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Io so e ho le prove!!!

Io so. So come si lavora nei cantieri. Come le impalcature vengono messe a castello, come la parte maggiore dei cantieri presenti in Italia non sia messo a norma, come i materiali siano saccheggiati, i terreni sottratti, gli operai tenuti a nero. 

I meccanismi sono scientifici, foggiati dalle più brillanti menti dei commercialisti del bel paese. Gli operai vengono costretti a sottoscrivere buste paga perfettamente regolari, così, soprattutto al nord, per eventuali controlli e monitoraggi di sindacati tutto è in regola. In realtà i lavoratori percepiscono il 50% in meno di quanto indicato. 

Un modo per dimostrare agli ispettori del lavoro il rispetto dei contratti. Una vera e propria evasione fiscale a tavolino che sottrae allo Stato solo per le ditte operanti al nord 500 milioni di euro, secondo quanti affermano i sindacati confederati degli edili. Cifre che rientrano nelle logiche del massimo ribasso. 

Oltre il 40 % delle ditte edili che agiscono in Italia sono del sud. Senza contare le miriadi di ditte di subappalto che non hanno traccia e quindi non rientrano nelle statistiche. Le imprese arrivano cariche di ragazzi meridionali e romeni. Pochissimi gli africani. 

La forza assoluta dei cartelli criminali è l’edilizia. Il certificato antimafia. Ormai ridicolo. Ogni ditta di Totò Riina e di Francesco Schiavone (Sandokan) avevano i certificati antimafia. Per poterlo ricevere basta dimostrare che nella propria azienda non lavorano personaggi condannati per associazione mafiosa. Che ingenuità! E anche qualora qualche affiliato condannato per mafia fosse loro dipendente questi lavorerebbe a nero, d’altronde come riportato sopra i controlli sono inesistenti. Eppure è vero. Nell’edilizia finiscono gli affiliati al giro di boa. Dopo che si fa una carriera da killer, da estorsore o da palo. Insomma dopo che si è passati nell’esercito dei clan si finisce nell’edilizia o a raccogliere spazzatura. 

Piuttosto che filmati e conferenze a scuola, potrebbe essere interessante prendere i nuovi affiliati, i ragazzini, e portarli a fare un giro per cantieri mostrando il destino di quando invecchieranno (se galera e morte dovessero risparmiarli) staranno su un cantiere invecchiando e scatarrando sangue e calce. Mentre imprenditori e affaristi che i boss credevano di gestire avranno committenze e spose modelle. Di lavoro si muore. Continuamente. La velocità di costruzioni la necessità di risparmiare su ogni tipo di sicurezza e su ogni rispetto d’orario. Turni disumani 9/12 ore al giorno compreso sabato e domenica. 100 euro a settimana la paga con lo straordinario notturno e domenicale di 50 euro ogni 10 ore. I più giovani se ne fanno anche quindici. Magari tirando coca, che qui vendono a 15 euro a pista. Le mascherine per evitare che le polveri siano inalate sembrano una provocazione e il cordino che dovrebbe assicurare alle impalcature i corpi degli operai è usato come portachiavi dei mazzi molteplici dei capimasto. 

Quando si muore nei cantieri, si avvia un meccanismo collaudato. Il corpo se morto viene portato via dal cantiere e a secondo della zona viene simulato un incidente stradale. Lo mettono in auto che poi si fanno cascare in scarpate o dirupi, non dimenticando di far prendere fuoco all’auto. La somma che l’assicurazione pagherà al morto verrà girata alla famiglia come liquidazione. Non è raro che per simulare l’incidente si feriscano anche i simulatori in modo grave, soprattutto quando c’è da ammaccare un’auto contro il muro, prima di darle fuoco con il cadavere dentro. 

