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Catania, bluff e sangue: il Potere del denaro, la Procura della Repubblica, la gestione della notizia

di “iena anti antimafiosa” Marco Benanti: https://www.ienesiciliane.it/articolo.php?aid=8955
Appena ho letto l’articolo pubblicato su “Linkedin”, ho contattato immediatamente Marco, chiedendogli il permesso di pubblicare questo suo post, che ritengo sia fedele – in tutte le sue sfumature – a tutto quello che da sempre, riguarda la nostra città etnea: 
Scriveva Pippo Fava negli anni Settanta:“….Ecco dunque che il catanese corre per arrivare prima. Tutti corrono. Rapaci, violenti, disordinati, vocianti, ognuno per conto suo, inseguendo la vita che corre via veloce, e il catanese sempre appresso, mai distaccato d’un palmo, automobili, autobus, camion, biciclette, autotreni, moto, passanti, tutti a catafascio, da tutte le direzioni e per ogni dove, poiché il denaro è in ogni direzione. 
Il denaro è il padrone del mondo, con il denaro si può tutto nella vita: una bella casa, la macchina, la villeggiatura, il rispetto della gente, la salute con garanzia delle migliori cliniche, persino la grazia dell’onnipotente il quale viene invocato in modo perentorio con la mediazione di Sant’Agata che, essendo vergine, viene tenta in altissima considerazione: “Sant’Aituzza, vossia vede che gioco d’artificio ci ho sparato ieri sera dinnanzi al fercolo. Ruote luminose ed anche la cassa infernale. Sant’Aituzza…!Oh, Sant’Agheta…? Che fa non ci sente? Io ci avevo chiesto quella grazia…annunca niente gioco fuoco la prossima volta!”
L’amore per i soldi, la vocazione, la passione, la identificazione del potere con la massima ricchezza fa presumere che tutti abbiano la stessa passione e vocazione, il commerciante, l’industriale, il ciabattino, il medico chirurgo, l’impiegato e naturalmente l’uomo politico. Della voracità di questi ultimi i catanesi si sono fatti un paradigma, ma benevolente, quasi senza rancore, come i fatti della natura che accadono perchè è nell’ordine stesso della natura che accadano.
“Ohu…si mangianu li soddi!”
“Ca nsamai…c’eri tu a quel posto, che facevi?”….
Non esiste in tutta Europa una città così mistificatoria persino nei confronti delle statistiche economiche ufficiali. Catania risulta agli ultimi posti nella media del reddito individuale. E’ un imbroglio. Il denaro scorre da tutte le parti, passa nel vento, scompare, riappare, crediamo che siano pochissimi i catanesi a fare soltanto un lavoro. Centinaia di migliaia fanno gli impiegati, funzionari, professori, vigili urbani, dipendenti pubblici, maestri elementari, muratori, archivisti, e contemporaneamente sono negozianti, hanno una bancarella di ortofrutta, commerciano, suonano la tromba o il violino, curano un’industria di gelati, possiedono una radio libera, sono tassisti abusivi, fotografi, maghi, fabbricanti di mobili, elettricisti, meccanici, all’occorrenza scippatori, ladri, rapinatori, usurai, ricettatori, infermieri, ruffiani, magnacci, dattilografi…” (tratto da “I Siciliani” Cappelli editore, 1980).

Fava scrittore prima che giornalista coglieva l’anima più vera di una città fenicia: a distanza di quarant’anni le cronache di questi giorni raccontano ancora di questa anima. Già, perchè come spiegare, al di là del merito delle singole vicende giudiziarie, gli scandali e gli intrecci affaristici che vengono fuori da giorni dalle pagine d’accusa della Procura della Repubblica di Catania?

