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Raddoppio ferroviario Bicocca-Catenanuova sotto attacco: Incendiati nella notte due escavatori della Società "TS" !!!

Avevo scritto alcuni anni fa sui rischi che quest’appalto infrastrutturale avrebbe determinato…
D’altronde avevo riportato che era proprio la sua realizzazioni a interessare, in quanto parliamo di cifre considerevoli, già… intorno ai 3,4 miliardi di euro, per raggiungere a fine lavori all’incirca 8 miliardi di euro!!!

Comprenderete quindi come a quel tavolo, così importante, vogliono essere in molti a stare seduti… 

Il cantiere, in corso dal 2018, prevede un tratto da Catania Bicocca-Catenanuova, come di pochi giorni l’annuncio che nel primo trimestre del 2025 i treni fermeranno a Dittaino e da lì proseguiranno con i bus. 

D’altronde non che prima si viaggiasse meglio: proprio alcuni giorni fa ho pubblicato un video scaricato da Youtube, dove un turista per raggiungere Catania da Palermo, aveva viaggiato per 3 ore e 40 minuti; evito in questa sede di promuovere l’alternativa, già… rappresentata da quella disastrata autostrada A19, vero e proprio calvario!!! 

Tra l’altro va detto come qualcuno tra i docenti Universitari di Trasporti e Infrastrutture, aveva definito l’opera in corso “una finta alta velocità”, in quanto per percorrere quel tratto ferroviario (poco meno di 200 km), s’impiegherebbe all’incirca 2 ore, quando per percorsi analoghi s’impiega oggi meno di un’ora!!!   

Si dovrebbe aprire anche una discussione sui fondi per la copertura finanziaria, sostituiti (da quelli “Eu”) con i “Fondi PNRR”, con tutte le ripercussioni che quella loro gestione comporta: basti rileggersi tutti i post che in questi mesi ho scritto su di essi…  

Comunque, parliamo dei fatti gravi accaduti in queste ore e cioè dell’incendio doloso effettuato nei confronti della società “TS”, un’impresa che negli ultimi anni sta realizzando grossi interventi nella regione, tra cui per l’appunto alcuni in subappalto nel cantiere in oggetto, ma non solo, la stessa impresa si sta diversificando attraverso nuove attività produttive, precisamente nelle località di Sigonella, Enna e Castel di Iudica… 

L’episodio doloso è stato immediatamente denunciato dall’imprenditore Daniele Tranchita che ha riportato: “Sono amareggiato per quanto accaduto, non riesco ancora a spiegarmi il perché di questo atto vile compiuto nei confronti di chi come noi si sveglia alle quattro di mattina per fare sacrifici e cercare di costruire un futuro migliore per noi è per i nostri figli nel pieno rispetto della legalità. Mille pensieri mi vengono in mente, penso che iniziamo a stare scomodi a qualcuno vista la nostra continua crescita, mi viene da pensare che è stata pura invidia per quello che stiamo realizzando o siamo stati vittima di un pazzo criminale solo per il suo puro divertimento? Spero solo che i colpevoli paghino come giusto che sia, confido pienamente nella magistratura”, ed ancora, nella vita si dice “-ciò che non ti uccide ti fortifica- e da questo sfregio ne usciremo più forti di prima perché ringraziando Dio siamo cresciuti con lo spirito di sacrificio, facciamo il nostro lavoro con passione e continueremo sempre a testa alta perché crediamo in quello che facciamo”.

Come sempre accade in queste circostanze sono in molti a condannare quanto occorso alla Società TS, in particolare l’Ance e la Cassa Edile di Enna, le Associazioni di legalità e antiracket, i Sindacati attraverso i suoi segretari, tra cui Vincenzo Cubito (segretario generale della Fillea Cgil di Catania, il sindacato degli edili) che aveva a suo tempo chiesto di “monitorare quei lavori“, cui si sommano naturalmente tutte le Istituzioni e le Forze dell’ordine.

Indubbiamente da inizio anno qualcosa in questa nostra isola sta accadendo, vedasi le recrudescenze compiute per le strade in questi giorni, in particolare nei quartieri periferici, che continuano ad alimentare numeri già impietosi, gli stessi che evidenziato come la criminalità in questa regione non si sia mai fermata, anzi la sta facendo da padrona, difatti secondo il “Crime Index“, la città di Catania risulta essere tra quelle siciliane la più pericolosa!!!

D’altro canto va detto, fintanto che la mancata occupazione (in particolare giovanile…) risulta essere una delle più grandi piaghe della nostra regione, ricordo tra l’altro che anche quella femminile rappresenta la più alta d’Italia (con solo il 21% delle donne impiegate), cui si sommano l’inadeguatezza dei servizi alle famiglie in particolare con figli a carico che risultano essere totalmente deficitari, per non dire assenti e che presenta una dispersione scolastica preoccupante, ma soprattutto, è la mancanza di un futuro che manca e che conduce i figli di questa terra (ma non solo essi…) a ricercare altrove quelle opportunità, sia nel nord del paese o ancor più all’estero, condizioni professionali ed economiche certamente migliori di quelle proposte qui nel sud!!! 

