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La Sicilia, clichè di "cosa nostra"…

Non c’è una volta in cui, trovandomi all’estero, appena sentito che fossi siciliano, qualcuno non mi dicesse: ah… mafia…., corleone, il padrino, ecc…
Le meraviglie della nostra terra, per fortuna sono poi talmente tante, da sovrastare questa consuetudine negativa, che purtroppo ci ha fatto conoscere così negativamente nel mondo…
In questo bisogna aggiungere, che proprio una mano c’è stata data anche dalla cinematografia hollywoodiana e da quella di casa nostra ( qui non c’è termine migliore… ), che con quei film realizzati ed ambientati nel nostro territorio, hanno dato modo di farci conoscere…
Ed allora, ecco che qualcuno vedendo in ciò un business ( che è poi l’interesse principale di cosa nostra… ), si propone di pubblicizzare il proprio locale, attraverso l’immagine di questa organizzazione criminale…  

Abbiamo visto in Austria il ristorante ”Don Panino”, mentre da poco è nato in Danimarca, un analogo locale questa volta una pizzeria, che propone nel proprio menù la pizza del mafioso o la pizza di Al Capone…, non so se nel menù troviamo anche altri nomi eccellenti della associazione mafiosa… anche perché l’elenco sarebbe molto lungo, per non dire infinito!!!
Ecco, credo che invece sarebbe stato molto bello, chiamare un ristorante… “per non dimenticare”, proponendo nel menu, tutti coloro che per combattere la mafia sono caduti… e sarebbe un monito per quanti ( in particolare per i giovani… ) che oggi credono e vedono in questo tipo di vita e modello, qualcosa da imitare e soprattutto da voler emulare quelle geste che a loro modo sono esemplari…

Abbiamo visto come nei ragazzi il film ” Il Capo dei Capi ” che descriveva l’ascesa dei cosiddetti ” Corleonesi” in particolare la vita del boss Toto Reina ( interpretato in maniera perfetta da Claudio Gioè ), e come questo abbia suscitato nei giovani quel particolare interesse su quella vicenda e sulla facilità di giungere ad ottenere quanto si desiderava, in maniera rapida, grazie ai modi violenti, giungendo ad un successo personale certamente difficile da ottenere percorrendo una strada diversa e cioè quella della legalità e della ragione.
Dispiace vedere che la nostra regione, debba subire un così deplorevole considerazione nel mondo, considerato che da sempre questa è prima, in cultura, lingua, arte, musica, prodotti, bellezze del territorio, cucina e soprattutto ospitalità e solidarietà ( lo stiamo proprio vedendo in questi giorni, nei riguardi degli immigrati che stanno sbarcando nelle nostre spiagge…)
Certamente però, quanto finora fatto da parte dello Stato, risulta ancora molto modesto e limitato, con l’aggravante che proprio coloro che sono stati scelti a rappresentarla ( politici a vario titolo nelle varie amministrazioni, da quelle di Governo ai cosiddetti consiglieri), sono stati quasi tutti inquisiti per associazione mafiosa…
Quindi alla fine mi viene da chiedere… ma attraverso quale modi si pensava di correggere e modificare questa immagine negativa della nostra terra, se ancora i suoi uomini ” d’onore” si trovano fortemente legati a quelle inestirpabili radici, chiamate ” cosa nostra “???

Una società confiscata ma… controllata.

