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Catania: Chjiù scuru i' menzannotti nun po’ fare…

Come si dice a Catania: più buio della mezza notte non può venire… e cioè che, se la notte è buia e la mezzanotte rappresenta per eccellenza il buio pesto… che si può far di più??? 
Questo detto viene quasi sempre enunciato quando, insicuri dell’esito di un’azione…, si mette in conto quale risultato finale – proprio con la speranza di voler evitare, eventuali spiacevoli sorprese – che si possa purtroppo concretizzare sin da subito, una situazione sfavorevole e negativa…
Chissà se proprio il neo-regista catanese Sebastiano Riso, in questo suo esordio non abbia voluto riproporre nella storia appena presentata a Cannes, il motivo più intrinseco del concetto: più buio di mezzanotte!!!
La storia rappresenta il passaggio, del disagio interiore di un ragazzo di 14 anni, che pian piano si allontana dalla propria famiglia per legarsi ad una nuova esterna, realizzata quest’ultima, attraverso nuove amicizie e conoscenza di coetanei anch’essi omosessuali, in una Catania dei primi anni 80′.
Le divergenze a casa, in particolare con il padre che non sa accettare questo aspetto femmineo del figlio crea forti contrasti ed incomprensioni…
La stessa madre, succube del marito soccombe, reprimendo quell’amore immenso per il proprio figlio, restando immobile per non essere sottoposta ai dissidi familiari, in particolare la furia cieca del marito…
Un passaggio obbligato quello dell’adolescenza, che attraverso la scoperta dell’omosessualità, evidenzia i sintomi di un problema emotivo irrisolto, classica relazione costituita solitamente da un un padre distante, distaccato e critico e da un ragazzo costituzionalmente sensibile, introspettivo e dai modi raffinati, che viene esposto ai rischi di carenza, sulla propria identità sessuale.
Nel film, escono fuori così tutte quelle controversie intime, rappresentate da una arretratezza culturale, che in quel particolare periodo erano ovunque presenti…
Una terra questa che è ostile a ciò che è diverso, chiusura mentale per ciò che non si conosce, immobilismo che tende sempre verso la conservazione, un’odio sociale per ciò che non si conosce e che si preferisce evitare…
Decade il dialogo, le giornate si riempiono di silenzi, la stessa madre che – nella vita vera è diventata ipovedente – diventa una metafora dell’incapacità di vedere cosa accadeva al proprio figlio…
La storia è ispirata alla vita di Davide Cordova in arte Fuxia; era uno degli animatori del club romano Muccassassina, che nel film si ritaglia una parte nelle vesti di drag queen e che proprio del regista ne era coinquilino…
Sono altrettanto vere, le cure ormonali ai quali il padre ha sottoposto per anni il figlio, convinto che la sua fosse una malattia, come è vera la fuga da casa in cerca di rifugio nella comunità di emarginati che pernottava alla Villa Bellini… 
E’ tutto buio intorno a lui, tutti gli avvenimenti vengono vissuti superficialmente e la tragedia nella quale si colloca diventa ininfluente ad occhi estranei, anzi ognuno di essi tenta di evitare qualsivoglia contatto e/o contagio, per evitare di restare coinvolti…
Un dramma, a cui il sistema non è preparato, in particolare come dicevo sopra, in meridione dove non è possibile accettare un figlio maschio come fosse una femmina!!!
Una città Catania, dove gli uomini “si’ sentunu masculi…” ma che poi – e lo si vede dall’alta concentrazione di prostituzione, che ogni sera è presente nelle ns. strade – di nascosto preferiscono pagare per andare a puttane…
Un bisogno primario che serve loro principalmente per nascondere quella reale ed inadeguata capacità di soddisfare anche la propria compagnia… ( che poi difatti, trova certamente, colui che la soddisfa…) ed anche perché tra questi, convinti “amatori” c’è ne sono tanti che sono “ambigui” e cioè che osteggiano comportamenti tali da nascondere la loro reale collocazione, quella cioè, di preferire i rapporti omosessuali…
Oggi se pur la città, in particolare il centro storico di notte, sembra essere tornato ad una nuova vita, grazie in particolare alla famosa Movida, che mette in risalto la libertà sfrenata di tanti giovani, ecco che però di contrasto, molto bisogna ancora fare, visti i continui maltrattamenti e ancor più grave i suicidi, cui molti ragazzi omosessuali a causa di forti depressioni purtroppo giungono….
E’ stato emozionante vedere a Cannes, accompagnare il film dal vero Davide, che oggi a 46 anni ed è tornato nella sua Sicilia e che ha tenuto a dire: Sono fiducioso che vedendo questo film altri genitori riescano a comprendere che a prescindere da ogni diversità un figlio va amato e coccolato. L’amore è quello che ci dà la forza di andare avanti…

Monicelli… una scelta coerente!

