanto sopra, vanno aggiunte le frequenti truffe messe in atto dalle associazioni criminali che attraverso l’uso “fittizio” di centinaia e centinaia di ettari di terreno, richiedono e ottengono fondi da Bruxelles…
Sono somme che dovrebbero essere destinate a migliorare quegli stessi fondi o la loro gestione, incrementando la qualità dei prodotti, incentivandone il marketing e soprattutto creando nuova occupazione… 
Ma quanto sopra il più delle volte non si realizza…
Infatti nella pratica molti di quegli incentivi non vengono minimamente utilizzati per quegli scopi, anzi tutt’altro… grazie agli inadeguati controlli (quasi mai regolari e soprattutto non accertati da più ispettori) e soprattutto alla disponibilità di quanti preferiscono partecipare a quella corruzione…
Il meccanismo attuato… è molto più usuale di quanto si credi ed è compito infatti del nucleo anti-frode del reparto dei Carabinieri, scoprire man mano tutti quegli intrecci che vengono ad emergere… 
Collegamenti ben instaurati tra imprenditori e dipendenti dell’Agea, che dimostrano come quei legami si fossero negli anni concretizzati, determinando gli ormai noti provvedimenti… che hanno quale effetto sovente, l’emissione di tutte quelle ordinanze di custodia cautelare, di cui ormai tutti… siamo veramente stanchi!

Un cavaliere dal cuore d'oro…

Miliardari di tutto il mondo… doniamo!!!
Con questa incredibile proposta, due degli uomini più ricchi del mondo, Bill Gates e Warren Buffet, lanciano ai ricchi di tutta la terra una sfida senza precedenti e cioè, devolvere la metà del proprio patrimonio in beneficenza.
Il loro obbiettivo e superare i 500 miliardi di dollari…
Il patrimonio attuale di Bill Gates raggiunge i 54 miliardi di dollari e come dichiara lui stesso… si può vivere bene anche soltanto con la metà…
Mentre i restanti 27 miliardi potrebbero andare a sostenere la fame nel mondo, la povertà, la ricerca per combattere le malattia, incentivare la cultura e migliorare l’ambiente.
Il problema ora è convincere gli altri ricchi del pianeta (sono riportati nella rivista Forbes e sono circa 500…) a devolvere parte del loro patrimonio in opere benefiche sia in vita che anche dopo la morte… attraverso un lascito testamentario…

L’iniziativa è ufficialmente partita e vedremo in quanto tempo si riuscirà nell’intento…
Pensavo… che se quei soldi venissero investiti per salvare il Pil del nostro paese… allora si che ci ritroveremo tra qualche anno ancor più indebitati e senza nuovamente un dollaro… dove andrebbero a finire… lo sapete già, non c’è bisogno di aggiungere nulla…
Ovviamente a questa iniziativa filantropica pensate che da noi qualcuno possa stare con le mani in mano…
Non siamo a quei livelli… ma qualche milioncino da suddividere c’è… meno giocatori…meno vallette… meno politici… o almeno prendere giovani che costano meno… ed il problema è affrontato!!!

Ecco quindi che anche il nostro plurimiliardario – Cavaliere – sta pensando di realizzare una mensa per i poveri… non nella sua Milano… ma per le famiglie in difficoltà della capitale…
La notizia è stata data dall’amico imprenditore Pellegrini a Radio Capital, riportando che il Cavaliere è voluto andare in prima persona in una mensa dove ogni sera cenano centinaia di persone indigenti…
Pellegrini ha dichiarato che: è venuto da me perché ha voluto verificare di persona come funziona il nostro ristorante e mi ha detto che sarebbe suo desiderio realizzarne almeno uno, forse a Roma. Ma mi ha anche parlato dell’idea di aprirne in diverse regioni…
Un gesto importante che, se portato avanti, sarà certamente da tutti apprezzato…
Io avrei anche pensato al nome… “DAL CAVALIERE” mi ricorda quello del mio amico Alfonso di Omegna, portava un titolo simile… e chissà se questo nome non porti fortuna allo stesso presidente…
Certo, ora ci aspettiamo che Renzi ( dopo aver copiato quasi tutto il programma propagandato a suo tempo nel programma presentato da Vespa) rilanci ed accogliendo la proposta… non trovi i soldi per realizzare una mensa… nei capoluoghi di tutta l’Italia, dopotutto questi sì… che sarebbero finalmente soldi spesi bene!!!
Speriamo che almeno questa non diventi anch’essa… un’ennesima illusione!!!

Swissleaks… ma che fine hanno fatto quei nomi???

Già, sono passati cinque anni da quando la talpa informatica Hervé Falciani, ha consegnato alla procura di Torino l’elenco dei nominativi italiani con un conto presso la sede elvetica della HSBC…
Gli anni sono passati e dopo quel grande polverone,  le indagini “stranamente” si sono arenate… ma perché…???
Chi erano questi nostri connazionali che hanno pensato di depositare, somme considerevoli, in uno di quei noti paradisi fiscali???
Non è che ora che si è scoperto che in quella lista, ci sono nomi altisonanti delle nostre istituzioni, si è deciso di coprire quanto emerso e ci si giustifica con problemi legali e burocratici???
Si chiama “Lista Falciani” e tutti a quanto sembra… stiano litigando per prenderne il possesso…
Già, dalle Procure della repubblica, alla Guardia di finanza, fino ai servizi segreti!!!
Si parla di centinaia e centinaia di milioni di euro… si avete capito bene, per fare un esempio… gli eredi del costruttore Bruno De Mico sono titolari di una somma intorno ai 500 Milioni di euro… ed è lo stesso imprenditore, che negli anni 80′ fu coinvolto per la famosa tangentopoli…
Poi ci sono un elenco di nomi famosissimi… tralascio tutti i nominativi che tanto potete trovare sul web… perché ciò che m’interessa fare emergere… è che questi rappresentavano la punta di quelle note società di cui il nostro paese andava fiero… per esempio c’era chi, era presidente di Telecom Italia, chi amministratore delegato di Benetton,  poi ci sono centinaia d’imprenditori, giornalisti, rettori d’Università, manager, stilisti, cantanti, commercianti, piloti, professionisti ed anche molti sconosciuti che nel silenzio più assoluto, depositavano i loro fondi presso questa banca…

E’ ricordiamoci che stiamo parlando di una banca… in Svizzera ce ne sono circa un centinaio, suddivise tra banche cantonali (sono 24 e agiscono principalmente nel loro cantone e rappresentano le istituzioni finanziarie fondamentali), poi ci sono le banche private (certamente il tipo di banca in Svizzera più conosciuto e più utilizzato nel mondo), le banche cooperative (sono quelle che si trovano tipicamente nelle zone rurali e sono legate al territorio ed intervengono a sostegno di quelle popolazioni a dimensioni ridotte), ed infine, ma non meno importanti, le banche islamiche (inaugurate nel 2006 con il preciso obbiettivo di indirizzare in Svizzera un tipo di clientela medio-orientale, particolarmente ricco e che, a causa dei dettami della Legge Coranica non si potevano affidare alle banche tradizionali).

Quindi come si può vedere… se dovessero saltare tutti i nominativi presenti presso le altre banche… chissà, per evasione, forse un buon 15-20% finanziario del ns. paese, andrebbe sicuramente arrestato!!!

Si tenga inoltre conto che parliamo di una lista antecedente il 2007 perché l’anno successivo, lo stesso consulente, consegno alla magistratura francese un’altra lista…

Ora che in quella lista, ci fossero anche i nomi di alcuni nostri parlamentari è risaputo… dopotutto in quale occasione (rara) i nostri politici, non vengono scoperti di aver violato le nostre regole, non solo fiscali ma soprattutto morali???
Non bisogna dimenticare inoltre, che molti di quei conti sono stati in gran parte chiusi, avendo avuto (il nostro ex presidente del consiglio) l’idea geniale di farli rientrare… attraverso il famoso “scudo fiscale” in modo tale che quei fondi, da tempo accantonati da, società (plusvalenze), da persone fisiche (pagamento di tangenti, politica ) ed anche da quelle associazioni criminali (narcotraffico, estorsione, prostituzione, armi, gioco, produzione e distribuzione beni, sequestri, riciclaggio di denaro sporco, ecc…) tutti “ripuliti” attraverso il pagamento di una irrisoria percentuale imposta, a conferma quindi, che quanto ideato dall’ex ministro Giulio Tremonti, sia servito esclusivamente a consentire il rimpatrio di una parte di quei capitali, illegalmente esportati all’estero ( sì perché di questo nessuno ne parla… sembra quasi che ci abbiano fatto un favore per averli riportarli qui… ) trasformando di fatto, questa operazione illecita, in un salvacondotto generale… la mafia in particolare su quest’aspetto… ovviamente ringrazia!!!
Sicuramente, prima che la lista esplodesse… qualcuno certamente ne sarà venuto a conoscenza… ed è il motivo per cui, quel tesoro valutato in circa 7 Miliardi di euro (quota rappresentativa dei 7.500 nominativi italiani) prima del 2007 è stato ben svuotato… ed i soldi trasferiti presso altri paradisi fiscali o rientrati grazie alle riforme del Cavaliere…    
Per correttezza e precisione, bisogna aggiungere che non tutti i clienti di quella banca considerarsi evasori fiscali… in quanto trasferire denaro in una banca svizzera (se dimostrati i movimenti contabili e finanziari e soprattutto, se opportunamente segnalati nella dichiarazione dei redditi ) o possedere un conto estero, non è un reato…
Altra cosa, è quanto realizzato dalla maggior parte di quei nominativi…
E’ finito comunque il tempo dei “spalloni”, di quanti cioè facevano la spola nascondendo denaro nei sedili delle auto o in posti impensabili, in quanto adesso il nostro paese è giunto ad un accordo con le banche della Confederazione Svizzera, che saranno così obbligate, a dare informazioni sui loro clienti italiani, cade così finalmente, uno dei paradisi fiscale per gli evasori di casa nostra!!!
Ritornando comunque all’origine dell’articolo, sembrerebbe che tra quei famosi conti, ci siano anche sostenitori dell’attuale premier Matteo Renzi… ma soprattutto nominativi… che oggi… non debbono essere scoperchiati!!!
Altra circostanza assurda è che, mentre la nostra Gdf su oltre 3200 ispezioni ha fatto emergere soltanto 190 evasori, la polizia tributaria inglesi, ne ha individuati ben 3.600 ( di cui ben 1.264 di quel’elenco hanno sfruttato lo scudo fiscale…), comunque… una certa discordanza esiste, perché ne mancano esattamente 2.236 – sempre se… – come diceva un mio professore universitario d’Analisi 2 – la matematica non è un’opinione!!!
Comunque, tra prescrizioni, silenzi, ostacoli nelle indagini, procedure legate alla lentezza della nostra giustizia, condoni fiscali, interpretazioni delle leggi, si è permesso alla fine, a quanti hanno patteggiato, pagando l’eventuali sanzioni… di uscirsene… come si dice da noi in Sicilia… “cu na mangiata i… pasta“!!!
Dopotutto perché meravigliarci… è sempre la solita via di fuga offerta a tutti questi “ordinari” lestofanti… che trovano sempre grazie a questo Stato… la possibilità d’esser garantiti, mentre di contro, a noi –che rappresentiamo la maggioranza dei cittadini onesti– non resta che affliggerci per questa condizione d’ingiustizia, ove delinquenza, disonestà e immoralità hanno quotidianamente a predominare e dove, situazioni come queste, vengono di volta in volta… premiate!!!

Previsti 28 miliardi di euro per le infrastrutture in Sicilia, disponibili soltanto cinque…