Incredibile da leggersi… proprio l’altro ieri nel giornale La Sicilia, ho letto di una società che sottoposta prima ad Amministrazione controllata e quindi confiscata, durante tale gestione, si ritrova ad un passo dal fallimento…
L’impresa, entrata in una inchiesta per associazione mafiosa, comincia a subire tutta una serie di provvedimenti restrittivi, vengono arrestate varie persone, si ipotizza il reato di truffa e vengono sequestrati beni per oltre 30 milioni di euro, comunque alla fine la società sta per chiudere per problemi finanziari…
La cosa che sconvolge è che la Società pur essendo sotto controllo, secondo le ultime indagini della Procura, continuava tranquillamente ad essere gestita direttamente da un familiare che dal carcere impartiva gli ordini, indicava quali strategie si dovevano adottare, manteneva i contatti e via discorrendo… quando si dice che gliel’hanno fatta veramente sotto il naso, soprattutto a coloro che erano demandati a controllare…
Le indagini hanno accertato, come venivano svolti gli accordi con le società concorrenti, per la conquista di nuove fette di mercato, dove attraverso regalie di vario tipo, venivano intensificati i rapporti collaborativi, si provvedeva all’assunzione di parenti e amici ed infine continuava come niente fosse una circolazione di denaro, parallela a quella regolare… ed ovviamente nessuno si accorgeva di nulla!!!
Continuare a voler parlare e raccontare episodi di  Mafia, racket, pizzo, non so più a cosa possa portare, fin quando la responsabilità individuale non prevale su quella collettiva, allorquando non si assiste ad una imposizione ferrea, ad un impegno coerente dello Stato, con regole forti e decise, le persone semplici, i cittadini comuni assisteranno sempre in maniera distaccata a quanto avviene loro accanto, le coscienze resteranno nel letargo e le collaborazioni sperate non saranno mai seguite dalle denunce, resteranno come sempre una utopia, chiuse non per paura o per quella mentalità che da sempre la Storia ci vuole attribuire, ma nell’aver compreso come lo Stato in Sicilia oltre che essere assente, non permette a coloro vogliono lottare di poterlo fare…
Hanno ragione quei dieci studenti universitari statunitensi, che incontrando altri ragazzi del movimento Addiopizzo ed affrontando proprio quel tema sulla legalità, hanno risposto che credevano che la mafia fosse un film…., perché infatti solo e soltanto nelle pellicole, ci fanno vedere e credere, che questa viene sempre contrastata e finalmente sconfitta, mentre nella realtà, mi accorgo ogni giorno di più che nulla cambia, anzi volendo riprendere ad esempio proprio un film… mi sento in questa lotta sempre più solo e ” Ultimo “…

Una società confiscata ma… controllata.

Incredibile da leggersi… proprio l’altro ieri nel giornale La Sicilia, ho letto di una società che sottoposta prima ad Amministrazione controllata e quindi confiscata, durante tale gestione, si ritrova ad un passo dal fallimento…
L’impresa, entrata in una inchiesta per associazione mafiosa, comincia a subire tutta una serie di provvedimenti restrittivi, vengono arrestate varie persone, si ipotizza il reato di truffa e vengono sequestrati beni per oltre 30 milioni di euro, comunque alla fine la società sta per chiudere per problemi finanziari…
La cosa che sconvolge è che la Società pur essendo sotto controllo, secondo le ultime indagini della Procura, continuava tranquillamente ad essere gestita direttamente da un familiare che dal carcere impartiva gli ordini, indicava quali strategie si dovevano adottare, manteneva i contatti e via discorrendo… quando si dice che gliel’hanno fatta veramente sotto il naso, soprattutto a coloro che erano demandati a controllare…
Le indagini hanno accertato, come venivano svolti gli accordi con le società concorrenti, per la conquista di nuove fette di mercato, dove attraverso regalie di vario tipo, venivano intensificati i rapporti collaborativi, si provvedeva all’assunzione di parenti e amici ed infine continuava come niente fosse una circolazione di denaro, parallela a quella regolare… ed ovviamente nessuno si accorgeva di nulla!!!
Continuare a voler parlare e raccontare episodi di  Mafia, racket, pizzo, non so più a cosa possa portare, fin quando la responsabilità individuale non prevale su quella collettiva, allorquando non si assiste ad una imposizione ferrea, ad un impegno coerente dello Stato, con regole forti e decise, le persone semplici, i cittadini comuni assisteranno sempre in maniera distaccata a quanto avviene loro accanto, le coscienze resteranno nel letargo e le collaborazioni sperate non saranno mai seguite dalle denunce, resteranno come sempre una utopia, chiuse non per paura o per quella mentalità che da sempre la Storia ci vuole attribuire, ma nell’aver compreso come lo Stato in Sicilia oltre che essere assente, non permette a coloro vogliono lottare di poterlo fare…
Hanno ragione quei dieci studenti universitari statunitensi, che incontrando altri ragazzi del movimento Addiopizzo ed affrontando proprio quel tema sulla legalità, hanno risposto che credevano che la mafia fosse un film…., perché infatti solo e soltanto nelle pellicole, ci fanno vedere e credere, che questa viene sempre contrastata e finalmente sconfitta, mentre nella realtà, mi accorgo ogni giorno di più che nulla cambia, anzi volendo riprendere ad esempio proprio un film… mi sento in questa lotta sempre più solo e “ Ultimo ”…