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Deficit sì… deficit no!!!

Con “deficit” in economia, si indica la situazione economica di un’impresa nella quale i costi superano i ricavi oppure di un ente pubblico nel quale le uscite superano le entrate!!!

L’uso più frequente del termine “deficit” riguarda essenzialmente il settore pubblico, dove per l’appunto si parla di deficit pubblico con riferimento alla differenza tra i costi dell’amministrazione statale, compreso il pagamento degli interessi sul debito pubblico e le entrate derivanti dalle imposte dirette e indirette versate da imprese e singoli cittadini…
Una cosa è certa, le politiche dei nostri governi in tutti questi anni, sono state fallimentari… in quanto – se pur ci hanno permesso di sopravvivere – non sono state in grado di realizzare alcuno sviluppo economico ed il paese è rimasto indietro di dieci anni… 
Da quanto sopra è evidente che vi sia la necessità di realizzare nuove politiche radicali!!!
Si di positivo c’è che il tasso di crescita del PIL nel nostro paese, ha eguagliato lo scorso anno, quello di Francia e Regno Unito raggiungendo l’1,6% e dovrebbe scendere all’1,4% quest’anno e all’1,1% al prossimo. 
Ma questa discesa è spiegata non con politiche che hanno invertito quei problemi strutturali, bensì quanto sopra è spiegato sia da un calo della crescita globale che dai mancati investimenti pubblici che negli ultimi anni sono stati ridotti a causa delle norme in materia di appalti pubblici e dai rigidi limiti di spesa.
Va inoltre aggiunta la presenza nel paese di una diffusa evasione fiscale, di un clientelismo corruttivo nella vita pubblica e la presenza di un nepotismo nel settore privato!!!
Non parliamo poi delle banche; la maggior parte di esse sono piene di debiti a causa dei prestiti compiuti o dei titoli acquistati (per di più carta straccia) appioppati successivamente ai loro clienti, mentre la parte restante è stata affrontata dai governi passati, sostenendo quelle banche e aiutandole nel diminuire i propri debiti, il tutto ovviamente a carico dei cittadini!!!
Ho letto sul delicato stato delle banche italiane e di come la maggior parte di esse possiedano 165 miliardi di capitale proprio, contro all’incirca 130 miliardi di crediti deteriorati netti, il che ovviamente implica un capitale in eccesso di 35 miliardi di euro!!!
Ne consegue che ci sarebbero oggi dei forti dubbi sulla solvibilità delle banche italiane, considerato che i prestiti totali delle banche ammontano a oltre 350 miliardi di euro…
I rischi  di una debacle sono evidenti: da un lato vi sono i nostri imprenditori che stanno cedendo i propri marchi alle holding internazionali, dall’altro gli investitori stranieri che osservando questa nostra attuale realtà, preferiscono rischiare le proprie finanze in altre nazioni!!!
Se si vuole invertire la rotta, se si vuole evitare una debacle finanziaria c’è bisogno di scelte coraggiose e ahimè impopolari, ma solo così, attuando quelle riforme necessarie, si potrà finalmente ritornare su quei parametri finanziari che hanno portato il nostro paese ad essere tra i migliori del mondo…
E’ tempo di sbracciarsi e di dare il meglio di se: basta più proclami inutili da quei palchi, basta con opposizioni sterili che ci hanno condotto fin dove siamo, basta con un’Italia divisa in due gruppi… con una parte, la più estesa e anche più povera e dall’altra, un gruppo ristretto legato alle caste, a cui non interessa minimamente le sorti di questa nazione!!!
Il problema è che bisogna fare presto… anzi di più: prestissimo!!!