Qualcosa bisogna pur inventarsi per sperare alle prossime elezioni… di accaparrarsi i voti di noi siciliani!!!
Ecco quindi che nel programma propagandistico del Presidente del Consiglio Renzi, redatto in collaborazione con il ministro Del Rio ed il ns. governatore Crocetta, si è giunti a dichiarare investimenti per ben 28 miliardi – non di vecchie lire…. ma di euro – per le infrastrutture nella ns. regione…
Le somme serviranno a realizzare nuove autostrade, porti, ma soprattutto quella rete ferroviaria realizzata ai tempi dei Savoia nel 1863… ampliata negli anni, ma rimasta oggi alla medesima velocità d’allora…
Adesso dopo quasi 150 anni… ci si ricorda delle infrastrutture mancanti…, sarà forse causa di quel viadotto crollato sulla autostrada Catania – Palermo, ma una cosa è certa, finora di noi siciliani, se n’e sono tutti dimenticati… in particolare i primi ad averci scordato… sono proprio quei conterranei, che eletti nel corso di questi anni, siedono ancora lì a Roma… senza fare nulla per la loro regione…
Si parla di priorità, di strategie, di masterplan…
I programmi sono bellissimi sulla carta, anche illustrati, tutti fantastici progetti realizzati in render 3D da ottimi studi d’ingegneria…, tutte iniziative però… che dovrebbero essere realizzate nella pratica… e qui purtroppo viene l’inghippo…
Già sui 28 miliardi necessari per realizzare il totale delle opere… c’è la sola disponibilità di cinque… come si dice… meglio questo che niente… e va be… intanto per cominciare è già qualcosa poi si vedrà, speriamo di non dover dar modo a “Striscia la notizia” di mostrare in tv…, ulteriori ed inconcludenti opere pubbliche rimaste incompiute nel ns. territorio!!!
L’hanno chiamata la cura del ferro… sì eravamo diventati “anemici”  e adesso si tenta di colmare quel divario che esiste tra l’Italia ( in particolare del centro-nord ) e la Sicilia… treni ad alta velocità permetteranno in 45′ minuti di attraversare l’isola, da Catania a Palermo in meno di un’ora… ve lo immaginate… (debbo dire che in auto… a volte ci si riusciva pure… ma quelli erano altri tempi… lontani e soprattutto ci si sentiva un po’ ribelli come James Dean… ) adesso in auto ci vogliono circa 3 ore e mezza… una follia e dobbiamo attendere due anni per vedere realizzato il nuovo viadotto… ai tempi dei romani ci si sbrigava prima!!!
Ovviamente si dovrà mettere mano al portafoglio anche per tutte quelle strade provinciali giunte a modello colabrodo, con tutte quelle buche… dove le concorrenti trazzere di campagna risultano essere più percorribili…
Ed infine, come non parlare di corruzione e malaffare… pensate veramente che su questi stessi cinque miliardi di euro… la mafia non ci abbia già fatto su un pensierino…???
A quest’ora si stanno organizzando nuove imprese con i necessari requisiti per la partecipazione, per questi appalti, si staranno scomodando personaggi all’interno delle istituzioni per pilotare le gare, si starà cercando d’infiltrare i propri uomini per orientare al meglio la propria candidatura, ecc…, ecc…, e vedrete come durante i lavori, emergeranno (come ormai consuetudine), tutta una serie d’indagini che confermeranno eventuali associazioni mafiose, inadempienze societarie, contrattuali, conflittualità con le normative vigenti, agevolazioni e raccomandazioni, tangenti, concussioni, il classico giro di mazzette…
Attuato meccanismo di quel solido e ben collaudato sistema, fatto di complicità e connivenze, difficile da sradicare poiché, parte integrante di questo tessuto sociale…
Qualcuno ha dimenticato, che il Contratto Istituzionale di Sviluppo, istituito dall’art. 6 del D.lgs 88/2011, rappresentava già uno strumento per la realizzazione tempestiva e trasparente di grandi infrastrutture di servizio pubblico, in particolare proprio per la rimozione di quegli squilibri economici e sociali, presenti tra le varie regioni… ma cosa se ne fatto… è un mistero…
E cosa dire della direttrice ferroviaria Messina-Catania-Palermo sottoscritta da tutti i soggetti (vedasi foto allegata) presentata in data 28 Febbraio 2013 e dove, a poco più di due anni… si è ancora qui a parlarne… 
2,426 miliardi di euro già provvisti di copertura e di cui oggi non se ne sa nulla… 
Per favore… basta con le solite chiacchiere!!! 

E.N.I.: indagata ancora per tangenti in Nigeria…

E’ passato meno di un anno dall’inchiesta su una maxi tangente algerina di Saipem e di quei 123 milioni trovati in Asia – precisamente 100 milioni a Singapore ed altri 23 milioni ad Honk Kong – e dove secondo il gip, questa tangente fruttò a Saipem sette contratti d’appalto…
Su quanto sopra, si aggiungevano tutta una serie di rogatorie in Libano e su partecipate società costituite tramite fiduciarie svizzere a Panama., ed ora,  la procura di Milano ha aperto un nuovo versante, su una presunta corruzione internazionale da parte di Eni in Nigeria…
Bisogna inoltre ricordare che, sempre nello scorso anno, Saipem – società del gruppo – è stata condannata dal Tribunale di Milano a 600.000 euro di multa e alla confisca di 24,5 milioni di euro – sempre per corruzione internazionale in Nigeria – ma la cosa strana è che Saipem pur avendo ricorso in appello è condannata, ai suoi cinque manager imputati, non è successo nulla… in quanto hanno potuto usufruire dell’estinzione del reato per prescrizione…
Gli uomini della Gdf di Milano, la scorsa settimana si sono recati nella sede della società per notificare un avviso di garanzia per corruzione internazionale alla persona giuridica Eni in base alla legge 231 sulla responsabilità delle aziende per illeciti commessi dal management e una richiesta di esibizione di una serie di atti relativi al “resolution agreement” del 27 aprile 2011 fra Eni e il governo nigeriano per il giacimento petrolifero offshore Opl 245…
Secondo l’inchesta, ENI versò un miliardo e 92 milioni di euro su un conto intestato al governo nigeriano presso la Banca JP MORGAN CHASE di Londra e successivamente il governo nigeriano girò il denaro su un conto riferibile all’ex ministro dell’Energia nigeriano, ritenuto dalla procura il vero titolare della società che detiene appunto i diritti della concessione petrolifera.
Sembra che la vicenda sia emersa a causa di un mancato pagamento pattuito di intermediazione, che è sfociato a Londra in una causa civile, da lì la vicenda è divenuta di dominio pubblico ed è così che gli atti sono stati trasmessi alla procura di Milano.
Tangenti sempre e ovunque tangenti… tutto ciò che sappiamo – noi comuni mortali – è che vengono girati tantissimi soldi… certo capire dove finiscono e chi se li intascati, resta sempre un mistero, anche perché non dobbiamo dimenticare che si parla di denaro in nero, senza ricevute e/o bonifici bancari… ed è sempre più difficile capire quanti di questi soldi finiscono per vere esigenze societarie o incassati direttamente nelle casse dei partiti o in qualche conto estero di chissà – non mi meraviglierei – ns. politici…
Ovviamente quando nel mio precedente post, parlavo di distorsioni nei pagamenti della pubblica amministrazione, intendevo proprio quelle cause – derivanti appunto da tutte una serie di trame sotterranee – che hanno ovviamente provocato questo attuale indebitamento dello Stato, maggiorato certamente a causa, sia dall’aumento degli importi d’appalto, che dai maggiori interessi pagati…
Se si pensa che in un solo anno, l’indebitamento pubblico è aumentato di circa 90 Miliardi di Euro… fatte le dovute proporzioni, una grossa fetta di questi è certamente finita in tasca a qualcuno…, non potrò dirvi a chi, non ne conoscerò mai i nomi, non saprò individuarne le professioni e purtroppo, non avrò alcuna capacità di capirne i motivi – se non l’unico il denaro – che abbia potuto ispirare ad una elevazione nello “status sociale”, posizione cui intendevano far parte…, ma di una cosa comunque sono certo, stiamo semplicemente… parlando di LADRI!!!

Redditi nascosti per 17,5 Miliardi di euro…

Dall’inizio di quest’anno i controlli della Gdf ha portato ad individuare quasi 5.000 evasori!!!
Sembra che i redditi nascosti sono pari a circa 17,5 miliardi di euro, una montagna di denaro che se proporzionata al numero irrisorio degli evasori scovati, rappresenta soltanto la punta di un iceberg di ciò che rappresenta l’evasione nel nostro paese…
Denunciarne quindi circa 1.800 serve a poco, se tanto alla fine si continua come se nulla fosse…
Ho letto che molti di queste attività sono totalmente sconosciute al fisco e soltanto attraverso società di comodo, parallele alla stessa o facenti parte di un medesimo gruppo, riescono a evadere alla faccia dei contribuenti ” onesti “… 
Se a questo si aggiunge che in molti di questi casi, si fa uso di manodopera irregolare, e soprattutto senza alcuna prevenzione di sicurezza nei luoghi di lavoro…
Ovviamente la contraffazione è quella in cui si realizzano i maggiori introiti ed in un paese nel quale l’apparire è più importante dell’essere, ecco che tutti coloro ( e sono la maggioranza…) che desiderano avere un oggetto di valore o di moda… non potendo permetterselo, puntano sul falso… ed allora ecco imitazioni di orologi, occhiali, borse, vestiario, scarpe, ecc… , prodotti contraffatti alla perfezione che crea un giro d’affari fondamentale per l’industria criminale…
Marchi copiati che vengono poi rivenduti da tutti quei poveri extracomunitari che per pochi euro rimangono a vendere intere giornate sotto il sole e sicuramente di notte vengono utilizzati per lo spaccio di stupefacenti…
Un’Italia dedita ad occultare i veri redditi e ad investire i maggiori utili realizzati illecitamente in altri mercati, questa volta regolari, sui quali creare nuove società, che possano rappresentare agli occhi di tutti, quel fiore all’occhiello, quel modello da imitare e dove vengono rispettate tutte le regole e tutte le leggi in vigore…
Già, perché grazie a questa possibile, il suo amministratore ( in pochi anni… ) può crearsi un nuovo e perfetto profilo da “gentiluomo”, diventare così un personaggio pubblico, iniziare a frequentare quei livelli sociali nei quali s’incontrano le persone che contano della città, da quelli politici a quelli del proprio settore, ed ancora, attraverso lo sviluppo di progetti di beneficenza e volontariato s’iniziano ad aprire nuove strade verso la solidarietà, diventando così agli occhi dei tanti, personaggi esemplari ( mentre si sta soltanto promuovendo se stessi ), ed infine grazie a qualche dichiarazione sulla legalità e sulla lotta contro la criminalità organizzata, si diventa protagonisti nei quotidiani e nelle televisioni locali…; ecco si è giunti all’obbiettivo…, adesso è di fondamentale importanza consolidare il piedistallo su cui si trova e tentare così di rimanerci il maggior tempo possibile…
E’ così che fanno in tanti…, ( e chissà forse qualcuno di questi che si spaccia per persona per bene… lo conoscete anche voi ) e nei casi in cui si accorgono di esser stati scoperti, allora, simulano una crisi aziendale, licenziano il personale e salvano i beni realizzati in altre società appena costituite…
Questa rappresentazione è soltanto una piccola porzione di quei comportamenti che sono del tutto italiani… e in questi purtroppo, ci sono coloro che sotto forma di corretti italiani li vanno ogni giorno compiendo…

Equità… una parola che manca nel ns. vocabolario…

Si parla di equità, di giustizia, di trovare quella giusta imparzialità, che, soprattutto in un momento come il nostro e cioè di profonda crisi, diventa di fondamentale importanza…
Agli occhi di tutti infatti, continuare ad operare attraverso scelte inique, potrebbe condurre chiunque a considerare queste, quasi fossero un’incitamento alla provocazione, dando inizio così a possibili giustificazioni e soprattutto azioni,  alle quali poi, certamente non si saprebbe come opporsi…
Quindi se da un lato, ogni giorno assistiamo inerti a qualcuno che si suicida poiché non riesce più a sopravvivere, perché si ritrova senza un lavoro, indebitato con interessi che aumentano esponenzialmente grazie a tassi da usurai ed infine dove, anche quella piccola speranza di credere in un paese che ti protegga e ti sostenga è ormai perduta…, ecco che se oggi assistiamo a questa cruda realtà, di contro abbiamo invece “super pensionati” che costano a questo ns. paese ben 13 miliardi di euro all’anno…
Sono circa centomila…, iscritti nell’albo d’oro delle pensioni, con numeri che vanno intorno alle €. 3.000,00 al giorno, si al giorno… non al mese, quelli sono €. 92.000!!!  
Ovviamente non sto qui ad elencarvi i vari nomi, che potrete comunque trovare sul web, ma ciò che sbalordisce è che questa nostra classe politica, non riesce a trovare un modo per frenare queste continue ingiustizie, non intervenendo dove c’è ne più di bisogno e parlo di tutti quei pensionati che debbono vivere con meno di €. 600,00 al mese…
Quindi da un lato si toglie e da un altro invece si continua ad elargire profumatamente, continuando con quanto nei periodi clientelari e truffaldini, si è voluto concedere… ed oggi purtroppo noi tutti siamo qui a subirne le conseguenze per quelle scelte scellerate!!!
Si qualcosa in questi anni è cambiato, ma siamo ancora lontani anni luce da quei criteri di EQUITA’ e GIUSTIZIA, che ancora da noi non vengono applicati…
Sono tutti così zelantemente precisi, ognuno di essi così diligenti nel proprio campo professionale, da assolvere o da non violare, quanto giustamente previsto nei regolamenti previsti per legge…
Sono tutti pronti a voler difendere chi oggi, suo malgrado, si ritrova a beneficiare di questi particolari benefici…
Ora, pur non conoscendo i reali numeri economici di questi soggetti, sono certo comunque che questi, non sono minimamente paragonabili ai versamenti effettuati nel corso degli anni lavorativi…
Se si vuole salvare ciò che ancora resta di moralità e di principio in questo paese è meglio, molto meglio, che i nostri politici inizino a darsi una mossa sotto il profilo di equità, prima che questa fragile coesione sociale che ancora ci tiene uniti, possa dare inizio a quanto la storia, in casi analoghi, ci ha già insegnato!!!

Caro Etnageo…

Anonymous – 27 gennaio 2013 12:55
Caro Costanzo, mi può delucidare sul MPS? 
Quali erano i vantaggi di comprare AntonVeneta? 
E Bersani pensa di sbranare chi lo accusa di complicità! magari sbranassero tutti quelli che ci hanno portato a fare un prestito di 3,9 miliardi di euro al MPS!
Etnageo


Caro Etnageo, 

leggo con piacere il suo commento, provo quindi a rispondere alle Sua richieste; La prego inoltre di perdonarmi se nel voler ricostruire la vicenda, attraverso quanto ho trovato in Web, posso aver commesso qualche errore… ( sin d’ora ringrazio tutte le varie fonti… ).

Iniziamo quindi dall’inizio:

Nel 1995 il Monte Paschi di Siena, venne privatizzato e la maggioranza ( il 55% ) passò alla Fondazione MPS attraverso i rappresentanti del Comune, presenti con membri quasi tutti dell’area PD.