Se poi a questo stato di cose si somma altresì la criminalità organizzata, la stessa che di fatto impedisce a quelle esigue imprese ancora “legali” sul territorio (perché credetemi… quelle non “affiliate” – in questo preciso momento in cui scrivo – si contano sulle punta delle dita…) di continuare la propria attività in questa loro terra, ecco vorrei chiedere a ciascuno di voi: a cosa serve restare qui, quando in qualunque altro posto si può vivere sereni, ma soprattutto si potrà riservare un futuro migliore ai propri figli ed eventuali discendenti???

Sì… permettetemi quindi di modificare il commento riportato sopra dall’imprenditore Daniele Tranchita, modificandolo così: credo che non ci sia alcun motivo di alzarsi alle quattro di mattina per fare sacrifici, già… auspicando di poter migliorare questa terra che tanto ormai si sa… esser totalmente “collusa e infetta”!!! 

La libertà non può mai essere "Pizzo"!!!

Una presa per il cul…. 

Già, prima vittima della mafia e poi dell’antimafia!!!

Sembra incredibile eppure – a suo dire – da entrambe, questo imprenditore campano, ha subito di fatto un estorsione. 

Ed allora raccontiamo questa storia…

Siamo nel marzo 2020 e alcuni affiliati alla camorra chiedono ad un imprenditore di pagare il pizzo, seimila euro all’anno, sì… questo era il prezzo da pagare per poter continuare la propria attività.

L’imprenditore decide allora di denunciare e così pochi giorni dopo iniziano le ritorsioni, cui son seguite di lì  a poco, minacce, furti, precisamente due furgoni.

L’imprenditore comunque si dimostra fermo nelle sue posizioni e non paga e così con il passar del tempo, il suo caseificio viene un giorno avvolto dalle fiamme, un danno quantificato secondo i consulenti assicurativi intorno al milione di euro!!! 

Comprendere da voi come in quell’incendio, non sia bruciata la sola azienda, ma tutta la vita di un onesto imprenditore e soprattutto il futuro della propria famiglia; ma non solo, grazie a questo Stato fallace nel saper proteggere quei cittadini coraggiosi, è andata in fumo anche quel po’ di legalità che ancora sopravviveva!!!

E sì… perché le cose vanno dette con il loro nome e cognome, senza giri di parole, senza quei classici proclami o quelle abituali iniziative del caz…, peraltro sono le stesse che sappiamo bene non portano a nulla, perché lo Stato, si quello stesso Stato che tanto si vanta ora (dopo trent’anni…) di aver preso il boss di Castelvetrano, deve saper dimostrare di esserci sempre, in particolare proprio quando accadono fatti gravi come quelli sopra descritti!

Ma sappiate comunque che la circostanza più grave non è quella riportata sopra (se pur certamente gravissima…), già… perché dopo essere stato vittima di quell’associazione criminale, ecco giungere per quell’imprenditore una nuova batosta: l’associazione antiracket!!!

Difatti, chi avrebbe dovuto affiancarlo con un supporto legale in quella lotta alla criminalità, per come d’altronde riportato in quel loro Statuto “promuovere l’elaborazione di strategie di difesa e di contrasto al racket delle estorsioni, all’usura e a tutte le forme di criminalità che ostacolano la libertà d’impresa. Inoltre, si impegna a garantire assistenza legale e solidarietà agli imprenditori vittime del fenomeno mafioso ed in particolare a chi è colpito da attività estorsive ed usurarie – e veniamo agli obblighi – gli associati hanno l’obbligo di svolgere la propria attività verso gli altri in modo personale, spontaneo e gratuito, senza fini di lucro, anche indiretto”, si dimostra nei fatti altrettanto esecrabile, chiedendo a quel disperato imprenditore, un costo di tremila euro al mese, per intervenire a favore della sua causa…

Sorge quindi una domanda: ma in quello Statuto l’Associazione non dichiarava di garantire il gratuito patrocinio? Ed allora com’è possibile che accade il contrario (già le circostanze fanno pensare che esse non siano nei modi così dinnanzi anzi tutt’altro…), perché “per essere difesi, bisogna pagare” e così quell’imprenditore è costretto ad effettuare i bonifici richiesti, due da tremila euro ciascuno, con causale: spese legali!!!

La storia ovviamente continua con rassicurazioni, promesse di denaro che non giungeranno mai ed infine prese di distanza da parte del Presidente dell’Associazione antiracket (che ha dichiarato di essere sorpreso e di non sapere nulla di questa vicenda), per quel loro associato che ha evidenziato, comportamenti e atteggiamenti, inqualificabili. 

Quest’ultimo, va detto è stato denunciato dall’associazione antiracket e si è dovuto dimettere dall’incarico.

In questi anni ho scritto post feroci su talune associazioni antimafia di facciata (basti scrivere su “cerca” la parola “antiracket”), non per nulla le stesse cronache giudiziarie, hanno evidenziato come queste organizzazioni non siano nuove a questa tipologia di comportamenti e le denunce presentate in tutta Italia, da tantissimi imprenditori, confermano ma soprattutto rafforzano, quelle disonorevoli prassi!!!