Che riguardi l’alto professionista, già direttore dell’Esattoria, o che coinvolga l’avvocato rampante che gira in Bentley incurante delle multe che gli piovevano per divieto di sosta, le inchieste della magistratura rimandano dritti dritti al senso più profondo di una città priva di cittadini, piena di abitanti (incuranti di quanto gli accade attorno, se non li tocca nel privato) e animata da una sola “religione”: i soldi. Una “religione” praticata con scrupolo, con ordine e disciplina quasi e che scandisce le 24 ore, durante le quali si può passare da un centro di potere ad un altro, da una “bandiera” ad un’altra, da una “scelta di vita” ad un’altra, senza battere ciglio. Ma non senza battere cassa. 
Perché per il catanese non esiste altro, e non c’entra nulla la crisi economica che pure esiste: esattamente come diceva Pippo Fava quarant’anni fa.
Una dimensione privatistica dell’esistenza, dove il rispetto si deve solo per tutto ciò che ha un valore (la “legge del valore” è l’essenza del capitalismo nella sua dinamica di fondo). O “si conta” o si è “niente”: un principio religioso appunto. Il resto è ipocrisia o meglio come diceva Antonio Schilirò (l’intellettuale del Comune di Catania, assassinato nell’anima dalla “Catania perbene e della legalità”, di cui in questi giorni è l’anniversario) “mentono tutti”.
E di menzogna in menzogna, di truffa in truffa, di doppiezza in doppiezza, le giornate di questa Catania dominata dalla Procura della Repubblica (divenuta “monopolista” dell’informazione, o meglio “editore di riferimento” della popolazione, mediante i “uffici stampa paralleli” nel sistema dei media) passano di scandalo in scandalo. In attesa, sempre, di verificare, al processo (al dibattimento si forma la prova, non in conferenza stampa davanti ai piemme) che le ipotesi d’accusa reggano. 
Ma per fare questo ci vorrà sempre qualcuno che qualcuno, magari con le pezze al culo, vada in udienza, magari finendo talora scaraventato fuori “perché il codice non prevede il pubblico”: per tutto il resto, sopratutto prima di tutto, ci sono le solite “imprendibili” manine che “tirano carte” solo da una parte dell’informazione. 
Come negli “anni d’oro” del “sistema Ciancio”, quando il segreto istruttorio vigeva a targhe alterne (per gli altri): esattamente come oggi, o meglio da un decennio. Si chiama “gestione della notizia”, è una forma del Potere reale, che a Catania ha rappresentato uno delle chiavi del sistema dominante per decenni, di cui ha fatto e fa parte integrante la Procura della Repubblica. “Gestione notizia” che significa prima di tutto tracciare un solco, a partire dall’esistenza di un fatto o anche solo della sua interpretazione, su una città disarmata perchè non abituata a non avere memoria di sé e da tempo priva o deprivata di un tessuto imprenditoriale autonomo.
Insomma, ma non è che dietro il “fumo accecante” della mediaticità si potrebbe nascondere un brillante finto cambiamento, insomma uno straordinario nulla di fatto?

Agenzia Nazionale dei beni sequestrati e confiscati…

Desidero riprendere alcune domande, postate in questi giorni, nei siti web di Addio-Pizzo e Le Iene Sicule, sulla visita a Catania del Dott. U. Postiglione (Direttore dell’Agenzia Nazionale dei beni sequestrati e confiscati) per chiedere ad Egli, se realmente crede che, attraverso le metodologie finora adottate (per queste società), si possa giungere ad invertire, il percorso finora realizzato…
Ora, voler giungere in Sicilia, solo per promuovere se stessi o l’Agenzia che si dirige (con la scusa di assegnare 210 beni confiscati), comunicando i nominativi per i recenti incarichi affidati (sarebbe comunque interessante conoscere con quali modalità sono stati scelti questi amministratori), mi sembra di ascoltare quelle solite propagandistiche manifestazioni, quando di contro, si poteva tranquillamente “operare in silenzio, senza bisogno di realizzare… tutto questo clamore… 
Inoltre, dalla cerimonia è emerso come alle domande dei giornalisti, egli abbia volutamente esimersi dal rispondere, in particolare mi riferisco a quelle sulle inchieste in corso presso il Tribunale di Palermo…, che sono state diplomaticamente “evitate”…
Delle imprese attualmente confiscate… e non sono soltanto quelle che solitamente vengono richiamate, ma mi riferisco alle migliaia (sono più di 5.000 di cui però, soltanto circa 2.000 sono state destinate ed assegnate) che proprio in Sicilia… non trovano risposte dalle Istituzioni… e dove, il più delle volte, vengono totalmente abbandonate a se stesse… per non voler dire, che di fatto… restano sotto il diretto controllo di coloro a cui erano state sottratte!!!

