
Buongiorno, anche stamani – poche ore fa, alle 15:59 di questo 29 dicembre 2025 – ho aiutato un amico imprenditore a portare a termine un pagamento obbligatorio sul portale del Dipartimento regionale dell’Energia, ahimè, senza successo.
La foto realizzata tramite WhatsApp (insieme a un video che riprende tutta l’operazione) lo dimostra: schermo bloccato, messaggio di errore identico ai precedenti, procedura interrotta nel punto esatto in cui dovrebbe concludersi. Non c’è confusione, non c’è distrazione, c’è un tentativo reale, reiterato nel tempo, e oggi nuovamente fallito, non per volontà, ma per impedimento tecnico, persistente e mai risolto!
Non sto parlando di evasione, di omissione, di tentativi di aggirare gli obblighi, sto parlando semplicemente di un imprenditore – ma potrei dire molti imprenditori – che si collegano al portale della Regione, accedono con il proprio SPID, inseriscono i dati richiesti, selezionano la voce di pagamento, arrivano fino all’ultimo passo e poi lì, improvvisamente, il sistema si interrompe!
Non con un messaggio chiaro, non con una soluzione alternativa, ma con quella frase ormai familiare, quasi ironica nella sua genericità: “Si è verificato un errore non previsto. Si prega di riprovare più tardi”.
L’errore, però, non è dell’utente, è del sistema. E non è occasionale: è ripetuto, costante, documentato.
Ho ripetuto l’intera procedura decine di volte, in giorni diversi, a molti amici imprenditori che mi avevano chiesto di aiutarli, con strumenti e sistemi operativi diversi – ma ogni volta lo stesso esito. Ho registrato l’intero percorso, dall’accesso alla schermata bloccata, sono video che non lasciano spazio ad alcun dubbio: la procedura è corretta, la connessione stabile, la volontà inequivocabile.

E accanto al video, c’è lo screenshot: lo stesso errore, la stessa impossibilità di andare avanti.
Tutto questo non è solo frustrante – è potenzialmente dannoso. Perché quando una scadenza passa, non è il sistema che viene sanzionato: è l’imprenditore. Sono lui – già… sono loro – a rischiare interessi di mora, sanzioni amministrative, notifiche, passaggi ad agenzie di recupero.
E allora la “documentazione appositamente realizzata” non è un vezzo: è una garanzia. È la prova che l’adempimento è stato tentato non una, ma molte volte, con serietà e metodo. Sarà conservata, pronta a essere presentata nelle sedi opportune, qualora si volesse pretendere ciò che la tecnologia – o la volontà – ha reso impossibile portare a termine.
Presidente Schifani, Assessore all’Energia e Servizi di pubblica utilità, non serve una rivoluzione digitale per risolvere questa situazione. Basterebbe un gesto concreto di trasparenza: pubblicare un IBAN ufficiale, aggiornato, facilmente reperibile, per chi – per qualsiasi ragione – non riesce a completare il pagamento online.

Non è un favore: è un dovere di chi amministra. Perché il dovere del cittadino presuppone la possibilità di esercitarlo. E se questa possibilità viene negata da un sistema che non funziona – o peggio, funziona troppo bene nel respingere –— allora il rapporto di fiducia si incrina: Non per colpa di chi paga, ma per responsabilità di chi riscuote.
Ad oggi, appunto, 29 dicembre 2025, il sistema non ha cambiato comportamento. L’errore è ancora lì e la prova è sempre la stessa: chiara, ripetibile, inconfutabile, ma soprattutto datata, minuto per minuto.
E chi un giorno, da quegli uffici giudiziari, vorrà finalmente comprendere quanto finora accaduto – sì, semplicemente per verificare – quella opportuna trasparenza (non complicare), saprà bene dove guardare!