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Cave e miniere ( I° parte): analisi e criticità

Innanzitutto occorre richiamare quanto accaduto prima che l’emergenza sanitaria “Covid-19” limitasse tutto il settore… 

Va ricordato quindi che lo scorso anno, su proposta dell’Assessorato Territorio Ambiente della Regione Sicilia, venne istituito un tavolo tecnico per affrontare le problematiche evidenziate dalle Associazioni di categoria rappresentative del settore cave e miniere con una articolata nota (20 Agosto 2020 – Allegato 1) ed esposta nel corso dell’incontro tenutosi quest’anno in data 01 febbraio 2021, alla presenza dell’Amministrazione e dell’Assessore competente…
L’auspicio che l’Assessore e il Dipartimento avevano riposto nei lavori del Tavolo Tecnico era quello di attivare un confronto costruttivo con la Commissione Tecnica Specialistica (CTS) utile ad appianare le divergenze tra le istanze delle Imprese contenute nei progetti presentati ed i criteri valutativi applicati dalla CTS nell’ambito delle procedure di VIA dei progetti di cava.

Con questo presupposto furono svolte – su convocazione dell’ARTA ed alla presenza del Dirigente e dei funzionari competenti – tre riunioni tecniche in videoconferenza registrata, con la partecipazione dei tecnici delle Associazioni di categoria Sicindustria, Consicav (Consorzio Siciliano Cavatori), Consorzio Pietra Lavica dell’Etna e la Commissione Tecnica Specialistica (CTS), nei giorni 17/02/21, 03/03/21  e 16/04/21.

Per affrontare le questioni sollevate dalle Imprese i tecnici delle Associazioni si sono avvalsi dei dati pubblicati nel Sito internet di ARTA Sicilia accessibili liberamente, grazie ai quali era stata condotta una analisi critica su decine di pareri rilasciati dalla CTS in merito alla valutazione di progetti di rinnovo/ampliamento/apertura di cava.

Dall’analisi statistica dei pareri resi dalla CTS e pubblicati nel sito dell’ARTA Sicilia era emerso che il 60% delle istanze formulate ai sensi dell’art. 19 Dlgs 152/2006 e ss.mm.ii. (verifica di assoggettabilità), erano state rimandate a V.I.A. con un aggravio di procedura e soprattutto con l’allungamento dei tempi di ottenimento delle autorizzazioni che nel complesso raggiungevano i tre-quattro anni, con una intollerabile attesa per poter avviare o proseguire le attività lavorativa.

L’analisi dei pareri rilasciati dalla CTS furono condotte su pratiche della medesima natura e dimensione, riscontrando un andamento ondivago delle valutazioni condotte dalla CTS; di questa constatazione fu chiesto ai partecipanti della CTS al tavolo tecnico, di volerne prendere atto.

La risposta della Commissione è stata tranciante in quanto il Presidente della CTS, ha contestato il metodo di indagine portato al Tavolo dai tecnici, rifiutandosi di scendere nell’esame di casi concreti pena l’abbandono del Tavolo tecnico da parte dei Componenti la CTS.

Di conseguenza i tecnici delle Associazioni di Categoria, con spirito costruttivo e per andare nel senso della proposta dell’Assessorato, hanno reimpostato le loro analisi ed hanno proposto di esaminare le questioni con carattere di generalità.
A seguito di quanto sopra diventa interessante valutare le effettive questioni affrontate ( premetto che di quanto finora riportato esistono le registrazioni video ) ed anche gli esiti a cui essi sono giunti…
Quindi, per meglio comprendere gli argomenti tecnici attinenti al settore estrattivo proposti durante il dibattito, mi sono permesso di suddividerli per tema:
1) la produzione di rifiuti nell’attività di cava;
2) il Progetto di recupero ambientale;
3) l’applicazione delle linee guida Arpat 2010 in merito alle emissioni in atmosfera;
4) il Criterio del cumulo di impatti del programma di cava;
5) la tempistica delle istruttorie;
Preliminarmente venne posto alla CTS il problema della mancata interlocuzione con i soggetti proponenti nell’ambito delle procedure di verifica di assoggettabilità di cui all’art. 19 D.lgs 152/2006 e ss.mm.ii..

