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Io so e ho le prove!!!

Io so. So come si lavora nei cantieri. Come le impalcature vengono messe a castello, come la parte maggiore dei cantieri presenti in Italia non sia messo a norma, come i materiali siano saccheggiati, i terreni sottratti, gli operai tenuti a nero. 

I meccanismi sono scientifici, foggiati dalle più brillanti menti dei commercialisti del bel paese. Gli operai vengono costretti a sottoscrivere buste paga perfettamente regolari, così, soprattutto al nord, per eventuali controlli e monitoraggi di sindacati tutto è in regola. In realtà i lavoratori percepiscono il 50% in meno di quanto indicato. 

Un modo per dimostrare agli ispettori del lavoro il rispetto dei contratti. Una vera e propria evasione fiscale a tavolino che sottrae allo Stato solo per le ditte operanti al nord 500 milioni di euro, secondo quanti affermano i sindacati confederati degli edili. Cifre che rientrano nelle logiche del massimo ribasso. 

Oltre il 40 % delle ditte edili che agiscono in Italia sono del sud. Senza contare le miriadi di ditte di subappalto che non hanno traccia e quindi non rientrano nelle statistiche. Le imprese arrivano cariche di ragazzi meridionali e romeni. Pochissimi gli africani. 

La forza assoluta dei cartelli criminali è l’edilizia. Il certificato antimafia. Ormai ridicolo. Ogni ditta di Totò Riina e di Francesco Schiavone (Sandokan) avevano i certificati antimafia. Per poterlo ricevere basta dimostrare che nella propria azienda non lavorano personaggi condannati per associazione mafiosa. Che ingenuità! E anche qualora qualche affiliato condannato per mafia fosse loro dipendente questi lavorerebbe a nero, d’altronde come riportato sopra i controlli sono inesistenti. Eppure è vero. Nell’edilizia finiscono gli affiliati al giro di boa. Dopo che si fa una carriera da killer, da estorsore o da palo. Insomma dopo che si è passati nell’esercito dei clan si finisce nell’edilizia o a raccogliere spazzatura. 

Piuttosto che filmati e conferenze a scuola, potrebbe essere interessante prendere i nuovi affiliati, i ragazzini, e portarli a fare un giro per cantieri mostrando il destino di quando invecchieranno (se galera e morte dovessero risparmiarli) staranno su un cantiere invecchiando e scatarrando sangue e calce. Mentre imprenditori e affaristi che i boss credevano di gestire avranno committenze e spose modelle. Di lavoro si muore. Continuamente. La velocità di costruzioni la necessità di risparmiare su ogni tipo di sicurezza e su ogni rispetto d’orario. Turni disumani 9/12 ore al giorno compreso sabato e domenica. 100 euro a settimana la paga con lo straordinario notturno e domenicale di 50 euro ogni 10 ore. I più giovani se ne fanno anche quindici. Magari tirando coca, che qui vendono a 15 euro a pista. Le mascherine per evitare che le polveri siano inalate sembrano una provocazione e il cordino che dovrebbe assicurare alle impalcature i corpi degli operai è usato come portachiavi dei mazzi molteplici dei capimasto. 

Quando si muore nei cantieri, si avvia un meccanismo collaudato. Il corpo se morto viene portato via dal cantiere e a secondo della zona viene simulato un incidente stradale. Lo mettono in auto che poi si fanno cascare in scarpate o dirupi, non dimenticando di far prendere fuoco all’auto. La somma che l’assicurazione pagherà al morto verrà girata alla famiglia come liquidazione. Non è raro che per simulare l’incidente si feriscano anche i simulatori in modo grave, soprattutto quando c’è da ammaccare un’auto contro il muro, prima di darle fuoco con il cadavere dentro. 

Quando il masto è presente il meccanismo è funzionante. Quando è assente il panico spesso attanaglia gli operai. Ed allora si prende il ferito grave, il quasi-cadavere e lo si lascia quasi sempre vicino ad una strada che porta all’ospedale. Si passa con la macchina si adagia il corpo e si fugge. Quando proprio lo scrupolo è all’eccesso si avverte un autoambulanza. Chiunque prende parte alla scomparsa o all’abbandono del corpo quasi cadavere sa che lo stesso faranno i colleghi qualora dovesse accedere al suo corpo di sfracellarsi o infilzarsi. Sai per certo che chi ti è a fianco in caso di pericolo ti soccorrerà nell’immediato per sbarazzarsi di te, come dire ti darà il colpo di grazia. E così si ha una specie di diffidenza nei cantieri. Chi ti è a fianco potrebbe essere il tuo boia o tu sarai il suo. Non ti farà soffrire ma sarà anche quello che ti lascerà crepare da solo su un marciapiede o ti darà fuoco in un auto. 