Il grande regista della commedia all’italiana ha deciso di farla finita buttandosi dal balcone dell’ospedale dov’era ricoverato…
Aveva 95 anni e sicuramente oggi tutti cercheranno di giustificare il proprio gesto con la difficoltà di affrontare la malattia…
Ormai è consuetudine nel nostro Paese, diventare moralisti, intervenire sulle scelte dell’altrui vita, giustificare o criticare tali decisioni, intervenire con motivazioni quali depressione o solitudine…, tutti nessuno escluso a dare giudizi!!!
Certamente non siamo noi a decidere quando nascere…ma forse possiamo decidere quando morire!!!
Ovviamente ritengo il suicidio una forma non di coraggio, ma di quella vile… vigliaccheria a cui purtroppo molti giovani si emulano, prendendo a modello scrittori, attori, cantanti… cui vorrebbero essere assomigliare ed essere paragonati… almeno nel gesto della morte!!!
Si vuole restare eterni e certamente distruggendo la propria giovinezza, fermando le immagini, il proprio corpo, si diventa in qualche modo immortali agl’occhi di coloro, che giorno per giorno invecchiando, vedono il proprio corpo, la propria mente distruggersi…
Ma quando a scegliere come terminare la propria esistenza, sono coloro che, per problemi gravi di salute non vi è offerta alcuna possibilità di guarigione, ecco in questi casi e soltanto in questi casi, il principio di eutanasia mi trova concorde…
Ma anche l’essere sopravvisuto a 95 anni ( età superiore a quella media umana oggi di 75-80 anni ), il dover combattere quotidianamente con malattie, dolori, cure, dottori, farmaci e via discorrendo e poi per cosa per un anno in più, qualche mese, forse qualche giorno…ecco che allora, credo sia leggittimo poter uscire di scena, in maniera coerente, forse per come si è anche vissuto…, dando seguito alle proprie scelte di vita ed oggi anche di morte…      
Una vergogna che la nostra ” Chiesa Cristiana…” ( poi chissà a quali principi cristiani si ispiri…), non proceda al rito del funerale…; ma tanto… a chi può importare ( certamente non al defunto… ) avere un chiesa, un’altare, panche per sedersi e  portare l’ultimo estremo saluto…!!! Ma quello lo si può fare tranquillamente al cimitero…anche soltanto dedicare da lontano una pensiero e/o una preghiera, vale molto di più che aspettare dietro una transenna infiorata per potersi avvicinarsi ulteriormente alla salma e sperare che qualche televisione o fotoreporter possa immortalarci…
Quando uno è in fase terminale purtroppo non ha bisogno di chiedere a nessuno quando morire!!!
Egli può è deve decidere per se stesso…
Ovviamente nell’esprimere il mio cordoglio e nel voler ricordare il “poeta regista”,  voglio conservare l’immagine dell’uomo, che con grande passione civile e politica, si schierava sempre a fianco dei giovani e  sperava che almeno per loro, ci potesse essere un  futuro migliore di quello con cui Lui aveva dovuto convivere…
Vorrei concludere con una frase che ha scritto dopo la morte suicida del padre:  ” La vita non è sempre degna di essere vissuta; se smette di essere vera e dignitosa non vale la pena di essere vissuta.
Grazie Monicelli, anche per l’ultima Tua lezione di vita…

Monicelli… una scelta coerente!

Il grande regista della commedia all’italiana ha deciso di farla finita buttandosi dal balcone dell’ospedale dov’era ricoverato…
Aveva 95 anni e sicuramente oggi tutti cercheranno di giustificare il proprio gesto con la difficoltà di affrontare la malattia…
Ormai è consuetudine nel nostro Paese, diventare moralisti, intervenire sulle scelte dell’altrui vita, giustificare o criticare tali decisioni, intervenire con motivazioni quali depressione o solitudine…, tutti nessuno escluso a dare giudizi!!!
Certamente non siamo noi a decidere quando nascere…ma forse possiamo decidere quando morire!!!
Ovviamente ritengo il suicidio una forma non di coraggio, ma di quella vile… vigliaccheria a cui purtroppo molti giovani si emulano, prendendo a modello scrittori, attori, cantanti… cui vorrebbero essere assomigliare ed essere paragonati… almeno nel gesto della morte!!!
Si vuole restare eterni e certamente distruggendo la propria giovinezza, fermando le immagini, il proprio corpo, si diventa in qualche modo immortali agl’occhi di coloro, che giorno per giorno invecchiando, vedono il proprio corpo, la propria mente distruggersi…
Ma quando a scegliere come terminare la propria esistenza, sono coloro che, per problemi gravi di salute non vi è offerta alcuna possibilità di guarigione, ecco in questi casi e soltanto in questi casi, il principio di eutanasia mi trova concorde…
Ma anche l’essere sopravvisuto a 95 anni ( età superiore a quella media umana oggi di 75-80 anni ), il dover combattere quotidianamente con malattie, dolori, cure, dottori, farmaci e via discorrendo e poi per cosa per un anno in più, qualche mese, forse qualche giorno…ecco che allora, credo sia leggittimo poter uscire di scena, in maniera coerente, forse per come si è anche vissuto…, dando seguito alle proprie scelte di vita ed oggi anche di morte…      
Una vergogna che la nostra “ Chiesa Cristiana…” ( poi chissà a quali principi cristiani si ispiri…), non proceda al rito del funerale…; ma tanto… a chi può importare ( certamente non al defunto… ) avere un chiesa, un’altare, panche per sedersi e  portare l’ultimo estremo saluto…!!! Ma quello lo si può fare tranquillamente al cimitero…anche soltanto dedicare da lontano una pensiero e/o una preghiera, vale molto di più che aspettare dietro una transenna infiorata per potersi avvicinarsi ulteriormente alla salma e sperare che qualche televisione o fotoreporter possa immortalarci…
Quando uno è in fase terminale purtroppo non ha bisogno di chiedere a nessuno quando morire!!!
Egli può è deve decidere per se stesso…
Ovviamente nell’esprimere il mio cordoglio e nel voler ricordare il “poeta regista”,  voglio conservare l’immagine dell’uomo, che con grande passione civile e politica, si schierava sempre a fianco dei giovani e  sperava che almeno per loro, ci potesse essere un  futuro migliore di quello con cui Lui aveva dovuto convivere…
Vorrei concludere con una frase che ha scritto dopo la morte suicida del padre:  " La vita non è sempre degna di essere vissuta; se smette di essere vera e dignitosa non vale la pena di essere vissuta.
Grazie Monicelli, anche per l’ultima Tua lezione di vita…