Quando il masto è presente il meccanismo è funzionante. Quando è assente il panico spesso attanaglia gli operai. Ed allora si prende il ferito grave, il quasi-cadavere e lo si lascia quasi sempre vicino ad una strada che porta all’ospedale. Si passa con la macchina si adagia il corpo e si fugge. Quando proprio lo scrupolo è all’eccesso si avverte un autoambulanza. Chiunque prende parte alla scomparsa o all’abbandono del corpo quasi cadavere sa che lo stesso faranno i colleghi qualora dovesse accedere al suo corpo di sfracellarsi o infilzarsi. Sai per certo che chi ti è a fianco in caso di pericolo ti soccorrerà nell’immediato per sbarazzarsi di te, come dire ti darà il colpo di grazia. E così si ha una specie di diffidenza nei cantieri. Chi ti è a fianco potrebbe essere il tuo boia o tu sarai il suo. Non ti farà soffrire ma sarà anche quello che ti lascerà crepare da solo su un marciapiede o ti darà fuoco in un auto. 

Tutti i costruttori sanno che funziona in questo modo. E le ditte del sud hanno garanzie migliori. Lavorano e scompaiono ed ogni guaio se lo risolvono senza clamore. Io so ed ho le prove. E le prove hanno un nome. Sono Ciro Leonardo morto a 17 anni mentre stava riparando un solaio cascando dal settimo piano. Le prove si chiamano Francesco Iacomino, aveva 33 anni quando l’hanno trovato con la tuta da lavoro sul selciato all’incrocio tra via Quattro Orologi e via Gabriele D’Annunzio a Ercolano. Nicola Tricarico 26 anni, fulminato mentre lavorava alla ristrutturazione di un negozio. A nero. Dopo l’incidente sono scappati tutti, geometra compreso. Nessuno ha chiamato l’autoambulanza temendo potesse arrivare prima della loro fuga. Lasciando lì il cadavere raffreddarsi. E quando si muore al nord se non c’è tempo di abbandonare a sud il corpo la macchina incidentata è già pronta assieme alla benzina per occultare il corpo in un incidente sulle affollate e insanguinate strade padane. In sette mesi nei cantieri a nord di Napoli sono morti 15 operai edili. Cascati, finiti sotto pale meccaniche o spiaccicati da gru gestite da operai stremati dalle ore di lavoro. Bisogna far presto. 

Anche se i cantieri durano anni, le ditte in subappalto devono lasciar posto subito ad altre. Guadagnare, battere cassa e andare altrove. Prima si alzano palazzi, prima si vendono, prima si diviene imprenditori, prima i danari vanno altrove. Prima si possono comprare pompe di benzina, prima si possono avere garanzie con le banche, prima si possono sposare modelle e comprare giornali. A sud si può estrarre, si può ancora estrarre. Si possono depredare terre, mordere montagne, nascondere i veleni sotto la moquette della terra. A sud possono ancora nascere gli imperi le maglie dell’economia si possono forzare e l’equilibrio dell’accumulazione originaria non è stato ancora completato. A sud bisognerebbe appendere dei cartelloni con il BENVENUTO per gli imprenditori che vogliono lanciarsi nell’agone del cemento e in pochi anni entrare nei salotti romani e milanesi. 

Un BENVENUTO che sa di buona fortuna siccome la ressa è molta e pochissimi galleggiano sulle sabbie mobili. Io so. Ed ho le prove. E i nuovi costruttori proprietari di banche e di panfili, principi del gossip e maestà di nuove baldracche celano il loro guadagno. Forse hanno ancora un anima. Hanno vergogna di dichiarare da dove vengono i propri guadagni. Nel loro paese modello, negli USA quando un imprenditore riesce a divenire riferimento finanziario, quando raggiunge fama e successo accade che convoca analisti e giovani economisti per mostrare la propria qualità economica, e svelare le sue strade battute per la vittoria sul mercato. 

Qui silenzio. Vergogna. E il danaro è solo danaro “… una formula che difficilmente potrà essere sbandierata come modello di meritocrazia e perseveranza per ostacolare le cinetiche criminali”. Ma chi segnalava questi affari, chi aveva un così capillare controllo del territorio? Quali validi agenti hanno usato capaci di comprare a così poco terreni? Nessuna risposta. Dalla terra prendi poi costruisci dalla costruzione hai garanzia e puoi avere così il debito e dal debito ancora palazzi e poi barche, e poi banche…Il meccanismo è banale. Terra è spazio per costruzioni. E come se si estraesse al contrario. Non si scava dalla terra carbone e bauxite. Ma dalla terra si cava l’aria e poi la luce e si occupano vani di ossigeno, il percorso è inverso, spalle al terreno e estrazione al contrario. 