La Fondazione fonda il proprio sostegno, soltanto sui dividendi mentre le sue quote, pian piano vengono cedute a vari personaggi ( Caltagirone – Gnutti – ecc… ). 
Nel contempo, per remunerare gli azionisti, inizia a vendere anche le sue proprietà, immobili quali la tenuta di Fontanafredda ed i palazzi Monte Mario a Roma, partecipazioni Bancarie di San Paolo e Generali e cede anche la Cassa di Risparmio di Prato…

Ora, è ovvio che chi ne gode sono i nuovi azionisti, perché si ritrovano a gestire i risparmi di tutti quei poveri  Senesi, che adesso non hanno più una Banca Pubblica solida ( e che… esisteva da più di 500 anni), ma una Banca privata, quotata in Borsa e immersa in speculazioni finanziarie…

Infatti, il valore prima della privatizzazione era di circa 20 Miliardi di euro, mentre oggi ne vale poco meno di 2, con un titolo in totale caduta libera, ogni giorno che passa…
Inoltre la Fondazione, si ritrova oggi a non essere più maggioranza e con circa 10.000 dipendenti che rischiano il proprio posto di lavoro…

Storia di un saccheggio ( dal Blog la ” Rete del Grillo “ riporto quanto segue… )
– Banco Santander compra Antonveneta per 6, 6 miliardi di euro
– Banco Santander si accorge di aver fatto un pessimo affare, scorpora Interbanca da Antonveneta, valutata 1,6 miliardi, e cerca un compratore, il valore della banca reale è di circa 3 miliardi
– Monte dei Paschi compra Antoveneta per 10,3 miliardi pochi mesi dopo
– MPS si accolla anche il passivo di Antoveneta per 7,9 miliardi
– MPS valeva all’epoca 9 miliardi e compra Antoveneta che ha metà dei suoi sportelli (1.000 contro 2.000) per una cifra, 10,3 miliardi, superiore allo stesso valore di MPS
– MPS non ha 10,3 miliardi, quindi si indebita, il titolo crolla
– Per questa operazione il presidente di MPS, Mussari (ex presidente anche della Fondazione MPS) viene premiato con la presidenza dell’ABI, senza che nessun partito o organo di vigilanza si opponga…
– La procura della Repubblica di Siena apre un’inchiesta sull’enorme minusvalenza dell’operazione Antonveneta.
Pari circa a circa 14 miliardi di euro, 28.000 miliardi delle vecchie lire, una finanziaria, uno scandalo che rischia di far impallidire la Parmalat
– La Fondazione MPS, azionista di maggioranza di MPS, indica all’assemblea dei soci della banca la nomina di Alessandro Profumo alla carica di presidente.
Profumo ex Ad di Unicredit è rinviato a giudizio al tribunale di Milano con l’accusa di frode fiscale:
– Profumo punta subito sulla riduzione del personale pari a 4.300 senza avviare una causa come MPS contro i responsabili del disastro.
– La Fondazione deve vendere parte della sua proprietà azionaria di MPS e passa dal 55% al 35%
– Per evitare il fallimento di MPS, Monti eroga un prestito di 3,9 miliardi, cifra equivalente alla Imu sulla prima casa…
– Si parla di un “buco” di 14 miliardi all’assemblea degli azionisti del 25 gennaio 2013, il buco a cui si riferisce era la sottrazione di valore attraverso le operazioni legate ad Antonveneta
– Lunedì 28 gennaio 2013 i Pm che indagano sull’affare Antonveneta scoprono bonifici internazionali per 17 miliardi…
– Subito dopo emergono somme rilevanti che sarebbero rientrate in Italia attraverso lo Scudo Fiscale voluto dal PDL e approvato grazie all’assenza in aula di molti deputati del PD…

Cosa dire di fronte a questo furto ai danni dei soliti poveri e disgraziati risparmiatori italiani, ora in questo periodo di dibattito politico, sentiamo come tutti i nostri politici si sentono sdegnati dalla vicenda,  sentiamo il Prof. Monti dire: se parlo Bersani mi sbrana…, mentre Ingroia giustamente, sente odore di tangenti…
Ora mi chiedo… come andrà a finire???
Fallimento, Liquidazione o Commissariamento…???
Ho sentito dire che a breve la Banca emetterà una sottoscrizione dei Monti Bond per 3,9 Miliardi, in linea con le richieste dell’Eba, l’Autorità Bancaria Europea ed inoltre sembra che ci possa essere la possibilità che la Fondazione Mps, possa procedere alla cessione di un pacchetto di partecipazione, abbassando così la soglia della Fondazione stessa…
L’indirizzo della Banca d’Italia è quello di fare pulizia nei conti, operando in maniera chiara, come dei veri e propri commissari, garanti sia del patrimonio che dell’amministrazione.
Speriamo comunque, di poter scoprire presto, chi c’è stato dietro a questa speculazione finanziaria, dove questi miliardari bonifici sono giunti, chi ne ha potuto beneficiare… e  soprattutto quanti hanno permesso nuovamente a queste somme di rientrare in Italia, dalla porta principale godendo del cosiddetto ” scudo fiscale “…

Come vado ripetendo…, in particolare a coloro che si stupiscono quando vengono investiti dagli scandali e sembrano cadere dalle nuvole…: se hai scelto di andare dove pioveva merda, significa che hai saputo sentire bene…  da che parte soffiava il vento !!! 

Un altro scandalo… i Derivati


Ditemi…, da quanto tempo vado ripetendo le stesse cose??? 
Quando scrivevo che i nostri tecnici della finanza, fossero tutti degli incompetenti o ancora meglio che fossero competenti nel voler truffare noi cittadini a favore del sistema bancario italiano, ecco che oggi, ancora una volta, mi ritrovo a dover assistere che purtroppo avevo ragione…
Quando a Gennaio la Morgan Stanley annunciò di aver ridotto l’esposizione verso l’Italia di circa 2,5 miliardi di euro, nessuno ne parlò, ne le Banche e neanche il nostro ministro del tesoro…, silenzio assoluto fu la parola d’ordine!!!
La Morgan Stanley, con questa manovra, aveva ridotto l’esposizione verso l’Italia di circa 3,381 miliardi di dollari, da 6,268 a 2,887 miliardi, circa 2.5 Miliardi di Euro, estinguendo titoli derivati acquistati negli anni 90…

Finalmente, aggiungiamo ulteriori prove su quanto riportavo pochi giorni fa, sulla politica italiana fatta e su quanto svolto dal Prof. Monti per salvare le amiche Banche…, una manovra economica, fatta con l’aumento dell’IVA…
Se poi a questo aggiungiamo gli aumenti fatti su altre voci, come quelli relativi ai rifornimenti, vediamo che lo Stato non sta facendo altro che incamerare più di quanto realmente necessario, il tutto secondo me, per prepararsi a qualche altra ” sofferenza nascosta ” più o meno conosciuta, che potrebbe sopraggiungere all’improvviso…

La nostra economia, ormai si legge ovunque è in totale crisi…, per non dire della crescita, che non presenta alcuna prospettiva e che, attraverso questa nostra politica, non riesce a trovare soluzioni adeguate per poter riemergere nuovamente…
I rischi connessi ai cosiddetti ” derivati ” erano già noti dal 2009 e proprio la Banca d’Italia evidenziava  l’urgenza di una riforma, di leggi e di regole, che proibisse i nostri amministratori pubblici, di utilizzare denaro pubblico, per interessi che certamente sfiorano il personali, investimenti ad alto rischio finanziario…, che hanno portato vantaggi certamente ad intermediari di amici broker e chissà se non ad altri..,
In ogni caso per le banche è stato un ottimo affare, commissioni su commissioni pagate da noi contribuenti, per vedere investiti tutti i nostri risparmi, pensioni, Tfr, ecc…, in operazioni che sono servite soltanto a quanti oggi, Vi stanno promettendo mari e monti… ( soltanto per salvaguardare i loro privilegi … ) attraverso le prossime elezioni!!!

Gli inizi di… Berlusconi

Desideravo condividere un articolo interessante che ho letto in http://www.investireoggi.it/forum/gli-inizi-di-berlusconi-vt19455.html e che qui riporto…
Il prodigioso imprenditore che costruisce un impero partendo dal nulla, intende forse per “nulla” i capitali miliardari ricevuti a partire dai primi anni Sessanta, dalle finanziarie elvetiche Finanzierungesellschaft für Residenzen Ag. di Lugano, Aktiengesellschaft für Immobilienlagen in Residenzzentren Ag di Lugano (costituita a Lugano il 19 settembre 1968), Cofigen Sa di Lugano [La Cofigen Sa risulta controllata dalla Banca della Svizzera Italiana (al 50 per cento) e dalla svizzera Privata Kredit Bank (al 48 per cento)] , Eti Holding Ag di Chiasso???
Sia la FinanzierungeselIscbaft ftir Residenzen, sia la AktíengeselIschaft fúr Immobilienlagen in Residenzzentren, sono legalmente rappresentate dall’avvocato ticinese Renzo Rezzonico, un avvocato d’affari votato al più ferreo segreto professionale. 

Le due finanziarie elvetiche risultano controllate dalla Discount Bank Overseas Limited, società con sede a Tel Aviv (Israele) e filiali anche a Lugano, Ginevra e Milano.

E’ dietro lo “schermo fiduciario” della controllante Discount Bank Overseas che si celano i veri promUn torrente di denaro anonimo domiciliato in Svizzera, convogliato in società italo-svizzere operanti in Italia e intestate a prestanome: come la Edilnord Centri Residenziali S.a.s. (intestata prima alla cugina di Berlusconi, Lidia Borsani, quindi a sua zia Maria Bossi vedova Borsani), e la Italcantieri S.r.l. (costituita a nome del “praticante notaio” Renato Pironi e “casalinga” Elda Brovelli). 

Perché le citate finanziarie svizzere, a partire dal 1963, affidano anonimi miliardi dell’epoca a un anonimo giovanotto milanese di nome Silvio Berlusconi? E perché tali capitali vengono convogliati in società italo-svizzere operanti in Italia e intestate a prestanome? E di quale tipo di capitali si tratta? 

Per cercare possibili risposte, occorre prima scoprire l’esatta identità e la reale natura della Finanzierungesellschaft für Residenzen Ag, della Aktiengesellschaft für Immobilienlagen in Residerizzentren Ag, della Cofigen Sa e della Eti Holding – un obiettivo arduo, poiché la loro funzione è precisamente e prioritariamente quella di “schermare” e celare gli interessi che le sottendono e i capitali che le sostanziano: non a caso, la loro domiciliazione è in terra elvetica. Motori-finanziatori della Finanzierungesellschaft e della Aktiengesellschaft.

È dietro lo “schermo fiduciario” della controllante Discount Bank Overseas che si celano i veri promotori-finanziatori della Finanzierungesellschaft e della Aktiengesellschaft.
La Cofigen Sa risulta controllata dalla Banca della Svizzera Italiana (al 50 per cento) e dalla svizzera Privata Kredit Bank (al 48 per cento).

La Banca della Svizzera Italiana è controllata da Tito Tettamanti, finanziere vicino alla massoneria internazionale, fervente “anticomunista”, al centro di mille legami affaristici e trame finanziarie 1177 tra l’altro in rapporti con uno dei legali di Licio Gelli, l’avvocato Giangiorgio Spiess.

La Privat Kredit Bank risulta controllata all’83 per cento dalla Cofi-Compagnie de l’Occident pour la Finance et l’Industrie; il controllo della Cofi è suddiviso tra la Banca della Svizzera Italiana di Tettamanti, la Société de Banque Suisse, e la milanese Cassa Lombarda. “Ma proprio dalla Cofi discende un’altra sorpresa della nebulosa Berlusconi. Fino al 1977, infatti, la Cofi si è chiamala Milano Internazionale Sa, con sede in Lussemburgo. Il 99,9 per cento di questa società era controllata da una sigla italiana, la Compagnia di Assicurazioni di Milano con sede nel capoluogo lombardo, in via dell’Auro 7. A colpire l’attenzione è il nome del rappresentante legale di quest’ultima società: il senatore Giuseppe Pella, scomparso da molti anni. Pella era stato leader della destra democristiana e aveva ricoperto nei governi centristi cariche di rilievo: tra le altre il ministero delle Finanze, quello degli Esteri, e per un breve periodo, fino alle sue dimissioni nel gennaio 1954, addirittura la Presidenza del Consiglio"1188.

La Eti Holding Ag era stata costituita a Mendrisio nell’aprile 1969 (verrà liquidata nel 1978), con un capitale di 50 mila franchi svizzeri suddiviso in 50 azioni da mille franchi. Soci fondatori tre svizzeri: il ragionier Arno Ballinari e l’avvocato Ercole Doninelli con un’azione ciascuno1199, e le restanti 48 azioni intestate a Stefania Doninelli (moglie di Ercole) in nome e per conto della Aurelius Financing Company Sa di Chiasso.

"Parte da qui il gioco delle scatole cinesi: la Aurelius, fondata l’11 aprile del 1962, ha un capitale sociale di 50 azioni, come la Eti. E, come nella Eti, Doninelli e Ballinari detengono una azione a testa. Il pacchetto di maggioranza, 48 azioni su 50, è in mano allo svizzero Angelo Maternini e all’italiano Dino Marini, che agiscono per conto della Interchange Bank. E il gioco delle scatole prosegue … "2200.