Inoltre, la cosa assurda avviene, non solo quando si è dimostrato di essere inadeguati alla gestione di questi beni… ma in particolare, quando, attraverso la propria professionalità e correttezza morale, si è saputo dimostrare di essere stati degli ottimi amministratori…

Infatti, prendendo proprio spunto del complesso (Lido dei Ciclopi) nel quale è stata svolta la sopraddetta cerimonia, mi chiedevo come sia possibile, aver revocato l’incarico al suo amministratore Dott. Giuffrida, che a detta di molti (in particolare proprio dei suoi ex dipendenti e dall’analisi sulla gestione finanziaria-amministrativa) essere persona corretta!!!

Allora… non è che forse proprio perché queste società, sono riuscite tra mille difficoltà non soltanto a sopravvivere ma a produrre utili (incassi), qualche “furbetto” ora, abbia pensato di volerci mettere le mani sopra???
Mi chiedo quindi… chi gestirà queste società… quali requisiti possiederanno questi nuovi amministratori rispetto allo stesso Dott. Giuffrida???

Siamo certi che i soggetti ai quali verranno dati in gestione queste società, non sono ora messi lì, perché “qualcuno” li abbia scelti appositamente per riprenderne il possesso???

Ed ancora, dal momento in cui Lei dichiara che, nell’incaricare questi amministratori, si applicano “le tariffe più basse che ci siano, e cioè quelle del Tribunale di Reggio Calabria“, ed è il motivo per cui (sono sempre Sue parole…) certe volte, molti amministratori giudiziari rinunciano a diventare collaboratori dell’agenzia, mi chiedo, visto che l’aspirazione che porta questi soggetti a tale incarichi è prettamente “venale”… non sarebbe forse meglio, modificare questa gestione, affidandola direttamente ad uno dei corpi dell’Arma e fare gestire questi stessi beni (a seconda delle tipologie societarie) con personale dipendente, assunto specificatamente per i settori merceologici d’appartenenza, con l’ausilio ed il controllo diretto della GdF, senza continuare con questi clientelari incarichi, che finora hanno dimostrato essere in questi anni… quasi sempre corruttivi???
Dopotutto, questi signori vengono pagati non solo da noi cittadini… ma soprattutto dalle stesse imprese sulle quali è intervenuto il provvedimento interdittivo; sarebbe quindi opportuno, che quei soldi, fossero in un qualche modo… opportunamente “distillati” e non scialacquati… per come finora si è fatto!!!
Credo inoltre, che sia giunto per le istituzioni, il momento d’iniziare a fare seriamente il suo dovere e non nascondersi ancora oggi, dietro il dito!!!

Bisogna intervenire definitivamente contro quegli amministratori che hanno dimostrato essere di fatto collusi… che attraverso la loro disdicevole gestione hanno permesso che si protraessero abusi e malaffare!!!
Queste persone debbono pagare in particolare se vengono dimostrate proprie partecipazioni attive nel 

compiere eventuali reati…

Non si può da un lato confiscare i patrimoni alla mafia e successivamente mettere uomini, che attraverso quelle loro azioni, dimostrano essere, essi stessi dei mafiosi!!!
Credo sia giunto il momento di fare pulizia… non pensare d’inventarsi meravigliose cerimonie festose, vivaci e nuove strategie, intuizioni colorate di facciata, che poi, proprio come delle “bolle di sapone”… non fanno altro, che esploderci in faccia!!!
Concludo attendendo le risposte, che il quotidiano d’inchiesta Sudpress ha posto proprio sull’argomento e sarebbe importante che, almeno per una volta, qualcuno ci mettesse non solo la propria faccia ma anche la propria firma… rispondendo a quelle domande, non in maniera generalizzata, ma dando dimostrazione di capacità operativa e soprattutto di volontà concreta…
Resto (ma credo di poter dire… che siamo in migliaia quelli…) in attesa di un Suo celere riscontro!!!