Questa procedura è quella a cui ricorrono le Imprese proponenti per l’analisi ambientale preliminare del progetto e, come puntualizzato più volte nelle riunioni, spesso ha un esito sfavorevole, ovvero il progetto viene assoggettato a VIA, sulla base delle “criticità” che i valutatori riscontrano.

Sono state quindi esaminate dai Tecnici le principali “criticità” rilevate nei provvedimenti con esito sfavorevole ed è emerso che le carenze documentali lamentate dalla CTS sono spesso derivate dalla rappresentazione che si trova negli elaborati tecnici, non rispondente agli schemi attesi dalla Commissione.
Su questo punto, nonostante che i Tecnici abbiano provato a portare al tavolo della discussione casi concreti, i componenti la CTS presenti durante la riunione, hanno addossato ai progettisti la responsabilità degli esiti sfavorevoli delle procedure dell’art. 19, lamentando che i progetti fossero carenti e incompleti.

Durante i dibattiti tecnici, in merito alle incongruenze rilevate dai progettisti sulle criticità rilevate dalla CTS nelle procedure assoggettate a VIA, è emersa la mancanza di apertura o ancor meglio di disponibilità ad un confronto tecnico aperto in particolare su quegli specifici pareri, anzi l’impressione è che sia stata espressa una netta contrarietà a trattare le specifiche determinazioni della CTS, minacciando per come si riportava sopra in taluni casi l’abbandono del tavolo (reg. 1 – reg. 3 – 20’20”, reg. 3 – 1h 27’ 15”).

Per cui, iniziando a parlare in merito al tema dei rifiuti estrattivi si ha:
CONTINUA

Una commissione tiene in ostaggio un’intera regione!!!

Le imprese pagano migliaia di euro per farsi istruire il progetto e poi la commissione non lo esamina oppure lo rigetta con giustificazioni assurde…

Ho letto di casi in cui è stato richiesto un piano di monitoraggio “ante-operam” quando la cava esiste già da decenni e la richiesta è relativa a un progetto di rinnovo per il completamento di un piano di coltivazione originariamente approvato. 

Oppure si chiede l’individuazione delle aree di accantonamento del materiale di scarto quando, così come indicato nello studio di incidenza, “l’attività estrattiva e di trattamento della pietra, non produce rifiuti o scarti, visto che la materia prima è sfruttabile sia per la produzione di massi che di tout venant di cava per la produzione di aggregati lapidei”. 

Lo studio trasmesso all’assessorato contiene una trentina di casi per spiegare nel dettaglio le anomalie riscontrate che stanno creando notevoli problemi a un comparto che fattura oltre 250 milioni di euro di prodotto, dei quali 141 destinati all’estero, e occupa 9.887 addetti in circa 500 cave in esercizio… 

Eco perché la sezione Marmo di Sicindustria, insieme con il Consorzio della Pietra lavica dell’Etna e il Consicav, il Consorzio siciliano cavatori, hanno inviato una nota all’assessore Toto Cordaro, per chiedere un incontro alla Regione “al fine di formulare soluzioni urgenti da mettere in campo”, ma, soprattutto, per spiegare attraverso l’analisi puntuale e dettagliata di numerosi casi concreti, come “oltre che dal punto di vista statistico, l’attività della Cts desti molte perplessità anche sul versante delle motivazioni addotte”. Sostanzialmente, si legge nella nota, “viene sacrificato sull’altare della produttività dei pareri l’esame più dettagliato, approfondito e specifico commisurato al singolo progetto. 

“Avere centinaia di pareri non serve a nulla se la risposta data all’utenza è generica, grossolana e non tiene conto delle situazioni specifiche, non possiamo sottacere – conclude la nota – le situazioni di blocco in cui si trovano le imprese che, inevitabilmente si traducono in perdite economiche, difficoltà gestionali causate dall’indeterminatezza dei tempi burocratici e dall’aleatorietà degli esiti autorizzativi”.