Tutti i costruttori sanno che funziona in questo modo. E le ditte del sud hanno garanzie migliori. Lavorano e scompaiono ed ogni guaio se lo risolvono senza clamore. Io so ed ho le prove. E le prove hanno un nome. Sono Ciro Leonardo morto a 17 anni mentre stava riparando un solaio cascando dal settimo piano. Le prove si chiamano Francesco Iacomino, aveva 33 anni quando l’hanno trovato con la tuta da lavoro sul selciato all’incrocio tra via Quattro Orologi e via Gabriele D’Annunzio a Ercolano. Nicola Tricarico 26 anni, fulminato mentre lavorava alla ristrutturazione di un negozio. A nero. Dopo l’incidente sono scappati tutti, geometra compreso. Nessuno ha chiamato l’autoambulanza temendo potesse arrivare prima della loro fuga. Lasciando lì il cadavere raffreddarsi. E quando si muore al nord se non c’è tempo di abbandonare a sud il corpo la macchina incidentata è già pronta assieme alla benzina per occultare il corpo in un incidente sulle affollate e insanguinate strade padane. In sette mesi nei cantieri a nord di Napoli sono morti 15 operai edili. Cascati, finiti sotto pale meccaniche o spiaccicati da gru gestite da operai stremati dalle ore di lavoro. Bisogna far presto. 

Anche se i cantieri durano anni, le ditte in subappalto devono lasciar posto subito ad altre. Guadagnare, battere cassa e andare altrove. Prima si alzano palazzi, prima si vendono, prima si diviene imprenditori, prima i danari vanno altrove. Prima si possono comprare pompe di benzina, prima si possono avere garanzie con le banche, prima si possono sposare modelle e comprare giornali. A sud si può estrarre, si può ancora estrarre. Si possono depredare terre, mordere montagne, nascondere i veleni sotto la moquette della terra. A sud possono ancora nascere gli imperi le maglie dell’economia si possono forzare e l’equilibrio dell’accumulazione originaria non è stato ancora completato. A sud bisognerebbe appendere dei cartelloni con il BENVENUTO per gli imprenditori che vogliono lanciarsi nell’agone del cemento e in pochi anni entrare nei salotti romani e milanesi. 

Un BENVENUTO che sa di buona fortuna siccome la ressa è molta e pochissimi galleggiano sulle sabbie mobili. Io so. Ed ho le prove. E i nuovi costruttori proprietari di banche e di panfili, principi del gossip e maestà di nuove baldracche celano il loro guadagno. Forse hanno ancora un anima. Hanno vergogna di dichiarare da dove vengono i propri guadagni. Nel loro paese modello, negli USA quando un imprenditore riesce a divenire riferimento finanziario, quando raggiunge fama e successo accade che convoca analisti e giovani economisti per mostrare la propria qualità economica, e svelare le sue strade battute per la vittoria sul mercato. 

Qui silenzio. Vergogna. E il danaro è solo danaro “… una formula che difficilmente potrà essere sbandierata come modello di meritocrazia e perseveranza per ostacolare le cinetiche criminali”. Ma chi segnalava questi affari, chi aveva un così capillare controllo del territorio? Quali validi agenti hanno usato capaci di comprare a così poco terreni? Nessuna risposta. Dalla terra prendi poi costruisci dalla costruzione hai garanzia e puoi avere così il debito e dal debito ancora palazzi e poi barche, e poi banche…Il meccanismo è banale. Terra è spazio per costruzioni. E come se si estraesse al contrario. Non si scava dalla terra carbone e bauxite. Ma dalla terra si cava l’aria e poi la luce e si occupano vani di ossigeno, il percorso è inverso, spalle al terreno e estrazione al contrario. 