Qualcuno ha detto che a sud si può vivere come in un paradiso. Basta fissare l’alto e mai, mai osare far cascare gli occhi al basso. Ma non è possibile. L’esproprio d’ogni prospettiva ha sottratto anche gli spazi della vista. Ogni prospettiva è imbattuta in balconi, soffitte, mansarde, condomini, palazzi abbracciati, quartieri annodati. Qui non pensi che qualcosa possa cascare dal cielo. Qui scendi giù. Ti inabissi. Perché c’è sempre un abisso nell’abisso. Qui dovrai urlare le parole del padre di Ciro: “Quando sbatti per terra e muori, ti immagini non che l’anima evapori, come ti raccontano al catechismo o vedi nel film Ghost, ma che delle mani ti prendano e ti portino più giù. Ancora più giù se è possibile della terra d’inferno dove viviamo”.  

E così quando mi trovo tra i migliori e vincenti imprenditori non mi sento bene. Anche se questi signori sono eleganti, parlano con toni pacati, e votano a sinistra. Io sento l’odore della calce e del cemento, che esce dai calzini, dai gemelli di Bulgari, dai loro meridiani di Italo Calvino e dai loro thriller di Grisham. 

Io so. Io so chi ha costruito il mio paese e chi lo costruisce. So che non si vive la propria vita di scorribande e tormenti nelle belle ville in Toscana o in Puglia dei film di Giordana e della Comencini, so che stanotte parte un treno da Reggio Calabria che si fermerà a Napoli a mezzanotte e un quarto prima di giungere a Milano. Sarà colmo. E alla stazione i furgoncini e le Punto polverose preleveranno i ragazzi per nuovi cantieri. Un emigrazione senza residenza che nessuno studierà e valuterà poiché rimarrà nelle orme della polvere di calce e solo lì. Io so qual è la vera costituzione del mio tempo, qual è la ricchezza delle imprese. Io so in che misura ogni pilastro è il sangue degli altri. Io so e ho le prove. Non faccio prigionieri!!!

Mi piace ogni tanto riproporre qualche passo dei nostri migliori autori, in questo caso specifico il testo è stato ripreso dal libro “Io so è ho le prove” di Roberto Saviano, spero che vi sia piaciuto.