La Interchange Bank era stata fondata nel luglio 1956, con un capitale sociale di 400 mila franchi svizzeri. Tra i soci fondatori (svizzeri, italiani e venezuelani), tre nomi interessanti: il costruttore milanese Botta, lo svizzero Alfredo Noseda (coinvolto in uno dei primi scandali finanziari elvetici per esportazione di capitali e frode fiscale), e “L’italiano di Caracas” Angelo Maternini; nel 1957, nella compagine azionaria della Interchange Bank era entrato un secondo “finanziere di Caracas” Remo Cademartori, che ne aveva assunto la presidenza dopo aver sottoscritto l’aumento di capitale sociale a un milione di franchi svizzeri; successivamente, erano entrati il cittadino svizzero residente a Corno Umberto Naccaroni (1959), il duo Ercole Doninelli-Arno Ballinari (1961), e infine, nel 1965, due nuovi “venezuelani” residenti a Caracas: W. Gerry William Rotenburg Schwartz e Abramo Merulan, "Quando conferisce i capitali che, di passaggio in passaggio, arriveranno alla Italcantieri di Berlusconi, nel 1973, la Interchange Bank è già in liquidazione. La procedura, avviata nell’ottobre del 1967, si prolungherà fino al 15 dicembre 1989, data della definitiva liquidazione della società. A gestire la liquidazione saranno Pierfrancesco e Pierluigi Campana, Guido Caroni, Enzo Tognola; personaggi, l’ultimo in particolare, che appartengono all’area politico-finanziaria di Gianfranco Cotti, potente ex parlamentare della Democrazia Cristiana svizzera e dirigente della Fimo, la chiacchierata finanziaria di Ercole Doninelli, un altro dei finanziatori nascosti di Berlusconi"2211

Come la Cofigen Sa ha il suo “uomo forte” nel finanziere Tito Tettamanti, cosi la ETI Holding Ag è nel nome e nel segno del finanziere, Ercole Doninelli2222 e della sua Fimo2233 finanziaria svizzera fondata nel 1956 (con la quale ha a che fare lo stesso Tettamanti).

"La Fimo è clamorosamente finita sotto inchiesta in Italia nel 1989, quando il ragioniere milanese Giuseppe Lottusi venne colto sul fatto a riciclare, per conto della società svizzera, i soldi della mafia colombiana2244. I magistrati italiani sospettano che tramite i canali del narcotraffico giungessero in Svizzera anche una parte dei ricavi delle tangenti pagate ai politici italiani. La Fimo è sotto inchiesta anche in Francia, per riciclaggio di denaro sporco, e in Belgio, per la bancarotta fraudolenta della Pibi Finance di Jean Verdoot, morto misteriosamente a Ginevra all’inizio del ‘93 dopo un incontro con i vertici della Fimo (che da parte loro negano l’incontro). Inoltre la Fimo è sotto inchiesta per bancarotta fraudolenta in diverse procure del Friuli e del Veneto per il crac delle società legate alla Sirix Intervitrum e al gruppo Cofibel francese e Pibi Finance belga. Per lo stesso motivo è stata aperta un’inchiesta anche in Olanda, dato che alcune società del gruppo si trovano in quella sede. La Fimo è accusata di aver partecipato al riciclaggio delle tangenti Enimont, delle tangenti ENI, delle tangenti IRI, è coinvolta collateralmente nelle inchieste sulla Sanità, nel caso KolIbrunner, nel caso Fidia, nelle tangenti della Carlo Gavazzi [ … ]. Uno dei fiduciari dell’area Fimo, Giancarlo Tramezzani, è morto in circostanze misteriose il 17 settembre 1993, a poche ore dall’arrivo in Ticino [del magistrato] Antonio Di Pietro, che indagava sui risvolti elvetici dell’affare Enimont"2255.

La Fimo ha sede al n° 89 di via San Gottardo, a Chiasso, presso lo studio legale Doninelli2266. Una società collegata alla Fimo, la Fidinam, ha gli uffici al n° 2 di boulevard Royal al Lussemburgo: nello stesso edificio ha sede una importante società del gruppo FININVEST, la Silvio Berlusconi Finanziaria2277.

L’ambigua finanziaria elvetica Fimo estende i suoi tentacoli affaristici anche in Italia: non solo mediante società collegate2288, ma anche attraverso una stranissima “Fimo italiana”. La Fimo italiana, intestata ad anonimi, opera nel Nord Italia, a Chiasso, nel Liechtenstein, e i suoi legali rappresentanti e prestanome riconducono alla Interchange Bank di Chiasso, e a finanziarie del giro Lottusi-Doninelli; vi è connessa una ragnatela di case d’arte e gallerie che si estende da Milano a Como, dall’Alto Lario a Lugano e a Londra2299.
Nel consiglio di amministrazione della Fimo ticinese il 9 febbraio 1993 entra Valentino Foti, nato a Fürci Siculo (Messina) e residente a Milano. Attraverso la sua finanziaria Valfin, nel 1989 Foti aveva conteso a Silvio Berlusconi la Villa Belvedere di Macherio (messa all’asta dalla Provincia di Milano); successivamente, Foti è finito in carcere, in Belgio, perché coinvolto in uno scandalo finanziario.
* * *
Ma il 7 ottobre 1968 (cioè pochi giorni dopo la costituzione della Edilnord Centri Residenziali sas di Lidia Borsani & C.), a Lugano, la Discount Bank Overseas Limited aveva dato origine a una società “gemella” della Edilnord, la luganese Telecineton Sa, col medesimo fiduciario Renzo Rezzonico, e con scopo sociale attività nel settore televisivo.
Nel rapporto Criminalpol dell’aprile 1981 che ha dato origine alla “operazione San Valentino”, veniva ricostruita la criminosa ragnatela affaristica tessuta dalla “mafia imprenditoriale” e dalla cosiddetta “mafia dei colletti bianchi” a Milano, attraverso decine di “società commerciali” dedite al riciclaggio di denaro sporco, e in rapporti con ambienti bancari e finanziari svizzeri: tra gli altri, con la Banca della Svizzera Italiana (Mendrisio, Lugano e Zurigo), il Credito Svizzero (Bellinzona, Chiasso e Zurigo), la Bankverem Schweízerischer (Chiasso), la Banque Société Alsacienne (Zurigo), la HandIess Bank (Zurigo), la Banca Hutton (Lugano), la Banca Rolmer (Chiasso), l’Unione Banche Svízzere; tra le società finanziarie: con la Finagest Sa (Lugano), la Copfinanz (Breganzona), la Traex Co. (Lugano), la Sogenal (Zurigo).

Il rapporto della polizia di Bellinzona nasce dalle indagini condotte da un funzionario “coperto” della polizia ticinese infiltratosi nel giro del narcotraffico internazionale: "Attraverso uno stratagemma sono entrato in contatto col finanziere brasiliano Juan Ripoll Mari 3388 personaggio che in Brasile gode di poderosi appoggi politici, specialmente quando era al potere l’ex presidente Collor, destituito perché coinvolto in uno scandalo legato a un vasto giro di trafficanti di cocaina e riciclatori… Juan Ripoll Mari dispone di quattro società-paravento panamensi dislocate a Lugano, dove tra l’altro è in contatto con un avvocato fiduciario con funzione di amministratore.. L’intenzione di Ripoll Mari era quella di riciclare 300 milioni di dollari provenienti dalla Francia, dalla Spagna e dall’Italia, oltre ad altri 100 milioni del gruppo terroristico Eta… A suo dire, il denaro fermo in Italia e da riciclare proveniva dall’impero finanziario di Silvio Berlusconi, attualmente alle prese con grosse difficoltà finanziarie” 3399.

Il 25 settembre, la polizia di Ginevra arresta tale Winnie Kollbrunner, trovata in possesso di titoli rubati provenienti da una stranissima rapina ai danni di una filiale romana del Banco di Santo Spirito. La Kollbrunner risulta avere “trattato, per mesi, operazioni di cambio valuta fra banche per tranches di 50 milioni di dollari la settimana. Nel passaggio si fingevano perdite sul cambio intorno al 6 per cento, una parte delle quali (generalmente il 4 per cento) andavano a ingrassare i conti in nero della Dc e del Psi. La Kollbrunner ha trattato anche affari immobiliari e operazioni di cambio [tra gli altri] con Paolo Berlusconi"4400. Ma l’ambigua Kollbrunner arrestata dalla polizia ginevrina è anche una stretta collaboratrice del ministro di Grazia e Giustizia Claudio Martelli (a carico del delfino di Craxi, infatti, la magistratura inoltrerà richiesta di autorizzazione a procedere per ricettazione).
Martelli e Craxi risulteranno essere stati i beneficiari del conto cifrato “Protezione” 633369, aperto presso l’Unione Banche Svizzere di Lugano dal faccendiere craxiano Silvano Larini (amico di Silvio Berlusconi, e tramite dell’incontro Berlusconi-Craxi sul finire degli anni Sessanta); nel conto “Protezione”, tra il 1980 e 1,81, affluì una prima tangente di 7 milioni di dollari pagata dal bancarottiere piduista Roberto Calvi con la regia del Venerabile maestro Licio Gelli – l’operazione venne concepita all’interno della Loggia P2 alla quale Berlusconi era affiliato, ed era a beneficio del padrino politico della Fininvest (e intimo amico di Berlusconi)
In seguito al fallimento della sua finanziaria svizzera Sasea Holding Sa (un crac da 4,5 miliardi di franchi svizzeri – circa 5 mila miliardi di lire), nel novembre 1992 il faccendiere italiano Florio Fiorini finisce nel carcere ginevrino di Champ Dollon per bancarotta.
Fiorini, nel 1980, era stato il direttore finanziario dell’Eni che, in combutta con Bettino Craxi e col bancarottiere piduista Roberto Calvi, aveva propiziato l’operazione piduista “conto Protezione” mediante un finanziamento dell’Eni per 220 miliardi di lire al Banco Ambrosiano. Ma Craxi e la Loggia P2 non sono stati i soli punti di contatto tra Fiorini e Berlusconi: "Florio Fiorini è sempre andato fiero dei suoi rapporti di amicizia con Silvio Berlusconi. A partire dal 1989, quando si mise in testa di fare affari nel settore dei mass media (Odeon Tv, Pathé cinema, Mgm), Fiorini usò quei rapporti come una specie di biglietto da visita in un mondo che gli era sconosciuto e che gli è poi risultato fatale. Ai tempi d’oro della sua Sasea, quando Hollywood sembrava a portata di mano, non si contano le interviste in cui Fiorini dava per imminente l’intervento al suo fianco dell’amico Berlusconi. Da parte sua la Fininvest di Berlusconi partecipò, in veste di finanziatore, alla disastrosa scalala alla Mgni tentata da Fiorini in coppia con Giancarlo Parretti. Un appoggio che è puntualmente ricordato dall’ex patron di Sasea nelle sue deposizioni ai giudici"4411. E mentre “l’amicizia” Fiorini-Berlusconi andava cementandosi, Fiorini era legato anche al boss mafioso (residente a Lugano) Michele Amandini4422 attraverso la finanziaria Blax Corporation di Vaduz (nel “paradiso fiscale” del Liechtenstein).

Oggi, dal carcere ginevrino dove è detenuto, Fiorini invia alla magistratura periodici “memoriali” nei quali ricorre spesso il nome di Silvio Berlusconi.

In un rapporto datato 27 novembre 1992 e inviato ai vertici della polizia cantonale ticinese, il già citato funzionario svizzero “infiltrato” nel narcotraffico internazionale scrive: “Agli inizi dei 1991 alcune informazioni confidenziali rivelarono che presso la Banca Migros di Lugano venivano riciclate forti somme di denaro provenienti dall’Italia… L’inchiesta produsse un primo significativo effetto il 13 giugno 1991, a Lugano, quando fürono arrestati tali Edu de Toledo e Donizete Ferreira Pena con circa un milione di franchi svizzeri in contanti. Unitamente a Gianmario Massa, cassiere della Banca Migros di Lugano (pure arrestato), i due erano intenti nell’operazione di parziale pagamento di una partita di 70 chili di cocaina giunta precedentemente a Rotterdam. La droga, proveniente dal Brasile, era stata ritirata da emissari della criminalità organizzata italiana”; secondo il funzionario, il riciclatore Giuseppe Lottusi “faceva capo, per le operazioni di riciclaggio, alla piazza finanziaria svizzero-italiana e, in particolare, alla Fimo Sa di Chiasso”.

Di sospetti rapporti tra società berlusconiane e gli ambienti finanziari italo-svizzeri legati alla “galassia Fimo” di Chiasso scriveranno le cronache giornalistiche nel marzo 1994, per una oscura vicenda inerente l’acquisto di un calciatore da parte del Milan-Fininvest. “Tutte le inchieste portano a Chiasso. Al numero 89 di via San Gottardo, dove ci sono le sedi di una finanziaria e di una banca che sono al centro di infinite indagini su mafia e tangenti. E dalle

quali si scopre che sono passati anche i soldi per il trasferimento di Gianluigi Lentini, l’attaccante granata acquistato dal Milan a suon di miliardi. A parlare della vicenda è stato Mauro Borsano [ex parlamentare Psi, e amico di Bettino Craxi, Nd-4], ex presidente del Torino, che ne curò la vendita nel marzo 1992. Davanti al Pm. Gherardo Colombo, l’ex patron granata ha ricostruito la trattativa e soprattutto i versamenti in nero estero su estero. Secondo Borsano, il primo accordo prevedeva un prezzo ufficiale di 14 miliardi e mezzo più un anticipo di 4 miliardi in nero. Per la gestione degli accrediti, Borsano si rivolge alla famiglia Aloisio, che controlla sia la banca Albis sia la finanziaria Fimo: entrambe di Chiasso, entrambe protagoniste di una selva di vicende giudiziarie. La più famosa è quella di Giuseppe Lottusi, il commercialista che attraverso la Banca Albis avrebbe trasmesso tutti i pagamenti del clan Madonia ai “narcos” colombiani. Per questi fatti, Lottusi è stato condannato a vent’anni in primo grado dai giudici di Palermo. Non solo. La sede di via San Gottardo è stata fatta perquisire un anno fa su richiesta di Antonio Di Pietro: grazie a questa struttura sono state distribuite a Dc e Psi tutte le mazzette del gruppo Eni. Si tratta di almeno sessanta miliardi. E intorno agli uomini della Fimo e delle sigle collegate le istruttorie si sono moltiplicate [ ]. Mauro Borsano ha rivelato al Pm Colombo che anche i soldi per la cessione di Lentini sono transitati attraverso questa rete. Il finanziere torinese ha spiegato di essersi messo in contatto con Emilio Aloisio, consigliere della Fimo, e di avere poi preso accordi per il versamento con Adriano Galliani, amministratore del Milan [ ].