Qualcuno ha detto che a sud si può vivere come in un paradiso. Basta fissare l’alto e mai, mai osare far cascare gli occhi al basso. Ma non è possibile. L’esproprio d’ogni prospettiva ha sottratto anche gli spazi della vista. Ogni prospettiva è imbattuta in balconi, soffitte, mansarde, condomini, palazzi abbracciati, quartieri annodati. Qui non pensi che qualcosa possa cascare dal cielo. Qui scendi giù. Ti inabissi. Perché c’è sempre un abisso nell’abisso. Qui dovrai urlare le parole del padre di Ciro: “Quando sbatti per terra e muori, ti immagini non che l’anima evapori, come ti raccontano al catechismo o vedi nel film Ghost, ma che delle mani ti prendano e ti portino più giù. Ancora più giù se è possibile della terra d’inferno dove viviamo”.  

E così quando mi trovo tra i migliori e vincenti imprenditori non mi sento bene. Anche se questi signori sono eleganti, parlano con toni pacati, e votano a sinistra. Io sento l’odore della calce e del cemento, che esce dai calzini, dai gemelli di Bulgari, dai loro meridiani di Italo Calvino e dai loro thriller di Grisham. 

Io so. Io so chi ha costruito il mio paese e chi lo costruisce. So che non si vive la propria vita di scorribande e tormenti nelle belle ville in Toscana o in Puglia dei film di Giordana e della Comencini, so che stanotte parte un treno da Reggio Calabria che si fermerà a Napoli a mezzanotte e un quarto prima di giungere a Milano. Sarà colmo. E alla stazione i furgoncini e le Punto polverose preleveranno i ragazzi per nuovi cantieri. Un emigrazione senza residenza che nessuno studierà e valuterà poiché rimarrà nelle orme della polvere di calce e solo lì. Io so qual è la vera costituzione del mio tempo, qual è la ricchezza delle imprese. Io so in che misura ogni pilastro è il sangue degli altri. Io so e ho le prove. Non faccio prigionieri!!!

Mi piace ogni tanto riproporre qualche passo dei nostri migliori autori, in questo caso specifico il testo è stato ripreso dal libro “Io so è ho le prove” di Roberto Saviano, spero che vi sia piaciuto.

"Imprenditori" rapaci!!!

Cerco sempre di calmare quest’ansia che mi si innesca ogni volta che cammino e mi guardo intorno, ogni volta che salgo le scale, prendo gli ascensori, osservo dai balconi e quando strusciando le suole su zerbini, supero le soglie di quegli ingressi. 

Non posso fermare un rimuginio d’anima perenne su come sono stati e ancora oggi vengono realizzate le nostre costruzioni e se poi ho qualcuno a portata di parola, riesco con grande difficoltà a trattenermi dal raccontare sul come si tirano su quegli appalti, quelle enormi strutture fatte di piani, balconi e coperture. 

Non è un senso di colpa universale che mi pervade, né un riscatto morale verso chi è stato cassato dalla memoria del sentiero della storia, non riesco a non pensarci, ho sempre questo vizio, una vera perversione, già, non riesco a dimenticare come funziona il ciclo del cemento quando vedo una rampa di scale, come non mi distraggo nell’osservare quelle impalcature verticali mal realizzate, no… non riesco a far finta di nulla. 

Penso a tutto, anche a quella semplice malta e alla cazzuola che la genera con quel suo movimento, penso persino ai calli che genera il manico di legno del frattazzo usato sino allo stiramento del polso per spianare l’intonaco. 

Sarà forse che chi nasce in questa terra ha un rapporto con alcune sostanze in modo singolare, forse unico, un legame che altrove non potrebbe che essere diverso. 

Non tutta la materia difatti viene recepita allo stesso modo, già da noi in meridione il cemento è l’elemento portante e non esiste impero economico del sud che non abbia visto il passaggio nelle costruzioni. 

Appalti, gare d’appalto, cave, cemento, inerti, malta, mattoni, impianti, mezzi d’opera, operai rappresentano l’armamentario dell’imprenditore italiano è quest’ultimo vive quel proprio impero costruito quasi sempre dal nulla (grazie non certo alle proprie capacità imprenditoriali, ma soprattutto beneficiando di quel sostegno personale e finanziario offerto loro in cambio d’interessi più generali) quasi fosse il proprio “principato” o dovrei dire un feudo offerto ad egli come semplice “valvassore“!!!

Potremmo immaginare questo imprenditore con la sua valigetta, simile a quella che qualche anni fa produceva quelle famose macchinine, dalla quale aprendola escono  micro betoniere, nano escavatori, terne, autocarri, gru e ovviamente operai lillipuzziani…

Se dovessimo pensare a molti di quei nostri imprenditori siciliani, dovremmo immaginarli così… con quella valigetta,  pronti a volare per diventare “prenditori”, potenti e vincenti!!!