Certo non proprio una pagina di legalità di cui andare fieri, per fortuna che queste rappresentano la minoranza nel Paese…

Catania e quel "mondo di mezzo"…

Lo scorso anno, precisamente il 30 settembre, partecipai insieme alla mia amica Romj e al mio ex collega Alfio, ad una conferenza sul tema “Il mondo di mezzo”,  presso il Salone Loyola della Parrocchia SS. Crocifisso dei Miracoli (Via Enrico Pantano 42 a Catania), gentilmente offerta da Padre Gianni Notari…
Riprendo quell’avvenimento perché alla fine della relazione del Prof. La Spina, il sottoscritto aveva preso la parola per esprimere un pensiero critico  nei confronti di un sistema che preferisce andare a braccetto con un mondo, quello del malaffare, un mondo collusivo e corruttivo che permette ad un gruppo di potere di avere il comando su questa città e di prendere le redini della cosa pubblica!!!
Ma ciò che maggiormente quella sera avevo criticato (esiste un video a riguardo…), era l’esigua lotta alla mafia, quella che avrebbe dovuto passare attraverso una vera  “antimafia”, realizzata dalle associazioni sane che direttamente sul campo hanno saputo dare un grande contributo a quella lotta…

In quel passaggio avevo incalzato l’antimafia istituzionale quella autentica, ma nel contempo avevo gridato contro la presenza di un antimafìa “apparente”, quella che camuffata da personaggi “paladini della legalità”, operano falsamente, affinché s’innescano ingannevoli condizioni che permettono di creare, confusioni e instabilità, nell’operato delle forze istituzionali…

Ciò che maggiormente disapprovavo, erano soprattutto alcune metodologie utilizzate da talune associazioni che, pur essendo senza fini di lucro, utilizzavano le stesse per finanziarsi, ad esempio costituendosi parti civili nei processi di mafia, oppure richiedendo sovvenzioni varie… proprio a quanti erano stati vittime di mafia!!!  

A quel punto mentre stavo facendo appello a tutte le forze oneste di questo paese, alle persone perbene che credono nella legalità, a quegli associati che con passione e dedizione fanno sì che questa nostra terra possa diventare migliore di com’è, ecco che all’improvviso… fui attaccato per quelle frasi, da un Presidente di una associazione Anti-racket… 

A farmi ricordare quell’avvenimento è stata stamani la mia amica Romj, che al telefono mi ha chiesto di leggere l’articolo di Antonio Condorelli pubblicato su Live Sicilia Catania:

Inizia così… “Falso ideologico, peculato ed estorsione aggravata. Il nucleo di polizia economico finanziaria di Catania ha effettuato un arresto eccellente: Salvatore Campo, esponente della cosiddetta “antimafia”. Paladino della legalità, almeno in apparenza. In realtà, secondo quanto emerge dalle indagini, L’arrestato avrebbero messo a punto un complesso sistema per appropriarsi di risorse ed eseguire vere e proprie estorsioni”…
Comprendere quanto sia rimasto senza parole e debbo confidarvi di esserlo ancora ora, sì… mentre sto scrivendo questo post. 
Preferisco quindi andare avanti e ringraziare alcuni presenti di quella sera, amici che con il proprio impegno si sacrificano ogni giorno affinché legalità e giustizia, abbiano a radicarsi nella società civile… 
Mi riferisco a padre Notari, Nicola Grassi, Romj Crocitti, Mirko Viola, Antonello Costanzo, Maria Anselmi: sì… a ciascuno di loro e a molti altri dico grazie.
L’illegalità è come una piovra che non si vede: sta nascosta, sommersa, ma con i suoi tentacoli afferra e avvelena, inquinando e facendo tanto male.
(Papa Francesco)

Catania e quel "mondo di mezzo"…

Lo scorso anno, precisamente il 30 settembre, partecipai insieme alla mia amica Romj e al mio ex collega Alfio, ad una conferenza sul tema “Il mondo di mezzo”,  presso il Salone Loyola della Parrocchia SS. Crocifisso dei Miracoli (Via Enrico Pantano 42 a Catania), gentilmente offerta da Padre Gianni Notari…
Riprendo quell’avvenimento perché alla fine della relazione del Prof. La Spina, il sottoscritto aveva preso la parola per esprimere un pensiero critico  nei confronti di un sistema che preferisce andare a braccetto con un mondo, quello del malaffare, un mondo collusivo e corruttivo che permette ad un gruppo di potere di avere il comando su questa città e di prendere le redini della cosa pubblica!!!
Ma ciò che maggiormente quella sera avevo criticato (esiste un video a riguardo…), era l’esigua lotta alla mafia, quella che avrebbe dovuto passare attraverso una vera  “antimafia”, realizzata dalle associazioni sane che direttamente sul campo hanno saputo dare un grande contributo a quella lotta…

In quel passaggio avevo incalzato l’antimafia istituzionale quella autentica, ma nel contempo avevo gridato contro la presenza di un antimafìa “apparente”, quella che camuffata da personaggi “paladini della legalità”, operano falsamente, affinché s’innescano ingannevoli condizioni che permettono di creare, confusioni e instabilità, nell’operato delle forze istituzionali…

Ciò che maggiormente disapprovavo, erano soprattutto alcune metodologie utilizzate da talune associazioni che, pur essendo senza fini di lucro, utilizzavano le stesse per finanziarsi, ad esempio costituendosi parti civili nei processi di mafia, oppure richiedendo sovvenzioni varie… proprio a quanti erano stati vittime di mafia!!!  

A quel punto mentre stavo facendo appello a tutte le forze oneste di questo paese, alle persone perbene che credono nella legalità, a quegli associati che con passione e dedizione fanno sì che questa nostra terra possa diventare migliore di com’è, ecco che all’improvviso… fui attaccato per quelle frasi, da un Presidente di una associazione Anti-racket… 

A farmi ricordare quell’avvenimento è stata stamani la mia amica Romj, che al telefono mi ha chiesto di leggere l’articolo di Antonio Condorelli pubblicato su Live Sicilia Catania:

Inizia così… “Falso ideologico, peculato ed estorsione aggravata. Il nucleo di polizia economico finanziaria di Catania ha effettuato un arresto eccellente: Salvatore Campo, esponente della cosiddetta “antimafia”. Paladino della legalità, almeno in apparenza. In realtà, secondo quanto emerge dalle indagini, L’arrestato avrebbero messo a punto un complesso sistema per appropriarsi di risorse ed eseguire vere e proprie estorsioni”…
Comprendere quanto sia rimasto senza parole e debbo confidarvi di esserlo ancora ora, sì… mentre sto scrivendo questo post. 
Preferisco quindi andare avanti e ringraziare alcuni presenti di quella sera, amici che con il proprio impegno si sacrificano ogni giorno affinché legalità e giustizia, abbiano a radicarsi nella società civile… 
Mi riferisco a padre Notari, Nicola Grassi, Romj Crocitti, Mirko Viola, Antonello Costanzo, Maria Anselmi: sì… a ciascuno di loro e a molti altri dico grazie.
L’illegalità è come una piovra che non si vede: sta nascosta, sommersa, ma con i suoi tentacoli afferra e avvelena, inquinando e facendo tanto male.
(Papa Francesco)

Chi l'ha vista??? Cosa…??? La "COMMISSIONE NAZIONALE ANTIMAFIA"!!!

L’ultima volta che ho ascoltato la Presidente On. Rosy Bindi (della Commissione parlamentare antimafia) è stato il 21 Febbraio a Palazzo Madama durante la Relazione conclusiva, che descriveva la situazione delle mafie in Italia, presentando un documento di 504 pagine sul lavoro svolto nei cinque anni di mandato, che si riassumevano in 245 sedute, 130 riunioni dei comitati di lavoro, per un totale di 315 audizioni e 104 missioni in Italia (in particolare in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, che rappresentano tradizionalmente le quattro regioni con il maggiore insediamento mafioso) e all’estero.

Inoltre dal lavoro svolto, sono state tratte due proposte di legge: la riforma organica del codice antimafia (legge 161/2017) e la riforma del sistema di protezione dei testimoni di giustizia (legge 6/2018), approvate dalle due Camere ed entrate in vigore.
Se osserviamo quindi quanto compiuto da quella Commissione, possiamo evidenziare che essa abbia contribuito ad una maggiore efficacia nel contrasto alle organizzazioni criminali di tipo mafioso, attraverso anche rilevanti collaborazioni con il Consiglio superiore della magistratura, con i Ministeri della giustizia e dell’interno, con la Banca d’Italia, con la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, con la Polizia di Stato, l’Arma dei carabinieri e la Guardia di finanza…

Senza tali contributi, sarebbe stato impossibile svolgere adeguatamente quei compiti istituzionali che hanno saputo tener viva l’attenzione sui temi economici, sociali e produttivi delle attività mafiose, nonché della verifica dell’adeguatezza della normativa sulla prevenzione e il contrasto delle varie forme di accumulazione dei patrimoni illeciti, del riciclaggio e dell’impiego di beni che rappresentino il provento delle attività della criminalità organizzata mafiosa…

Ulteriore attenzione è stata data alle associazioni antimafia, antiracket e antiusura, senza dimenticare la speciale considerazione che la Commissione ha voluto riservare al ruolo e alla storia dei testimoni di giustizia, ed inoltre, nel quadro di una collaborazione quasi strutturale riconosciuta dal Consiglio superiore della magistratura, si è intervenuti nell’ambito di quelle attività connesse alle tornate elettorali nelle regioni e nei comuni, in particolare quelle che tornavano al voto dopo uno scioglimento o un accesso ispettivo per forme di infiltrazione e condizionamento mafioso. 
Perché lottare contro le mafie non significa soltanto “reprimere”, ma significa avere bonificare, trasformare e costruire agendo su due livelli: quello politico “attraverso una maggiore giustizia sociale ed economico, attraverso la correzione o la cancellazione di quei meccanismi che generano dovunque disuguaglianza e povertà!!!
Ora incredibilmente sembra che le mafie siano scomparse…
Fateci caso, nei Tg nazionali e regionali si parla esclusivamente di migranti, come se la lotta all’immigrazione sia diventata la principale strategia dell’ordine pubblico, in linea con le nuove gerarchie della sicurezza, per i quali un immigrato sia più pericoloso di un mafioso!!!
Quindi, se da un lato s’inneggia la sentenza sul riconoscimento della trattativa Stato-mafia, dall’altro si trascura di dare priorità alla ricostruzione di quell’organismo parlamentare che ha contribuito negli anni a rendere le mafie meno sconosciute e a segnare con alcuni suoi atti, non solo la vita parlamentare, ma la stessa storia del nostro paese…

Non si comprende quindi perché ora che quelle mafie hanno raggiunto un ruolo economico /e finanziario così considerevole, con una presenza altresì costante in tutte le regioni italiane (circostanza quest’ultima che mai storicamente era stata raggiunta…), si continui ad operare, senza rimettere nuovamente in movimento, quella importante commissione!!!
Ho come l’impressione che qualche “puparo”, abbia deciso di far ritornare indietro di trentanni questo nostro Paese…
Già… quando erano in molti a sostenere per l’appunto quel ritornello: La mafia non esiste”!!!

  

Quel "Pizzo di merda…"

C’era chi come Peppino Impastato diceva: “la mafia è una montagna di merda” o anche chi come Pippo Fava riportava: i mafiosi stanno in Parlamento, i mafiosi a volte sono ministri, i mafiosi sono banchieri, i mafiosi sono quelli che in questo momento sono ai vertici della nazione´!!!
Perché non basta innalzarsi ad “antimafia”, sedersi sui palchi d’onore per partecipare a quelle parate in prima linea per commemorare tutti quei poveri morti per mafia, se poi alla fine… essi stessi hanno ancora oggi le mani in pasta…
In questi giorni nel cuore di Palermo sono comparsi dei manifesti di questo tenore che invitano alla ribellione dal “pizzo”. 
Nelle settimane scorse altri manifesti che invitavano i commercianti alla ribellione erano stati appesi sulle vetrine. 
Il foglio è firmato dall’Associazione “Contrariamente” studenti di Giurisprudenza in movimento… 
Il questore Di Cirillo ha dichiarato: «Ben vengano queste forme di collaborazione se sono autentiche; la polizia è aperta alla collaborazione e al dialogo sotto qualsiasi forma civile».
Il manifesto riporta: 
ONORE AGLI AUTORI DEL MANIFESTO !!
….che sia l’inizio di una nuova stagione….
LA MAFIA E’ UN PIZZO DI MERDA
IMPRENDITORI RIBELLATEVI !!
….i giovani di questa città sono con voi…..
‘Una nazione si può ritenere felice se non ha bisogno d’eroi’
Associazione Contrariamente – Studenti di Giurisprudenza in movimento.
C’è un punto sul quale vorrei soffermarmi ed è una dichiarazione del nuovo presidente dell’AESEC”, Nicola Grassi: noi lavoriamo da volontari, a differenza di chi punta ad assorbire quelle risorse finanziarie dell’anti-racket, che hanno finito col corrompere lo spirito che dovrebbe animare chi si batte contro mafia e pizzo…
Tanto è vero che essi stessi, sono usciti dal FAI (Associazione anti-racket italiana).
Ha aggiunto inoltre: la verità è che in questi anni, c’è stato un proliferare di associazione di legalità a causa certamente dei cosiddetti “Pon” sicurezza, ma quanto poi si è fatto in concreto da parte di esse, se non costituirsi parte civile nei processi, per incassare denaro da elargire all’associazione stessa o meglio ancora… per pagare degli stipendi a qualche parenti inserito all’interno di quella struttura!!!
Quel denaro di contro va distribuito -almeno per un buon 80-90% – alle vittime della mafia, a chi ha il coraggio di denunciare… e non certo per fare diventare l’Associazione un vero e proprio ufficio di collocamento… per i “soliti noti “… familiari e amici!!!     
Ho letto in questi giorni un “post” che diceva:
Ma… diciamo che negli ultimi 20 anni ci si è addormentati un pochetto qui in sicilia. 
A parte la stagioni delle grandi stragi (omicidi Falcone-Borsellino) non si vede da tempo una manifestazione contro la mafia!!!
Per il resto, beh…. ricordo dopo l’uccisione di Falcone un anonimo politico dell’epoca (attuale presidente della Regione Sicilia) in diretta televisiva, al MCS, che disse: i mafiosi in sicilia non esistono!!!
Che dire….. la situazione è peggio degli anni 70’…???
C’è anche chi tra i commercianti ha scritto che, per estendere il controllo sul territorio, l’associazione criminale abbia usato ultimamente una tecnica inedita ed anche, che gli strumenti finora adottati per aiutare le vittime o a chi si ribella, sono purtroppo ancora poco efficaci.
La prima telefonata al 112 di Palermo arrivò pochi minuti dopo le 9 del mattino: «Mi hanno riempito la saracinesca di adesivi che sembrano annunci funebri» avvertì allarmato per l’appunto il commerciante dall’altro capo del telefono… 
L’operatore pensò subito a una sciocchezza e rispose all’uomo di stare tranquillo: «Verificheremo» gli disse laconico. 
Dieci minuti dopo però le chiamate diventarono tre. 
E nel giro di mezz’ora la situazione fu chiara a tutti: i negozi del centro erano tappezzati di volantini bianchi listati a lutto. 
La scritta diceva: «Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità». 
Sabato 3 luglio a Vibo Valentia si ripeté la stessa scena. 
Le principali strade della città calabrese piene di striscioline di carta: «Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità». 
Così, in pochi giorni, due solidissimi fortilizi di mafia e ‘ndrangheta si sono ribellati all’irrimediabilità del racket: una gigantesca gabella stimata in 5 miliardi di euro che finisce ogni anno nelle casse delle cosche. 
Soldi che permettono di mantenere gli affiliati e le loro famiglie. 
Sono circa 160 mila i commercianti taglieggiati in Italia. 
Ci sono posti dove al pizzo non sfugge nessuno: negozi, ristoranti, imprese edili, bancarelle: «Qui non si salvano neppure i chiodi» diceva qualche anno fa, in un’intercettazione telefonica, un mafioso del clan palermitano di Brancaccio… 
Le cose, ultimamente, non sono cambiate molto… 
Le organizzazioni criminali hanno rivisto i loro metodi: «Pagare meno, ma pagare tutti» è la nuova strategia di molte cupole. 
Le denunce, intanto, crescono a malapena: nel 1998 erano 3.534, l’anno scorso 3.754. «Inutile girarci attorno: restano poche» si rammarica il magistrato siracusano Roberto Centaro, presidente della commissione parlamentare Antimafia. 
«Ci sono città in cui le cose stanno migliorando, come Napoli e Catania, ma altre, Palermo o Reggio Calabria per esempio, dove nessuno ha il coraggio di accusare i propri estorsori». 
A chi denuncia il racket la legge offre soldi e protezione. Bruno Piazzese, 39 anni, ha visto bruciare per la prima volta il suo pub irlandese Ulysses il 19 marzo di tre anni fa. 
A quei tempi era uno dei locali più in voga di Siracusa: proprio sul lungomare di Ortigia, la passeggiata buona della città. 
La sera arrivavano a centinaia per ascoltare musica dal vivo e bere un boccale di birra. 
C’era un gran movimento e la cosa non sfuggì…
Piazzese cercò di farli ragionare: «È facile alzarsi la mattina e chiedere soldi. Qui c’è il sudore mio e di mio padre». 
L’uomo gli rispose: «Supra nù re ce n’autru re», su ogni re c’è un altro re, tu non sei padrone di niente. 
A quel punto l’imprenditore denuncia tutti. 
E una notte di marzo l’Ulysses fa il botto. 
Piazzese però è uno con la testa dura: lo Stato, per la sua collaborazione, gli dà 237 mila euro. 
Lui usa i soldi per ricostruire il locale. 
A dicembre del 2002 c’è l’inaugurazione. 
Otto mesi dopo, alle 4 di mattina, arriva una telefonata in commissariato: «Sta bruciando l’Irish pub» dice una voce femminile prima di riattaccare. 
«Non è stato un atto contro di noi, che avevamo già pagato, ma contro le istituzioni e gli altri commercianti» ritiene oggi l’imprenditore. 
«Il messaggio era chiaro: denunciare non serve a niente». 
Invece, un mese fa, il locale è stato riaperto per la seconda volta. 
Adesso Piazzese vive blindato. 
Due uomini lo seguono ovunque: «Le istituzioni mi hanno aiutato, certo. Ma mi hanno pure lasciato solo». 
Racconta di aver visto qualche giorno fa uno dei suoi estorsori: «lo vedo girare tranquillamente sul motorino: con la moglie e senza casco… Lui tranquillo sul motorino, io a soffocare dentro l’auto blindata». 
È amareggiato: da due anni e mezzo aspetta che il ministero dell’Interno gli paghi 140 mila euro… 
Gli spettano come risarcimento per il mancato guadagno dopo la denuncia. «Senza quei soldi sarà costretto a chiudere».
La storia di Piazzese è emblematica: pene blande e rimborsi troppo lenti!!! 
Centaro promette un nuovo corso: «I processi devono durare di meno e servono pene più severe senza patteggiamento: inseriremo presto queste proposte in un disegno di legge». 
I risarcimenti poi… 
Il presidente ammette: «Purtroppo gli uffici nelle prefetture non sono sempre adeguati. 
Bisogna velocizzare l’iter: le procedure possono essere snellite». 
Per questo, annuncia, il governo si è impegnato a dare autonomia finanziaria al fondo per i risarcimenti. 
Pagare meno, pagare tutti, la nuova tecnica. 
«La criminalità si aggiorna, lo Stato no» spiega Lino Busà, il presidente della Fai, la federazione che riunisce quasi la metà delle 75 associazioni antiracket italiane… 
«Su questo tipo di reati sta calando il silenzio: la stragrande maggioranza degli imprenditori non sa nemmeno dell’esistenza di una legge che li tutela e li risarcisce. 
La macchina istituzionale è troppo burocratizzata!!! 
Anche quei pochi che denunciano e rischiano la vita subiscono ritardi e disservizi. 
Allora gli altri pensano: Chi me lo fa fare??? 
Paolo Mangiafico se lo è chiesto mille volte. 
Vive a Floridia, paese a pochi chilometri da Siracusa, dove gestisce col fratello una grossa azienda di costruzioni. 
«Quando entro al bar i miei compaesani escono»… lui sorride, già mi considerano un infame. Secondo loro avrei dovuto pagare e tacere». 
Ha 35 anni, gli ultimi tre passati sotto scorta. 
Nel 1997 la sua ditta aveva vinto dei grossi appalti nel porto di Gioia Tauro, in Calabria. 
Si è piegato alle richieste della ‘ndrangheta per tre anni. Poi è andato dalla polizia… 
«Dopo la denuncia ho perso un mare di contratti: qui la legalità non dà vantaggi» dice amareggiato. «Adesso lavoriamo solo al Nord, dove ci considerano gente perbene. Da noi siamo visti come persone che creano problemi». 
«Abbiamo pagato per due anni, poi abbiamo detto basta» racconta Silvana Fucito, 52 anni. 
Con il marito gestiva un grande negozio di vernici a San Giovanni a Teduccio, un quartiere di Napoli. 
Per due anni ha cercato di soddisfare le richieste della camorra: qualche favore, latte di vernici, piccole somme. 
Poi i sodali del boss aumentarono le pretese… ma Lei rifiutò. 
La notte fra il 19 e il 20 settembre 2002 il suo capannone venne incendiato. 
«Bisognava fare una scelta» racconta. 
«Ho parlato con la mia famiglia. Siamo stati tutti d’accordo: dovevamo denunciarli». 
Nel luglio dell’anno scorso sono stati arrestati in 14… grazie alle loro deposizioni!!!
«È stata dura» ammette la signora, ma sono così felice di averlo fatto…
Perché adesso posso essere orgogliosa… e quando andremo al processo, saranno loro a dover abbassare la testa… non io!!!

Zero denunce!!!

L’associazione antiracket-antiusura “Alfredo Agosta”, ha comunicato nei giorni scorsi che: i commercianti non reagiscono!

Nessuna denuncia…, silenzio assoluto!!!
Tra l’altro, proprio il procuratore reggente, Michelangelo Patanè, a lanciato una verità dolorosa e cioè che dopo aver proceduto con le indagini, attraverso pedinamenti, intercettazione e quant’altro avendo accertato concretamente al tentativo d’estorsione, ci si trova a giungere ad un bivio, anzi ad una vera e propria interruzione…
Già, i processi purtroppo, non possono essere avviati, in quanto mancano della figura più importante e cioè della “vittima”, che stranamente non denuncia…
E’ certo che il pizzo costituisce per l’associazione criminale un introito importante, che non può essere messo in discussione da nessuno, neanche dai familiari o dai propri affiliati… al limite questi, potranno ottenere un piccolo sconto o una dilazione sul pagamento… ma di pagare… bisogna pagare è questo lo sanno tutti!!!
Certamente questa situazione di “paura” condiziona e limita fortemente non solo gli imprenditori che non si sentono sicuri, ma la stessa libertà di mercato che ribalta i propri effetti negativi su tutta la società…

Di certo, non si può sperare di chiedere a quei pochi cittadino onesti… di sventolare lo stendardo della legalità e dire loro… d’iniziare a mostrarsi coraggiosi, quasi fossero dei paladini della giustizia, con la corazza e pronti ad andare a combattere…, chiaramente… da soli!!!

Come uscire quindi da questa situazione???
Bisogna cambiare metodologia, dare vere motivazioni a questi imprenditori, commercianti, ecc…, che garantiscano in maniera sicura, colui che denuncia…
Non si tratta di mettergli la scorta e nemmeno di proteggere i propri familiari…, anche perché ci vorrebbe un esercito se tutti denunciassero…, ma si potrebbe iniziare, per esempio, col prevedere una norma che assicuri l’esenzione totale dei prossimi pagamento dei tributi locali per almeno cinque anni o ancor meglio l’esenzione su tutte le imposte (Equitalia-Serit- ecc…) degli ultimi tre anni, che però, dimostrino in maniera decisa, la volontà di collaborare con le autorità, permettendo di attuare quelle procedure investigative che conducano le autorità inquirenti o alle forze dell’ordine, di poter costatare in maniera indubbia, che si è stati vittime di comportamenti criminosi, attribuibili ai reati di estorsione e di usura…

I giovani in tal senso, stanno dando segnali di rivolta contro le estorsioni e sono sempre loro i primi ad essere in prima linea, sia in qualità di rappresentanti di una società migliore, ma soprattutto come esempio per quelle realtà emarginate, maggiormente colpite dalle organizzazioni criminali…

Certamente alle denunce debbono seguire riforme più concrete da parte dei nostri legislatori, che garantiscano pene certe ed esemplari…
A cosa serve denunciare se poi dopo soltanto pochi giorni o al massimo qualche mese… ci si ritrova ad avere dietro la porta, coloro che si erano denunciati e che ora manifestano con violenza le proprie ritorsioni…

Non ci prendiamo in giro…, fintanto saranno queste le normative di riferimento con cui si spera di stravolgere quel perverso meccanismo… c’è poco da stare allegri… perché sarà molto difficile, per non dire impossibile…, che qualcuno si travesta da Batman per andare a colpire questa diffusa piaga…

