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E dire che il Procuratore Gratteri aveva proposto di mettere i Jammer!!!

Già… vi è un video che sta circolando da alcuni giorni su “Tik Tok” – https://www.tiktok.com/@presidentesippe/video/7327904239953530144?_t=8odxeq2dugj&_r=1 – dove il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, ha dichiarato come nelle carceri italiane siano presenti non solo droga e alcol, ma anche cellulari…
Peraltro a dare conferma a quanto sopra ci hanno pensato direttamente dal carcere di Torino un gruppo di detenuti “Trapper“…

Sì… difatti quest’ultimi riprendendosi con il cellulare hanno cantato dinnanzi a uno sfondo con alle spalle le celle, salutando e mostrando quei loro corpi ricoperti da tatuaggi senza alcun timore e non solo, accompagnando il video con uno spinello… 

Cosa dire, considerate le migliaia di follower che su Instagram seguono quanto da essi compiuto, non posso che (pur sconfortato nell’osservare come quotidianamente l’illegalità in questo Paese prevalga sulla legalità) apprezzarne in un certo senso… quell’idea; d’altronde va detto… essa rappresenta il perfetto viatico per intrappredere una carriera di cantante e quindi ben venga ogni forma di pubblicità pur di giungere aalla definizione di un eventuale contratto discografico e quindi ad un inaspettato successo che potrà certamente realizzarsi appena usciti da quel penitenziario!!!

Debbo dire che il pensiero di come attraverso la musica ci si possa allontanare definitivamente da quell’ambiente insano non mi dispiace, anche se – ahimè – ci credo poco…

Certo, quanto accaduto a Torino (e non solo…) ha riproposto il tema tanto difficile delle carceri nel nostro Paese, in particolare sul sovraffollamento, le condizioni igieniche/sanitarie, il degrado delle strutture molte delle quali fatiscienti e soprattutto la difficile convivenza tra gruppi criminali contrapposti cui si sommano quelli di colore, etnia o religioni diverse… 

Un racconto che viene perfettamente riportato nei testi di quelle loro canzoni, dove viene raccontata l’esperienza di vita precedente a quella loro cattura e quanto viceversa si sta ora vivendo all’interno di quel penitenziario…

Quanto sopra conferma come queste cosiddette “case di pena“, non agevolino minimamente quel principio per cui la detenzione dovrebbe in un qualche modo rieducare il condannato, così come d’altronde previsto dall’art. 27 della Costituzione.

Perchè sappiamo bene come il più delle volte quando un detenuto viene inserito in quell’ambiente, eleva negli anni il proprio livello di pericolosità, proprio perché si lega e quindi entra far parte di un gruppo ancor più criminale!!!

Basto osservare quelle serie tv sullìargomento, su quanto accade all’interno di quei penitenziari, ma anche nelle strutture minorili chiamati “riformatori” e non bisogna dimenticare del problema preposto come polizia penitenziaria, addetti a quella difficile gestione che hanno evidenziato negli anni, attraverso il sindacato do categoria, di possedere un organico fortemente ridotto e lamentando in più di una circostanza, gravi difficoltà nel gestire quelle case circondariali nelle quali – come possiamo vedere – entra di tutto, tra cui anche quei cellulari utilizzati poi dagli stessi capi criminali, già… per poter dare gli ordini ai propro affiliati all’esterno!!!

Mettere i Jammer??? Si… sarebbe in parte una buona soluzione, ma ritengo che non sia soltanto così che si potrà risolvere questo difficile problema!!!

Favorivano boss e affiliati della 'ndrangheta all'interno del penitenziario calabrese…

Oltre l’ex direttrice del carcere di Reggio vi sono indagati anche un medico dell’Asp e due agenti penitenziari!!!

Certo a notizia che ha portato agli arresti domiciliari l’ex direttrice del carcere di Reggio accusata di concorso esterno in associazione mafiosa è qualcosa di fortemente risonante e lascia ciascuno di noi un po’ basiti… 

Il procuratore Giovanni Bombardieri e i sostituti della Dda di Reggio Stefano Musolino e Sabrina Fornaro avevano chiesto altresì l’arresto anche per un medico dell’Asp e per una detenuta, accusati entrambi, il primo per ever emesso un certificato falso e la seconda per aver usufruito di quel documento medico per evitare di partecipare ad un’udienza in cui era chiamata in qualità di testimone…

Ma come scrivevo sopra non sono gli unici indagati, perché sempre su richiesta della Dda sono stati perquisiti alcuni agenti della polizia penitenziaria che secondo l’indagine del Nucleo investigativo centrale del Dap, avrebbero favorito alcuni detenuti rinchiusi nel penitenziario…

Si parla di una condotta di “permanente contiguità con la ‘ndrangheta”, ma d’altronde il problema del personale di sorveglianza rappresenta una asperità che non è stata mai voluta finora affrontata per come si deve…

D’altronde come si può pensare che questi dipendenti restino per anni, a volte decenni residenti in quella stessa cittadina, con la propria famiglia, figli, con i rischi quindi connessi a quella loro professione… 

Ricordo un amico che operava in un super carcere che mi raccontava come in uno dei suoi primi giorni operativi all’interno di quel penitenziario, un detenuto “influente” nel rivolgersi ad egli gli disse: “vorrei darle il mio benvenuto e augurarle buon lavoro; d’altronde (sorridendo…) come saprà dovremmo condividere un po’ di tempo insieme“…

Il mio amico a quell’augurio rispose “grazie”; ah… – aggiunse il detenuto – ho saputo che si è trasferito con tutta la famiglia da Catania… la famiglia è importante, anzi posso dire che la famiglia è tutto, già… mi hanno detto che Lei ha una bella famiglia, con due bei ragazzini, se non ricordo male,,, un maschio e una femminuccia… vero…??? E si… se mi consente vorrei dirle di godersela questa sua famiglia, perché ricordi… sono la cosa più preziosa che ha…”!!!

Che dire… questo è solo un particolare di quanto accade in quei luoghi e soltanto chi vive in prima persona quelle esperienze può comprenderne le reali difficoltà… ecco perché ritengo che forse bisognerà attendere ancora qualche anno, per comprendere in quale maniera finirà quest’inchiesta…