D’altronde questo è il mestiere più semplice per far soldi nel più breve tempo possibile, acquistando fiducia in quegli ambienti mafiosi, assumere persone consigliate per diventare voto di scambio durante le elezioni, accaparrarsi finanziamenti, moltiplicare il proprio volto e soprattutto la propria presenza in quel proprio territorio. 

Ha un talento quel cosiddetto “prenditore” e cioè quello di essere nello stesso tempo mediatore e rapace, egli possiede la pazienza del certosino compilatore di documentazioni burocratiche, di attese interminabili, di autorizzazioni sedimentate come lente gocce di stalattiti per poi uscire gli artigli, quel talento rapace capace di planare su terreni insospettabili, sottraendoli per pochi quattrini e poi serbarli sino a quando ogni loro centimetro divengono rivendibili a prezzi esponenziali. 

L’imprenditore rapace sa come usare becco e artigli, d’altronde chi c’è dietro di loro accorda il massimo credito, e non mi riferisco ad istituti finanziari o banche, no questi ultimi necessitano di garanzie valide ed essi, questi prenditori, di fatto non possiedono nulla, quantomeno nulla è di loro, ecco perché si ha la necessita che vi sia qualcuno “celato” che garantisca per quella “loro” (per modo di dire…) società!!! 

Io so bene come viene costruito il nostro Paese, in particolare la nostra regione che presenta ribassi folli oltre il 30%, ne ho le mani in pasta, conosco la maggior parte delle imprese ed i progetti da realizzarsi con quegli pseudo “miglioramenti“, ma non solo, so bene la provenienza degli inerti e da dove essi vengono prelevati per essere utilizzati in quelle costruzioni…

Si sa… i vantaggi che hanno queste ditte e attraverso di essi quei loro committenti sono infiniti; gli inerti vengono saccheggiati portati via abusivamente, mentre le ditte d’estrazione autorizzate per sottrarre quantità minime, in realtà mordono e divorano intere montagne. 

Quintali e quintali di massi e pietrisco utilizzati a basso costo per non dire in maniera gratuita, finiscono per partire da quei luoghi, senza che mai nessuno si accorga di ciò… 

Sono inerti a costo zero, montagne e colline sbriciolate che vengono impastate nel cemento per finire ovunque e così, oltre ad aver guadagnato dall’estrazione abusiva, queste imprese creano dei luoghi per nascondere i propri rifiuti, altro denaro quindi che si somma per rendere le proprie ditte ancor più competitive e al servizio – in subappalto – delle migliori holding di costruzioni in circolazione. 

Ecco perché quasi tutto intorno a noi ha al suo interno quel veleno, ma si sa… non accadrà nulla sin quando quelle strutture non inizieranno a deteriorarsi ed allora sarà così che forse qualche  operaio in buonafede, intervenuto per quelle necessarie riparazioni,  respirerà quelle polveri e chissà dopo qualche anno, qualcuno incolperà per il suo cancro la malasorte. 

Si comprendono quindi i motivi per cui oggi alcune ditte rispetto ad altre sono capaci di stravincere, perché ogni vantaggio viene scaricato nella gestione della manodopera, sulla scadente qualità delle forniture e dei materiali e su tutte quelle procedure al limite della legalità!!! 

Ecco in quali modi questi individui si trasformano in manager di successo, girano su auto e barche di lusso (tutte ovviamente da pagare, in quanto esse sono formalmente intestate alle società di leasing…), si propongono come investitori (assalitori sarebbe il termine più adatto) di nuovi gruppi commerciali, acquirenti di imprese e società di produzione, ma prima di tutto questo e dietro tutto questo c’è come sempre il cemento, i subappaltatori ed ancora, gli inerti, i noleggi, i trasporti e quei furgoni stracolmi di operai che lavorano senza sosta ed a volte scompaiono al mattino, abbandonati in qualche strada secondaria, dopo esser violentemente caduti da qualche ponteggio di cantiere, realizzato non a norma. 

Non bisogna quindi meravigliarsi di nulla, in fin dei conti è questo lo spessore dei nostri “prenditori”, peraltro è lo stesso su cui poggia ahimè l’economia, la politica e soprattutto la corruzione nel nostro Paese!!!

La Nasa ha comunicato che dalla stazione spaziale europea fosse visibile in Sicilia una cava abusiva…

La ISS è una stazione spaziale in orbita terrestre bassa (Altezza orbitale: 408 km – Velocità in orbita: 7,66 km/s -Velocità massima: 28.000 km/h) dedicata alla ricerca scientifica e gestita come progetto congiunto da cinque diverse agenzie spaziali…

Ed allora proprio alcuni mesi fa, la stazione spaziale europea passando al di sopra della nostra regione, precisamente nella Sicilia Orientale, ha riscontrato in mezzo ad un’area vegetale una sorta di irregolarità, con una evidente rimozione di vegetazione e alberi, ma soprattutto con l’asportazione rilevante di terreno e la creazione di terrazzamenti con rampe di accesso…

Gli scienziati dell’ISS a questo punto hanno deciso di verificare ulteriormente quanto fosse accaduto o se qualche processo naturale avesse mutato quel territorio e se quanto ora quanto costatato, fosse già così negli anni passati… 

Dall’analisi dettagliata delle passate osservazioni è stato possibile rilevare come la riduzione della superficie vegetativa fosse andata negli anni aumentando e le immagini messi ora a confronto, presentavano evidenti pericoli ambientali, quest’ultimi legati anche a possibili rischi di frane,  ecco perché fosse necessario immediatamente segnalare quanto osservato a terra…

Ed è ciò che è successo, tanto che appena saputa l’informazione da parte della Nasa, si è proceduto a effettuare un’attività ispettiva in quell’area… 

Naturalmente scherzo, ma le violazioni ambientali portate ora alla luce erano così evidenti che resto basito nel non riuscire a comprendere come una circostanza così lampante, non fosse stata in questi anni vista da nessuno, in particolare proprio da quanti sono incaricati a quei controlli…  

Già, ci si meraviglia sempre, eppure tutti ormai sappiamo bene come dietro quelle disattenzioni si celino possibilmente meccanismi perversi, funzionari compiacenti, assunzioni, promozioni, etc…  e nel frattempo il danno prodotto non è esclusivamente ambientale, bensì… anche e soprattutto quello erariale, un giro di denaro che non viene dichiarato e che determina evasione, che elude di fatto il mancato pagamento degli oneri previsti nelle casse pubbliche, ma non solo, essendo quel materiale inerte scavato, venduto e/o utilizzato per la miscelazione della produzione di conglomerati vari, crea una concorrenza sleale con l’alterazione di un mercato libero.

Ora come sempre accade in questi casi, l’area di cava abusiva è stata sottoposta a sequestro preventivo unitamente ai mezzi d’opera presenti, ma come avevo scritto in un mio ultimo post sull’argomento: per la prossima confisca… iniziate a contare i giorni!!!

Ed ora quindi, nella speranza di non dover attendere un nuovo passaggio sulla nostra isola da parte della Stazione spaziale, auspico che qualcuno all’interno di quegli Enti preposti (escluse ovviamente le forze dell’ordine e il gruppo NOE che per fortuna – almeno loro – svolgono quel loro compito perfettamente…), contribuisca finalmente a realizzare in maniera seria quanto di propria competenza, d’altronde posso già anticipare che a breve vi saranno nuovi controlli e questa volta potrebbero riguardare anche Voi!!!

 

Controlli nelle cave… da parte del "Gruppo interforze"!!!

Si chiama così… ed è composta da rappresentanti della DIA, della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Direzione Territoriale del Lavoro…
Ha quale fine, quello di prevenire le infiltrazioni mafiose all’interno di molte delle nostre cave e/o discariche autorizzate, oggetto tra l’altro, oltre alla semplice estrazione dei materiali di cava, anche alla produzione e/o la vendita di calcestruzzi, di conglomerati bituminosi, di conglomerati cementizi e materiali per l’edilizia in genere….
Gli accessi alle aree di cava di questi giorni, effettuati in collaborazione anche con il personale del Distretto Minerario ed il Settore Territorio e Ambiente, servono a verificare se sono state commessi durante le operazioni previste di scavo, eventuali illeciti o se il personale presente , abbia i necessari requisiti previsti dal CCNL o da quanto previsto dalla normativa sulla sicurezza (D.Lg.vo 81/08 e s.m.i.).
E’ cosa risaputa come, il business dei rifiuti e delle discariche, abbia costituito in questi anni, una dei maggiori profitti per le imprese, utili che sono stati successivamente reinvestiti dagli stessi in attività illecite…
Se pensate che sono milioni… gli euro guadagnati attraverso il corretto smaltimento dei rifiuti, immaginatevi a quanto ammonterebbero quegli stessi utili… in quei casi, nei quali, quelle fasi operative, sono state realizzate in maniera truffaldina…
Una grande opportunità, messa in pratica da molte imprese… aiutati dalle esigue verifiche compiute ma soprattutto, per la disponibilità alla collusione di quanti, avrebbero dovuto di fatto controllare!!!
Se considerate che, tra cave abusive e discariche non autorizzate, si giunge a numeri con quattro cifre, si comprende come, c’è ancora oggi molto da fare…
Il tutto come dicevo sopra, si traduce in un lucrosissimo business, quello dello smaltimento illegale, che oltre ad andare a foraggiare quell’organizzazione mafiosa e quei suoi insospettabili imprenditori, crea tutta una serie di pericoli per l’ambiente, le falde acquifere, con evidenti ripercussioni sulla salute, di noi cittadini…
Ecco quindi che ciò che dovrebbe essere riciclato o trattato in quanto tossico prima di essere smaltito, finisce praticamente nel nulla, rifiuti che vengono abbandonati o sepolti all’interno di quelle cave, grotte, ecc… oppure, trasformati o per meglio dire “riciclati”, quali sottoprodotti di leganti dei quali diventano componenti… 
D’altronde i certificati di accompagnamento vengono solitamente distrutti oppure falsificati, grazie a un giro di bolle “fantasma” e attraverso formulari di identificazione scambiati, si sottraggono quelle tonnellate ad ogni possibilità di controllo. 
Così può accadere che finiscano in discariche non autorizzate ad accoglierli nella loro veste originaria, e si evita di conseguenza di sottoporli a trattamenti di bonifica, se pur virtualmente risultano effettuati e come si dice… il gioco è fatto!!!
Un giro inesauribile di denaro garantito, con tonnellate di rifiuti che compaiono e scompaiono… 
Miliardi di euro che secondo gli investigatori, vanno ad alimentare quel sistema corruttivo all’interno delle PA, che conferma la presenza costante dei clan mafiosi… capace di individuare, attraverso quei loro osservatori, quali territori utilizzare e con quali comuni operare…
Oltre alla mafia, prosperano anche quelle società che proprio sulla gestione illecita dei rifiuti hanno fondato la loro attività; in quelle loro cave è stato disseminato di tutto… tonnellate e tonnellate di rifiuti tossici, fanghi ed altri veleni inquinati… coperti ora da un terreno vegetale “verdissimo”…
E’ ovvio che in questo business sono coinvolti in molti… 
Da quella organizzazione criminale, agli imprenditori collusi, dai colletti bianchi egli amministratori, da quei dirigenti pubblici agli ispettori, per finire con tutti coloro che pur sapendo, hanno partecipato indirettamente (con i loro silenzi omertosi), a quella immane catastrofe…
Chissà, visto anche quanto sta accadendo in questi giorni, inizia a intravedersi la speranza di un qualche cambiamento positivo… 
I prossimi mesi saranno fondamentali, per comprendere quanto questa ripresa di legalità, contrasti definitivamente quanto “illegalmente” è stato in tutti questi anni compiuto, risultando certamente determinante, per eliminare, una volta e per tutte, quel sistema mafioso/imprenditoriale e quei suoi ormai certi, collegamenti e infiltrazioni!!!

Il recupero ambientale delle cave dismesse…

Fatta salva la specifica disciplina in materia, l’apertura di una cava non è soggetta al rilascio di permesso di costruire, ma subordinata ad un attestato da parte del comune o dell’ente territoriale competente per legge, di non incompatibilità con gli strumenti urbanistici vigenti, nonché all’autorizzazione prevista dal comma 13 dell’art. 146 del decreto legislativo 22.01.2004, n. 42 e s.m.i.