E’ ovvio comunque che bisogna selezionare in modo rigido, quanti sono disponibili a collaborare…
Abbiamo potuto assistere in questi giorni, come alcune società legate alla criminalità, abbiano avuto l’intuizione di iscriversi a queste associazioni per la legalità, solo per poter avere quel virtuale “paravento”, che ha permesso loro, di compiere in maniera illecita, i loro sporchi traffici…

Già, potrebbero essere in molti, coloro che decidano di denunciare soltanto per poter usufruire o accedere a quei possibili vantaggi derivanti dalla collaborazione… ma qui non si tratta di fare – come ormai di moda fanno molti ex mafiosi – i “collaboratori di giustizia”, questa iniziativa ha la volontà di premiare quanti hanno il coraggio di fare il primo passo… poi con il tempo se tutti faranno la loro parte… ecco che allora non ci sarà più bisogno di alcun incentivo… poiché la cultura della legalità… avrà vinto su quella del pizzo e dell’usura!!!
Per cui bisogna fare presto…, come dice il proverbio: chi prima arriva meglio alloggia…, Certamente, bisogna approvare una normativa che preveda l’esenzioni sopra riportate… in virtù soprattutto di una crisi in atto che, non solo rischia di aumentare il numero di quanti sono già colpiti del racket dell’estorsione, ma soprattutto, non potendo questi assolvere il più delle volte alle richieste di pagamento degli estorsori, si ritrovano con il tempo vittime anche di quello dell’usura… per concludere ahimè… il più delle volte, la propria esistenza, in maniera suicida!!!

A proposito d'associazioni antiracket…


Ne avevo parlato proprio qualche giorno fa… precisamente il 2 di giugno ” Urlano tutti…si… ma a bassa voce” ed ora come d’incanto si scopre che ad una società di costruzione, iscritta a quelle cosiddette associazioni antiracket, sono stati sequestrati oggi, beni per un miliardo e seicento milioni…
E’ dire che, lo stesso imprenditore di Marineo, aveva con le denunce presentate, fatto arrestare cinque presunti estorsori….
Una società che producendo calcestruzzi, grazie all’inserimento tra le liste di quelle società con il bollino bianco… aveva ottenuto di fatto, quella corsia preferenziale, che le aveva permesso di vincere alcuni appalti… e quando quel sostegno non le era bastato – secondo l’ipotesi d’accusa – avrebbe ottenuto quegli stessi appalti, grazie alla eventuale appartenenza del solito sistema corruttivo…
E’ dire che uno di questi imprenditori antiracket, aveva in questi anni, avuto il sostegno di importanti associazioni, quali, Addiopizzo, Libero Futuro e Fai…
Ciò dimostra quanto da sempre vado ripetendo… e cioè che i parametri d’iscrizione a queste associazioni sono troppo semplicistici, basate su elementi e dati, che non garantiscono alcuna certezza sulla loro validità, perché mancano propriamente di quelle verifiche e di quei riscontri, che non si debbono limitare alla presentazione di un certificato carichi pendenti libero il quale dopotutto attesta l’eventuale esistenza di procedimenti penali in corso o non ancora definiti a carico di una persona, ma verificare quel soggetto o i vari soci, con tutte una serie d’informazioni parallele, basate principalmente sulle attività svolte negli anni e confrontate nell’attuale contesto reale…
E’ bastato all’imprenditore presentare numerose denunce contro il racket delle estorsioni e ci si è trovati catapultati tra i nuovi paladini della legalità…
Se non ricordo male anche da noi… c’è stato alcuni anni fa… un imprenditore che dichiarò di essere stato minacciato telefonicamente, ma poi, le indagini successive – almeno finora – non ne hanno mai dimostrato la veridicità…, ma come sempre da noi, tutto è ormai… passato nel “dimenticatoio”…. 
Dalle indagini realizzate, sembra certo che nel tempo, questi imprenditori, siano riusciti a sviluppare il cosiddetto metodo “Siino”, consistente nel riunire all’interno di un unico “cartello” molti di essi, pilotando così l’aggiudicazione  degli stessi appalti…
Sembra un’avvenimento eclatante, una notizia inaspettata… ma non è vero… rappresenta solo l’ennesima beffa a cui ormai da molto tempo andiamo assistendo…
Certo alla fine il sequestro c’è stato, ma quante imprese oneste hanno dovuto chiudere in questi anni, per far sopravvivere quelle affiliate…è tutto che dire!!!
Io sono dell’idea che bisogna fermarle prima…, non si dovrebbe mai giungere a questo punto… anche perché, quanto si scopre oggi, rappresenta solo la punta di un iceberg di denaro, che oggi in piccola parte viene recuperato alle forze dell’ordine… ma il resto che fine ha fatto… a chi è ancora intestato, in quale paradiso fiscale è stato portato???
Tutte domande che non troveranno da subito alcuna risposta…, dopotutto non dimentichiamoci che da noi esiste ancora quel regalo del cosiddetto “scudo fiscale”, che permette proprio ai nostri evasori ed a quanti…, di riportare nel ns. paese, tutto il denaro, che nel corso di questi anni si è saputo realizzare… ovviamente in maniera illecita!!!