I primi quattro miliardi vengono quindi depositati sulla Banca Albis nella primavera 1992. Da li si provvede a trasferirli alla società Cambio Corso di Torino, sempre di proprietà degli Aloisio, che consegna il controvalore in titoli di Stato a Borsano. La scelta di rivolgersi all’istituto ticinese è sorprendente: Lottusi era stato arrestato sei mesi prima e tutti i giornali avevano dedicato intere pagine ai suoi rapporti con la Banca Albis per il riciclaggio dei narcocapitali [ … ]. In tutto per il contratto di Lentini sulla Banca Albis viene versata una cifra compresa tra i 6 miliardi e mezzo e gli 8 miliardi e mezzo […]. I soldi del Milan sono arrivati dalla banca Ubs di Chiasso, però Borsano sospetta che non sia quella la sorgente dei fondi neri Ora i magistrati del pool “Mani pulite” cercano di capire quale sia la caverna del tesoro dalla quale attingevano le società del gruppo Fininvest"4433.

Attualmente il gruppo Fininvest è assai radicato in terra elvetica. "Non si tratta solo della parte “evidente” del gruppo, vale a dire il “Punto Milan Estero” di via Besso a Massagno, frazione di Lugano. Li ci si occupa dei tifosi rossoneri all’estero, e vi ha sede la Fininvest Services Sa, presieduta dall’ex presidente ticinese del partito liberal-radicale (maggioranza relativa) Pierfelice Barchi ’ uno dei più potenti notabili del cantone (il suo studio legale difende tradizionalmente gli imputati di mafia). L’impero berlusconiano viene piuttosto gestito dagli uffici della Fiduciaria di

Giorgio e Renato Ferrecchi, situata al 6 di via Bossi, a Lugano, nel cuore della “city” luganese. Ferrecchi gestisce tutta una serie di società di rilievo come la Brico Sa Lamone Cadempino, la Edilnord Sa Biasca, il gruppo Precicast di Novazzano (cui è legata la Privat Kredit Bank attraverso l’azionista Giuseppe Penati, a sua volta legato alla Fidinam di Tito Tettamanti), le fiduciarie Sogepa e AlIfinanz (che legano Ferrecchi a un altro fiduciario del gruppo Berlusconi, l’avvocato Renzo Rezzonico), il gruppo Alitec (gruppo italo-brasiliano legato a Bemardino Bernardini e a Nuova Rivista Internazionale), lo studio pubblicitario italo-svizzero Publigoods di Paolo Spalluto, gli uffici svizzeri del commerciante milanesi). In via Bossi 6 hanno sede anche la Orion Communication Sa e la Dominfid, ovvero le due società che, secondo la magistratura napoletana, sono servite per riciclare almeno 3 miliardi di lire di fondi neri creati all’interno del gruppo di Berlusconi con una transazione sopravvalutata intercorsa tra Publitalia (società del gruppo Fininvest), il Milan, la Sme (holding statale agroalimentare) e la Sport Events, una società di proprietà dell’ex arbitro italiano Egidio Ballerini rivenduta nel 1992 alla Orion.

La Dominfid appartiene alla Sirtis Sa di Lugano, che a sua volta appartiene alla Dominion Fiduciaria di Chiasso, una holding italo svizzera (legata al tivolino Renzo Bitocchi e al romano Michele Grimaldi) posta in fallimento nel giugno 1993, ovvero nel periodo in cui partiva l’inchiesta dei magistrati napoletani. Oltre al “gruppo Ferrecchi”, in questo troncone sono attivi tre fiduciari: Fabrizio Pessina, Edy Albisetti e Ettore Abeltino. Quest’ultimo, a sua volta, è legato alla Fidinani di Tito Tettamanti attraverso la Coexsu"4444. Intanto, le cronache giudiziarie informano che il faccendiere romano Giancarlo Rossi (arrestato su mandato dei magistrati milanesi nel giugno 1994) è l’intestatario del conto corrente “coperto” FF 2927 presso la Trade Development Bank di Ginevra, conto sul quale sono affluiti 2 milioni e 200 mila dollari fornitigli dal piduista Luigi Bisignani e parte della maxitangente pagata dall’Enimont ai partiti di governo.
Il faccendiere romano 4455 risulta intestatario anche di altri conti “coperti” presso banche svizzere sui quali sono transitati un migliaio di miliardi, e dispone di due società off-shore domiciliate a Panama. Mentre la magistratura italiana indaga per corruzione, ricettazione e violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti, e la magistratura di Ginevra apre un’inchiesta per riciclaggio, si apprende che Rossi è in rapporti col gruppo Fininvest, come dimostrano i suoi contatti telefonici nelle settimane precedenti il suo arresto: "Una chiamata a un numero intestato a Silvio Berlusconi (via Santa Maria dell’Anima 3 1/A, l’abitazione romana del presidente del Consiglio). Con uomini legati a Berlusconi e al suo gruppo, Rossi ha avuto rapporti frequenti: compaiono infatti chiamate a Antonio Tajani (portavoce del premier), a Fininvest comunicazioni, Publitalia, e alla Diakron, la società che sforna i sondaggi per Forza Italia [ ]. Rossi chiama per ben cinque volte direttamente il ministro della Difesa Cesare Previti, col quale si è sempre dichiarato in ottimi rapporti: Previti viene chiamato sul suo cellulare, nell’abitazione romana e persino a Porto Santo Stefano, sull’Argentario. Con numeri diversi, Rossi chiama anche 11 volte il ministero della Difesa"4466.

La polizia elvetica, da parte sua, segnala ai magistrati milanesi che nell’inverno 1993-94 l’ex segretario del Psi Bettino Craxi si è recato in Svizzera, utilizzando per il suo viaggio un aereo di proprietà di Silvio Berlusconi. E nell’ottobre 1994, arrestato dai magistrati di “Mani pulite”, l’imprenditore Giorgio Tradati (amico d’infanzia di Craxi) dichiara al Tribunale di Milano: "Nel 1981, Craxi mi chiese di fargli da prestanome per un conto in Svizzera [alla Sbs-Société de Banque Suisse di Chiasso aprii per lui un conto cifrato]. Poi i conti diventarono due [il secondo, lo aprii all’American Express di Ginevra]. In totale, sui due conti, affluirono circa 30 miliardi di lire [di tangenti]"4477 ; nella vicenda dei due conti svizzeri craxiani risulta coinvolta la contessa Francesca Vacca Agusta, la cui villa di Portofino è assiduamente frequentata da Silvio Berlusconi. Fin dai primissimi anni Ottanta, ricorrenti sono state le voci di presunti comuni interessi affaristici tra Berlusconi e Craxi, e insistenti le vociferazioni secondo le quali Bettino Craxi sarebbe uno dei soci occulti del gruppo Fininvest.

Ma la presenza di Berlusconi in terra elvetica non è legata soltanto a meri interessi affaristici: in Svizzera (ad Arlesheim), Miriam Bartolini (in arte Veronica Lario), seconda signora Berlusconi, ha dato alla luce le loro figlie Barbara (luglio 1984) e Eleonora (maggio 1986); nella svizzera Arlesheim, anche Marcello Dell’Utri, nel 1981 e nel 1985, è divenuto due volte padre.

CAPITOLO BANCA RASINI

Quando qualcuno si prenderà la briga di "aprire” il capitolo Banca Rasini, magari sequestrandone l’archivio tutt’oggi esistente, magari interrogando alcuni dei suoi ex funzionari tutt’oggi in pensione (non al cimitero), e magari anche ponendo qualche domanda a qualcuno degli ex correntisti tutt’oggi facilmente rintracciabili, si scriverebbero pagine davvero inedite della storia di Silvio Berlusconi e famiglia. Certi comportamenti, certa spregiudicatezza, certe amicizie non si inventano dalla sera alla mattina. Bisogna avere dei maestri, e il giovane Silvio di allora ne ebbe più d’uno, nella banca dove lavorò suo padre per vent’anni.
La Banca Popolare di Lodi, nata il 28 marzo 1864, è la prima banca popolare costituita nel nostro Paese. Ultime acquisizioni: Banca Industriale Gallaratese e Banca Rasini (1992), Banca Mercantile Italiana (1995), Banco di Credito Siciliano e ramo d’azienda di Banca del Sud e Banca Adamas (Svizzera)(1998), Nel 1999 e nel 2000 sono state acquisite un numero ragguardevole di banche, come la Banca Operaia di Pescopagano, la Banca Popolare di Carini, la Banca Commerciale di Mazara, La Banca Popolare di Belpasso, il Credito Molisano e la Banca Popolare di Credito e servizi. Tutte queste sono state in seguito fuse nel Gruppo. Dal luglio 1998 è anche quotata in Borsa.

Chi l’ha acquistata, o per meglio dire fagocitata molto di recente? Una banca molto più piccola, la Banca Popolare di Lodi. La Pop di Lodi è amministrata da Gianpiero Fiorani, grande amico del governatore Fazio ma soprattutto del Cavaliere ed infatti è soprannominato il “banchiere dei berluscones”.

Chi sborsa 100 miliardi a Paolo Berlusconi per patteggiare la condanna per la discarica di Cerro? Inoltre Fiorani è anche la vera cassaforte di Datamedia, la società di Luigi Crespi, vero braccio armato e unico “ministro dell’informazione” del Cavaliere.
Ora è nei guai, indagato da Consob e dal Tribunale civile di Milano (segue un interessante articolo dell’Espresso), per presunte irregolarità nella recente scalata alla Banca popolare di Crema. Se la caverà?
Intanto ora Fiorani punta dritto sulla capitale. E qui Cesarone Geronzi non l’ha presa bene. L’obiettivo del milanese è infatti la Santa Sede, dopo aver già tentato e sbagliato un abboccamento con la Compagnia delle Opere. Ma a Roma ha trovato aiuto in Camillo Ruini che gli ha fatto firmare un accordo con la CEI per promuovere le iniziative culturali delle parrocchie, dal Lazio al centro-nord, Lombardia compresa. E la Pop di Lodi garantirà a fondo perduto fino a 100 milioni di vecchie lire per ogni singolo progetto. Per cifre superiori ci saranno inoltre tassi agevolatissimi. In totale sono stati stanziati contributi a fondo perduto per un miliardo e mezzo di lire mentre il plafond globale ammonta a 50 miliardi, destinati ad iniziative culturali, ristrutturazione e costruzione di parrocchie. In breve, la Banca popolare di Lodi si comporta di fatto come una fondazione bancaria.

Ma a cosa punta veramente Fiorani? A cosa mira, da banchiere cattolico e col viatico della Santa Sede, con queste raffinatissime operazioni di relazioni pubbliche? Sicuramente, si dice in ambienti politici della capitale, quegli stessi che lo hanno presentato a Ruini e che ora temono la vendetta del sor Geronzi, Fiorani punta a far sua la quota che la Fondazione Cariplo possiede in BancaIntesa (la Cariplo è la seconda azionista dopo i francesi del Credit Agricole).

Lei, giovane intraprendente, racconta di essere diventato imprenditore, nei primi anni Sessanta, proponendo al Suo principale di costituire insieme una società, cinquanta e cinquanta. Il Suo principale era Pietro Canali, un costruttore milanese cliente della Banca Rasini (dove lavorava Suo padre Luigi, che a fine carriera era diventato direttore generale). Canali Le aveva dato lavoro già dagli anni dell’università e Lei si era dimostrato abile, tanto da diventare rapidamente direttore commerciale dell’impresa di Canali. La società si è fatta ed è stata battezzata Cantieri Riuniti Milanesi. L’operazione che porta subito a termine è l’edificazione di un palazzo rivestito di piastrelle blu in via Alciati, alla periferia di Milano. Lei era riuscito ad avere i permessi comunali per costruire, e questo è il Suo contributo alla società. Per il resto, l’esperienza la mette Canali, i soldi arrivano dalla Banca Rasini.

Edilnord sas di Silvio Berlusconi e C., in cui Lei figura, insieme ad altri, come «socio d’opera» o «accomandatario», mentre soci «accomandanti» sono Carlo Rasini e l’avvocato d’affari svizzero Renzo Rezzonico, rappresentante di una finanziaria di Lugano, la Finanzierungesellschaft für Residenzen Ag. I soldi, dunque, arrivano dalla Svizzera, ma gli investitori restano protetti dall’impenetrabile schermo di una finanziaria dal nome impronunciabile.

e Holding: queste, a dispetto del nome altisonante, sono semplici S.r.l. (società a responsabilità limitata): così gli aumenti di capitale si possono fare in casa, senza intrusi che vogliano guardare le carte. Sono fondate il 19 giugno 1978 a Milano da Nicla Crocitto, un’anziana casalinga abitante a Milano 2, che detiene il 90 per cento delle quote e viene nominata amministratore unico delle società, mentre il restante 10 per cento è intestato al marito, il commercialista Armando Minna, già sindaco della Banca Rasini e poi Suo consulente. Capitale sociale: il minimo, 20 milioni per Holding.
E la Banca Popolare di Lodi (l’istituto che nel 1991 ha incorporato la Banca Rasini)
I primi soldi, quelli per realizzare i palazzi blu di via Alciati, provengono certamente dalla Banca Rasini, di cui era direttore generale Suo padre. Poi le fonti di finanziamento si fanno più oscure, ma certamente passano per la Svizzera.

Una spiegazione del canale elvetico è contenuta nella Sua biografia pubblicata nel 1994 da Paolo Madron (Le gesta del Cavaliere, Sperling&Kupfer) e oggi introvabile. Una biografia autorizzata, che può essere ritenuta in qualche modo almeno semi-ufficiale: «Le città giardino di Berlusconi sono servite (…) per far rientrare le valigie di soldi a suo tempo depositate nella vicina Svizzera. Alla fine degli anni Sessanta le vie che portano al Paese degli gnomi sono intasate di spalloni che vanno a mettere al sicuro il denaro della ricca borghesia terrorizzata dai sequestri (ci provano anche con il padre di Berlusconi). (…) Il Cavaliere va da Rasini e gli chiede di appoggiarlo su quei suoi amici, clienti o meno della banca, che hanno portato fuori tanti soldi».

I Suoi primi palazzi sarebbero dunque costruiti con i capitali nascosti all’estero dalla ricca borghesia lombarda che, con la garanzia del banchiere Carlo Rasini, accetta di affidarli a Lei,
È un piccolo istituto privato di credito con un unico sportello, nella centralissima piazza dei Mercanti, a un passo dal Duomo. A Milano godeva di una doppia fama: era considerata una banca efficiente, rapida e flessibile, ma anche assai spregiudicata.
Antonio Vecchione, il successore di Suo padre alla direzione della Banca Rasini
Dopo il 1973, anno in cui Carlo Rasini vende la sua banca, tra i nuovi azionisti ci sono il siciliano Giuseppe Azzaretto (con il 29,3 per cento) e (con il 32,7 per cento) tre società del Liechtenstein rappresentate da Herbert Batliner. Da un processo per traffico di droga e riciclaggio celebrato negli Stati Uniti nel 1998, risulta che Batliner svolgeva ruoli finanziari per narcotrafficanti latinoamericani. Dietro la Rasini, dunque, c’erano solo i denari nascosti in Svizzera dalla buona e operosa borghesia lombarda?
RVA è stata fondata nel 1958 da Alessandro Rasini e Giorgio Viganò.
Fin dai primi passi individua come fattore critico di successo la conoscenza approfondita delle società Clienti e dei loro settori di appartenenza.

Alla fine degli anni ottanta RVA registra una forte crescita gestendo programmi captive per i suoi Clienti più importanti: Gruppo Fininvest, Gruppo Stet International, Banca Popolare di Novara, Gruppo Pirelli. Su tali basi il gruppo si espande in Europa e Sud America attraverso società direttamente controllate.

A Londra nel 1995 RV Limited diventa il primo Lloyd’s Broker di capitale interamente italiano, permettendo l’accesso del gruppo al più importante mercato assicurativo e riassicurativo internazionale.
Troviamo innanzitutto il presidente, Nello Celio. Egli è un personaggio noto ed importante della Confederazione elvetica; ed ha contato e conta anche nel mondo finanziario italiano. Nato nel 1914, deputato cantonale dal 1941 al 1945, capo dipartimento Difesa federale 1967-1968, alle Finanze 1968-1973, presidente del Consiglio federale svizzero nel 1972. Nel 1969 consigliere del Credit Suisse, della Alusuisse, della Basel Wersisherung. Dal 1980 consigliere della Société Internationale Pirelli. Fino al 1980 presidente della Rumianca, società chimica collegata al gruppo Rovelli. Con l’industriale italiano i rapporti proseguono nella Banca Commerciale di Lugano, di cui Celio è presidente ed azionista e di cui Rovelli pare essere il principale azionista (“Il Mondo”, 24 marzo 1986). Recentemente Rovelli sarebbe entrato nell’azionariato SASEA. Infine Celio è presidente della Banca Rasini, acquistata nell’aprile 1984 dalla Eurocredit, finanziaria romana della Banca Commerciale di Lugano.

Gli inizi di… Berlusconi

Desideravo condividere un articolo interessante che ho letto in http://www.investireoggi.it/forum/gli-inizi-di-berlusconi-vt19455.html e che qui riporto…
Il prodigioso imprenditore che costruisce un impero partendo dal nulla, intende forse per “nulla” i capitali miliardari ricevuti a partire dai primi anni Sessanta, dalle finanziarie elvetiche Finanzierungesellschaft für Residenzen Ag. di Lugano, Aktiengesellschaft für Immobilienlagen in Residenzzentren Ag di Lugano (costituita a Lugano il 19 settembre 1968), Cofigen Sa di Lugano [La Cofigen Sa risulta controllata dalla Banca della Svizzera Italiana (al 50 per cento) e dalla svizzera Privata Kredit Bank (al 48 per cento)] , Eti Holding Ag di Chiasso???
Sia la FinanzierungeselIscbaft ftir Residenzen, sia la AktíengeselIschaft fúr Immobilienlagen in Residenzzentren, sono legalmente rappresentate dall’avvocato ticinese Renzo Rezzonico, un avvocato d’affari votato al più ferreo segreto professionale. 

Le due finanziarie elvetiche risultano controllate dalla Discount Bank Overseas Limited, società con sede a Tel Aviv (Israele) e filiali anche a Lugano, Ginevra e Milano.

E’ dietro lo “schermo fiduciario” della controllante Discount Bank Overseas che si celano i veri promUn torrente di denaro anonimo domiciliato in Svizzera, convogliato in società italo-svizzere operanti in Italia e intestate a prestanome: come la Edilnord Centri Residenziali S.a.s. (intestata prima alla cugina di Berlusconi, Lidia Borsani, quindi a sua zia Maria Bossi vedova Borsani), e la Italcantieri S.r.l. (costituita a nome del “praticante notaio” Renato Pironi e “casalinga” Elda Brovelli). 

Perché le citate finanziarie svizzere, a partire dal 1963, affidano anonimi miliardi dell’epoca a un anonimo giovanotto milanese di nome Silvio Berlusconi? E perché tali capitali vengono convogliati in società italo-svizzere operanti in Italia e intestate a prestanome? E di quale tipo di capitali si tratta? 

Per cercare possibili risposte, occorre prima scoprire l’esatta identità e la reale natura della Finanzierungesellschaft für Residenzen Ag, della Aktiengesellschaft für Immobilienlagen in Residerizzentren Ag, della Cofigen Sa e della Eti Holding – un obiettivo arduo, poiché la loro funzione è precisamente e prioritariamente quella di “schermare” e celare gli interessi che le sottendono e i capitali che le sostanziano: non a caso, la loro domiciliazione è in terra elvetica. Motori-finanziatori della Finanzierungesellschaft e della Aktiengesellschaft.

È dietro lo “schermo fiduciario” della controllante Discount Bank Overseas che si celano i veri promotori-finanziatori della Finanzierungesellschaft e della Aktiengesellschaft.
La Cofigen Sa risulta controllata dalla Banca della Svizzera Italiana (al 50 per cento) e dalla svizzera Privata Kredit Bank (al 48 per cento).

La Banca della Svizzera Italiana è controllata da Tito Tettamanti, finanziere vicino alla massoneria internazionale, fervente “anticomunista”, al centro di mille legami affaristici e trame finanziarie 1177 tra l’altro in rapporti con uno dei legali di Licio Gelli, l’avvocato Giangiorgio Spiess.

La Privat Kredit Bank risulta controllata all’83 per cento dalla Cofi-Compagnie de l’Occident pour la Finance et l’Industrie; il controllo della Cofi è suddiviso tra la Banca della Svizzera Italiana di Tettamanti, la Société de Banque Suisse, e la milanese Cassa Lombarda. “Ma proprio dalla Cofi discende un’altra sorpresa della nebulosa Berlusconi. Fino al 1977, infatti, la Cofi si è chiamala Milano Internazionale Sa, con sede in Lussemburgo. Il 99,9 per cento di questa società era controllata da una sigla italiana, la Compagnia di Assicurazioni di Milano con sede nel capoluogo lombardo, in via dell’Auro 7. A colpire l’attenzione è il nome del rappresentante legale di quest’ultima società: il senatore Giuseppe Pella, scomparso da molti anni. Pella era stato leader della destra democristiana e aveva ricoperto nei governi centristi cariche di rilievo: tra le altre il ministero delle Finanze, quello degli Esteri, e per un breve periodo, fino alle sue dimissioni nel gennaio 1954, addirittura la Presidenza del Consiglio”1188.

La Eti Holding Ag era stata costituita a Mendrisio nell’aprile 1969 (verrà liquidata nel 1978), con un capitale di 50 mila franchi svizzeri suddiviso in 50 azioni da mille franchi. Soci fondatori tre svizzeri: il ragionier Arno Ballinari e l’avvocato Ercole Doninelli con un’azione ciascuno1199, e le restanti 48 azioni intestate a Stefania Doninelli (moglie di Ercole) in nome e per conto della Aurelius Financing Company Sa di Chiasso.

“Parte da qui il gioco delle scatole cinesi: la Aurelius, fondata l’11 aprile del 1962, ha un capitale sociale di 50 azioni, come la Eti. E, come nella Eti, Doninelli e Ballinari detengono una azione a testa. Il pacchetto di maggioranza, 48 azioni su 50, è in mano allo svizzero Angelo Maternini e all’italiano Dino Marini, che agiscono per conto della Interchange Bank. E il gioco delle scatole prosegue … “2200.

La Interchange Bank era stata fondata nel luglio 1956, con un capitale sociale di 400 mila franchi svizzeri. Tra i soci fondatori (svizzeri, italiani e venezuelani), tre nomi interessanti: il costruttore milanese Botta, lo svizzero Alfredo Noseda (coinvolto in uno dei primi scandali finanziari elvetici per esportazione di capitali e frode fiscale), e “L’italiano di Caracas” Angelo Maternini; nel 1957, nella compagine azionaria della Interchange Bank era entrato un secondo “finanziere di Caracas” Remo Cademartori, che ne aveva assunto la presidenza dopo aver sottoscritto l’aumento di capitale sociale a un milione di franchi svizzeri; successivamente, erano entrati il cittadino svizzero residente a Corno Umberto Naccaroni (1959), il duo Ercole Doninelli-Arno Ballinari (1961), e infine, nel 1965, due nuovi “venezuelani” residenti a Caracas: W. Gerry William Rotenburg Schwartz e Abramo Merulan, “Quando conferisce i capitali che, di passaggio in passaggio, arriveranno alla Italcantieri di Berlusconi, nel 1973, la Interchange Bank è già in liquidazione. La procedura, avviata nell’ottobre del 1967, si prolungherà fino al 15 dicembre 1989, data della definitiva liquidazione della società. A gestire la liquidazione saranno Pierfrancesco e Pierluigi Campana, Guido Caroni, Enzo Tognola; personaggi, l’ultimo in particolare, che appartengono all’area politico-finanziaria di Gianfranco Cotti, potente ex parlamentare della Democrazia Cristiana svizzera e dirigente della Fimo, la chiacchierata finanziaria di Ercole Doninelli, un altro dei finanziatori nascosti di Berlusconi”2211

Come la Cofigen Sa ha il suo “uomo forte” nel finanziere Tito Tettamanti, cosi la ETI Holding Ag è nel nome e nel segno del finanziere, Ercole Doninelli2222 e della sua Fimo2233 finanziaria svizzera fondata nel 1956 (con la quale ha a che fare lo stesso Tettamanti).

“La Fimo è clamorosamente finita sotto inchiesta in Italia nel 1989, quando il ragioniere milanese Giuseppe Lottusi venne colto sul fatto a riciclare, per conto della società svizzera, i soldi della mafia colombiana2244. I magistrati italiani sospettano che tramite i canali del narcotraffico giungessero in Svizzera anche una parte dei ricavi delle tangenti pagate ai politici italiani. La Fimo è sotto inchiesta anche in Francia, per riciclaggio di denaro sporco, e in Belgio, per la bancarotta fraudolenta della Pibi Finance di Jean Verdoot, morto misteriosamente a Ginevra all’inizio del ’93 dopo un incontro con i vertici della Fimo (che da parte loro negano l’incontro). Inoltre la Fimo è sotto inchiesta per bancarotta fraudolenta in diverse procure del Friuli e del Veneto per il crac delle società legate alla Sirix Intervitrum e al gruppo Cofibel francese e Pibi Finance belga. Per lo stesso motivo è stata aperta un’inchiesta anche in Olanda, dato che alcune società del gruppo si trovano in quella sede. La Fimo è accusata di aver partecipato al riciclaggio delle tangenti Enimont, delle tangenti ENI, delle tangenti IRI, è coinvolta collateralmente nelle inchieste sulla Sanità, nel caso KolIbrunner, nel caso Fidia, nelle tangenti della Carlo Gavazzi [ … ]. Uno dei fiduciari dell’area Fimo, Giancarlo Tramezzani, è morto in circostanze misteriose il 17 settembre 1993, a poche ore dall’arrivo in Ticino [del magistrato] Antonio Di Pietro, che indagava sui risvolti elvetici dell’affare Enimont”2255.

La Fimo ha sede al n° 89 di via San Gottardo, a Chiasso, presso lo studio legale Doninelli2266. Una società collegata alla Fimo, la Fidinam, ha gli uffici al n° 2 di boulevard Royal al Lussemburgo: nello stesso edificio ha sede una importante società del gruppo FININVEST, la Silvio Berlusconi Finanziaria2277.