Sappiamo inoltre che, il programma di utilizzazione del giacimento ed il progetto di rimessa in pristino della superficie utilizzata per l’attività estrattiva sono assoggettati a valutazione di impatto ambientale ai sensi del Decreto Leg.vo 3 Aprile 2006, n. 152 (e s.m.i.).
Inoltre, il richiedente fornisce al Comune congrue garanzie finanziarie, anche in forma di polizza fidejussoria, per un importo pari agli oneri, già quantificati ai sensi della lettera d) del secondo comma dell’art. 12 della legge regionale n. 127/1980 nell’anzidetto progetto di bonifica, relativo alla rimessa in pristino dei luoghi…  
Ciò che vorrei comprendere è in quali modi viene realizzato il recupero ambientale di tutte le cave attualmente dismesse (che nella sola Sicilia Orientale, sono circa 150), considerato che le somme poste a suo tempo a garanzia, sono state negli anni riscosse dagli stessi enti (o anche dai comuni e/o A.R.S.)…  
Mi è capitato in questi anni, d’attraversare alcune di quelle cave (potrei dire… abbandonate a se stesse) ed ho avuto la dimostrazione che in nessuna di esse, vi fosse stata realizzata, l’opera di recupero ambientale…
Debbo pensare forse che, avendo quegli enti ( e/o comuni ) intascato le fidejussioni (o le somme poste a garanzia), è divenuto impossibile, per quelle società, proprietarie e concessionarie di quelle cave, realizzare quel recupero previsto, in quella aree ora svuotate…  
Per quanto di mia conoscenza, il recupero ambientale di dette cave dismesse, dovrebbe essere verificato dal Distretto Minerario che attraverso propri funzionari tecnici dovrebbero, verificare e controllare, se quanto a suo tempo progettato, è stato di fatto mantenuto…
In questi anni, abbiamo potuto leggere come, in altre regioni (parlo delle cave dismesse nel Casertano), le Procure di alcune province, avvalendosi delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, di politici e amministratori, abbiano aperto fascicoli di reato per disastro ambientale, avendo verificato (sulla base di perizie e di rilievi condotte su quelle aree da propri consulenti tecnici), un continuo illecito sversamento di materiale di riempimento immesso, in gran parte rifiuti, di quali molte tonnellate riconducibili a Rifiuti Speciali Pericolosi… 
Inoltre, da quelle indagini, si è scoperto come molti di quei funzionari non erano in possesso di comprovata esperienza, ma soprattutto avevano dimostrato nel corso degli anni, comportamenti imparziali e scorretti…
Gli stessi infatti, sono stati successivamente indagati per conflitto di interesse, derivanti dall’esercizio della propria funzione con altre attività svolte dai propri familiari e parenti…
Gira e rigira… la storia è sempre la stessa: corruzioni, collusioni, concussioni, malaffare, clientelismi, tangenti, appropriazione indebita, sistema di scambi illeciti di favori e protezioni nella vita politica (o amministrativa), prevaricazione, abuso d’ufficio, falso in atto pubblico, ecc… 
Si sa… la corruzione nel nostro Paese è un cancro le cui metastasi si sono allargate in tutti quegli apparati delle PA e diventa difficile credere che ci sia ancora qualcuno, di quei funzionari, che sia rimasto escluso da quel “sistema” e quanto meno, se c’è stato, lo avranno pian piano… relegato!!!
Volendo quindi sintetizzare questa mia analisi… farò in modo tra qualche giorno, di coinvolgere ufficialmente l’ARPAC e i distretti minerari di competenza, su queste mie presunte apprensioni, chiedendo loro, d’esaminare alcune aree di cava attualmente dismesse (di cui ho già raccolto documentazioni fotografiche e posizione delle stesse su Google-Maps), raccogliendo –ove  possibile– campioni solidi, sia in superficie che in profondità, verificando l’esistenza di eventuali sostanze cancerogene (e non cancerogene), controllando le falde acquifere sottostanti (possibilmente già contaminate) ed eventualmente, la tipologia dei rifiuti, se presenti nell’area…
Nel caso in cui, da quei controlli, dovesse emergere la sussistente ipotesi del “fumus commissi delicti ” in relazione ai reati di disastro ambientale e contaminazione delle acque, con danno grave ed irreparabile all’ambiente e soprattutto pericolo per la pubblica incolumità, si dovranno immediatamente trasmettere comunicazioni alle Procure di competenza, affinché venga disposto il sequestro preventivo di quelle cave e sia dato modo alle indagini, di risalire a tutti quei soggetti, responsabili e non, che hanno permesso, con la loro negligenza (o collusione), di attuare, in quei siti, quei disastri ambientali,…