Scorciavacche…

Come era logico aspettarsi…  il Presidente dell’Anas, Pietro  Ciucci, a quanti ne chiedevano le dimissioni ha risposto: non ho intenzione di dimettermi per quanto successo nei pressi del viadotto Scorciavacche…

Non ne avevamo dubbi…, però, debbo dire che per la prima volta mi si trova d’accordo…
Si perché credo, sia venuto il tempo di finirla d’incolpare sempre chi si trova in alto… di pensare come dice un detto nostro siciliano… “ca u pisci feti ra’ testa…”. 
In questo caso appunto… cosa centra infatti il Presidente… non è mica lui che soprassiede all’esecuzione dei lavori, come non è certamente lui che ne realizza la progettazione…
Il cedimento a pochi giorni dalla sua inaugurazione è ovviamente un fatto grave ed ha certamente poca importanza a cui oggi attribuire i costi dei ripristini… tanto ormai il danno è fatto!!!
Bisognava pensarci prima, già ancor prima dell’inizio stesso dei lavori!!!

L’errore principale è ben evidente agli addetti ai lavori e cioè che, il più delle volte, la stratigrafia litologica dei terreni indagati si presenta molto eterogenea, con una fitta alternanza di livelli limosi-sabbiosi-argillosi che rendono quindi molto problematica l’individuazione di porzioni di terreno di scavo omogenei, con parametri geo-tecnici compatibili per la realizzazione di rilevati stradali.
D’altronde, uno dei problemi che di solito avviene in questa tipologia dei lavori e che, i certificati di laboratorio ( che attestano ove i campioni, prelevati in sito a seguito dei carotaggi), risultano nella realtà molto spesso discordanti e ciò è dovuto principalmente, alla stratigrafia macroscopica del terreno ( che dovrebbe essere descritta nella relazione geologica ) a conferma della fitta alternanza dei vari livelli litologici.
Inoltre, negli elaborati di verifica per la stabilità, si riscontra che al terreno vengono assegnati parametri geo-tecnici teorici, ascrivibili ai terreni con caratteristiche geo-meccaniche migliori, mentre i valori determinati in laboratorio sui campioni prelevati in sito presentano, nella maggior parte dei casi, valori notevolmente più scadenti.
Da ciò si può dedurre che, se le analisi di stabilità fossero state elaborate con parametri geo-tecnici reali, probabilmente la metodologia progettuale, non avrebbe presentato, valori di coefficienti di sicurezza soddisfacenti e pertanto, quanto progettato, sarebbe stato ritenuto tecnicamente incompatibile o certamente avrebbe dovuto essere modificato, ovviamente  con un aggravio dei costi da sostenere…
Senz’altro, sarebbe stato opportuno quantomeno, da parte della D.L., pianificare gli scavi secondo un’accurata procedura di selezione e caratterizzazione dei terreni alla luce delle risultanze di laboratorio, ed inoltre, sarebbe stato doveroso implementare un piano di controlli del materiale scavato al fine di accertare la compatibilità dei parametri geo-tecnici con quelli di progetto, utilizzati per la verifica successiva di stabilità…

Comunque, ora si scopre, quanto avevo già preannunciato alcuni giorni fa e cioè, di come gli stessi tecnici della ditta ed in particolare quelli dell’Anas, fossero a conoscenza che il tratto di strada stava franando… ed è per questo motivo che ne è stata anticipata la chiusura..
L’inchiesta ora procederà su altri fronti, in particolare su quello della Procura di Termini Imerese, che intanto, ha già sequestrato l’area interessata e che potrebbe condurre ad individuare le responsabilità sia di chi ha progettato, che di quanti ne hanno eseguito e controllato i lavori.
Da quanto finora emerso, sembra che il danno sia quantificabile in €. 200.000 e che questi saranno totalmente a carico dell’impresa che ne ha eseguito l’opera…
Ma come sappiamo bene… cosa saranno alla fine quei pochi euro da pagare… quando si potrà usufruire di eventuali incrementi, che potranno giungere attraverso “Riserve“, “Perizie di variante“, “Quinto d’obbligo“, ecc…, tutte “specialissime” procedure, che hanno quale unico intento quello di rimodulare la contabilità finale dei lavori, con un concreto maggiore esborso di denaro pubblico, per lavori che oltre a non essere necessari, sono il più delle volte inefficaci ed inservibili…