L’ambigua finanziaria elvetica Fimo estende i suoi tentacoli affaristici anche in Italia: non solo mediante società collegate2288, ma anche attraverso una stranissima “Fimo italiana”. La Fimo italiana, intestata ad anonimi, opera nel Nord Italia, a Chiasso, nel Liechtenstein, e i suoi legali rappresentanti e prestanome riconducono alla Interchange Bank di Chiasso, e a finanziarie del giro Lottusi-Doninelli; vi è connessa una ragnatela di case d’arte e gallerie che si estende da Milano a Como, dall’Alto Lario a Lugano e a Londra2299.
Nel consiglio di amministrazione della Fimo ticinese il 9 febbraio 1993 entra Valentino Foti, nato a Fürci Siculo (Messina) e residente a Milano. Attraverso la sua finanziaria Valfin, nel 1989 Foti aveva conteso a Silvio Berlusconi la Villa Belvedere di Macherio (messa all’asta dalla Provincia di Milano); successivamente, Foti è finito in carcere, in Belgio, perché coinvolto in uno scandalo finanziario.
* * *
Ma il 7 ottobre 1968 (cioè pochi giorni dopo la costituzione della Edilnord Centri Residenziali sas di Lidia Borsani & C.), a Lugano, la Discount Bank Overseas Limited aveva dato origine a una società “gemella” della Edilnord, la luganese Telecineton Sa, col medesimo fiduciario Renzo Rezzonico, e con scopo sociale attività nel settore televisivo.
Nel rapporto Criminalpol dell’aprile 1981 che ha dato origine alla “operazione San Valentino”, veniva ricostruita la criminosa ragnatela affaristica tessuta dalla “mafia imprenditoriale” e dalla cosiddetta “mafia dei colletti bianchi” a Milano, attraverso decine di “società commerciali” dedite al riciclaggio di denaro sporco, e in rapporti con ambienti bancari e finanziari svizzeri: tra gli altri, con la Banca della Svizzera Italiana (Mendrisio, Lugano e Zurigo), il Credito Svizzero (Bellinzona, Chiasso e Zurigo), la Bankverem Schweízerischer (Chiasso), la Banque Société Alsacienne (Zurigo), la HandIess Bank (Zurigo), la Banca Hutton (Lugano), la Banca Rolmer (Chiasso), l’Unione Banche Svízzere; tra le società finanziarie: con la Finagest Sa (Lugano), la Copfinanz (Breganzona), la Traex Co. (Lugano), la Sogenal (Zurigo).

Il rapporto della polizia di Bellinzona nasce dalle indagini condotte da un funzionario “coperto” della polizia ticinese infiltratosi nel giro del narcotraffico internazionale: “Attraverso uno stratagemma sono entrato in contatto col finanziere brasiliano Juan Ripoll Mari 3388 personaggio che in Brasile gode di poderosi appoggi politici, specialmente quando era al potere l’ex presidente Collor, destituito perché coinvolto in uno scandalo legato a un vasto giro di trafficanti di cocaina e riciclatori… Juan Ripoll Mari dispone di quattro società-paravento panamensi dislocate a Lugano, dove tra l’altro è in contatto con un avvocato fiduciario con funzione di amministratore.. L’intenzione di Ripoll Mari era quella di riciclare 300 milioni di dollari provenienti dalla Francia, dalla Spagna e dall’Italia, oltre ad altri 100 milioni del gruppo terroristico Eta… A suo dire, il denaro fermo in Italia e da riciclare proveniva dall’impero finanziario di Silvio Berlusconi, attualmente alle prese con grosse difficoltà finanziarie” 3399.

Il 25 settembre, la polizia di Ginevra arresta tale Winnie Kollbrunner, trovata in possesso di titoli rubati provenienti da una stranissima rapina ai danni di una filiale romana del Banco di Santo Spirito. La Kollbrunner risulta avere “trattato, per mesi, operazioni di cambio valuta fra banche per tranches di 50 milioni di dollari la settimana. Nel passaggio si fingevano perdite sul cambio intorno al 6 per cento, una parte delle quali (generalmente il 4 per cento) andavano a ingrassare i conti in nero della Dc e del Psi. La Kollbrunner ha trattato anche affari immobiliari e operazioni di cambio [tra gli altri] con Paolo Berlusconi”4400. Ma l’ambigua Kollbrunner arrestata dalla polizia ginevrina è anche una stretta collaboratrice del ministro di Grazia e Giustizia Claudio Martelli (a carico del delfino di Craxi, infatti, la magistratura inoltrerà richiesta di autorizzazione a procedere per ricettazione).
Martelli e Craxi risulteranno essere stati i beneficiari del conto cifrato “Protezione” 633369, aperto presso l’Unione Banche Svizzere di Lugano dal faccendiere craxiano Silvano Larini (amico di Silvio Berlusconi, e tramite dell’incontro Berlusconi-Craxi sul finire degli anni Sessanta); nel conto “Protezione”, tra il 1980 e 1,81, affluì una prima tangente di 7 milioni di dollari pagata dal bancarottiere piduista Roberto Calvi con la regia del Venerabile maestro Licio Gelli – l’operazione venne concepita all’interno della Loggia P2 alla quale Berlusconi era affiliato, ed era a beneficio del padrino politico della Fininvest (e intimo amico di Berlusconi)
In seguito al fallimento della sua finanziaria svizzera Sasea Holding Sa (un crac da 4,5 miliardi di franchi svizzeri – circa 5 mila miliardi di lire), nel novembre 1992 il faccendiere italiano Florio Fiorini finisce nel carcere ginevrino di Champ Dollon per bancarotta.
Fiorini, nel 1980, era stato il direttore finanziario dell’Eni che, in combutta con Bettino Craxi e col bancarottiere piduista Roberto Calvi, aveva propiziato l’operazione piduista “conto Protezione” mediante un finanziamento dell’Eni per 220 miliardi di lire al Banco Ambrosiano. Ma Craxi e la Loggia P2 non sono stati i soli punti di contatto tra Fiorini e Berlusconi: “Florio Fiorini è sempre andato fiero dei suoi rapporti di amicizia con Silvio Berlusconi. A partire dal 1989, quando si mise in testa di fare affari nel settore dei mass media (Odeon Tv, Pathé cinema, Mgm), Fiorini usò quei rapporti come una specie di biglietto da visita in un mondo che gli era sconosciuto e che gli è poi risultato fatale. Ai tempi d’oro della sua Sasea, quando Hollywood sembrava a portata di mano, non si contano le interviste in cui Fiorini dava per imminente l’intervento al suo fianco dell’amico Berlusconi. Da parte sua la Fininvest di Berlusconi partecipò, in veste di finanziatore, alla disastrosa scalala alla Mgni tentata da Fiorini in coppia con Giancarlo Parretti. Un appoggio che è puntualmente ricordato dall’ex patron di Sasea nelle sue deposizioni ai giudici”4411. E mentre “l’amicizia” Fiorini-Berlusconi andava cementandosi, Fiorini era legato anche al boss mafioso (residente a Lugano) Michele Amandini4422 attraverso la finanziaria Blax Corporation di Vaduz (nel “paradiso fiscale” del Liechtenstein).

Oggi, dal carcere ginevrino dove è detenuto, Fiorini invia alla magistratura periodici “memoriali” nei quali ricorre spesso il nome di Silvio Berlusconi.

In un rapporto datato 27 novembre 1992 e inviato ai vertici della polizia cantonale ticinese, il già citato funzionario svizzero “infiltrato” nel narcotraffico internazionale scrive: “Agli inizi dei 1991 alcune informazioni confidenziali rivelarono che presso la Banca Migros di Lugano venivano riciclate forti somme di denaro provenienti dall’Italia… L’inchiesta produsse un primo significativo effetto il 13 giugno 1991, a Lugano, quando fürono arrestati tali Edu de Toledo e Donizete Ferreira Pena con circa un milione di franchi svizzeri in contanti. Unitamente a Gianmario Massa, cassiere della Banca Migros di Lugano (pure arrestato), i due erano intenti nell’operazione di parziale pagamento di una partita di 70 chili di cocaina giunta precedentemente a Rotterdam. La droga, proveniente dal Brasile, era stata ritirata da emissari della criminalità organizzata italiana”; secondo il funzionario, il riciclatore Giuseppe Lottusi “faceva capo, per le operazioni di riciclaggio, alla piazza finanziaria svizzero-italiana e, in particolare, alla Fimo Sa di Chiasso”.

Di sospetti rapporti tra società berlusconiane e gli ambienti finanziari italo-svizzeri legati alla “galassia Fimo” di Chiasso scriveranno le cronache giornalistiche nel marzo 1994, per una oscura vicenda inerente l’acquisto di un calciatore da parte del Milan-Fininvest. “Tutte le inchieste portano a Chiasso. Al numero 89 di via San Gottardo, dove ci sono le sedi di una finanziaria e di una banca che sono al centro di infinite indagini su mafia e tangenti. E dalle

quali si scopre che sono passati anche i soldi per il trasferimento di Gianluigi Lentini, l’attaccante granata acquistato dal Milan a suon di miliardi. A parlare della vicenda è stato Mauro Borsano [ex parlamentare Psi, e amico di Bettino Craxi, Nd-4], ex presidente del Torino, che ne curò la vendita nel marzo 1992. Davanti al Pm. Gherardo Colombo, l’ex patron granata ha ricostruito la trattativa e soprattutto i versamenti in nero estero su estero. Secondo Borsano, il primo accordo prevedeva un prezzo ufficiale di 14 miliardi e mezzo più un anticipo di 4 miliardi in nero. Per la gestione degli accrediti, Borsano si rivolge alla famiglia Aloisio, che controlla sia la banca Albis sia la finanziaria Fimo: entrambe di Chiasso, entrambe protagoniste di una selva di vicende giudiziarie. La più famosa è quella di Giuseppe Lottusi, il commercialista che attraverso la Banca Albis avrebbe trasmesso tutti i pagamenti del clan Madonia ai “narcos” colombiani. Per questi fatti, Lottusi è stato condannato a vent’anni in primo grado dai giudici di Palermo. Non solo. La sede di via San Gottardo è stata fatta perquisire un anno fa su richiesta di Antonio Di Pietro: grazie a questa struttura sono state distribuite a Dc e Psi tutte le mazzette del gruppo Eni. Si tratta di almeno sessanta miliardi. E intorno agli uomini della Fimo e delle sigle collegate le istruttorie si sono moltiplicate [ ]. Mauro Borsano ha rivelato al Pm Colombo che anche i soldi per la cessione di Lentini sono transitati attraverso questa rete. Il finanziere torinese ha spiegato di essersi messo in contatto con Emilio Aloisio, consigliere della Fimo, e di avere poi preso accordi per il versamento con Adriano Galliani, amministratore del Milan [ ].

I primi quattro miliardi vengono quindi depositati sulla Banca Albis nella primavera 1992. Da li si provvede a trasferirli alla società Cambio Corso di Torino, sempre di proprietà degli Aloisio, che consegna il controvalore in titoli di Stato a Borsano. La scelta di rivolgersi all’istituto ticinese è sorprendente: Lottusi era stato arrestato sei mesi prima e tutti i giornali avevano dedicato intere pagine ai suoi rapporti con la Banca Albis per il riciclaggio dei narcocapitali [ … ]. In tutto per il contratto di Lentini sulla Banca Albis viene versata una cifra compresa tra i 6 miliardi e mezzo e gli 8 miliardi e mezzo […]. I soldi del Milan sono arrivati dalla banca Ubs di Chiasso, però Borsano sospetta che non sia quella la sorgente dei fondi neri Ora i magistrati del pool “Mani pulite” cercano di capire quale sia la caverna del tesoro dalla quale attingevano le società del gruppo Fininvest”4433.

Attualmente il gruppo Fininvest è assai radicato in terra elvetica. “Non si tratta solo della parte “evidente” del gruppo, vale a dire il “Punto Milan Estero” di via Besso a Massagno, frazione di Lugano. Li ci si occupa dei tifosi rossoneri all’estero, e vi ha sede la Fininvest Services Sa, presieduta dall’ex presidente ticinese del partito liberal-radicale (maggioranza relativa) Pierfelice Barchi ‘ uno dei più potenti notabili del cantone (il suo studio legale difende tradizionalmente gli imputati di mafia). L’impero berlusconiano viene piuttosto gestito dagli uffici della Fiduciaria di

Giorgio e Renato Ferrecchi, situata al 6 di via Bossi, a Lugano, nel cuore della “city” luganese. Ferrecchi gestisce tutta una serie di società di rilievo come la Brico Sa Lamone Cadempino, la Edilnord Sa Biasca, il gruppo Precicast di Novazzano (cui è legata la Privat Kredit Bank attraverso l’azionista Giuseppe Penati, a sua volta legato alla Fidinam di Tito Tettamanti), le fiduciarie Sogepa e AlIfinanz (che legano Ferrecchi a un altro fiduciario del gruppo Berlusconi, l’avvocato Renzo Rezzonico), il gruppo Alitec (gruppo italo-brasiliano legato a Bemardino Bernardini e a Nuova Rivista Internazionale), lo studio pubblicitario italo-svizzero Publigoods di Paolo Spalluto, gli uffici svizzeri del commerciante milanesi). In via Bossi 6 hanno sede anche la Orion Communication Sa e la Dominfid, ovvero le due società che, secondo la magistratura napoletana, sono servite per riciclare almeno 3 miliardi di lire di fondi neri creati all’interno del gruppo di Berlusconi con una transazione sopravvalutata intercorsa tra Publitalia (società del gruppo Fininvest), il Milan, la Sme (holding statale agroalimentare) e la Sport Events, una società di proprietà dell’ex arbitro italiano Egidio Ballerini rivenduta nel 1992 alla Orion.