Siamo tutti in pericolo…

Desidero riprendere una intervista realizzata a  Pier Paolo Pasolini l’8 novembre del 1975…
Sono passati quasi quarant’anni, ma molto di ciò che è stato detto allora, trova oggi similitudine con quanto sta avvenendo nel nostro paese, in particolare nel rileggere quell’intervista, rivedo in lui questa mia “solitaria” lotta, la stessa, con la quale tento di portare avanti, scrivendo quei miei “liberi pensieri” contro un sistema colluso, fatto di poteri forti e da soggetti a cui non interessano certamente le sorti del nostro paese… quello stesso pensiero “magico” a cui lui credeva, quando ripeteva che “battendo sempre sullo stesso chiodo può persino crollare una casa”.
Il rifiuto è sempre stato un gesto essenziale, i pochi che hanno fatto la storia sono proprio quelli che hanno detto di no, mica i cortigiani o gli assistenti dei cardinali e dei politici…
Il potere è un sistema di educazione che ci divide in soggiogati e soggiogatori, ma bisogna stare attenti, perché è lo stesso sistema educativo che ci forma tutti, dalle cosiddette classi dirigenti, giù fino ai più poveri… 
Ecco quindi perché tutti vogliono le stesse cose e si comportano nello stesso modo, sembrano quelle marionette che fanno tanto ridere i bambini… perché hanno il corpo voltato da una parte e la testa dalla parte opposta? 
Ecco io vedo così la bella truppa di intellettuali, sociologi, esperti e giornalisti delle intenzioni più nobili, le cose succedono qui e la testa guarda purtroppo di là… quindi, smettete di parlarmi del mare, mentre siamo in montagna…
Rimettendo le cose in ordine… la prima tragedia è quell’educazione comune, obbligatoria, sbagliata che ci spinge tutti dentro l’arena dell’avere tutto a tutti i costi. 
Allora una prima divisione, classica, è “stare con i deboli”, in un certo senso tutti sono i deboli, perché tutti sono vittime e tutti sono i colpevoli, perché sono pronti al gioco del massacro, pur di avere. 
L’educazione ricevuta è stata: avere, possedere, distruggere.
Ed allora cosa resta???
A me resta tutto, cioè me stesso, essere vivo, essere al mondo, vedere, lavorare, capire…
Ci sono cento modi di raccontare le storie, di ascoltare le lingue, di riprodurre i dialetti, di fare il teatro dei burattini. 
Certo agli altri resta molto di più, possono tenermi testa, colti come me o ignoranti come me… 
Il mondo diventa grande, tutto diventa nostro e non dobbiamo usare né la Borsa, né il consiglio di amministrazione, né la spranga, per depredarci…. 
Nel mondo che molti di noi sognavano c’era il padrone turpe con il cilindro e i dollari che gli colavano dalle tasche e la vedova emaciata che chiedeva giustizia con i suoi pargoli… il bel mondo di Brecht, insomma…
Hai nostalgia di quel mondo?
No! Ho nostalgia della povera gente povera, quella che si batteva per abbattere quel padrone senza però diventare quel padrone…, poiché erano esclusi da tutto ma nessuno li aveva colonizzati… 
Io ho invece paura di questi che oggi fanno le rivolta, ma che sono uguali al padrone, altrettanti predoni, che vogliono tutto a qualunque costo!!! 
È come quando in una città piove e si sono ingorgati i tombini. l’acqua sale, è un’acqua innocente, acqua piovana, non ha né la furia del mare né la cattiveria delle correnti di un fiume. 
Però, per una ragione qualsiasi non scende… ma sale. 
È la stessa acqua piovana di tante poesie infantili e delle musichette del “cantando sotto la pioggia”, ma l’acqua sale e ti annega!!!
Se siamo a questo punto, dico, non perdiamo tutto il tempo a mettere etichette qui e là… vediamo dove si sgorga questa maledetta vasca, prima che restiamo tutti annegati!!!
Ed è per questo che tu allora vorresti tutti pastorelli senza scuola dell’obbligo, ignoranti e felici???
Detta così sarebbe una stupidaggine, ma la cosiddetta scuola dell’obbligo, fabbrica per forza, gladiatori disperati, la massa si fa più grande, come la disperazione, come la rabbia. 
S’intende che rimpiango la rivoluzione pura e diretta della gente oppressa che ha il solo scopo di farsi libera e padrona di se stessa. 
S’intende che, mi immagino che possa ancora venire un momento così nella storia italiana e in quella del mondo, ma state attenti perché l’inferno sta salendo da voi!!!
Ma non vi illudete…, voi che siete, la scuola, la televisione, la pacatezza dei vostri giornali, voi che siete i grandi conservatori di questo ordine orrendo basato sull’idea di possedere e sull’idea di distruggere… 
Io oggi ascolto i politici con le loro formulette, tutti i politici e divento pazzo… non sanno di che Paese stanno parlando, sono lontani come la Luna e i letterati, i sociologi o gli esperti di tutti i generi.
Non vorrei parlare più di me, forse ho detto fin troppo e forse sono io che sbaglio, ma comunque continuo a dire che siamo tutti in pericolo.
Come pensi di evitare il pericolo e il rischio?
Ho una cosa in mente per rispondere alla tua domanda, sai per me è più facile scrivere che parlare…, ti lascio le note…  per domani mattina…
Ma il giorno dopo, il corpo senza vita di Pier Paolo Pasolini era all’obitorio della Polizia di Roma

C’è una sua frase che da sempre ha contraddistinto la mia vita e che dice: io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati… grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù…