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L'Abuso che nasce dalla fiducia: Quando la collaborazione diventa tradimento.

La prestazione d’opera – quel rapporto anche di fatto – diventa l’occasione e la ragione di quello possessorio proprio lì, in quel legame apparentemente innocuo, in quella collaborazione di fiducia nata sì… per esigenza, ma perché imposta dalla normativa vigente. Ed è qui che ahimè si annida il pericolo più subdolo: quell’incarico professionale che si trasforma in un’arma silenziosa protetta dall’ipocrisia, dall’omertà e ancor peggio…dal compromesso!

Un’opportunità perfetta, sì, per chi sa scorgere nella vicinanza la chiave dei propri fini illeciti. Così comincia il gioco: un incarico formale, un sorriso rassicurante, una stretta di mano che sigilla promesse di perfezione. 

Ma sotto questa patina di correttezza pulsa una realtà ben diversa, perché l’uomo in malafede conosce un segreto crudele: la fiducia è la serratura più facile da scassinare!

Documenti, fondi, rapporti riservati, tutto gli viene consegnato con ingenua solerzia. La prestazione d’opera si trasforma così nel pretesto perfetto, nella maschera più convincente. È l’ombrello sotto cui nascondere movimenti nell’ombra, appropriazioni indebite, distrazioni di somme, manipolazioni calcolate. Una frode che avanza al ritmo regolare di chi sa di poter essere al sicuro – perché quando sei “quello di fiducia“, chi oserebbe controllarti e poi se chi controlla è anche partecipe all’inganno…

Il sistema si autoalimenta: complicità passive, silenzi interessati, occhi volutamente distratti, finché – improvviso – il crollo. Un coraggioso rompe il muro dell’omertà, porta alla luce vuoti contabili, incongruenze, scuse che ormai puzzano di menzogna. La sentenza di condanna arriva come un macigno: sì… quelle denunce secondo molti (per lo più gli stessi che si erano resi complici di quel malaffare o che auspicavano di ricevere da quel sostegno dato, chissà… qualche briciola) erano “fantasiose“, ma che – dalla sentenza pronunciata – si scopre essere una verità scomoda! 

Ed ora, già… ora quegli stessi complici si scoprono “vittime“, fingono stupore – “Come abbiamo fatto a non capire, a non vedere, come è stato possibile tutto ciò?” – quando invece… avevano scelto di non guardare!

La verità è cruda: ogni ignavo è complice! Ogni silenzio ha permesso all’illegalità di radicarsi. L’abusatore, certo, è stato abile: ha studiato mosse e contromosse, ha sfruttato ogni dettaglio, ha vestito il crimine con l’abito rassicurante della normalità. Ma la sua forza veniva principalmente dall’indifferenza altrui!

Ora la lezione è chiara: diffidare non basta. Occorre vigilare, controllare, ma soprattutto ricordare!

Perché ogni rapporto professionale porta in sé un paradosso: la fiducia è necessaria, ma può diventare il cavallo di Troia dell’inganno. Riconoscere i segnali  e soprattutto – gli ipocriti sostenitori del sistemi – non è cinismo: è l’unico vaccino contro danni irreparabili. 

Il prezzo della legalità? L’eterna vigilanza!

Edoardo Bennato e l'Italia che non c'è…

C’era una volta un’isola… oggi è tutta la nazione a non esserci…
Rappresenta ancora oggi una delle più belle canzoni scritte dal nostro cantautore… 
Quel ritornello in cui dice: son d’accordo con voi, non esiste una terra, dove non ci son santi né eroi… e se non ci son ladri, se non c’è mai la guerra, forse è proprio l’isola che non c’è… che non c’è!!! 
Edoardo Bennato è sempre stato precursore dei tempi, di quel malessere della sua generazione che è lo stesso di quello che stanno vivendo oggi i nostri giovani…
Ascoltare le sue canzoni, quella voglia di cantare e di volare… gli hanno permesso di dire sempre quello che gli andava… 
Diceva in una sua canzone: non potrò mai diventare direttore generale delle poste o delle ferrovie, non potrò mai far carriera nel giornale della sera, anche perché finirei in galera. Mai nessuno mi darà il suo voto per parlare o per decidere del suo futuro. Nella mia categoria tutta gente poco seria, di cui non ci si può fidare.
Come  quando parlando di Bagnoli scriveva: c‘è folla tutte le sere nei cinema… un sogno che è in bianco e nero ma tra poco sarà a colori… 
Già, quella stessa Bagnoli che dopo aver inquinato e ucciso… dovrà essere bonificata!!!
Il Premier Renzi in questi giorni ha dichiarato: eliminiamo il più grande scandalo ambientale, bonificando 230 ettari e rimuovendo due milioni di metri cubi tra colmata e mare di rifiuti lasciati per anni in condizioni atroci… sarà la più grande opera di recupero ambientale della storia italiana!!!
Certo allora le sue parole sembravano canzonette, ma con il tempo abbiamo scoperto come di banale ci fosse poco, anzi tutt’altro… esprimevano quel malessere di un paese che non voleva ascoltare!!!
Quanti gatti e la volpe abbiamo contato in questi anni o quanti comandanti ci hanno imposto le loro regole… tutti quei Capitani uncino che si sono succeduti… ed ora scopriamo come le sue disamine avevano colpito giusto…
Dopo anni di silenzio esce finalmente il suo nuovo album… dal titolo inequivocabile… “Pronti a salpare”!!!
Certo verso cosa e dove è difficile da dirsi… “non c’è niente di scontato… tutto è ancora da scontare”  ed ancora “conta il rischio di condanne… condannati a rischiare… pronti a salpare…”.
La canzone che da il titolo all’album e attualissima, come i migranti che stanno giungendo da quelle rotte irregolari… che cercano si salvarsi da quel loro inferno, prima che sia troppo tardi… perché è da lì… da quell’inferno che stanno tentando di scappare con i loro familiari…
Quella via della speranza… dove non ci si può più disperare… destinati a navigare in alto mare… 
E se i tempi son cambiati… resta il tempo da cambiare… bisogna assumersi tutti le responsabilità di quanto sta avvenendo in quelle nazioni colpite dai conflitti armati o da guerre civili, provare ad assistere quanti stanno peggio di noi, salvare loro… per salvare noi stessi…
Nel suo video si ripercorrono in bianco e nero le immagini di quando eravamo noi “italiani” a salpare verso il nuovo mondo… ed ora che apparteniamo a quel mondo “privilegiato” abbiamo scordato…
Ed ancora, come non ricordare il brano “Il capo dei briganti” con quel video che riprendeva i cortei religiosi di Casal del Principe… immagini dell’anonima del peccato… terra di frontiera e di nessuno… santuario dei dannati, miseria che aizza i diavoli… inchini e contro-inchini tra frastuoni generali di sdegno e silenzio di carri armati… 
L’Italia dei pirati… covo dei ladri, dove ci sono tutti… e chi non si arruola finisce in fondo al mare!!
L’Italia delle inchieste e della calunnia, che è come un venticello… un’arietta assai gentile che insensibile, sottile, leggermente e dolcemente, incomincia a sussurrar… segreti e bugie, parole di malelingue che si alternano sottovoce, sibilando vanno scorrendo e ronzando nelle orecchie della gente…
S’introduce silenziosamente e destramente per colpire sia gli onesti che i puri di cuore…
Un ricordo intimo per gli amici Mia Martini e Renzo Tortora… 
Concludendo, per quanti vivono la loro vita… in malafede, sempre a caccia delle streghe, dico No… non è una cosa seria, e così è se vi pare, ma lasciatemi sfogare, non mettetemi alle strette, o con quanto fiato in gola griderò, non c’è paura, ma che politica, che cultura, sono solo canzonette, non mettetemi alle strette, sono so.., sono so.., sono solo canzonette!!!

Inefficienza efficiente…


In un paese qual è quello nostro, nel quale l’efficienza purtroppo non è mai sinonimo di redditività, perfezione, ma soprattutto di rendimento, tra scandali di assenteisti remunerati e presenti svogliati, ecco, in questo marasma generalizzato, tra uffici nei quali si fa poco e quel poco si cerca di farlo fare agli altri, ritroviamo all’improvviso dei soggetti che, si contrappongono a quanti vengono definiti scansafatiche…

Già…, nella pubblica amministrazione, nel bel mezzo di un deserto… come un’oasi…, ci sono dipendenti modello, che esulano dai soliti contesti generalizzati, divenendo essi stessi, sistema trasversale di una macchina operativa, nella quale “volutamente” inseriti, si dimostrano del tutto “efficienti”… 
Ovviamente non è una macchina che risponde ai bisogni collettivi e neanche tenta di risolvere i problemi della società… ma riesce a spaziare, in quell’ambito “particolare” nel quale viene richiesto il proprio contributo ed in particolare di quella improvvisa celere operatività…    
Non si tratta di individuare una inefficienza presente, ma bensì d’individuare procedure non conformi che attraverso modalità proprie e del tutto arbitrarie, danno luogo ad improvvise efficienze, stabilendo nuovi modus operanti, non lineari che in breve tempo, trasformano procedure irregolari in qualcosa di preciso e per di più chiaro e coerente…
Ed allora ecco che si può divenire, grazie proprio a questi “particolari” soggetti, limpidi o torbidi a seconda delle circostanze…
E’ come quando eravamo a scuola, precisamente alle elementari…
Vi ricordate…, quando la maestra alla lavagna tracciava quella linea di demarcazione e scriveva da un lato i buoni e dall’altro i cattivi… ecco almeno in quell’oscuro sfondo, risaltava bene… in bianco… la posizione di ognuno di noi, veniva sin d’allora definita la collocazione che poi da grandi avremmo avuto…
Ecco, almeno lì… sapevo dove stavo, quasi sempre nel lato dei cosiddetti “cattivi”… già non perché io fossi realmente così… ma chissà, sarà stato per quel mio modo d’essere, nel non voler rispettare quelle regole prestabilite, molte volte errate, per non voler sottostare a strane direttive che cozzavano con le mie idee, il che ovviamente conduceva ad antipatie, oppure a evidenti scontri con le maestre… 
Allora come oggi…, già da piccoli s’intravvede dove ognuno vuole stare, cosa voleva divenire, quanto era disposto a sopportare e soprattutto quanto è deciso nel non farsi soccombere dalle ingiustizie o dalle prevaricazioni…
Purtroppo oggi in molti, hanno deciso di non schierarsi… restano lì appesi a quella linea di demarcazione, ne buoni ne cattivi, già lì… come burattini, appesi a qual filo bianco… rappresentando così perfettamente quel proprio essere, vere e proprie banderuole che sventolano a seconda delle circostanze, da una parte all’altra…, girando a seconda del vento o delle situazioni, una volta di qua ed una volta di là…
Non vi sono parametri di giudizio o di strategia, non ne hanno, per loro, l’unico obbiettivo è rappresentato nel voler ricercare il risultato più rapido,  se pur questo, possa poi risultare…,alla luce dei fatti, inferiore o negativo alle stesse aspettative, in quanto non si è voluti seguire la logica della migliore efficienza e dell’alta redditività, ma si è puntato principalmente a raggiungere quel minimo beneficio indispensabile…
Vero… il risultato a volte è stato raggiunto…, sì, con poche e semplici alchimie… adesso però la difficoltà è quello di poterlo mantenere…
Mi chiedo spesso se… il danno provocato dall’inefficienza degli efficienti… non risulti successivamente più dannoso dello stesso beneficio…