La Dominfid appartiene alla Sirtis Sa di Lugano, che a sua volta appartiene alla Dominion Fiduciaria di Chiasso, una holding italo svizzera (legata al tivolino Renzo Bitocchi e al romano Michele Grimaldi) posta in fallimento nel giugno 1993, ovvero nel periodo in cui partiva l’inchiesta dei magistrati napoletani. Oltre al “gruppo Ferrecchi”, in questo troncone sono attivi tre fiduciari: Fabrizio Pessina, Edy Albisetti e Ettore Abeltino. Quest’ultimo, a sua volta, è legato alla Fidinani di Tito Tettamanti attraverso la Coexsu”4444. Intanto, le cronache giudiziarie informano che il faccendiere romano Giancarlo Rossi (arrestato su mandato dei magistrati milanesi nel giugno 1994) è l’intestatario del conto corrente “coperto” FF 2927 presso la Trade Development Bank di Ginevra, conto sul quale sono affluiti 2 milioni e 200 mila dollari fornitigli dal piduista Luigi Bisignani e parte della maxitangente pagata dall’Enimont ai partiti di governo.
Il faccendiere romano 4455 risulta intestatario anche di altri conti “coperti” presso banche svizzere sui quali sono transitati un migliaio di miliardi, e dispone di due società off-shore domiciliate a Panama. Mentre la magistratura italiana indaga per corruzione, ricettazione e violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti, e la magistratura di Ginevra apre un’inchiesta per riciclaggio, si apprende che Rossi è in rapporti col gruppo Fininvest, come dimostrano i suoi contatti telefonici nelle settimane precedenti il suo arresto: “Una chiamata a un numero intestato a Silvio Berlusconi (via Santa Maria dell’Anima 3 1/A, l’abitazione romana del presidente del Consiglio). Con uomini legati a Berlusconi e al suo gruppo, Rossi ha avuto rapporti frequenti: compaiono infatti chiamate a Antonio Tajani (portavoce del premier), a Fininvest comunicazioni, Publitalia, e alla Diakron, la società che sforna i sondaggi per Forza Italia [ ]. Rossi chiama per ben cinque volte direttamente il ministro della Difesa Cesare Previti, col quale si è sempre dichiarato in ottimi rapporti: Previti viene chiamato sul suo cellulare, nell’abitazione romana e persino a Porto Santo Stefano, sull’Argentario. Con numeri diversi, Rossi chiama anche 11 volte il ministero della Difesa”4466.

La polizia elvetica, da parte sua, segnala ai magistrati milanesi che nell’inverno 1993-94 l’ex segretario del Psi Bettino Craxi si è recato in Svizzera, utilizzando per il suo viaggio un aereo di proprietà di Silvio Berlusconi. E nell’ottobre 1994, arrestato dai magistrati di “Mani pulite”, l’imprenditore Giorgio Tradati (amico d’infanzia di Craxi) dichiara al Tribunale di Milano: “Nel 1981, Craxi mi chiese di fargli da prestanome per un conto in Svizzera [alla Sbs-Société de Banque Suisse di Chiasso aprii per lui un conto cifrato]. Poi i conti diventarono due [il secondo, lo aprii all’American Express di Ginevra]. In totale, sui due conti, affluirono circa 30 miliardi di lire [di tangenti]”4477 ; nella vicenda dei due conti svizzeri craxiani risulta coinvolta la contessa Francesca Vacca Agusta, la cui villa di Portofino è assiduamente frequentata da Silvio Berlusconi. Fin dai primissimi anni Ottanta, ricorrenti sono state le voci di presunti comuni interessi affaristici tra Berlusconi e Craxi, e insistenti le vociferazioni secondo le quali Bettino Craxi sarebbe uno dei soci occulti del gruppo Fininvest.

Ma la presenza di Berlusconi in terra elvetica non è legata soltanto a meri interessi affaristici: in Svizzera (ad Arlesheim), Miriam Bartolini (in arte Veronica Lario), seconda signora Berlusconi, ha dato alla luce le loro figlie Barbara (luglio 1984) e Eleonora (maggio 1986); nella svizzera Arlesheim, anche Marcello Dell’Utri, nel 1981 e nel 1985, è divenuto due volte padre.

CAPITOLO BANCA RASINI

Quando qualcuno si prenderà la briga di “aprire” il capitolo Banca Rasini, magari sequestrandone l’archivio tutt’oggi esistente, magari interrogando alcuni dei suoi ex funzionari tutt’oggi in pensione (non al cimitero), e magari anche ponendo qualche domanda a qualcuno degli ex correntisti tutt’oggi facilmente rintracciabili, si scriverebbero pagine davvero inedite della storia di Silvio Berlusconi e famiglia. Certi comportamenti, certa spregiudicatezza, certe amicizie non si inventano dalla sera alla mattina. Bisogna avere dei maestri, e il giovane Silvio di allora ne ebbe più d’uno, nella banca dove lavorò suo padre per vent’anni.
La Banca Popolare di Lodi, nata il 28 marzo 1864, è la prima banca popolare costituita nel nostro Paese. Ultime acquisizioni: Banca Industriale Gallaratese e Banca Rasini (1992), Banca Mercantile Italiana (1995), Banco di Credito Siciliano e ramo d’azienda di Banca del Sud e Banca Adamas (Svizzera)(1998), Nel 1999 e nel 2000 sono state acquisite un numero ragguardevole di banche, come la Banca Operaia di Pescopagano, la Banca Popolare di Carini, la Banca Commerciale di Mazara, La Banca Popolare di Belpasso, il Credito Molisano e la Banca Popolare di Credito e servizi. Tutte queste sono state in seguito fuse nel Gruppo. Dal luglio 1998 è anche quotata in Borsa.

Chi l’ha acquistata, o per meglio dire fagocitata molto di recente? Una banca molto più piccola, la Banca Popolare di Lodi. La Pop di Lodi è amministrata da Gianpiero Fiorani, grande amico del governatore Fazio ma soprattutto del Cavaliere ed infatti è soprannominato il “banchiere dei berluscones”.

Chi sborsa 100 miliardi a Paolo Berlusconi per patteggiare la condanna per la discarica di Cerro? Inoltre Fiorani è anche la vera cassaforte di Datamedia, la società di Luigi Crespi, vero braccio armato e unico “ministro dell’informazione” del Cavaliere.
Ora è nei guai, indagato da Consob e dal Tribunale civile di Milano (segue un interessante articolo dell’Espresso), per presunte irregolarità nella recente scalata alla Banca popolare di Crema. Se la caverà?
Intanto ora Fiorani punta dritto sulla capitale. E qui Cesarone Geronzi non l’ha presa bene. L’obiettivo del milanese è infatti la Santa Sede, dopo aver già tentato e sbagliato un abboccamento con la Compagnia delle Opere. Ma a Roma ha trovato aiuto in Camillo Ruini che gli ha fatto firmare un accordo con la CEI per promuovere le iniziative culturali delle parrocchie, dal Lazio al centro-nord, Lombardia compresa. E la Pop di Lodi garantirà a fondo perduto fino a 100 milioni di vecchie lire per ogni singolo progetto. Per cifre superiori ci saranno inoltre tassi agevolatissimi. In totale sono stati stanziati contributi a fondo perduto per un miliardo e mezzo di lire mentre il plafond globale ammonta a 50 miliardi, destinati ad iniziative culturali, ristrutturazione e costruzione di parrocchie. In breve, la Banca popolare di Lodi si comporta di fatto come una fondazione bancaria.

Ma a cosa punta veramente Fiorani? A cosa mira, da banchiere cattolico e col viatico della Santa Sede, con queste raffinatissime operazioni di relazioni pubbliche? Sicuramente, si dice in ambienti politici della capitale, quegli stessi che lo hanno presentato a Ruini e che ora temono la vendetta del sor Geronzi, Fiorani punta a far sua la quota che la Fondazione Cariplo possiede in BancaIntesa (la Cariplo è la seconda azionista dopo i francesi del Credit Agricole).

Lei, giovane intraprendente, racconta di essere diventato imprenditore, nei primi anni Sessanta, proponendo al Suo principale di costituire insieme una società, cinquanta e cinquanta. Il Suo principale era Pietro Canali, un costruttore milanese cliente della Banca Rasini (dove lavorava Suo padre Luigi, che a fine carriera era diventato direttore generale). Canali Le aveva dato lavoro già dagli anni dell’università e Lei si era dimostrato abile, tanto da diventare rapidamente direttore commerciale dell’impresa di Canali. La società si è fatta ed è stata battezzata Cantieri Riuniti Milanesi. L’operazione che porta subito a termine è l’edificazione di un palazzo rivestito di piastrelle blu in via Alciati, alla periferia di Milano. Lei era riuscito ad avere i permessi comunali per costruire, e questo è il Suo contributo alla società. Per il resto, l’esperienza la mette Canali, i soldi arrivano dalla Banca Rasini.

Edilnord sas di Silvio Berlusconi e C., in cui Lei figura, insieme ad altri, come «socio d’opera» o «accomandatario», mentre soci «accomandanti» sono Carlo Rasini e l’avvocato d’affari svizzero Renzo Rezzonico, rappresentante di una finanziaria di Lugano, la Finanzierungesellschaft für Residenzen Ag. I soldi, dunque, arrivano dalla Svizzera, ma gli investitori restano protetti dall’impenetrabile schermo di una finanziaria dal nome impronunciabile.

e Holding: queste, a dispetto del nome altisonante, sono semplici S.r.l. (società a responsabilità limitata): così gli aumenti di capitale si possono fare in casa, senza intrusi che vogliano guardare le carte. Sono fondate il 19 giugno 1978 a Milano da Nicla Crocitto, un’anziana casalinga abitante a Milano 2, che detiene il 90 per cento delle quote e viene nominata amministratore unico delle società, mentre il restante 10 per cento è intestato al marito, il commercialista Armando Minna, già sindaco della Banca Rasini e poi Suo consulente. Capitale sociale: il minimo, 20 milioni per Holding.
E la Banca Popolare di Lodi (l’istituto che nel 1991 ha incorporato la Banca Rasini)
I primi soldi, quelli per realizzare i palazzi blu di via Alciati, provengono certamente dalla Banca Rasini, di cui era direttore generale Suo padre. Poi le fonti di finanziamento si fanno più oscure, ma certamente passano per la Svizzera.

Una spiegazione del canale elvetico è contenuta nella Sua biografia pubblicata nel 1994 da Paolo Madron (Le gesta del Cavaliere, Sperling&Kupfer) e oggi introvabile. Una biografia autorizzata, che può essere ritenuta in qualche modo almeno semi-ufficiale: «Le città giardino di Berlusconi sono servite (…) per far rientrare le valigie di soldi a suo tempo depositate nella vicina Svizzera. Alla fine degli anni Sessanta le vie che portano al Paese degli gnomi sono intasate di spalloni che vanno a mettere al sicuro il denaro della ricca borghesia terrorizzata dai sequestri (ci provano anche con il padre di Berlusconi). (…) Il Cavaliere va da Rasini e gli chiede di appoggiarlo su quei suoi amici, clienti o meno della banca, che hanno portato fuori tanti soldi».

I Suoi primi palazzi sarebbero dunque costruiti con i capitali nascosti all’estero dalla ricca borghesia lombarda che, con la garanzia del banchiere Carlo Rasini, accetta di affidarli a Lei,
È un piccolo istituto privato di credito con un unico sportello, nella centralissima piazza dei Mercanti, a un passo dal Duomo. A Milano godeva di una doppia fama: era considerata una banca efficiente, rapida e flessibile, ma anche assai spregiudicata.
Antonio Vecchione, il successore di Suo padre alla direzione della Banca Rasini
Dopo il 1973, anno in cui Carlo Rasini vende la sua banca, tra i nuovi azionisti ci sono il siciliano Giuseppe Azzaretto (con il 29,3 per cento) e (con il 32,7 per cento) tre società del Liechtenstein rappresentate da Herbert Batliner. Da un processo per traffico di droga e riciclaggio celebrato negli Stati Uniti nel 1998, risulta che Batliner svolgeva ruoli finanziari per narcotrafficanti latinoamericani. Dietro la Rasini, dunque, c’erano solo i denari nascosti in Svizzera dalla buona e operosa borghesia lombarda?
RVA è stata fondata nel 1958 da Alessandro Rasini e Giorgio Viganò.
Fin dai primi passi individua come fattore critico di successo la conoscenza approfondita delle società Clienti e dei loro settori di appartenenza.

Alla fine degli anni ottanta RVA registra una forte crescita gestendo programmi captive per i suoi Clienti più importanti: Gruppo Fininvest, Gruppo Stet International, Banca Popolare di Novara, Gruppo Pirelli. Su tali basi il gruppo si espande in Europa e Sud America attraverso società direttamente controllate.

A Londra nel 1995 RV Limited diventa il primo Lloyd’s Broker di capitale interamente italiano, permettendo l’accesso del gruppo al più importante mercato assicurativo e riassicurativo internazionale.
Troviamo innanzitutto il presidente, Nello Celio. Egli è un personaggio noto ed importante della Confederazione elvetica; ed ha contato e conta anche nel mondo finanziario italiano. Nato nel 1914, deputato cantonale dal 1941 al 1945, capo dipartimento Difesa federale 1967-1968, alle Finanze 1968-1973, presidente del Consiglio federale svizzero nel 1972. Nel 1969 consigliere del Credit Suisse, della Alusuisse, della Basel Wersisherung. Dal 1980 consigliere della Société Internationale Pirelli. Fino al 1980 presidente della Rumianca, società chimica collegata al gruppo Rovelli. Con l’industriale italiano i rapporti proseguono nella Banca Commerciale di Lugano, di cui Celio è presidente ed azionista e di cui Rovelli pare essere il principale azionista (“Il Mondo”, 24 marzo 1986). Recentemente Rovelli sarebbe entrato nell’azionariato SASEA. Infine Celio è presidente della Banca Rasini, acquistata nell’aprile 1984 dalla Eurocredit, finanziaria romana della Banca Commerciale di Lugano.